Cristiani o… “Giudei seguaci della setta del Nazzareno?” “La fede dell‟ebraismo e la fede del cristianesimo sono nel loro rispettivo genere, essenzialmente differenti… e lo rimarranno fino a che il genere umano non verrà radunato dall‟esilio delle “religioni” nel Regno di Dio. Ma un Israele ed un cristianesimo che si sforzassero di rinnovare la propria fede… avrebbero da dirsi l‟un l‟altro cose che non si sono mai detti e da prestarsi l‟un l‟altro un aiuto che oggi è appena immaginabile.” Martin Buber (Teologo Ebreo) -1- INTRODUZIONE Quanto ho voluto esporre in queste pagine, non rappresenta ovviamente che la mia posizione personale, esula dunque dai miei fini l‟intento di una qualsivoglia forma di proselitismo, anche perché non m‟illudo certamente di possedere una qualche verità assoluta che del resto nessuno possiede. Le conclusioni cui sono giunto, riguardo l‟ebraicità del cristianesimo, il concetto di Dio e l‟identità di Yeshua, sono frutto di un lungo percorso durato anni, di ricerca e di profonde riflessioni, ho dovuto mettere in discussione molte convinzioni che erano profondamente radicate nella mia mente, ritenendo più importante la ricerca della verità piuttosto che la fedeltà a dogmi largamente condivisi. Mia moglie, che ha condiviso ogni passo dell‟evoluzione del mio pensiero, è testimone di come quest‟evoluzione non sia stata cosa di un‟attimo, e dei dubbi che spesso hanno attenagliato la mia mente, spingendomi a riconsiderare molti punti prima di poter trarre delle conclusioni. Credetemi, non è facile rimetter tutto in discussione! Sono tuttavia cosciente di non aver raggiunto alcun traguardo e, poiché il pensiero non è statico, so di dover proseguire nel cammino intrappreso. Ho integrato a sostegno delle mie affermazioni, molto materiale scovato su internet, sono rimasto sorpreso io stesso di constatare che, moltissime persone nell‟arco della storia, tra cui grandi pensatori, condivisero quelle posizioni cui sono giunto autonomamente e che ritenevo fossero personali, non nascondo che cominciavo a sentirmi solo come la famosa “bollicina d‟acqua” della pubblicità ma, anche oggi invece, molti condividono queste posizioni. Il commento dell‟amico Ferruccio su “Nella terra di mezzo”, mi ha fornito molti spunti di riflessione, come del resto era già accaduto in precedenza, e mi ha fornito l‟occasione per esporre i concetti base del mio pensiero attuale. Sono più che certo che quanto scrivo non potrà certamente esser condiviso dalla maggioranza, ma poiché ritengo che la linea di demarcazione tra ortodossia ed eresia sia oltremodo sfumata, tanto da non poter stabilire chi effettivamente sta da una parte del confine e chi dall‟altra, non mi curo di coloro che pensano di possedere il monopolio della verità, né di coloro che confidano nell‟infallibilità di strutture umane! Spero tuttavia che queste pagine possano esser di stimolo per qualcuno, e fornir perlomeno qualche spunto di riflessione. Che il Signore possa aprire le nostre menti ed i nostri cuori, e rivelarsi ad ognuno attraverso le Sue vie misteriose, che sono al di sopra delle nostre vie! -2- Prefazione …Nello spirito siamo riformatori: “ Chiesa riformata sempre da riformare “, questo è un antico motto della riforma ed è proprio ad una continua riforma della Chiesa che dobbiamo tendere. Per fare ciò è necessario un continuo confronto, dobbiamo considerare le conclusioni cui sono giunti i teologi e gli studiosi, dobbiamo confrontarle e dobbiamo soprattutto essere disposti a metterci in discussione e a riconoscere i nostri limiti. Il cristiano che non si accontenta di acquisire un intero blocco dogmatico dando tutto per scontato, che si rifiuta di bere come un bicchier d‟ acqua un sistema dottrinale preconfezionato, ma che ha il coraggio di mettere in discussione uno per uno tutti gli insegnamenti che gli vengono proposti, non dando nulla per certo, un tal cristiano è un ricercatore di verità, tuttavia sa di non poterla mai possedere completamente. Una persona che si dedica seriamente allo studio sa che Dio gli si rivela in esso, non sempre in modo semplice ed immediato ma spesso attraverso le vie tortuose del pensiero e della riflessione, in questo caso la rivelazione è graduale, parziale, egli sa che non vi è niente di sicuro di ontologicamente vero e certo, ed è disposto a percorrere i sentieri della sperimentazione, a volte si trova in vicoli ciechi ed è costretto a rimboccarsi le maniche e ricominciare, ha ovviamente delle certezze irrinunciabili ma è disposto a convivere col dubbio, può far sua la frase “so una sola cosa, di non sapere!”, per questo tipo di persona il condizionale è d‟obbligo e tiene in considerazione le opinioni degli altri, non dirà: “ è così ” ma piuttosto “ io credo che sia così “, “ io penso che “…sa che oltre alle mete che crede di aver raggiunto ce ne sono molte altre che probabilmente non raggiungerà mai, egli sa che “i pensieri di Dio sono al di sopra dei nostri pensieri”, sa che “ ora conosciamo in parte, vediamo in modo confuso, come attraverso uno specchio”. Il pensiero non è mai statico, è in continua evoluzione se è veramente libero, e non può essere contemporaneamente libero ed incatenato dal dogma. La rivelazione divina contenuta nella Bibbia si fa rivelazione per l‟uomo attraverso l‟elaborazione intellettuale, più il pensiero è libero e più vola in alto, più si avvicina a Dio, a condizione ovviamente che lo spirito sia ben disposto, che non vi sia malizia o perversione ma un cuore sincero ed umile e che lo studio sia motivato da un amore genuino per Dio e per la Sua Parola. I rigidi dogmatismi sono invece come una zavorra, un‟ ancora che non permette d‟innalzarsi al di sopra della carnalità, anzi trascinano nel baratro dell‟ integralismo mascherato da ortodossia, dell‟intolleranza e dell‟orgoglio presuntuoso che nasce da una stima troppo alta di sé stessi, dalla volontà di affermazione sugli altri! Colui che ha il coraggio di avventurarsi nei meandri della libera ricerca abbandonando i comodi e verdi pascoli recintati dei denominazionalismi, colui che ha l‟ardire di abbandonare il porto calmo e sicuro -3- del letteralismo per avventurarsi nell‟oceano tempestoso in cui si scontrano con impeto e fragore i cavalloni indomabili e selvaggi del pensiero, dove si sovrappongono e schiumano in un susseguirsi senza sosta i flutti inquietanti del ragionare, del chiedersi e del cercar risposte, che l‟intera umanità origina senza posa, colui che intrapprende questo viaggio non troverà sicuramente il favore di chi trova comodo mangiar nella greppia e si appaga nel tepor della stalla. Questi lo vede come ribelle, saccente e polemico, vede in lui una mente confusa, dominata dal dubbio e lo addita come colui che è sospinto qua e là da ogni vento di dottrina perché interpreta il suo non aderire ad una corrente dogmatica come altezzosa ribellione, il suo porsi domande, il suo rifiuto di certezza ed anzi il suo voler mettere in discussione ogni cosa viene visto come originato dal dubbio, l‟evolvere del suo pensiero come confusione, come mancanza di punti di riferimento… in sostanza come mancanza di una fede autentica che il biblicista identifica nell‟accettazione letterale della Bibbia e nell‟attenersi fedelmente a quelle dottrine che la sua Chiesa considera verità assolute! Ecco dunque che si dice: “ se leggesse meno libri… se studiasse meno teologia… se ragionasse meno, se fosse meno contorto nel suo pensare, più semplice nel suo atteggiamento…se cercasse di più Dio, se chiedesse a Lui di dargli comprensione della Sua Parola… se pregasse di più…” Si dà per scontato che egli non cerchi realmente Dio ma un appagamento intellettuale, che non chieda a Dio di guidarlo nella sua ricerca, che non preghi e che non abbia fede, o perlomeno non una fede autentica. Sono invece fermamente convinto che proprio il letteralista, il dogmatico, dietro a quell‟atteggiamento di ostentata fede, dietro quelle certezze assolute nasconda un carattere insicuro e timoroso che teme il dialogo, il confronto, ha paura di poter cadere in confusione e non vuole pensare con la propria testa perché teme di sbagliare e di andar fuori rotta, necessita di risposte certe ad ogni domanda, di verità assolute e condivise da molti perché vuole esser sicuro di esser nel giusto, non sa muoversi senza una guida che gli indichi il cammino e così ha bisogno di regole certe, di sistemi dogmatici rigidi e Pastori autoritari, è sostanzialmente lo stesso tipo di persona di cui ho parlato poch‟anzi, quel tipo di persona che cerca nella Chiesa una guida sicura, e tende a porsi sotto il giogo del Papa o di un Pastore-Papa, comunque fugge il dubbio e l‟incertezza che lo terrorizzano rifugiandosi nel letteralismo Biblico o nascondendo la testa sotto l‟ala protettrice di qualche Chiesa dogmatica e tendenzialmente integralista, nell‟assolutismo soddisfa il proprio bisogno di sicurezza che deriva invece da una profonda insicurezza! Una tal persona non è certo uno spirito libero! -4- NELLA TERRA DI MEZZO Notai nei suoi occhi un‟espressione che tradiva curiosità mista a stupore mentre, cercando invece di apparir naturale, mi chiese: - “ Scusa… ma allora tu che rapporti hai con l‟ebraismo? ” Quando, il Sabato precedente, incontrai Roberto davanti alla Sinagoga fummo entrambi colti da sorpresa, così dopo aver scambiato due parole di convenienza, ci salutammo e ci avviammo all‟interno dell‟edificio per assistere al rito conclusivo delle festività di Yom Kippour. La settimana successiva la Signora Cristina, con un sorriso, esordì dicendo: - “ Mi ha detto Roberto che Sabato vi siete incontrati …chissà perché ma da quando ti conosco ho sempre avuto la sensazione che tu fossi ebreo …forse la barba, o il modo di fare …voi ebrei avete tutti qualcosa che vi distingue! Che Sinagoga frequenti? ” Posso immaginare il senso di disorientamento che la colse nell‟udire la mia risposta: - “ …Sai ho frequentato per qualche mese la B… S… una Sinagoga ultra ortodossa guidata da Rev ….. un Lubawich, ma ora non sto andando da nessuna parte ” …poi continuai con voce ferma e pacata: - “ Vedi, il fatto è che io sono cristiano! ” Che Cristina e Roberto si chiedessero che tipo di rapporto ho con l‟ebraismo è più che naturale, ma la mia risposta a questa domanda dovette sconcertarli maggiormente poiché le parole che uscirono dalle mie labbra furono: - “ Sono un ebreo cristiano! ” Dapprima pensarono di trovarsi di fronte un ebreo di nascita convertitosi al cristianesimo, in seguito dovettero aver la sensazione che fossi semplicemente un cristiano con le idee molto confuse …un po‟ come quei tipi strani che vanno -5- in giro dicendo di essere alieni, …comunque un goym che, per chissà quale ragione, si definisce illecitamente ebreo. Se fossi nato da mamma ebrea, magari a Gerusalemme, la mia ebraicità non sarebbe messa in discussione neppure se in seguito mi fossi convertito al cristianesimo, né gli ebrei né i cristiani potrebbero contestare il fatto che in questo caso sarei legittimamente ebreo e legittimamente cristiano! Per l‟ortodossia ebraica si appartiene al popolo ebraico per nascita, da parte di madre, o per conversione religiosa. I cristiani da parte loro ammettono le proprie radici giudaiche, e molti amano sinceramente gli ebrei ma generalmente sottolineano una divisione netta tra Israele e Chiesa, tra antico e nuovo testamento, …insomma tra chi riconosce in Gesù il Messiah, il figlio di Dio e chi invece non lo considera tale. Sono ancora molti quei cristiani che sostengono, secondo quella che viene chiamata “Teologia della sostituzione”, che la missione degli ebrei sia terminata e, poiché essi hanno rigettato Gesù come Messiah, la Chiesa avrebbe sostituito Israele. Secondo questa concezione la Chiesa sarebbe il popolo eletto, il popolo in cui Dio oggi si rivela …Egli in un tempo ormai remoto si rivelò agli ebrei ma oggi la Chiesa sostituisce Israele. Le conseguenze di questa aberrante dottrina sono catastrofiche! Su questa teoria si basano concezioni come quella di “ebrei popolo maledetto” e vengono formulate accuse come quella di “Deicidio”. Anche l‟antisemitismo biologico si sviluppa a partire dall‟antigiudaismo! Fortunatamente la maggioranza dei cristiani oggi riprovano queste teorie che, come dicevo, sono consequenziali alla dottrina della sostituzione, purtroppo però continuano a credere che la Chiesa abbia sostituito Israele. I cristiani pertanto tendono a vedere la rivelazione veterotestamentaria come profetica in riferimento all‟avvento di Cristo e Israele come “tipo” della Chiesa e si appropriano illecitamente delle promesse fatte da Dio al popolo ebraico, escludendolo di conseguenza dal patto ormai decaduto. I cristiani più illuminati amano Israele, chiamano gli ebrei “fratelli maggiori”, riconoscono le radici giudaiche del cristianesimo e l‟ebraicità di Cristo …si definiscono cristiani sionisti ma, anche tra costoro, molti ritengono che solo ed esclusivamente nella fede in Cristo, nel riconoscimento della Sua identità Messianica e nella Sua divinità, vi sia un potere salvifico da cui evidentemente gli ebrei sono esclusi, da qui il desiderio ardente di molti di far proseliti tra gli ebrei …di “evangelizzarli” affinché possano anch‟essi pervenire a salvezza! Attenzione però, non si nega qui la sovranità di Dio, che può salvare chiunque …ebrei, musulmani induisti ecc…, Egli però lo farebbe a livello individuale, sulla base della conoscenza del cuore di un singolo, ciò che invece si nega è che vi sia un carattere salvifico intrinseco al giudaismo, in virtù di un patto che non sarebbe quindi eterno ma decaduto e, in conseguenza della “nuova alleanza”, del “nuovo patto” questo potere salvifico diverrebbe appannaggio della sola Chiesa che ne è unica dispensatrice! Molti pensano che Dio abbia, per amore di Israele, predisposto una specie di “piano di recupero” che, a -6- tempo debito, reinserirà Israele nel patto, questo però lo si intende nel senso di ingresso nella Chiesa …conversione di massa! Facendo il punto della situazione, per i cristiani, anche per i più illuminati, gli ebrei sono ebrei e i cristiani sono cristiani. Per gli ebrei d‟altronde è lo stesso poiché si è ebrei per nascita, indipendentemente dall‟essere religiosi o meno (vi sono ebrei ultra ortodossi, vi è un ebraismo rabbinico, vi sono correnti spiritualistiche, ebrei umanisti, laici, gnostici, secolari e persino atei) o lo si diventa per conversione religiosa, al giudaismo. Gli unici che possono vantare lecitamente la loro ebraicità pur essendo cristiani sono dunque ebrei di nascita convertiti al cristianesimo, gli ebrei messianici, ma anch‟essi vengono spesso visti dai cristiani non più come veramente ebrei ma come cristiani per conversione e, dagli ebrei come apostati, non come veramente ebrei, tanto che per essere riconosciuti tali dal giudaismo ortodosso, rabbinico o riformato …comunque religioso, viene loro richiesta una riconversione religiosa, con tanto di esame da sostenersi di fronte ad un collegio rabbinico. Una volta mi chiesero: “Ma se tu non sei ebreo per nascita, non ti sei convertito al giudaismo, tu stesso ti definisci cristiano …allora sei cristiano e basta! Non sei ebreo! In base a cosa ti definisci ebreo, è assurdo, inconcepibile! …da dove ti viene questa “voglia di sentirti ebreo”? Io ritengo che qui non si tratti di “voglia di sentirsi ebreo” si tratta di esserlo o non esserlo, al di là del fatto che lo si voglia o meno, che si abbia coscienza di ciò o che non se ne sia consapevoli, indipendentemente dal riconoscimento degli altri …ebrei o cristiani che siano! In base a cosa mi definisco ebreo? Ritengo di poterlo fare lecitamente sulla base di due motivazioni molto differenti tra loro, una è la conformità ad una dichiarazione rilasciata dalla federazione internazionale degli ebrei umanisti secolari che, dopo aver rivendicato il diritto di tutte le componenti del popolo ebraico, e non solamente dei Rabbini e delle correnti religiose, a stabilire chi è ebreo, dopo aver espresso le motivazioni che li spingevano a determinate conclusioni e spiegato la loro concezione di ebraicità, hanno rilasciato la seguente dichiarazione: “ …Ebreo è una persona di nascita Ebraica o chiunque si dichiari Ebreo e si identifichi con la storia, valori etici, cultura, civiltà, comunità e destino del popolo Ebraico.” Risoluzione approvata della IFSHJ nel congresso di Bruxelles, 1988 Il riconoscimento dunque perlomeno di una parte di ebrei che, pur non rappresentando tutto il mondo ebraico (che non è comunque monolitico come molti pensano ed è anzi eterogeneo e multiculturale) è comunque altrettanto legittimato dei Rabbini nel pronunciarsi in proposito! -7- L‟altra motivazione che mi sento di sostenere e che ritengo legittimi pienamente la mia tesi, si basa invece su argomentazioni logiche ed osservazioni storiche a mio avviso non solo legittime ma inconfutabili …parliamone! Colui che noi chiamiamo “Gesù Cristo” (termine greco che significa l‟unto), aveva in realtà un nome ebraico …”Yeoshua Ben Yosef” (Giosuè figlio di Giuseppe), nacque in terra di Galilea, da genitori ebrei, della tribù di Giuda e della stirpe di Davide, crebbe e fu allevato secondo la tradizione ebraica, la Sua cultura e la Sua mentalità furono ebraiche …Egli fu pienamente e a tutti gli effetti ebreo! La Sua predicazione …i suoi insegnamenti, sono radicati profondamente nella cultura e nella tradizione di Israele, anzi ne sono il prodotto, e se si crede nella Sua “missione Messianica”, la rivelazione di Dio attraverso la figura di Yeshua trovano compimento ancora all‟interno del popolo eletto. Egli non disprezzò le antiche Scritture, disse: “non verrà abolito nemmeno uno iota della legge” …”io non sono venuto per abolire la legge, ma per compierla!”. L‟ebraicità di Yeshua non credo possa esser messa in discussione ma, anche gli Apostoli furono ebrei e così le masse che accorsero ad ascoltare le Sue predicazioni e che lo seguirono su e giù per la terra d‟Israele, i primi discepoli di Yeshua Ben Yosef furono ebrei …il cristianesimo nasce e si sviluppa in quella cultura ed è prodotto ed espressione dell‟ebraismo perché da esso deriva e su di esso si fonda! Il cristianesimo è quindi da considerarsi come una corrente del proto-giudaismo, certamente minoritaria, considerata dai Sacerdoti prima e poi dai Rabbini come deviazione eretica …non riconosciuta dunque come ortodossia e posta dunque al difuori dell‟giudaismo ma è pur sempre un suo prodotto. Quando i nostri antenati si convertirono dall‟adorazione del pantheon, dall‟adorazione degli idei pagani all‟adorazione dell‟unico Dio, creatore del cielo e la terra, si convertirono di fatto al Dio di Abramo, al Dio di Isacco e di Giacobbe, …si convertirono al Dio di Israele! Convertendosi al cristianesimo si convertirono a tutti gli effetti al giudaismo, anche se attraverso una corrente minoritaria e considerata eretica, ma pur sempre ebraica! Prova ne è che ancora settant‟anni dopo la morte di Cristo, i Suoi seguaci venivano chiamati “giudei seguaci della setta del Nazareno” (qui il termine “setta” è da intendersi nella sua etimologia originale di “corrente”, non nell‟accezione odierna di “deviazione”). Vi erano giudei seguaci della setta degli zeloti, dei farisei, degli scribi …seguaci della setta degli esseni o di Giovanni Battista, ecc… il proto-giudaismo non era monolitico. Il termine “cristiani” usato in riferimento a coloro che fino a quel momento venivano considerati “Giudei seguaci della setta del Nazareno”, venne usato per la prima volta ad Antiochia, nel 70 d.c., in senso dileggiatorio …così come accadde nei confronti di coloro che vollero riformare la Chiesa, i quali durante la dieta di Spira vennero chiamati “protestanti” , sempre in senso dileggiatorio! -8- Se è, non per me condivisibile, ma è quanto meno comprensibile il fatto che gli ebrei non considerino il cristianesimo parte integrante dell‟ebraismo, è però assolutamente inconcepibile che i cristiani abbiano smesso essi stessi di continuare a considerarsi “giudei seguaci della setta del Nazareno”! Così come sarebbe stato inconcepibile se gli evangelici, tacciati di eresia e scomunicati dal Papa, avessero smesso di considerarsi cristiani! Quanto a me non voglio convincere nessuno di nulla, ma poiché i miei padri, anzi in questo caso dovrei dire le mie madri, si convertirono a quella che io considero a tutti gli effetti una forma di giudaismo, io affermo con forza la mia ebraicità, …sono ebreo, e lo sono per nascita da parte di madre! Non pretendo certo un riconoscimento da parte dei miei fratelli ebrei, né mi aspetto che i miei fratelli cristiani comprendano il mio modo di ragionare, anche se desidero ardentemente l‟una e l‟altra cosa! Resta il fatto che resisterò in faccia a chiunque tenterà di negare il mio “essere ebreo” o il mio “essere cristiano”! Aborro la “teologia della sostituzione” che trovo stupida e insensata e non posso quindi concepire il cristianesimo che in senso estensivo del giudaismo o meglio, penso che l‟accettazione del messaggio di Yeshua includa i goym nel popolo eletto! “…allargate i pioli delle vostre tende!” “…i tuoi figli saranno numerosi come i granelli di sabbia del deserto!” , con l‟ingresso della Chiesa nel popolo di Dio si adempiono queste promesse, queste profezie, …o i cristiani entrano a far parte del patto …o ne sono totalmente fuori! O essi sono parte del popolo eletto, di Israele …o non ne sono parte! O sono innestati sull‟ulivo di israele o non lo sono! Se i cristiani non si autocomprendono come ebrei, se non vogliono considerarsi tali …allora non posseggono alcuna rivelazione di Dio e sono esclusi totalmente da essa! Non sto affatto sostenendo, beninteso, che Israele e Chiesa siano esattamente la stessa cosa, che non vi siano differenze ed anzi si sovrappongano o siano interscambiabili, affatto! Ciò che intendo invece è che la Chiesa fa comunque parte di Israele e che gli ebrei messianici hanno un loro ministerio all‟interno del popolo eletto, importante e specifico, coloro che non riconoscono in Yesua il Messiah e continuano ad attenersi alla Legge di Mosè, hanno altresì il loro ministerio, altrettanto importante e specifico. Entrambe le realtà fanno parte allo stesso modo del popolo attraverso cui Dio si manifesta, ognuna con le proprie specificità e differenze, ognuna con una parte specifica della stessa rivelazione, non sono alternative e nessuna ha maggior importanza rispetto all‟altra …sono entrambe parte, allo stesso modo, del “popolo di Dio”! Sono membra diverse dello stesso corpo, ognuna deve cooperare ed è indispensabile per il buon funzionamento del corpo stesso, …non sono alternative ma complementari! -9- Le tre visioni: Come in sogno vidi un meraviglioso veliero all‟ancora e una piccola passerella di legno faceva da ponte per permetterne l‟accesso a bordo. Solo una minima superficie della velatura era stata dispiegata e qualche leggerissimo alito di vento, muoveva saltuariamente i drappi delle vele. Vidi giungere gente che proveniva da ogni angolo della terra e si accalcava sulla banchina, assorta ad ammirare il vascello. La folla andava via via aumentando ma, solo poche persone, a piccoli gruppi, salivano lentamente a bordo. Poi vidi dei marinai dell‟equipaggio riunirsi sul ponte, compresi dal loro modo di vestire e dai loro atteggiamenti che erano stati designati a mansioni diverse infatti, poco dopo, potei notare che mentre alcuni provenivano dalla zona in cui si trovava l‟argano utilizzato per calare o per issare l‟ancora, altri si calavano dalle sartie o dagli alberi. Vidi tra di essi sorgere una disputa che, col passar del tempo, si fece sempre più accesa e compresi, poiché potei afferrare qualche parola, quale ne fosse il motivo. Alcuni sostenevano che senza le vele la nave non avrebbe potuto prendere il largo, gli altri insistevano da parte loro che senz‟ancora essa sarebbe stata trascinata alla deriva. Avvenne che, mentre il litigio non era ancora stato sedato, un numero maggiore di marinai, di entrambe le squadre, si riunirono anch‟essi sul ponte e, mostrando evidenti segni di nervosismo, manifestarono la loro impazienza di salpare. Alcuni volevano issare l‟ancora, altri invece spiegare le vele, tutti borbottavano e continuavano a ripetere: “…non capisco, cosa stiamo aspettando, …perché non si parte!”. L‟Angelo allora mi spiegò ciò che vedevo e disse: “ Vedi, la loro disputa è assolutamente priva di senso! L‟ancora è assolutamente indispensabile, senza di essa non solamente il veliero verrebbe trascinato via dalla corrente, ma il danno che ne deriverebbe sarebbe maggiore, perché la passerella cadrebbe in acqua e i passeggeri non potrebbero più salire a bordo! Quanto poi alle vele, è assolutamente ovvia la loro importanza dato che senza di esse la nave non potrebbe muoversi se non per effetto della corrente, appunto! La discussione poi nasconde la volontà dei vari membri dell‟equipaggio di affermare la maggior importanza del proprio ruolo su quella dei compagni, la propria superiorità …ma così facendo rischiano che la discussione degeneri in rissa, questo danneggerebbe tutti e non garantirebbe la governabilità della nave, è comunque ovvio che in ogni caso sprecando tempo in questo modo, stanno trascurando il loro lavoro. Il loro atteggiamento è sciocco e pericoloso, devono imparare a lavorare insieme, svolgendo ognuno il compito che gli è stato assegnato, per il bene reciproco e della nave. Devono comprendere che nonostante siano squadre differenti, con mansioni differenti, fanno parte dello stesso equipaggio, lavorando con rispetto reciproco e con spirito di corpo, potranno svolgere bene il loro lavoro e ne trarranno onore, solo così riceveranno lode dal capitano!” Con timore allora mi rivolsi all‟Angelo e chiesi che Egli mi spiegasse il significato di coloro che erano impazienti di partire, l‟Angelo allora rispose: - 10 - “…Gli uomini che hai visto sono impazienti di partire per diversi motivi, alcuni sono fedeli al capitano e consapevoli della loro missione, ma sono impazienti per eccesso di zelo. Altri sono anch‟essi fedeli, ma peccano di presunzione e pensano di poter stabilire da sé il momento più propizio per salpare. Altri ancora pur nella loro fedeltà, sono semplicemente stanchi di restare agli ormeggi e desiderano partire, per tornare a casa al più presto. Tutti loro si chiedono: “cosa aspettiamo a salpare?” e non comprendono che, se lo facessero, se tagliassero gli ormeggi e aumentassero la superficie delle vele, la nave sarebbe trascinata dai marosi lontano dalla banchina, lasciando a terra parecchia gente, e poiché il vento non è sufficiente per condurli oltre l‟imboccatura del porto, l‟imbarcazione andrebbe a sfracellarsi sugli scogli. Solo il capitano ha la lista dei passeggeri ed è solo lui che saprà quando saranno saliti a bordo tutti coloro che vi devono salire, in oltre lui solo conosce i venti e può stabilire quando il momento è propizio. Quando egli riterrà che è giunto il momento, ordinerà di issare l‟ancora e di spiegare completamente le vele ed allora soffierà un vento impetuoso, ed al suo comando il vascello navigherà sicuro, guadagnando il mare aperto!” Vidi poi un pallone aerostatico, una magnifica mongolfiera ancorata al suolo essendo fissata tramite una fune ad un meraviglioso capitello d‟oro, era tutto intarsiato e di grandissimo valore. Vidi degli uomini seduti sul capitello, altri vi si aggrappavano con forza ed altri lo sfioravano appena con una mano. Alla sommità della mongolfiera, si librava nell‟aria, ad un‟altezza considerevole, il suo magnifico pallone color rosso porpora, era visibile da molto lontano, sicché molta gente giungeva dalle estremità della terra per ammirare la mongolfiera, ma non vi saliva. La folla ammirava il pallone ed ammirava il capitello e, solo alcuni presero a salire sul cesto che era posto a piccolissima distanza da terra, fissato al capitello da una parte ed al pallone tramite delle funicelle. Fu allora che, volgendo in alto lo sguardo, notai degli uomini appesi a delle funi che armeggiavano con il bruciatore e ve ne erano alcuni più su, aggrappati al pallone intenti a sistemare le funicelle e gli elastici o a controllare i teli. Vidi anche questa volta nascere una disputa tra coloro che ammiravano il capitello e non volevano abbandonarlo ma anzi, si tenevano con forza aggrappati ad esso, e quelli invece che magnificavano lo splendore del pallone e dicevano di non voler scendere da quel luogo neppure al momento della partenza. Tanto gli uni che gli altri intendevano restare fermi nelle loro posizioni! La disputa allora degenerò in litigio, tanto che gli uni da un capo della fune e gli altri dall‟altro capo, presero a tagliare la corda con dei coltelli affilati. Quando la fune fu tagliata quasi completamente ed era rimasto solo un sottile filamento ad evitare che il pallone prendesse il volo, l‟Angelo toccò la fune che divenne d‟acciaio, ed i coltelli divennero inutili. L‟Angelo allora mi rivolse la parola e disse: “…Vedi, tanto il pallone che il capitello sono indispensabili ed hanno una loro funzione, ma l‟equipaggio litiga ed ognuno vuole mantenere la propria posizione, non è - 11 - così che deve essere! A causa di questo litigio, vogliono separare il pallone dal capitello, dividere le parti della mongolfiera per non aver più nulla a che fare gli uni con gli altri, ma questo non gli è permesso! Non capiscono che quando il capitano darà l‟ordine di partire, chi resterà aggrappato al capitello resterà a terra, mentre chi si ostinerà a voler restare in alto, aggrappato al pallone, cadrà al primo scossone, al primo turbine di vento, e ne avrà maggior danno! Tanto il pallone che il capitello fanno parte della mongolfiera ma è sulla cesta che si deve salire, su quella cesta che si trova tra l‟uno e l‟altro, sospesa a mezz‟aria. Se la fune fosse recisa ora, il pallone volerebbe via, lasciando la cesta a terra e perdendosi, poiché non è governato. Quando coloro che devono salire sulla cesta saranno saliti tutti a bordo, quando altressì l‟equipaggio, abbandonando il capitello e calandosi dal pallone, avrà preso posto nella cesta, solo allora, il capitano darà l‟ordine di partenza e si metterà al timone, solo allora la mongolfiera si solleverà dal suolo e volerà sicura verso la propria destinazione!” Nell‟ultima visione vidi una stanza buia dove una lampada ad olio era stata posta sul moggio per far luce, ma nonostante vi fosse a disposizione una buona quantità di ottimo olio pregiato e profumatissimo, del migliore che si potesse trovare, la lampada bruciava male e produceva fumo, e un cattivo odore. Produceva una fiamma vivida e tremolante e pareva proprio che stesse per spegnersi. Vidi un uomo che si spostava continuamente da una parte all‟altra della stanza, frugando in tutti i cassetti e negli stipi, vidi chiaramente che cercava qualcosa con grande ansietà ma, cosa stava cercando? Mentre mi interrogavo sul significato di ciò che stavo vedendo, l‟Angelo mi parlò: “…Nonostante l‟olio sia pregiato, profumato …nonostante sia del migliore, vedi che la fiamma arde male, fa fumo e sta per spegnersi, guarda attentamente la lampada, …vedi lo stoppino è consumato quasi completamente e sfiora appena la superficie dell‟olio! Il padrone di casa sta cercando con ansia degli stoppini nuovi, ma non riesce a trovarne! Occorrono assolutamente stoppini, affinché egli possa immergerli totalmente nell‟olio, gli stoppini devono inzupparsi totalmente d‟olio, affinché esso sia trasportato in alto, a contatto della fiamma ed ardere, così la lampada produrrà una buona fiamma ed un‟odor soave e veramente illuminerà la stanza. L‟olio è ottimo e la fiamma non è spenta, la fiamma ha bisogno dell‟olio e l‟olio serve per produrre fiamma, così è fatta la lampada, ma se la fiamma viene separata dall‟olio, allora si spegne e anche l‟olio non serve più. Come bisogna fare perché questo non avvenga? Servono stoppini, servono urgentemente stoppini! Se si trovassero degli stoppini, saremmo certi che la lampada continuerà a produrre una buona luce, per tutta la notte, fin quando i raggi del sole non squarceranno le tenebre, allora la fiamma verrà spenta, l‟olio non servirà e anche la lampada non occorrerà più, perché tutto sarà immerso nella luce …sarà giorno pieno, ma fino ad allora …ci occorrono stoppini!” - 12 - Dopo aver narrato delle tre visioni, volutamente e solamente ora, voglio tranquillizzarvi sulle mie condizioni di salute mentale. Mi considero una persona concreta e razionale e lungi da me il volermi spacciare per profeta! Non si tratta in effetti di visioni, non perlomeno in senso biblico, e non è certamente mia intenzione il voler far intendere che siano ispirate o che in qualche modo vengano da Dio. Potete star tranquilli, non sono un visionario! Si tratta dunque di un semplice espediente letterario, di una forma poetica che ho voluto utilizzare con l‟unico scopo di conferire un maggior pathos al racconto, ho usato un linguaggio biblico a cui, chiunque frequenti una Chiesa o una Sinagoga, dovrebbe esser abituato. Ho semplicemente cercato di esplicitare il mio pensiero usando delle parafrasi ed un linguaggio suggestivo, nella speranza che il messaggio restasse maggiormente impresso …le tre visioni sono solamente la forma, del tutto strumentale, con cui ho voluto esprimere il mio pensiero …nulla di più! Chiarito ciò, proseguo con il mio ragionamento! Sono assolutamente cosciente del fatto che per un ebreo tutto ciò sia inaccettabile. Innanzi tutto vi è un giusto pregiudizio nei confronti dei cristiani che, per diversi secoli, li hanno perseguitati ingiustamente, hanno loro imposto conversioni e battesimi forzati …insomma chi più ne ha più ne metta! Ancora oggi molti “cristiani” nutrono disprezzo nei loro confronti e l‟antisemitismo è ancora vivo! Dobbiamo considerare che alcuni anziani circolano ancora con un tatuaggio sul braccio e vi sono alcuni che vorrebbero negare la Shoà! “Come… con quello che ci avete fatto, ora vorreste entrare a far parte del popolo eletto? Visto che la teologia della sostituzione ha ormai perso di credibilità, vorreste appropriarvi delle promesse fatte a Israele entrando a far parte del popolo Santo? Se soffrite di una crisi identitaria sono fatti vostri!”. Credo che una frase di questo genere potrebbe esser sottoscritta dalla quasi totalità degli ebrei! Gli ebrei hanno una fortissima coscienza del patto che li lega a Dio in modo unico e particolare, e la loro missione consiste proprio nell‟esser custodi della legge a loro affidata, nella fedeltà a questa legge e nella fiduciosa attesa del Messiah, si esprime la loro fedeltà a Dio. Una delle cose che più temono è “l‟assimilazione” che inevitabilmente significherebbe perdita della loro specificità, che consiste appunto nel loro rapporto di fedeltà a Dio e alla legge, significherebbe aprire una breccia nelle mura e permettere l‟infiltrazione del paganesimo, …significherebbe tradire il patto! Tutto ciò è assolutamente legittimo, giusto ed ineccepibile! Possono dei pagani, degli idolatri, dei bestemmiatori …può gente senza timor di Dio, che vive una vita spirituale decadente in piena disobbedienza della legge, dire io sono ebreo? Aldilà del fatto che questo dovrebbe valere allora anche per quegli ebrei di nascita secolarizzati, atei o che comunque vivono in tal maniera, per il - 13 - resto non posso dar loro torto! Del resto sarebbe comprensibile un discorso del tipo: “Se esistono ebrei non religiosi, che vivono una vita dissoluta, violando la legge, in maniera idolatra …se esistono ebrei atei o bestemmiatori …non possiamo escluderli dal popolo ebraico poiché ne fanno comunque parte legalmente, sono ebrei per nascita …l‟ebraismo non è solo appartenenza ad un gruppo religioso, ma ad un popolo! Se però abbiamo già dei figli legittimi di tal guisa, perché dovremmo adottarne degli altri? In massa poi?” Del tutto condivisibile! Un pagano, idolatra, trasgressore della legge che non sia ebreo per nascita non può in alcun modo entrare a far parte del popolo ebraico! A parte il fatto che, come ho già precedentemente sostenuto, i cristiani sono già ebrei per nascita da parte di madre (che ne abbiano coscienza o meno, che a loro piaccia o no e che siano riconosciuti tali o considerati invece goym) e potrebbero tutt‟al più essere considerati come quei figli legittimi di cui non ci si può liberare, al di là di questo dicevo, …sono veramente idolatri, pagani e trasgressori della legge i cristiani? Tutto dipende da cosa si intende per cristiani! A differenza dell‟ebraismo, il cristianesimo non può essere inteso come “appartenenza ad un popolo”, ma è la libera e cosciente scelta di vivere in conformità agli insegnamenti di un giovane Rabby, Yeshua! Ciò esclude già tutte quelle persone che, pur dicendosi cristiani, non vivono la loro vita in modo coerente con la fede che dicono di professare. Non si possono quindi considerare cristiani coloro che, battezzati da bambini e magari cresciuti in ambienti “pseudo-cristiani”, non avendo una coscienza cristiana risvegliata e non avendo mai scelto di voler essere veramente cristiani (“cristiani secolarizzati”,”atei” ecc…) vivono in contrasto con gli insegnamenti del loro maestro. Cristiani dunque non si nasce ma si diventa! Dobbiamo perciò prendere in considerazione solo coloro che, animati da una fede autentica, per libera scelta e con assoluta convinzione, decidono di voler essere veramente cristiani e di voler vivere coerentemente a ciò che credono! Questo è esattamente il punto …a ciò che credono! Non è sufficiente una fede genuina, compiere in piena convinzione una scelta libera, voler essere cristiani e, in totale buona fede cercare di vivere una vita cristiana! Lo sarebbe se ciò in cui crediamo fosse il messaggio autentico di Yeshua Ben Yosef, se nel cosiddetto cristianesimo non fossero penetrate già dall‟antichità credenze ed usanze pagane, concezioni filosofiche e quant‟altro! I Padri della Chiesa, i Papi ed i Vescovi poi ce l‟ hanno messa tutta, inserendo nel cristianesimo attraverso concilii e bolle, riflessioni teologiche e pronunciamenti non ufficiali, una quantità infinita di materiale spurio, che riunito assieme, forma dei colossali blocchi dogmatici che di cristiano non hanno proprio nulla! Osservando il cristianesimo dall‟esterno (che fra l‟ altro viene spesso identificato con la Chiesa Cattolica Romana, maggiormente visibile) si ha facilmente l‟impressione che in esso prevalgano l‟idolatria e la pratica di riti che, sebbene mascherati da altro, hanno più a che fare con pratiche spiritistiche, magiche ed esoteriche che non con la predicazione del Rabby di Nazzareth! Ammessa la buona fede di molti, è evidente che se un ebreo dovesse valutare - 14 - il cristianesimo su queste cose, e sul comportamento dei “cristiani” nominali, cioè di fatto su quel che vede, se dovesse considerare persecuzioni e guerre, storia e attualità non potrebbe che restarne inorridito! Gli ebrei non possono vedere Yeshua perché tra loro e Cristo, ci si son messi in mezzo i “cristiani”, che tolgono loro la visuale! Ma i cristiani non sono un popolo! Tutto ciò non ha nulla a che fare con Cristo! Lo spirito di Cristo non ha assolutamente nulla a che fare con persecuzioni e violenza, coloro che hanno perpetrato o perpetrano tali nefandezze sono tutto tranne che cristiani, non importa come si facciano chiamare …sono nemici di Yeshua e, agendo in suo nome, l‟infangano e di questo ne renderanno conto! Se vogliamo recuperare lo spirito autentico del cristianesimo dobbiamo tornare alle origini, non vi è altro modo, tornare alle origini significa tornare all‟anno 0 del nostro calendario, solo allora potremo incontrare quell‟ebreo di nome Yeshua! Lo spirito della riforma coincise all‟inizio con lo spirito del movimento umanista il cui motto era “ad fontem!”, alle origini! Il movimento di riforma si può considerare come un umanesimo applicato al cristianesimo …ad fontem! Intento dei riformatori fu quello di depurare il cristianesimo da tutte quelle pratiche e concezioni spurie, che penetrarono in esso da ogni dove. Oggi i cristiani riformati hanno abbandonato il culto dei santi, la venerazione dei morti, non piegano il loro ginocchio davanti alle statue e aborriscono il culto mariano, non venerano il “Santo Padre” come vicario del figlio di Dio e non ritengono che, né egli né la Chiesa siano infallibili, hanno anche concezioni Teologiche molto differenti e sono certamente meno dogmatici …molto è stato fatto ma molto è rimasto ancora da fare. La riforma non è un qualcosa di compiuto ma, secondo un antico motto… “Chiesa riformata, sempre da riformare!”. Ed i riformatori siamo noi, ognuno di noi, un cristiano riformato è un riformatore, questo comporta un dovere verso Dio che si esplica con lo studio e la ricerca! Ovviamente ognuno di noi ha i propri limiti, ma in umiltà e spirito di preghiera dobbiamo impegnarci individualmente e collettivamente in questa direzione! Dobbiamo metter mano al piccone e smantellare tutti i blocchi dogmatici che ci sono stati spacciati per dottrina cristiana, dobbiamo metterci seriamente al lavoro ed esaminarne attentamente, con la lente d‟ingrandimento ogni più piccola scheggia per vedere se veramente è insegnamento di Cristo, dobbiamo saggiare ogni frammento nel fuoco vivo della Parola di Dio, che è contenuta nei Testi Sacri, nella Torà, nei libri dei Profeti …nella Bibbia, non dobbiamo temere di fare questo perché, se gli ammaestramenti di Yeshua provengono da Dio, allora sussisteranno. Lo Spirito di Dio non contraddice Sé stesso, Yeshua non insegnò mai nulla che fosse in contrasto con le Scritture, tanto che i Sacerdoti non poterono accusarlo di nulla, se non sulla base delle dichiarazioni di falsi testimoni che furono smascherati pubblicamente, Egli fu condannato (dai romani) in quanto costituiva un “pericolo per l‟ordine pubblico”! Se ci metteremo all‟opera con serietà e dedizione, ci renderemo subito conto che il nostro progredire è in realtà un regredire, un moto verso l‟anno - 15 - zero, verso Yeshua Ben Yosef, e solo una volta che l‟avremo incontrato veramente, ci renderemo conto d‟esser stati trasportati in un‟altra dimensione spirituale. Solo dopo aver incontrato veramente il Messiah ci renderemo conto di essere stati trasportati in Israele, di trovarci immersi nella Sua cultura, che è ebraica, solo allora comprenderemo veramente le Sue parole ed il significato dei Suoi insegnamenti, solo allora ci renderemo pienamente conto di che cosa significhi essere innestati sull‟ulivo d‟Israele e potremo legittimamente affermare di far parte del popolo eletto, quando il cristianesimo sarà stato depurato da tutto ciò che è estraneo alla cultura ebraica che è anche quella di Yeshua! Se non c‟immergeremo nell‟ebraismo non potremo nemmeno inzupparci nello Spirito di Cristo, solo se lo faremo saremo stoppini immersi nell‟olio profumato! Nella misura in cui i cristiani si vogliono liberare dell‟ancora dell‟ebraismo e s‟ allontanano da essa, rischiano di sfracellarsi sugli scogli. Nella misura in cui vogliono liberarsi della zavorra dell‟ebraismo ed allontanarsi da essa, rischiano di perdersi. Nella misura in cui i cristiani perdono contatto con l‟olio profumato dell‟ebraismo, rischiano che la loro fiamma si spenga. (L‟olio, pur senza fiamma, sussiste, ed è sempre molto pregiato e di buon profumo, non perde il suo valore, senza olio non vi è fiamma. L‟ebraismo prescinde dal cristianesimo …il cristianesimo non può prescindere dall‟ebraismo!) Gli ebrei attendono il Messiah, alla fine dei tempi, non sono dunque ancora giunti all‟anno 0, i cristiani hanno superato di oltre 2,000 anni l‟anno 0 allontanandosi da Lui, tra ebrei e cristiani vi è una distanza di oltre 2.000 anni più quelli che mancano all‟avvento del loro Messiah, che è anche il nostro, e chissà che i tempi d‟attesa per l‟avvento del Messiah che loro aspettano non coincidano con quelli che noi impiegheremo per tornare all‟anno 0? L‟avvento del Messiah di Israele coinciderà con il ritorno del Messiah che noi attendiamo per la fine dei tempi? Il numero 0 è un valore negativo, indica tanto l‟inizio che la fine poiché l‟inizio e la fine coincidono, l‟ora 0 infatti è l‟ora esatta che segna la fine di un giorno e l‟inizio del nuovo, l‟inizio e la fine …l‟alfa e l‟omega. Ora pensiamo all‟ora 0 tra il Sabato e la Domenica che segue il Sabato, è esattamente il momento in cui il Sabato e la Domenica s‟incontrano. Così l‟appuntamento escatologico tra ebrei e cristiani è esattamente all‟ora 0 dell‟anno 0, è quello il momento esatto in cui ebrei e cristiani incontreranno il Messiah. Per i cristiani l‟avvento del Messiah segna l‟inizio, l‟estensione ai goym della promessa e, contemporaneamente la fine dei tempi, l‟alfa e l‟omega, per gli ebrei il primo avvento non era necessario, essi non dovevano essere innestati su alcun ulivo, essi stessi sono l‟ulivo. Se avessero ricevuto il Messiah dei cristiani, significa che quella sarebbe stata la fine dei tempi, la nave sarebbe partita senza attendere i passeggeri …la fune della mongolfiera sarebbe stata recisa. Quando i tempi saranno maturi, il loro Messiah arriverà e sarà anche il nostro Messiah che torna! Noi dobbiamo tornare esattamente all‟ora 0 dell‟anno zero e lì, ai piedi della Croce, attendere i nostri fratelli …è esattamente in quel giorno e in quell‟ora che li incontreremo e che ebrei e - 16 - cristiani incontreranno il Messiah, allora saranno sorpresi di scoprire che si tratta dello stesso Messiah, allora e solo allora, tutti sentiranno risuonare dalla Croce queste parole: “ Tutto è compiuto! ” Mi ritrovo ora a dovervi tranquillizzare per la seconda volta sulle mie condizioni di igiene mentale! Tutti questi calcoli sulle date …l‟anno 0, l‟ora zero ecc… non vi confondano, non si tratta di voler stabilire un periodo temporale esatto che non ci è dato di sapere, né di attribuire a dei numeri un significato cabalistico, e non ho nemmeno in mente un qualcosa di misterioso ed oscuro che prescindendo spazio e tempo ci trasporti in ispirito in chissà quale realtà parallela …è inutile dire che non posseggo una macchina del tempo! Penso semplicemente che il punto di contatto tra ebrei e cristiani non possa essere certamente tra Rabbini ortodossi e Vescovi né tra cattolici mariani e lubavich …in generale un cristianesimo non autentico non potrà mai dialogare con l‟ebraismo, mentre un cristianesimo veramente autentico si auto-comprende già come una forma di ebraismo. Il dialogo ebraico cristiano, è possibile solo all‟interno dell‟ebraismo stesso! Una volta che saremo tornati a Cristo, all‟anno 0, gli ebrei vedrebbero dei cristiani assolutamente e rigorosamente monoteisti, non idolatri e coerenti nel loro stile di vita, persone che pur avendo una diversa comprensione della legge non la violano nella sostanza! Allora sarebbe possibile un dialogo anche sulla diversa comprensione della legge o sulla figura del Messiah. All‟interno dell‟ebraismo esistono correnti più aperte nel modo di interpretare la legge, che guardano più alla sostanza, al significato, piuttosto che all‟osservanza scrupolosa e meccanica di precetti. Gli ebrei riformati riconoscono ad esempio il ruolo di Rabbino anche alle donne, riconoscono lo status di ebrei anche a coniugi non ebrei o a figli di matrimoni misti con madre non ebrea, a condizione che lo desiderino ovviamente, ritengono non indispensabile l‟osservanza di Mitzvoth come il mangiare kasheruth o il vestirsi con capi prodotti di una stessa fibra. Una volta lessi il discorso di un Rav. Riformato il quale riteneva più affine allo spirito dello Shabbath il recarsi in Sinagoga in auto piuttosto che farsi cinque chilometri a piedi sotto il sole cocente, o sotto il diluvio, senza ombrello! Io credo che Yeshua Ben Yosef sia stato il più grande esponente del giudaismo riformato! “…Il Sabato è stato creato per l‟uomo, e non l‟uomo per il Sabato!” così la legge è stata creata per l‟uomo, e non l‟uomo per la legge! Attenzione, questo non significa affatto libertà di violarla “…la legge dice di non concupire la donna d‟altri, ma io vi dico che chi guarda una donna sposata ha già commesso adulterio nel proprio cuore!” nel caso della donna adultera la legge prevedeva la lapidazione Gesù disse: “ …chi è senza peccato scagli la prima pietra!” e, rivolgendosi alla donna; “…vai, e non peccare più!”, …l‟affermazione che la vita umana è al disopra dell‟ osservanza di un precetto della legge! Per mettere bene a fuoco in cosa consista la differenza nella comprensione della legge di Mosè tra ebrei e cristiani e far comprendere perché considero Yeshua il massimo esponente della riforma giudaica, dedicherò a questo - 17 - argomento qualche riga, pur sapendo che affrontare un tale argomento richiederebbe interi tomi! Le leggi che Dio consegnò a Mosè, sono giuste e buone, date all‟uomo per il suo bene e la sua conservazione, mettono in risalto l‟esigenza di perfetta giustizia e Santità di Dio, rivelano all‟uomo il peccato, perché se non avessimo conoscenza di cosa è giusto, non sapremmo cos‟ è empio. Dio chiede a Israele un‟assoluta fedeltà alla legge, affinché si conservi, venga tramandata e diffusa, affinché non venga nemmeno minimamente modificata e diluita! Questa è la missione degli ebrei, e a questa scrupolosa osservanza si devono attenere, perché su questo si fonda il loro patto con Dio! Il popolo d‟Israele è chiamato a mantener salda la sua fedeltà a questo patto sino alla fine dei tempi! Ma questa è la loro missione specifica! Il loro ministerio! Attraverso la vita e gli insegnamenti di Yeshua, Dio si rivela (sempre all‟interno del popolo eletto) non con una legge diversa …anzi, non rivela proprio alcuna legge, Egli in effetti, attraverso la Sua missione di Rabby, esorta all‟obbedienza della legge, Yeshua insegna la legge …solo in modo diverso, rivelando una differente comprensione della legge stessa! Ma perché questo? Semplicemente perché la Sua missione era quella di far varcare alla legge stessa i confini di Israele, di convertire i pagani dall‟adorazione degli idoli a quella del Dio di Israele, dell‟unico Dio! Egli è il giardiniere che ha innestato i goym sull‟ulivo di Iseaele. Attraverso la Sua missione (portata poi avanti dalla Chiesa) si adempie la promessa fatta ad Abramo “…i tuoi discendenti saranno numerosi come i granelli di sabbia del deserto!” e le parole della profezia “…allargate i pioli delle vostre tende!”. Ai cristiani non si chiede quello che si chiede agli ebrei, il loro patto con Dio è diverso, non è lo stesso! I cristiani hanno anch‟essi ricevuto delle promesse e devono anch‟essi perseverare nella fede e nell‟adempiere la loro missione, ma non è la stessa missione! Mentre gli ebrei che sono vincolati dall‟antico patto devono mantenersi saldi nell‟osservanza della legge di Mosè, esserne i custodi, i nuovi ebrei, vincolati dal nuovo patto (e non nuova legge) devono diffondere fino all‟estremità della terra la Sua Parola! Gli uni devono stare aggrappati al capitello perché il pallone non si perda, agli altri è affidato il compito di accendere i bruciatori e far alzare il pallone perché sia visibile da lontano e le folle ne vengano attratte! Ma, aldilà dei diversi ruoli, se la legge è la stessa in cosa consisterebbe questa diversa comprensione? Bene! La legge di Mosè è paragonabile ad un codice penale, giusto ma inflessibile, contenente moltissimi articoli i cui spazi d‟interpretazione sono molto limitati, un codice si applica, non s‟interpreta! Alle leggi si obbedisce o non si obbedisce! Il cristianesimo è invece essenzialmente etico (non che nell‟ebraismo il concetto di etica sia assente, per carità!) . Quando si è tentato, basandosi su un‟errata comprensione del cristianesimo stesso, di istituire una sorta di morale cristiana, il fallimento è stato evidente (vedi Kant). Faccio un esempio: se intendessimo il comandamento “non dire falsa testimonianza” come se fosse un codice morale, una legge, non potremmo in alcun modo interpretarlo, se non in misura minima sul genere “…è - 18 - scritto di non dire falsa testimonianza, perciò posso senz‟altro gridarla!” è evidente che in questo caso l‟interpretazione sarebbe arbitraria e stravolgerebbe il senso del comandamento, come se dicessimo, “ posso tacere la verità!” oppure “posso non dir tutta la verità!” d‟altronde queste sono le uniche interpretazioni possibili del codice. Se dunque, in una determinata situazione come ad esempio il dover decidere se comunicare ad un malato terminale la condizione in cui si trova, o rivelando determinate informazioni in tempo di guerra si mettesse in pericolo di vita altre persone, se trovandosi in una di queste situazioni dicevo ci si troverebbe a dover decidere se trasgredire la legge o adempierla nonostante le conseguenze. Nel caso invece di una concezione etica della legge, il ragionamento potrebbe essere del tipo: “ …il comandamento mi dice che non posso dire falsa testimonianza …Yeshua disse di essere Egli stesso la verità, le sue parole erano dunque verità perché provenivano da Dio, per Lui la vita umana era al di sopra dell‟obbedienza cieca dei precetti, perciò se mento per salvare una vita agisco in conformità alla legge divina …agisco secondo verità, e non trasgredisco la legge che è giusta e buona, ma è di carattere normativo e non è rigidamente vincolante, se infatti per obbedienza al precetto perdo una persona, dovrò rispondere del suo sangue!”. Ovviamente come ho già detto, non manca nell‟ebraismo il concetto di etica, come del resto non mancano totalmente i precetti nel cristianesimo ma, la legge mosaica è essenzialmente un codice, la cui comprensione cristiana è essenzialmente etica, non è un livello di comprensione superiore né più elevato …è semplicemente che agli ebrei è chiesto di osservarlo letteralmente e a noi questo non è chiesto …l‟osservanza scrupolosa e letterale del codice sarebbe probabilmente un peso troppo grande per i gentili, che non sarebbero probabilmente in grado di sostenere, non solo, costituirebbe forse una difficoltà, una barriera per la loro conversione! I cristiani sono quindi chiamati ad obbedire alla legge secondo una comprensione etica della legge stessa! “… scriverò le mie leggi non più su tavole di pietra, ma su cuori di carne!”, e di diffondere queste leggi tra i popoli, “…ogni lingua confesserà il mio nome!”. Comprensione etica della legge non significa in alcun modo però, libertà di interpretare la legge come si vuole, secondo il proprio arbitrio, la legge può essere compresa solamente da coloro che sono dotati di una coscienza autenticamente cristiana, la legge deve realmente essere stata scritta nei cuori! Abbiamo bisogno di restare costantemente in stretto contatto con l‟ebraismo, senz‟ancora ci sfracelleremo certamente sugli scogli! Sono fermamente convinto che la missione di Israele debba sussistere sino alla fine dei tempi, sino all‟avvento del Messiah, se essi venissero meno perderemmo la nostra ancora e saremmo trasportati qua e la da ogni vento di dottrina, falliremmo anche noi miseramente la nostra missione! Il Messiah è alle origini della Chiesa ed è alla sua fine, il Messiah verrà per gli ebrei e tornerà per i cristiani, perché è lo stesso Messiah. La riforma cristiana è tornare a Yeshua, la riforma ebraica è tesa verso una comprensione etica della legge, questo modo di comprendere la legge è conforme agli insegnamenti di Gesù, i - 19 - riformatori ebrei, inconsapevolmente, tendono verso Yeshua, verso l‟anno 0. I cristiani devono tornare all‟anno 0, il movimento di riforma è già in cammino. Tutti coloro che essendo cristiani si auto-comprendono come “giudei seguaci del nazzareno” e tutti gli ebrei che ugualmente si auto-comprendono come “giudei seguaci del nazzareno” si trovano nella terra di mezzo, che è la terra dove non si è riconosciuti veramente ebrei dagli ebrei né veramente cristiani dai cristiani, è la terra di nessuno ma anche la terra dove veramente cristiani ed ebrei s‟incontrano. La terra di mezzo è il luogo dove si riunisce l‟intero popolo di Dio, dove il Messiah apparirà, questa è la terra promessa! Quando vedo dei fratelli, cristiani o ebrei, che volontariamente o inconsapevolmente s‟incamminano verso i confini di questa terra, quando vedo aumentare il numero di coloro che imboccano la strada della riforma, provenienti da Roma o da Gerusalemme, il mio cuore gioisce, perché comprendo che i tempi si stanno accorciando …vedo il fico mettere le foglie! Per quanto concerne l‟identità di Cristo, se sia un semplice Rabby, il Messiah o il figlio di Dio, se solo attraverso Lui si possa pervenire a salvezza ecc… vi dico solo che questa è la pietra d‟inciampo per ebrei ed anche per molti cristiani, è necessario comprendere bene questo punto, un punto d‟incontro anche qui è possibile! Vi lascio con uno spunto di riflessione: I cristiani incontrano il potere salvifico di Dio nella persona di Gesù Cristo e credono che questo potere sia accessibile a tutte le persone attraverso lui. I cristiani hanno perciò insegnato per secoli che la salvezza è possibile SOLO attraverso Gesù Cristo. La recente consapevolezza che il patto di Dio con il popolo ebraico è eterno, porta oggi i cristiani a riconoscere nella tradizione ebraica il potere redentore di Dio. Se gli ebrei che non condividono la loro fede in Cristo, si trovano legati a Dio da un patto salvifico, ALLORA I CRISTIANI DEVONO CERCARE NUOVE VIE PER COMPRENDERE IL SIGNIFICATO UNIVERSALE DI CRISTO. Dabberù Emèt. una dichiarazione ebraica su cristiani e cristianesimo. 10 settembre 2000 Forse sarò considerato pazzo da molti, cristiani ed ebrei, non pretendo di aver convinto qualcuno di qualcosa, ma spero di aver stimolato qualche spunto di riflessione perlomeno in qualcuno. Quanto a me rimango fermo nelle mie convinzioni e a proclamarmi “Giudeo seguace della setta del nazzareno!” Vi aspetto nella terra di mezzo! - 20 - Commento di Ferruccio a: “Nella terra di mezzo” 1. Non penso che un cristiano umile e giusto sia migliore di un islamico umile e giusto. 2. Gli ebrei devono sottostare a 613 precetti i gentili 7. 3. Non penso che Gesù di Nazareth sia il Messia; quando ciò accadrà produrrà un cambiamento significativo e tangibile nel mondo. 4. Penso che il carattere salvifico sia molto più presente in Israele che non negli altri 2 monoteismi. 5. Penso che l' islam pur non essendo stato fondato da un ebreo è più "ebraico" del cristianesimo; infatti per es. è richiesta meno "burocrazia" ad un islamico (in una situazione normale non con le forti tensioni odierne) che passa all' ebraismo che non ad un cristiano. 6. Non penso che cristianesimo ed islam siano esenti da idolatria, il primo nella forma il secondo nella parola. 7. Ciò che tu dici è corretto; però arriviamo da tanti secoli di forte contrapposizione e le ferite sono ancora recenti, con l' Islam attuali. 8. Gli stessi problemi avuti con la definizione "chi è ebreo" si sono avuti anche con la definizione "chi è cittadino israeliano". 9. Forse i miei veri antenati non si convertirono all' ebraismo ma solo ad alcuni aspetti. 10. I miei veri antenati non discendono dagli ebrei. 11. Se tua madre è ebrea sei ebreo, ma forse dovresti farti vedere più spesso in comunità. 12. Siamo in tempi di profonde radicalizzazione religiose. 13. Penso che non si possa vietare ad alcuno di convertirsi all'ebraismo (anche perchè non è halachico), oltretutto se uno ha una madre ebrea; il - 21 - problema semmai è che anche il resto della famiglia non può per es. mangiare cavallo,maiale,molluschi... 14. Il discrimine forse è giunto con la conferenza di Gerusalemme dove ai non ebrei vennero imposti solo quattro precetti. 15. Fondamento del cristianesimo è che Gesù di Nazareth è tout court Dio,il che già mi pone fuori. 16. Non penso che le "dispensazioni" di croce ed islam valgano quelle di Israele anche se è indubbio che ciò ha avvicinato una enorme massa di persone al concetto del Dio Unico. 17. Gli insegnamenti del maestro Gesù per me non sono così chiari anche perchè forse sono stati in parte manomessi. 18. Esiste una fede che è un "abbandonarsi"; non penso che sia una Fede dogmatica a salvare (anche perchè molta di provenienza pagana), quanto piuttosto una prassi vivente. La Fede implica la Verità che secondo me non esiste. La Verità è un' invenzione dei preti di tutte le religioni per loro potere e tornaconto anche emotivo. Il segreto secondo me è un ossimoro: "una fede umile". 19. Penso che cristiani autentici che si "autocomprendono" ce ne siano ben pochi. 20. Gesù è un profeta come Maometto, il primo sembrerebbe con un messaggio più amorevole, il secondo con uno più autoritario. 21. Il protocristianesimo è una corrente del giudaismo, il cristianesimo è un' altra cosa. 22. Comincio a non pensare più che l' avvento del messia ebraico coincida col ritorno del "nostro"; questo significherebbe rimettere in gioco il concetto di reincarnazione. 23. Mi sembra che tu tenti disperatamente di coniugare le due cose, tentare cioè di salvare sia l' ebraismo che il cristianesimo; stare in mezzo al guado è terribilmente difficile. - 22 - Risposta al commento di Ferruccio a: “Nella terra di mezzo” Caro Ferruccio, devo riconoscere che tu indubbiamente possiedi il dono della sintesi e riesci ad esprimere il tuo pensiero con frasi molto concise, direi quasi lapidarie. Avevo pensato di rispondere punto per punto ad ognuna di esse, ma mi viene oltremodo difficile, perdonami quindi se sviluppo il tutto in un ragionamento un po‟ più articolato, forse sembrerà contorto e sicuramente molto prolisso, ma è sicuramente più semplice per me affrontare un argomento in forma discorsiva piuttosto che con un botta e risposta. Innanzi tutto condivido molto di ciò che dici ma su alcune cose sono in disaccordo. Sul fatto che un cristiano umile e giusto non sia migliore di un islamico umile e giusto concordo pienamente. Ho sempre dato per scontato che Dio sia giudice dei cuori e che quindi le credenze religiose ed i dogmi contenuti in esse, non possano essere di per sé il criterio che Dio userà per giudicare l‟ individuo. Tale criterio presumerebbe la conoscenza universale di una verità assoluta che, come dici anche tu, nessuno possiede. Credo che Dio si manifesti innanzi tutto attraverso “le perfezioni del creato” (rivelazione naturale), ma che tale rivelazione non possa dimostrare la Sua esistenza che altrimenti sarebbe un assunto scientifico, questo tipo di rivelazione è dunque tale solo a partire da un postulato di fede. Quando Dio si rivelò ad Abramo, non si rivelò ad un ebreo, e tanto meno ad un cristiano, ma ad un individuo. Credo che Dio si riveli ad ognuno nel proprio intimo, al di fuori delle religioni, o meglio, credo che ogni anima vivente porti impressa un‟ impronta indelebile del Creatore, ma che essa non sia facilmente riconoscibile perché la natura corrotta dell‟ uomo, la sua ribellione a Dio che consiste nel voler esser Dio a sé stesso (…l‟ aver colto il frutto dell‟ albero della conoscenza del bene e del male), il voler in altre parole decidere da noi stessi ciò che è bene e ciò che è male, spodesta di fatto Dio dal posto di “Dio per l‟ uomo” e pone l‟uomo al Suo posto. Da questo porre sé stessi come punto focale della propria esistenza, nascono tutti i peccati ed ogni male, anche la malattia, che è deterioramento, morte progressiva, e di fatti conduce proprio alla morte (il salario del peccato). Dio si rivela a Mosè come l‟ “Io sono” o… “Colui che è” qui non si intende semplicemente che Egli esiste, o che Dio è un essere, ma si deve intendere che Egli è il verbo essere, l‟ esistenza stessa. La morte è negazione della vita, separazione dall‟ esistenza …da Dio. Il non riconoscere Dio attraverso le opere del creato, il non riconoscere la Sua rivelazione posta in noi stessi, il non riconoscere la voce del Suo Spirito che si manifesta e ci chiama a ravvedimento, costituisce proprio questa ribellione dell‟ uomo nei confronti di Dio. Penso che in tutte le religioni vi siano, prendendo in prestito dei termini dal cattolicesimo romano e dalla patristica, dei bagliori di luce divina (seme - 23 - spermaticoy), credo cioè che, nonostante le religioni siano strade che dal basso salgono a cercare Dio, tuttavia Egli, in diversa misura, si riveli in alcune di esse (certamente non in tutte, alcune richiedevano sacrifici umani e ancora oggi alcune sono culti rivolti ai demoni o all‟ uomo stesso …Scientologi ecc…). Detto questo, Dio giudicherà in base al cuore di ognuno e non in base alla conoscenza di una presunta verità propugnata dai sacerdoti delle diverse religioni (la fede deve essere una “fede umile”, “un abbandonarsi”, “ una prassi vivente”, concordo pienamente con te). Fatte queste premesse, non mi è comunque possibile far rientrare il mio pensiero nell‟ alveo di quel relativismo oggi tanto diffuso, non posso cioè in alcun modo condividere certe tendenze generaliste o universaliste, secondo le quali tutte le religioni portano a Dio e sono tutte salvifiche allo stesso modo, la “salvezza” dipenderebbe dunque da come ognuno le interpreta, non credo poi che tutti, in un modo o nell‟ altro saranno salvati, magari dopo la morte o in un‟ altra vita, (altrimenti la vita terrena non avrebbe alcun senso). Se ogni uomo deve giustamente essere rispettato per le proprie credenze religiose, e se le diverse religioni devono dunque godere, secondo un principio di laicità, di pari dignità, se dunque nessuno può vantarsi di possedere una verità assoluta senza peccare di presunzione, ciò non toglie che, proprio grazie a questo principio di laicità e a questa uguaglianza nel diritto, io possa credere e manifestare ciò in cui credo senza per questo essere accusato di presunzione per l‟appunto, o di mancanza di rispetto verso l‟ altrui credo. Sono convinto che oltre alle forme di rivelazione divina di cui ho in precedenza parlato, Dio si sia rivelato in modo particolare e specifico ad un popolo, quello di Israele e, attraverso l‟ uomo stesso (Padri, Profeti ecc…) abbia cioè nel corso della storia (migliaia di anni) rivelato non solo la propria esistenza ma anche il proprio carattere di santità, di giustizia e di amore, la propria perfezione, sapienza e potenza. Tutto ciò pone veramente l‟ uomo come davanti a uno specchio e rivela la sua inadeguatezza, la sua miseria, la sua condizione di peccato che ha origine proprio nella ribellione verso Dio. Tutto questo esprime un giudizio sull‟ uomo e lo pone esplicitamente sotto condanna. Sono convinto che la salvezza non sia possibile attraverso l‟ osservanza dei precetti della legge mosaica (che tra l‟altro è codicistica), così come non è possibile in base all‟ osservanza degli insegnamenti del Rabby Yeshua (l‟agire secondo lo spirito etico della legge). Se così fosse significherebbe che la natura corrotta e ribelle dell‟ uomo sarebbe stata totalmente sradicata e che l‟ uomo avrebbe nuovamente posto Dio al centro della propria esistenza, ma questo ci riporterebbe nella condizione di Adamo prima della sua ribellione, sarebbe come dire che questa ribellione non è mai avvenuta mentre essa è tuttora in atto in ognuno di noi, poiché noi siamo Adamo nell‟ atto di ribellione verso Dio. O meglio, questo tornare a Dio in modo totale ed incondizionato, questo sradicamento della nostra natura, significherebbe ritrarsi completamente dal peccato, cessare la nostra ribellione e sottometterci totalmente a Dio, questo implicherebbe una reale comunione con Dio, con l‟ esistenza, con la vita eterna, vorrebbe dire in altre parole che gli - 24 - effetti del peccato (la malattia e la morte) sarebbero annullati, ma noi sappiamo di dover passare attraverso la morte. Anche per coloro che, per usare un termine caro agli evangelici, sono “nati di nuovo”, accanto alla nuova natura (volontà di porre Dio al centro della propria vita – fede) continua a manifestarsi la natura corrotta e ribelle. La salvezza non può dunque essere per opere, ma per grazia (proviene da Dio stesso, è Dio che si rivela all‟ uomo e non l‟ uomo che scopre Dio) mediante la fede. Cosa significa dunque mediante la fede? Credo che qui ci sia, in ambito cristiano, un grosso malinteso! Il termine fede viene generalmente inteso come “credere” riferito all‟ identità di Yeshua, inteso come figlio di Dio, alla sua messianicità, ma Abramo con la sua obbedienza a Dio (opera) dimostrò la sua fede, che gli fu messa in conto di giustizia, qui non si può certamente far riferimento alla fede nell‟ identità di Cristo, egli fu salvato poiché con la sua azione dimostrò fede (fiducia) in Dio. Yeshua ebbe a dire: “non chi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del padre mio!”. Penso quindi che la salvezza dell‟ uomo (di tutti gli uomini, indipendentemente dalle loro convinzioni religiose) sia determinata non dal fatto in sé di obbedire alla verità (che non conosciamo totalmente e che non siamo in grado di seguire), ma alla volontà di farlo che manifesta la nostra fede (sempre intesa come fiducia). Se dunque i cristiani credono che Gesù sia il Messia, il Figlio di Dio, la Parola, la luce del mondo, farebbero bene a comprendere che fede in Yeshua non significa credere semplicemente in chi Egli è, anche i demoni credono che Gesù sia figlio di Dio e tremano, creder ciò non porta a salvezza (è fede morta), ma fede in Yeshua significa aver fiducia in Lui, fare ciò che Egli ci dice di fare, perché avendo fiducia in Lui manifestiamo la nostra fiducia in Colui che l‟ ha mandato, la fede in Yeshua rimanda alla fede in Dio, non potremo seguire senza fallo ogni Suo insegnamento, così come non potremo adempiere senza fallo la legge di Mosè, ma nella nostra dedizione a Dio mostriamo la nostra fede, e questa ci verrà messa in conto di giustizia. Se uno ha fede in Dio, senza però passare attraverso la fede in Cristo (che conduce a Dio), la sua fede non ha meno valore e non è meno salvifica. Riguardo alla soteriologia la mia non è certamente una posizione particolarista, come ho già detto infatti penso che ogni uomo possa pervenire a salvezza, indipendentemente dal proprio credo religioso, non è però nemmeno una posizione generalista, non credo che tutte le religioni siano salvifiche allo stesso modo, o meglio non credo che Dio si riveli in tutte allo stesso modo, non è nemmeno universalista perché se tutti pervenissero a salvezza sarebbe soddisfatto l‟ amore di Dio ma non la Sua giustizia e, poiché la giustizia è l‟ altra faccia dell‟ amore non ci può essere amore senza giustizia. Mi sento più a mio agio nel definirmi piuttosto inclusivista, penso cioè che nella rivelazione (e non religione) “ebraico-cristiana” Dio si sia reso maggiormente “visibile” all‟ uomo, che questa sia la “strada maestra”, credo cioè che mentre Egli si riveli in diversa misura e in modi diversi anche nelle altre religioni (e al di fuori di esse) tuttavia le religioni siano invenzioni umane, credo che attraverso Israele Dio si riveli all‟ uomo attraverso l‟ uomo e che ciò abbia avuto il suo culmine nella - 25 - rivelazione (sempre e comunque all‟ interno di Israele) attraverso la figura di Yeshua ben Yosef (per culmine non intendo superiorità, ma consequenzialità). A scanso di equivoci, io non penso però che la volontà di compiere ciò che, arbitrariamente, si ritiene essere volontà divina (senza tra l‟ altro essere in grado di farlo) ponga automaticamente nella salvezza. Se così fosse coloro che pensavano di dover offrire sacrifici umani a Dio, che cioè questa fosse la Sua volontà, sarebbero salvati, così pure i crociati, coloro che accesero roghi sulle piazze, e così via fino ai fondamentalisti islamici che compiono stragi in nome di Allah. Non si può presumere quale sia la volontà di Dio, e non la si può nemmeno scoprire, essa può solo esserci rivelata da Dio stesso, perciò ritenendo che Egli l‟ abbia fatto in maniera più completa attraverso Israele, Yeshua incluso, e ritenendo che essa sia contenuta nella Bibbia (Tenach e N.T.), sostengo che Israele (in cui continuo ad includere la rivelazione di Yeshua), goda di uno status particolare (elezione). Ben sappiamo che l‟ebraismo (anche il proto-ebraismo) non è monolitico e che ha subito anch‟ esso influenze esterne, derivanti anche da paganesimo e da svariate filosofie, pertanto insieme alla verità rivelata troviamo credenze umane, tanto più ciò è vero per il cristianesimo attuale, che si è configurato in una religione dogmatica e idolatra (da qui l‟ impossibilità di “interpretare” le scritture in modo letteralistico e la necessità di uno studio, serio ed approfondito, da condursi in spirito di umiltà e preghiera). Tu hai certamente ragione nel distinguere tra proto-cristianesimo e cristianesimo, definendo il primo come corrente giudaica ed escludendo invece il secondo dall‟ ebraismo. Ma se è così io non sbaglio quindi nel dire che dobbiamo recuperare il cristianesimo autentico, quello di Yeshua, e che per fare ciò dobbiamo inserire la retromarcia e spingere sul pedale della riforma, finché non saremo giunti all‟ anno zero. Per comprendere Yeshua dobbiamo tornare all‟ ebraismo, dobbiamo restituire Yeshua agli ebrei, il cristianesimo deve esser riconsegnato loro, il problema è che loro non lo vogliono (giustamente se per cristianesimo considerano ciò che esso è attualmente) e noi non lo vogliamo restituire. Quando parlo di cristianesimo come rivelazione divina, e di carattere salvifico del cristianesimo, non mi riferisco certo ad una religione, non a dogmi, non a tradizioni o credenze pseudo-cristiane, non certo a culti misterici, magici, idolatri, non a tutte quelle sovrastrutture pagane o filosofiche …tutto ciò fa del cristianesimo una religione (ri-legare, legame), quando parlo del cristianesimo intendo quella corrente del proto-giudaismo riconducibile a Yeshua. Perciò sostengo che il cristianesimo (quello autentico) sia a tutti gli effetti da considerarsi ebraismo, per questo sostengo che i goym (i nostri padri) convertendosi all‟ unico Dio si convertirono di fatto all‟ ebraismo (nota, non ho detto all‟ ortodossia giudaica, che tra l‟altro quella di 2000 anni fa era tutt‟ altra cosa rispetto all‟ attuale giudaismo rabbinico). Se dunque i miei padri si convertirono ad un cristianesimo autentico, che è ebraismo e che scaturì dalla predicazione di Yeshua, non si convertirono ad alcuni aspetti dell‟ ebraismo ma realmente ad esso, sia pure in una forma diversa da quello allora ritenuto ortodosso, se ciò è vero il cristianesimo (quello - 26 - autentico) è ebraismo. Se noi ci siamo nei secoli discostati immensamente dal cristianesimo di Yeshua, e certamente dall‟ ebraismo, dobbiamo assolutamente tornare all‟ uno ed all‟ altro (questa sarebbe ri-conversione all‟ ebraismo)! Non è certamente facile, me ne rendo conto, recuperare il giudaismo di Yeshua implica una rilettura del cristianesimo (e del nuovo testamento), fatta attraverso le lenti del giudaismo, l‟ approccio a Yeshua non può avvenire che attraverso l‟ eliminazione di tutti i dogmi, di tutte le concezioni pagane e filosofiche esterne al giudaismo, dobbiamo resettare tutto e ripartire dall‟ ebraismo. “Ad fontem”, lo spirito umanista coincise con quello della riforma che pur avendo compreso ciò (ed in parte attuato), non è però compiuta (Chiesa riformata sempre da riformare) ed anzi tale spirito riformatore si è perso per strada. Oggi il pensiero “teologico” di pseudo-riformatori si è disperso in mille rivoli, correnti che più che all‟ ebraismo ed a Yeshua, più che all‟ anno zero del cristianesimo, sembrano tendere invece ad uno spiritualismo mistico o ad un sensazionalismo miracolistico. Più che un ritorno alle origini sembra essere in atto un‟ evoluzione, la ricerca di una nuova forma di cristianesimo che spesso si esprime attraverso la popolare esibizione di telepredicatori americani (e non solo), questa sarebbe la riforma cristiana? Non solo questo modo di intendere la “riforma evangelica” non ci riporta a Yeshua ma anzi ci allontana ulteriormente, introducendo nel “cristianesimo” errore, divisione settaria, superstizione, superficialità, creduloneria popolare …di tutto e di più. Immagino una comitiva in viaggio che si è incamminata per un sentiero sbagliato, un gruppo di persone si rende conto di ciò avvisa gli altri che però non li stanno a sentire e perciò restando fermi nella loro convinzione proseguono su quel sentiero, coloro che si sono resi conto invece d‟ aver sbagliato strada decidono di tornare indietro per riprendere il sentiero giusto ma, durante la strada del ritorno si dividono in tanti piccoli gruppi che si disperdono per mille sentieri laterali, chi convinto di prendere una scorciatoia, chi per pionierismo, chi per errore, chi nella convinzione di aver trovato il sentiero che porta dritto alla meta senza dover tornare indietro, e chi invece nella convinzione di esser giunto da quel sentiero. Per giungere alla meta dobbiamo tornare sulla giusta via che abbiamo abbandonato (Yeshua) e per far ciò è necessario tornare al punto da cui questa via parte (il giudaismo). Riconsegnare la figura di Yeshua all‟ ebraismo, riconsegnare il cristianesimo all‟ ebraismo, significa riconsegnare i cristiani (noi stessi) all‟ ebraismo, questo significherebbe riportare la chiesa nel suo alveo naturale, non più la Chiesa di Roma, ma quella di Gerusalemme, non più “cristiani” ma giudei seguaci della setta del Nazzareno, per fare ciò non è sufficiente definirsi ebrei bisogna attualizzare la riforma cristiana alla luce dell‟ ebraismo, spazzar via tutto ciò che è estraneo al proto-cristianesimo, ma i cristiani temono una giudeizzazione del cristianesimo, poiché Yeshua fu ebreo l‟essenza stessa del cristianesimo è ebraismo, sarebbe come dire che i cristiani temono Cristo o che i cristiani non vogliono cristianizzarsi. Quando dico che dobbiamo considerarci ebrei non intendo, sia chiaro, dire che i cristiani debbano rinunciare alla libertà, intrinseca nel cristianesimo, per sottomettersi - 27 - ad una ottemperanza scrupolosa della legge mosaica, dovranno sottomettersi si alla legge ma secondo un interpretazione etica della stessa, che non è soggettiva ed arbitraria ma rivelata da Dio agli uomini attraverso la vita e gli insegnamenti dell‟ ebreo Yeshua. Per grazia dunque, mediante la fede (fiducia in) questa rivelazione viene da Dio stesso scritta su cuori di carne (la fede viene da Dio, ed è il Suo Spirito che ci trae a ravvedimento). Non dico che i cristiani debbano esser “giudei ortodossi” (o abbracciare il giudaismo rabbinico), ma dico che, al pari dei “giudei rabbinici” i “giudei seguaci della setta del Nazzareno” sono ebrei, essi rappresentano l‟ apice del “giudaismo riformato” (Yeshua fu riformatore) ed a ciò si aggiunge la loro connotazione messianica, con tutte le implicazioni che ne derivano. Oggi vi sono ebrei messianici che, pur non rinunciando alle loro tradizioni e continuando a considerarsi ebrei, credono che Yeshua sia il Messia, ma molti di loro accettano in toto la concezione cattolico romana del cristianesimo (di fatto si convertono al cattolicesimo), altri invece pur restando ebrei si convertono al cristianesimo attraverso una delle tante correnti evangeliche. Tutto ciò non significa un ritorno del cristianesimo all‟anno zero, non rappresenta il compimento della riforma, ma gli ebrei messianici (per lo meno una gran parte) rinunciano ad una concezione ebraica del cristianesimo e si innestano invece in una di quelle correnti pseudo-cristiane che dovrebbero invece essere riformate. Essi si trovano dunque a deviare dall‟ ortodossia giudaica a favore di un cristianesimo deviato, dovrebbero invece a mio avviso farsi promotori di un‟ autentica riforma del cristianesimo che coinciderebbe con una riforma del giudaismo, Yeshua è il punto d‟ incontro, il culmine delle due riforme, quella ebraica e quella cristiana. Gli ebrei che credono nella messianicità di Yeshua e che a Lui tendono, e i cristiani che propugnano una riforma radicale, e che tendono a Yeshua, dovrebbero lavorare insieme proponendo una lettura ebraica del cristianesimo e non uniformandosi a dogmi e credenze, gli uni nell‟ ottica di un superamento del giudaismo, di un‟ evoluzione, gli altri in quella di un recupero del cristianesimo, tornando alle origini (ad fontem), una è una riforma evolutiva mentre l‟ altra è involutiva e tende a ripristinare il cristianesimo ontologico. Credo che in effetti non si dovrebbe parlare di due riforme, una giudaica e l‟ altra cristiana, ma che si dovrebbe invece parlare di un‟ unica riforma, quella giudaico-cristiana, tesa ad un‟ autentico giudaismo messianico, in cui Yeshua rappresenta il punto focale. Oltre al fenomeno degli ebrei messianici si sta verificando negli ultimi tempi, un grande movimento in ambito evangelico e cattolico, di avvicinamento all‟ ebraismo, connotato da un forte amore verso gli ebrei e nei confronti di Israele (non dubito che sia sincero). I cristiani sionisti però non vogliono mettere in discussione la loro concezione del cristianesimo né i dogmi in cui credono, spesso sono spinti dal desiderio genuino di condividere con gli ebrei ciò che li accomuna ma, oltre a questo, anche dal desiderio più o meno recondito, di far proselitismo per portare i giudei ad una conversione a quella che è appunto la loro concezione del cristianesimo, spesso all‟ accettazione dell‟ identità di Yeshua come Messia e - 28 - Figlio di Dio, condizione questa indispensabile per la salvezza, tutto ciò muove oltre che da una profonda convinzione soteriologica, da un‟ amore autentico verso Yeshua e Israele. Secondo dunque gli ebrei messianici ed i cristiani sionisti il cristianesimo non sarebbe collocabile all‟ interno dell‟ ebraismo, gli unici ebrei cristiani sarebbero gli ebrei messianici, ma la concezione del cristianesimo resterebbe praticamente invariata per gli uni e per gli altri, rimane dunque un cristianesimo che ha certamente perduto, quasi del tutto, le componenti (non originarie certamente) anti giudaiche a favore di una forte connotazione sionista, questo è già molto. Assistiamo certo ad un‟ avvicinamento, vi sono oggi punti di contatto, elementi di coesione tra piccoli gruppi di ebrei e cristiani, ma siamo lontani dal costituirsi di un nucleo (certamente minoritario) di giudei seguaci del Nazzareno, di cristiani riformati che, dopo aver riportato il cristianesimo a ciò che doveva essere alle sue origini (il più vicino possibile), attraverso una sua rilettura ebraica, siano in grado di compenetrare l‟ ebraismo e porsi realmente come corrente giudaica, riportare cioè il cristianesimo all‟ interno del suo contesto naturale. Se gli ebrei che riconoscono Yeshua come Messia comprendessero questo, anziché convertirsi a ciò che è il cristianesimo attuale nelle sue più svariate forme, potrebbero essere di grande aiuto a quei cristiani che hanno questa visione della riforma. Questa è quella che io chiamo terra di mezzo, i suoi cittadini si pongono certamente in una posizione molto scomoda e difficile, è proprio il guado in cui tu dici che è difficile stare in mezzo! Non credo che io possa salvare cristianesimo ed ebraismo ed anzi, non credo che abbiano bisogno d‟ esser salvati, credo che si salvino da sé, non parlo neanche di salvarli entrambi, come non parlo di tre monoteismi ma di due, perché considero ebraismo e cristianesimo un tutt‟ uno, poi esiste uno pseudocristianesimo che è tutt‟ altro e che non deve esser salvato ma anzi, dovrebbe estinguersi (non mi riferisco solo alla chiesa di Roma, ma a tutto ciò che pur avendo sembianze di cristianesimo non lo è nella sua essenza). - 29 - Israele – proto-ebraismo Farisei Paganesimo - Goym Ellenisti Zeloti Romani Sadducei Esseni Gentili Convertiti Al “cristianesimo” Seg. Di G. Battista Scribi Ecc… Ebrei Messianici (proto-cristianesimo) Ecc... … Yeshua Apostoli Discepoli Ebrei compresi i “Giudei seguaci della setta del Nazzareno” Influssi estranei all’ ebraismo Distruzione del Tempio – Fine del proto-giudaismo Proto-scisma ebraico-cristiano Sembrerà strano, ma anche nell’ ebraismo penetrarono influssi ad esso estranei Influssi estranei all’ ebraismo e, conseguentemente, al protocristianesimo Ebrei Gli Ebrei considerano Yeschua falso Messia ed il cristianesimo eretico Cristiani I “Cristiani” considerano gli Ebrei scaduti dalla loro elezione, li considerano “popolo maledetto”, e si sostituiscono loro - 30 - Anche nell’ ebraismo, sebbene in misura minore e non in maniera tale da snaturarlo, penetrarono, già dall’ antichità e nel corso poi dei secoli, influssi ad esso estranei – paganesimo –varie filosofie – relativismo – secolarismo – ecc… Cristianesimo Adulterato da Influssi ad esso estranei – paganesimo –varie filosofie – relativismo – secolarismo – ecc… Ebrei Cristiani Gli Ebrei considerano Yeschua falso Messia ed il cristianesimo eretico I “Cristiani” considerano gli Ebrei scaduti dalla loro elezione, li considerano “popolo maledetto”, e si sostituiscono loro Riavvicinamento dei cristiani all’ ebraismo Ebrei Messianici Cristiani Cristianesimo Adulterato da Influssi ad esso estranei – paganesimo –varie filosofie – relativismo – secolarismo – ecc… Ebrei Cristiani Sionisti Ebrei SITUAZIONE ODIERNA Cristiani Ebrei Messianici, compresi coloro che provengono dal cristianesimo (Cristianesimo vicino al proto-cristianesimo) 31 Cristianesimo Adulterato da Influssi ad esso estranei – paganesimo –varie filosofie – relativismo – secolarismo – ecc… SITUAZIONE AUSPICABILE Lascio per ultime le mie considerazioni sull‟ identità di Yeshua perché vorrei esprimere prima il mio pensiero sull‟ Islam, che mi sembra tu consideri paritario, o forse per certi versi maggiore al cristianesimo. Mi richiamo innanzitutto alla premessa, che cioè se un uomo è umile e giusto è salvato, indipendentemente dall‟ appartenenza religiosa, ma entriamo più nello specifico, prendiamo il caso di un uomo che segua con scrupolo i dettami della propria religione e, in contrapposizione, colui che invece appartiene solo nominalmente alla stessa ma agisca in conformità solo ed unicamente ad alcuni dettami che considera, secondo coscienza, giusti e ne ignori altri che invece non considera rivelati, in questo caso l‟ essere “giusto e umile” dipende da quanto siano giusti gli insegnamenti di quella religione, dal fatto cioè se essi siano realmente rivelati da Dio ed in quale misura. Tutto dipende dal fatto se crediamo che Dio si riveli in ugual misura in tutte le religioni, o se invece pensiamo che le religioni non siano affatto uguali, che esse siano invenzioni umane e che Dio possa in diversa misura rivelarsi anche in esse. La mia convinzione a riguardo l‟ ho già palesata, mi limito a sottolineare nuovamente che considero Israele il popolo eletto, non considero quindi il giudaismo come una semplice religione, ma come la massima rivelazione che Dio da di Sé all‟ uomo e, nel giudaismo includo anche il cristianesimo (quello di Yeshua), che attraverso la riforma giudaica, estende la rivelazione anche ai gentili, che entrano così a far parte del popolo eletto. Mi sembra di capire che tu consideri l‟ Islam paritario se non, per alcuni aspetti, superiore al cristianesimo e infatti sostieni che esso sia più ebraico del cristianesimo, argomenti ciò considerando che viene richiesta meno burocrazia per il musulmano che si converte che non per il cristiano. Se ci si riferisce a ciò che oggi è considerato cristianesimo, è evidente che l‟ Islam confrontato con esso sia molto meno idolatra e che questo pseudo cristianesimo non appaia certo monoteistico, questo credo sia il motivo per cui ad un musulmano venga richiesta meno burocrazia. Credo che l‟ equivoco nasca dal considerare per cristianesimo una sua ombra, una deviazione e non invece il cristianesimo autentico che, non mi stancherò mai di ripetere è già ebraismo (sia pur non giudaismo rabbinico). Al di là del fatto che i musulmani sono rigorosamente monoteisti, che asseriscano di adorare lo stesso Dio degli ebrei e dei cristiani che però loro chiamano Allah, e che si dichiarino discendenti di Abramo, per via di Ismaele (questo innesta anche la polemica se la promessa si adempie attraverso la discendenza di Isacco o di Ismaele, ma tralasciamo), al di là di tutto ciò non vedo nella sostanza e nella prassi elementi che rendano l‟ Islam neanche simile a Israele. La loro presunta discendenza abramitica, è assolutamente confutabile, innanzi tutto non c‟è una congruenza concernente la dislocazione geografica né uno straccio di documentazione storica a riprova di ciò, essi discenderebbero dunque da Abramo semplicemente perché lo ha detto Maometto a cui ciò sarebbe stato rivelato dall‟ Angelo (credo che il dubbio sia quanto meno legittimo). La Bibbia ha autorità in sé stessa, essendo scritta in migliaia di anni ed essendo scritta da centinaia di 32 autori, contenendo moltissime profezie, confermate a distanza di secoli da altri Profeti e poi realizzatesi, contiene narrazioni di segni e prodigi, avvalorate dalla testimonianza di un‟ intero popolo e non è contraddittoria nella sostanza. Il Corano trae invece la sua autorità di libro sacro, unicamente dal fatto di esser stato dettato (e non ispirato) ad un solo uomo, Maometto, dall‟ Angelo, mentre era solo in una grotta (senza dunque alcun testimone), Maometto trae a sua volta autorità dal Corano, poiché egli sarebbe “il Profeta” in quanto ciò è attestato dal Corano, il corto circuito mi sembra evidente. Le sure contenute nel Corano sarebbero state dunque dettate a Maometto in assenza di testimoni, tramandate oralmente in tempo di guerra, (poiché egli era analfabeta le avrebbe fatte imparare a memoria ai suoi luogotenenti) e, solo molti anni dopo, quando Maometto era già morto, messe per iscritto e raccolte nel Corano (fino ad allora erano in circolazione solo poche sure incise su papiri di pelle di capra o foglie di cactus). Le sure furono inserite nel Corano alla rinfusa e non rispettano un ordine cronologico, alcune infatti si riferiscono a fatti avvenuti posteriormente ad altri fatti narrati in sure successive. Nel Corano sono totalmente assenti profezie, segni, prodigi e qualunque narrazione miracolistica, non vi è in oltre la testimonianza di chicchessia, ad esclusione ovviamente di Maometto. Già ai tempi del Califfo Omar erano in circolazione moltissime copie del Corano completamente difformi tra loro, tanto che egli le fece distruggere e ne adottò un‟ unica versione, cosa questa piuttosto imbarazzante dal momento che il Corano, scritto in pura lingua araba (la lingua parlata da Allah) e “dettato” a Maometto, non è che l‟ esatta copia della “Madre del Libro”, materialmente conservata presso Allah (questo è il motivo per cui il Corano non può nemmeno esser tradotto, altrimenti verrebbe stravolto nel significato, non può neppure esser interpretato ma si deve obbedire letteralmente al suo contenuto, e viene fatto oggetto, anche materialmente, di una venerazione che di fatto si può definire idolatra). Molte sure sono decisamente contraddittorie, prendiamo ad esempio l‟ attualissimo tema della jihad, che letteralmente significa “combattere” e, estrapolata dai contesti in cui quest‟ espressione appare, non fa direttamente riferimento alla guerra santa ma, da una lettura d‟ insieme assume un significato evidente, questo concetto contraddice altre sure che vietano la guerra santa e pongono il muslin in una situazione di grande difficoltà, tanto che i detrattori della jihad devono arrampicarsi sugli specchi (non potendo interpretare, ma essendo chiamati all‟ obbedienza) e hanno dovuto inventare escamotage come quello delle sure abroganti (concetto non coranico), oppure ne contestano l‟ applicazione sostenendo che dopo la fine del califfato nessuno è legittimato a dichiarare la jihad, per cui sarebbe legittima solo la jihad difensiva, in caso vi fosse la minaccia di un‟ invasione della terra santa (ecco il motivo per cui i moderati hanno difficoltà a condannare apertamente il terrorismo dei fondamentalisti, che è jihad, ed ecco perché essi appoggiano la jihad contro Israele che sarebbe difensiva e legittima). La jihad, è considerata comunemente il sesto pilastro dell‟ Islam e, 33 oltre i cinque doveri fondamentali, che sono doveri individuali, viene la jihad appunto, che è però un dovere comunitario, è sufficiente cioè che un gruppo di muslin sia costantemente impegnato in essa perché il comandamento sia adempiuto, questo è il motivo per cui una vastissima base popolare appoggia concettualmente i fondamentalisti e li legittima, concorrendo a sostenerli anche con risorse economiche e, ciò nonostante non prenda parte attivamente alla jihad. La jihad islamica si propone di sottomettere con ogni mezzo i miscredenti ad Allah ed al Suo Profeta, Maometto. Messa in evidenza questa contraddizione, siamo sicuri che la jihad sia prescritta dal Corano e che con questo termine si intenda guerra santa? Già il fatto che l‟ unico modo per cui un muslin si assicura il paradiso è il morire in battaglia durante la jihad la dice lunga, ma lascio giudicare a te. Nel leggere quanto segue tieni ben presente che il Corano, per la sua stessa natura, non può assolutamente essere interpretato, ma bisogna obbedire ai Suoi precetti. "0 voi che credete, combattete i miscredenti, che sono vostri vicini, e questi trovino in voi durezza; sappiate che Dio è con quelli che lo temono". Sura del pentimento 124 "Combattete contro quelli che non credono in Dio, né nel giorno estremo, e non considerano proibito quel che proibisce Dio e il suo apostolo, e che non professano la religione della verità, ossia coloro ai quali è stato dato il Libro (Ebrei e Cristiani), finché non paghino la gizya alla mano con umiliazione". Sura del pentimento 29 "Quando il tuo Signore disse, per rivelazione, agli angeli: "Io sarò con voi, rendete saldi quelli che credono, io getterò il terrore nel cuore di quelli che non credono, e voi colpiteli sulle nuche (decapitateli) e recidete loro tutte le estremità delle dita. Questo dovranno soffrire, perché essi si sono opposti a Dio e al suo apostolo, e chiunque si opponga a Dio e al sue apostolo, sappia che Dio sarà violento nel punirlo". Sura del bottino: 12-13 "Combatteteli, finché non vi sia più opposizione, in favore dell' idolatria, e il culto sia totalmente di Dio; se essi desisteranno dalle loro empietà, certo Dio osserva ciò che essi fanno ". Sura del bottino: 40 34 "Quelli che credono combattono nella via di Dio, e quelli che non credono combattono nella via di Taghut; combattete dunque contro gli alleati di Satana, perché lo stratagemma di Satana è debole". Sura delle donne: 78 "Fra i credenti, quelli che saranno rimasti nelle loro case, senza esporsi a pericoli, non verranno considerati eguali a quelli che, invece, avranno combattuto nelle vie di Dio, con le loro sostanze e con la loro vita; Dio costituì superiori di un grado quelli che combattono con le proprie sostanze e con la propria vita su quelli che rimangono nelle loro case; a tutti Dio ha promesso il miglior bene; però Dio accorderà ai combattenti, a preferenza di quelli che rimasero nelle proprie case, una mercede insigne". Sura delle donne: 97 "In vero quelli che credono e quelli che abbandonano il loro paese e combattono nella via di Dio, quelli possono sperare nella misericordia di Dio, poiché Dio è indulgente e compassionevole ". La sura di Maometto, che Dio lo benedica e saluti!: 4 "Quelli che credono in Dio e nel giorno estremo non ti chiederanno di essere esentati dal combattere coi loro beni e con le loro persone; Dio conosce bene quelli che lo temono". Sura del pentimento: 44 "Vi è stata prescritta la guerra, benché essa vi dispiaccia. È possibile che vi dispiaccia qualche cosa, mentre essa è un bene per voi, ed è possibile che ,amiate qualche cosa mentre essa è un male per voi; però Dio sa, mentre voi non sapete". Sura della vacca: 212-213 "Quando incontrerete quelli che non credono, uccideteli (la percossa delle cervici), fin a che non ne abbiate fatto strage; allora rafforzate i ceppi dei rimanenti". Sura della vacca: 215 "0 voi che credete, temete Dio, cercate di ottenere un adito presso di lui, combattete nella via sua, affinché voi possiate prosperare". Sura della tavola imbandita: 39 35 "0 voi che credete, non prendete per amici gli Ebrei e i Cristiani; essi sono amici gli uni degli altri; chi di voi li prenderà per amici, egli certamente diverrà uno di essi; Dio in verità, non guida gli iniqui". Sura della tavola imbandita: 56 "In verità, i credenti, i quali credono in Dio e nel suo apostolo, di poi non hanno avuto alcun dubbio, e hanno combattuto con le loro sostanze e con le loro persone nella via di Dio, - quelli sono i sinceri". Sura delle stanze interne: 15 "0 voi che credete, non prendete il mio nemico e il nemico vostro per amici, dimostrando ad essi affezione, mentre essi non credono a ciò che è venuto a voi, della verità, avendo essi espulso l'apostolo e voi perché credete in Dio, il Signor vostro; se uscite a combattere nella via mia e per ottenere il mio compiacimento, e mostrate segretamente ad essi affezione, ebbene, sappiate che io conosco meglio di chiunque ciò che voi occultate e ciò che voi manifestate, e chi di voi farà ciò, errerà dalla via piana". Sura della messa alla prova: 1 E ve ne sono diverse altre che insistono con affermazioni che inequivocabilmente incitano a "jihad fi sabìli'llah" (Combattere nella via di Dio). L'affermazione poi che l' Islam proibisce qualsiasi atto criminale, a cui fa seguito la condanna, tratta dal Corano dell'omicidio, è sicuramente falsa, il Corano proibisce l'omicidio solo nel caso non venga commesso per una giusta causa (come ad es: la jihad, figli che apostatano, adulterio, vendetta di sangue ecc.). "Neppure uccidete l'anima, che Dio ha proibito di uccidere, se non per un giusto motivo, e quanto a chi venisse ucciso ingiustamente, già abbiamo dato potestà al suo curatore di vendicarlo; però questi non ecceda i giusti limiti nel!' uccisione, e allora, per certo, egli sarà aiutato da Dio". Sura denominata trasportò: 35 36 "Di loro: venite, perché io reciti a voi ciò che il vostro Signore vi ha proibito, ingiungendovi di non associargli alcuna cosa, di usare bontà verso i genitori, di non uccidere i vostri figli per indigenza, noi provvederemo per voi e per essi = di non accostarvi alle turpitudini esterne ed interne (manifeste e segrete), e di non uccidere l'individuo (un'altro uomo), che Dio ha proibito di uccidere, se non per una giusta causa (in guerra contro i miscredenti); questo Dio vi ha comandato di fare, affinché voi possiate comprendere". Sura del gregge: 152 "Coloro i quali non invocano, assieme a Dio, alcun altro dio, e non uccidono l'anima che Dio ha proibito di uccidere se non per una giusta causa, e non commettono adulterio, = o colui che commette tali cose, troverà una punizione per le sue malvagità". Sura del Furqan: 68 Citazioni tratte da: "Il Corano", nuova versione letterale italiana curata dal Dott. L Bonelli - ed Hoepli – MI Jihad a parte, le contraddizioni sono molte e da una lettura attenta del Corano, l‟ immagine di Dio che ne viene fuori non mi sembra affatto simile al Dio di Israele e dei cristiani, anche ammettendo il carattere monoteistico dell‟ Islam, credo sia importante, oltre a credere nell‟ esistenza di un unico Dio, considerare anche di che Dio si tratti. Oltre alla diversa immagine di Dio che emerge dal Corano, il materialismo in riferimento al paradiso, la concezione della donna, l‟ imposizione della schaira, l‟obbligo dei familiari di passare a fil di spada i figli che apostatano, la pena di morte e l‟ applicazione della legge del taglione, le mutilazioni genitali femminili …tutto questo pone a mio avviso una distanza incolmabile tra l‟ Islam e Israele (cristianesimo sempre incluso). Non si può poi ignorare che l‟ espansione dell‟ Islam è avvenuta sempre con la conquista e l‟ imposizione. Il paragone poi tra Maometto e Yeshua non mi sembra affatto proponibile, oltre ai segni e prodigi che Yeshua compì, oltre le Sue profezie, trovo che negli insegnamenti e nella vita di Yeshua, nel Suo messaggio, la rivelazione, la giustizia, la santità e l‟ amore di Dio siano evidenti. Maometto non profetizzò, Dio non compì alcun miracolo attraverso lui e mi risulta che, tra l‟altro, Egli fu un condottiero e trascorse buona parte della sua vita combattendo gli infedeli e predando carovane. Mentre considero Yeshua più che un semplice profeta, francamente dubito che Maometto lo sia! Penso che allora siano molto più vicine, nella sostanza, allo 37 spirito ebraico-cristiano le parole di Ghandi ed il suo esempio di vita, che non quelle di Maometto. I soli sprazzi di luce divina che posso rintracciare nel Corano, che considero dunque rivelazione di Dio attraverso l‟ Islam, sono rintracciabili in quelle sure o haiatt, non poche per la verità, cui salta all‟ occhio il carattere di scopiazzatura, neanche ben fatta, della Bibbia, che Maometto certamente conosceva, essendo vissuto ben seicento anni dopo Cristo ed avendo avuto molti contatti con ebrei e cristiani. Penso che, non nel contenuto ma nel modo in cui la “rivelazione” è stata data a Maometto, si possa fare piuttosto una similitudine con quella data al Pastore Josef Smith dall‟ Angelo Moroni . Le credenze diffuse che Corano e Bibbia siano simili, che in fondo Dio e Allah siano lo stesso Dio, che Maometto e Yeshua siano Profeti alla pari e che, tutto sommato, Islam, giudaismo e cristianesimo abbiano la stessa origine in Abramo, che siano tutto sommato simili, non hanno a mio avviso fondamento ed anzi sono totalmente false. Non posso dunque spinto da un falso ecumenismo, da un desiderio di dialogo interreligioso, da un concetto di amore universale o per il timore di esser considerato presuntuoso o irrispettoso nei confronti di altre fedi, assumere quell‟ atteggiamento relativista di cui parlavo, se lo facessi mi sentirei tremendamente falso! Concludo questo argomento rispondendo a due obbiezioni che mi vengono generalmente fatte da persone che oltre a non aver mai letto il Corano non hanno mai letto neanche la Bibbia. Una è che anche i cristiani hanno fatto guerre e compiuto scelleratezze d‟ ogni genere, l‟ altra è che anche il Dio dell‟ antico testamento non sembra essere tanto amorevole, poiché Egli ha ordinato cose come la legge del taglione e la lapidazione o ha comandato di compiere guerre e massacri. Alla prima non è difficile rispondere, poiché tutti coloro che hanno agito in nome di Cristo in maniera crudele ed ignobile, non sono affatto cristiani ma nemici di Yeshua, poiché Egli non ha mai insegnato o comandato queste cose, anzi se mai l‟ opposto. Alla seconda obbiezione rispondo dicendo che Dio avendo creato un popolo dal nulla, avendolo eletto come canale attraverso cui rivelarsi al mondo intero, avendo consegnato loro le Sue leggi affinché fossero custodite, tramandate e diffuse a tutti gli uomini, avendo anche preordinato di dare attraverso Israele, a tempo debito, una rivelazione di Sé ai gentili, nella persona di Yeshua, doveva far si che la loro sopravvivenza fosse garantita, essi dovevano crescere e diventare un popolo, non potevano in alcun modo estinguersi, in oltre bisogna considerare che molte delle leggi di allora avevano scopo propedeutico, dovevano servire per far comprendere ed inculcare il concetto di peccato e la sua gravità, ma esse erano transitorie, oggi gli ebrei non applicano alcuna legge del taglione e non lapidano nessuno, lo stato di Israele è oggi considerato una delle più grandi democrazie al mondo! Per quanto riguarda l‟ Islam, sono assolutamente convinto che la maggior parte dei muslin siano gente pacifica e che i fondamentalisti siano una componente minoritaria, temo tuttavia che la maggioranza sia però secolarizzata, nominale, e che perciò non ottemperino 38 a dettami tipo: uccidere i figli che si convertono, lapidare le donne adultere, applicare la legge del taglione e “combattere nelle vie di Allah”, ma si attengono invece a quei precetti che riconoscono come di natura divina, che non urtano con la loro coscienza, mentre la parte fondamentalista temo rappresenti la vera natura dell‟ Islam, credo che il vero muslin sia proprio l‟ integralista, se così effettivamente dovesse essere, potremmo dire che mentre colui che applica letteralmente il Vangelo, l‟integralista cristiano sarebbe simile ad una Teresa di Calcutta, mentre chi applica letteralmente il Corano, l‟ integralista islamico, sarebbe più simile a un Bin Laden. Il cristianesimo dunque è nella sua essenza molto più ebraico dell‟ Islam, anzi è ebraico, l‟ Islam appare più ebraico del cristianesimo, ma nella sostanza non lo è affatto. A scanso di equivoci voglio comunque ribadire il concetto che un uomo giusto è secondo il cuore di Dio, indipendentemente dalla religione cui appartiene, e la salvezza è aperta per tutti gli uomini! Amore universale, tolleranza, laicità, sono una cosa, e io non ho niente contro i miei fratelli muslin, che rispetto, anche per la grande serietà con cui vivono la loro religione, alcuni dei quali ho conosciuto e avuto modo di stimare. Secondo un principio laico difendo la loro libertà di credere e professare la loro fede, tuttavia, come ho già detto, non posso appiattirmi su posizioni generaliste che non condivido affatto, ma so che quanto ho scritto mi pone, agli occhi di molti, nella posizione dell‟ intollerante, del presuntuoso, e dell‟ ottuso! O.K., cambiamo discorso. Vorrei farti un esempio su cosa intendo concretamente quando dico che la riforma non è compiuta, e che dobbiamo rileggere il Nuovo Testamento attraverso gli occhiali dell‟ ebraismo. Prendiamo ad esempio la dottrina concernente l‟ antropologia, che ha fortissime implicazioni anche a riguardo della condizione dell‟ uomo dopo la morte. Qui, come in moltissimi altri casi, l‟ influenza pagana, nel caso specifico ellenista (Platone, Socrate ecc…), è penetrata nel cristianesimo, così, con le dovute modifiche ed aggiustamenti, la concezione antropologica ellenista ha sostituito alla grande quella ebraica (farisaica e certamente di Yeshua). Mi spiego meglio, secondo la concezione ebraica l‟ uomo è un tutt‟ uno, anima e corpo, è stato creato da Dio e, dopo la morte verrà interamente distrutto, secondo quella ellenista invece l‟ uomo sarebbe costituito da un corpo ed uno spirito, l‟anima è lintermediario e costituisce l‟ identità della persona, essa è legata allo spirito il quale è sempre esistito anche prima di incarnarsi nel corpo, che ne costituisce la prigione e lo limita, lo spirito, e l‟anima che ad esso è legata, sono immortali e la morte è dunque l‟ evasione dal corpo. Senza dubbio questa concezione esercita un fascino irresistibile, significa vita eterna intrinseca ed incondizionata, fa dell‟ uomo un dio e non una semplice creatura, e in fatti, è stata facilmente assimilata dai romani e importata nel cristianesimo, con un aggiustamento per renderla più compatibile alla rivelazione biblica, che consiste nell‟ eliminazione del concetto di pre-esistenza dello spirito. Le implicazioni sono notevolissime, 39 oltre a fare dell‟ uomo un dio, su di essa si basano sovrastrutture che non hanno nulla a che vedere con l‟ ebraismo o con il cristianesimo di Yeshua, come il culto dei morti, l‟ adorazione dei Santi, la mariologia… se infatti si fosse mantenuta la concezione ebraica non si sarebbe potuto venerare o chieder grazie a ciò che non esiste, anche lo spiritismo e la negromanzia non avrebbero alcun senso, la vita eterna poi che dono sarebbe se già la possediamo? Dobbiamo predicare il messaggio di Yeshua, che consiste in speranza di resurrezione, o piuttosto quello di Socrate, che consiste nell‟ immortalità dell‟ anima? Questo poi rende necessaria l‟ invenzione di un inferno, poiché se l‟ anima è immortale, per soddisfare il principio di giustizia di Dio, ma anche dell‟ uomo, bisogna differenziare il destino dei giusti da quello degli empi. Alcuni pensano che la soluzione dell‟ inferno non renda però soddisfazione all‟ amore di Dio, se infatti la maggior parte dell‟ umanità finisse all‟ inferno come potrebbe l‟ apostolo cantare “morte dov‟ è il tuo dardo”? Se Satana si fosse trascinato all‟ inferno la maggior parte delle anime, condannate a patire pene eterne, dove sarebbe la vittoria di Cristo, non sarebbe piuttosto questa la vittoria di Satana? Yeshua, non sarebbe dunque morto per salvare l‟ umanità, ma solo per pochi, lasciando i più tra le grinfie di Satana, abbandonati a un destino di sofferenza eterna? Il piano di Dio per la salvezza dell‟ uomo e la missione di Cristo non sarebbero naufragate miseramente? Non sarebbe questo un fallimento? O forse Dio non è abbastanza potente da salvare? Da queste istanze nasce la concezione universalista, secondo cui tutti prima o poi, in un modo o nell‟ altro, in questa vita o oltre i confini posti dalla morte, perverranno a salvezza, come ho già detto non condivido questa posizione che, se soddisfa l‟ esigenza dell‟ amore di Dio non soddisfa però quella della Sua giustizia, in oltre priva la vita terrena di ogni senso, non avrebbero senso nemmeno la rivelazione divina attraverso Israele e l‟opera della croce, se tutti perverremo comunque a salvezza perché dovremmo preoccuparci di essere giusti e di piacere a Dio? Io credo secondo la concezione farisaica e secondo gli insegnamenti di Yeshua che l‟ uomo sia un tutt‟ uno anima e corpo, che sia interamente creato da Dio e che morrà, anima e corpo, la morte è separazione da Dio, dall‟ esistenza, dalla vita eterna, la morte non esiste di per sé ma è non esistenza, come il buio è assenza di luce. Io credo nel messaggio di Yeshua che è speranza di resurrezione, questo è ciò che dobbiamo predicare, il messaggio di Yeshua, non quello di Socrate o di Platone, che consiste nell‟ immortalità dell‟ anima! Credo in una resurrezione alla fine dei tempi, chi muore, non esiste, esce dal tempo che esiste in relazione alla materia, alla vita, all‟esistenza, non ha dunque coscienza di sé né del tempo perché non esiste, la resurrezione è di fatto l‟ esser ricreati e ciò presume il morire, per chi muore il tempo che intercorre tra il momento della morte e quello della resurrezione non esiste, possiamo dunque dire che chi muore chiude gli occhi e li riapre all‟ istante, è un passare dalla morte alla vita, ma non alla vita eterna, anzi risorgeremo per il giudizio. Ora, poiché 40 nessuno è senza peccato ed il peccato è già stato giudicato, poiché è opposizione a Dio, alla vita, è negazione della vita stessa e non può sussistere al cospetto della vita, cioè se la negazione della vita (la morte) si potesse legare alla vita eterna questa non sarebbe più vita eterna (Dio non sarebbe Dio), ciò significa che la vita deve sopraffare la morte, Dio deve distruggere il peccato, la morte stessa deve essere distrutta (morte seconda). Se siamo dunque già sotto condanna perché dovremmo passare per un altro giudizio? Resusciteremo dunque per essere distrutti? Per morire nuovamente? Credo che il peccato non solo sia stato giudicato ma che abbia ricevuto il suo salario nella morte espiatrice di Yeshua, credo cioè che Egli racchiuda in sé, simbolicamente, tutta l‟ umanità nell‟ atto di pagare le conseguenze del peccato, così come Adamo la rappresenta nell‟ atto di ribellione. Se Dio avesse perdonato l‟ umanità in blocco per la sua ribellione, per la sua opposizione a Dio, avrebbe con quest‟ atto avvallato il peccato, avrebbe decretato il Suo si al no dell‟ uomo, si sarebbe creata una frattura in Dio stesso, ciò non è possibile, il peccato doveva essere punito. Credo che la giustizia legale attribuita all‟ uomo attraverso l‟ opera della croce sia universale, che l‟opera della croce sia oggettiva, che cioè sia retroattiva e valga per ogni uomo, vissuto in qualunque luogo ed epoca, indipendentemente dal suo credo, Yeshua morì per l‟ umanità, non solo per alcuni. Non penso però che poiché il peccato ha subito la sua condanna, l‟ umanità passerà automaticamente e in blocco a vita eterna, ora cambiano i parametri di giudizio, mentre, indipendentemente dalla gravità del peccato, eravamo tutti sotto condanna, perché il peccato in sé, anche il più piccolo, per la sua stessa natura, richiedeva una condanna, ora il peccato stesso è stato giudicato e ha ricevuto la sua mercede, l‟ uomo non può non peccare, ma ora non è più sotto condanna in quanto peccatore, non può esser condannato per qualcosa per cui ha già pagato, ma mentre prima era totalmente escluso, a causa del peccato dalla vita eterna, non poteva esser sottoposto a giudizio perché era già stato trovato colpevole e la sentenza su di lui era già stata emessa, ora grazie all‟ opera della croce potrà nuovamente presentarsi al cospetto del giudice ed esser giudicato nuovamente, solo non in riferimento al peccato perché per questo ha già pagato, in Yeshua appunto, ma in base alla fede che gli verrà messa in conto di giustizia (per fede non intendo fede nell‟ identità di Cristo, né nell‟ opera della croce, altrimenti Yeshua sarebbe morto solo per i cristiani, per pochi e la stragrande maggioranza degli uomini ne sarebbe tagliate fuori), verrà giudicato cioè in base al suo desiderio di tornare a Dio, di porre Dio al centro della propria vita, di cessare la sua ribellione e non alla capacità effettiva di farlo. Ora alcuni saranno giudicati giusti per la loro fede e potranno godere della comunione con Dio, entreranno nella vita eterna e gli altri? Se potessero vivere eternamente, sia pur nelle pene dell‟ inferno, ciò significherebbe che potrebbero godere della comunione con Dio (che è l‟esistenza, la vita eterna) questo è un‟ evidente cortocircuito, la negazione di Dio coesisterebbe con Dio, anzi l‟opposizione a Dio sarebbe 41 interna a Dio stesso, non ha senso e poi torna il discorso di poch‟ anzi, propugnato dagli universalisti (che per moltissimi aspetti non fa una piega). Penso che sussisteranno solo coloro che saranno giudicati giusti, tutti gli altri dovranno passare attraverso la morte seconda, che è separazione da Dio, cioè non esistenza, morte eterna. Yeshua fece riferimento alla gheenna, questo luogo era una sorta di discarica, un luogo dove venivano bruciati i rifiuti, una sorta di inceneritore, tutto ciò che vi viene gettato è distrutto, il suo fuoco è inestinguibile, non vi è speranza di scamparla, non un grande diluvio o null‟ altro può spegnere le sue fiamme, chi finisce la dentro viene distrutto. La morte stessa verrà gettata nella gheena, o nello stagno di fuoco, la morte (negazione di Dio) verrà distrutta, tutto ciò che si oppone a Dio sarà distrutto. Sussisterà in eterno solo Dio (che è l‟ eterno) e ciò che si lega a Lui, che a Lui si sottomette, Dio vincerà e distruggerà (secondo la Sua natura) tutto ciò che gli si oppone! L‟ esistenza prevarrà sul nulla, la vita sulla morte, il bene sul male, il giusto sull‟empio, perché Dio ha giudicato Satana! La mia, come avrai capito è una posizione decisamente annichilista. Per quanto concerne un approfondimento sulla concezione antropologica dell‟ ebraismo, ti rimando al meraviglioso saggio di Oscar Cullman, dal titolo “Immortalità dell‟ anima o resurrezione dei morti?”, ho inoltre scaricato qualcosa da Internet, te ne propongo la lettura. Il pensiero orientale - di Ernesto Riva Il pensiero ebraico: L'immortalità dell'anima IL PROBLEMA DELL'IMMORTALITA' DELL'ANIMA L'antico problema dei rapporti tra anima e corpo per l'ebraismo non ha propriamente senso perché il corpo, il corpo vivo (non ne esiste altro, perché il cadavere non è un corpo) è l'anima che informa una materia. Un corpo vivo è un'anima che posso toccare. Il corpo è una funzione dell'anima, non è un essere diverso dall'anima. Esiste in ebraico una parola, nefesh, che viene tradotta in greco psyché e in latino anima. Nella tradizione ebraica, l'anima umana è creata e non è per natura consustanziale alla divinità. L'anima, dunque, non essendo divina, alla morte non ritorna propriamente alla divinità perché non ne è mai uscita. È stata creata, è ontologicamente diversa dalla sostanza della divinità. In secondo luogo, l'anima umana non preesiste al corpo. Il pensiero ebraico non ha alcuna idea del mito orfico della preesistenza delle anime, della loro caduta 42 nei corpi, della loro trasmigrazione di corpo in corpo. L'idea che l'esistenza dell'anima nel corpo sia una disgrazia, una catastrofe o la conseguenza di una colpa, le è totalmente estranea. L'esistenza corporea e fisica, nella tradizione ebraica, non è mai sentita come colpevole né vergognosa né impura. L'ebraismo non ha alcuna idea di un dualismo sostanziale tra anima e corpo. In ebraico non vi è neppure una parola per designare il corpo nel senso di Platone e Cartesio, come sostanza distinta dall'anima. C'è invece la parola per designare il cadavere, che non è un corpo. Questa mancanza d'un termine è significativa. Per l'ebraismo un corpo senz'anima non solo non esiste, ma non ha alcun senso. È soltanto il frutto di un errore di analisi. Quando non c'è più anima non c'è neppure corpo. C'è solo un cadavere, cioè un mucchio di polvere che si decompone. È del tutto normale che il popolo ebreo, composto da contadini, artigiani e pastori, uomini che lavorano la materia concreta e i suoi elementi, non abbia concepito un termine per designare ciò che non esiste, cioè un corpo senz'anima. Essi avevano un termine per designare il principio della vita, nefesh, poi un termine per designare il cadavere, ma nessuno per designare il corpo distinto dall'anima. C'è però in ebraico un altro termine, basar, che è stato tradotto in greco sarx e in latino caro (carne). Si badi: non corrisponde a ciò che intendiamo noi per carne. In modo più o meno confuso noi identifichiamo carne con corpo, per noi sono la stessa cosa. Invece per l'ebreo, giustamente, non è così; basar non è affatto il corpo distinto dall'anima. Basar è la totalità umana, la totalità psicofisiologica o psicosomatica. È il biologico e lo psicologico insieme. L'ebraico basar corrisponde quindi a ciò che noi chiamiamo il vivente tutto intero. Ciò che l'ebreo chiama "carne" corrisponde all'uomo o agli uomini. In ebraico le funzioni o le passioni che in una antropologia dualistica vengono attribuite al corpo, sono invece attribuite a nefesh, all'anima: "Acqua fresca all'anima che arde di sete" (Proverbi, 25,25); "Se la tua anima avrà voglia di mangiare…" Deuteronomio, 12,20). Al contrario, le funzioni o le passioni che in un'antropologia dualista sono attribuite ordinariamente all'anima, allo psichismo, nell'antropologia ebraica sono attribuite agli organi dl corpo. "Le mie viscere trasalgono di gioia" (Proverbi, 23,16); "I miei reni esultano" (Proverbi, 23,16). "Anche durante la notte i miei reni mi ammoniscono" (Salmi, 16,7). Come si vede, l'uomo, in ebraico, è inteso come unità psicosomatica indissolubile. Sotto questo aspetto, l'antropologia ebraica, nella sua concezione concreta, si unisce all'analisi aristotelica del De anima. Non deve perciò destare meraviglia se, in definitiva, l'antropologia cristiana posteriore, quella di San Tommaso d'Aquino ad esempio, ha preferito l'analisi aristotelica a quella platonica, per esprimere il composto umano. L'antropologia ebraica conosce inoltre una dimensione originale che sembra assente dalla filosofia greca (salvo forse qualche testo di Aristotele sul nous). Questa dimensione è la dimensione soprannaturale, la quale appartiene alla sfera della divinità ed è radicalmente diversa da qualunque 43 cosa creata. Essa è indicata dal termine ruach, tradotto in greco con pneuma e in latino con spiritus(la parola ruach in ebraico designa tanto lo spirito di Dio quanto lo spirito dell'uomo). Lo spirito, nel linguaggio biblico, è ciò grazie al quale possiamo entrare in relazione con Dio, creatore del mondo e delle anime. Si può ricordare, a questo riguardo, che l'opposizione paolina tra carne e spirito è appunto tra l'uomo nella sua dimensione biopsicologica e l'uomo nella sua dimensione soprannaturale. Così pure, la celebre affermazione all'inizio del Vangelo di Giovanni, "o logos sarx egéneto" (Gv 1,1-14) vuol dire che la Parola creatrice di Dio è diventata uomo. Insomma, l'anima e il corpo sono la carne in senso biblico. L'immortalità dell'anima, nella prospettiva ebraica (e anche cristiana) non è pacifica. Le cose sono assai più complesse. Se infatti l'anima umana non è divina per natura, non è increata, se cominciò ad esistere venti, trenta, cinquant'anni fa, come possiamo sapere se continuerà ad esistere quando avrà finito d'informare una materia per costituire il corpo che io sono? In tal caso, se l'esistenza è per se stessa un dono, come sapere se continuerà allorché avremo cessato d'informare la materia che costituisce il corpo? In altri termini, se l'anima è creata, essa non è la propria esistenza, riceve perciò la vita. È ontologicamente dipendente. Dunque come potrebbe sopravvivere alla morte? La risposta ebraica è: l'immortalità non è né un diritto né una proprietà naturale per l'anima; essa è e sarà un dono. L'uomo è un'anima vivente: nefesh haiia. È basar, carne, cioè totalità psicosomatica. Sono due parole per designare l'uomo. La speranza giudaica, nel suo ramo farisaico, è che l'uomo vivrà dopo la morte. Il giudaismo farisaico, per quanto lo conosciamo dai testi dell'epoca, insegnava una resurrezione alla fine dei tempi, cioè i morti dovevano aspettare la resurrezione. Nonostante le importanti implicazioni, quest‟ argomento non è che uno dei tanti, portato ad esempio, come ho già detto dobbiamo metter mano al piccone, smantellare tutti i blocchi dottrinali spacciati per cristiani, esaminarne i frammenti con la lente di ingrandimento dell‟ ebraismo e vedere se sono autentici o piuttosto da scartare, non è facile! Dobbiamo tener conto del fatto che la riforma, la quale portò a depurare il cristianesimo da molti dei dogmi estranei al cristianesimo autentico non è compiuta, ci sono ancora molti blocchi sul nostro cammino verso Yeshua, mettiamo però che prima o poi si riesca, con l‟ aiuto di Dio, a depurare il cristianesimo da tutto ciò che è ad esso estraneo, ci troveremmo di fronte due enormi massi difficili da superare, il concetto di trinità che concepisce un Dio uno ma trino, cioè tre persone in una, un unico Dio formato da tre persone distinte, che tuttavia formano una sola persona, l‟ altro, strettamente collegato, riguarda l‟ identità di Yeshua, la Sua divinità, il Suo essere veramente uomo e veramente Dio. Qui la quasi totalità dei credenti si tira indietro immediatamente, a priori, solo il ragionare 44 su queste questioni è visto come eresia, come peccato mortale, si teme che solo il mettere in dubbio queste cose costituisca un allontanamento dalla verità (data assolutamente per scontata, in maniera aprioristica), solo il volerci riflettere, il volerne parlare è considerato non un peccato, ma il peccato per antonomasia, che porta inesorabilmente a perdizione, la bestemmia più grave, contro lo Spirito, contro Gesù, contro Dio stesso, qui la paura di deviare, di cadere in errore è troppo forte, se la schiacciante maggioranza, cattolici e protestanti, la pensano in un modo, se solo alcune piccole minoranze notoriamente eretiche la pensano diversamente (io tra l‟ altro non faccio parte di alcuno di questi gruppi organizzati), beh …meglio attenersi all‟ ortodossia su questo punto, tali convinzioni sono radicatissime ed impediscono a molti, solamente di affrontarne il discorso, magari alcuni fingono di farlo, ma senza realmente mettere in discussioni le proprie opinioni, magari per zelo apologistico. Tu dici: “Fondamento del cristianesimo è che Gesù di Nazareth è tout court Dio, il che mi pone fuori”, ma siamo sicuri che questo sia il fondamento del cristianesimo, quello di Yeshua intendo? Visto che il cristianesimo nasce in Israele, da un Rabby appartenente alla setta dei farisei, e visto che qualche migliaia di discepoli giudei lo seguirono anziché lapidarlo, ciò mi sembra molto poco probabile, anche perché i giudei, cui Dio si è rivelato nel corso di migliaia di anni, non solo non erano al corrente del Suo essere trino (i trinitari sostengono che tale rivelazione non fosse presente nell‟ antico testamento in quanto rivelata con l‟ avvento di Yeshua), ma la cosa veramente strana è che non erano neanche al corrente del fatto che Dio fosse una persona ma tuttavia due distinte, Padre e Spirito Santo, che grande lacuna nella rivelazione, forse che Dio non volesse veramente rivelarsi? Anche Yeshua non parlò mai di un Dio unico e trino, e non disse mai di essere Egli stesso Dio, e gli apostoli che insegnarono minuziosamente ogni aspetto dottrinale perché non dissero in modo chiaro ed inequivocabile che Dio è uno ma composto da tre persone? Possibile che una dottrina di tale importanza, basilare, fondante del cristianesimo, sia stata lasciata alla deduzione? Che debba essere supposta, disquisendo magari su come deve essere interpretato un versetto all‟ inizio del Vangelo di Giovanni? Su di una regola grammaticale del greco antico, sul fatto che ci vada o meno un articolo? Giovanni, Matteo, Marco, Luca, Pietro, Paolo e gli altri Apostoli avrebbero lasciato in ombra proprio una dottrina così importante? Non l‟ avrebbero insegnata invece con molta chiarezza ed insistenza? Non l‟avrebbero messa al centro della loro predicazione e dei loro insegnamenti? Tutto questo non fu per caso stabilito da uomini tre, quattrocento anni dopo, nei concili di Nicea e di Costantinopoli, a proposito della disputa contro Ario? E non fu sempre allora che essi si pronunciarono sulla natura del Cristo, definendolo vero Dio e vero uomo? Tutto questo non accadde per caso sotto quell‟ imperatore pagano di nome Costantino, quel Costantino guarda caso che favorì l‟ ingresso in massa dei pagani nel cristianesimo? Su queste cose il mio modo di pensare è simile a quello di Michele Servito o di Fausto 45 Sozzini, con la differenza che quest‟ ultimo non credeva nell‟ opera redentrice della croce. Su queste cose, do ragione ai Testimoni di Geova (anche se poi dissento su moltissime altre dottrine). Insomma sono ebreo, protestante, anabattista, sociniano e annichilista, in altri tempi dubito che sarei potuto scampare al rogo o dalle camere a gas! Antitrinitarismo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Nel cristianesimo l'Antitrinitarismo è la negazione della dottrina della trinità di Dio (per i "trinitari" Dio è uno solo, non esistono altri "dei" al di fuori dell'unico Dio, Gesù Cristo è Dio, come pure lo Spirito) che è considerata ortodossa dalla maggior parte delle chiese cristiane. Sono esistiti ed esistono tutt'oggi gruppi di derivazione cristiana non trinitari che si identificano come cristiani, ma rigettano la dottrina della trinità e unicità di Dio come definita dai concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381), in relazione alla controversia ariana. Storia Antitrinitari dei primi secoli Vi sono stati e vi sono numerosi altri punti di vista sulle relazioni intercorrenti tra Padre, Figlio e Spirito Santo (bollati come eretici dai trinitari che a loro volta erano considerati eretici); le principali sono: Gli Ebioniti credevano che il Figlio fosse subordinato al Padre essendo non più di un umano speciale. Essi sostenevano che Gesù non era figlio di Dio, ma piuttosto un uomo comune che era profeta. Tuttavia questi gruppi rigettavano completamente le dottrine di Paolo di Tarso, considerato un impostore, e avevano un canone della Bibbia distinto da quello che divenne quello cattolico. Marcione (Sinope, Ponto, 85 ca - 160 ca) credeva vi fossero due Deità, una della Creazione/Vecchio Testamento e una del Nuovo Testamento. Il Subordinazionismo Concepiva la subordinazione del Cristo (Figlio) al Padre (Dio). Sostenuto da alcuni apologeti del II-III secolo, influenzando alcuni pensatori cristiani, da Origene fino ad Ario. Il Modalismo o Patripassianismo o Sabellianismo da Sabellio (III Secolo) afferma che Dio ha assunto forme diverse sia nel Vecchio Testamento che nel Nuovo Testamento e che Dio si è manifestato in tre 46 modi principali in relazione alla salvezza dell'umanità. Quindi Dio è Padre nella Creazione (Dio creò o generò un figlio attraverso la nascita da una vergine), Figlio per la Redenzione (Dio si manifestò dentro o dimorò dentro al generato uomo Cristo Gesù per il proposito della sua morte in croce) e Spirito Santo nella Rigenerazione (lo Spirito di Dio che dimora nelle anime dei cristiani credenti). Alla luce di questa credenza Dio non è tre persone separate ma, piuttosto, un Dio che si manifesta in molteplici modi. I suoi proponenti sostengono che questa veduta mantiene il monoteismo rigido che si trova nel Giudaismo e nelle scritture del Vecchio Testamento. Ario (256 - 336) credeva che il Figlio fosse subordinato al Padre, di cui sottolineava l'assoluta unicità e trascendenza dichiarandolo sorgente non originata di tutta la realtà, una creatura di ordine superiore, generato dal Padre come primogenito di tutta la creazione e avente uno status divino, cioè anche se viene chiamato Dio, egli non è veramente Dio e quindi non della stessa sostanza del Padre. I Macedoniani da Macedonio Vescovo di Costantinopoli (dal 342 al 360), detti Pneumatomachi (ostili allo Spirito) perché negavano la divinità e la consustanzialità dello Spirito Santo ritenendolo una realtà intermedia tra Dio e le creature. L'Anomismo o Aeziani (Aezio teologo ariano inizio sec IV-367) l'essenza divina coincide con "l'essere ingenerato" (in gr. agennesia), solo il Padre è Dio, e il Figlio è da Lui fondamentalmente dissimile (in gr. Anómoios). L'Adozionismo vede in Gesù il figlio adottivo del Padre. Adottato, secondo alcuni, dopo il battesimo, secondo altri, dopo la resurrezione. Cristo fu, in un certo senso, divinizzato dallo Spirito Santo ottenendo la capacità di fare miracoli senza per questo diventare Dio. I Monarchiani (Paolo di Samosata) Affermarono l'unicità di Dio, Cristo è uomo legato a Dio per ospitare in sé la forza divina. Antritrinitari storici della Riforma Dopo la Riforma del XVI Secolo, alcuni gruppi di derivazione protestante misero in discussione la formulazione trinitaria. Tra questi: Michele Serveto, (Miguel Servet 1511-1553) Medico e riformatore religioso spagnolo. Contestò la dottrina trinitaria nel De Trinitatis erroribus, non negava completamente la Trinità in quanto sosteneva 47 che Dio è uno solo e le tre persone sue semplici modalità avvicinandosi al Modalismo. Rifiutò il battesimo dei bambini e considerava la Cena del Signore un nutrimento puramente spirituale. Venne condannato al rogo dai calvinisti di Ginevra (1525-1562). Socinianesimo, fondato da Fausto Socini (Fausto Paulo Sozzini lat. Socinus 1539-1604) continuatore dell'opera svolta da suo zio Lelio. La teologia di Socino, fondata unicamente sulla Scrittura e sulla finitezza dell'uomo. Derivava dall'applicazione di una critica strettamente filologica e razionalistica della Bibbia. Secondo Socini Dio si fa conoscere mediante la parola (la scrittura) e prevalentemente attraverso Cristo (la sua interpretazione del Logos) per cui a Cristo competerebbe l'appellativo (inteso come titolo) di Figlio di Dio perché è il più eccellente rappresentante dell'umanità viene così affermata una minore distanza tra uomo e Dio, viene negato il peccato originale, di conseguenza la salvezza da parte di Gesù si esplica non espiando il peccato ma dando l'esempio a mostrare amore che indurrebbe Dio al perdono. Questa veduta è ampiamente spiegata in De Jesu Christo servatore, altra sua opera è il De auctoritate Sancta Scripturae. Nel Socinianesimo confluirono diverse idee antitrinitarie: da quelle del già citato Serveto al movimento anabattista, da spunti della tradizione umanistica alla dottrina di Juan de Valdés e da parti della filologia di Lorenzo Valla. Nel 1658 si stabilirono in Transilvania, Moravia, Ungheria, Germania, Francia, Olanda, Inghilterra e America settentrionale. Influenzarono gli Arminiani, i Mennoniti, i Dissenters e i Deisti inglesi, gli illuministi tedeschi nonché Ugo Grozio e Baruch Spinoza I dettami del Socinianesimo erano un'applicazione dello spirito critico ai fatti religiosi, una svalutazione della dimensione dogmatica, sostenere un ideale di cristianesimo razionale, pacifista e umanitario basato sull'etica. Gli Arminiani da Jacobus Arminius (Jakob Harmensz, 1560-1609) secondo cui l'Essere Divino era composto da tre persone uguali per natura ma diversi per grado: il Figlio e lo Spirito Santo derivano dal Padre. Testimoni di Geova I Testimoni di Geova insistono sulla unicità di Dio e rigettano la dottrina trinitaria sulla scorta di una analisi delle Sacre Scritture che, secondo i testimoni, né esplicitano né lasciano supporre il concetto trinitario. Per esempio nella prima lettera ai Corinzi 8,5-6 si può leggere: "In effetti ci sono molti dèi e molti signori", quindi, l'apostolo Paolo aggiunge: "Effettivamente c‟è per noi un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose". Sì, c‟è un solo vero Dio: Geova. Gesù stesso, pregando questo Dio, disse: 48 «Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo» (Giovanni 17,3) Ebraismo e Islam L'insegnamento trinitario è tipico del cristianesimo ed in disaccordo con le altre religioni abramitiche, Ebraismo e Islam; i primi rigettano interamente la missione divina di Gesù, i secondi accettano Gesù come un profeta umano come Maometto ma rigettano totalmente la sua deità.Molti all'interno del Giudaismo e dell'Islam accusano i Cristiani trinitari di praticare il politeismo, di credere in tre dei invece che in uno solo. L'Islam sostiene questo perché Allah è unico e assoluto (tawhìd). la Trinità è impossibile ed è persino stata condannata come politeistica. Come viene sottolineato dal Corano che afferma "Di': «Egli, Allah, è Unico, Allah è l'Assoluto. Non ha generato, non è stato generato e nessuno è uguale a Lui»" Obiezioni alla dottrina monoteistica/trinitaria La critica alla dottrina include l'argomento che il suo mistero, un'evidente paradosso, in cui viene detto che le persone di Dio condividono completamente una singola sostanza divina, l'Essere di Dio e tuttavia non partecipano dell'identità di ciascuno. I critici mettono in discussione la dottrina perché essi ritengono che questo insegnamento, definito fondamentale, mancherebbe di un supporto scritturale diretto. Chi invece professa la dottrina ortodossa riconosce la mancanza di un supporto diretto o formale nell'antico testamento, ma non nel Nuovo, poiché la dottrina trinitaria sarebbe stata rivelata con la venuta di Gesù. Il dibattito sulla base biblica della dottrina tende a ruotare principalmente sulla questione della divinità di Gesù. Controversie sulla Scrittura Antico Testamento Alcuni esegeti trovano pluralità in termini del Vecchio Testamento come elohim Altri negano che elhoim denoti pluralità, facendo notare che, questo nome, in quasi tutte le circostanze richiede un verbo singolare e argomentando che dove sembra suggerisca pluralità viene smentità dalla grammatica Ebraica. La New Catholic Encyclopedia riporta che "La dottrina della Santa Trinità non è insegnata nel Vecchio Testamento", e "Nel Vecchio testamento non si trova 49 alcuna indicazione chiara di una Terza persona. Spesso è menzionato lo Spirito di Dio, ma nulla dimostra che lo Spirito è distinto da Jhwh stesso. Il termine viene usato sempre in relazione all'operare di Dio" [3]. In realtà l'enciclopedia afferma anche che "i primi Padri della Chiesa erano convinti dell'esistenza di riferimenti alla dottrina della Trinità anche nell'Antico Testamento e hanno trovato questi riferimenti in non pochi brani della Bibbia. Molti di loro ritenevano non solo che i profeti avesso dato testimonianza della dottrina, ma ritenevano pure che essa si fosse fatta conoscere perfino ai patriarchi." Nuovo Testamento Per coloro che professano la divinità di Gesù questa dottrina è presente nella cristologia dell'apostolo Giovanni, quando nel prologo del suo vangelo si afferma che "In principio era il Verbo (cioè il Logos), ed il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio". La Chiesa ritiene che con Logos, un termine derivato dal linguaggio filosofico greco e utilizzato da Giovanni, l'apostolo si riferisce a Gesù come inerente a Dio e perciò Dio egli stesso, .. Gesù inoltre accettò l'adorazione, perdonò i peccati, dichiarò di essere unico col Padre e usò l'espressione "Io sono" come un'eco del Nome Divino (secondo alcune traduzioni) dato a Mosè sul Sinai. Secondo la cristologia ortodossa infatti Gesù è veramente uomo e veramente Dio, non esistendo infatti "altri" dei accanto a Dio, essendo ciò esplicitamente vietato dal Decalogo. Per gli ortodossi questa dualità della natura divina di Gesù è presente in diverse parti del Nuovo Testamento e come uomo Gesù è inferiore al padre, anzi impara l'ubbidienza e prova l'abbassamento totale, sebbene affermi in seguito che egli dovrà "ascendere al Padre mio e Padre vostro, Iddio mio e Iddio vostro", distinguendo così fra l'essere figli di Dio in senso figurato (caratteristico degli uomini) e in senso proprio (caratteristico di Gesù), come descritto nel primo capitolo della lettera agli Ebrei 1,1-14e anche in divesi passi di San Paolo. Obiezioni antitrinitarie Coloro che rigettano la divinità di Gesù da parte loro, offrono spiegazioni diverse, mettendo in evidenza, fra le altre cose, che Gesù rifiutò di essere chiamato buono per deferenza a Dio ("... verso il Padre" Marco 10,8), rinnegando l'onniscienza, come figlio "imparò l'ubbidienza" (Ebrei 5,8) e si riferì all'"ascendere al Padre mio e Padre vostro, Iddio mio e Iddio vostro" (Giovanni 20,17). Inoltre si riferiscono ad affermazioni di Gesù come la sua dichiarazione che ... il Padre è maggiore di me ... (Giovanni 14,28) o che non era onnisciente quando affermò: ... né il Figlio, ma solo il Padre. (Marco 13,32) e di Gesù chiamato ... il primogenito di tutta la creazione ... (Colossesi 50 1,15) e ... il principio della creazione di Dio ... (Apocalisse 3,14) che mette in discussione la sua essenza eterna. Posizione di Raymond E. Brown Raymond E. Brown in Theological Studies, scrisse che alcune scritture [4] sembrano implicare che il titolo Dio non fosse usato per Gesù e che vi sono "evidenze negative che, spesso, vengono, in qualche modo, ignorate, nel modo in cui i Cattolici affrontano l'argomento". Tuttavia la conclusione di Brown è che Gesù è chiamato Dio nel Nuovo Testamento, ma lo sviluppo è stato graduale e non è emerso fino a un'epoca tarda nella tradizione del Nuovo Testamento, in cui "ci sono tre affermazioni ragionevolmente chiare e cinque probabili in cui Gesù è chiamato Dio. Usare "Dio" per Gesù è attestato all'inizio del II secolo come prosecuzione dell'uso iniziato ai tempi del Nuovo Testamento. "Gesù è il Signore" era evidentemente una popolare formula confessionale ai tempi del Nuovo Testamento, e con questa formula i cristiani hanno dato a Gesù il titolo di "kyrios", che è la traduzione della Septuaginta per YHWH. Se a Gesù viene dato questo titolo, perché non può essere chiamato Dio (theos), che la Septuaginta spesso utilizza per tradurre Elohim?" Risposte alle obiezioni I trinitari spiegano che queste affermazioni si riassumono nel fatto che Gesù esisteva come il Figlio di Dio incarnato. Quindi è vero Dio e vero uomo che "divenne inferiore agli angeli, a nostro favore" (Ebrei 2,6-8; Salmi 8,4-6) e che fu tentato come gli uomini sono tentati ma non peccò (Ebrei 4,14-16). Controrisposte In risposta, alcuni non-trinitari, ribattono che era limitato non solo mentre era in forma di uomo ma con 1 Corinti 11,3 ("... il capo del Cristo [è] Dio ..." King James Version), scritto intorno al 55 d.C., dopo che Gesù era tornato in cielo, quindi era ancora in una relazione di inferiorità rispetto al Padre. Inoltre fanno riferimento ad Atti 7,55 e Filippesi 2,9 dove Gesù viene esaltato dopo l'ascensione al cielo; Ebrei 9,24, Atti 7,55, 1 Corinti 15,24-28 si riferiscono a Gesù come una personalità distinta nei cieli, il tutto dopo la sua ascensione.[5] Teorie sull'origine e influenza politeistica Molti cristiani non-trinitari rigettano la dottrina della Trinità in quanto, secondo loro, è un evidente esempio di influsso politeistico sul cristianesimo. Chi professa la dottrina del monoteismo trinitario rigetta tale accusa, perché la chiesa antica interpretava come pagana l'idea di una trinità di dei, oppure 51 che Gesù Cristo fosse un altro dio, minore e di natura distinta dall'Onnipotente e unico Dio. Questa era la dottrina di Ario, che faceva di Gesù un essere divino potente, ma non onnipotente, come gli dei dell'antichità classica, Apollo, o Ercole, quest'ultimo nato come uomo ma poi assunto nell'Olimpo da Giove). Secondo tale punto di vista, infatti, la dottrina della trinità infatti non può mai essere distinta da quella dell'unità di Dio, ed è proprio l'idea di una pluralità di dei accanto all'unico Dio che è contraria al primo comandamento dell'ebraismo: "non avrai altro dio accanto a me". Coloro che accusano di paganesimo le chiese cristiane ritengono che un'idea più semplice di Dio si perse presto nella storia della Chiesa, attraverso l'adattamento a idee pagane e l'incomprensibile dottrina della Trinità ne avrebbe preso il posto. Essi ritengono che ci sia affinità con l'adorazione di dei pagani raggruppati per tre o triadi presenti anche in Egitto, Grecia e Roma e Babilonia, secoli prima, durante e dopo Cristo. Secondo gli antitrinitari dopo la morte degli apostoli ci sarebbe stata un'infiltrazione di queste credenze nella Cristianità. Tuttavia c'è chi sostiene che già scritti cristiani del I e II Secolo, fra cui il Nuovo Testamento canonico, riflettono in un certo qual modo la credenza che Gesù era uno con Dio Padre (i gruppi cristiani che effettivamente rifiutavano questa affermazione erano gli Ebioniti, che tuttavia non accettavano i libri sacri che diventarono definitivamente canonici nel IV secolo). Gli anti-trinitari ribattono che fu a questo punto che la natura dell'unicità si evolse da coesistenza pervadente a identità e trovano un collegamento diretto tra la dottrina della Trinità e i teologi della Scuola di Alessandria che, con la sua forte enfasi sulla divinità di Gesù, avrebbe fatto da intermediaria tra l'eredità religiosa egiziana e la cristianità. In realtà anche Ario era di Alessandria, e la sua teologia riflette anch'essa la tradizione di quella scuola. Il cristianesimo ortodosso è accusato pertanto di adottare principi pagani inventati dagli egiziani e adottati dal pensiero cristiano attraverso la filosofia greca. Come di ciò, i critici della dottrina, additano la largamente riconosciuta adozione, da parte della cristianità, della filosofia platonica, evidente nelle formule trinitarie che appaiono verso la fine del III Secolo. In realtà formule platoniche sono già presenti nel vangelo di Giovanni, dato che il termine logos è largamente usato da Platone e da Filone alessandrino. La dottrina trinitaria divenne fermamente radicata sui territori ellenizzati. Quindi un'idea essenzialmente pagana si sarebbe imposta con la forza alle Chiese iniziando dal periodo Costantiniano. Anche se le trinità neo-platoniche, come quella dell'Uno, del Noûs e dell'Anima, non sono una trinità di equità consustanziale, come nella Cristianità Ortodossa. In realtà, sebbene al concilio di Nicea sia prevalsa l'attuale dottrina ortodossa, nei decenni successivi, a partire dagli ultimi anni di vita di Costantino (che fu battezzato in punto di morte secondo 52 l'arianesimo) e soprattutto sotto Costanzo, che era un convinto ariano, il cristianesimo niceno era fortemente avversato dal potere politico al punto che quasi tutti i vescovi ortodossi erano stati esiliati. La situazione si placò sotto l'imperatore Giuliano che, indifferente al cristianesimo, permise ai cattolici di rientrare nelle loro sedi. I non trinitari asseriscono che i Cattolici devono aver riconosciuto le radici pagane della Trinità, perché le asserzioni del prestito furono sollevate da alcuni disputanti durante il tempo che la Dottrina Nicena si stava formalizzando e adottando dai Vescovi. Per dimostrare tale tesi portano come esempio, del IV secolo, gli scritti del Vescovo Cattolico Marcello di Ancira sulla Sacra Chiesa che affermano: «Adesso con l'eresia Ariana che ha corrotto la chiesa di Dio ... questi dieci insegnano tre ipostasi» [6] proprio come Valentino l'eretico, che per primo le usò nel suo libro Le tre nature. Egli fu il primo ad utilizzare le tre ipostasi e le tre persone del Padre, Figlio e Spirito Santo, e, si è scoperto che ha attinto da Ermes e Platone. "[7]. Queste affermazioni su un termine chiave della Cristianità Niceana, attribuita ad uno gnostico, darebbe credibilità all'accusa di aver preso in prestito dalle religioni politeistiche. Marcello, dopo la sua morte, fu condannato come eretico (381) con l'accusa di insegnare una forma di Sabellianismo (Modalismo). I primi apologisti, incluso Giustino martire, Tertulliano e Ireneo, hanno spesso discusso i paralleli e i contrasti tra Cristianità, paganesimo e sincretismo[8] rispondendo, nei loro scritti apologetici cristiani, alle accuse di aver attinto dal paganesimo. Triadi e loro rappresentazioni Babilonia: Sin, Shamash e Ishtar; Anu, Enlil o Bel e Ea Egitto: Ptah, Ra e Amon o Ptah, Sokar e Osiride Grecia: Zeus, Poseidone e Ade) Roma: Giove, Marte e Quirino prima e Giove, Giunone e Minerva poi Brahmanesimo: (tra IX e VI sec. a.C.) Il dio Brahmã è rappresentato con tre teste Religione Celtica: (tra il VI e III sec. a.C.) Le divinità Celtiche erano dei della vegetazione, della guerra e divinità tutelari e spesso venivano raffigurate con tre teste o con tre volti o tre figure identiche. 53 Buddhismo: Rappresentate da tre ruote sono le tre fondamenta o Gemme del buddhismo (Triratna) e cioè il Buddha, il suo insegnamento e la comunità. Secondo la scuola mahayana metafisica Svàtantrika e le sue derivazioni come ad esempio la Yogacara , trikãya designa i tre corpi o tre livelli di esistenza del buddha, aggiungendo Samboghakaya e Nirmanakaya al Dharmakaya mahayanico originario[9]. Versetti controversi Giovanni 1,1. L'ultima frase del versetto, in quasi tutte le versioni, viene tradotta come "e la Parola era Dio" (Revised Standard Version, King James Version, Diodati, Nuova Riveduta, Luzzi, World English Bible, A Conservative Version, Darby) o "e il Verbo era Dio" (Vulgata, C.E.I., Reina Valera). Questa forma è mantenuta da alcuni unitariani, altri antitrinitari come i testimoni di Geova traducono "la Parola era un dio", mentra altri ancora fanno le seguenti considerazioni: Il greco usa la parola "Dio" (théos) sia per riferirsi al Padre che ad altre autorità. Queste includono il Diavolo (2 Corinti 4,4), deità minori (1 Corinti 8,5) e autorità umane (Giovanni 10,34.35; Atti 12,22). All'epoca della stesura del Nuovo Testamento, la lingua usata era il Greco koiné la sua caratteristica era quella di essere scritto in tutte lettere maiuscole. Non essendoci caratteri maiuscoli e minuscoli non poteva certo farsi la distinzione che noi oggi facciamo tra Dio e dio. In genere è il contesto che la fa da giudice. Quasi sempre nel Nuovo Testamento quando "Dio" fa riferimento al Padre, nel testo greco appare l'articolo determinativo (questo articolo si vede solo nel testo greco ma non è mai tradotto). I traduttori sono normalmente molto sensibili a questo (vedi Giovanni 10,33). La differenza tra theós con e senza l'articolo si nota in Giovanni 1,1: "all'inizio era la Parola, e la Parola era con "il theós", e la Parola era "theós". siccome l'articolo determinativo nel secondo caso di "theós" ("Dio") non c'è di solito il significato sarebbe "dio" o "divino". James 54 Moffatt, che era un professore di greco e di Esegesi del Nuovo Testamento al Mansfield College di Oxford in Inghilterra, ed autore dell'omonima Bibbia di Moffatt, tradusse la frase, "il lógos era divino". Una spiegazione molto chiara di come tradurre theós senza l'articolo determinativo si può trovare in Jesus As They Knew Him, di William Barclay, un professore del Trinity College di Glasgow: «In un caso come questo noi non possiamo fare altro che andare ai termini greci che sono "theós en hó lógos". Hó è l'articolo determinativo, il, e si può vedere che c'è un articolo determinativo con "lógos", ma non con "theós". Quando in greco due nomi sono congiunti dal verbo "essere", e quando ambedue hanno l'articolo determinativo, si intende che l'uno sia identificato pienamente con l'altro; ma quando uno di loro è senza l'articolo, diventa più un aggettivo che un nome, e descrive piuttosto la classe o sfera di appartenenza dell'altro». Un esempio potrebbe rendere l'idea. Se dico "Il predicatore è l'uomo" identifico il predicatore con l'uomo, una persona specifica che ho in mente se, invece, non metto l'articolo dicendo "Il predicatore è uomo" quello che voglio dire è che il predicatore è classificato come uomo, nella sfera della virilità è un essere umano. Così come nell'ultima frase di Giovanni 1,1 Giovanni non ha messo l'articolo prima di "theós", "Dio". Il lógos, perciò non è identificato come Dio o con Dio; la parola "theós" è divenuta aggettivo e descrive la sfera di appartenenza del lógos. Perciò possiamo dire che il lógos appartiene alla stessa sfera di Dio, pur senza essere identificato con Dio.[10] Qui la New English Bible adopera quella che ritiene la traduzione perfetta: Quello che era Dio, la Parola era. The Bible-An American Translation (1935) traduce e la parola era Divina, The New Testament in an Improved Version (1808) e la Parola era un Dio, The Emphatic Diaglott (1864) e un Dio era la Parola, La Sainte Bible (1879) e la Parola era un Dio, La Bible du Centenaire (1928) e la Parola era un essere divino, Das Evangelium nach Johannes, di Siegfried Schulz (1975) e un dio (o, di specie divina) era la Parola, Das Evangelium nach Johannes, di Johannes Schneider (1978) e di una sorta simile a Dio era il lógos, Das Evangelium nach Johannes, di Jürgen Becker (1979) e un dio era il lógos Una conferma indiretta è data da Giuseppe Flavio [11] Nell'Introduzione a pag. XLVIII viene detto: Non di rado Giuseppe [Flavio], per significare 55 l'intervento divino nei fatti umani, preferisce far uso di un generico tó teión, la divinità, piuttosto che del ben più personalizzante ò theós, che ovviamente per lui è il dio dei Giudei L'influenza dell'imperatore Costantino nella definizione della trinità Molti antitrinitari considerano l'imperatore romano Costantino I il vero fautore della trinità, egli avrebbe esercitato pressioni sui vescovi riuniti nel primo concilio di Nicea affinché risolvessero in tempi rapidi le controversie dottrinali. «Costantino, come suo padre, adorava il Sole invitto; . . . la sua conversione non va interpretata come un'esperienza interiore di grazia . . . Fu una questione militare. La sua comprensione della dottrina cristiana non fu mai molto chiara, ma egli era sicuro che la vittoria in battaglia dipendeva dal favore del Dio dei cristiani» (Henry Chadwick, The Early Church, Harmondsworth 1967, pp. 122, 124) L'Encyclopædia Britannica spiega: «Costantino stesso presiedette, guidando attivamente le discussioni, e propose personalmente . . . la formula cruciale che esprimeva la relazione fra Cristo e Dio nel simbolo formulato dal concilio, 'consustanziale col Padre' . . . Intimoriti dall'imperatore, i vescovi, con due sole eccezioni, firmarono il simbolo, molti fondamentalmente contro la loro volontà".» (Chicago 1971, vol. 6, p. 386.) Su questa tesi non c'è accordo tra gli storici. Associazione Wikimedia Italia : sono aperte le iscrizioni per l'anno 2007 Cristologia A Gesù Cristo nel Cristianesimo si attribuisce sia la natura umana che quella divina. Questa dottrina si è progressivamente definita nel primo millennio del Cristianesimo soprattutto nei primi sette concili ecumenici; in questa voce se ne dà un breve sunto. 56 Secondo la dottrina cristiana, Gesù Cristo è la seconda persona della Trinità, cioè il Figlio (la prima è il Padre e la terza lo Spirito Santo). Come tale è Dio, esiste a parte ante dall'inizio dei tempi ed esisterà in eterno a parte post. In un determinato momento della storia, inoltre, Gesù si è incarnato, cioè ha assunto la natura umana, nascendo da Maria (con nascita verginale secondo il Vangelo), pur rimanendo allo stesso tempo Dio. Da quel momento e per sempre egli conserva entrambe le nature, umana e divina. Tu dici che l‟ affermazione della dottrina della trinità e, l‟ affermazione che Yeshua è il figlio di Dio (Dio stesso) è alla base del cristianesimo e che ciò ti pone automaticamente fuori. Tutto ciò invece a me non pone fuori proprio per niente! Perché ciò che tu chiami “cristianesimo”, io lo chiamo “pseudocristianesimo” e, ciò che tu chiami “proto-cristianesimo” io lo chiamo “cristianesimo”, se queste dottrine dunque sono il fondamento dello pseudocristianesimo, non credo affatto che lo siano per il cristianesimo. Il primo è impregnato di paganesimo ed idolatria, è certamente non ebraico, il secondo è invece assolutamente ebraico. Associazione Wikimedia Italia : sono aperte le iscrizioni per l'anno 2007 Gesù secondo l'Ebraismo Interessanti riflessioni sulla figura di Gesù sono state fatte da un punto di vista ebraico da Leo Baeck in un saggio pubblicato in Germania nel 1938 (in piena dittatura hitleriana): "Il Vangelo: un documento ebraico". In esso Baeck vuole dimostrare, attraverso l'analisi filologica dei Vangeli, che questi, "ripuliti" dalle sedimentazioni paoline di carattere teologicamente antigiudaico, contengono il messaggio profondamente ebraico di Gesù. Se dunque non credo che Yeshua Ben Yosef sia il figlio di Dio, se non penso che Egli sia la terza persona della trinità (come del resto non penso che lo Spirito Santo sia la seconda, quest‟ espressione nell‟ A.T. viene sempre utilizzata in riferimento all‟ azione di Dio), chi penso che Egli sia? Certamente un uomo, non penso però che sia un uomo comune, Egli fu certamente il più grande di tutti i Rabby ed il più grande tra i Profeti, credo che Egli sia stato totalmente in comunione con Dio, a Lui sottomesso e che ciò fosse preordinato da Dio, credo cioè che Dio lo abbia creato appositamente per uno scopo preciso. Penso che mentre Dio si sia rivelato agli uomini tramite i Profeti, Mosè, Elia, Eliseo ecc… tramite Yeshua l‟abbia fatto in modo molto più completo, e non in un periodo della Sua vita ma dalla Sua nascita alla sua 57 morte, la Sua santificazione non fu paragonabile a quella di nessun altro uomo, per usare un termine a te conosciuto potremmo parlare di “pienezza dello Spirito Santo”, dove per pienezza non intendo certamente in senso pentecostale (lo S.S. non si può possedere, sarebbe come dire di possedere Dio, e poi lo S.S. non è dosabile), con questo termine intendo la manifestazione di Dio, in conseguenza ad un rapporto di comunione, una santificazione, una sottomissione e dedizione, che nel caso di Yeshua erano totali, e ciò per opera di Dio stesso. Il termine di figlio di Dio in riferimento a Yeshua può risultare accettabile solo in senso relazionale, metaforico, tutte le creature sono figli di Dio, gli ebrei di quei tempi si rivolgevano a Dio con termini come Signore o Eterno, il rapporto con Dio era più simile a quello che intercorre tra il re ed un servo, Yesuha per primo propose un diverso tipo di rapporto chiamandolo Padre, e insegnò ai suoi discepoli a pregare dicendo “Padre nostro”, a coloro che non sono nati da volontà di carne e sangue, ma dallo Spirito ha dato autorità di considerarsi figli, disse: “…il Padre mio e Padre vostro, Iddio mio e Iddio vostro”. Anche oggi i cristiani chiamano Dio loro padre e si considerano fratelli tra loro, se noi ci definiamo figli di Dio, tanto più questo termine è appropriato per Yeshua che è il fratello maggiore. In tutte le famiglie il primo genito gode del massimo rispetto e dell‟ autorità che gli viene dal padre, perché fa i suoi interessi e parla per suo conto (parabola dei vignaioli), perché è mandato dal padre, così è di Yeshua, che è mandato dal Padre di ognuno. Il termine Signore, usato dai discepoli, veniva normalmente usato in riferimento alle autorità, civili e religiose, solo in seguito alla Sua morte gli appellativi di Figlio e Signore, vennero utilizzati per dimostrare la Sua natura divina. Come Maestro e Profeta insegnò la legge di Mosè, secondo un‟ interpretazione etica, fu il più grande riformatore del giudaismo, attraverso la Sua predicazione (e quella dei Suoi discepoli), la conoscenza dell‟ unico Dio e la legge travalicarono i confini di Israele e milioni di goym si convertirono al giudaismo, entrando a far parte del popolo di Israele, del popolo di Dio. Personalmente credo nell‟ opera della croce, necessaria per creare le premesse affinché ogni uomo possa essere salvato, non esser giudicato cioè in base al peccato (nessuno potrebbe sussistere a tal giudizio) ma alla fede. Prima di parlare del Messia voglio farti leggere una cosa: Messia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Messia è un termine che deriva dall'ebraico mashìach (חישמ, unto) e significa "unto". In greco mashìach si traduce Christòs (Χριστός), da cui viene l'appellativo di Gesù (nome ebraico aicnunorp[ יהושעIPA: Yĕhošūa„[, attraverso il greco dei vangeli Ιησοσς (Iēsoûs) e il latino Iesus. Significa "Dio è salvezza" o "Dio salva"), per l'appunto chiamato "Cristo". 58 Storia dell'uso del termine Viene impiegato nell'Antico Testamento per indicare i personaggi unti di olio per volere o su indicazione di Dio, persone caratterizzate da una precisa missione e con uno scopo: re, profeti, sacerdoti. Attraverso l'esperienza del regno (cioè a partire dal primo re, Saul), "messia" viene usato più specificamente in riferimento ai re. L'Antico Testamento riporta la promessa fatta alla discendenza di Davide che un suo discendente sarebbe rimasto sempre sul trono di Giuda, dando alla consacrazione regale un carattere dinastico. Con la fine della monarchia nel regno giudaico, successiva al regno israelitico, e l'inizio dell'esilio babilonese (587-538 a.C.), il significato del termine assume anche un significato escatologico ed indica l'inviato di Dio che apre l'era omonima: l'era messianica. Al significato ultimo sovraesposto si allaccia il riconoscimento cristiano di Gesù Cristo quale messia atteso da Israele Utilizzo in ambito ebraico L'obiettivo finale ebraico si realizza in una monarchiva davidica, apice di Israele, che l'avvento messianico dovrebbe restaurare. Alla base del conflitto tra giudei e cristiani c'è una scelta di fede irreversibile, poiché non è concepibile un messia figlio di falegname e condannato come malfattore: in ambito cristiano questa scelta prende il nome di eresia giudaica. Dalla seconda metà del I secolo a.C. diventa il titolo dei capirivolta ebrei del regno di Giuda poiché spesso avevano contemporaneamente sia il grado di capo delle forze armate che di sommo sacerdote, come ad esempio personaggi quali Mattatia il Maccabeo, o suo figlio Giuda Maccabeo, e la loro discendenza. Il Rebbe, gli ebrei e il Messia (I) David Berger Una trasformazione a dir poco rivoluzionaria nel corso degli ultimi sette anni ha colto di sorpresa l’ebraismo, e a meno che questo non riesca a disfarsene, gli ebrei dovranno scontrarsi con il fatto che uno dei pilastri 59 principali della loro fede è stato minato e si dovranno riscrivere anche i manuali più basilari sulle differenze fra l’ebraismo e il cristianesimo. Stiamo parlando di ciò che gli ebrei credono riguardo il Messia. La fede nell'avvento di un redentore è un elemento fondamentale dell‟ebraismo tradizionale, e vi è una letteratura ricchissima che contiene le più svariate supposizioni a proposito della fine dei giorni. In ogni caso, è possibile comprimere l‟essenza della fede messianica ebraica tradizionale in una frase: un re sorgerà dalla linea del David biblico e questo re governerà un mondo dove ci sarà prosperità, pace, monoteismo, con il Tempio in Gerusalemme ricostruito e il popolo ebraico, che compresi i suoi morti risorti, sarà riportato alla sua terra. La storia ebraica è animata da decine e decine di figure messianiche, i cui seguaci si sono dissipati alla morte di questi personaggi insignificanti. Le uniche due eccezioni – fino ai tempi recenti – sono state Gesù e il messia ottocentesco Shabbetai Tzevi, i cui movimenti si sono separati rapidamente dalla corrente principale dell‟ebraismo. Il motivo per cui i movimenti messianici non sono durati, si trova in una delle idee centrali dell‟ebraismo: il vero Messia deve riuscire nel suo compito e giacché quei movimenti sono falliti, non sono veramente messianici. Secondo il giudizio definitivo dello studioso rabbinico, Moshè Maimonide, forse non sappiamo tutti i dettagli dello svolgersi dello scenario messianico, ma sono chiare le condizioni basilari: «Se un re sorgerà dalla casa di David che studia la Torà e che segue le mizvòt come il suo antenato David, in accordo con la legge, sia scritta e orale, e obbligherà tutto Israele a seguirla e a rafforzarla; e combatterà le guerre del Signore – allora quest‟uomo meriterà di sostenere di essere il messia. Se procederà con successo, sconfiggerà le nazioni circostanti, costruirà il Tempio nel suo posto, e riunirà i dispersi d‟Israele, allora egli sarà certamente il Messia. Ma se non fosse riuscito fino a questo punto, o se sia stato ucciso, sarà evidente [letteralmente «saputo»] che egli non era colui che era stato promesso dalla Torà, ma, piuttosto, un uomo come tutti i re completi e giusti d‟Israele che sono morti… Tutti gli avvenimenti riguardanti Gesù di Nazareth, e riguardanti l‟ishmaelita [Mohammad], venuto dopo di lui avevano lo scopo di spianare la strada per il re messia e preparare il mondo in modo che tutti potessero servire insieme il Signore, com‟è scritto (Tzefanià 3,8), «Perché allora purificherò la parola della gente, in modo che invochino il Signore con il Suo nome e Lo servano di comune accordo. » [Mishnè Torà, Le Leggi dei Re, 11,4, nella versione non censurata]. Va da sé che, per i cristiani, era naturale che il messia morisse nel corso della sua missione di redenzione e la negazione ebraica di questo enunciato 60 è stata effettivamente uno dei punti centrali di discussione durante il dibattito millenario fra le due religioni. Così, nella disputa medievale più famosa, il rappresentante ebraico, Moshè ben Nahman (Nahmanide), affermava che non poteva credere che Gesù fosse il messia perché la profezia biblica di pace universale e della conoscenza di Dio non si erano avverate. Tuttavia, incredibilmente, durante gli ultimi sette anni, l‟ebraismo ortodosso ha sostanzialmente dichiarato che riguardo a questo problema fondamentale, erano in fin dei conti, i cristiani ad avere ragione mentre gli ebrei si erano profondamente sbagliati. Vorrei sottolineare il «sostanzialmente»: nessuno ha pronunziato esattamente queste parole, e identificare Gesù con il messia rimane un anatema, ma ciò nonostante, due considerazioni legate una all‟altra portano a questa conclusione: Primo, una larga fascia, certamente una cospicua maggioranza, di un movimento ortodosso chassidico molto importante che si chiama Lubavitch o Chabad, afferma che il Rebbe Lubavitch, il rabbino Menachem Mendel Schneerson, seppellito nel giugno 1994, ha dato inizio alla missione messianica autentica e tornerà fra non molto per completare la redenzione nella sua veste di messia. Secondo, e molto più importante, i chassidim che proclamano questa credenza, compresi alcuni che hanno dichiarato che sia un principio obbligato dalla legge ebraica, sono attualmente titolari di posizioni religiose di grande rilievo, godono dell‟approvazione delle maggiori autorità ortodosse che non hanno nessun legame con il loro movimento. I posti in cui queste persone occupano vanno dagli uffici del rabbinato israeliano, alla moltitudine di importanti organizzazioni rabbiniche, alla presidenza delle corti rabbiniche in Israele e altrove, senza dimenticare il settore dei servizi come i soferim (scrittori di testi sacri) e macellai rituali, insegnanti e presidi di scuole e organizzazioni religiose che ricevono finanziamenti dalle correnti principali dell‟ortodossia. Quindi, per la maggior parte dell‟ebraismo ortodosso, i confini tradizionali della fede messianica d‟Israele semplicemente non esistono più. Per lo storico, il processo che termina con questa trasformazione è un dramma passionale; è, infatti, un‟occasione più unica che rara. Non è meno affascinante per l‟ebreo credente: più come un incubo che come dato di fatto. Nella mia doppia veste di storico e di ebreo credente, ho avuto un certo ruolo nelle prime battute di questo racconto, come si potrà leggere di seguito. Ma il capitolo finale è ancora tutto da scrivere. Commentary, settembre 2001, vol. 112, numero 2, p. 23 - Traduzione di Lenore Rosenberg 61 Partendo dalle espressioni “Figlio di Dio” e “Figlio dell‟uomo”, che Yeshua usava in riferimento a se setesso, e che divennero in seguito intese come espressione di un unico concetto, associate al termine di “Messia” (nella sua accezione escatologica) ed utilizzate esclusivamente per indicare Yeshua, sottintendendo la Sua natura divina, anzi attribuendo a Yeshua e ai Suoi discepoli tale affermazione, si è costruito a posteriori l‟impianto dogmatico su cui, i padri conciliari costruirono la dottrina della trinità. Indossiamo ora gli occhiali dell‟ebraismo, e consideriamo sulla base di quanto abbiamo letto sopra quale fosse il significato di tali espressioni secondo l‟ebraismo e come venissero utilizzate. Prima però ti devo far leggere ancora qualcosa sull‟espressione “Figlio dell‟ uomo”: Figlio dell'uomo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. L‟espressione Figlio dell’uomo appare sovente nella Bibbia sia nella forma ebraica ben-adhàm (con la variante aramaica bar „enàsh) che nella traduzione greca huis tou anthròpou operata dagli agiografi del Nuovo Testamento. Di essa c‟è traccia anche nella letteratura apocrifa (per esempio il Libro di Enoch e il 4 Esdra). Antico Testamento Nell'Antico Testamento il libro in cui questa espressione ricorre più volte è quello di Ezechiele, dove più di 90 volte Dio si rivolge al profeta chiamandolo figlio dell‟uomo. Nell‟ebraico dell'Antico Testamento, questa locuzione presenta più di una sfumatura semantica; tra l‟altro, ricordiamo: in Ez 2,1 indica un singolo individuo del genere umano. Infatti la maggioranza delle traduzioni bibliche la rende semplicemente con “uomo”, in Sal 8,5, 146,3 e Ger 49,18 49,33 indica l‟umanità nel suo complesso (comprendendo indirettamente anche la persona che parla), in Sal 144,3 (con ben-„enòhsh) indica “figlio dell‟uomo mortale” in Dn 7,13 indica un uomo comune che è portato sulle nubi del cielo davanti all‟Antico dei giorni. L‟ultima delle pericopi menzionate (cioè Dn 7,13) recita: «Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del 62 cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.» Essa è stata intesa fin dall‟inizio, dalla tradizione e dalla Chiesa primitiva, come il trait-d‟union tra l'Antico ed il Nuovo Testamento, come l‟adempiersi preciso e puntuale della profezia. Questa opinione resta a tut‟oggi condivisa dalla maggior parte del mondo cristiano e dagli studiosi anche se non sono mancanti pareri discordanti sia in materia di critica testuale, sia in materia esegetica e sia in ambito teologico attinente la leggittimità dell‟associazione di essa con la figura di Gesù Cristo. Nuovo Testamento Nel Nuovo Testamento l'appellativo Figlio dell'uomo si riferisce sempre a Gesù Cristo ed è uno dei titoli con il quale egli è designato (o meglio che si autodesigna). Nei Vangeli ricorre circa 80 volte; al di fuori di essi ricorre in At 7,56, in Eb 2,6 e in Ap 1,13 e 14,14. Questa locuzione pone l‟attenzione sul fatto che Gesù è davvero un essere umano dato che è divenuto carne (cfr. Gv 1,14) essendo nato da una donna, la vergine ebrea Maria che l‟ha concepito e partorito (cfr. Gal 4,4 e Lc 1,3436). In altri termini questa espressione vuole puntualizzare lo stretto legame di parentela esistente fra Gesù Cristo e il genere umano oltreché ovviamente essere tesa ad esaltare la sua funzione salvifica (in virtù del passo di Dn 7,13). Non può sfuggire una certa affinità (per assonanza e contenuto) con altri due titoli attribuiti a Gesù: Figlio di Davide (in quanto, benché Gesù abbia soggiaciuto su questo argomento, egli era unanimamente ritenuto dai suoi seguaci come l‟erede del regno in virtù della sua discendenza davidica): «Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!»» (Mc 10, 47) Figlio di Dio (in quanto di origine divina): «Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio» 63 (Gv 4,15) Nei Vangeli l'espressione Figlio dell'uomo, intesa come circonlocuzione, appare sempre in bocca a Gesù che stando a quanto possiamo dedurre da Mc 8,29-31 e Mc 14,61-62 la doveva gradire particolarmente. Gli studiosi la ritengono come un modo discreto al quale Gesù ricorreva per rivendicare con forza la sua messianità ma nel contempo usando l‟accortezza di non allarmare i suoi ascoltatori. Questa considerazione di fondo giustifica il fatto che essa sia utilizzata in un ampio e disparato spettro di ambiti d‟uso: in Mc 8,38 è collegata all‟idea del trionfo escatologico: “… anche il Figlio dell‟uomo si vergognerà di lui …”, in Mc 8,31 si parla della ineluttabilità delle sofferenze: “E cominciò ad insegnar loro che il figlio dell‟uomo doveva molto soffrire …”, in Mc 2,27-28 è legata alla realta immediata di Gesù che predica ed opera miracoli: “E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l‟uomo e non l‟uomo per il sabato»”, Non dimentichiamo che peraltro il suo modo di parlare doveva apparire enigmatico a molti degli ascoltatori (cfr. Gv 12,34 “Chi è questo figlio dell‟uomo?”). Ben-Adhàm, dunque figlio di Adamo, uomo, umanità… è dunque associabile all’espressione “basar”, unione di anima “nefesh” e corpo, ciò che traduciamo con carne e che Paolo contrappone allo spirito, la sfera spirituale con cui siamo in contatto con Dio, “ruach” è associabile all’espressione “figli di Dio” che indica coloro che “non sono nati da volontà di carne, ma dallo Spirito”, coloro che provengono da Dio, gli unti …i Messia appunto, con questo termine si indicavano inizialmente le autorità spirituali e civili, Profeti e Re. Ben-Adhàm = basar = carne = Figlio d’uomo Ben El-Hoim = Ben-Adhàm + Ruach (mosso dallo Spirito) = Figlio di Dio (che viene da) “…quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini, ed ebbero da loro dei figli. Questi ( i figli di Dio) sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi.” Genesi 6:4 64 Messia e figlio di Dio, venne poi utilizzato solo per i Re, e poi per la dinastia di Davide, e in seguito alla fine della monarchia prese una valenza escatologica, ma mai furono intesi come sinonimi di Dio, o come affermazione della natura divina di un uomo. Yeshua utilizzò questi termini in senso più generale, o forse per sott’intendere la Sua messianicità, il Suo esser Re dei giudei, ma dubito che intendesse con queste espressioni proclamarsi Dio e che fosse considerato tale dai discepoli. Credo che Egli fosse il Messia, certo il Suo avvento non aprì il millennio, non instaurò il regno messianico degli ultimi tempi, il Messia atteso dagli ebrei deve ancora venire, questo Messia degli ultimi tempi è quello che i cristiani definiscono il ritorno di Cristo. Io credo che Yeshua fosse certamente Messia, il più grande Messia che sia apparso sulla terra, come dice Giovanni nell’apocalisse ci sarà prima della fine dei tempi l’avvento di un anticristo (anti-Messia), ma molti anticristi sono già nel mondo (lo spirito dell’anticristo è già operante), così è del Messia, vi sono stati molti Messia perché lo Spirito di Dio è all’opera, dobbiamo attendere però la venuta del Messia che precederà la fine. Yeshua tornerà? Se per Yeshua intendiamo la terza persona della trinità non potrà essere che Lui, se invece intendiamo l’uomo, quel corpo, quel viso e quel nome, ritengo che questi siano solo attributi umani, contingenti, come dici tu questo rimetterebbe in gioco il concetto di reincarnazione. Io personalmente non sto aspettando il ritorno di Yeshua ma quello del Messia, cioè non di Yeshua ma dello Spirito che operò attraverso Lui, questo è ciò che lo rese Messia, in altre parole attendo che Dio torni a manifestarsi con potenza attraverso un uomo, e che venga instaurata l’era messianica. Attendo lo stesso Messia degli ebrei, e credo che questo Messia sarà lo stesso per ebrei e cristiani (non ho detto pseudo-cristiani). Quanto al Messia Yeshua, è stato Messia per cristiani e per ebrei (anche se non riconosciuto) poiché la Sua missione era diretta agli uni e agli altri, anzi per chi crede nell’opera della croce, la Sua messianicità assume un valore universale. Ribadisco il fatto che a mio avviso non è assolutamente necessario ai fini della salvezza riconoscere la Sua identità messianica, penso che il carattere redentore della Sua opera sia oggettivo, non dipenda cioè dalla sua accettazione. Come ho detto in “nella terra di mezzo”, credo che attraverso Yeshua i goym entrino a far parte di Israele, adorando l’unico vero Dio e sottomettendosi alle Sue leggi (sia pur con una diversa comprensione), credo altresì che non solo l’ebraismo abbia carattere salvifico indipendentemente dal fatto che gli ebrei non lo considerino Messia o (come pretenderebbero i trinitari) addirittura Figlio di Dio, o Dio stesso, ma anzi credo che il non riconoscerlo Messia faccia parte del piano di Dio, dovendo essi restar fedeli al loro patto e custodire inalterate le leggi di Mosè. Più studio e più mi convinco di quanto asserisco, ma anche ammettendo il dubbio ritengo che sarebbe di gran lunga un errore meno grave non riconoscere la divinità di Cristo, che l’adorare un uomo come Dio! Vedi dunque Ferruccio che, se concepito correttamente è molto più ebraico di quanto non si possa credere? Anzi è ebraico, torno a ribadirlo con forza! Cosa mi impedirebbe di definirmi ebreo se lo sono nella sostanza? Il fatto che gli pseudo-cristiani non si considerino tali? Il fatto che non mi sia convertito al giudaismo rabbinico e che quindi non venga considerato ebreo secondo l’Alachà? Mia madre non è di origine ebraica è vero (dubbio …ma allora poiché Ruth era moabita, dovremmo ritenere che 65 il Re David non era ebreo? …Non credo!), se non per il fatto di essere cristiana, ma anche accettando il fatto che i miei avi si siano convertiti all’ebraismo attraverso l’accettazione del messaggio di Yeshua, e che poi si siano nei secoli discostati enormemente dal messaggio originale e dall’ebraismo, il tornare a Yeshua non è da considerarsi a tutti gli effetti come riconversione? Nel mio cuore sventolano due bandiere, quella italiana e quella di Israele, seguo la politica e gli avvenimenti che lo riguardano, ascolto la musica ebraica, e la produzione cinematografica, studio la sua storia, ho letto libri di Primo Levi, di Moni Ovaia (che ho conosciuto e di cui ti consiglio anche la musica), saggi di Stefano Levi della torre e studiato teologi come Martin Buber ecc…, ma soprattutto prego tutti i giorni per Gerusalemme e la pace in Israele. Certo non sono un giudeo rabbinico, non sono circonciso, non conosco la lingua ebraica …tuttavia sono ebreo! L’essenza del cristianesimo è assolutamente ebraica, nessuno mi convincerà mai del contrario. I cristiani che negano ciò, negano lo stesso Yeshua, gli ebrei che non riconoscono l’ebraicità di Yeshua, e di un cristianesimo veramente autentico, disconoscono una parte di se stessi, della loro cultura! La connotazione messianica del cristianesimo è forse l’elemento che di fatto mi pone fuori dall’ebraismo? Che dire allora dei Lubavicher? Il riconoscimento della messianicità di Yeshua, così come io la intendo, può costituire la differenza tra me e il giudeo ortodosso, possiamo discutere su come interpretare la legge (su questo punto credo che i giudei ortodossi debbano attenersi ad essa come infatti fanno, i reformes secondo la loro interpretazione, ed i giudei seguaci del Nazzareno secondo quella che è stata loro data), tutto ciò però dall’interno dell’ebraismo stesso. Poiché mi pare che tu abbia letto poco finora, in chiusura inserisco un altro bel papiro, leggilo, è molto interessante! Dizionario filosofico A cura di Diego Fusaro PREFAZIONE DI VOLTAIRE Esistono già quattro edizioni di questo Dizionario, ma tutte incomplete e informi; non avevamo potuto curarne alcuna. Pubblichiamo infine questa, che si fa preferire a tutte le altre per la correttezza, per l'ordine e per il numero di voci. Le abbiamo tutte tratte dai migliori autori europei né ci siamo fatti scrupolo di copiare talvolta una pagina da un libro conosciuto, quando tale pagina si è dimostrata necessaria alla nostra collezione. Vi sono intere voci di persone tuttora viventi, fra le quali si contano alcuni dotti pastori. Questi pezzi sono da tempo alquanto noti agli eruditi, come le voci APOCALISSE, CRISTIANESIMO, MESSIA, MOSÈ, MIRACOLI ecc. Ma, nella voce MIRACOLI, abbiamo aggiunto un'intera pagina del celebre dottor Middleton, bibliotecario di Cambridge. 66 Si troveranno anche diversi passaggi del dotto vescovo di Glocester, Warburton. I manoscritti del signor Dumarsais ci sono stati molto utili; ma abbiamo unanimemente respinto tutto ciò che sembrava favorire l'epicureismo. Il dogma della Provvidenza è così sacro, così necessario alla felicità del genere umano, che nessun uomo onesto deve indurre i propri lettori a dubitare di una verità che non può in alcun caso fare del male e che può sempre produrre un gran bene. Non consideriamo affatto questo dogma della Provvidenza universale come un sistema, bensì come una cosa dimostrata a tutti gli spiriti raziocinanti; al contrario, i diversi sistemi sulla natura dell'anima, sulla grazia, su opinioni metafisiche, che dividono tutte le comunioni religiose, possono essere sottoposti all'analisi: poiché, essendo in discussione da millesettecento anni, è evidente che non portano affatto con sé il carattere di certezza; sono enigmi che ciascuno può divinare secondo la portata della propria intelligenza. La voce GENESI è di un uomo di grandi capacità, che gode della stima e della fiducia di un gran principe: gli domandiamo scusa per aver tagliato questa voce. I limiti che ci siamo imposti non ci hanno permesso di stamparla per intero: avrebbe riempito quasi la metà di un volume. Quanto agli argomenti di pura letteratura, si riconosceranno facilmente le fonti cui abbiamo attinto. Abbiamo cercato di unire l'utile al dilettevole, non avendo altro merito né altra parte in quest'opera che la scelta. Le persone di ogni ceto troveranno di che istruirsi divertendosi. Questo libro non esige una lettura conseguente; ma, in qualsiasi punto lo si apra, si trova di che riflettere. I libri più utili sono quelli dei quali una metà è fatta dagli stessi lettori: essi ampliano i pensieri dei quali viene loro presentato il germe; correggono ciò che sembra loro difettoso e rafforzano con le proprie riflessioni ciò che sembra loro debole. Soltanto da persone illuminate può essere letto questo libro: l'uomo volgare non è fatto per simili conoscenze; la filosofia non sarà mai suo retaggio. Chi afferma che vi sono verità che devono essere nascoste al popolo non può in alcun modo allarmarsi; il popolo non legge affatto; lavora sei giorni la settimana e il settimo va al cabaret. In una parola, le opere di filosofia non son fatte che per i filosofi, e ogni uomo onesto deve cercare di essere filosofo, senza vantarsi di esserlo. Concludiamo facendo le nostre umilissime scuse alle stimabili persone che ci hanno elargito il favore di alcune nuove voci, per non aver potuto utilizzarle come avremmo desiderato: sono arrivate troppo tardi. Non siamo per questo meno sensibili alla loro bontà e al loro lodevole zelo. 67 ANTITRINITARI Per far conoscere le loro idee, basterà dire che essi sostengono che nulla è più contrario alla retta ragione di quanto viene insegnato fra i cristiani intorno alla trinità delle persone in una sola essenza divina, delle quali la seconda è generata dalla prima, e la terza procede dalle altre due. Che questa dottrina inintelligibile non si trova in alcun passo della Scrittura. Che non è possibile produrne nessun passo che l'autorizzi, e al quale non si possa, senza minimamente scostarsi dallo spirito del testo, dare un significato più chiaro, più naturale, più conforme alle nozioni comuni e alle verità prime e immutabili. Che il sostenere, come fanno i loro avversari, che nell'essenza divina ci sono più persone distinte, e che l'Eterno non è il solo e vero Dio, ma che bisogna aggiungergli il Figlio e lo Spirito Santo, significa introdurre nella Chiesa di Gesù Cristo l'errore più grossolano e pericoloso, perché così si favorisce apertamente il politeismo. Che implica contraddizione dire che non c'è che un solo Dio, e tuttavia ci sono tre persone, ciascuna delle quali è veramente Dio. Che questa distinzione, uno in essenza e trino nelle persone, non c'è mai stata nella Scrittura. Che essa è manifestamente falsa, perché è certo che non ci sono meno essenze che persone, né meno persone che essenze. Che le tre persone della Trinità sono o tre sostanze differenti, o accidenti dell'essenza divina, o questa essenza stessa senza distinzione. Che nel primo caso si ammetterebbero tre dei. Che nel secondo, facciamo un Dio composto di accidenti, adoriamo degli accidenti, e trasformiamo questi accidenti in persona. Che nel terzo si divide inutilmente e senza fondamento un soggetto indivisibile e si distingue in tre quel che in sé non è distinto. Che se diciamo che le tre persone non sono né sostanze diverse nell'essenza divina, né accidenti di tale essenza, faticheremo parecchio a persuaderci che esse siano qualcosa. 68 Che non bisogna credere che i trinitari più rigidi e decisi abbiano essi stessi qualche idea chiara del modo in cui le tre ipostasi sussistono in Dio, senza dividere la sua sostanza, e per conseguenza senza moltiplicarla. Che lo stesso sant'Agostino, dopo aver avanzato su questo tema mille ragionamenti tanto falsi quanto tenebrosi, fu obbligato a confessare che, su di esso, nulla si poteva dire d'intelligibile. Gli antitrinitari riferiscono, poi, anche un passo, in realtà è assai curioso, di quel Padre della Chiesa: «Quando ci si domanda che cosa sono i tre, il linguaggio degli uomini è insufficiente, e mancano i termini per esprimerlo: tuttavia si è detto tre persone non per dire qualcosa, ma perché bisogna parlare e non restare muti. «Dictum est tamen tres personae, non ut aliquid diceretur, sed ne taceretur» (De Trinit., libro V, cap. IX). Che i teologi moderni non han chiarito meglio questo problema. Che quando si domanda loro cosa intendono con questa parola «persona», essi non la spiegano se non dicendo che si tratta di una certa distinzione incomprensibile che fa sì che si distingua, in una natura unica per numero, un Padre, un Figlio e uno Spirito Santo. Che la spiegazione che danno dei termini «generare» e «procedere» non è più soddisfacente, poiché si riduce a dire che questi termini designano certe relazioni incomprensibili fra le tre persone della Trinità. Che da ciò si può concludere che lo stato della questione fra gli ortodossi e loro consiste nel sapere che ci sono in Dio tre distinzioni, di cui non si ha alcuna idea, e fra le quali ci sono certe relazioni su cui parimenti non si hanno idee. Da tutto questo concludono che sarebbe più saggio attenersi all'autorità degli apostoli, i quali non nominarono mai la Trinità, e bandire per sempre dalla religione tutti i termini che non si trovano nella Scrittura, come Trinità, Persona, Essenza, Ipostasi, Unione ipostatica e personale, Incarnazione, Generazione, Processione, e tanti altri simili che, essendo assolutamente vuoti di senso, poiché non corrispondono a nessun essere reale rappresentabile, non possono suscitare nella nostra mente che delle nozioni vaghe, oscure e incomplete. (Tratto in gran parte dalla voce «Unitaire» dell'Encyclopédie) Aggiungiamo a quest'articolo quel che dice don Calmet nella sua dissertazione su quel passo dell'epistola di Giovanni l'evangelista: «Tre sono le verità che rendono testimonianza in terra: lo Spirito, l'acqua e il sangue; e 69 questi tre sono uno.» Don Calmet riconosce che questi due passi non si trovano in nessuna Bibbia antica; e infatti sarebbe molto strano che san Giovanni avesse parlato della Trinità in una lettera e non ne avesse detto nemmeno una parola nel suo Vangelo. Non si trova traccia di questo dogma né nei vangeli canonici né in quelli apocrifi. Tutte queste ragioni, e molte altre, potrebbero scusare gli antitrinitari, se i concili non avessero già deciso contro di loro. Ma siccome gli eretici non fanno nessun conto dei concili, non si sa più come fare per confonderli. CONCILI Tutti i concili sono infallibili, non c'è dubbio, dato che sono composti di uomini. È impossibile che le passioni, gli intrighi, lo spirito di controversia, l'odio, la gelosia, il pregiudizio, l'ignoranza regnino mai in queste assemblee. Ma perché, si dirà, tanti concili si sono opposti gli uni agli altri? Per mettere alla prova la nostra fede. Tutti hanno avuto ragione, ciascuno a suo tempo. Oggi, i cattolici romani non credono che ai concili approvati dal Vaticano; e i cattolici greci non credono che a quelli approvati a Costantinopoli. I protestanti si fanno beffe degli uni e degli altri. Cosi tutti sono contenti. Parleremo qui solo dei grandi concili: dei piccoli, non ne vale la pena. Il primo è quello di Nicea. Esso si riunì nel 325 dell'era volgare, dopo che Costantino ebbe scritto e inviato per mezzo di Osio quella bella lettera al clero un po' turbolento di Alessandria: «Voi state a litigare per una questione di così poco conto. Queste vostre sottigliezze sono indegne di gente ragionevole.» Si trattava di sapere se Gesù era creato o increato. Questo non riguardava affatto la morale, che è la sola cosa essenziale: che Gesù sia stato nel tempo o prima del tempo, l'importante è che noi si sia uomini onesti. Dopo parecchi alterchi, fu alla fine deciso che il Figlio era antico quanto il Padre e consustanziale al Padre. Questa decisione è ben difficile a intendersi, ma appunto per questo è tanto più sublime. Diciassette vescovi protestarono contro la sentenza, e un'antica cronaca d'Alessandria, conservata a Oxford, dice che protestarono anche duemila preti; ma i prelati non fanno gran caso ai semplici preti, che di solito sono poveri. Comunque sia, in questo primo concilio non si discusse affatto della Trinità. La formula dice: «Noi crediamo in Gesù Cristo consustanziale al Padre, Dio da Dio, luce da luce, generato e non fatto; noi crediamo anche nello Spirito Santo.» Con lo Spirito Santo, bisogna riconoscerlo, se la sbrigarono con molta disinvoltura. 70 Nel supplemento del concilio di Nicea viene riferito che i Padri, essendo in grande imbarazzo nel tentar di distinguere i libri «crifi» o apocrifi dell'Antico e del Nuovo Testamento, li buttarono tutti alla rinfusa su un altare: e quelli da scartare caddero in terra. È proprio un peccato che al giorno d'oggi questa bella ricetta non si usi più. Dopo il primo concilio di Nicea, composto di trecentodiciassette vescovi infallibili, se ne tenne un altro a Rimini; e il numero degli infallibili fu questa volta di quattrocento, senza contare un grosso distaccamento a Seleucia di circa duecento. Questi seicento vescovi, dopo quattro mesi di disputa, tolsero unanimi a Gesù la sua consustanzialità. Essa gli fu restituita in seguito, fuorché dai sociniani; così tutto è a posto. Uno dei grandi concili è quello di Efeso, del 431. Il vescovo di Costantinopoli, Nestorio, gran persecutore d'eretici, fu condannato a sua volta come eretico per avere sostenuto che, in verità, Gesù era sì Dio, ma sua madre non era assolutamente madre di Dio, bensì madre di Gesù. Fu san Cirillo che fece condannare Nestorio; ma anche i partigiani di Nestorio fecero deporre san Cirillo nello stesso concilio: questo, certo, mise in un grosso imbarazzo lo Spirito Santo. Prendi nota, lettore, che il Vangelo non ha mai detto una parola né della consustanzialità del Verbo, né dell'onore toccato a Maria d'esser madre di Dio, né di tutte le altre questioni che hanno fatto riunire tanti concili infallibili. Eutiche era un monaco che aveva tuonato contro Nestorio, la cui eresia arrivava addirittura a supporre in Gesù due persone: cosa spaventosa, certo. Questo monaco, per meglio contraddire il suo avversario, assicura che Gesù non aveva che una sola natura. Al contrario, un tal Flaviano, vescovo di Costantinopoli, sostenne che era assolutamente necessario che in Gesù ci fossero due nature. Si riunì allora un numeroso concilio a Efeso, nel 449: e qui si discusse a suon di bastonate, come già al piccolo concilio di Cirta, nel 355, e in un'altra assemblea a Cartagine. Furono dunque assegnate all'unica natura di Flaviano un sacco di bastonate, e a Gesù due nature: fino al concilio di Calcedonia, nel 451, in cui Gesù fu ridotto ad averne una sola. Sorvolo su altri concili tenutisi per minuzie e vengo al sesto concilio ecumenico di Costantinopoli, riunito per sapere con precisione se Gesù, avendo una sola natura, non avesse tuttavia due volontà. Chi non sente quanto ciò sia importante per piacere a Dio? Questo concilio fu convocato da Costantino il Barbuto, come tutti gli altri erano stati convocati dagli imperatori precedenti: i legati del vescovo di Roma furono messi a sinistra, i patriarchi di Costantinopoli e di Antiochia a destra. 71 Non so se i caudatari a Roma pretendevano che la sinistra fosse il posto d'onore. Sia come sia, Gesù, in quest'occasione, ottenne due volontà. La legge mosaica aveva vietato le immagini. I pittori e gli scultori non avevano mai fatto fortuna presso gli ebrei. Non risulta che Gesù abbia mai avuto quadri, tranne forse il ritratto di Maria, dipinto da Luca. In ogni caso, Gesù Cristo non raccomanda mai d'adorare le immagini. I cristiani, tuttavia, cominciarono ad adorarle, verso la fine del IV secolo, non appena si furono familiarizzati con le belle arti. L'abuso giunse a tal punto, nell'VIII secolo, che Costantino Copronimo riunì a Costantinopoli un concilio di trecentoventi vescovi, il quale anatemizzò il culto delle immagini, chiamandolo idolatria. L'imperatrice Irene, la stessa che più tardi fece cavare gli occhi a suo figlio, convocò nel 787 il secondo concilio di Nicea: in esso l'adorazione delle immagini fu ristabilita. Oggi si vuole giustificare questo concilio dicendo che quell'adorazione era un culto di «dulìa» e non di «latria». Ma fosse «dulìa» fosse «latria», Carlomagno nel 794 fece tenere a Francoforte un altro concilio, il quale accusò il secondo concilio di Nicea di idolatria. Il papa Adriano I vi inviò due legati, ma non fu lui a convocarlo. Il primo grande concilio convocato da un papa fu il primo concilio Laterano, nel 1139; vi parteciparono circa mille vescovi. Ma non vi si concluse quasi nulla: ci si limitò a scagliare anatemi contro coloro che sostenevano che la Chiesa era troppo ricca. Un altro concilio lateranense, nel 1179, fu tenuto da papa Alessandro III: in quest'occasione i cardinali presero, per la prima volta il sopravvento sui vescovi. Furono trattate solo questioni disciplinari. In un altro grande concilio lateranense, nel 1215, papa Innocenzo III scomunicò il conte di Tolosa, spogliandolo di tutti i suoi beni. È questo il primo concilio in cui si sia parlato di transustanziazione. Nel 1245, concilio generale di Lione, allora città imperiale, nel quale il papa Innocenzo IV scomunicò l'imperatore Federico II e, di conseguenza, lo depose, interdicendogli l'acqua e il fuoco: fu in questo concilio che venne dato ai cardinali il cappello rosso, per far loro ricordare che bisogna bagnarsi nel sangue dei partigiani dell'imperatore. Questo concilio fu causa della distruzione della casa di Svevia, e di trent'anni d'anarchia in Italia e in Germania. Concilio universale a Vienne, nel Delfinato, nel 1311, dove si abolì l'ordine dei templari, i cui principali membri erano stati condannati ai più orribili supplizi, su accuse per nulla provate. 72 Nel 1414, il grande concilio di Costanza, dove ci si accontentò di deporre papa Giovanni XXIII, colpevole di mille delitti, e dove vennero bruciati Giovanni Huss e Gerolamo da Praga, per essere stati ostinati: l'ostinazione è infatti un crimine ben più pesante dell'assassinio, del ratto, della simonia e della sodomia. Nel 1431, il grande concilio di Basilea, non riconosciuto a Roma, perché vi si depose papa Eugenio IV, il quale non si lasciò affatto deporre. I romani contano come concilio universale anche il quinto concilio lateranense del 1512, convocato contro Luigi XII, re di Francia, da papa Giulio II. Ma, dopo la morte di quel papa bellicoso, il concilio se ne andò in fumo. Infine abbiamo il grande concilio di Trento, il quale non fu accettato in Francia in materia di disciplina; il suo dogma è tuttavia incontestabile, poiché lo Spirito Santo, come disse fra Paolo Sarpi, arrivava tutte le settimane da Roma a Trento per valigia diplomatica. Ma fra Paolo Sarpi puzzava un po' d'eresia. (Del signor Abausit, cadetto) DIVINITÀ DI GESÙ I sociniani, che sono considerati dei bestemmiatori, non riconoscono la divinità di Gesù Cristo. Essi osano pretendere, con i filosofi dell'antichità, con gli ebrei, i musulmani e tanti altri popoli, che l'idea di un Dio-uomo è mostruosa, che la distanza tra Dio e l'uomo è infinita, e che è impossibile che l'Essere infinito, immenso, eterno, sia stato contenuto in un corpo perituro. Essi non temono di citare in loro favore Eusebio, vescovo di Cesarca, il quale, nella sua Storia ecclesiastica, libro I cap. XI, dichiara assurdo che la natura increata, immutabile di Dio onnipotente, assuma la forma di un uomo. Citano i Padri della Chiesa, Giustino e Tertulliano, che hanno detto la stessa cosa: Giustino nel suo Dialogo con l'ebreo Trifone, e Tertulliano nel suo discorso Adversus Praxean. Citano anche san Paolo, che non chiama mai Gesù Cristo «Dio», e che lo chiama molto spesso «uomo». Spingono la loro audacia fino al punto di affermare che i cristiani ci misero tre secoli interi per formare a poco a poco l'apoteosi di Gesù, e che elevarono questo stupefacente edificio seguendo l'esempio dei pagani, che avevano divinizzato dei mortali. Dapprima secondo costoro, si considerò Gesù solo come un uomo ispirato da Dio; poi, come una 73 creatura più perfetta delle altre. Qualche tempo dopo gli fu dato un posto al di sopra degli angeli, come dice san Paolo. Ogni giorno aumentava la sua grandezza. Diventò un'emanazione di Dio prodotta nel tempo. E non ci si fermò lì, lo si fece nascere prima del tempo. Infine lo si fece Dio, consustanziale a Dio. Crellius, Voquelsius, Natalis Alexander, Hornebeck sostennero tutte queste bestemmie con argomenti che sbalordiscono i saggi e pervertono i deboli. Fu soprattutto Fausto Socino a diffondere in Europa i semi di questa dottrina; e, verso la fine del XVI secolo, poco mancò che non stabilisse una nuova specie di cristianesimo: ce ne erano già più di trecento specie. FISICA/MENTE RISOLUZIONE DEL RAPPORTO TRA DIO E GESU' Roberto Renzetti Anche qui avrò l'eccellente guida di Karlheinz Deschner, Il gallo cantò ancora (Massari, 1998), che è uno dei più grandi ed eruditi teologi contemporanei ed al quale rimando per ogni referenza bibliografica. Alcune volte riporterò suoi interi brani. Ho già discusso del fatto che all'inizio Gesù era considerato come un profeta che piano piano fu divinizzato. La cosa non è però così semplice ed infatti sorsero vari problemi teologici non da poco. Che rapporto c'è tra Gesù e Dio ? Sono due dei ? sono cioè distinti ? sono coesistenti ? e se sono distinti, vi è una gerarchia tra loro ? Occorreva risolvere la cosa altrimenti il prezzo sarebbe stata una totale frantumazione delle comunità cristiane che già avevano problemi grossi con l'introduzione del culto dei santi (ad imitazione del culto pagano degli eroi e del politeismo) e del culto della verginità di Maria (preso di sana pianta da miti pagani). Anche nella soluzione dei problemi posti vi era la presenza delle tradizioni pagane che avevano tutte una trinità da venerare (Iside, Osiride e Horus; Zagreo, Fane e Dioniso; Giove, Giunone, Minerva; ...). Sulla divinizzazione di Gesù molto contribuì Paolo anche se non lo considerava identico al padre, iniziando la teoria subordinazionista (il padre è più im 74 Gesù dice: Il Padre è più grande di me (Giovanni 14, 28). E la cosa venne accettata da tutte le comunità cristiane e da tutti i pensatori (Ireneo, Tertulliano, Origene, ...) almeno fino al IV secolo. Fu allora che Ario sostenne le stesse cose di precedenti Padri della Chiesa e venne trattato da idolatra ed eretico. Ciò che era accaduto era solo che il processo di divinizzazione di Gesù era avanzato grandemente. Fu Teofilo di Alessandria il primo a condannare la posizione subordinazionista e con essa Origene (che verrà condannato definitivamente dal V Concilio della Chiesa nel 553) ed Ario. Ma vi erano altre complicazioni. Certamente Dio era puro spirito (come si legge in Giovanni) ma la Chiesa operò una divisione ulteriore, introdusse lo Spirito Santo ad imitazione dello Spirito Santo dell'Iran (spenta manju) che dovette aspettare per un adeguato riconoscimento. Gesù non conosceva la Trinità: l'ordine che in Matteo viene posto sulla bocca del «risorto» di battezzare «in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» è unanimemente considerato un falso dalla ricerca critica. Se Gesù pensò a uno Spirito di Dio, lo fece forse nel senso della concezione veterotestamentaria dello «Spirito di Jahve» (ruach Jahve), menzionato nel Vecchio Testamento ben 378 volte. Neppure Paolo conosce una dottrina trinitaria o contiene allusioni trinitarie; lo «Spirito» di cui scrive è completamente collegato a Cristo, il che Paolo esprime persino con l'equivalenza: «Ma il Signore è lo Spirito» (2 Cor. 3, 17); anche quando parla dello Spirito di Gesù Cristo, dello Spirito del Figlio e simili, parla insieme dello «Spirito del Signore» e del «Signore dello Spirito» . Nel N.T. esiste anche la formula trinitaria o piuttosto la giustapposizione di Dio, Cristo e gli Angeli e in verità assai spesso, dato che nel Giudaismo essa si era già costituita. Nell'Apocalisse incontriamo la trinità Dio padre, i Sette Spiriti e Gesù Cristo (Apocalisse 1,4 sg.); in seguito si manifestano persino accenni a una quaternità: intorno al 150 Giustino parla della quaternità formata da Dio Padre, il Figlio, le schiere degli Angeli e lo Spirito Santo (Just.Apol. 1,6). Gli antichi cristiani trovarono il dogma della trinità attestato tanto esiguamente nella Bibbia, che nel IV secolo si pervenne a una delle più celebri interpolazioni neotestamentarie, al Comma Johanneum, un falso insinuato in parecchi Codici. Per l'esattezza il passo della Prima Lettera di Giovanni «Sono tre che generano: lo spirito, l'acqua e il sangue, e i tre sono uno», venne modificato in : «Sono tre che generano nel ciclo: il Padre e il Verbo e lo Spirito Santo; e i tre sono uno» . La dottrina della fede nello Spirito Santo sorse gradualmente nel II secolo nella Confessione di fede apostolica. Ma anche in seguito le concezioni intorno allo Spirito Santo tradirono una confusione terribile: spesso lo si equiparò a Cristo o si vide in lui un Angelo o addirittura la madre di Gesù, la quale lo afferrò «a uno dei capelli» e lo portò sul monte Tabor, oppure lo si identificò semplicemente con l'interiorità dell'uomo . Alla fine del II secolo e nei primi anni del III teologi come Ireneo e Tertulliano ritennero lo Spirito Santo un'entità interna alla divinità; invero 75 Tertulliano lo subordinò al Figlio, come già il Figlio al Padre. Del pari Origene dichiarò lo Spirito Santo come una creatura subordinata al Figlio e proibì, come mima di lui il Padre della Chiesa Clemente, la preghiera alla terza persona divina . Generalmente nelle loro speculazioni sulla trinità divina i Padri della Chiesa di questo periodo spesso si dimenticarono dello Spirito e parlarono solo di due Persone . Lo Spirito Santo ottenne la divinità piena solo nel 381 in occasione del Secondo Sinodo ecumenico di Costantinopoli. In un Sinodo, quello di Antiochia, convocato e guidato da Osio di Cordoba nel 324-325, si condannò Ario per sostenere la subordinazione del figlio al padre. A tale Sinodo parteciparono 56 persone e le decisioni furono prese da ben pochi fratelli esperti in faccende di fede ecclesiastica. Il sinodo d'Antiochia fu solo una sorta di preludio all'assemblea chiesastica prevista da Costantino in un primo tempo in Ancira (l'odierna Ankara), poi tenuta nel 325 nella sua residenza estiva di Nicea (oggi Iznik, a 130 Km da Istanbul), nell'Asia Minore nordoccidentale, il primo Concilio ecumenico, vale a dire universale, cui presero parte circa trecento vescovi provenienti da ogni parte del mondo. In verità la massima parte dei delegati proveniva dall'oriente; l'occidente fu rappresentato solo da un vescovo gallico, uno calabrese e uno pannonico, inoltre erano presenti il vescovo spagnolo Osio di Cordoba, Ceciliano di Cartagine e due preti romani delegati in rappresentanza del vescovo di Roma Silvestro, che era ammalato. Il livello intellettuale di molti padri sinodali era oltremodo basso; un contemporaneo, sicuramente a torto, parla maliziosamente di un «sinodo di veri e propri cretini». La grandissima parte dei chierici cattolici nemmeno oggi ha grande dimestichezza con la teologia storico-critica, ma per altre ragioni. A Nicea, in ogni caso, come già in Antiochia, solo pochi padri sinodali si mostrarono capaci di autonomia di giudizio, ma neppur essi riuscirono a concludere nulla. Da maggio o giugno fino all'agosto ospiti dell'imperatore, restarono impressionati dalla pompa, dalle adulazioni del monarca, da come egli baciava le cicatrici dei martiri e dall'appellativo di «amici» e «amati fratelli», col quale si rivolgeva ai presenti; così il credo niceno fu esattamente la formulazione che l'imperatore voleva: nulla accadde contro la sua volontà. Costantino aprì il concilio, intervenne nel dibattito e ne determinò l'andamento. Non furono approntati protocolli oppure essi furono fatti sparire ad opera della Chiesa. Quando gli Ariani lesserò il loro credo, al portavoce fu strappato di mano il foglio e ridotto in mille pezzi, prima ancora che avesse finito. Oltre la questione ariana, si tentò di regolamentare anche altre questioni che in definitiva riguardavano il portare la concordia nella Chiesa perché una chiesa divisa non gli serviva. Assecondando i desiderata imperiali, alla fine ai vescovi venne proposta una formula che non era stata sostenuta da nessuno dei due gruppi contendenti, che affermava l'uguaglianza di sostanza del Figlio col Padre, l'identità di una sostanza divina in entrambe le persone (la cosa era stata già rigettata da un altro Sinodo 76 Antiochia 268 - e anche nella Bibbia non era prevista). In tal modo furono poste fuori gioco tutte le concezioni subordinazionistiche in relazione al rapporto Padre-Figlio. Da dove proveniva questa idea ? La Chiesa non ce lo ha fatto mai sapere esplicitamente fino agli inizi del Novecento. Da allora sappiamo che l'idea è di derivazione gnostica. Anche il concetto numerico di «triade», che si trova alla base del dogma trinitario, come concetto dogmatico è di derivazione gnostica. Il Valentiniano Teodoto fu il primo cristiano a definire Trias Padre, Figlio e Spirito Santo, mentre la Chiesa non aveva assolutamente inventato nulla di simile nella sua tradizione più antica. E così un imperatore, per giunta neppure battezzato detta dogmi alla chiesa. E questo è solo l'inizio del vero miracolo non di Gesù o Dio ma della Chiesa: la completa distruzione del messaggio del Cristo delle origini. E la Chiesa continuò per secoli ad essere governata da imperatori e, come accennato, nel 381, nel sinodo ecumenico di Costantinopoli, nacque la Trinità come legge dello Stato. Una invenzione che l'antica comunità cristiana non si sarebbe mai sognata, che non compare nei Vangeli dove semmai il dogma viene contraddetto. At 2:38 "Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati" IL BATTESIMO “Formula cristologica o trinitaria?” di Giacomo Tumbarello Nell‟analizzare la questione del battesimo nel Nuovo Testamento ci imbattiamo in due affermazioni apparentemente diverse tra loro che nel corso dei secoli hanno determinato posizioni teologiche ed esegetiche diverse. Tutta la questione gioca sul comando missionario di Matteo 28,19 "Battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" e sulle 4 citazioni degli Atti dove il battesimo è amministrato nel "Nome di Gesù". Mi sembra interessante affrontare la questione del battesimo cristiano così come 77 viene definito dagli studiosi, da un punto di vista esegetico, teologico e storico. La vita del credente è caratterizzata da fatto che riceve salvezza in Gesù Cristo. Il battesimo fa parte di questo processo di salvezza, e non consiste solo in un atto rituale e simbolico, ma e qualcosa di molto più profondo, in quanto ha a che fare con la conversione e con le scelte che il cristiano fa nel seguire Cristo. A ricevere questo tipo di battesimo per primi furono i Giudei, ma alcuni anni dopo anche i gentili, aprendo così la grazia a tutti i popoli. Il battesimo in Matteo 28,19 Matteo riferisce le parola riguardante il Grande Mandato di Gesù affidato ai discepoli con l'ordine di battezzate. Ci troviamo nell'unico passo dei vangeli e di tutto il Nuovo Testamento dove viene tramandata una formula battesimale. Per alcuni studiosi e fra questi Bruno Corsani "Mt 28,19 usa un linguaggio tipico della comunità post-pasquale; in base alla testimonianza dei Vangeli, Gesù non si esprimeva in questi termini", mentre Gianfranco Ravasi sostiene: "... delle due formule (e relative teologie) quella trinitaria è forse più "ecclesiastica" e frutto della tradizione, mentre quella cristologica è più originaria e da riferirsi eventualmente allo stesso Gesù. Dal punto di vista strettamente esegetico è possibile che la specificazione trinitaria presente nel testo dell'evangelista Matteo sia frutto di un'attualizzazione dello stesso evangelista che cerca di incarnare la parole di Gesù nell'ambito della sua comunità" e aggiunge citando il tedesco H. Beth: <<La formula trinitaria così particolare di Matteo 28,19 non riproduce parole usate dalla bocca di Gesù ma piuttosto la formula rituale della formula battesimale adottata nella comunità di Matteo o ancora una definizione teologica del battesimo>>. E' anche significativo che una precisa tradizione nel nostro brano non esprima un battesimo <<in>> nome del Padre, ma <<in riferimento>> al nome (Il Vangelo secondo Matteo pp.478-479), e, R.E.Nixon aggiunge. " ...era amministrato <<nel nome di Gesù>>, il nome che indicava proprietà In seguito fu amministrato nel nome della Trinità. E' possibile che qui il riferimento alla Trinità non costituisca una formula battesimale, ma solo una descrizione teologica del significato del battesimo". Negli Stati Uniti negli anni 1913-20 in diversi pastori e predicatori protestanti sorse un interesse per il battesimo. Nell'estate del 1913 a Los Angeles R.E. McAlister predicando in un servizio battesimale evidenziò che gli apostoli non hanno mai usata la tradizionale formula di Mt 28,19, ma che invece hanno sempre battezzato "nel nome di Gesù". Un eminente leader pentecostale, 78 Frank J. Ewart, dedicò diversi mesi allo studio costante del N.T. cercando una risposta al significato di Matteo in rapporto agli Atti. Nei primi mesi del 1914, giunse a conclusione che il nome incluso in Mt 28,19 non è nei titoli, Padre, Figlio e Spirito Santo, ma è Gesù. Dopo aver confrontato le sue ricerche con altri, Ewart annunciò la sua decisione di essere battezzato nel nome di Gesù Cristo. A Los Angeles, il 15 aprile 1915 Ewart battezzò nel nome di Gesù Glenn Cook, un evangelista che era stato nella casa di Missione di Azusa Street, e Cook, a sua volta, battezzò lui. Nel corso dei mesi successivi, Ewart battezzò migliaia di persone nel nome di Gesù, e, tale messaggio molto velocemente si propagò in tutti gli Stati Uniti e nel Canada. Ed ecco un botta e risposta tra cattolici via internet… LETTERE FILOSOFIA Jean Guitton ed il Modernismo DOMANDA Nome: Spedita il: Città: Religione: Scolarità: M. 16/03/2005 xxxxxxxxx Cattólico Nella scuola secondaria Ingegnere: Profissione 79 Egr. Prof. O. F., ho letto con vivo interesse larticolo "JEAN GUITTON ED IL MODERNISMO NEL CONCILIO VATICANO II", con la Sua ampia risposta al parere dellIstituto Paolo VI di Brescia. Condivido molto di quello che Lei scrive, in particolare che il Modernismo (e più in generale molta della teologia contemporanea) non è altro che Gnosi più o meno abilmente camuffata. Come Lei ha richiamato, lo stessso Card. Ratzinger affermava sconsolatamente, già nel 1991, che "il dogma non regge più". La spiegazione che Lei, Prof. F., da di quesa "auto demolizione della Chiesa promossa dalle dottrine moderniste nel Vaticano II", è che lo stesso Vaticano II, diachiarato "pastorale", ha volutamemnte tralasciato di affrontare impegnativi pronunciamenti dottrinali, fondamentalmente perché ha preliminarmente svuotato la stessa idea di "dogma", trasformandola in una enunciazione storicamente determinata (e pertanto non assoluta) dellinsegnamento della Chiesa. Anche io credo che la Chiesa non può sopravvivere senza un Credo fermo ed invariabile. E tuttavia mi permetto di proporLe un approccio assai diverso dal Suo nellenunciazione del problema e, conseguentemente, per una possibile soluzione. Sono anzitutto convinto che le Scritture, così come le possediamo oggi, siano fondamentalmente una fedele espressione della Rivelazione di Dio. Sono inoltre convinto che i Vangeli ci parlino con sostanziale fedeltà di Gesù il Cristo, della Sua Nascita misteriosa e miracolosa, della Vita, del Messaggio, della Passione, Morte e Risurrezione. Non cè dubbio tuttavia che, nel corso del tempo, alcune scritture, in particolare il NT, hanno subito alcune indebite aggiunte e/o modifiche. Così è stato ormai da tempo stabilito che 1Giov, 5:7 ("Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito santo: e questi tre sono uno") è unaggiunta spuria e tarda. Similmente è ormai ampiamente condiviso dagli studiosi (p.es. F.C. Conybeare, H. Kosmala, D. Flusser, S. Pines) che anche Mt 28:19, benché attestato in tutti i manoscritti esistenti, è in realtà unaggiunta tardiva, collegata alla formula battesimale che, in particolare dopo il Concilio di Nicea, era 80 diventata di uso comune, anzi imperativa (non più "nel nome di Gesù", ma "nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"). Infatti ci sono molte citazioni da Matteo (p. es., e significativamente, tutte le citazioni in Eusebio da Cesarea antecedenti il Concilio di Nicea), in cui la formula battesimale trinitaria non compare. Ora Mt 28:19 è certamente stato usato, nel corso dei secoli, come uno dei principali presidi del carattere originalmente apostolico della dottrina della Trinità. Ebbene, io mi spingo ad affermare che anche il Vangelo di Giovanni è stato manipolato. Per esempio è comunemente accettato che Giov 21, il "secondo finale" del Vangelo, è stato ragionevolmente aggiunto (forse dallo stesso autore, forse da un successivo redattore). Similmente, io credo che Giov 1:114 sia stato profondamente influenzato dalla contemporanea filosofia GrecoGiudaica (in particolare Filone di Alessandria), con lintroduzione di un Logos di carattere metafisico e personale, concetto del tutto alieno all‟ambiente Giudaico Palestinese in cui Gesù ha predicato e il Cristianesimo ha mosso i sui primi passi. Benché non abbia prove dirette delle mie affermazioni sull"inquinamento" del Vangelo di Giovanni con concetti filoniani "spurii", la mia evidenza "indiziaria" è che Filone morì nel 40-42 DC, e che entro la fine del I secolo, i suoi scritti circolavano ampiamente nelle comunità Giudaiche Ellenistiche. Nel frattempo la I Guerra Giudaica era termnata con la distruzione di Gerusalemme e del Tempio (70 DC), e i Giudeo-Cristiani subivano unostilità sempre più dichiarata (la 12^ "benedizione"), da parte degli Ebrei Ortodossi che si erano definiti nel frattempo a Yavneh, sotto la guida di Yochanah ben Zakkai. Non è quindi sorprendente che lautore del Vangelo di Giovanni (o un suo redattore), volesse rendere il suo vangelo più "appetibile" ai Giudei Ellenisti a al mondo Greco-Romano. Se il mio ragionamento è correto, credo che questo "inquinamento" abbia avuto tragiche conseguenze, poiché il Logos di Giovanni, se da un lato ha reso il Vangelo Cristiano molto più accetabile alla cultura Greco-Romana (vedi p. es. le due "Apologie" di San Giustino Martire), ha reso impossibile riconciliare il Cristianesimo (nella forma dogmatica che ha finito per assumere), con la sua matrice Ebraica. Alla fine la Chiesa, per mascherare il "peccato originale" del Logos giovanneo, ha dovuto, con i Concili di Nicea e di Costantinopoli, (e non senza un grave conflitto che ha segnato la Chiesa per tutto il IV secolo) ricorrere a quelle che io considero le invenzioni della Trinià e dellIncarnazione. Ha detto profeticamente André Malraux che il secolo XXI o sarà religioso o 81 non sarà. Io credo che questa profezia sia vera. A mio parere esistono solo due strade posssibili. Da un lato uno Pseudocristianesimo-Neopaganesimo-Gnosticismo che si proponga (anticristicamente) come religione mondiale. Certo questo pseudocristianesimo, che magari canterà le lodi di un illusorio Nuovo Ordine Mondiale (ONU?), non potrà evitare un drammatico scontro (apocalittico?) almeno con lIslam. Dallaltro un Cristianesimo che, ricuperata pienamente la sua matrice Ebraica ed Abramica (e quindi capace di parlare davvero anche allIslam), sgombrato il campo da quanto di etnico-pagano-idolatrico-metafisico ha impropriamente sovrapposto al suo genuino Messaggio nel corso di XX secoli, riduca il suo contenuto dogmatico a quanto è veramente essenziale. Cioè solamente al Credo Apostolico. O la Chiesa sarà in grado di scegliere e gestire questo percorso, o lascerà comunque spazio a un disastroso fondamentalismo. Se quanto ho sopra delineato le sembra, almeno in parte condivisibile, sarò lieto di inviarLe un mio scritto in cui espongo la mia visione su Trinità e Incarnazione, su unaffermazione rigorosamente monoteista di Dio, e sul carattere di Gesù come Messia, Figlio di Dio, e Dio in quanto Figlio di Dio che è Padre. Confido in una Sua cortese risposta. Con i migliori saluti M. S. RISPOSTA Egreggio signore S.! Ave Maria purisima! Dopo una introduzione d´apoggio al mio studio sopra il Vaticano II, condanando il Modernismo, lei si mi presenta come cattolico, e mi fa sua professione di fede: "Anche io credo che la Chiesa non può sopravvivere senza un Credo fermo ed invariabile. E tuttavia mi permetto di proporLe un approccio assai diverso dal Suo nellenunciazione del problema e, conseguentemente, per una possibile soluzione. 82 Sono anzitutto convinto che le Scritture, così come le possediamo oggi, siano fondamentalmente una fedele espressione della Rivelazione di Dio. Sono inoltre convinto che i Vangeli ci parlino con sostanziale fedeltà di Gesù il Cristo, della Sua Nascita misteriosa e miracolosa, della Vita, del Messaggio, della Passione, Morte e Risurrezione." Ma dopo lei fa delle critiche gravissime al testo del Vangelo, che sono un riffiutto d´accetare la Santissima Trinitá. Lei critica il Modernismo e fa una esegesi storico critica del Vangelo come la farebbe l´eretico Loisy. E come mai lei si mi presenta come cattolico ? Un cattolico che non crede alla Santissima Trinitá non esiste. Questo non è serio. Dunque, la prego di non mi fare perdere il tempo con eresie grossolane. O. F. Che dire? Non posso proprio fare a meno di notare il tono sdegnato del prof. F., che rispondendo al Sig. S. inizia con un saluto a Maria purissima, si scaglia contro la sua incoerenza nel definirsi cattolico pur rifiutando il dogma della trinità (ed in effetti non capisco nemmeno io come il Sig, S. si possa definire cattolico) e… non si degna minimamente di controbattere la sua posizione su basi esegetiche, storiche o comunque fondate su argomentazioni logiche. Il Professore si limita dunque a tuonare dall’alto della sua cattedra contro l’eretico S., che ha osato dubitare del dogma. I cattolici possono dunque dormire sonni tranquilli, l’eresia antitrinitaria non si diffonderà certamente nella Chiesa finché uomini di tal spessore veglieranno con piglio da mastini sull’ortodossia. Tali difensori della fede sono certamente in grado di scovare e combattere ogni germe di eresia. Sono certo che il Prof. F. avrà individuato e messo a tacere anche molti altri “anticristi” che pervertono la sana dottrina, come ad esempio quei tali che, con ostinata pertinacia, rigettano le dichiarazioni infallibili della Chiesa a proposito dell’ascensione corporea di Maria in Cielo, e 83 soprattutto non intendono riconoscerle i titoli di “Madre di Dio e Corredentrice”! Di eresie ve ne sono molte, ma quella antitrinitaria è di gran lunga la più pericolosa, …bravo il nostro Prof. F.! …Chiunque leggendo quanto riporto sotto (tratto in parte dal catechismo unitariano) può chiaramente rendersi conto quanto questa gente sia pericolosa! Unitariani Sito della Congregazione Italiana Cristiano Unitariana chi sono Nome: Roberto Rosso mercoledì, 25 ottobre 2006 Rev. Travaglioni: "Gesù Ebreo" Gesù “Ebreo”: una Teologia del “Dinamismo” Nell‟ottica esegeticodottrinale della figura del Cristo (così come riferita dai Vangeli e dagli altri scritti) e nelle elaborazioni dottrinali successive (sia in relazione agli scritti dei Padri della Chiesa che alle speculazioni teologiche), non si accenna – neanche minimamente – alla radice ebraica sia del Cristo come uomo che del Cristo come latore della Parola1. Occorre puntualizzare, per puro spirito di completezza ed oggettività, come il Cristo “nasce” ebreo, viene circonciso, vive da ebreo seguendo gli insegnamenti Toraici, muore da ebreo (ed in tal senso gli Evangeli ci riferiscono con chiarezza i riti della Sua morte puntualmente aderenti alla ritualità ebraica). Questo breve riferimento al carattere di “ebraicità” della persona di Cristo non può sfuggire neanche al più disattento lettore degli Evangeli, né può essere messo in discussione attesa la sua oggettiva rispondenza alla lettera delle Scritture ed alla “biografia” in esse contenuta. Occorre ripercorrere le tappe della vita di Gesù per poi esaminare la Sua “ebraicità” in relazione agli insegnamenti contenuti nelle Scritture. a) Vita di Gesù “storico”. Nasce in una famiglia di Ebrei osservanti e come tale viene educato, in un momento storico in cui la cultura e la spiritualità israelite subiscono numerosi e ripetuti attacchi da parte dell'ellenismo non tollerante ed in cui la dominazione dell'Impero Romano coinvolge tutti i paesi del bacino mediterraneo, spingendosi anche oltre. Lo scritto Lucano riferisce che “Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù…..” ((Luca, 2, 21) ed inoltre “Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di 84 Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore” (Luca 2, 22), quindi Gesù fu circonciso e presentato al Tempio, come qualsiasi altro ebreo. Gesù, quindi, appartiene al mondo dei rabbini, per nascita, educazione, conoscenza della Torah, disputa con questi2, ma sempre nel rispetto della legge Toraica ed esprimendo soltanto un diverso modo di concepire la religione ebraica, pur senza discostarsene. "Ora il bambino cresceva e si fortificava, era pieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra di lui. I genitori di Gesù andavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua...", specifica Luca (2,40-41). Ingiunge alla folla e ai suoi discepoli di seguire le prescrizioni degli scribi e dei farisei: "Gli scribi e i farisei sono seduti sulla cattedra di Mosè: fate dunque tutto quello che vi dicono", con l‟unica raccomandazione di non comportarsi come loro: "Ma non fate come loro fanno, perché dicono ma non fanno" (Matteo 23,2-3). Gesù si sottopone addirittura al rito tradizionale delle “due dracme” che gli ebrei erano obbligati a pagare ogni anno per il tempio: "Quando arrivarono a Cafarnao, quelli che raccoglievano le due dracme si rivolsero a Pietro e gli dissero: Il vostro maestro non paga le due dracme? Si, rispose" (Matteo 17,24-25). In ogni caso, queste pratiche di Gesù, il recarsi di sabato nella sinagoga, il leggere la Torah e poi un brano dei Profeti ed assistere ad un sermone, corrispondono agli usi e costumi degli ebrei, così come risulta dalle fonti rabbiniche e da quelle non rabbiniche3. Già sotto tale aspetto, la figura del Gesù “storico” appare di tutta evidenza nella sua connotazione di uomo ebreo, che viveva da ebreo nella pratica quotidiana, che interagiva con il popolo secondo schemi e canoni ebraici, senza nulla di nuovo (o di diverso) da apportare, se non la “scienza” ed una forma di perfezione (o di perfettibilità?) che lo contraddistingueva dai rabbini dell‟epoca, legati più al potere religioso esercitato sul popolo che ad una sana ed incondizionata fede nel Signore di Israele che aveva riscattato il popolo ebraico per farlo divenire un popolo eletto. Gesù, infatti, ripete sovente che l‟uomo deve conformarsi alla Legge ed agli insegnamenti dei Profeti, così ribadendo la propria natura ebraica ed il suo modus vivendi ed operandi (è sintomatico, di questo, un passo di Matteo 7,12: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti”, quasi a voler ribadire l‟importanza della Legge nell‟azione umana, Legge alla quale l‟uomo deve conformarsi al fine di raggiungere il Paradiso promesso). L‟esempio poc‟anzi rappresentato non è una mera estrapolazione di un passo evangelico isolato, ma è uno dei continui riferimenti contenuti nella Scrittura neotestamentaria, a conferma e riprova che Gesù ben conosceva la Legge (Mosaica), ma che anche ben conosceva quali fossero gli insegnamenti rabbinici: il passo di Matteo sopra riferito si riallaccia all‟insegnamento della tradizione rabbinica, laddove era detto “Non fare a nessun altro ciò che non ti piace; questa è la Torah intera e 85 tutto il resto non è che spiegazione. Va e impara!”, e quindi Gesù ben conosceva tali insegnamenti e mai ha pensato di discostarsene. Negando il substrato ebraico del Cristo e la sua appartenenza alla religione di Israele, ci si dovrebbe chiedere perché ha vissuto ed insegnato – mutatis mutandi – da ebreo, secondo la Legge Toraica, secondo gli insegnamenti dei rabbini e secondo la tradizione orale ebraica: del resto è dimostrato come Gesù conoscesse l‟Aggadah e l‟Halachah! E‟ interessante notare come anche tutti quelli che “ruotavano” attorno a Gesù non erano che ebrei, e che – anche nei rapporti con Gesù – non si comportavano che da ebrei. Riflettiamo un attimo sulla morte e sulla sepoltura del Cristo. Questi viene posto nel sepolcro secondo il rito ebraico, e secondo questo rito viene fatto l‟Aveluth (la celebrazione rituale dei sette giorni successivi alla morte): quindi il Cristo nasce, cresce e muore da ebreo, e mai ha “pensato” a dichiararsi “non ebreo”, ma ciò comunque anche a riprova della sua unica ed assoluta natura umana. b) Gli insegnamenti di Gesù. Abbiamo visto sopra, seppur molto sinteticamente, come il Gesù “storico” sia stato un ebreo in ogni forma quotidiana della Sua vita, e nondimeno lo era negli insegnamenti. Analizzando puntualmente il pensiero dell‟ebreo Gesù, del Gesù nato da Maria vergine, dal Gesù uomo, il più grande figlio e profeta di Dio (Dicendo "credo in Gesù" noi esprimiamo la nostra convinzione per cui sia il più grande figlio e profeta di Dio e per cui i suoi insegnamenti siano il modo più sicuro attraverso cui noi possiamo ricevere una vera conoscenza di Dio” – Catechismo Unitariano Ungherese, 57), notiamo come tutto l‟insegnamento nasce da una forte radice ebraica mista ad elementi dinamici, in contrapposizione soltanto alla staticità degli insegnamenti rabbinici dell‟epoca, che miravano più ad incutere timori di una “ira” di Dio sul popolo qualora si discostassero dalla Legge Mosaica, che a contemperare le continue mutazioni sociali e di pensiero di un popolo comunque in evoluzione, tratto dall‟ignoranza e dal politeismo. Gesù si pone fra i rabbini ed il popolo, ammonisce il popolo, ma ammonisce anche i rabbini, fa sì che la stretta osservanza non abbia più radici nell‟”ira” di Dio, ma nell‟amore per un Dio che accoglie nel suo Regno le proprie pecorelle smarrite e le tratta con amore e con dedizione. Gesù non viene per “cambiare” ma per “migliorare” per “compiere” e questo è il punto essenziale della nostra analisi (“Non pensiate ch‟io sia venuto per abrogare la Legge o i Profeti; non sono venuto per abrogare, ma per compiere” – Matteo, 5:17). L‟espressione usata da Gesù “non sono venuto per abrogare” è la chiave di volta ed il verbo “πληρώσαι” assume il significato di “compiere”, “realizzare”, ma non nel senso di novità, ma nel senso di “migliorare”, quindi di ripristinare il senso originario della Legge, o di perfezionare un codice di vita già esistente4. Gesù non è il Profeta della “Parola nuova od innovativa” o della Parola “diversa”, ma della Parola volta a perfezionare quell‟antico 86 codice di vita esistente fra il popolo della Torah. Preferiamo dare il senso di “perfezionare” siccome più logico e più aderente alle fonti, tant‟è che il versetto citato si riallaccia a quello precedente contenuto in Matteo 1,22: “Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del Profeta”, quasi a voler introdurre (in Mt. 1,22) il concetto dinamico di adempimento e successivamente (in Mt. 5,17) la grande linea guida della propria venuta al fine di porre in essere concretamente tale adempimento, e quindi perfezionare ciò che già esisteva, ma che verosimilmente era stato o disatteso o travisato. Gesù ricorda lo “Shemà Israel” come punto cardine del Suo insegnamento (Viene chiesto a Gesù: “Qual è il più importante di tutti i comandamenti5?” Gesù rispose: “Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore: Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua". Il secondo è questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi” – Marco 12:28b-31), ed inizia ad elaborare quella che sopra abbiamo definito una Parola volta a perfezionare il credere del popolo ebraico, riferendosi senza dubbio ai Comandamenti come Legge fondamentale della fede, quindi alla Legge dell‟Antico Testamento, alla Legge di Mosè. Senz‟ombra di dubbio, il riferimento ai Comandamenti6 diviene un ribadire la vigenza della Legge Mosaica, ma anche un ribadire un insegnamento dal quale il popolo di Israele si era discostato, rimanendo ancorato a principi desueti e comunque privi della giusta e necessaria dinamicità. Se avesse voluto portare al popolo ebraico una Parola “nuova” non avrebbe ritenuto il primo Comandamento quale il più importante, ma avrebbe – per converso – “modificato” la linea guida sostituendola con altra e così “abrogando” la vecchia Legge per sostituirla con una “nuova Legge”: ma mai e poi mai ha sostituito la Legge Mosaica, mai e poi mai ha “rinnegato” il proprio ebraismo, mai e poi mai ha inteso opporsi a tale Legge. Ed allora, come dobbiamo inquadrare – all‟interno di questa “ebraicità” la figura del Cristo? Certamente la domanda si presta a variegate risposte, tutte molto fondate, ma nessuna risolutiva, a causa della troppa “distanza” che nei secoli abbiamo voluto marcare fra il Vecchio ed il Nuovo Patto. Ma, forse, la risposta è proprio in questa distinzione, e forse era questo ciò che ha voluto trasmettere Gesù con i suoi insegnamenti. Rimarcavano, sopra, i concetti di dinamicità e di staticità del pensiero (dinamicità del pensiero e degli insegnamenti del Cristo e staticità del pensiero rabbinico), quasi a voler distinguere i due attributi. Per vero, sicuramente nella mente di Gesù non si voleva operare un distinguo così netto, ma in pratica tale distinguo assume un carattere di specificità che addirittura Origene ha velatamente (ma pur sempre volutamente) rimarcato, laddove ritiene che l'Antico Testamento è una prefigurazione del Nuovo Testamento: nel loro 87 insieme essi costituiscono un'unità , che ha il suo fondamento nell'Unità divina , incorporea e inconoscibile nella sua natura. Questa “prefigurazione” origeniana fa nascere i due attributi di staticità – da una parte – e di dinamicità dall‟altra. La “prefigurazione” diviene la base logica del successivo, ma presuppone che il successivo sia dinamico rispetto al precedente nel senso che lo “migliori” e lo “completi” secondo un passaggio ideologico transeunte fra il primo ed il secondo. Quindi, il Gesù ebreo di nascita e di pensiero, diviene il Gesù del “miglioramento” e pertanto passa dalla fase ideologica della staticità in quella della dinamicità del pensiero, volto ad “universalizzare” dinamicamente il pensiero basico stesso, al quale – in ogni caso - è legato da un vincolo non solo di appartenenza ma anche di pensiero: non più, quindi, un Dio continuamente “irato” dal discostarsi del popolo ebraico dagli insegnamenti Toraici, ma un Dio perdonatore, misericordioso, pieno di amore, ma che pretende anche amore dalle Sue creature che ha creato per essere inneggiato con le lodi, come afferma il Salmista. Il punto centrale dell‟amore, diviene un punto di “centralità” (e quindi non più meramente centrale), attorno al quale ruotano tutti gli insegnamenti del Gesù “miglioratore” dell‟antica Parola, tant‟è che nel c.d. “Discorso della Montagna” (Matteo, 5, 6 e 7) ribadisce i concetti della Legge, limitandosi soltanto a criticare il comportamento degli Scribi e dei Farisei, ma senza modificare concettualmente la Legge, soltanto “migliorandola” mediante insegnamenti (appunto dinamici) che costituiscono un diverso e meraviglioso filone di pensiero. In buona sostanza, il Vecchio ed il Nuovo Testamento non sono che un tutt‟uno da leggere e sui quali riflettere soltanto mediante due diverse chiavi di lettura, ma senza che costituiscano due diversi pensieri religiosi che diano vita a due diverse religioni.7 Il Vecchio Patto viene visto da Gesù come la fonte del credere e della fede in un unico Dio, la fonte da seguire quale linea guida della vita del credente, mentre il Nuovo Patto viene posto in essere quale miglioramento ed adeguamento alle mutate esigenze di un popolo che – sì era eletto – ma che comunque aveva subito influenze che non rispondevano più ai “canoni” degli insegnamenti Toraici ed all‟esempio dei rabbini. Se il Gesù del Nuovo Patto era il Profeta del rinnovamento, doveva essere inevitabile che tale rinnovamento partisse dal presupposti di insegnamenti precedenti: Gesù, per l‟appunto, non era venuto per “abrogare” ma per “compiere”, per “migliorare”; non si era assunto l‟onere di cambiare o di portare una nuova “religione” fra il Popolo di Israele, ed infatti non portò alcuna nuova “religione”, ma compì ciò che non era stato fatto, o che era stato fatto soltanto parzialmente. La Riforma pone dei termini ben precisi ed un punto limite di “vigenza” dell‟antica Legge, durata sino a Giovanni, ed una nuova Legge iniziata appunto con Giovanni, sulla base testuale di Luca 16:16: “La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio ed ognuno si 88 sforza per entrarvi”, tant‟è che Lutero si spinge oltre, traducendo il testo in questo modo: “Das gesetz und die propheten weyβ sagen bis auf Johannes, und for der zeyt an, Wirrt das reych Gottis durchs Evangelion prediget, und yderman dringt mit gewallt hyn eyn. Es ist aber leychter das hymel und erden vergehen, den das eyn tuttel am gesetz falle“ (WADB 6,286). In tal senso, sembrerebbe come l‟insegnamento “migliorativo“ di Gesù (o comunque volto a “compiere“) fosse in sostanza una innovazione, un pensiero “nuovo” che – abrogando il pensiero veterotestamentario – avesse un inizio e fosse il “nuovo filone” di una “nuova religione”, espressione di un “tempo ormai finito” (come annota la TOB, pag. 2379 nota a). Ma ciò non lo è, né ragionevolmente, né logicamente. Gesù non ha “inventato” nulla nei Suoi insegnamenti, né ha voluto intendere che con Giovanni il tempo fosse finito, ha semplicemente, ancorché meravigliosamente, posto dei punti fermi ed un pensiero, questa volta “nuovo”, al fine di compiere ciò che antecedentemente il popolo di Israele non aveva recepito in maniera decisa, sviando continuamente o comunque staticizzando il proprio credere: è sintomatico quando Gesù ordina di tirar fuori dal pozzo l‟asino, ancorché fosse Shabbat, in quanto l‟asino sarebbe morto ed all‟indomani non lo avrebbero potuto più utilizzare per il proprio lavoro! Questo esempio non costituisce l‟affermare una nuova idea della religione (quasi a voler implicitamente abrogare il precetto del sabato), o l‟espressione di un “nuovo tempo” che doveva sostituire un tempo ormai finito, o un Vecchio Patto ormai non più in vigore, ma costituisce semplicemente un punto di logico comportamento improntato in una stupefacente dinamicità nell‟applicazione del pensiero ebraico.8 Quindi, nulla di nuovo in senso assoluto (non in senso semantico, ovviamente), ma una radice rimasta inalterata nel pensiero cristologico. Per altro, lo stesso Papa Giovanni Paolo II ha detto che “chiunque incontra Gesù Cristo incontra l'ebraismo” (cfr. "Incontro con la comunità ebraica di Magonza. Discorso di Giovanni Paolo II"…, citazione del documento dei vescovi tedeschi, “ Dichiarazione sui rapporti della Chiesa con l'ebraismo ”, aprile 1980), riconoscendo – seppur solo implicitamente – le radici ebraiche di Gesù, senza arrivare – ovviamente – al paradosso di ritenere Gesù soltanto un rabbino, come in alcuni ambienti ebraici si è cercato di dimostrare. Di tutta evidenza, quindi, appare il concetto esposto sopra circa la staticità (prima) e la dinamicità (dopo) del pensiero (prima) Toraico e (dopo) cristologico. Il passaggio dall‟uno all‟altro costituisce l‟essenza del pensiero cristologico, laddove Gesù parte dal presupposto della Legge Mosaica per giungere ad un compimento della stessa, in una chiave più aderente allo spirito del popolo ebraico al fine di “universalizzare” il proprio insegnamento, al fine di non dover essere ritenuto il Profeta del solo popolo ebraico (come dovevano essere considerati i Profeti succedutisi prima di Lui), ma il Profeta universale che non conosceva limiti, frontiere, popoli, e che – al 89 contrario – doveva compiere per tutti, in favore di tutti, a beneficio di tutti, ciò che precedentemente (ma staticamente) apparteneva all‟insegnamento del Vecchio Patto e dei precedenti Profeti. Ecco il dinamismo del pensiero cristologico e l‟esigenza di un diverso modo di concepire la religione ebraica, secondo criteria di interazione fra il divino e l‟uomo, ed anche per questo fu diverso dagli altri uomini (“Gesù fu diverso dalle altre persone per il fatto che egli visse in ottemperanza alle leggi di Dio. E tutte le sue azioni furono in accordo con la volontà del suo Padre provvidenziale; perciò è divenuto per noi “la via, la verità e la vita” Gv 14:6a] – Catechismo Unitariano Ungherese, 73). L‟interazione fra il divino e l‟uomo era – per Gesù – il punto di partenza acciocché l‟uomo potesse comprendere la natura di Dio, potesse ascoltare i Suoi insegnamenti e metterli in pratica, appunto interagendo, mediante la preghiera, l‟esempio, il rinnovamento dell‟anima. L‟uomo doveva arrivare a conoscere Dio, mentre nell‟esempio dei rabbini dell‟epoca, Dio era conosciuto soltanto da questi; erano i rabbini i detentori della scienza, mentre Gesù insegna affinché il popolo apprenda, agisca, ed insegni a sua volta agli altri uomini, alle altre generazioni posteriori. Erano i rabbini ad interpretare le Scritture, ed il popolo doveva attenersi a tali insegnamenti, senza poter interpretare, con l‟unico onere di seguire quanto i rabbini insegnavano, mentre nella dinamicità del pensiero cristologico, Gesù insegna, insegna gli stessi principi Toraici, compiendo la Parola, ma il popolo interpreta relazionandosi con il divino in una speranza escatologica, in una speranza di vita futura che costituisce il tutto di una parte della vita terrena9. Si potrebbe obiettare che i Sacramenti del Battesimo e della Cena del Signore siano espressione cultuale di una nuova religione (appunto il Cristianesimo in contrapposizione all‟Ebraismo). La deduzione, per altro logica, quanto legittima, non appare però ondata da un punto di vista scritturale. Questi servizi hanno per scopo ”la capacità di rafforzare la nostra vita morale e religiosa. I servizi sono risorse che ci rammentano i nostri doveri e che ci inducono a seguire l'esempio di Gesù ed a compiere buone azioni“ (cfr. Catechismo Unitariano Ungherese, 115). Il Battesimo costituisce la mera espressione cultuale del Nuovo Patto, che Gesù istituisce acciocché il credente diventi membro della Chiesa Cristiana. Ma tutto ciò non costituisce una contrapposizione fra religioni, quanto semplicemente ribadisce l‟esigenza del compimento dell‟antica Legge, rinnovata nella forma e nella sostanza, che si riallaccia alla pratica ebraica del Mikvèh (per altro allacciato al rituale del Bar Mizvà), del bagno rituale che purifica dal peccato e che fa essere un nuovo uomo, un uomo rinnovato e purificato dall‟acqua e nell‟acqua. Il Battesimo vuol essere – anche solo simbolicamente, se vogliamo – espressione di tale rinnovamento e di entrata a far parte di una Comunità che fa propri gli insegnamenti di Gesù e che pur sempre – giova ripeterlo – costituiscono il “compimento” 90 dell‟antico insegnamento ebraico, di quell‟insegnamento statico che diviene dinamico mediante il rinnovamento battesimale. Anche nella Cresima, attraverso la quale diveniamo membri indipendenti della chiesa e ci assumiamo la responsabilità di fronte a Dio di tutte le nostre azioni e della nostra fedeltà, troviamo un dinamismo contrapposto alla staticità della cultualità ebraica, laddove quella responsabilità di fronte a Dio viene in essere con la cerimonia del Bar Mizvà10, ove il giovane ebreo – già circonciso – entra a far parte dell‟ebraismo quale membro indipendente della Comunità. Il Cristo, al contrario, non abbandona tale concetto, ma compie la Parola attraverso un rinnovamento cultuale che spezza le catene dell‟immobilismo ebraico. Anche in tal senso, il Gesù “ebreo” opera non un cambiamento, ma un rinnovamento interiore dell‟uomo, lo fa essere membro attivo della Comunità di credenti, lo sprona a seguire la Parola secondo modelli concettuali avanzati e più in linea con le esigenze socio-culturali non più di un ristretto popolo, ma erga omnes. Non par dubbio come tale avanzamento sia espressione di un dinamismo non solo concettuale, ma anche applicativo, che conferma un passaggio dall‟ebraismo “rabbinico” legato alla percezione del divino come un qualcosa di mera sublimazione, ad una cristianesimo dinamico e fluido, ove la percezione del divino risiede nella Parola e nell‟esempio quotidiano. La fede ebraica diviene una fede cristiana in senso trascendentale da adattarsi alle singole esigenze e per un popolo indifferenziato: un universalismo unico nel suo genere, non legato all‟elezione di un popolo specifico, ma aperto a chiunque voglia accogliere in sé la Parola come fonte di vita e di azione. Il Gesù “ebreo” agisce, ma nel contempo sprona il popolo all‟azione, dando un volto nuovo all‟ebraismo, pur senza abrogare la Legge ed i Profeti. Non abroga nulla: migliora, compie, solidifica il pensiero antico e lo allarga alla generalità dei popoli, senza distinzione alcuna, senza distinzione di elezione o meno. Non esiste più un popolo eletto, esistono i popoli eletti, che coincidono con l‟universalità dei popoli. Esistono i singoli che riflettono, che accolgono il pensiero, che giustificano le proprie azioni alla luce dell‟Evangelo, dell‟insegnamento del Gesù “ebreo”, volto nuovo di una nuova era religiosa, ove la fede non è soltanto personale, ma è anche di massa, si tramanda con l‟esempio e con lo studio, con uno studio semplice e facilmente approcciabile, non più con lo studio dei soli testi talmudici, appannaggio dei soli eruditi. La Torah, quindi, viene ad assumere il ruolo di una Rivelazione limitata nel tempo e nello spazio, una Rivelazione da integrare ed interpolare, una Rivelazione che costituisce la base della fede giudaico-cristiana, arricchita e completata da elementi più aderenti alle mutate esigenze ed al mutato ambiente che il Gesù “ebreo” introduce quale figlio e Profeta di Dio ed invita gli uomini (tutti) a seguire come espressione di una fede senza dubbio nuova non nei contenuti base, ma nella sua forma dinamico-espressiva, che per 91 altro apre un largo spiraglio ad un modo rinnovato di credere e di affrontare la vita da credenti nell‟unità Divina, un diverso modo di vivere nel mondo la cui regola è la volontà Divina: “La Torah orale parla in spirito e in verità anche quando sembra "triturare" dei versetti e dei testi della Torah scritta. E' per questo che noi abbiamo intitolato il presente libro con delle parole che, a usare un linguaggio appropriato, concernono soltanto il tema trattato dal sacro al santo” (cfr. E. Levinas, Du sacré au saint; 1977, p. 10). Un passaggio, quindi, dal “sacro” al “santo”, che rinnova l‟idea di religione, che perpetua nelle generazioni successive una concettualità più spiccata non della sacralità Toraica, ma della santità evangelica e della figura del Cristo uomo, del Profeta che opera una netta demarcazione fra questi due concetti, che non sono mera espressione di un pensiero, ma costituiscono una riscoperta dell‟uomo in termini metafisici, dell‟uomo “nuovo” in quanto santificato dalla fede e da essa giustificato secondo il concetto Pauliano. Possiamo senza dubbio affermare, come ha autorevolmente sostenuto il Neusner (in The Academic Study of Judaism , 1975, pp. 33-34) che esiste un Nuovo Testamento che porta a compimento l‟Antico Testamento, così come affermato da Gesù in Mt. 5:17. Un Nuovo Testamento che introduce un nuovo11 Patto da seguire con fede, umiltà ed amore, un Nuovo Patto che non abroga o modifica, ma pur sempre finalizzato a migliorare il proprio Io e la propria fede in un Dio che guarda le Sue creature con misericordia e giustifica le loro azioni mediante il pentimento. L‟Antico Patto era una fede filosofica con una tradizione consolidata, ma non aderente alle esigenze socio-culturali del popolo, esigenze che erano contaminate dal progressivo avanzamento sociale: il Nuovo Patto costituiva, sì, una fede filosofica, ma con una tradizione ebraica in continua evoluzione, che il Gesù “ebreo” voleva compiere come opera di un più ampio disegno, così da scorporare l‟antica tradizione (che soffriva di un immobilismo culturale) da quella metafisica ragionata e razionale che coinvolgeva la fede nell‟espressione finanche del quotidiano, ma pur senza perdere il carattere ed il connotato di discendenza dalla tradizione ebraica. Il Cristianesimo del Gesù “ebreo” diviene, così, un movimento, una Comunità, una Chiesa, ma senza perdere le proprie radici storicoconcettuali proprie della tradizione ebraica e – soprattuttodell‟ispirazione della Legge, come discesa con e per mezzo della Torah e dei Profeti antecedenti al grande Profeta e figlio di Dio, Gesù, che non volle essere un “Riformatore”, ma un “Liberatore”: “Questa attività di Gesù, tramite la quale egli si fa carico del pesante fardello della nostra vita spirituale, noi la chiamiamo liberazione. In questo senso noi crediamo che egli sia il nostro liberatore” (Catechismo Unitariano Ungherese, 68)12. Rev. Dr. Guido Travaglioni categoria:approfondimenti 92 antitrinitari Perchè "antitrinitari"? Il concetto fondamentale del nostro modo di approcciare il Vangelo è che Gesù non sia Dio. Per molti dei nuovi lettori di queste pagine questo può essere davvero sorprendente. Se avrete la pazienza e la bontà di seguirmi in queste pagine tenterò di darvi una ragione semplice e precisa di quanto sosteniamo supportata dallunica vera prova possibile: le parole di Gesù stesso e il suo vangelo. Anzitutto se uno fosse Dio, ci aspetteremmo che lo affermasse in più punti. Invece per quanto possiate cercare nell'Evangelo non troverete mai una frase virgolettata di Gesù che affermi “Io sono Dio” . Ebbene questa frase non c'è. Troviamo invece: A) Affermazioni della assoluta unicità del Padre Eccone alcune: (I) Marco 12:29-34 Mar 12:29 Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore: 30 Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua". 31 Il secondo è questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi». 32 Lo scriba gli disse: «Bene, Maestro! Tu hai detto secondo verità, che vi è un solo Dio e che all'infuori di lui non ce n'è alcun altro; 33 e che amarlo con tutto il cuore, con tutto l'intelletto, con tutta la forza, e amare il prossimo come sé stesso, è molto più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34 Gesù, vedendo che aveva risposto con intelligenza, gli disse: «Tu non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno osava più interrogarlo. (II) Giovanni17:3 Giov 17:3 Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo. B) Gesù stesso non ha mai detto di essere Dio (I) Marco 10:18 Mar 10:18 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio. (II) Giovanni 14:10-11 Giov 14:10 Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico di mio; ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue.11 Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle opere stesse. Perfino questo passo, ogni tanto citato come argomento contrario alla nostra tesi, ci dà ragione: rileggetelo con attenzione. Gesù non dice di essere il Padre, ma di essere NEL Padre, e che il Padre è IN lui. La differenza è enorme. Con questo Gesù dice semplicemente di sentire la presenza del Padre in lui come quella scintilla divina che tutti dobbiamo alimentare, come quel seme che tutti dobbiamo coltivare. Con questo Gesù dice di sentirsi parte del Regno di Dio e di sentire la presenza di Dio in lui. In questo Gesù non è per nulla differente da un qualunque essere umano, in quanto il seme del Padre è presente in tutti i suoi figli Dio non è solo il lui, è in tutti noi e noi, come lui dobbiamo sforzarci di sentire la presenza di Dio in noi e di essere degni di prendere parte al Regno di Dio (III) Matteo 21:23-27 Mat 21:23 Quando giunse nel tempio, i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si 93 accostarono a lui, mentre egli insegnava, e gli dissero: «Con quale autorità fai tu queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?» 24 Gesù rispose loro: «Anch'io vi farò una domanda; se voi mi rispondete, vi dirò anch'io con quale autorità faccio queste cose. 25 Il battesimo di Giovanni, da dove veniva? dal cielo o dagli uomini?» Ed essi ragionavano tra di loro: «Se diciamo: "Dal cielo", egli ci dirà: "Perché dunque non gli credeste?" 26 Se diciamo: "Dagli uomini", temiamo la folla, perché tutti ritengono Giovanni un profeta». 27 Risposero dunque a Gesù: «Non lo sappiamo». E anch'egli disse loro: «E neppure io vi dirò con quale autorità faccio queste cose. Faccio notare che nemmeno qui Gesù ha rivendicato un qualsiasi primato ontologico o attributo divino. (IV) Un altro luogo molto importante per noi unitariani è questo a) Diodati: Giovanni 8:40 Giov 8:40 Ma ora voi cercate d'uccider me, uomo, che vi ho proposta la verità ch'io ho udita da Dio; . b) Riveduta (Luzzi): Giovanni 8:40 Giov 8:40 ma ora cercate d'uccider me, uomo che v'ho detta la verità che ho udita da Dio; c) testo confermato dalla Vulgata Vulgata: Giovanni 8:40 Giov 8:40 nunc autem quaeritis me interficere hominem qui veritatem vobis locutus sum quam audivi a Deo d) Giov 8:40 nun de zêteite me apokteinai, anthrôpon hos tên alêtheian humin lelalêka hên êkousa para tou Theou; Il testo è confernato dai codici greci e riportato in questo modo sia dal Nestle-Aland che dal Merk E' un vero peccato che alcune versioni italiane si dimentichino di tradurre la parola anthropon, (uomo), saltandola completamente. Sia come sia, è una altra prova al nostro arco. C) Perchè Dio è definito Padre? Dobbiamo pensare che l'Evangelo è un testo ebraico. Precetto fondamentale per ciascun ebreo non blasfemo è quello di non pronunciare mai (invano) il nome di Dio. I Commentatori della Torah, aggiravano questa norma attraverso alcune metafore. Una di queste è sicuramente quella del Padre, e dei Figli Dio dunque è Padre NON PERCHE' ABBIA AVUTO UN UNIGENITO FIGLIO, MA PERCHE' E' IL PADRE BUONO DI TUTTI NOI Se Il Padre fosse Padre per via del suo unico figlio mi spiegate perchè nell'unica preghiera che Gesù ci ha insegnato noi diciamo “PADRE NOSTRO”? Noi siamo tutti FIGLI DI DIO per parafrasare il detto del compianto Cellarius (Martin Borrhaus) Queste sono parole di Gesù che indicano come egli non si considerasse il solo figlio di Dio (I) Matteo 6:4 Mat 6:4 affinché la tua elemosina sia fatta in segreto; e il Padretuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. (II) Matteo 6:6 Mat 6:6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padretuo che è nel segreto; e il Padretuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. D) Gesù visto da Paolo Nemmeno Paolo considerava Gesù un Dio a) Paolo riteneva chiaramente che Dio fosse uno: Efesini 4,6 6 Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. Prima lettera ai Corinzi 8:6 1Co 8:6 per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi 94 siamo per lui; b) E Paolo pensava che Gesù fosse uomo, il più grande Maestro tra i figli di Dio Prima Lettera a Timoteo 2:5 Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù" E) I Figli di Dio Quindi è un dato assodato che non esista un solo passo in cui Gesù si autodefinisca figlio di Dio. Piuttosto compare innumerevoli volte l‟espressione al plurale “i figli di Dio” sia come tecna Theou che come uioi Theou. Classico esempio lo traiamo dall‟Evangelo di Giovanni Giovanni 1:12-13 Giov 1:12 ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto [scil. il logos] egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome; 13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio. Giovanni qui dice esplicitamente che i figli di Dio sono più di uno. La lezione è confermata dal Nestle e dal Merk. a) PRECISAZIONE negare la Trinità non significa negare che Gesù sia figlio di Dio. Tutt'altro. Gesù è figlio di Dio, ma per gli unitariani Gesù è figlio di Dio tanto quanto lo è qualsiasi essere umano. Noi piuttosto neghiamo a Gesù qualsiasi attributo che lo renda una figura ontologicamente diversa da un uomo come tutti b) IL VALORE DI TECNA I trinitari han tentato di vedere nella differenza fra tecnon e uios una qualche differenza ontologica, sostenendo che uios fosse un attributo proprio di Gesù e tecnon di tutti gli altri. In realtà i testi smentiscono tale tentativo, eccovi altri usi di uioi Theou (figli di Dio) significativamente al plurale e non riferiti a Gesù (I) Matteo 5:9 Mat 5:9 Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio. (II) Luca 20:35-37 Lu 20:35 ma quelli che saranno ritenuti degni di aver parte al mondo avvenire e alla risurrezione dai morti, non prendono né danno moglie;36 neanche possono più morire perché sono simili agli angeli e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione. Fermiamoci un secondo su queste parole di Luca. Luca sostiene che CHIUNQUE sia ritenuto degno di aver parte al Regno di Dio è chiamato, in ragione di questa sua dignità, Figlio di Dio e in forza di ciò risorge dai morti. Nessun problema a dire che in ragione del suo percorso sapienziale e morale Gesù si è guadagnato la dignità di essere chiamato figlio di Dio e quindi di risorgere, ma questo A PATTO CHE la stessa cosa debba capitare a CHIUNQUE compia lo stesso percorso sapienziale e morale compiuto da Gesù. (III) Infine lo smentisce il verso sopracitato GV 1:13, nei quali i cattolici leggono attributi del solo Gesù, ma che qui a ben vedere sono attribuiti a tutti i figli di Dio F) I figli di Dio e il Logos Qual è il compito allora di noi tutti, figli di Dio? Accogliere Dio e la sua Parola (Logos) che ci ha trasmesso per permetterci di seguire il retto cammino. < ne fu fatta neppure una.Ciò che è stato fatto 4 nel Logos era vita e la vita era la luce degli uomini. 5E la luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno accolta.>> questi versi, come vedete, non si riferiscono alla nascita di Gesù, bensì alla cosmogonia:Dio ha creato il mondo attraverso un logos, una ragione ultima che gli uomini possono e devono comprendere per 95 poter percepire la presenza di Dio e ritornare a Dio stesso. Questi concetti permeano TUTTA la filosofia antica, tra tutti: PLATONE (il demiurgo che plasma la materia secondo idee iperuranee) ARISTOTELE (per cui il logos è ciò che primamente qualifica tutti gli uomini come tali) iNEOPLATONICI (per cui il logos è la prima delle emanazioni di Dio, e attraverso il logos si producono le realtà inferiori) ma soprattutto una vera e propria filosofia del logos intesa in questo senso era propria di ERACLITO, padrone di casa a Efeso, dove il vangelo fu scritto dai discepolidi Giovanni. G) Conclusione Abbiamo dunque dimostrato che il concetto di Trinità era dunque estraneo sia a Gesù che ai suioi apostoli. Esso in fatti nascerà molto tardi, ben 300 anni dopo con il concilio di Nicea, uno dei più gravi fraintendimenti del Vangelo avvenuti nella storia dell'umanità Non vogliamo entrare nel dibattito aperto sulle ragioni politiche e utilitaristiche che ispirarono tale concilio. Vogliamo semplicemente chiamarcene fuori in maniera netta e dura, per recuperare la sola cosa che ci interessi: La Parola di Gesù, il Messia H) Bibliografia 1) Nuova Riveduta: La Nuova Riveduta sui testi originali (1994, nona edizione 2003), a cura della Società Biblica di Ginevra. 2) La Versione Riveduta in testo originale dal Dott. GIOVANNI LUZZI, già Prof. alla Facoltà Teologica Valdese di Roma. Stampata dalla Società Biblica Britannica & Forestiera. 3) Diodati, Giovanni Sacra Bibbia - Nuovo testamento e Apocrifi Tradotta in lingua italiana e commentata da Giovanni Diodati http://www.liberonweb.com/mondadori/mer_diodati.asp 4)Un grazie particolare al software "La parola" www.laparola.net di Richard Wilson per le versioni italiane 5)Testo Greco della United Bible Societies 6) NESTLE-ALAND, Nuovo Testamento Interlineare, San Paolo, Milano Torino, 1991 7) MERK-BARBAGLIO, Nuovo Testamento Greco e Italiano, EDB, Bologna, 1990 categoria:teologia martedì, 24 ottobre 2006 Lo Spirito Santo Lo Spirito Santo (87-93) 87) Cosa intendiamo noi per "Spirito Santo”? Per Spirito Santo noi intendiamo la potenza di Dio, e il suo aiuto a favore del buono, aiuto che rischiara l'intelletto,pulisce i cuori e chiarifica la volontà, di conseguenza ci illumina, ci calma, ci incoraggia e ci rende felici. 1Corinzi 3:16 1Co 3:16Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 1Corinzi 6:19 1Co 6:19Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. 88) Lo Spirito Santo è una 96 persona? Lo Spirito Santo non può essere una persona, poichè esso è la potenza (stessa) di Dio 2Timoteo 1:7 2Ti 1:7Dio infatti ci ha dato uno spirito non di timidezza, ma di forza, d'amore e di autocontrollo. 89) Che cosa insegnano alcune denominazioni Cristiane riguardo allo Spirito Santo? Riguardo allo Spirito Santo alcune denominazioni Cristiane insegnano che sia lo Spirito Santo che Gesù siano ciascuno una distinta persona divina, ed esprimono questo concetto come segue: Dio è uno in quanto a essenza ma tre in quanto a persone. Loro chiamano questo concetto la Santa Trinità Noi Unitariani, non insegniamo la Trinità, perchè crediamo nella unità indivisibile di Dio, sia in quanto a essenza che in quanto a persona. 90) In chi ha agito lo Spirito Santo? Lo spirito santo ha agito nei profeti, negli Apostoli e in tutte quelle persone vere e buone che hanno amato Dio e l'umanità. 2Pietro 1:21 2P 1:21infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo. 91) In chi lo Spirito Santo ha agito in maniera più completa? Lo spirito santo ha agito nella maniera più completa in Gesù. 92) Lo spirito di Dio sta agendo oggi in noi ? Lo spirito di Dio sta agendo anche oggi in noi, illuminando la nostra ragione, rendendoci capaci di conoscere il bene e la verità. Allo stesso tempo ci fa riconoscere le nostre debolezze, invitandoci a cambiare la nostra condotta e a migliorarci. Galati 5:14-25 Ga 5:14poiché tutta la legge è adempiuta in quest'unica parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso». 15Ma se vi mordete e divorate gli uni gli altri, guardate di non essere consumati gli uni dagli altri. 16Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. 17Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste. 18Ma se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge. 19Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, 20idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, 21invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio. 22Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; 23contro queste cose non c'è legge. 24Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. 25Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito. 93) In che modo l'azione dello Spirito Santo ci aiuta? L'azione dello Spirito Santo ci aiuta a mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù, a praticare l'adorazione con spirito zelante, a partecipare ai servizi , a preservare la purezza del nostro cuore, ad assolvere ai nostri doveri morali religiosi. Matteo 5:8 Mat 5:8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. BIBLIOGRAFIA (I) Titolo dell'Opera: Hungarian Unitarian Catechism Sottotitolo: The catechism of Hungarian Unitarian Church in Tansylvanian 97 Romania ossia: Il catechismo della Chiesa Unitariana Ungherese nella Romania Transilvana Scritto da: Joseph Ferencz (1835-1928), Vescovo della Chiesa Unitariana di Transilvania (1876-1928) Prima edizione:1864 Ultima edizione e modifica: 1991 Ventesima edizione Tradotto dall'Ungherese in Inglese dal Rev. Gyorgy Andrasi, Consigliere del Vescovo della Chiesa Rumena in collaborazione con Byron C. Miller Pubblicato in The Unitarian Universalist Christian dalla The Unitarian Universalist Christian Fellowship FALL/WINTER 1994 VOLUME 49 Numeri 3-4 Tradotto in Italiano dall'Inglese da: RobertoRosso http://italianunitarian.christian.net/downloads/catechismo_unitariano_ung herese1.0_nv.doc Ha collaborato e ha rivisto la traduzione: Paola Zunino La versione della traduzione italiana 1.0 è stata pubblicata dai “Cahiers Michel Servet" (n° 3 febbraio 2005). (II) A. CITAZIONI BIBLICHE Le citazioni bibliche sono prese dalla versione La Nuova Riveduta sui testi originali (1994, nona edizione 2003), a cura della Società Biblica di Ginevra. Eccetto quando espressamente indicato Un grazie particolare al software"La parola" www.laparola.net di Richard Wilson per le versioni italiane. (III) ALTRE FONTI AA.VV.Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana. Edizione: Garzanti Editore 1988. categoria:teologia martedì, 24 ottobre 2006 Gesù Gesù (57-86) 57) Cosa intendiamo dire dicendo "credo in Gesù"? Dicendo "credo in Gesù" noi esprimiamo la nostra convinzione per cui sia il più grande figlio e profeta di Dio e per cui i suoi insegnamenti siano il modo più sicuro attraverso cui noi possiamo ricevere una vera conoscenza di Dio. 58) In che modo siamo venuti a conoscenza di Gesù? Siamo venuti a conoscenza di Gesù attraverso il Nuovo Testamento: dai Vangeli secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni in cui è scritta la storia della sua vita e dei suoi insegnamenti. 59) Cosa sappiamo della nascita di Gesù? Gesù nacque durante il governo dell‟imperatore romano Ottaviano Augusto. Suo padre fu Giuseppe, falegname di Nazareth, sua madre Maria. I suoi fratelli furono: Giacomo, Iose, Giuda e Simone. L‟Evangelo non fa menzione dei nomi delle sue sorelle. Gesù visse a Nazareth assieme ai genitori, ai fratelli e alle sorelle. Marco 6:3 Mar 6:3 Non è questi il falegname, il figlio di Maria, e il fratello di Giacomo e di Iose, di Giuda e di Simone? Le sue sorelle non stanno qui da noi?» E si scandalizzavano a causa di lui. 60) In che modo 98 il pericolo ha minacciato Gesù durante la sua infanzia? Secondo la narrazione dei Vangeli, Erode, il Re dei Giudei, voleva uccidere Gesù quando questi era ancora in fasce. 61) In che modo Gesù è sfuggito a questo pericolo? Gesù è sfuggito al pericolo grazie ai suoi genitori che lo hanno portato in Egitto e al fatto che, dopo la morte di Erode, essi fecero ritorno dall'Egitto fino a Nazareth 62) Che cosa sappiamo dell'infanzia di Gesù? Quando Gesù aveva 12 anni, in occasione dei giorni della Festa Sacra, andò nel tempio di Gerusalemme con i suoi genitori. La sua mente luminosa eccelse durante il colloquio con gli Anziani. A casa fu un bravo bambino, obbediente verso i suoi genitori, e crebbe nel corpo e nello spirito, in saggezza e gentilezza verso Dio e verso la gente. 63) Quanti anni aveva Gesù quando incominciò ad insegnare? Gesù cominciò ad insegnare a 30 anni di età. Prima che cominciasse ad insegnare Giovanni il Battista lo ha battezzato. 64) Qual è l'intento degli insegnamenti di Gesù? L'intento degli insegnamenti di Gesù è di farci conoscere le leggi di Dio e tramite questo di liberarci dall'ignoranza, dal peccato e dalla paura della morte. 65) In che modo Gesù ci libera dall' ignoranza? Gesù ci libera dall'ignoranza attraverso il suo esempio e il suo insegnamento, che ci fa conoscere Dio, i nostri doveri e le nostre vocazioni 66) In che modo Gesù ci libera dal peccato? Gesù ci libera dal peccato rivelando cosa sia il peccato e come uno possa evitarlo. Con l'esempio della sua vita posto di fronte a noi, che noi dobbiamo sforzarci di seguire, noi sfuggiamo più e più volte al peccato 67) In che modo Gesù ci libera dalla paura della morte? Gesù ci libera dalla paura della morte rinforzando la nostra fede nell'amore paterno di Dio e nella vita eterna 68) Come chiamiamo questa attività di Gesù? Questa attività di Gesù, tramite la quale egli si fa carico del pesante fardello della nostra vita spirituale, noi la chiamiamo liberazione. In questo senso noi crediamo che egli sia il nostro liberatore. 69a1§) Qual è la più importante norma della religione secondo Gesù ? La più importante norma della religione è riassunta nel Grandi Comandamenti dell'amore che è il seguente. Marco 12:28b-312§ Mar 12:28b«Qual è il più importante di tutti i comandamenti?» 29ù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore: 30Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua". 31Il secondo è questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi». 69b) In che modo Gesù espresse la verità della vita religiosa e morale? Gesù ha espresso la verità della vita religiosa e morale nel suo Discorso della Montagna e nelle sue Parabole 69c) Qual è l'insegnamento del Discorso della Montagna? L'insegnamento del Discorso della Montagna è il seguente: 1) Chi è beato? (Matteo 5:3-13)3§ 2) La chiamata dei discepoli (Matteo 5:13-17) 3) La vecchia e la nuova legge (Matteo 5:17-48) 4) L'ipocrisia è il più grave peccato (Matteo 6:1-23) 5) Il soggetto del nostro 99 amore può essere uno solo (Matteo 6:24-34) 6) In ogni nostra decisione che coinvolga altre persone dobbiamo essere gentili e molto rigorosi verso noi stessi (Matteo 7:1-14) 7) Il frutto della vera religione è l'azione, l'opera. 69d) Quali sono i più bei racconti di Gesù? [I più bei racconti di Gesù sono:] 1) La Donna di Samaria4§ (Giovanni 4:1-42) 2) I Bambini (Marco 10:13-16) 3) Il Giovane Ricco (Marco 10:17-31) 4) Zaccheo (Luca 19:1-10) 5) La Donna colta in Adulterio (Giovanni 8:3-11) 6) Maria e Marta (Luca 10:38-42) 7) Nicodemo (Giovanni 3:1-21) 69e) Quali sono le più belle parabole di Gesù? [Le più belle parabole di Gesù sono:] 1) Il Seminatore (Marco 4, 1-20) 5§ 2) Il Granello di Senape; il Lievito; il Seme nel Terreno (Marco 4:26-33) 3) Il Buon Samaritano (Luca 10:25-37) 4) Il Figliol Prodigo6 (Luca 15:11-32) 5) I Talenti (Matteo, 25:14-30) 6) il Ricco e Lazzaro (Luca 16:19-31) 7) il Ricco Stolto e la Grande Cena (Luca 14:15-24) 8) I Farisei e l'Esattore delle Tasse (Luca 18:9-14) 9) Il Cattivo Servitore (Matteo 18:21-35) 10) La Pecorella Smarrita(Luca 15:3-7) e La Dracma7§ Perduta (Luca 15:8-10) 70) Come riassumiamo gli insegnamenti di Gesù8§? Noi riassumiamo gli insegnamenti di Gesù come segue: a) Dio è uno ed è Spirito. Dio è il nostro Padre provvidenziale b) Noi siamo figli di Dio, e fratelli e sorelle gli uni per gli altri c) Il nostro dovere più importante: amare Dio, amare il nostro prossimo, e costruire il Regno di Dio sulla terra d) Nell'adempiere il nostro compito, noi dobbiamo seguire la voce della nostra coscienza, dobbiamo scegliere sempre il bene, la verità e la bellezza e dobbiamo attenerci ad essi. e) Se noi viviamo in questo modo, seguendo questo percorso, il nostro premio sarà un cuore sereno, la pace tra di noi e la gioia della vita eterna. 71) Gesù è da noi chiamato anche Dio? Noi non chiamiamo Gesù Dio, perché noi sappiamo che egli era in realtà un uomo. 72) Da quali fonti siamo venuti a conoscenza del fatto che Gesù fosse del tutto umano? Siamo venuti a conoscenza del fatto che Gesù fosse del tutto umano dagli Evangeli, in cui Gesù per primo si definì un uomo, e il figlio di un uomo. In più la sua umanità vera e propria è confermata dall'intera sua vita: egli nacque, crebbe nel corpo e nello spirito, fu felice e scontento, fu affamato e assetato, soffrì e morì. Gesù fu del resto considerato un uomo anche dai suoi discepoli e dai suoi contemporanei. 73) In che senso Gesù fu diverso dalle altre persone? Gesù fu diverso dalle altre persone per il fatto che egli visse in ottemperanza alle leggi di Dio. E tutte le sue azioni furono in accordo con la volontà del suo Padre provvidenziale; perciò è divenuto per noi “la via, la verità e la vita”[NdT: Cfr. Gv 14:6a[. 74) Quali passi Gesù fece per diffondere i suoi insegnamenti? Molto presto, all'inizio Gesù raccolse attorno a lui dodici uomini, che noi chiamiamo "i suoi discepoli". Con loro egli viaggiò per tutta la Galilea e la Giudea, insegnando ovunque, facendo del bene per i poveri, ridando la salute ai malati e con ciò spiegando, preparando i suoi discepoli per diffondere i suoi 100 insegnamenti. I suoi discepoli sono stati pescatori, esattori delle tasse e persone povere. La scelta di Gesù dimostra che egli conosceva molto bene la psicologia della gente. I nomi dei discepoli sono: (NdT: Simone, detto "Cefa" che vuol dire "roccia9" e si traduce con) Pietro fu il primo e fu seguito da Andrea; Giacomo; Giovanni; Filippo; Bartolomeo; Tommaso10; Matteo; Giacomo; Simone, Taddeo e Giuda. Questi sono i nomi nell'ordine in cui ci sono stati tramandati dalle Sacre Scritture11 75) Chi furono i nemici di Gesù? I nemici di Gesù furono quanti ebbero paura di perdere il loro potere e i loro interessi materiali nell'eventualità in cui il Regno di Dio si fosse diffuso. Per questa ragione essi calunniarono e perseguirono Gesù. 76) L'atteggiamento dei nemici scoraggiò Gesù? L'atteggiamento dei nemici non scoraggiò Gesù. Gesù ebbe fiducia in Dio e nella verità del proprio insegnamento. E quanti si basano su di questi due capisaldi non devono mai perdere la speranza Isaia 40:31 Is 40:31ma quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano. 77) Cosa ha fatto Gesù di fronte alla pressione e alla sofferenza? Di fronte alla pressione e alla sofferenza Gesù ha pregato, e egli ha sempre ottenuto nuova forza e (nuovo) coraggio per continuare la sua opera Luca 22:39-42 Lu 22:39Poi, uscito, andò, come al solito, al monte degli Ulivi; e anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate di non entrare in tentazione». 41Egli si staccò da loro circa un tiro di sasso e postosi in ginocchio pregava, dicendo: 42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta». 78) In che modo dobbiamo pregare ? Possiamo conoscere il modo in cui dobbiamo pregare attenendoci alla Preghiera del Signore: "Padre Nostro". Gesù ha insegnato questa preghiera ai suoi discepoli affinché fungesse da modello Matteo 6:9-13 Mat 6:9Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; 10venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra come è fatta in cielo. 11Dacci oggi il nostro pane quotidiano; 12rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori; 13e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno. [Perché a te appartengono il regno, la potenza e la gloria in eterno, amen.]" 79) Che tipo di preghiera deve essere la nostra? La preghiera è una comunione spirituale e una conversazione con Dio. Quindi la nostra preghiera deve essere semplice, breve e provenire dal nostro animo. Nella nostra preghiera dovremo chiedere non tanto beni materiali, ma soprattutto ciò che può essere utile ai nostri bisogni spirituali. In questo modo la nostra preghiera rispecchierà chiaramente la fiducia in Dio. Matteo 6:6 Mat 6:6Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. 80) Per quanti anni ha insegnato Gesù? Gesù ha insegnato per soli tre 101 anni: a causa del tradimento di Giuda, i suoi nemici lo catturarono. Egli fu giudicato da Pilato e crocifisso. 81) In che modo avvenne la morte di Gesù? La morte di Gesù, così come la sua stessa vita, fu la manifestazione del suo amore verso Dio e la gente. Sulla croce egli pregò anche per i suoi nemici, egli chiese a Dio di perdonarli e poi raccomandò la sua anima al suo Padre provvidenziale Luca 23:34 Lu 23:34[Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».] Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Luca 23:46 Lu 23:46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio». Detto questo, spirò. 82) Cosa avvenne dopo la morte di Gesù? Dopo la morte di Gesù i suoi fedeli discepoli e i seguaci deposero il suo corpo dalla croce e lo seppellirono nella tomba di Giuseppe di Arimatea (NdT: Cfr. Mt 27:59-60). I suoi discepoli e i suoi seguaci hanno fedelmente conservato la memoria del loro Maestro e insegnante e hanno proclamato i suoi insegnamenti. 83) Come ricordiamo i più importanti eventi della vita di Gesù? Noi ricordiamo i più importanti eventi della vita di Gesù attraverso i Giorni Sacri. 84) Quali sono questi Giorni Sacri?Questi Giorni Sacri sono: Natale; la Domenica delle Palme; il Venerdì Santo; Pasqua; il Giovedì Santo e la Pentecoste. [NdT SIGNIFICATO DEI GIORNI SACRI] Natale è il giorno della nascita di Gesù La Domenica delle Palme è sua ultima entrata in Gerusalemme Il Venerdì Santo è sua morte. Pasqua è vittoria delle sue idee. Il Giovedì Santo è consapevolezza dei discepoli. La Pentecoste è il trionfo della vita spirituale e il Giorno Sacro della fondazione della Chiesa Cristiana [NdT DATA DI CELEBRAZIONE DEI GIORNI SACRI] Natale è sempre fissato per il 25 di Dicembre. Gli altri Giorni Sacri dipendono dalla Pasqua. La Pasqua è sempre la domenica dopo il plenilunio successivo all'equinozio invernale. Se il plenilunio capitasse di domenica, la Pasqua è fissata per quella domenica. La Domenica delle Palme è la domenica prima di Pasqua Il Venerdì Santo è tre giorni prima di Pasqua Il Giovedì Santo è 40 giorni dopo Pasqua la Pentecoste è 50 giorni dopo Pasqua 85) Accanto a questi abbiamo anche altri Giorni Sacri? Accanto a questi gli altri Giorni Sacri sono: Tutte le domeniche Il giorno del Ringraziamento Capodanno il 15 Novembre, giorno in cui si commemora la morte di Francis David. Il Giorno Sacro del ringraziamento è fissato per l'ultima domenica di settembre. 86) tutto ciò che abbiamo appreso circa Gesù che cosa ci induce a fare? Tutto ciò che abbiamo appreso circa Gesù ci induce ad amarlo, a sforzarci di seguire i suoi insegnamenti e a seguire fedelmente il suo esempio. Matteo 16:24 Mat 16:24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. NOTE 1) NdT: la divisione in punti e lettere è mia ed è fatta per facilitarne la citazione ai lettori. 2) NdT: nel testo inglese la citazione è indicata a partire solo dal verso 29. Ci sembra più corretto inserire anche l'ultima parte del verso 28. 3) NdT: Per ovvie 102 ragioni redazionali non è possibile integrare il testo inglese con l'intero Discorso. Speriamo che i riferimenti al testo possano servire da guida al lettore per un approfondimento personale. 4) NdT:Per ovvie ragioni redazionali non è possibile integrare il testo inglese con l'intera serie di racconti. Speriamo che i riferimenti al testo possano servire da guida al lettore per un approfondimento personale 5)NdT:Per ovvie ragioni redazionali non è possibile integrare il testo inglese con l'intera serie di parabole. Speriamo che i riferimenti al testo possano servire da guida al lettore per un approfondimento personale 6) NdT: Per il testo di questa parabola si confronti l' Istruzione 44 7) NdT: Alla traduzione dramma, comune per altro alla maggioranza delle versioni, preferisco il nome comune della moneta dracma, calco esatto del greco, per non ingenerare confusione nel lettore. Il testo inglese riporta la semplice lezione: coin = moneta. La KJV per altro parla anch'essa semplicemente di pieces of silver, letteralmente: pezzi d'argento 8)NdT: la divisione in punti e lettere è mia ed è fatta per facilitarne la citazione ai lettori. 9)Cfr. Gv 1:42 10) NdT: Quasi sicuramente solo un soprannome, dall'ebraico Tomà che significa il gemello. 11) NdT: Almeno per quanto riguarda Matteo (Mt 10:2-4) e Marco (3:16-19). Luca (6:13-16) e Giovanni presentano alcune differenze. BIBLIOGRAFIA (I) Titolo dell'Opera: Hungarian Unitarian Catechism Sottotitolo: The catechism of Hungarian Unitarian Church in Tansylvanian Romania ossia: Il catechismo della Chiesa Unitariana Ungherese nella Romania Transilvana Scritto da: Joseph Ferencz (18351928), Vescovo della Chiesa Unitariana di Transilvania (1876-1928) Prima edizione:1864 Ultima edizione e modifica: 1991 Ventesima edizione Tradotto dall'Ungherese in Inglese dal Rev. Gyorgy Andrasi, Consigliere del Vescovo della Chiesa Rumena in collaborazione con Byron C. Miller Pubblicato in The Unitarian Universalist Christian dalla The Unitarian Universalist Christian Fellowship FALL/WINTER 1994 VOLUME 49 Numeri 3-4 Tradotto in Italiano dall'Inglese da: Roberto Rosso http://italianunitarian.christian.net/downloads/catechismo_unitariano_ung herese1.0_nv.doc Ha collaborato e ha rivisto la traduzione: Paola Zunino La versione della traduzione italiana 1.0 è stata pubblicata dai “Cahiers Michel Servet" (n° 3 febbraio 2005). (II) A. CITAZIONI BIBLICHE Le citazioni bibliche sono prese dalla versione La Nuova Riveduta sui testi originali (1994, nona edizione 2003), a cura della Società Biblica di Ginevra. Eccetto quando espressamente indicato Un grazie particolare al software"La parola" www.laparola.net di Richard Wilson per le versioni italiane. (III) ALTRE FONTI AA.VV.Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana. Edizione: Garzanti Editore 1988. categoria:teologia lunedì, 23 ottobre 2006 103 Il figlio di Dio Il figlio di Dio (46-56) 46) Qual è la più nobile creatura di Dio sulla Terra? La più nobile creatura di Dio sulla Terra è il genere umano. 47) In che modo si è fatto manifesto l'amore di Dio verso di noi? L'amore di Dio verso di noi si è fatto manifesto nel fatto che Egli ci abbia eletto rispetto alle altre creature e ci abbia dato dei doni spirituali, cosicchè noi possiamo essere suoi figli e suoi collaboratori. 1Giovanni 3:1a 1G 3:1aVedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. 48) Quali sono i doni spirituali che Dio ci ha donato? I doni spirituali che Dio ci ha donato sono i seguenti: fede, ragione, libero arbitrio, coscienza e amore. 49) Che cosa è la Fede? La fede è fiducia in Dio. Per cui noi possiamo instaurare una relazione simile a quella Padre-figlio con Dio, nostro Padre provvidenziale. Ebrei 11:1 Eb 11:1Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono. Romani 1:17b Ro 1:17b «Il giusto per fede vivrà». 50) Che cos'è la ragione? La ragione è il dono spirituale che ci aiuta ad accedere alla conoscenza, a pensare e a formare opinioni su Dio, noi stessi, il nostro prossimo, il mondo. In queste attività la ragione è anche la lanterna della fede. 1Corinzi 2:[9-]10 1Co 2:9[Ma com'è scritto: «Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano»]. 10A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Proverbi 20:27 Prov 20:27Lo spirito dell'uomo è una lucerna del SIGNORE, che scruta tutti i recessi del cuore. 51) Che cos'è il libero arbitrio? Il libero arbitrio è quel dono spirituale mediante il quale noi possiamo decidere liberamente se seguire il bene ed il vero oppure il falso e il male. Romani 8:15a Ro 8:15aE voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione Galati 5:13 Ga 5:13Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri; 52) Che cos'è la coscienza? La coscienza è quel dono spirituale che esamina le nostre azioni e ci incoraggia verso il bene e a tenerci lontano dal male. La coscienza ci premia se facciamo del bene e ci accusa se facciamo del male. Atti 24:16 At 24:16Per questo anch'io mi esercito ad avere sempre una coscienza pura davanti a Dio e davanti agli uomini. 53) Che cos'è l'amore? L'amore è il dono spirituale che ci permette di diventare fiduciosi figli di Dio. E di vivere in pace col nostro prossimo. Il dono dell'amore giunge a coronamento dei nostri doni spirituali. Matteo 5:44-46 Mat 5:44Ma io vi dico: amate i vostri nemici, [benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano,] e pregate per quelli [che vi maltrattano e] che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; 104 poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? 54) In che modo possiamo rendere grazie a Dio per i nostri doni spirituali? Noi possiamo ringraziare il nostro Padre provvidenziale per i nostri doni spirituali attraverso l'amore verso Dio e verso il prossimo, attraverso un lavoro produttivo ed un servizio disinteressato. 55) Qual'è la nostra vocazione? La nostra vocazione è di costruire il Regno di Dio in questa vita terrena con i doni spirituali che abbiamo ricevuto da Dio. Matteo 6:33 Mat 6:33Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. 56) Siamo in grado di adempiere alla nostra vocazione in questa vita terrena? Noi siamo in grado di adempiere alla nostra vocazione. Dio ci ha fatto dono di esempi di ciò attraverso la vita di Gesù e attraverso le vite di quanti si adoperano per il Regno di Dio. Giovanni 13:15 Giov 13:15Io infatti vi ho dato l'esempio, affinché come ho fatto io facciate anche voi1. NOTE 1) NdT: Nella traduzione di questo passo preferiamo seguire il testo della versione Nuova Diodati Cfr. La Nuova Diodati, Revisione (1991), edizione La Buona Novella - Brindisi. BIBLIOGRAFIA (I) Titolo dell'Opera: Hungarian Unitarian Catechism Sottotitolo: The catechism of Hungarian Unitarian Church in Tansylvanian Romania ossia: Il catechismo della Chiesa Unitariana Ungherese nella Romania Transilvana Scritto da: Joseph Ferencz (1835-1928), Vescovo della Chiesa Unitariana di Transilvania (1876-1928) Prima edizione:1864 Ultima edizione e modifica: 1991 Ventesima edizione Tradotto dall'Ungherese in Inglese dal Rev. Gyorgy Andrasi, Consigliere del Vescovo della Chiesa Rumena in collaborazione con Byron C. Miller Pubblicato in The Unitarian Universalist Christian dalla The Unitarian Universalist Christian Fellowship FALL/WINTER 1994 VOLUME 49 Numeri 3-4 Tradotto in Italiano dall'Inglese da: RobertoRosso http://italianunitarian.christian.net/downloads/catechismo_unitariano_ung herese1.0_nv.doc Ha collaborato e ha rivisto la traduzione: Paola Zunino La versione della traduzione italiana 1.0 è stata pubblicata dai “Cahiers Michel Servet" (n° 3 febbraio 2005). (II) A. CITAZIONI BIBLICHE Le citazioni bibliche sono prese dalla versione La Nuova Riveduta sui testi originali (1994, nona edizione 2003), a cura della Società Biblica di Ginevra. Eccetto quando espressamente indicato Un grazie particolare al software"La parola" www.laparola.net di Richard Wilson per le versioni italiane. (III) ALTRE FONTI AA.VV.Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana. Edizione: Garzanti Editore 1988. categoria:teologia lunedì, 23 ottobre 2006 105 Dio DIO (31- 45) 31) Quando diciamo "Credo in un <solo> Dio", che cosa effettivamente diciamo? Nel dire "Credo in un solo Dio” noi esprimiamo la nostra convinzione che Dio esiste e che Dio, sia in quanto ad essenza, che in quanto a persona, sia Uno e soltanto Uno. Anche la ragione concepisce Dio come Uno e soltanto Uno, come la realtà più alta che non può essere più di una sola. La Bibbia insegna l'indivisibile unità di Dio: Isaia 44:6 Is 44:6 «Così parla il SIGNORE, [...] Io sono il primo e sono l'ultimo, e fuori di me non c'è Dio. Deuteronomio 6:4 De 6:4 Ascolta, Israele: Il SIGNORE, il nostro Dio, è l'unico SIGNORE. Marco 12:29b Mar 12:29b "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore: Marco 10:18 Mar 10:18 Gesù gli disse: Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio. Efesini 4:6 Ef 4:6 106 Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti. 32) In che modo possiamo comprendere Dio? Noi possiamo comprendere Dio come spirito e come amore. Giovanni 4:24 Giov 4:24 Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità». Giovanni 1:18 Giov 1:18 Nessuno ha mai visto Dio. Il solo figlio che è vicino al cuore del Padre è quello che l'ha fatto conoscere. 2Corinzi 3:17 2Co 3:17 Ora, il Signore è lo Spirito; e dove c'è lo Spirito del Signore, lì c'è libertà. 33) E' possibile ritrarre Dio? Non possiamo ritrarre Dio in quadri o sculture perché Dio è spirito. Pertanto coloro che adorano Dio, secondo l'insegnamento di Gesù, devono adorare Dio in spirito e verità. Atti 17:29 At 17:29 Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall'arte e dall'immaginazione umana. 34) In che modo possiamo conoscere Dio? Possiamo conoscere Dio attraverso le sue opere di creazione e di provvidenza. 107 35) Che cosa si intende per opera di creazione da parte di Dio? Per opera di creazione da parte di Dio intendiamo che l'intero universo e tutte le nostre vite sono la creazione di Dio. Genesi 1:1 Gen 1: Nel principio Dio creò i cieli e la terra. Isaia 64:8 Is 64:8 Tuttavia, SIGNORE, tu sei nostro padre; noi siamo l'argilla e tu colui che ci formi; noi siamo tutti opera delle tue mani. Atti 17:24 At 17:24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo; 36) Cosa intendiamo quando diciamo “opera di provvidenza” <da parte> di Dio ? Con “opera di provvidenza” <da parte> di Dio intendiamo che Dio si prende cura di tutte le sue creature, Egli predispone ogni cosa secondo gli intenti più saggi e la guida sul percorso della perfezione verso il Regno di Dio. 37) In che modo Dio conserva l'ordine di questo mondo e in che modo egli provvede per le sue creature? Dio mantiene l'ordine di questo mondo con le sue leggi. Allo stesso modo, Dio provvede alle sue creature attraverso queste leggi. Le leggi di Dio sono perfette ed eterne 108 Salmi 19:7-9 Sal 19: 7 La legge del SIGNORE è perfetta, essa ristora l'anima; la testimonianza del SIGNORE è veritiera, rende saggio il semplice. 8 I precetti del SIGNORE sono giusti, rallegrano il cuore; il comandamento del SIGNORE è limpido, illumina gli occhi. 9 Il timore del SIGNORE è puro, sussiste per sempre; i giudizi del SIGNORE sono verità, tutti quanti son giusti 38) In che modo Dio è offerto da sue opere di creazione e provvidenza? Le opere di creazione e provvidenza di Dio lo offrono come: eterno, perfetto, onnipotente, buono, giusto e misericordioso. Queste qualità risultano dal suo amore paterno. 39) Cosa intendiamo dire dicendo: Dio è eterno? Quando diciamo: Dio è eterno, intendiamo dire che Dio c'è sempre stato e ci sarà per sempre. Salmi 102:26-28 Sal 102: 26 essi periranno, ma tu rimani; tutti quanti si consumeranno come un vestito; tu li cambierai come una veste e saranno cambiati. 27 Ma tu sei sempre lo stesso e i tuoi anni non avranno mai fine. 28 I figli dei tuoi servi avranno una dimora e la loro discendenza sarà stabile in tua presenza. 109 Salmi 90:2 Sal 90: 2Prima che i monti fossero nati e che tu avessi formato la terra e l'universo, anzi, da eternità in eternità, tu sei Dio. 40) Cosa intendiamo dire dicendo: Dio è perfetto? Quando diciamo: Dio è perfetto, intendiamo che tutto nella Sua creazione e nella Sua attività è fatto nel migliore dei modi e nella maniera più corretta e che tutti gli strumenti che Egli usa per adempiere alle sue leggi sono sempre i più convenienti che possano essere scelti. Matteo 5:48 Mat 5:48 dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste. Giobbe 11:7-9 Giob 11: 7 Puoi forse scandagliare le profondità di Dio, arrivare a conoscere appieno l'Onnipotente? 8 Si tratta di cose più alte del cielo; tu che faresti? Di cose più profonde del soggiorno dei morti; come le conosceresti? 9 La loro misura è più lunga della terra, più larga del mare. 41) Cosa intendiamo dire dicendo: Dio è onnipotente? Quando diciamo: Dio è onnipotente, intendiamo dire che Dio può fare tutto ciò che vuole, ma non può agire in maniera contraria alle sue leggi. Matteo 19:26 110 Mat 19:2 Gesù fissò lo sguardo su di loro e disse: «Agli uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile». 42) Cosa intendiamo dire dicendo: Dio è buono? Quando diciamo: Dio è buono, intendiamo dire che egli agisce solo e unicamente avendo di mira il bene di tutte le sue creature, non solo per quelle che sono buone e meritevoli, ma anche per quelle che sono meritevoli di punizione. Matteo 19:17 Mat 19:17 Gesù gli rispose: «Perché m'interroghi intorno a ciò che è buono? Uno solo è il buono. Ma se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». 1Giovanni 4:16 1G 4:16 Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto. Dio è amore; e chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui. 43) Cosa intendiamo dire dicendo: Dio è giusto? Quando diciamo: Dio è giusto, intendiamo dire che egli giudica le nostre vite e tutte le nostre azioni, ricompensando il buono e punendo il malvagio. Ciascuno deve sopportare le conseguenze della propria vita e delle proprie opere. Confronta: Romani 2:6-11 Ro 2: 6 Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere: 7 vita eterna a quelli che con perseveranza nel fare il bene cercano gloria, onore e immortalità; 8 111 ma ira e indignazione a quelli che, per spirito di contesa, invece di ubbidire alla verità ubbidiscono all'ingiustizia. 9 Tribolazione e angoscia sopra ogni uomo che fa il male; sul Giudeo prima e poi sul Greco; 10 ma gloria, onore e pace a chiunque opera bene; al Giudeo prima e poi al Greco; 11 perché davanti a Dio non c'è favoritismo. 44) Cosa intendiamo dire dicendo: Dio è misericordioso? Quando diciamo: Dio è misericordioso intendiamo dire che il suo amore paterno è indulgente verso i nostri errori, dà a noi il tempo di migliorare e di cambiare condotta, e ci perdona. Confronta: Luca (15:11-24) La parabola del Figliol Prodigo [Nota del Traduttore: esplicito il riferimento ai versi: Lu 15: 11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane di loro disse al padre: "Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta". Ed egli divise fra loro i beni. 13 Di lì a poco, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano, e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei suoi campi a pascolare i maiali. 16 Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava. 112 17 Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: 19 non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi". 20 Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò. 21 E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". 22 Ma il padre disse ai suoi servi: "Presto, portate qui la veste più bella, e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; 23 portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto, ed è stato ritrovato". E si misero a fare gran festa.] 45) Tutto quello che abbiamo imparato circa Dio che cosa ci persuade a fare? Tutto quello che abbiamo imparato circa Dio ci persuade ad adorare l'unico Dio, in spirito e verità, a fidarci di lui, ad amarlo e a vivere e agire secondo la sua legge. NOTE 1) In questo caso non seguo la lezione italiana della Nuova Riveduta ma traduco direttamente dal testo inglese. BIBLIOGRAFIA (I) Titolo dell'Opera: Hungarian Unitarian Catechism Sottotitolo: The catechism of Hungarian Unitarian Church in Tansylvanian Romania ossia: Il catechismo della Chiesa Unitariana Ungherese nella Romania Transilvana Scritto da: Joseph Ferencz (1835-1928), Vescovo della Chiesa Unitariana di Transilvania (1876-1928) Prima edizione:1864 Ultima edizione e modifica: 1991 113 Ventesima edizione Tradotto dall'Ungherese in Inglese dal Rev. Gyorgy Andrasi, Consigliere del Vescovo della Chiesa Rumena in collaborazione con Byron C. Miller Pubblicato in The Unitarian Universalist Christian dalla The Unitarian Universalist Christian Fellowship FALL/WINTER 1994 VOLUME 49 Numeri 3-4 Tradotto in Italiano dall'Inglese da: Roberto Rosso http://italianunitarian.christian.net/downloads/catechismo_unitariano_ungherese1.0_nv.doc Ha collaborato e ha rivisto la traduzione: Paola Zunino La versione della traduzione italiana 1.0 è stata pubblicata dai “Cahiers Michel Servet" (n° 3 febbraio 2005). (II) A. CITAZIONI BIBLICHE Le citazioni bibliche sono prese dalla versione La Nuova Riveduta sui testi originali (1994, nona edizione 2003), a cura della Società Biblica di Ginevra. Eccetto quando espressamente indicato Un grazie particolare al software"La parola" www.laparola.net di Richard Wilson per le versioni italiane. (III) ALTRE FONTI AA.VV.Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana. Edizione: Garzanti Editore 1988. lunedì, 23 ottobre 2006 TEOLOGIA GENERALE TEOLOGIA GENERALE 1) Che cos'è la religione? La religione è amore verso Dio e verso il nostro prossimo, in tutti i sensi possibili. Marco 12:28-31 Mar 12:28 Uno degli scribi che li aveva uditi discutere, visto che egli aveva risposto bene, si avvicinò e gli domandò: «Qual è il più importante di tutti i comandamenti?» 29 Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore: 30 Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua". 31 Il secondo è questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi. 1Giovanni 4:21 1G 4:21 Questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: che chi ama Dio ami anche suo fratello. Matteo 7:21 Mat 7:21 «Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 2) Come sappiamo che Dio esista? Ogni volta che guardiamo all'universo e al suo ordine, a noi stessi e ai nostri talenti, noi maturiamo la convinzione che esista un solo Dio, il quale ha creato, regge e governa ogni cosa. 3) In cosa consiste l'amore verso Dio? L'amore verso Dio consiste nel nostro rispetto per le sue leggi e nel nostro sforzo di ubbidire ad esse. Un bambino ama e rispetta sinceramente i propri genitori se obbedisce loro e si comporta in modo da meritare il loro amore. Allo stesso modo noi amiamo e rispettiamo Dio se siamo obbedienti e se cerchiamo di vivere secondo la sua volontà. 4) Qual è lo scopo della religione? Lo scopo della religione è di perfezionare le nostre anime attraverso l'AMORE verso DIO e il prossimo, di 114 nobilitare i nostri sentimenti e di incoraggiare il servizio verso Dio e il prossimo. 5) L'umanità ha bisogno della religione? Lo scopo della religione mostra chiaramente che l'umanità ha bisogno della religione; la storia dell'umanità dimostra questo molto bene; a prova di ciò si pensi al fatto che non c'è mai stato un popolo che non abbia avuto una religione. 6) In che modo abbiamo ottenuto una più pura religione? Secondo l'insegnamento della storia della religione, abbiamo ottenuto una più pura religione grazie al fatto che Dio ha mandato illuminati, saggi, Maestri di religione e di morale, che ci hanno condotto verso una più chiara convinzione religiosa, in stretta relazione con la ragione. Noi siamo soliti chiamare i messaggeri di Dio profeti, Apostoli, o fondatori di religione. Nel corso della storia tali messaggeri di Dio sono stati Zoroastro per i Persiani, Confucio per i Cinesi, Buddha per gli Indù, Mosè e i profeti per gli Ebrei, Maometto per gli Arabi. 7) Chi è il più grande profeta di Dio? Il più grande profeta di Dio è stato Gesù, il fondatore della Religione Cristiana. Egli ci ha insegnato sia la conoscenza che l'amore di Dio. Confronta: Prima Lettera ai Corinzi 3:11 1Co 3:11 poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù. 8) In che modo conosciamo gli insegnamenti dei profeti e di Gesù? Conosciamo gli insegnamenti dei profeti e di Gesù dalla Bibbia. Siamo soliti chiamare la Bibbia "Sacra Scrittura". 9) Che cos'è la Bibbia? La Bibbia è una collezione che include 66 libri dell'antichità, differenti in quanto ad autori e contenuti. 10) Quante parti ha la Bibbia? La Bibbia ha due parti principali: l'Antica Alleanza o Antico Testamento e la Nuova Alleanza o Nuovo Testamento. L'Antico Testamento contiene 39 libri, il Nuovo Testamento 27 libri. 11) Chi ha scritto i libri dell'Antico Testamento? I libri dell'Antico Testamento vennero scritti prima della nascita di Gesù da insegnanti e profeti del popolo ebreo, nella lingua ebraica e in quella aramaica. Ecco l'ordine dei libri dell'Antico Testamento (La Torah ossia) i cinque libri di Mosè; Giosuè; Giudici; Rut; i due libri di Samuele; i due libri dei Re; I due libri delle Cronache; Esdra; Neemia; Ester. Giobbe; Salmi; Proverbi; Ecclesiaste; Cantico dei Cantici Isaia; Geremia; Lamentazioni (di Geremia); Ezechiele; Daniele; Osea; Gioele; Amos; Abdia; Giona; Michea; Naum; Abacuc; Sofonia; Aggeo; Zaccaria; Malachia. 12) Che cosa contiene l'Antico Testamento? L' Antico Testamento contiene le leggi morali e religiose degli ebrei e gli insegnamenti dei profeti. 13) Qual è l'insegnamento fondamentale dell'Antico Testamento ? L'insegnamento fondamentale dell'Antico Testamento sono i Dieci Comandamenti di Mosè che possono essere riassunti nella maniera seguente: Dio è uno e dovete adorare solo Dio Non creare idoli e non adorarli Non pronunciare invano il nome di Dio Ricordati dei Giorni Sacri Onora il padre e la madre Non uccidere Non commettere adulterio Non rubare Non mentire Non essere invidioso Confronta l'intero testo dei Dieci Comandamenti Esodo 20:1-17 Eso 20:1Allora Dio pronunziò tutte queste parole: 2«Io sono il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù. 3Non avere altri dèi oltre a me. 4Non farti scultura, né immagine 115 alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. 5Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano 6 e uso bontà, fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. 7Non pronunciare il nome del SIGNORE, Dio tuo, invano; perché il SIGNORE non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano. 8Ricòrdati del giorno del riposo per santificarlo. 9Lavora sei giorni e fa' tutto il tuo lavoro. 10Ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al SIGNORE Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città; 11poiché in sei giorni il SIGNORE fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il SIGNORE ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato. 12Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà. 13Non uccidere. 14Non commettere adulterio. 15Non rubare. 16Non attestare il falso contro il tuo prossimo. 17Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo». 14) Chi ha scritto i libri del Nuovo Testamento? I libri del Nuovo Testamento sono stati scritti dopo la morte di Gesù in lingua greca da parte degli evangelisti e degli Apostoli. Ecco l'ordine dei libri del Nuovo Testamento: Gli Evangeli secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Le lettere di Paolo: ai Romani, le due ai Corinzi, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, le due ai Tessalonicesi, le due a Timoteo, a Tito, a Filemone, agli Ebrei. La lettera di Giacomo, le due lettere di Pietro, le tre lettere di Giovanni, la lettera di Giuda L'Apocalisse. 15) Che cosa contiene il Nuovo Testamento? La prima parte del Nuovo Testamento: Gli Evangeli secondo Marco, Matteo, Luca e Giovanni contengono la storia della vita e gli insegnamenti di Gesù; la parte restante ci fa conoscere l'opera e gli insegnamenti degli Apostoli. In ragione del suo contenuto, il Nuovo Testamento è anche chiamato Evangelo che significa "lieta novella". 16) Perché è necessario conoscere la Bibbia? E' necessario conoscere la Bibbia perché l'insegnamento contenuto in essa è la base della religione Cristiana e la base per condurre una vita cristiana. Per questa ragione è nostro compito studiare la Bibbia con amore e raziocinio. Confronta: Matteo 4:4 Mat 4:4Ma egli rispose: «Sta scritto: "Non di pane soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio"1». Romani 15:42 Ro 15:4Poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra istruzione, affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza. 17) Come viene chiamata quella religione che è basata sugli insegnamenti di Gesù? Chiamiamo Cristiani tutti coloro la cui religione è basata sull'insegnamento di Gesù. Il termine "Cristiano" è derivato dal latino "Cristianus-i" che significa: appartenente a Gesù3, seguace di Gesù. Confronta: Atti 11:26 At 11:26Essi 116 parteciparono per un anno intero alle riunioni della chiesa, e istruirono un gran numero di persone; ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani. 18) I cristiani sono uniti? La Cristianità non è unita. Nel corso della storia la Religione Cristiana è stata divisa in differenti denominazioni. Tuttavia, i cristiani che vivono nel mondo sono tenuti insieme dall'insegnamento di Gesù riguardante l'unità fraterna. Il numero dei Cristiani attualmente nel mondo è circa un miliardo. 1Corinzi 12:12-13 1Co 12:12Poiché, come il corpo è uno e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un solo corpo, così è anche di Cristo. 13Infatti noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo Spirito. 19) Perchè la Cristianità è divisa in differenti denominazioni? Tra i Cristiani dell'antichità e più tardi nell'età della Riforma sorsero differenti interpretazioni circa la personalità di Gesù e il contenuto dei suoi insegnamenti. Le denominazioni sono state definite dagli stessi seguaci di questi differenti concetti religiosi. 20) Qual'è la tua religione? Sono unitariano. 21) Chi è stato il fondatore della Chiesa Unitariana? Il fondatore della Chiesa Unitariana fu Francis David (Dávid Ferenc). 22) Che cosa sappiamo sulla vita di Francis David? Secondo la tradizione Francis David è nato a Cluj (Kolozsvár) attorno al 1510. Egli ha completato gli studi a Cluj (Kolozsvár), Alba Iulia (Gyulafehérvár) e Wittemberg (Germania). Dopo essere tornato dal suo pellegrinare, egli ha lavorato come direttore scolastico e ministro di culto a Beszterce, Petres e Cluj (Kolozsvár). 23) Qual'è stato l'intento a cui Francis David ha dedicato la sua vita? L'intento a cui Francis David ha dedicato la sua vita fu la restaurazione della pura Cristianità di Gesù. 24) In che modo Francis David si sforzò di realizzare l'intento cui dedicò la sua vita? Francis David si sforzò di realizzare l'intento cui dedicò la sua vita pregando e divulgando la Cristianità pura di Gesù per mezzo del pulpito, dei dibattiti e dei libri. I collaboratori di Francis David sono stati: Gaspar Heltai, Istvan (Stefano) Basilius, Benedek (Benedetto) Óvári, Miklos (Nicola) Bogáti Fazekas, Gyorgy (Giorgio) Blandrata ed altri. 25) In che modo la gente del posto ha accettato l'insegnamento di Ferencz David? La maggior parte degli Ungheresi del posto era concorde con Ferencz David e per tutta la durata del regno di Re Giovanni Sigismondo, diventò seguace della pura Cristianità di Gesù, così come insegnato da Ferencz David. Questa religione si chiamò unitarianesimo, prendendo il nome dalla dottrina della unicità di Dio. La parola "unitariani" deriva dal latino "unus, unitas" e significa "credenti nell'unico Dio, e/o chi professa l‟indivisibile unità di Dio. Il nome "unitariani" fu usato per la prima volta nel 1600 alla Dieta di Lécfalva. [Nota del Traduttore: "unitarians" a volte è anche tradotto, forse più correttamente, con "unitari" ma il termine italiano è troppo inflazionato e non indica specificamente la corrente cui facciamo riferimento. Il termine unitariani invece benchè derivi da una etimologia scorretta e poco precisa4, ci è sembrato poter rinviare meglio all'area semantica di riferimento e perciò lo abbiamo adottato] 26) Qual è 117 stato il più importante risultato della diffusione della Religione Unitariana? Il più importante risultato della diffusione della fede Unitariana fu la proclamazione della libertà religiosa alla Dieta di Torda nel 1568. In Transilvania, per la prima volta nel mondo, fu dichiarato che ciascuno può professare la religione che meglio si accorda al proprio modo di pensare, poiché “la fede è un dono di Dio” Noi siamo soliti ritenere che la fondazione della Chiesa Unitariana sia avvenuta a partire dalla data di proclamazione di questa legge. La Dieta di Marosvásárhely (Tg.Mures) nel 1571 ha confermato la legge della libertà religiosa La decisione della Dieta di Torda5 del 1568 6“La Nostra Altezza Reale, secondo quanto Egli ha decretato, insieme con la Dieta, in materia di religione, conferma nuovamente che in ogni parte del suo Regno a) i predicatori possono pregare e spiegare L'Evangelo ciascuno secondo la propria comprensione di esso, b) se tale interpretazione soddisfa la congregazione, allora può essere considerata buona. c) In caso contrario nessuno li può obbligare, per il fatto che i loro animi non siano soddisfatti d) ma deve loro essere permesso di potersi scegliere un nuovo predicatore i cui insegnamenti siano approvati dalla congregazione e) In più nessuno dei sovrintendenti o altri, dovrà infastidire o sfruttare i predicatori a causa della propria religione, in rispetto delle precedenti risoluzioni della Dieta. f) Inoltre nessuno dei sovrintendenti o altri, dovrà permettere che qualcuno sia imprigionato, punito, o rimosso dal suo posto a causa dei suoi insegnamenti g) Perchè la Fede è un dono di Dio; questo dono avviene ascoltando e riascoltando la parola di Dio 27) Per quanto tempo Francis David fu in grado di servire la pua cristianità di Gesù? Francis David ha servito la pura Cristianità di Gesù solo fino al 1579. I nemici della libertà religiosa lo accusarono di essere un rivoluzionario e lo condannarono alla prigione a vita. Lo imprigionarono nel castello di Deva, ove egli morì il 15 Novembre 1579. L'ubicazione della sua tomba è sconosciuta. Nel luogo delle sue sofferenze, in una cella del castello di Deva, una colonna commemorativa7 conserva la testimonianza del suo nome, della sua vita, del sua Opera. La prima Giornata Commemorativa fu proclamata dalla nostra Chiesa nel 1910 in occasione della celebrazione del quattrocentesimo anniversario della nascita di Francis David. Nel 1948 fu stabilita dai credenti Unitariani l'attuale celebrazione della Giornata Commemorativa. 28) Cosa è successo dopo la morte di Francis David? La morte di Francis David fu seguita da un periodo veramente difficile nella storia della nostra Chiesa. Gli unitariani furono vittime dapprima dell'intolleranza religiosa e, successivamente dell'opposizione della soppressione politica. Invece di costruire i nostri antenati furono costretti a concentrare le loro forze nella difesa personale. In questa dura lotta abbiamo perso molte delle nostre chiese e congregazioni e con loro circa tre quarti dei nostri credenti. Solo la provvidenza di Dio, la legge sulla libertà religiosa e la resistenza eroica di una parte dei nostri credenti, ha salvato la nostra Chiesa dalla distruzione totale. 29) Quanto durò questo difficile periodo? Questo difficile periodo durò per circa 300 anni, cui seguì, grazie agli sviluppi storici, 118 un periodo che vide una maggiore libertà. La nostra Chiesa fu liberata dall'oppressione, radunò le forze rimanenti e fu in grado di costruire liberamente il Regno di Dio. Per mezzo dei sacrifici dei credenti, molte chiese furono costruite e crebbe il numero dei membri della Chiesa. Fu quindi possibile pronunciare il nome di Francis David e pregare seguendo la sua spiritualità Nel 1879, per la prima volta, la nostra Chiesa fu in grado di celebrate la memoria del suo fondatore, Francis David, in occasione del trecentesimo anniversario della sua morte. 30) Qual è la tua Confessione (di Fede)? La mia Confessione (di Fede) è: Credo in un (solo) Dio Credo in Gesù, il migliore tra i figli di Dio, nostro vero Grande Maestro Credo nello Spirito Santo Credo nella missione della Chiesa Unitariana Credo nel pentimento e nella vita eterna. NOTE 1) NdT: Il riferimento è a Dt 8,3 Confronta:Deuteronomio 8:3 De 8:3Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provar la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per insegnarti che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che vive di tutto quello che procede dalla bocca del SIGNORE. 2) Nel testo è indicato “(Rome 5,4)” un chiaro errore di stampa. Il testo citato ha le coordinate che abbiamo indicato: “Romani 15:4”. 3) [Nota del Traduttore]: Cristiano significa seguace di Gesù in quanto Gesù è Cristo, ossia Unto di Dio (cfr. Lc 9,20); sul fatto che l'unzione non fosse propria solo di Gesù cfr. Lv 4,5 o Lv 21,12. 4) Deriva da "unit-ariani", legando a una sottoclasse dell'arianesimo la nostra dottrina. Questo accostamento è nato dal fatto che anche noi come una parte degli ariani (gli anomiani) professiamo la differente natura tra Dio e Gesù. Tuttavia questo accostamento è rischioso e discutibile e preferibilmente evitabile, in quanto noi non solo professiamo la diversità di natura fra Dio e Gesù ma anche, e fortemente, l'assoluta umanità di Gesù. Il prefisso "unit" dunque deve essere letto con attenzione per significare la nostra credenza nell‟ unità sostanziale di Dio. Fatta questa precisazione, il termine unitariani, soprattutto se indicato da solo, è quello che meglio rinvia all'area semantica e confessionale cui facciamo riferimento, e quindi lo abbiamo usato nel testo. 5) NdT:Non sono a conoscenza di una traduzione italiana del testo della Dieta. La presente traduzione si basa sul testo inglese. Chiunque avesse notizia di una precedente traduzione italiana me lo comunichi, verrà inserita nelle prossime edizioni del testo. La divisione in punti e lettere comma è mia, e si è scelto di adottarla per facilitare la citazione del testo da parte dei credenti. 6) NdT: In rosso nel testo inglese: abbiamo preferito adottare il corsivo, uniformandoci a tutte le altre citazioni del testo. 7) Nota di Sandor Leta: questa colonna fu distrutta da vandali sconosciuti e nel 1997 si commemorò l'ultima targa. BIBLIOGRAFIA (I) Titolo dell'Opera: Hungarian Unitarian Catechism Sottotitolo: The catechism of Hungarian Unitarian Church in Tansylvanian Romania ossia: Il catechismo della Chiesa Unitariana Ungherese nella Romania Transilvana Scritto da: Joseph Ferencz (1835-1928), Vescovo della Chiesa Unitariana di Transilvania (1876-1928) Prima edizione:1864 Ultima edizione e modifica: 1991 Ventesima edizione Tradotto dall'Ungherese in Inglese dal Rev. Gyorgy Andrasi, Consigliere 119 del Vescovo della Chiesa Rumena in collaborazione con Byron C. Miller Pubblicato in The Unitarian Universalist Christian dalla The Unitarian Universalist Christian Fellowship FALL/WINTER 1994 VOLUME 49 Numeri 3-4 Tradotto in Italiano dall'Inglese da: RobertoRosso http://italianunitarian.christian.net/downloads/catechismo_unitariano_ungherese1.0_nv.doc Ha collaborato e ha rivisto la traduzione: Paola Zunino La versione della traduzione italiana 1.0 è stata pubblicata dai “Cahiers Michel Servet" (n° 3 febbraio 2005). (II) A. CITAZIONI BIBLICHE Le citazioni bibliche sono prese dalla versione La Nuova Riveduta sui testi originali (1994, nona edizione 2003), a cura della Società Biblica di Ginevra. Eccetto quando espressamente indicato Un grazie particolare al software"La parola" www.laparola.net di Richard Wilson per le versioni italiane. (III) ALTRE FONTI AA.VV.Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana. Edizione: Garzanti Editore 1988. Certamente condivido moltissimo del pensiero unitariano, ma con qualche necessaria sottolineatura e specifica. Sono molto più radicale sull‟ebraicità del cristianesimo, mentre da quanto letto sopra, si nota ancora un residuo della concezione di cristianesimo inteso come superamento dell‟giudaismo, Yeshua fondamentalmente come liberatore e non come riformatore, ritengo che il primo termine possa essergli attribuito in riferimento al giudizio sul peccato, il secondo alla legge che però non è né abolita né superata. In secondo luogo, non condivido, come sai, il concetto di immortalità dell‟anima, io credo nella resurrezione e credo nell‟opera espiatrice di Yeshua attraverso la Sua morte sulla croce. Ovviamente non riconosco le feste specifiche dell‟unitarianesimo, riguardo al giorno di riposo penso invece che abbiano ragione gli avventisti, dovremmo tornare allo Shabbatt, anziché considerare la domenica come giorno del Signore, quando Yeshua lo sostituì con la domenica dei pagani? Penso anche che dovremmo tornare a festeggiare tutte le feste ebraiche che Yeshua festeggiava, come pure i discepoli ed i primi cristiani. Dovremmo festeggiare Pesach, Hannukà, lo Yom Kippour, le Capanne e le altre ricorrenze con il loro significato autentico, poi nessuno ci impedisce di celebrare in oltre l‟ultima cena, la resurrezione (che non chiamerei affatto Pasqua) ed il Natale, tutto il resto lo lascerei perdere! In fine noto una punta di generalismo che come sai non condivido. Per il resto concordo pienamente! Voglio essere molto chiaro e non lasciare nessun spazio a fraintendimenti su un punto che considero fondamentale: Non credo affatto, lo risottolineo, che gli ebrei si debbano convertire al cristianesimo, sono anzi fermamente convinto che debbano restare fedeli al loro patto e conservare inalterata la legge sin la fine dei tempi. Auspico tuttavia che una piccola minoranza di ebrei, siano essi lubawich, giudei rabbinici, riformati o laici, possano abbracciare la fede (fiducia) nell'ebreo Yeshua,non fede nella Sua presunta identità di figlio di Dio ...Dio stesso, cui non credo neanch'io, ma nell'uomo, nel Rabby, riconoscendo il Suo ruolo profetico e messianico, non nell'accezione escatologica del termine, visto che indubbiamente Egli non ha instaurato l‟era messianica, che precede immediatamente la fine dei tempi. Non dunque una conversione a ciò che è solo un riflesso, un‟ombra 120 degli insegnamenti di Yeshua l‟ebreo, non l‟accettazione di dogmi che non hanno nulla a che vedere con Lui, ma mantenendo integralmente la propria ebraicità, il riconoscimento dell‟autenticità giudaica del Suo messaggio, e la validità degli insegnamenti di Yeshua Ben Yosef. Questo non ha nulla a che fare con la salvezza personale o l'affermazione di una presunta superiorità del cristianesimo sull'ebraismo, ma credo che ciò possa rappresentare la riappropriazione di un pezzo di cultura giudaica, e certamente un grande aiuto per quei “seguaci della setta del Nazzareno” che percepiscono la corrente Yeshuitana come giudaismo, e vogliono ricollocarla nel suo alveo naturale. Questa piccola minoranza di nascita ebraica potrebbe essere indispensabile per proporre una rilettura giudaica del Nuovo Testamento! Per il grandissimo rispetto che nutro nel confronto degli ebrei, non farò tuttavia nulla per convincerli di alcun‟ché, mi limito a condividere il mio pensiero, ritenendo inconcepibile ogni minima forzatura. Pur ponendomi come interlocutore nei confronti di ebrei e cristiani, ciò che scrivo è diretto soprattutto a quest‟ultimi, ritengo molto più urgente infatti un proselitismo verso di loro, anzi unicamente verso loro, poiché un ebreo che non comprende Yeshua è comunque ebreo, ma un “cristiano” che non Lo comprende non è nulla, se non un discepolo di un “Cristo mitizzato”, “travisato”, “frainteso” …di un “Cristo inventato”! Tu dici che sono in mezzo al guado, e che è difficile restarci, …infatti io non ho nessuna intenzione di restarci, voglio attraversare il Giordano e conquistarmi il mio pezzo di Terra Promessa, che già i miei Padri possedettero e che intendo lasciare in eredità a mio figlio, so che dovrò combattere per conquistarla, e so che dovrò lottare anche per restarci, …ma questa è la terra di Yeshua, e si trova oltre il Giordano, in terra d‟Israele! I giudei seguaci del Nazzareno, coloro che condividono il mio sogno, sono simili ai primi sionisti che sognavano la fondazione dello stato di Israele ed il rimpatrio dei fratelli della diaspora! Che Hashem ci benedica e che un piccolo nucleo di giudei seguaci di Yeshua possa realmente tornare a Lui, e ricollocarsi nel loro ambiente naturale, il giudaismo. Che essi possano aprire la strada ai fratelli della diaspora!Proprio perché viviamo in un periodo di profonde radicalizzazioni religiose, perché vi sono profonde tensioni e ferite ancora aperte (soprattutto con l‟Islam), preferisco, nonostante detesti farlo, non firmare quanto ho scritto, ciò mi varrà l‟accusa da parte di molti di vigliaccheria, ma spero che tu capisca! Ciao e… Schalom! 121 Commento di Ferruccio a: “Cristiani o… giudei seguaci del Nazzareno?” “Non ti servirà a nulla abbandonare l‟ego se non abbandoni Dio”. Buddha Ad un certo punto, in un suo libro, Nietzsche non usa la parola religione, ma “nevrosi religiosa”; penso di avere avuto molto a che fare con questa malattia. Non possiamo disconoscere che in talune nostre chiese siamo ossessionati dalla parola “salvezza” come di una idea che ha avuto un suo cammino ipertrofico. “Il fanatismo morale degli antichi filosofi ha preparato la via al cristianesimo, è stato dato troppo valore alla salvezza dell‟anima”. Nietzsche – Frammenti postumi. Per la stessa ragione non parlerei di peccato, il quale ha assunto una posizione ipostatica, ma di trasgressione. Quanto al rapporto tra psicoanalisi e terapia ipno-suggestiva, Freud lo descrive icasticamente, paragonando la prima alla scultura (in cui si procede in via di levare, secondo Leonardo da Vinci: il materiale portato alla coscienza è “levato”, eliminato dall‟inconscio), ed il secondo alla pittura (in cui sempre secondo Leonardo, si procede per via di mettere: le suggestioni impartite dal terapeuta si sovrappongono, senza eliminare le cause, al sintomo). Prefazione di un libro su Freud. La legge uccide ma lo spirito vivifica; il problema però è sempre lo stesso, che sono sempre troppo poche le persone spiritualmente pure che possono influire significativamente sulla trasformazione del mondo. E‟ curioso come una ventina di anni fa pensavo che il mondo sarebbe entrato in una nuova era allorquando gli ebrei avessero interpretato il N.T. Volontà è una parola che ha una grande dose di ambiguità (e di alienazione), sembra quasi che confini con il magico. “Perciò la forza motrice in tutte le 122 operazioni magiche è la volontà addestrata del mago. Tutte le aggiunte della magia cerimoniale, luci, colori, cerchi, triangoli, profumi, sono semplicemente mezzi per aiutare la volontà del mago a concentrarsi…” Francio King. I filosofi romantici tedeschi che hanno poggiato i loro sistemi su volontà, hanno consegnato l‟occidente all‟autoritarismo, nazionalismo e militarismo. E‟ stato ampiamente dimostrato che il voler applicare la nostra forza di volontà per mutare le nostre opinioni e le nostre abitudini ha un effetto contrario a quello voluto, negativo più che positivo. “Quando volontà e immaginazione si trovano in conflitto, l‟immaginazione vince invariabilmente la battaglia.” Coué. Penso che Gesù di Nazareth sia stato un autentico ebreo ed il suo messaggio autenticamente ebraico, a parte le manipolazioni posteriori ovviamente. Ma esiste veramente un antico patto ed un nuovo patto? La concezione farisaica è quella che domina l‟ebraismo oggi (l‟oggi degli ultimi due millenni); dietro la legge di Mosè, bisogna considerare che ci sono altri preti di un'altra religione: per quel che mi riguarda la componente fondamentale dell‟ebraismo è quella profetica. Secondo me il Messia verrà da Israele e non da cristiani che tifano Israele. Non capisco cosa significhi “comprendere Gesù” dal momento che secondo me gli evangeli sono stati in parte manomessi; il cristianesimo autentico forse si convertirà all‟unico Dio ed all‟ebraismo nell‟età messianica. C‟è in gioco anche una questione di numeri: qualcuno mi ha fatto notare che uno dei motivi (altri se ne scopriranno in futuro) per cui il Signore della storia ha “permesso” la Shoà è che gli ebrei erano diventati troppi! Gli ebrei sono stati creati come pochi tra le nazioni nell‟attuale “dispensazione”. Vorrei correggermi: non penso che le nazioni negli ultimi tempi si fonderanno completamente con Israele; Israele manterrà sempre qualcosa di distintivo. “Ad fontem”, non penso che nessuno al mondo ne sia capace da un punto di vista filologico o se preferisci ontologico. Dove e soprattutto quanti sono i cristiani che propugnano una riforma radicale? 123 Vedo piuttosto il processo storico come un iceberg (goym) che muove da latitudini estreme e fredde e, sospinto dalle correnti (la storia) verso acque più calde (Israele e la sua cultura) prima o poi si scioglierà tutto. Se nel Corano sono totalmente assenti profezie, segni, prodigi e narrazioni per me è un fatto positivo. Secondo me da una parte ci sono gli ebrei e dall‟altra tutte le altre religioni, che si differenziano tra di loro per livelli di umanità, o se si preferisce di antidolatria e per la loro posizione riguardo all‟unificazione del Nome. Concordo: l‟inferno non esiste; tra gli attributi di Dio non v‟è quello del Dio sadico; sì, l‟inferno forse è la non resurrezione. Corpo, anima, spirito, non so: l‟anima mi dà l‟idea di vitalità, di vita, spirito mi dà l‟idea dell‟ “atmosfera” in cui è immersa, si può anche supporre che non sia sempre esistito, forse può essere definito come quel qualcosa che è sorgente o che controlla lo stato psicofisico dell‟anima. “…mentre il concilio era ancora in corso, papa Nicolò primo proclamò che l‟uomo non doveva più venir considerato una tricotomia di anima, spirito e corpo. A partire da quell‟epoca la Santa Sede avrebbe sempre negato l‟esistenza dello spirito individuale umano, dichiarando che l‟uomo è soltanto corpo e anima, e relegando lo spirito personale all‟infimo livello di pura e semplice – qualità intellettuale dell‟anima -. In tal modo l‟iniziativa spirituale dell‟uomo occidentale veniva limitata…, e i dogmi della Chiesa di Roma divenivano l‟unica fonte di rivelazione riconosciuta.” Ravenscroft. Non mi piace il concetto di negazione di Dio. La parola Dio non è Dio Krishnamurti. Dove Dio non è immagine non ha pure né attributi né differenziazioni. In un tuo allegato C‟è un commento di rav. David Berger che mi ha molto sorpreso; ricordo che in tempi passati ricevevo pubblicazioni Lubavich; sono molto sorpreso per quello che è accaduto da loro negli ultimi anni: sta succedendo pari pari quello che è successo col cristianesimo: un rabbi morto sta piano piano assumendo i contorni di Dio! Non so cosa pensare! L‟ebraismo ufficiale non reagisce come dovrebbe, perché loro sono fortissimi politicamente ed ancora di più finanziariamente. D‟altra parte messianismi deviati ogni tanto capitano in campo ebraico, ma con queste caratteristiche mi sembra la prima volta in tempi moderni. “…in ogni caso, negando che il Rebbe sia una divinità indipendente, o che l‟Essenza divina sia stata limitata a questo essere umano in particolare, tutti 124 gli interessati pensano di aver fatto una distinzione sufficiente tra la loro posizione e quella del cristianesimo, ma di fatto hanno distinto la loro posizione solo da una caricatura del cristianesimo.” David Berger (internet). “…facendo notare queste dottrine Lubavitch, un missionario cristiano ha commentato sull‟ironia degli Chassidim che sono catalogati come ebrei ortodossi nonostante prestino fede in un Messia deceduto e divino – una classificazione basata sull‟itificazione del loro Messia con il Rabbino Schneerson piuttosto che Gesù di Nazareth -. Sfortunatamente questo autore prosegue “hanno appuntato le loro speranze sul candidato sbagliato…””. (ibidem) “…l‟analisi di questo movimento mi ha tra l‟altro insegnato i modi diversi con i quali i credenti rispondono alle sfide esterne ed a quelle interne, e mi ha fatto pure riesaminare alcune delle mie convinzioni riguardo la storiografia del cristianesimo primitivo”. (ibidem) Infine in un opuscolo pubblicato dallo stesso Centro Culturale Ebraico Naar Israeel, per la festa di Pesach 2004, nel paragrafo intitolato “Un assaggio delle cose a venire”, vi era una frase da lasciare di ghiaccio chiunque sappia qualcosa di altre religioni. Nell‟ultimo giorno di Pesach è uso presso alcuni Chassidim mangiare un terzo pasto speciale completo di Matzà e vino. L‟autore dell‟opuscolo spiega così: “Questo pasto è chiamato banchetto del Mashiach ed è inteso ad approfondire la nostra consapevolezza dell‟imminenza della Redenzione finale: come il cibo da noi mangiato diventa parte del corpo, così mangiando il pasto chiamato Seudat Mashiach e bevendo i quattro bicchieri di vino, noi interiorizziamo il concetto do Mashiach…” Reportage sul Meshichismo in Italia – Internet. Rav. Berger teme che questa situazione possa creare forti infiltrazioni cristiane in campo ebraico; non sono così pessimista; sul medio periodo forse si avrà modo di notare la ripetitività e somiglianza di messianismi esageratamente proiettati sul proprio presente storico. Ciao. 125 Risposta al commento di Ferruccio a: “Cristiani o… giudei seguaci del Nazzareno?” Caro Ferruccio, devo ammettere che questa volta sono leggermente in difficoltà, non sono sicuro di aver compreso realmente tutto ciò che scrivi, comunque ci provo, incoraggiato dalle parole di Voltaire che conclude la prefazione del “Dizionario filosofico” dicendo: “…le opere di filosofia non son fatte che per i filosofi, e ogni uomo onesto deve cercare di essere filosofo, senza vantarsi di esserlo.” Penso che le parole di Buddha debbano esser interpretate in riferimento alla concezione dell‟uomo e di Dio caratteristiche delle filosofie (e religioni) orientali (buddismo, induismo ecc…). Secondo queste filosofie l‟uomo attraverso il carma deve raggiungere progressivamente uno stato di purezza superiore, fino a fondersi totalmente con lo spirito divino, in altre parole Dio è l‟unione degli spiriti, l‟individuo è sostanzialmente parte di Dio e si ricongiungerà allo Spirito. Si tratta di un‟identificazione con Dio totalmente assente nell‟ebraismo e nel cristianesimo, secondo i quali Dio è uno ed è totalmente altro, distinto dall‟uomo e dalla creazione! Credo che Buddha intendesse un annichilimento dell‟ego, e quindi anche di Dio poiché l‟identifica con l‟io (lo spirito dell‟uomo non è ontologicamente diverso da Dio), questa totale passività, questo annullamento di sé doveva secondo il suo pensiero far progredire verso la perfezione, verso la fusione con Dio. In riferimento all‟ebraismo ed al cristianesimo credo che si possa fare una riflessione in termini differenti, non credo cioè che si debba abbandonare l‟ego, questo significherebbe abbandonare sé stessi, la propria identità e specificità, penso però che non si debba porre il proprio ego come punto focale della propria vita, che non si debba cioè vivere unicamente in relazione a sé stessi, citando Martin Buber, l‟uomo è un essere relazionale e l‟io esiste in relazione al tu. Per quanto concerne l‟abbandonare Dio, credo che Egli sia già stato abbandonato dall‟uomo, se infatti l‟uomo vivesse ponendo Dio come punto centrale della propria esistenza e vivesse in riferimento alle Sue leggi, la radice stessa del male sarebbe estirpata. Gli insegnamenti del Rabby di Natzareth, che tu dici di non comprendere perché in parte modificati, credo che possano essere riassunti nelle parole: - “…Ascolta Israele, Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all‟infuori di me. Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo corpo, con tutta la mente e con tutta la forza tua!” …ed il secondo simile a questo è: “ama il tuo prossimo come te stesso!”, in questi due comandamenti sono racchiusi tutta la legge ed i profeti! – Ma siamo in grado di cessare la nostra ribellione e porre Dio al centro della nostra esistenza? Possiamo obbedire ai precetti della legge di Mosè o 126 seguire gli insegnamenti di Yeshua? Per questo ritengo che la salvezza sia per fede e non per opere, le quali rendono manifesta la fede! Non credo che si debba abbandonare Dio, anzi dovremmo tornare a Dio, quello che dovremmo invece abbandonare è un‟idea religiosa di Dio, la visione del vecchio barbuto seduto in cielo, pronto a punire, il Dio che ci è stato inculcato in testa dai preti delle varie religioni …credo che un concetto di Dio non clericale sia senza dubbio più vicino all‟uomo! Nietzsche parla di nevrosi religiosa, tutti ne abbiamo avuto molto a che fare! Non credo in fatti che le religioni siano diverse dai fenomeni psichici, creano assuefazione e dipendenza, possono portare a fanatismo e degenerare in esaltazioni mistiche, che sono manifestazioni di alterazione ed instabilità psico-emotiva, oppure possono alterare la capacità critica e razionale degli individui, i quali finiscono per perdere contatto con la realtà e negare, in nome di una presunta verità, asserzioni dimostrate scientificamente o che con ogni evidenza sono in accordo con i più elementari principi della ragione. Nella migliore delle ipotesi, finiscono per far dell‟uomo un essere superstizioso e vicino alla magia o comunque non libero. Dietrich Bonoeffer cognò il termine di “cristiano inconsapevole”, riferendosi a quegli uomini giusti che, per un motivo o l‟altro, non avrebbero mai messo piede in una chiesa, forse scioccati dalla religione, ma che tuttavia pur rifiutando un linguaggio ed un atteggiamento religioso vivevano una vita più aderente agli insegnamenti di Yeshua rispetto a molti “cristiani”, i quali con il loro linguaggio stereotipato e con i loro sorrisi domenicali gremivano le chiese. Propose il concetto di cristianesimo non religioso, non clericale, in altre parole di un cristianesimo laico, ebbene … credo che questo concetto Bonoefferiano possa essere allargato, universalizzato, penso che lo si possa applicare anche in ambito ebraico e per ogni tipo di fede, …universale appunto! La salvezza… hai ragione, in alcune chiese siamo ossessionati da quest‟idea e forse ha ancora ragione Nietzsche, non escludo che il fanatismo morale dei filosofi antichi abbia contribuito a creare nel cristianesimo quest‟atteggiamento ossessivo, ma conclude con l‟affermazione: “è stato dato troppo valore alla salvezza dell‟anima.”. Oltre che come creatore e reggente dell‟universo, oltre che onnipotente, onnisciente, onnipresente, oltre che giusto, amorevole e compassionevole, concepisco Dio come unico e come origine prima di ogni cosa, Egli è fonte di vita, Egli stesso è la vita… l‟esistenza, la vita dell‟uomo è un dono, non ha autonomia in sé ma è dipendente. Credo in una resurrezione dei morti (che essendo morti sono usciti dalla vita, cioè non esistono). Questa resurrezione sarà l‟esser ricreati per il giudizio, il fine ultimo di ciò (e conseguentemente della vita terrena) non è forse il dono della vita eterna per coloro che, per la loro fede, saranno stati trovati giusti? Questa vita eterna non significa forse comunione eterna con Dio, poiché Egli stesso è vita eterna? Se è così cosa vi è di più importante per l‟uomo che la salvezza dell‟anima? Tutto ciò non deve esser vissuto come un ossessione, tuttavia credo che tale fine debba esser tenuto come 127 centrale, la vita eterna in comunione con Dio, non merita forse grande considerazione? Non è questa anche l‟aspettativa degli ebrei, perlomeno nel ramo farisaico del giudaismo? Per non dar grande importanza alla salvezza dell‟anima, dovrei non credere nell‟esistenza di Dio, dovrei esser il più convinto degli atei! Oppure pensare che Dio abbia creato il mondo e l‟uomo senz‟alcun fine, per proprio diletto, ma allora tornerebbe prorompente il tema delle teodicee, …perché guerre, sofferenze, malattie se non c‟è un fine, senza un dopo? No… non posso credere in un Dio sadico! Se dovessi pensare che è così sarei più che ateo, sarei nemico di Dio! Al di là del termine più dolce e meno abusato, che differenza c‟è tra peccato e trasgressione? Trasgressione non è sempre in relazione alle leggi spirituali di Dio? Non è la trasgressione a queste leggi che costituisce la nostra ribellione nei Suoi confronti? Siamo tutti trasgressori per natura! L‟utilizzo del termine trasgressione anziché peccato, a mio parere serve solo a farlo sembrare meno grave, quasi lecito, ma ritengo che in effetti la trasgressione, non ad un codice morale inventato dall‟uomo, non ad un codice, ma alle leggi spirituali poste da Dio, sia a tutti gli effetti peccato… ritengo che i due termini siano sovrapponibili. Poiché il peccato, ha conseguenze più o meno gravi in relazione all‟uomo, possiamo fare una scaletta, una graduazione della sua gravità, mentire non è grave quanto uccidere, i cattolici fanno distinzione tra peccati veniali e mortali, ma io credo che in effetti ogni peccato, anche il più insignificante, abbia per sua natura una gravità estrema, in quanto ribellione, opposizione a Dio, alla vita (“…chi infrange il più piccolo dei comandamenti, è come se li avesse infranti tutti!”). Siamo tutti peccatori (“…non vi è alcun giusto, neppure uno!”) l‟uomo può esser salvato solo per grazia mediante la fede, le opere manifestano la nostra volontà (relativa) di cessare la ribellione che è in atto in ognuno. Anche Freud ha ragione, direi che quest‟idea non è applicabile solo alla psicanalisi e alla terapia ipno-suggestiva, ma anche alla politica, la religione, più in generale al pensiero e a tutto ciò che è lo psichismo, possiamo rimuovere non solo ricordi dolorosi del passato, ma anche idee e convinzioni e possiamo aggiungere nuove concezioni filosofiche o conoscenze, elaborarle e farle nostre, il pensiero non è statico, è in continua evoluzione, tanto che oggi non sono quello di cinque, dieci o venti anni fa. Le persone pure spiritualmente sono davvero poche e la loro influenza sul mondo non può certo portare ad una sua trasformazione radicale, per questo dovremo attendere l‟avvento del Messia, pur tuttavia non direi che l‟influenza di quei pochi sia insignificante, Ghandhi, Martin Luter King, Nelson Mandela, Teresa di Calcutta… hanno sicuramente influito in modo significativo sulla storia e sul mondo! Noi poi parliamo di spirito puro riferendoci allo spirito dell‟uomo, ma credo che vi siano anche altre forze in gioco, sono convinto che Dio stesso sia all‟opera nel mondo, forse dovremmo parlare anche dello Spirito di Dio, lo Spirito che vivifica è quello di Dio, non quello dell‟uomo che può semmai esser vivificato. 128 Se è vero che i filosofi romantici tedeschi poggiando i loro sistemi sulla volontà hanno consegnato l‟occidente all‟autoritarismo, nazionalismo e militarismo, credo sia dipeso anche dal fatto che solo alcune elite di potere abbiano percepito e fatte proprie tali filosofie ed abbiano per contro trovato nella massa un totale vuoto di volontà, una disponibilità a farsi asservire, uniformandosi a ideologie propagandistiche, omologandosi alla volontà d‟altri essendo privi di una propria o, essendo dotati di una volontà più debole, si fecero soggiogare dai loro leader, che poterono così strumentalizzare l‟intera popolazione per fini di potere. I pochi oppositori di tali regimi furono intellettuali ed idealisti e, sebbene in condizioni di impotenza, tentarono di reagire, non con passività e nemmeno solo con la propagazione di idee, ma con l‟azione che da esse scaturiva, tutto ciò ebbe fondamento nella ferma volontà di cambiare lo stato delle cose, di creare un futuro migliore rispetto a quel determinato momento storico, se tale volontà avesse contagiato le masse, sarebbe scoppiata la rivoluzione anche in una Germania nazista, ma le condizioni storico-sociali han fatto sì che milioni di cittadini tedeschi seguissero come pecore i sogni nazionalistici dei loro capi e non facessero caso alle voci di uomini dallo spirito libero, che furono anzi considerati nemici della patria. Credo che dall‟immaginazione si passi all‟idea, al progetto, e da questi alla volontà di attuarlo …penso in altre parole che la volontà sia il preludio dell‟azione! Se l‟idea è buona, se è buono il progetto, è buona l‟azione, l‟opera, poiché il fine era buono, se l‟idea è perversa, lo sarà anche l‟azione che si fonda su un fine perverso. La volontà non è che un mezzo per attuare un fine, non credo che abbia una valenza negativa ne positiva in sé, è determinazione a raggiungere uno scopo. Diversamente, secondo quanto è stato ampiamente dimostrato, potremmo dire che un alcolizzato per smettere di bere dovrebbe seguendo la teoria di Couè, abbandonarsi passivamente al vizio, non opporvi resistenza e limitarsi invece ad immaginare di aver smesso! Non è forse la volontà di procacciare il sostentamento, per me e per la mia famiglia, che mi spinge ogni giorno ad uscir di casa e recarmi al lavoro? Penso che la volontà di cessare la nostra ribellione verso Dio, produca un agire conforme alle Sue leggi spirituali, la volontà per un cristiano di uniformarsi agli insegnamenti e all‟esempio di vita di Yeshua, produca altresì un agire etico, tutto ciò non parte in effetti dalla volontà, ma la volontà si fonda a sua volta su un progetto, su un‟idea …la volontà ha a che fare con la mente, il progetto nasce dal cuore, ha più a che fare con lo spirito! L‟ebraismo non è certamente privo di religiosità e, anche in esso sono presenti dogmatismi e credenze umane, la rivelazione di Dio tuttavia permea in maniera evidente tutti i Testi Sacri. Se è vero che dietro la Legge di Mosè vi sono “altri preti di altre religioni”, e che l‟ebraismo attuale è dominato dalla concezione farisaica, tuttavia Mosè era profeta e la Legge stessa è profetica, quanto ai farisei erano interpreti della legge, lo stesso Yeschua riconobbe ciò 129 dicendo: “…ascoltateli perché essi siedono sulla cattedra di Mosè!”, concordo dunque che la componente fondamentale dell‟ebraismo è quella profetica. Parlare di un antico patto e di un nuovo patto si presta in effetti a molti fraintendimenti, molti cristiani hanno interpretato ciò in maniera aberrante, pensando che il “nuovo” abolisse “l‟antico”, o ponendolo comunque come un livello di conoscenza superiore, più sublime …ma abbiamo già discusso molto di questo, non posso considerare ciò che un cristianesimo deviato crede in relazione ai due patti. Penso che si possa parlare di due patti in questi termini, cioè dell‟antico come del patto che lega in maniera unica e specifica il popolo cui Dio si è rivelato, Israele, a Dio stesso. Fedeltà a questo patto (e dunque a Dio) significa custodire le leggi ed attenersi scrupolosamente ad esse, in maniera che non vengano alterate nei secoli, che restino un punto fermo, una pietra di paragone sino la fine dei tempi. Il popolo ebraico gode di uno status particolare, è un popolo Santo e deve essere l‟esempio tra le nazioni. Il “nuovo patto” deve essere inteso come l‟estensione della conoscenza dell‟unico Dio, il Dio di Israele, e delle sue leggi, ai gentili, la rivelazione che Dio da di sé attraverso Yeshua non è che l‟universalizzazione dell‟ebraismo, in cui però viene mantenuta la distinzione tra Israele ed i popoli, i quali sono chiamati a riconoscere il Dio degli ebrei e ad attenersi alle Sue leggi spirituali, ma attraverso un‟attualizzazione che si è compiuta attraverso la riforma ebraica di Yeshua, Se il paganesimo non si fosse infiltrato nel “cristianesimo”, i cristiani sarebbero da considerarsi ebrei, ma così non è! Credo anch‟io che il Messia verrà da Israele e non dai cristiani e credo altresì che gli ebrei siano stati creati come pochi tra le nazioni. Non penso che neanche negli ultimi tempi le nazioni si fonderanno completamente con Israele, ma che ci sarà una contrapposizione tra Israele, inclusi quei cristiani che torneranno radicalmente al messaggio autentico di Yeschua, collocandosi all‟interno dell‟ebraismo come doveva essere, e i nemici di Israele (Armagheidon). Non tutti i “cristiani” si convertiranno ad un cristianesimo autentico (che è ebraismo) nemmeno nell‟età messianica, tuttavia sono convinto che allora molti lo faranno! Non credo che Dio abbia permesso la Shoà per dare una sfoltita, un padre che ama i propri figli non li uccide per ridimensionare la famiglia! Non penso che si debbano riversare su Dio colpe che sono degli uomini, qui se mai entra nuovamente in gioco il problema delle teodicee, perché la passività di Dio di fronte alla sofferenza e all‟ingiustizia? Per me resta un mistero, mi limito a considerare che “le vie di Dio sono al di sopra delle nostre vie, ed i Suoi pensieri sono al di sopra dei nostri pensieri”. Dove e quanti sono i cristiani che propugnano una riforma radicale? Senza dubbio pochissimi e sparsi, comunque io sono uno e non penso d‟esser l‟unico! Vi sono correnti e gruppi nel cristianesimo che pur non avendo totalmente attualizzato una riforma radicale, sono tuttavia in cammino, e molti di questi sono molto vicini all‟ebraismo …si tratta di rimuovere ed aggiungere, non è facile lo so, gli unitariani ad esempio non mi sembrano molto lontani! 130 Dobbiamo anche considerare che Dio agisce nella storia, a volte da un solo individuo (non mi illudo certamente d‟essere io, non sono così ambizioso) sono nate correnti significative (es… Lutero, Martin Luter King) trasformatesi in grandi movimenti. Io poi non m‟illudo (perlomeno non prima della fine) che un cristianesimo di massa possa tornare al cristianesimo di Yeshua e ricollocarsi nel proprio alveo naturale che è l‟ebraismo, auspico tuttavia che una minoranza possa farlo con l‟aiuto di Dio. A tal fine credo che se un piccolo gruppo di ebrei ci aiutassero ad interpretare il N.T. attraverso una sua rilettura ebraica, ciò sarebbe meraviglioso, penso che ciò sarebbe anche un riappropriarsi di un pezzo della loro cultura, della loro identità, forse il mondo non entrerà in una nuova era (per questo dovremo attendere il Messia) credo che ciò porterebbe comunque dei cambiamenti significativi! Ad fontem in modo assoluto è impossibile, questo è evidente, ma dico ciò per indicare una tendenza, un moto, che già iniziarono i padri della riforma ma che si è interrotto a metà strada, credo che sia possibile progredire in questa direzione in misura significativa, in maniera tale da recuperare sostanzialmente il messaggio ebraico di Yeshua, di avvicinarsi ad esso tanto da poter ricollocare il cristianesimo nell‟ambito dell‟ebraismo, ovviamente dopo averlo riportato ad essere veramente ebraico, dopo averlo cioè ripulito da tutti gli influssi pagani ed idolatri penetrati in esso. L‟iceberg è costituito da ghiaccio, sostanzialmente acqua le cui molecole (idrogeno ed ossigeno) a causa della temperatura, si sono legate diversamente. Se l‟iceberg è trascinato verso le acque calde è evidente che si scioglierà, ma ciò a causa di un surriscaldamento, il ghiaccio si ritrasformerà quindi in acqua che andrà a mischiarsi con l‟acqua calda che ha sciolto l‟iceberg, così che non si potrà far distinzione tra un‟acqua e l‟altra! Anch‟io penso che da una parte ci siano gli ebrei e dall‟altra le altre religioni, ma io come sai considero un cristianesimo autentico ebraismo a tutti gli effetti (anche se non giudaismo rabbinico, piuttosto riformato), tutte le altre religioni penso che si differenzino sulla base della rivelazione divina presente in esse, cioè se ed in che misura Dio in esse si rivela. Sulla questione di profezie, segni e prodigi, tutto dipende dalla nostra concezione esegetica, se cioè pensiamo in maniera simile a coloro che vollero, in nome della ragione, depurare totalmente la Bibbia da miracoli, segni e tutto ciò che ha del soprannaturale, attribuendo a tutto ciò un valore meramente letterario, facendolo rientrare in un filone tradizionale di narrativa miracolistica. Certo è che la Bibbia, anche l‟antico testamento ovviamente, è piena di narrazioni di questo tipo, che ne costituiscono la particolarità e su cui si fonda la rivelazione di Dio ad un popolo specifico, che è testimone di tali avvenimenti. Posizione legittima ovviamente ma, per quanto mi riguarda, io non ho difficoltà a credere che Dio abbia aperto le acque del Mar Rosso, credo che Egli sia onnipotente e che possa sospendere le leggi della natura (leggi che Egli stesso ha creato), credendo perciò che si sia così rivelato agli ebrei, e loro tramite al mondo intero, il fatto che il Corano non contenga 131 testimonianze di miracoli, segni, prodigi, né la più vaga profezia, costituisce per me una forte evidenza negativa della sua presunta natura rivelata. Credo che l‟anima non sia di per sé vita, non possegga cioè una vita autonoma, l‟anima è un‟anima vivente, che si può toccare, è una funzione del corpo, l‟unità psico-fisica (anima e corpo) costituisce l‟uomo. Penso come gli ebrei, o meglio secondo la concezione farisaica, che lo spirito costituisca la dimensione soprannaturale con cui possiamo entrare in contatto con Dio, ciò che essi chiamano ruah, e a questo punto è bene sottolineare una distinzione netta tra lo spirito dell‟uomo e lo Spirito di Dio, o meglio, tra ciò che è l‟uomo e Dio che è Spirito. Lasciando da parte le speculazioni della chiesa cattolica romana per fini di potere, essa comunque si contraddice perché, nonostante le definizioni dogmatiche, insegna a pregare gli spiriti dei morti e a chieder loro interventi soprannaturali, a chieder loro intercessioni, volge loro i culti di adorazione (chiamandoli culti di venerazione), per non parlare dei culti mariani, tutto ciò non è solo pietà popolare tollerata ma è incoraggiato, insegnato ed istituzionalizzato nella chiesa. Se dunque affermano che non esista uno spirito umano individuale ed immortale cosa o chi pregano? Lo spirito dei morti non è immediatamente dopo la morte all‟inferno, in purgatorio o con il Signore (il limbo è stato abolito)? Penso che l‟uomo sia stato interamente creato, che con la morte venga interamente distrutto e che debba aspettare il giorno della resurrezione, quando verrà nuovamente ricreato! Per negazione di Dio intendo ciò che a Dio si oppone, come il buio è negazione di luce ed il male è negazione del bene, così come la morte è negazione della vita, sono assolutamente convinto che Dio non abbia immagine, l‟immagine che l‟uomo si fa di Dio è falsa e non corrisponde a verità, le differenziazioni di Dio, o meglio dei diversi dei a questo punto, nasce appunto dall‟immagine che ognuno si fa di Dio, ecco così che Allah non è lo stesso Dio dei cristiani o degli ebrei, ha un‟immagine diversa e attributi diversi, ma ognuno di noi ha un‟immagine diversa di Dio, personale ed unica, certamente falsa, anche chi concepisce un Dio senza immagine e senza attributi, in questo modo si è fatto un suo Dio personale, diverso da altri. Credo che Dio sia Dio, il totalmente altro, l‟incomprensibile e incommensurabile, non è possibile conoscere Dio, ciò nonostante se pensiamo che Egli si sia in qualche misura rivelato all‟uomo, questa rivelazione diventa per noi conoscenza, anche se parziale, incompleta, ecco che quegli attributi, quell‟immagine che noi riconosciamo limitatamente come Dio ha fondamento non su una nostra concezione intellettuale di Dio, ma sull‟autorivelazione di Dio stesso all‟uomo, sarà incompleta ma è ciò che abbiamo, ora vediamo in modo confuso, come attraverso uno specchio, verrà forse un giorno, alla fine dei tempi, in cui vedremo Dio faccia a faccia, ma dobbiamo ancora aspettare! 132 Il commento di Rav.David Berger non mi ha colto di sorpresa, non è infatti per me una novità il fatto che i Lubavich considerino un uomo deceduto il Messia e che stiano attendendo il suo ritorno! Nel breve periodo (due o tre mesi) che ho frequentato la loro Sinagoga, ho potuto assistere ad un rito che consisteva appunto nel mangiare del Matzà e bere del vino, non so se si trattasse del Seudat Mashiach che tu descrivi e nessuno mi ha spiegato il significato, del resto non ricordo nemmeno se fossimo in periodo di Pesach, certo che allora rimasi colpito per l‟evidente affinità con quella che i cristiani chiamano “Santa cena”! Certo Rav. Berger ha ragione di sostenere che “anche i più basilari manuali sulle differenze fra l‟ebraismo ed il cristianesimo si dovranno riscrivere” e che “per la maggior parte dell‟ebraismo ortodosso, i confini tradizionali della fede messianica d‟Israele semplicemente non esistono più.” Non conosco a sufficienza la vita, il pensiero e le opere del Rabbino Schneerson, percui non saprei dire se sia Messia o meno, certo non credo che sia il Messia degli ultimi tempi, non credo che il termine Messia (inteso nell‟accezione escatologica che si è configurata al termine della monarchia giudaica, prima della deportazione babilonese) possa essere attribuito a Rav. Schneerson. Dunque, se i Lubawich considerano il loro Rabbino Messia in questo senso, così come la maggior parte dei cristiani (pseudo-cristiani) credono che Yeshua sia il Messia (sempre in senso escatologico), e se ciò nonostante vengono riconosciuti a tutti gli effetti ebrei dall‟ortodossia giudaica e occupano posti di rilievo, poiché io non attribuisco tale termine (se non nel senso più generico di unto di Dio) a nessuno, nemmeno a Yeshua, non dovrei almeno su questo esser paradossalmente considerato più ebreo di un Lubawich? Tu dici che l‟ebraismo ufficiale non reagisce come dovrebbe, mi viene da fare un parallelismo con ciò che avvenne in ambito cristiano tra Valdes che fu considerato eretico e perseguitato con i suoi seguaci ed il movimento di Francesco d‟Assisi che fu invece integrato e istituzionalizzato, essendo sostanzialmente uguale. Ha certamente ragione Rav. Berger nel sostenere che “tutti gli interessati, negando che il Rebbe sia una divinità indipendente, o che l‟essenza divina sia stata limitata a questo essere umano in particolare, pensavano di aver fatto una distinzione sufficiente tra la loro posizione e quella del cristianesimo” e conclude dicendo “ma di fatto hanno distinto la loro posizione da una caricatura del cristianesimo.” In sostanza Berger considera il cristianesimo odierno una caricatura del cristianesimo autentico, e considera la distinzione fatta dai Lubawich sufficiente per distinguersi da questa caricatura, non però per distinguersi dal vero cristianesimo. Se i primi cristiani e gli Apostoli hanno creduto di vivere negli ultimi tempi e se hanno potuto credere che Yeshua fosse il Messia (non certamente Dio), questo li pone sullo stesso piano dei Lubawich. Se a distanza di duemila anni gli “pseudo-cristiani” continuano a credere che Yeshua sia il Messia degli ultimi tempi, per questo sono ancora sullo stesso piano dei Lubawich, che li pone nettamente fuori dall‟ebraismo non è tanto questo, quanto l‟aver fatto di 133 Yeshua un Dio, l‟aver fatto di un unico Dio tre dei, l‟idolatria e le credenze pagane, l‟aver di fatto preso nettamente le distanze dall‟ebraicità di Yeshua. I cristiani che tornano al cristianesimo autentico, che tornano all‟ebraismo di Yeshua, e che oltre a ciò non considerano più Yeshua il Messia degli ultimi tempi, avrebbero una concezione del cristianesimo tale da porlo di fatto come corrente autenticamente ebraica, che si distinguerebbe dal giudaismo rabbinico nel modo di interpretare la legge (simile a quello degli ebrei riformati, ma più estremizzato). Credo che ciò che Rav. Berger giustamente teme sia piuttosto l‟infiltrazione di uno pseudo-cristianesimo, pagano ed idolatra (una caricatura appunto del cristianesimo). Di questo non credo ci sia da preoccuparsi, gli pseudo-cristiani temono a loro volta una “giudeizzazione” del cristianesimo! Penso invece che molti ebrei considerino Yeshua come autenticamente ebreo, così i suoi insegnamenti, ciò è quello che io penso, in sintonia con quanto scrisse Leo Baeck nel ‟38 : Interessanti riflessioni sulla figura di Gesù sono state fatte da un punto di vista ebraico da Leo Baeck in un saggio pubblicato in Germania nel 1938 (in piena dittatura hitleriana): "Il Vangelo: un documento ebraico". In esso Baeck vuole dimostrare, attraverso l'analisi filologica dei Vangeli, che questi, "ripuliti" dalle sedimentazioni paoline di carattere teologicamente antigiudaico, contengono il messaggio profondamente ebraico di Gesù. Perdonami se magari alcune riflessioni non ti sembreranno completamente inerenti ai temi da te proposti, ma forse non sono riuscito a comprendere pienamente il tuo pensiero, d'altronde più che lettere tu saresti portato per scrivere telegrammi! Ciao e a presto 134 CONCLUSIONE Sogno un edificio, un magnifico palazzo con molte stanze, che possa ospitare al proprio interno una “Chiesa-Sinagoga”, un Templio dove Pastori e Rabbini possano alternarsi per officiare i culti Shabbatici e celebrare insieme le festività e le ricorrenze. Immagino una cucina con stoviglie e frigoriferi separati ed una grande sala da pranzo, dove molte persone di origine ebraica e non possano cenare insieme come fratelli e, perché no, dopo la celebrazione del Sedér spezzare il pane e versare il vino. Vorrei che in questo palazzo vi fossero stanze in cui poter svolgere insieme attività culturali, che potesse ospitare la redazione di un giornale e di un sito, che potesse ospitare un piccolo museo della memoria ed una grande sala congressi. Sogno un luogo che possa essere la casa dei “Giudei seguaci del Nazzareno”, dove non vi sia differenza tra di essi per le origini di ognuno, dove ogni individuo sia libero di mangiare cibi kasher o di non far distinzione riguardo ai cibi, dove si sia liberi di indossare la kippah, ma che ciò non sia imposto. Vorrei che questa casa fosse un punto di riferimento per ebrei e cristiani, che fosse aperta a tutti, che vi fossero benvenuti i Lubawich, gli ebrei rabbinici, riformati e laici, vorrei che fosse aperta anche per quei “cristiani” che si considerano ebrei, per i “Giudei seguaci del Nazzareno” ed anche a coloro che si definiscono “cristiani sionisti”, ed anche a tutti coloro che in un modo o nell’altro amano Israele. Sogno che ognuna di queste persone possa portare un contributo, attraverso il dialogo ed il civile confronto. Vorrei che vi fosse un’aula dove poter studiare insieme le Scritture e dove poter lavorare insieme per proporre una rilettura ebraica dei Vangeli e del N.T. sogno un luogo dove i nostri figli possano crescere ed apprendere insieme, attraverso lo studio ed il gioco, ma soprattutto attraverso il nostro esempio, dove possano crescere veramente come fratelli. Sogno una casa dove il nome di Dio possa veramente essere glorificato ed innalzato dal Suo intero popolo, e non solo con la voce ma nei fatti. Il palazzo che sogno è ciò che chiamo la “Terra di mezzo” e rappresenta la Terra promessa i cui abitanti vivono in pace e lavorano assieme per preparare l’avvento del Mashach. Questo meraviglioso edificio non esiste, forse è destinato a restare un sogno, ma la speranza di vederne gettare almeno le fondamenta è un qualcosa a cui non posso proprio rinunciare! A tutti un sentito Shalom! 135