Cristiani o… “Giudei seguaci della setta del Nazzareno?”

Cristiani o…
“Giudei seguaci della setta del Nazzareno?”
“La fede dell‟ebraismo
e la fede del cristianesimo
sono nel loro rispettivo genere,
essenzialmente differenti…
e lo rimarranno fino a che
il genere umano
non verrà radunato
dall‟esilio delle “religioni”
nel Regno di Dio.
Ma un Israele ed un cristianesimo
che si sforzassero
di rinnovare la propria fede…
avrebbero da dirsi l‟un l‟altro
cose che non si sono mai detti
e da prestarsi l‟un l‟altro
un aiuto che oggi
è appena immaginabile.”
Martin Buber
(Teologo Ebreo)
-1-
INTRODUZIONE
Quanto ho voluto esporre in queste pagine, non rappresenta ovviamente che
la mia posizione personale, esula dunque dai miei fini l‟intento di una
qualsivoglia forma di proselitismo, anche perché non m‟illudo certamente di
possedere una qualche verità assoluta che del resto nessuno possiede.
Le conclusioni cui sono giunto, riguardo l‟ebraicità del cristianesimo, il
concetto di Dio e l‟identità di Yeshua, sono frutto di un lungo percorso durato
anni, di ricerca e di profonde riflessioni, ho dovuto mettere in discussione molte
convinzioni che erano profondamente radicate nella mia mente, ritenendo più
importante la ricerca della verità piuttosto che la fedeltà a dogmi largamente
condivisi. Mia moglie, che ha condiviso ogni passo dell‟evoluzione del mio
pensiero, è testimone di come quest‟evoluzione non sia stata cosa di un‟attimo,
e dei dubbi che spesso hanno attenagliato la mia mente, spingendomi a
riconsiderare molti punti prima di poter trarre delle conclusioni. Credetemi, non
è facile rimetter tutto in discussione! Sono tuttavia cosciente di non aver
raggiunto alcun traguardo e, poiché il pensiero non è statico, so di dover
proseguire nel cammino intrappreso. Ho integrato a sostegno delle mie
affermazioni, molto materiale scovato su internet, sono rimasto sorpreso io
stesso di constatare che, moltissime persone nell‟arco della storia, tra cui
grandi pensatori, condivisero quelle posizioni cui sono giunto autonomamente
e che ritenevo fossero personali, non nascondo che cominciavo a sentirmi solo
come la famosa “bollicina d‟acqua” della pubblicità ma, anche oggi invece,
molti condividono queste posizioni. Il commento dell‟amico Ferruccio su “Nella
terra di mezzo”, mi ha fornito molti spunti di riflessione, come del resto era già
accaduto in precedenza, e mi ha fornito l‟occasione per esporre i concetti base
del mio pensiero attuale. Sono più che certo che quanto scrivo non potrà
certamente esser condiviso dalla maggioranza, ma poiché ritengo che la linea
di demarcazione tra ortodossia ed eresia sia oltremodo sfumata, tanto da non
poter stabilire chi effettivamente sta da una parte del confine e chi dall‟altra,
non mi curo di coloro che pensano di possedere il monopolio della verità, né di
coloro che confidano nell‟infallibilità di strutture umane! Spero tuttavia che
queste pagine possano esser di stimolo per qualcuno, e fornir perlomeno
qualche spunto di riflessione. Che il Signore possa aprire le nostre menti ed i
nostri cuori, e rivelarsi ad ognuno attraverso le Sue vie misteriose, che sono al
di sopra delle nostre vie!
-2-
Prefazione
…Nello spirito siamo riformatori: “ Chiesa riformata sempre da riformare “,
questo è un antico motto della riforma ed è proprio ad una continua riforma
della Chiesa che dobbiamo tendere. Per fare ciò è necessario un continuo
confronto, dobbiamo considerare le conclusioni cui sono giunti i teologi e gli
studiosi, dobbiamo confrontarle e dobbiamo soprattutto essere disposti a
metterci in discussione e a riconoscere i nostri limiti. Il cristiano che non si
accontenta di acquisire un intero blocco dogmatico dando tutto per scontato,
che si rifiuta di bere come un bicchier d‟ acqua un sistema dottrinale
preconfezionato, ma che ha il coraggio di mettere in discussione uno per uno
tutti gli insegnamenti che gli vengono proposti, non dando nulla per certo, un tal
cristiano è un ricercatore di verità, tuttavia sa di non poterla mai possedere
completamente. Una persona che si dedica seriamente allo studio sa che Dio
gli si rivela in esso, non sempre in modo semplice ed immediato ma spesso
attraverso le vie tortuose del pensiero e della riflessione, in questo caso la
rivelazione è graduale, parziale, egli sa che non vi è niente di sicuro di
ontologicamente vero e certo, ed è disposto a percorrere i sentieri della
sperimentazione, a volte si trova in vicoli ciechi ed è costretto a rimboccarsi le
maniche e ricominciare, ha ovviamente delle certezze irrinunciabili ma è
disposto a convivere col dubbio, può far sua la frase “so una sola cosa, di non
sapere!”, per questo tipo di persona il condizionale è d‟obbligo e tiene in
considerazione le opinioni degli altri, non dirà: “ è così ” ma piuttosto “ io credo
che sia così “, “ io penso che “…sa che oltre alle mete che crede di aver
raggiunto ce ne sono molte altre che probabilmente non raggiungerà mai, egli
sa che “i pensieri di Dio sono al di sopra dei nostri pensieri”, sa che “ ora
conosciamo in parte, vediamo in modo confuso, come attraverso uno
specchio”. Il pensiero non è mai statico, è in continua evoluzione se è
veramente libero, e non può essere contemporaneamente libero ed incatenato
dal dogma. La rivelazione divina contenuta nella Bibbia si fa rivelazione per
l‟uomo attraverso l‟elaborazione intellettuale, più il pensiero è libero e più vola
in alto, più si avvicina a Dio, a condizione ovviamente che lo spirito sia ben
disposto, che non vi sia malizia o perversione ma un cuore sincero ed umile e
che lo studio sia motivato da un amore genuino per Dio e per la Sua Parola. I
rigidi dogmatismi sono invece come una zavorra, un‟ ancora che non permette
d‟innalzarsi al di sopra della carnalità, anzi trascinano nel baratro dell‟
integralismo mascherato da ortodossia, dell‟intolleranza e dell‟orgoglio
presuntuoso che nasce da una stima troppo alta di sé stessi, dalla volontà di
affermazione sugli altri! Colui che ha il coraggio di avventurarsi nei meandri
della libera ricerca abbandonando i comodi e verdi pascoli recintati dei
denominazionalismi, colui che ha l‟ardire di abbandonare il porto calmo e sicuro
-3-
del letteralismo per avventurarsi nell‟oceano tempestoso in cui si scontrano con
impeto e fragore i cavalloni indomabili e selvaggi del pensiero, dove si
sovrappongono e schiumano in un susseguirsi senza sosta i flutti inquietanti
del ragionare, del chiedersi e del cercar risposte, che l‟intera umanità origina
senza posa, colui che intrapprende questo viaggio non troverà sicuramente il
favore di chi trova comodo mangiar nella greppia e si appaga nel tepor della
stalla. Questi lo vede come ribelle, saccente e polemico, vede in lui una mente
confusa, dominata dal dubbio e lo addita come colui che è sospinto qua e là da
ogni vento di dottrina perché interpreta il suo non aderire ad una corrente
dogmatica come altezzosa ribellione, il suo porsi domande, il suo rifiuto di
certezza ed anzi il suo voler mettere in discussione ogni cosa viene visto come
originato dal dubbio, l‟evolvere del suo pensiero come confusione, come
mancanza di punti di riferimento… in sostanza come mancanza di una fede
autentica che il biblicista identifica nell‟accettazione letterale della Bibbia e
nell‟attenersi fedelmente a quelle dottrine che la sua Chiesa considera verità
assolute! Ecco dunque che si dice: “ se leggesse meno libri… se studiasse
meno teologia… se ragionasse meno, se fosse meno contorto nel suo pensare,
più semplice nel suo atteggiamento…se cercasse di più Dio, se chiedesse a
Lui di dargli comprensione della Sua Parola… se pregasse di più…” Si dà per
scontato che egli non cerchi realmente Dio ma un appagamento intellettuale,
che non chieda a Dio di guidarlo nella sua ricerca, che non preghi e che non
abbia fede, o perlomeno non una fede autentica. Sono invece fermamente
convinto che proprio il letteralista, il dogmatico, dietro a quell‟atteggiamento di
ostentata fede, dietro quelle certezze assolute nasconda un carattere insicuro
e timoroso che teme il dialogo, il confronto, ha paura di poter cadere in
confusione e non vuole pensare con la propria testa perché teme di sbagliare e
di andar fuori rotta, necessita di risposte certe ad ogni domanda, di verità
assolute e condivise da molti perché vuole esser sicuro di esser nel giusto, non
sa muoversi senza una guida che gli indichi il cammino e così ha bisogno di
regole certe, di sistemi dogmatici rigidi e Pastori autoritari, è sostanzialmente lo
stesso tipo di persona di cui ho parlato poch‟anzi, quel tipo di persona che
cerca nella Chiesa una guida sicura, e tende a porsi sotto il giogo del Papa o di
un Pastore-Papa, comunque fugge il dubbio e l‟incertezza che lo terrorizzano
rifugiandosi nel letteralismo Biblico o nascondendo la testa sotto l‟ala protettrice
di qualche Chiesa dogmatica e tendenzialmente integralista, nell‟assolutismo
soddisfa il proprio bisogno di sicurezza che deriva invece da una profonda
insicurezza! Una tal persona non è certo uno spirito libero!
-4-
NELLA TERRA DI MEZZO
Notai nei suoi occhi un‟espressione che tradiva curiosità mista a stupore
mentre, cercando invece di apparir naturale, mi chiese:
- “ Scusa… ma allora tu che rapporti hai con l‟ebraismo? ” Quando, il Sabato precedente, incontrai Roberto davanti alla Sinagoga
fummo entrambi colti da sorpresa, così dopo aver scambiato due parole di
convenienza, ci salutammo e ci avviammo all‟interno dell‟edificio per assistere
al rito conclusivo delle festività di Yom Kippour.
La settimana successiva la Signora Cristina, con un sorriso, esordì
dicendo:
- “ Mi ha detto Roberto che Sabato vi siete incontrati …chissà perché ma da
quando ti conosco ho sempre avuto la sensazione che tu fossi ebreo …forse la
barba, o il modo di fare …voi ebrei avete tutti qualcosa che vi distingue! Che
Sinagoga frequenti? ”
Posso immaginare il senso di disorientamento che la colse nell‟udire la mia
risposta:
- “ …Sai ho frequentato per qualche mese la B… S… una Sinagoga ultra
ortodossa guidata da Rev ….. un Lubawich, ma ora non sto andando da
nessuna parte ” …poi continuai con voce ferma e pacata:
- “ Vedi, il fatto è che io sono cristiano! ” Che Cristina e Roberto si chiedessero che tipo di rapporto ho con
l‟ebraismo è più che naturale, ma la mia risposta a questa domanda dovette
sconcertarli maggiormente poiché le parole che uscirono dalle mie labbra
furono:
- “ Sono un ebreo cristiano! ” Dapprima pensarono di trovarsi di fronte un ebreo di nascita convertitosi al
cristianesimo, in seguito dovettero aver la sensazione che fossi semplicemente
un cristiano con le idee molto confuse …un po‟ come quei tipi strani che vanno
-5-
in giro dicendo di essere alieni, …comunque un goym che, per chissà quale
ragione, si definisce illecitamente ebreo.
Se fossi nato da mamma ebrea, magari a Gerusalemme, la mia ebraicità
non sarebbe messa in discussione neppure se in seguito mi fossi convertito al
cristianesimo, né gli ebrei né i cristiani potrebbero contestare il fatto che in
questo caso sarei legittimamente ebreo e legittimamente cristiano!
Per l‟ortodossia ebraica si appartiene al popolo ebraico per nascita, da
parte di madre, o per conversione religiosa.
I cristiani da parte loro ammettono le proprie radici giudaiche, e molti
amano sinceramente gli ebrei ma generalmente sottolineano una divisione
netta tra Israele e Chiesa, tra antico e nuovo testamento, …insomma tra chi
riconosce in Gesù il Messiah, il figlio di Dio e chi invece non lo considera tale.
Sono ancora molti quei cristiani che sostengono, secondo quella che viene
chiamata “Teologia della sostituzione”, che la missione degli ebrei sia terminata
e, poiché essi hanno rigettato Gesù come Messiah, la Chiesa avrebbe
sostituito Israele. Secondo questa concezione la Chiesa sarebbe il popolo
eletto, il popolo in cui Dio oggi si rivela …Egli in un tempo ormai remoto si
rivelò agli ebrei ma oggi la Chiesa sostituisce Israele.
Le conseguenze di questa aberrante dottrina sono catastrofiche! Su questa
teoria si basano concezioni come quella di “ebrei popolo maledetto” e vengono
formulate accuse come quella di “Deicidio”. Anche l‟antisemitismo biologico si
sviluppa a partire dall‟antigiudaismo! Fortunatamente la maggioranza dei
cristiani oggi riprovano queste teorie che, come dicevo, sono consequenziali
alla dottrina della sostituzione, purtroppo però continuano a credere che la
Chiesa abbia sostituito Israele. I cristiani pertanto tendono a vedere la
rivelazione veterotestamentaria come profetica in riferimento all‟avvento di
Cristo e Israele come “tipo” della Chiesa e si appropriano illecitamente delle
promesse fatte da Dio al popolo ebraico, escludendolo di conseguenza dal
patto ormai decaduto.
I cristiani più illuminati amano Israele, chiamano gli ebrei “fratelli maggiori”,
riconoscono le radici giudaiche del cristianesimo e l‟ebraicità di Cristo …si
definiscono cristiani sionisti ma, anche tra costoro, molti ritengono che solo ed
esclusivamente nella fede in Cristo, nel riconoscimento della Sua identità
Messianica e nella Sua divinità, vi sia un potere salvifico da cui evidentemente
gli ebrei sono esclusi, da qui il desiderio ardente di molti di far proseliti tra gli
ebrei …di “evangelizzarli” affinché possano anch‟essi pervenire a salvezza!
Attenzione però, non si nega qui la sovranità di Dio, che può salvare chiunque
…ebrei, musulmani induisti ecc…, Egli però lo farebbe a livello individuale,
sulla base della conoscenza del cuore di un singolo, ciò che invece si nega è
che vi sia un carattere salvifico intrinseco al giudaismo, in virtù di un patto che
non sarebbe quindi eterno ma decaduto e, in conseguenza della “nuova
alleanza”, del “nuovo patto” questo potere salvifico diverrebbe appannaggio
della sola Chiesa che ne è unica dispensatrice! Molti pensano che Dio abbia,
per amore di Israele, predisposto una specie di “piano di recupero” che, a
-6-
tempo debito, reinserirà Israele nel patto, questo però lo si intende nel senso di
ingresso nella Chiesa …conversione di massa!
Facendo il punto della situazione, per i cristiani, anche per i più illuminati,
gli ebrei sono ebrei e i cristiani sono cristiani. Per gli ebrei d‟altronde è lo stesso
poiché si è ebrei per nascita, indipendentemente dall‟essere religiosi o meno (vi
sono ebrei ultra ortodossi, vi è un ebraismo rabbinico, vi sono correnti
spiritualistiche, ebrei umanisti, laici, gnostici, secolari e persino atei) o lo si
diventa per conversione religiosa, al giudaismo. Gli unici che possono vantare
lecitamente la loro ebraicità pur essendo cristiani sono dunque ebrei di nascita
convertiti al cristianesimo, gli ebrei messianici, ma anch‟essi vengono spesso
visti dai cristiani non più come veramente ebrei ma come cristiani per
conversione e, dagli ebrei come apostati, non come veramente ebrei, tanto che
per essere riconosciuti tali dal giudaismo ortodosso, rabbinico o riformato
…comunque religioso, viene loro richiesta una riconversione religiosa, con
tanto di esame da sostenersi di fronte ad un collegio rabbinico.
Una volta mi chiesero:
“Ma se tu non sei ebreo per nascita, non ti sei convertito al giudaismo, tu
stesso ti definisci cristiano …allora sei cristiano e basta! Non sei ebreo! In base
a cosa ti definisci ebreo, è assurdo, inconcepibile! …da dove ti viene questa
“voglia di sentirti ebreo”?
Io ritengo che qui non si tratti di “voglia di sentirsi ebreo” si tratta di esserlo
o non esserlo, al di là del fatto che lo si voglia o meno, che si abbia coscienza
di ciò o che non se ne sia consapevoli, indipendentemente dal riconoscimento
degli altri …ebrei o cristiani che siano! In base a cosa mi definisco ebreo?
Ritengo di poterlo fare lecitamente sulla base di due motivazioni molto
differenti tra loro, una è la conformità ad una dichiarazione rilasciata dalla
federazione internazionale degli ebrei umanisti secolari che, dopo aver
rivendicato il diritto di tutte le componenti del popolo ebraico, e non solamente
dei Rabbini e delle correnti religiose, a stabilire chi è ebreo, dopo aver
espresso le motivazioni che li spingevano a determinate conclusioni e spiegato
la loro concezione di ebraicità, hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
“ …Ebreo è una persona di nascita Ebraica o chiunque si dichiari
Ebreo e si identifichi con la storia, valori etici, cultura, civiltà, comunità e
destino del popolo Ebraico.”
Risoluzione approvata della IFSHJ nel congresso di Bruxelles, 1988
Il riconoscimento dunque perlomeno di una parte di ebrei che, pur non
rappresentando tutto il mondo ebraico (che non è comunque monolitico come
molti pensano ed è anzi eterogeneo e multiculturale) è comunque altrettanto
legittimato dei Rabbini nel pronunciarsi in proposito!
-7-
L‟altra motivazione che mi sento di sostenere e che ritengo legittimi
pienamente la mia tesi, si basa invece su argomentazioni logiche ed
osservazioni storiche a mio avviso non solo legittime ma inconfutabili
…parliamone!
Colui che noi chiamiamo “Gesù Cristo” (termine greco che significa l‟unto),
aveva in realtà un nome ebraico …”Yeoshua Ben Yosef” (Giosuè figlio di
Giuseppe), nacque in terra di Galilea, da genitori ebrei, della tribù di Giuda e
della stirpe di Davide, crebbe e fu allevato secondo la tradizione ebraica, la
Sua cultura e la Sua mentalità furono ebraiche …Egli fu pienamente e a tutti gli
effetti ebreo! La Sua predicazione …i suoi insegnamenti, sono radicati
profondamente nella cultura e nella tradizione di Israele, anzi ne sono il
prodotto, e se si crede nella Sua “missione Messianica”, la rivelazione di Dio
attraverso la figura di Yeshua trovano compimento ancora all‟interno del popolo
eletto. Egli non disprezzò le antiche Scritture, disse: “non verrà abolito
nemmeno uno iota della legge” …”io non sono venuto per abolire la legge, ma
per compierla!”.
L‟ebraicità di Yeshua non credo possa esser messa in discussione ma,
anche gli Apostoli furono ebrei e così le masse che accorsero ad ascoltare le
Sue predicazioni e che lo seguirono su e giù per la terra d‟Israele, i primi
discepoli di Yeshua Ben Yosef furono ebrei …il cristianesimo nasce e si
sviluppa in quella cultura ed è prodotto ed espressione dell‟ebraismo perché da
esso deriva e su di esso si fonda! Il cristianesimo è quindi da considerarsi
come una corrente del proto-giudaismo, certamente minoritaria, considerata
dai Sacerdoti prima e poi dai Rabbini come deviazione eretica …non
riconosciuta dunque come ortodossia e posta dunque al difuori dell‟giudaismo
ma è pur sempre un suo prodotto. Quando i nostri antenati si convertirono
dall‟adorazione del pantheon, dall‟adorazione degli idei pagani all‟adorazione
dell‟unico Dio, creatore del cielo e la terra, si convertirono di fatto al Dio di
Abramo, al Dio di Isacco e di Giacobbe, …si convertirono al Dio di Israele!
Convertendosi al cristianesimo si convertirono a tutti gli effetti al giudaismo,
anche se attraverso una corrente minoritaria e considerata eretica, ma pur
sempre ebraica!
Prova ne è che ancora settant‟anni dopo la morte di Cristo, i Suoi seguaci
venivano chiamati “giudei seguaci della setta del Nazareno” (qui il termine
“setta” è da intendersi nella sua etimologia originale di “corrente”, non
nell‟accezione odierna di “deviazione”). Vi erano giudei seguaci della setta degli
zeloti, dei farisei, degli scribi …seguaci della setta degli esseni o di Giovanni
Battista, ecc… il proto-giudaismo non era monolitico. Il termine “cristiani” usato
in riferimento a coloro che fino a quel momento venivano considerati “Giudei
seguaci della setta del Nazareno”,
venne usato per la prima volta ad Antiochia, nel 70 d.c., in senso dileggiatorio
…così come accadde nei confronti di coloro che vollero riformare la Chiesa, i
quali durante la dieta di Spira vennero chiamati “protestanti” , sempre in senso
dileggiatorio!
-8-
Se è, non per me condivisibile, ma è quanto meno comprensibile il fatto
che gli ebrei non considerino il cristianesimo parte integrante dell‟ebraismo, è
però assolutamente inconcepibile che i cristiani abbiano smesso essi stessi di
continuare a considerarsi “giudei seguaci della setta del Nazareno”! Così come
sarebbe stato inconcepibile se gli evangelici, tacciati di eresia e scomunicati dal
Papa, avessero smesso di considerarsi cristiani!
Quanto a me non voglio convincere nessuno di nulla, ma poiché i miei
padri, anzi in questo caso dovrei dire le mie madri, si convertirono a quella che
io considero a tutti gli effetti una forma di giudaismo, io affermo con forza la mia
ebraicità, …sono ebreo, e lo sono per nascita da parte di madre!
Non pretendo certo un riconoscimento da parte dei miei fratelli ebrei, né mi
aspetto che i miei fratelli cristiani comprendano il mio modo di ragionare, anche
se desidero ardentemente l‟una e l‟altra cosa! Resta il fatto che resisterò in
faccia a chiunque tenterà di negare il mio “essere ebreo” o il mio “essere
cristiano”!
Aborro la “teologia della sostituzione” che trovo stupida e insensata e non
posso quindi concepire il cristianesimo che in senso estensivo del giudaismo o
meglio, penso che l‟accettazione del messaggio di Yeshua includa i goym nel
popolo eletto!
“…allargate i pioli delle vostre tende!” “…i tuoi figli saranno numerosi come
i granelli di sabbia del deserto!” , con l‟ingresso della Chiesa nel popolo di Dio
si adempiono queste promesse, queste profezie, …o i cristiani entrano a far
parte del patto …o ne sono totalmente fuori! O essi sono parte del popolo
eletto, di Israele …o non ne sono parte! O sono innestati sull‟ulivo di israele o
non lo sono! Se i cristiani non si autocomprendono come ebrei, se non vogliono
considerarsi tali …allora non posseggono alcuna rivelazione di Dio e sono
esclusi totalmente da essa!
Non sto affatto sostenendo, beninteso, che Israele e Chiesa siano
esattamente la stessa cosa, che non vi siano differenze ed anzi si
sovrappongano o siano interscambiabili, affatto! Ciò che intendo invece è che
la Chiesa fa comunque parte di Israele e che gli ebrei messianici hanno un loro
ministerio all‟interno del popolo eletto, importante e specifico, coloro che non
riconoscono in Yesua il Messiah e continuano ad attenersi alla Legge di Mosè,
hanno altresì il loro ministerio, altrettanto importante e specifico. Entrambe le
realtà fanno parte allo stesso modo del popolo attraverso cui Dio si manifesta,
ognuna con le proprie specificità e differenze, ognuna con una parte specifica
della stessa rivelazione, non sono alternative e nessuna ha maggior
importanza rispetto all‟altra …sono entrambe parte, allo stesso modo, del
“popolo di Dio”! Sono membra diverse dello stesso corpo, ognuna deve
cooperare ed è indispensabile per il buon funzionamento del corpo stesso,
…non sono alternative ma complementari!
-9-
Le tre visioni:
Come in sogno vidi un meraviglioso veliero all‟ancora e una piccola
passerella di legno faceva da ponte per permetterne l‟accesso a bordo. Solo
una minima superficie della velatura era stata dispiegata e qualche
leggerissimo alito di vento, muoveva saltuariamente i drappi delle vele. Vidi
giungere gente che proveniva da ogni angolo della terra e si accalcava sulla
banchina, assorta ad ammirare il vascello. La folla andava via via aumentando
ma, solo poche persone, a piccoli gruppi, salivano lentamente a bordo. Poi vidi
dei marinai dell‟equipaggio riunirsi sul ponte, compresi dal loro modo di vestire
e dai loro atteggiamenti che erano stati designati a mansioni diverse infatti,
poco dopo, potei notare che mentre alcuni provenivano dalla zona in cui si
trovava l‟argano utilizzato per calare o per issare l‟ancora, altri si calavano dalle
sartie o dagli alberi. Vidi tra di essi sorgere una disputa che, col passar del
tempo, si fece sempre più accesa e compresi, poiché potei afferrare qualche
parola, quale ne fosse il motivo. Alcuni sostenevano che senza le vele la nave
non avrebbe potuto prendere il largo, gli altri insistevano da parte loro che
senz‟ancora essa sarebbe stata trascinata alla deriva. Avvenne che, mentre il
litigio non era ancora stato sedato, un numero maggiore di marinai, di
entrambe le squadre, si riunirono anch‟essi sul ponte e, mostrando evidenti
segni di nervosismo, manifestarono la loro impazienza di salpare. Alcuni
volevano issare l‟ancora, altri invece spiegare le vele, tutti borbottavano e
continuavano a ripetere: “…non capisco, cosa stiamo aspettando, …perché
non si parte!”. L‟Angelo allora mi spiegò ciò che vedevo e disse: “ Vedi, la loro
disputa è assolutamente priva di senso! L‟ancora è assolutamente
indispensabile, senza di essa non solamente il veliero verrebbe trascinato via
dalla corrente, ma il danno che ne deriverebbe sarebbe maggiore, perché la
passerella cadrebbe in acqua e i passeggeri non potrebbero più salire a bordo!
Quanto poi alle vele, è assolutamente ovvia la loro importanza dato che senza
di esse la nave non potrebbe muoversi se non per effetto della corrente,
appunto! La discussione poi nasconde la volontà dei vari membri
dell‟equipaggio di affermare la maggior importanza del proprio ruolo su quella
dei compagni, la propria superiorità …ma così facendo rischiano che la
discussione degeneri in rissa, questo danneggerebbe tutti e non garantirebbe
la governabilità della nave, è comunque ovvio che in ogni caso sprecando
tempo in questo modo, stanno trascurando il loro lavoro. Il loro atteggiamento è
sciocco e pericoloso, devono imparare a lavorare insieme, svolgendo ognuno il
compito che gli è stato assegnato, per il bene reciproco e della nave. Devono
comprendere che nonostante siano squadre differenti, con mansioni differenti,
fanno parte dello stesso equipaggio, lavorando con rispetto reciproco e con
spirito di corpo, potranno svolgere bene il loro lavoro e ne trarranno onore, solo
così riceveranno lode dal capitano!”
Con timore allora mi rivolsi all‟Angelo e chiesi che Egli mi spiegasse il
significato di coloro che erano impazienti di partire, l‟Angelo allora rispose:
- 10 -
“…Gli uomini che hai visto sono impazienti di partire per diversi motivi,
alcuni sono fedeli al capitano e consapevoli della loro missione, ma sono
impazienti per eccesso di zelo. Altri sono anch‟essi fedeli, ma peccano di
presunzione e pensano di poter stabilire da sé il momento più propizio per
salpare. Altri ancora pur nella loro fedeltà, sono semplicemente stanchi di
restare agli ormeggi e desiderano partire, per tornare a casa al più presto. Tutti
loro si chiedono: “cosa aspettiamo a salpare?” e non comprendono che, se lo
facessero, se tagliassero gli ormeggi e aumentassero la superficie delle vele, la
nave sarebbe trascinata dai marosi lontano dalla banchina, lasciando a terra
parecchia gente, e poiché il vento non è sufficiente per condurli oltre
l‟imboccatura del porto, l‟imbarcazione andrebbe a sfracellarsi sugli scogli. Solo
il capitano ha la lista dei passeggeri ed è solo lui che saprà quando saranno
saliti a bordo tutti coloro che vi devono salire, in oltre lui solo conosce i venti e
può stabilire quando il momento è propizio. Quando egli riterrà che è giunto il
momento, ordinerà di issare l‟ancora e di spiegare completamente le vele ed
allora soffierà un vento impetuoso, ed al suo comando il vascello navigherà
sicuro, guadagnando il mare aperto!”
Vidi poi un pallone aerostatico, una magnifica mongolfiera ancorata al suolo
essendo fissata tramite una fune ad un meraviglioso capitello d‟oro, era tutto
intarsiato e di grandissimo valore. Vidi degli uomini seduti sul capitello, altri vi si
aggrappavano con forza ed altri lo sfioravano appena con una mano. Alla
sommità della mongolfiera, si librava nell‟aria, ad un‟altezza considerevole, il
suo magnifico pallone color rosso porpora, era visibile da molto lontano, sicché
molta gente giungeva dalle estremità della terra per ammirare la mongolfiera,
ma non vi saliva. La folla ammirava il pallone ed ammirava il capitello e, solo
alcuni presero a salire sul cesto che era posto a piccolissima distanza da terra,
fissato al capitello da una parte ed al pallone tramite delle funicelle. Fu allora
che, volgendo in alto lo sguardo, notai degli uomini appesi a delle funi che
armeggiavano con il bruciatore e ve ne erano alcuni più su, aggrappati al
pallone intenti a sistemare le funicelle e gli elastici o a controllare i teli. Vidi
anche questa volta nascere una disputa tra coloro che ammiravano il capitello
e non volevano abbandonarlo ma anzi, si tenevano con forza aggrappati ad
esso, e quelli invece che magnificavano lo splendore del pallone e dicevano di
non voler scendere da quel luogo neppure al momento della partenza. Tanto gli
uni che gli altri intendevano restare fermi nelle loro posizioni! La disputa allora
degenerò in litigio, tanto che gli uni da un capo della fune e gli altri dall‟altro
capo, presero a tagliare la corda con dei coltelli affilati. Quando la fune fu
tagliata quasi completamente ed era rimasto solo un sottile filamento ad evitare
che il pallone prendesse il volo, l‟Angelo toccò la fune che divenne d‟acciaio, ed
i coltelli divennero inutili. L‟Angelo allora mi rivolse la parola e disse: “…Vedi,
tanto il pallone che il capitello sono indispensabili ed hanno una loro funzione,
ma l‟equipaggio litiga ed ognuno vuole mantenere la propria posizione, non è
- 11 -
così che deve essere! A causa di questo litigio, vogliono separare il pallone dal
capitello, dividere le parti della mongolfiera per non aver più nulla a che fare gli
uni con gli altri, ma questo non gli è permesso! Non capiscono che quando il
capitano darà l‟ordine di partire, chi resterà aggrappato al capitello resterà a
terra, mentre chi si ostinerà a voler restare in alto, aggrappato al pallone, cadrà
al primo scossone, al primo turbine di vento, e ne avrà maggior danno! Tanto il
pallone che il capitello fanno parte della mongolfiera ma è sulla cesta che si
deve salire, su quella cesta che si trova tra l‟uno e l‟altro, sospesa a mezz‟aria.
Se la fune fosse recisa ora, il pallone volerebbe via, lasciando la cesta a terra e
perdendosi, poiché non è governato. Quando coloro che devono salire sulla
cesta saranno saliti tutti a bordo, quando altressì l‟equipaggio, abbandonando il
capitello e calandosi dal pallone, avrà preso posto nella cesta, solo allora, il
capitano darà l‟ordine di partenza e si metterà al timone, solo allora la
mongolfiera si solleverà dal suolo e volerà sicura verso la propria
destinazione!”
Nell‟ultima visione vidi una stanza buia dove una lampada ad olio era stata
posta sul moggio per far luce, ma nonostante vi fosse a disposizione una
buona quantità di ottimo olio pregiato e profumatissimo, del migliore che si
potesse trovare, la lampada bruciava male e produceva fumo, e un cattivo
odore. Produceva una fiamma vivida e tremolante e pareva proprio che stesse
per spegnersi. Vidi un uomo che si spostava continuamente da una parte
all‟altra della stanza, frugando in tutti i cassetti e negli stipi, vidi chiaramente
che cercava qualcosa con grande ansietà ma, cosa stava cercando? Mentre mi
interrogavo sul significato di ciò che stavo vedendo, l‟Angelo mi parlò:
“…Nonostante l‟olio sia pregiato, profumato …nonostante sia del migliore, vedi
che la fiamma arde male, fa fumo e sta per spegnersi, guarda attentamente la
lampada, …vedi lo stoppino è consumato quasi completamente e sfiora
appena la superficie dell‟olio! Il padrone di casa sta cercando con ansia degli
stoppini nuovi, ma non riesce a trovarne! Occorrono assolutamente stoppini,
affinché egli possa immergerli totalmente nell‟olio, gli stoppini devono
inzupparsi totalmente d‟olio, affinché esso sia trasportato in alto, a contatto
della fiamma ed ardere, così la lampada produrrà una buona fiamma ed
un‟odor soave e veramente illuminerà la stanza. L‟olio è ottimo e la fiamma non
è spenta, la fiamma ha bisogno dell‟olio e l‟olio serve per produrre fiamma, così
è fatta la lampada, ma se la fiamma viene separata dall‟olio, allora si spegne e
anche l‟olio non serve più. Come bisogna fare perché questo non avvenga?
Servono stoppini, servono urgentemente stoppini! Se si trovassero degli
stoppini, saremmo certi che la lampada continuerà a produrre una buona luce,
per tutta la notte, fin quando i raggi del sole non squarceranno le tenebre,
allora la fiamma verrà spenta, l‟olio non servirà e anche la lampada non
occorrerà più, perché tutto sarà immerso nella luce …sarà giorno pieno, ma
fino ad allora …ci occorrono stoppini!”
- 12 -
Dopo aver narrato delle tre visioni, volutamente e solamente ora, voglio
tranquillizzarvi sulle mie condizioni di salute mentale. Mi considero una persona
concreta e razionale e lungi da me il volermi spacciare per profeta! Non si tratta
in effetti di visioni, non perlomeno in senso biblico, e non è certamente mia
intenzione il voler far intendere che siano ispirate o che in qualche modo
vengano da Dio. Potete star tranquilli, non sono un visionario! Si tratta dunque
di un semplice espediente letterario, di una forma poetica che ho voluto
utilizzare con l‟unico scopo di conferire un maggior pathos al racconto, ho
usato un linguaggio biblico a cui, chiunque frequenti una Chiesa o una
Sinagoga, dovrebbe esser abituato. Ho semplicemente cercato di esplicitare il
mio pensiero usando delle parafrasi ed un linguaggio suggestivo, nella
speranza che il messaggio restasse maggiormente impresso …le tre visioni
sono solamente la forma, del tutto strumentale, con cui ho voluto esprimere il
mio pensiero …nulla di più!
Chiarito ciò, proseguo con il mio ragionamento! Sono assolutamente cosciente
del fatto che per un ebreo tutto ciò sia inaccettabile. Innanzi tutto vi è un giusto
pregiudizio nei confronti dei cristiani che, per diversi secoli, li hanno
perseguitati ingiustamente, hanno loro imposto conversioni e battesimi forzati
…insomma chi più ne ha più ne metta! Ancora oggi molti “cristiani” nutrono
disprezzo nei loro confronti e l‟antisemitismo è ancora vivo! Dobbiamo
considerare che alcuni anziani circolano ancora con un tatuaggio sul braccio e
vi sono alcuni che vorrebbero negare la Shoà!
“Come… con quello che ci avete fatto, ora vorreste entrare a far parte del
popolo eletto? Visto che la teologia della sostituzione ha ormai perso di
credibilità, vorreste appropriarvi delle promesse fatte a Israele entrando a far
parte del popolo Santo? Se soffrite di una crisi identitaria sono fatti vostri!”.
Credo che una frase di questo genere potrebbe esser sottoscritta dalla quasi
totalità degli ebrei!
Gli ebrei hanno una fortissima coscienza del patto che li lega a Dio in modo
unico e particolare, e la loro missione consiste proprio nell‟esser custodi della
legge a loro affidata, nella fedeltà a questa legge e nella fiduciosa attesa del
Messiah, si esprime la loro fedeltà a Dio. Una delle cose che più temono è
“l‟assimilazione” che inevitabilmente significherebbe perdita della loro
specificità, che consiste appunto nel loro rapporto di fedeltà a Dio e alla legge,
significherebbe aprire una breccia nelle mura e permettere l‟infiltrazione del
paganesimo, …significherebbe tradire il patto!
Tutto ciò è assolutamente legittimo, giusto ed ineccepibile! Possono dei
pagani, degli idolatri, dei bestemmiatori …può gente senza timor di Dio, che
vive una vita spirituale decadente in piena disobbedienza della legge, dire io
sono ebreo? Aldilà del fatto che questo dovrebbe valere allora anche per quegli
ebrei di nascita secolarizzati, atei o che comunque vivono in tal maniera, per il
- 13 -
resto non posso dar loro torto! Del resto sarebbe comprensibile un discorso del
tipo: “Se esistono ebrei non religiosi, che vivono una vita dissoluta, violando la
legge, in maniera idolatra …se esistono ebrei atei o bestemmiatori …non
possiamo escluderli dal popolo ebraico poiché ne fanno comunque parte
legalmente, sono ebrei per nascita …l‟ebraismo non è solo appartenenza ad un
gruppo religioso, ma ad un popolo! Se però abbiamo già dei figli legittimi di tal
guisa, perché dovremmo adottarne degli altri? In massa poi?”
Del tutto condivisibile! Un pagano, idolatra, trasgressore della legge che
non sia ebreo per nascita non può in alcun modo entrare a far parte del popolo
ebraico! A parte il fatto che, come ho già precedentemente sostenuto, i cristiani
sono già ebrei per nascita da parte di madre (che ne abbiano coscienza o
meno, che a loro piaccia o no e che siano riconosciuti tali o considerati invece
goym) e potrebbero tutt‟al più essere considerati come quei figli legittimi di cui
non ci si può liberare, al di là di questo dicevo, …sono veramente idolatri,
pagani e trasgressori della legge i cristiani?
Tutto dipende da cosa si intende per cristiani! A differenza dell‟ebraismo, il
cristianesimo non può essere inteso come “appartenenza ad un popolo”, ma è
la libera e cosciente scelta di vivere in conformità agli insegnamenti di un
giovane Rabby, Yeshua! Ciò esclude già tutte quelle persone che, pur
dicendosi cristiani, non vivono la loro vita in modo coerente con la fede che
dicono di professare. Non si possono quindi considerare cristiani coloro che,
battezzati da bambini e magari cresciuti in ambienti “pseudo-cristiani”, non
avendo una coscienza cristiana risvegliata e non avendo mai scelto di voler
essere veramente cristiani (“cristiani secolarizzati”,”atei” ecc…) vivono in
contrasto con gli insegnamenti del loro maestro. Cristiani dunque non si nasce
ma si diventa! Dobbiamo perciò prendere in considerazione solo coloro che,
animati da una fede autentica, per libera scelta e con assoluta convinzione,
decidono di voler essere veramente cristiani e di voler vivere coerentemente a
ciò che credono! Questo è esattamente il punto …a ciò che credono! Non è
sufficiente una fede genuina, compiere in piena convinzione una scelta libera,
voler essere cristiani e, in totale buona fede cercare di vivere una vita cristiana!
Lo sarebbe se ciò in cui crediamo fosse il messaggio autentico di Yeshua Ben
Yosef, se nel cosiddetto cristianesimo non fossero penetrate già dall‟antichità
credenze ed usanze pagane, concezioni filosofiche e quant‟altro! I Padri della
Chiesa, i Papi ed i Vescovi poi ce l‟ hanno messa tutta, inserendo nel
cristianesimo attraverso concilii e bolle, riflessioni teologiche e pronunciamenti
non ufficiali, una quantità infinita di materiale spurio, che riunito assieme, forma
dei colossali blocchi dogmatici che di cristiano non hanno proprio nulla!
Osservando il cristianesimo dall‟esterno (che fra l‟ altro viene spesso
identificato con la Chiesa Cattolica Romana, maggiormente visibile) si ha
facilmente l‟impressione che in esso prevalgano l‟idolatria e la pratica di riti che,
sebbene mascherati da altro, hanno più a che fare con pratiche spiritistiche,
magiche ed esoteriche che non con la predicazione del Rabby di Nazzareth!
Ammessa la buona fede di molti, è evidente che se un ebreo dovesse valutare
- 14 -
il cristianesimo su queste cose, e sul comportamento dei “cristiani” nominali,
cioè di fatto su quel che vede, se dovesse considerare persecuzioni e guerre,
storia e attualità non potrebbe che restarne inorridito! Gli ebrei non possono
vedere Yeshua perché tra loro e Cristo, ci si son messi in mezzo i “cristiani”,
che tolgono loro la visuale! Ma i cristiani non sono un popolo! Tutto ciò non ha
nulla a che fare con Cristo! Lo spirito di Cristo non ha assolutamente nulla a
che fare con persecuzioni e violenza, coloro che hanno perpetrato o perpetrano
tali nefandezze sono tutto tranne che cristiani, non importa come si facciano
chiamare …sono nemici di Yeshua e, agendo in suo nome, l‟infangano e di
questo ne renderanno conto!
Se vogliamo recuperare lo spirito autentico del cristianesimo dobbiamo
tornare alle origini, non vi è altro modo, tornare alle origini significa tornare
all‟anno 0 del nostro calendario, solo allora potremo incontrare quell‟ebreo di
nome Yeshua!
Lo spirito della riforma coincise all‟inizio con lo spirito del movimento
umanista il cui motto era “ad fontem!”, alle origini! Il movimento di riforma si può
considerare come un umanesimo applicato al cristianesimo …ad fontem!
Intento dei riformatori fu quello di depurare il cristianesimo da tutte quelle
pratiche e concezioni spurie, che penetrarono in esso da ogni dove. Oggi i
cristiani riformati hanno abbandonato il culto dei santi, la venerazione dei morti,
non piegano il loro ginocchio davanti alle statue e aborriscono il culto mariano,
non venerano il “Santo Padre” come vicario del figlio di Dio e non ritengono
che, né egli né la Chiesa siano infallibili, hanno anche concezioni Teologiche
molto differenti e sono certamente meno dogmatici …molto è stato fatto ma
molto è rimasto ancora da fare. La riforma non è un qualcosa di compiuto ma,
secondo un antico motto… “Chiesa riformata, sempre da riformare!”. Ed i
riformatori siamo noi, ognuno di noi, un cristiano riformato è un riformatore,
questo comporta un dovere verso Dio che si esplica con lo studio e la ricerca!
Ovviamente ognuno di noi ha i propri limiti, ma in umiltà e spirito di preghiera
dobbiamo impegnarci individualmente e collettivamente in questa direzione!
Dobbiamo metter mano al piccone e smantellare tutti i blocchi dogmatici
che ci sono stati spacciati per dottrina cristiana, dobbiamo metterci seriamente
al lavoro ed esaminarne attentamente, con la lente d‟ingrandimento ogni più
piccola scheggia per vedere se veramente è insegnamento di Cristo, dobbiamo
saggiare ogni frammento nel fuoco vivo della Parola di Dio, che è contenuta nei
Testi Sacri, nella Torà, nei libri dei Profeti …nella Bibbia, non dobbiamo temere
di fare questo perché, se gli ammaestramenti di Yeshua provengono da Dio,
allora sussisteranno. Lo Spirito di Dio non contraddice Sé stesso, Yeshua non
insegnò mai nulla che fosse in contrasto con le Scritture, tanto che i Sacerdoti
non poterono accusarlo di nulla, se non sulla base delle dichiarazioni di falsi
testimoni che furono smascherati pubblicamente, Egli fu condannato (dai
romani) in quanto costituiva un “pericolo per l‟ordine pubblico”!
Se ci metteremo all‟opera con serietà e dedizione, ci renderemo subito
conto che il nostro progredire è in realtà un regredire, un moto verso l‟anno
- 15 -
zero, verso Yeshua Ben Yosef, e solo una volta che l‟avremo incontrato
veramente, ci renderemo conto d‟esser stati trasportati in un‟altra dimensione
spirituale. Solo dopo aver incontrato veramente il Messiah ci renderemo conto
di essere stati trasportati in Israele, di trovarci immersi nella Sua cultura, che è
ebraica, solo allora comprenderemo veramente le Sue parole ed il significato
dei Suoi insegnamenti, solo allora ci renderemo pienamente conto di che cosa
significhi essere innestati sull‟ulivo d‟Israele e potremo legittimamente
affermare di far parte del popolo eletto, quando il cristianesimo sarà stato
depurato da tutto ciò che è estraneo alla cultura ebraica che è anche quella di
Yeshua! Se non c‟immergeremo nell‟ebraismo non potremo nemmeno
inzupparci nello Spirito di Cristo, solo se lo faremo saremo stoppini immersi
nell‟olio profumato! Nella misura in cui i cristiani si vogliono liberare dell‟ancora
dell‟ebraismo e s‟ allontanano da essa, rischiano di sfracellarsi sugli scogli.
Nella misura in cui vogliono liberarsi della zavorra dell‟ebraismo ed allontanarsi
da essa, rischiano di perdersi. Nella misura in cui i cristiani perdono contatto
con l‟olio profumato dell‟ebraismo, rischiano che la loro fiamma si spenga.
(L‟olio, pur senza fiamma, sussiste, ed è sempre molto pregiato e di buon
profumo, non perde il suo valore, senza olio non vi è fiamma. L‟ebraismo
prescinde dal cristianesimo …il cristianesimo non può prescindere
dall‟ebraismo!)
Gli ebrei attendono il Messiah, alla fine dei tempi, non sono dunque ancora
giunti all‟anno 0, i cristiani hanno superato di oltre 2,000 anni l‟anno 0
allontanandosi da Lui, tra ebrei e cristiani vi è una distanza di oltre 2.000 anni
più quelli che mancano all‟avvento del loro Messiah, che è anche il nostro, e
chissà che i tempi d‟attesa per l‟avvento del Messiah che loro aspettano non
coincidano con quelli che noi impiegheremo per tornare all‟anno 0? L‟avvento
del Messiah di Israele coinciderà con il ritorno del Messiah che noi attendiamo
per la fine dei tempi? Il numero 0 è un valore negativo, indica tanto l‟inizio che
la fine poiché l‟inizio e la fine coincidono, l‟ora 0 infatti è l‟ora esatta che segna
la fine di un giorno e l‟inizio del nuovo, l‟inizio e la fine …l‟alfa e l‟omega. Ora
pensiamo all‟ora 0 tra il Sabato e la Domenica che segue il Sabato, è
esattamente il momento in cui il Sabato e la Domenica s‟incontrano. Così
l‟appuntamento escatologico tra ebrei e cristiani è esattamente all‟ora 0
dell‟anno 0, è quello il momento esatto in cui ebrei e cristiani incontreranno il
Messiah. Per i cristiani l‟avvento del Messiah segna l‟inizio, l‟estensione ai
goym della promessa e, contemporaneamente la fine dei tempi, l‟alfa e
l‟omega, per gli ebrei il primo avvento non era necessario, essi non dovevano
essere innestati su alcun ulivo, essi stessi sono l‟ulivo. Se avessero ricevuto il
Messiah dei cristiani, significa che quella sarebbe stata la fine dei tempi, la
nave sarebbe partita senza attendere i passeggeri …la fune della mongolfiera
sarebbe stata recisa. Quando i tempi saranno maturi, il loro Messiah arriverà e
sarà anche il nostro Messiah che torna! Noi dobbiamo tornare esattamente
all‟ora 0 dell‟anno zero e lì, ai piedi della Croce, attendere i nostri fratelli …è
esattamente in quel giorno e in quell‟ora che li incontreremo e che ebrei e
- 16 -
cristiani incontreranno il Messiah, allora saranno sorpresi di scoprire che si
tratta dello stesso Messiah, allora e solo allora, tutti sentiranno risuonare dalla
Croce queste parole: “ Tutto è compiuto! ”
Mi ritrovo ora a dovervi tranquillizzare per la seconda volta sulle mie
condizioni di igiene mentale! Tutti questi calcoli sulle date …l‟anno 0, l‟ora zero
ecc… non vi confondano, non si tratta di voler stabilire un periodo temporale
esatto che non ci è dato di sapere, né di attribuire a dei numeri un significato
cabalistico, e non ho nemmeno in mente un qualcosa di misterioso ed oscuro
che prescindendo spazio e tempo ci trasporti in ispirito in chissà quale realtà
parallela …è inutile dire che non posseggo una macchina del tempo! Penso
semplicemente che il punto di contatto tra ebrei e cristiani non possa essere
certamente tra Rabbini ortodossi e Vescovi né tra cattolici mariani e lubavich
…in generale un cristianesimo non autentico non potrà mai dialogare con
l‟ebraismo, mentre un cristianesimo veramente autentico si auto-comprende
già come una forma di ebraismo. Il dialogo ebraico cristiano, è possibile solo
all‟interno dell‟ebraismo stesso! Una volta che saremo tornati a Cristo, all‟anno
0, gli ebrei vedrebbero dei cristiani assolutamente e rigorosamente monoteisti,
non idolatri e coerenti nel loro stile di vita, persone che pur avendo una diversa
comprensione della legge non la violano nella sostanza! Allora sarebbe
possibile un dialogo anche sulla diversa comprensione della legge o sulla
figura del Messiah.
All‟interno dell‟ebraismo esistono correnti più aperte nel modo di
interpretare la legge, che guardano più alla sostanza, al significato, piuttosto
che all‟osservanza scrupolosa e meccanica di precetti. Gli ebrei riformati
riconoscono ad esempio il ruolo di Rabbino anche alle donne, riconoscono lo
status di ebrei anche a coniugi non ebrei o a figli di matrimoni misti con madre
non ebrea, a condizione che lo desiderino ovviamente, ritengono non
indispensabile l‟osservanza di Mitzvoth come il mangiare kasheruth o il vestirsi
con capi prodotti di una stessa fibra. Una volta lessi il discorso di un Rav.
Riformato il quale riteneva più affine allo spirito dello Shabbath il recarsi in
Sinagoga in auto piuttosto che farsi cinque chilometri a piedi sotto il sole
cocente, o sotto il diluvio, senza ombrello! Io credo che Yeshua Ben Yosef sia
stato il più grande esponente del giudaismo riformato! “…Il Sabato è stato
creato per l‟uomo, e non l‟uomo per il Sabato!” così la legge è stata creata per
l‟uomo, e non l‟uomo per la legge! Attenzione, questo non significa affatto
libertà di violarla “…la legge dice di non concupire la donna d‟altri, ma io vi dico
che chi guarda una donna sposata ha già commesso adulterio nel proprio
cuore!” nel caso della donna adultera la legge prevedeva la lapidazione Gesù
disse: “ …chi è senza peccato scagli la prima pietra!” e, rivolgendosi alla
donna; “…vai, e non peccare più!”, …l‟affermazione che la vita umana è al
disopra dell‟ osservanza di un precetto della legge!
Per mettere bene a fuoco in cosa consista la differenza nella comprensione
della legge di Mosè tra ebrei e cristiani e far comprendere perché considero
Yeshua il massimo esponente della riforma giudaica, dedicherò a questo
- 17 -
argomento qualche riga, pur sapendo che affrontare un tale argomento
richiederebbe interi tomi!
Le leggi che Dio consegnò a Mosè, sono giuste e buone, date all‟uomo per
il suo bene e la sua conservazione, mettono in risalto l‟esigenza di perfetta
giustizia e Santità di Dio, rivelano all‟uomo il peccato, perché se non avessimo
conoscenza di cosa è giusto, non sapremmo cos‟ è empio. Dio chiede a Israele
un‟assoluta fedeltà alla legge, affinché si conservi, venga tramandata e diffusa,
affinché non venga nemmeno minimamente modificata e diluita! Questa è la
missione degli ebrei, e a questa scrupolosa osservanza si devono attenere,
perché su questo si fonda il loro patto con Dio! Il popolo d‟Israele è chiamato a
mantener salda la sua fedeltà a questo patto sino alla fine dei tempi! Ma questa
è la loro missione specifica! Il loro ministerio! Attraverso la vita e gli
insegnamenti di Yeshua, Dio si rivela (sempre all‟interno del popolo eletto) non
con una legge diversa …anzi, non rivela proprio alcuna legge, Egli in effetti,
attraverso la Sua missione di Rabby, esorta all‟obbedienza della legge, Yeshua
insegna la legge …solo in modo diverso, rivelando una differente
comprensione della legge stessa! Ma perché questo? Semplicemente perché
la Sua missione era quella di far varcare alla legge stessa i confini di Israele, di
convertire i pagani dall‟adorazione degli idoli a quella del Dio di Israele,
dell‟unico Dio! Egli è il giardiniere che ha innestato i goym sull‟ulivo di Iseaele.
Attraverso la Sua missione (portata poi avanti dalla Chiesa) si adempie la
promessa fatta ad Abramo “…i tuoi discendenti saranno numerosi come i
granelli di sabbia del deserto!” e le parole della profezia “…allargate i pioli delle
vostre tende!”. Ai cristiani non si chiede quello che si chiede agli ebrei, il loro
patto con Dio è diverso, non è lo stesso! I cristiani hanno anch‟essi ricevuto
delle promesse e devono anch‟essi perseverare nella fede e nell‟adempiere la
loro missione, ma non è la stessa missione! Mentre gli ebrei che sono vincolati
dall‟antico patto devono mantenersi saldi nell‟osservanza della legge di Mosè,
esserne i custodi, i nuovi ebrei, vincolati dal nuovo patto (e non nuova legge)
devono diffondere fino all‟estremità della terra la Sua Parola! Gli uni devono
stare aggrappati al capitello perché il pallone non si perda, agli altri è affidato il
compito di accendere i bruciatori e far alzare il pallone perché sia visibile da
lontano e le folle ne vengano attratte!
Ma, aldilà dei diversi ruoli, se la legge è la stessa in cosa consisterebbe
questa diversa comprensione? Bene! La legge di Mosè è paragonabile ad un
codice penale, giusto ma inflessibile, contenente moltissimi articoli i cui spazi
d‟interpretazione sono molto limitati, un codice si applica, non s‟interpreta! Alle
leggi si obbedisce o non si obbedisce! Il cristianesimo è invece essenzialmente
etico (non che nell‟ebraismo il concetto di etica sia assente, per carità!) .
Quando si è tentato, basandosi su un‟errata comprensione del cristianesimo
stesso, di istituire una sorta di morale cristiana, il fallimento è stato evidente
(vedi Kant). Faccio un esempio: se intendessimo il comandamento “non dire
falsa testimonianza” come se fosse un codice morale, una legge, non
potremmo in alcun modo interpretarlo, se non in misura minima sul genere “…è
- 18 -
scritto di non dire falsa testimonianza, perciò posso senz‟altro gridarla!” è
evidente che in questo caso l‟interpretazione sarebbe arbitraria e
stravolgerebbe il senso del comandamento, come se dicessimo, “ posso tacere
la verità!” oppure “posso non dir tutta la verità!” d‟altronde queste sono le
uniche interpretazioni possibili del codice. Se dunque, in una determinata
situazione come ad esempio il dover decidere se comunicare ad un malato
terminale la condizione in cui si trova, o rivelando determinate informazioni in
tempo di guerra si mettesse in pericolo di vita altre persone, se trovandosi in
una di queste situazioni dicevo ci si troverebbe a dover decidere se trasgredire
la legge o adempierla nonostante le conseguenze. Nel caso invece di una
concezione etica della legge, il ragionamento potrebbe essere del tipo: “ …il
comandamento mi dice che non posso dire falsa testimonianza …Yeshua disse
di essere Egli stesso la verità, le sue parole erano dunque verità perché
provenivano da Dio, per Lui la vita umana era al di sopra dell‟obbedienza cieca
dei precetti, perciò se mento per salvare una vita agisco in conformità alla
legge divina …agisco secondo verità, e non trasgredisco la legge che è giusta
e buona, ma è di carattere normativo e non è rigidamente vincolante, se infatti
per obbedienza al precetto perdo una persona, dovrò rispondere del suo
sangue!”. Ovviamente come ho già detto, non manca nell‟ebraismo il concetto
di etica, come del resto non mancano totalmente i precetti nel cristianesimo
ma, la legge mosaica è essenzialmente un codice, la cui comprensione
cristiana è essenzialmente etica, non è un livello di comprensione superiore né
più elevato …è semplicemente che agli ebrei è chiesto di osservarlo
letteralmente e a noi questo non è chiesto …l‟osservanza scrupolosa e letterale
del codice sarebbe probabilmente un peso troppo grande per i gentili, che non
sarebbero probabilmente in grado di sostenere, non solo, costituirebbe forse
una difficoltà, una barriera per la loro conversione! I cristiani sono quindi
chiamati ad obbedire alla legge secondo una comprensione etica della legge
stessa! “… scriverò le mie leggi non più su tavole di pietra, ma su cuori di
carne!”, e di diffondere queste leggi tra i popoli, “…ogni lingua confesserà il mio
nome!”. Comprensione etica della legge non significa in alcun modo però,
libertà di interpretare la legge come si vuole, secondo il proprio arbitrio, la legge
può essere compresa solamente da coloro che sono dotati di una coscienza
autenticamente cristiana, la legge deve realmente essere stata scritta nei cuori!
Abbiamo bisogno di restare costantemente in stretto contatto con l‟ebraismo,
senz‟ancora ci sfracelleremo certamente sugli scogli!
Sono fermamente convinto che la missione di Israele debba sussistere sino
alla fine dei tempi, sino all‟avvento del Messiah, se essi venissero meno
perderemmo la nostra ancora e saremmo trasportati qua e la da ogni vento di
dottrina, falliremmo anche noi miseramente la nostra missione! Il Messiah è
alle origini della Chiesa ed è alla sua fine, il Messiah verrà per gli ebrei e
tornerà per i cristiani, perché è lo stesso Messiah. La riforma cristiana è tornare
a Yeshua, la riforma ebraica è tesa verso una comprensione etica della legge,
questo modo di comprendere la legge è conforme agli insegnamenti di Gesù, i
- 19 -
riformatori ebrei, inconsapevolmente, tendono verso Yeshua, verso l‟anno 0. I
cristiani devono tornare all‟anno 0, il movimento di riforma è già in cammino.
Tutti coloro che essendo cristiani si auto-comprendono come “giudei seguaci
del nazzareno” e tutti gli ebrei che ugualmente si auto-comprendono come
“giudei seguaci del nazzareno” si trovano nella terra di mezzo, che è la terra
dove non si è riconosciuti veramente ebrei dagli ebrei né veramente cristiani
dai cristiani, è la terra di nessuno ma anche la terra dove veramente cristiani ed
ebrei s‟incontrano. La terra di mezzo è il luogo dove si riunisce l‟intero popolo di
Dio, dove il Messiah apparirà, questa è la terra promessa! Quando vedo dei
fratelli, cristiani o ebrei, che volontariamente o inconsapevolmente
s‟incamminano verso i confini di questa terra, quando vedo aumentare il
numero di coloro che imboccano la strada della riforma, provenienti da Roma o
da Gerusalemme, il mio cuore gioisce, perché comprendo che i tempi si stanno
accorciando …vedo il fico mettere le foglie!
Per quanto concerne l‟identità di Cristo, se sia un semplice Rabby, il
Messiah o il figlio di Dio, se solo attraverso Lui si possa pervenire a salvezza
ecc… vi dico solo che questa è la pietra d‟inciampo per ebrei ed anche per
molti cristiani, è necessario comprendere bene questo punto, un punto
d‟incontro anche qui è possibile! Vi lascio con uno spunto di riflessione:
I cristiani incontrano il potere salvifico di Dio nella persona di Gesù Cristo e
credono che questo potere sia accessibile a tutte le persone attraverso lui. I
cristiani hanno perciò insegnato per secoli che la salvezza è possibile SOLO
attraverso Gesù Cristo. La recente consapevolezza che il patto di Dio con il
popolo ebraico è eterno, porta oggi i cristiani a riconoscere nella tradizione
ebraica il potere redentore di Dio. Se gli ebrei che non condividono la loro fede
in Cristo, si trovano legati a Dio da un patto salvifico, ALLORA I CRISTIANI
DEVONO CERCARE NUOVE VIE PER COMPRENDERE IL SIGNIFICATO
UNIVERSALE DI CRISTO.
Dabberù Emèt. una dichiarazione ebraica su cristiani e cristianesimo.
10 settembre 2000
Forse sarò considerato pazzo da molti, cristiani ed ebrei, non pretendo di aver
convinto qualcuno di qualcosa, ma spero di aver stimolato qualche spunto di
riflessione perlomeno in qualcuno. Quanto a me rimango fermo nelle mie
convinzioni e a proclamarmi “Giudeo seguace della setta del nazzareno!”
Vi aspetto nella terra di mezzo!
- 20 -
Commento di Ferruccio a:
“Nella terra di mezzo”
1. Non penso che un cristiano umile e giusto sia migliore di un islamico
umile e giusto.
2. Gli ebrei devono sottostare a 613 precetti i gentili 7.
3. Non penso che Gesù di Nazareth sia il Messia; quando ciò accadrà
produrrà un cambiamento significativo e tangibile nel mondo.
4. Penso che il carattere salvifico sia molto più presente in Israele che non
negli altri 2 monoteismi.
5. Penso che l' islam pur non essendo stato fondato da un ebreo è più
"ebraico" del cristianesimo; infatti per es. è richiesta meno "burocrazia" ad
un islamico (in una situazione normale non con le forti tensioni odierne)
che
passa
all'
ebraismo
che
non
ad
un
cristiano.
6. Non penso che cristianesimo ed islam siano esenti da idolatria, il primo
nella forma il secondo nella parola.
7. Ciò che tu dici è corretto; però arriviamo da tanti secoli di forte
contrapposizione e le ferite sono ancora recenti, con l' Islam attuali.
8. Gli stessi problemi avuti con la definizione "chi è ebreo" si sono avuti
anche con la definizione "chi è cittadino israeliano".
9. Forse i miei veri antenati non si convertirono all' ebraismo ma solo ad
alcuni aspetti.
10. I miei veri antenati non discendono dagli ebrei.
11. Se tua madre è ebrea sei ebreo, ma forse dovresti farti vedere più spesso
in comunità.
12. Siamo in tempi di profonde radicalizzazione religiose.
13. Penso che non si possa vietare ad alcuno di convertirsi all'ebraismo
(anche perchè non è halachico), oltretutto se uno ha una madre ebrea; il
- 21 -
problema semmai è che anche il resto della famiglia non può per es.
mangiare cavallo,maiale,molluschi...
14. Il discrimine forse è giunto con la conferenza di Gerusalemme dove ai non
ebrei vennero imposti solo quattro precetti.
15. Fondamento del cristianesimo è che Gesù di Nazareth è tout court Dio,il
che già mi pone fuori.
16. Non penso che le "dispensazioni" di croce ed islam valgano quelle di
Israele anche se è indubbio che ciò ha avvicinato una enorme massa di
persone al concetto del Dio Unico.
17. Gli insegnamenti del maestro Gesù per me non sono così chiari anche
perchè forse sono stati in parte manomessi.
18. Esiste una fede che è un "abbandonarsi"; non penso che sia una Fede
dogmatica a salvare (anche perchè molta di provenienza pagana), quanto
piuttosto una prassi vivente. La Fede implica la Verità che secondo me
non esiste. La Verità è un' invenzione dei preti di tutte le religioni per loro
potere e tornaconto anche emotivo. Il segreto secondo me è un ossimoro:
"una fede umile".
19. Penso che cristiani autentici che si "autocomprendono" ce ne siano ben
pochi.
20. Gesù è un profeta come Maometto, il primo sembrerebbe con un
messaggio più amorevole, il secondo con uno più autoritario.
21. Il protocristianesimo è una corrente del giudaismo, il cristianesimo è un'
altra cosa.
22. Comincio a non pensare più che l' avvento del messia ebraico coincida col
ritorno del "nostro"; questo significherebbe rimettere in gioco il concetto di
reincarnazione.
23. Mi sembra che tu tenti disperatamente di coniugare le due cose, tentare
cioè di salvare sia l' ebraismo che il cristianesimo; stare in mezzo al guado
è terribilmente difficile.
- 22 -
Risposta al commento di Ferruccio a:
“Nella terra di mezzo”
Caro Ferruccio,
devo riconoscere che tu indubbiamente possiedi il dono della sintesi e riesci ad
esprimere il tuo pensiero con frasi molto concise, direi quasi lapidarie. Avevo
pensato di rispondere punto per punto ad ognuna di esse, ma mi viene
oltremodo difficile, perdonami quindi se sviluppo il tutto in un ragionamento un
po‟ più articolato, forse sembrerà contorto e sicuramente molto prolisso, ma è
sicuramente più semplice per me affrontare un argomento in forma discorsiva
piuttosto che con un botta e risposta.
Innanzi tutto condivido molto di ciò che dici ma su alcune cose sono in
disaccordo. Sul fatto che un cristiano umile e giusto non sia migliore di un
islamico umile e giusto concordo pienamente. Ho sempre dato per scontato
che Dio sia giudice dei cuori e che quindi le credenze religiose ed i dogmi
contenuti in esse, non possano essere di per sé il criterio che Dio userà per
giudicare l‟ individuo. Tale criterio presumerebbe la conoscenza universale di
una verità assoluta che, come dici anche tu, nessuno possiede. Credo che Dio
si manifesti innanzi tutto attraverso “le perfezioni del creato” (rivelazione
naturale), ma che tale rivelazione non possa dimostrare la Sua esistenza che
altrimenti sarebbe un assunto scientifico, questo tipo di rivelazione è dunque
tale solo a partire da un postulato di fede. Quando Dio si rivelò ad Abramo, non
si rivelò ad un ebreo, e tanto meno ad un cristiano, ma ad un individuo. Credo
che Dio si riveli ad ognuno nel proprio intimo, al di fuori delle religioni, o meglio,
credo che ogni anima vivente porti impressa un‟ impronta indelebile del
Creatore, ma che essa non sia facilmente riconoscibile perché la natura
corrotta dell‟ uomo, la sua ribellione a Dio che consiste nel voler esser Dio a sé
stesso (…l‟ aver colto il frutto dell‟ albero della conoscenza del bene e del
male), il voler in altre parole decidere da noi stessi ciò che è bene e ciò che è
male, spodesta di fatto Dio dal posto di “Dio per l‟ uomo” e pone l‟uomo al Suo
posto. Da questo porre sé stessi come punto focale della propria esistenza,
nascono tutti i peccati ed ogni male, anche la malattia, che è deterioramento,
morte progressiva, e di fatti conduce proprio alla morte (il salario del peccato).
Dio si rivela a Mosè come l‟ “Io sono” o… “Colui che è” qui non si intende
semplicemente che Egli esiste, o che Dio è un essere, ma si deve intendere
che Egli è il verbo essere, l‟ esistenza stessa. La morte è negazione della vita,
separazione dall‟ esistenza …da Dio. Il non riconoscere Dio attraverso le opere
del creato, il non riconoscere la Sua rivelazione posta in noi stessi, il non
riconoscere la voce del Suo Spirito che si manifesta e ci chiama a
ravvedimento, costituisce proprio questa ribellione dell‟ uomo nei confronti di
Dio. Penso che in tutte le religioni vi siano, prendendo in prestito dei termini dal
cattolicesimo romano e dalla patristica, dei bagliori di luce divina (seme
- 23 -
spermaticoy), credo cioè che, nonostante le religioni siano strade che dal
basso salgono a cercare Dio, tuttavia Egli, in diversa misura, si riveli in alcune
di esse (certamente non in tutte, alcune richiedevano sacrifici umani e ancora
oggi alcune sono culti rivolti ai demoni o all‟ uomo stesso …Scientologi ecc…).
Detto questo, Dio giudicherà in base al cuore di ognuno e non in base alla
conoscenza di una presunta verità propugnata dai sacerdoti delle diverse
religioni (la fede deve essere una “fede umile”, “un abbandonarsi”, “ una prassi
vivente”, concordo pienamente con te). Fatte queste premesse, non mi è
comunque possibile far rientrare il mio pensiero nell‟ alveo di quel relativismo
oggi tanto diffuso, non posso cioè in alcun modo condividere certe tendenze
generaliste o universaliste, secondo le quali tutte le religioni portano a Dio e
sono tutte salvifiche allo stesso modo, la “salvezza” dipenderebbe dunque da
come ognuno le interpreta, non credo poi che tutti, in un modo o nell‟ altro
saranno salvati, magari dopo la morte o in un‟ altra vita, (altrimenti la vita
terrena non avrebbe alcun senso). Se ogni uomo deve giustamente essere
rispettato per le proprie credenze religiose, e se le diverse religioni devono
dunque godere, secondo un principio di laicità, di pari dignità, se dunque
nessuno può vantarsi di possedere una verità assoluta senza peccare di
presunzione, ciò non toglie che, proprio grazie a questo principio di laicità e a
questa uguaglianza nel diritto, io possa credere e manifestare ciò in cui credo
senza per questo essere accusato di presunzione per l‟appunto, o di mancanza
di rispetto verso l‟ altrui credo. Sono convinto che oltre alle forme di rivelazione
divina di cui ho in precedenza parlato, Dio si sia rivelato in modo particolare e
specifico ad un popolo, quello di Israele e, attraverso l‟ uomo stesso (Padri,
Profeti ecc…) abbia cioè nel corso della storia (migliaia di anni) rivelato non
solo la propria esistenza ma anche il proprio carattere di santità, di giustizia e di
amore, la propria perfezione, sapienza e potenza. Tutto ciò pone veramente l‟
uomo come davanti a uno specchio e rivela la sua inadeguatezza, la sua
miseria, la sua condizione di peccato che ha origine proprio nella ribellione
verso Dio. Tutto questo esprime un giudizio sull‟ uomo e lo pone esplicitamente
sotto condanna. Sono convinto che la salvezza non sia possibile attraverso l‟
osservanza dei precetti della legge mosaica (che tra l‟altro è codicistica), così
come non è possibile in base all‟ osservanza degli insegnamenti del Rabby
Yeshua (l‟agire secondo lo spirito etico della legge). Se così fosse
significherebbe che la natura corrotta e ribelle dell‟ uomo sarebbe stata
totalmente sradicata e che l‟ uomo avrebbe nuovamente posto Dio al centro
della propria esistenza, ma questo ci riporterebbe nella condizione di Adamo
prima della sua ribellione, sarebbe come dire che questa ribellione non è mai
avvenuta mentre essa è tuttora in atto in ognuno di noi, poiché noi siamo
Adamo nell‟ atto di ribellione verso Dio. O meglio, questo tornare a Dio in modo
totale ed incondizionato, questo sradicamento della nostra natura,
significherebbe ritrarsi completamente dal peccato, cessare la nostra ribellione
e sottometterci totalmente a Dio, questo implicherebbe una reale comunione
con Dio, con l‟ esistenza, con la vita eterna, vorrebbe dire in altre parole che gli
- 24 -
effetti del peccato (la malattia e la morte) sarebbero annullati, ma noi sappiamo
di dover passare attraverso la morte. Anche per coloro che, per usare un
termine caro agli evangelici, sono “nati di nuovo”, accanto alla nuova natura
(volontà di porre Dio al centro della propria vita – fede) continua a manifestarsi
la natura corrotta e ribelle. La salvezza non può dunque essere per opere, ma
per grazia (proviene da Dio stesso, è Dio che si rivela all‟ uomo e non l‟ uomo
che scopre Dio) mediante la fede. Cosa significa dunque mediante la fede?
Credo che qui ci sia, in ambito cristiano, un grosso malinteso! Il termine fede
viene generalmente inteso come “credere” riferito all‟ identità di Yeshua, inteso
come figlio di Dio, alla sua messianicità, ma Abramo con la sua obbedienza a
Dio (opera) dimostrò la sua fede, che gli fu messa in conto di giustizia, qui non
si può certamente far riferimento alla fede nell‟ identità di Cristo, egli fu salvato
poiché con la sua azione dimostrò fede (fiducia) in Dio. Yeshua ebbe a dire:
“non chi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà
del padre mio!”. Penso quindi che la salvezza dell‟ uomo (di tutti gli uomini,
indipendentemente dalle loro convinzioni religiose) sia determinata non dal
fatto in sé di obbedire alla verità (che non conosciamo totalmente e che non
siamo in grado di seguire), ma alla volontà di farlo che manifesta la nostra fede
(sempre intesa come fiducia). Se dunque i cristiani credono che Gesù sia il
Messia, il Figlio di Dio, la Parola, la luce del mondo, farebbero bene a
comprendere che fede in Yeshua non significa credere semplicemente in chi
Egli è, anche i demoni credono che Gesù sia figlio di Dio e tremano, creder ciò
non porta a salvezza (è fede morta), ma fede in Yeshua significa aver fiducia in
Lui, fare ciò che Egli ci dice di fare, perché avendo fiducia in Lui manifestiamo
la nostra fiducia in Colui che l‟ ha mandato, la fede in Yeshua rimanda alla
fede in Dio, non potremo seguire senza fallo ogni Suo insegnamento, così
come non potremo adempiere senza fallo la legge di Mosè, ma nella nostra
dedizione a Dio mostriamo la nostra fede, e questa ci verrà messa in conto di
giustizia. Se uno ha fede in Dio, senza però passare attraverso la fede in Cristo
(che conduce a Dio), la sua fede non ha meno valore e non è meno salvifica.
Riguardo alla soteriologia la mia non è certamente una posizione particolarista,
come ho già detto infatti penso che ogni uomo possa pervenire a salvezza,
indipendentemente dal proprio credo religioso, non è però nemmeno una
posizione generalista, non credo che tutte le religioni siano salvifiche allo
stesso modo, o meglio non credo che Dio si riveli in tutte allo stesso modo, non
è nemmeno universalista perché se tutti pervenissero a salvezza sarebbe
soddisfatto l‟ amore di Dio ma non la Sua giustizia e, poiché la giustizia è l‟ altra
faccia dell‟ amore non ci può essere amore senza giustizia. Mi sento più a mio
agio nel definirmi piuttosto inclusivista, penso cioè che nella rivelazione (e non
religione) “ebraico-cristiana” Dio si sia reso maggiormente “visibile” all‟ uomo,
che questa sia la “strada maestra”, credo cioè che mentre Egli si riveli in
diversa misura e in modi diversi anche nelle altre religioni (e al di fuori di esse)
tuttavia le religioni siano invenzioni umane, credo che attraverso Israele Dio si
riveli all‟ uomo attraverso l‟ uomo e che ciò abbia avuto il suo culmine nella
- 25 -
rivelazione (sempre e comunque all‟ interno di Israele) attraverso la figura di
Yeshua ben Yosef (per culmine non intendo superiorità, ma consequenzialità).
A scanso di equivoci, io non penso però che la volontà di compiere ciò che,
arbitrariamente, si ritiene essere volontà divina (senza tra l‟ altro essere in
grado di farlo) ponga automaticamente nella salvezza. Se così fosse coloro che
pensavano di dover offrire sacrifici umani a Dio, che cioè questa fosse la Sua
volontà, sarebbero salvati, così pure i crociati, coloro che accesero roghi sulle
piazze, e così via fino ai fondamentalisti islamici che compiono stragi in nome
di Allah. Non si può presumere quale sia la volontà di Dio, e non la si può
nemmeno scoprire, essa può solo esserci rivelata da Dio stesso, perciò
ritenendo che Egli l‟ abbia fatto in maniera più completa attraverso Israele,
Yeshua incluso, e ritenendo che essa sia contenuta nella Bibbia (Tenach e
N.T.), sostengo che Israele (in cui continuo ad includere la rivelazione di
Yeshua), goda di uno status particolare (elezione). Ben sappiamo che
l‟ebraismo (anche il proto-ebraismo) non è monolitico e che ha subito anch‟
esso influenze esterne, derivanti anche da paganesimo e da svariate filosofie,
pertanto insieme alla verità rivelata troviamo credenze umane, tanto più ciò è
vero per il cristianesimo attuale, che si è configurato in una religione dogmatica
e idolatra (da qui l‟ impossibilità di “interpretare” le scritture in modo
letteralistico e la necessità di uno studio, serio ed approfondito, da condursi in
spirito di umiltà e preghiera). Tu hai certamente ragione nel distinguere tra
proto-cristianesimo e cristianesimo, definendo il primo come corrente giudaica
ed escludendo invece il secondo dall‟ ebraismo. Ma se è così io non sbaglio
quindi nel dire che dobbiamo recuperare il cristianesimo autentico, quello di
Yeshua, e che per fare ciò dobbiamo inserire la retromarcia e spingere sul
pedale della riforma, finché non saremo giunti all‟ anno zero. Per comprendere
Yeshua dobbiamo tornare all‟ ebraismo, dobbiamo restituire Yeshua agli ebrei,
il cristianesimo deve esser riconsegnato loro, il problema è che loro non lo
vogliono (giustamente se per cristianesimo considerano ciò che esso è
attualmente) e noi non lo vogliamo restituire. Quando parlo di cristianesimo
come rivelazione divina, e di carattere salvifico del cristianesimo, non mi
riferisco certo ad una religione, non a dogmi, non a tradizioni o credenze
pseudo-cristiane, non certo a culti misterici, magici, idolatri, non a tutte quelle
sovrastrutture pagane o filosofiche …tutto ciò fa del cristianesimo una religione
(ri-legare, legame), quando parlo del cristianesimo intendo quella corrente del
proto-giudaismo riconducibile a Yeshua. Perciò sostengo che il cristianesimo
(quello autentico) sia a tutti gli effetti da considerarsi ebraismo, per questo
sostengo che i goym (i nostri padri) convertendosi all‟ unico Dio si convertirono
di fatto all‟ ebraismo (nota, non ho detto all‟ ortodossia giudaica, che tra l‟altro
quella di 2000 anni fa era tutt‟ altra cosa rispetto all‟ attuale giudaismo
rabbinico). Se dunque i miei padri si convertirono ad un cristianesimo autentico,
che è ebraismo e che scaturì dalla predicazione di Yeshua, non si convertirono
ad alcuni aspetti dell‟ ebraismo ma realmente ad esso, sia pure in una forma
diversa da quello allora ritenuto ortodosso, se ciò è vero il cristianesimo (quello
- 26 -
autentico) è ebraismo. Se noi ci siamo nei secoli discostati immensamente dal
cristianesimo di Yeshua, e certamente dall‟ ebraismo, dobbiamo assolutamente
tornare all‟ uno ed all‟ altro (questa sarebbe ri-conversione all‟ ebraismo)! Non
è certamente facile, me ne rendo conto, recuperare il giudaismo di Yeshua
implica una rilettura del cristianesimo (e del nuovo testamento), fatta attraverso
le lenti del giudaismo, l‟ approccio a Yeshua non può avvenire che attraverso l‟
eliminazione di tutti i dogmi, di tutte le concezioni pagane e filosofiche esterne
al giudaismo, dobbiamo resettare tutto e ripartire dall‟ ebraismo. “Ad fontem”, lo
spirito umanista coincise con quello della riforma che pur avendo compreso ciò
(ed in parte attuato), non è però compiuta (Chiesa riformata sempre da
riformare) ed anzi tale spirito riformatore si è perso per strada. Oggi il pensiero
“teologico” di pseudo-riformatori si è disperso in mille rivoli, correnti che più che
all‟ ebraismo ed a Yeshua, più che all‟ anno zero del cristianesimo, sembrano
tendere invece ad uno spiritualismo mistico o ad un sensazionalismo
miracolistico. Più che un ritorno alle origini sembra essere in atto un‟
evoluzione, la ricerca di una nuova forma di cristianesimo che spesso si
esprime attraverso la popolare esibizione di telepredicatori americani (e non
solo), questa sarebbe la riforma cristiana? Non solo questo modo di intendere
la “riforma evangelica” non ci riporta a Yeshua ma anzi ci allontana
ulteriormente, introducendo nel “cristianesimo” errore, divisione settaria,
superstizione, superficialità, creduloneria popolare …di tutto e di più. Immagino
una comitiva in viaggio che si è incamminata per un sentiero sbagliato, un
gruppo di persone si rende conto di ciò avvisa gli altri che però non li stanno a
sentire e perciò restando fermi nella loro convinzione proseguono su quel
sentiero, coloro che si sono resi conto invece d‟ aver sbagliato strada decidono
di tornare indietro per riprendere il sentiero giusto ma, durante la strada del
ritorno si dividono in tanti piccoli gruppi che si disperdono per mille sentieri
laterali, chi convinto di prendere una scorciatoia, chi per pionierismo, chi per
errore, chi nella convinzione di aver trovato il sentiero che porta dritto alla meta
senza dover tornare indietro, e chi invece nella convinzione di esser giunto da
quel sentiero. Per giungere alla meta dobbiamo tornare sulla giusta via che
abbiamo abbandonato (Yeshua) e per far ciò è necessario tornare al punto da
cui questa via parte (il giudaismo). Riconsegnare la figura di Yeshua all‟
ebraismo, riconsegnare il cristianesimo all‟ ebraismo, significa riconsegnare i
cristiani (noi stessi) all‟ ebraismo, questo significherebbe riportare la chiesa nel
suo alveo naturale, non più la Chiesa di Roma, ma quella di Gerusalemme, non
più “cristiani” ma giudei seguaci della setta del Nazzareno, per fare ciò non è
sufficiente definirsi ebrei bisogna attualizzare la riforma cristiana alla luce dell‟
ebraismo, spazzar via tutto ciò che è estraneo al proto-cristianesimo, ma i
cristiani temono una giudeizzazione del cristianesimo, poiché Yeshua fu ebreo
l‟essenza stessa del cristianesimo è ebraismo, sarebbe come dire che i cristiani
temono Cristo o che i cristiani non vogliono cristianizzarsi. Quando dico che
dobbiamo considerarci ebrei non intendo, sia chiaro, dire che i cristiani
debbano rinunciare alla libertà, intrinseca nel cristianesimo, per sottomettersi
- 27 -
ad una ottemperanza scrupolosa della legge mosaica, dovranno sottomettersi
si alla legge ma secondo un interpretazione etica della stessa, che non è
soggettiva ed arbitraria ma rivelata da Dio agli uomini attraverso la vita e gli
insegnamenti dell‟ ebreo Yeshua. Per grazia dunque, mediante la fede (fiducia
in) questa rivelazione viene da Dio stesso scritta su cuori di carne (la fede
viene da Dio, ed è il Suo Spirito che ci trae a ravvedimento). Non dico che i
cristiani debbano esser “giudei ortodossi” (o abbracciare il giudaismo
rabbinico), ma dico che, al pari dei “giudei rabbinici” i “giudei seguaci della setta
del Nazzareno” sono ebrei, essi rappresentano l‟ apice del “giudaismo
riformato” (Yeshua fu riformatore) ed a ciò si aggiunge la loro connotazione
messianica, con tutte le implicazioni che ne derivano. Oggi vi sono ebrei
messianici che, pur non rinunciando alle loro tradizioni e continuando a
considerarsi ebrei, credono che Yeshua sia il Messia, ma molti di loro
accettano in toto la concezione cattolico romana del cristianesimo (di fatto si
convertono al cattolicesimo), altri invece pur restando ebrei si convertono al
cristianesimo attraverso una delle tante correnti evangeliche. Tutto ciò non
significa un ritorno del cristianesimo all‟anno zero, non rappresenta il
compimento della riforma, ma gli ebrei messianici (per lo meno una gran parte)
rinunciano ad una concezione ebraica del cristianesimo e si innestano invece
in una di quelle correnti pseudo-cristiane che dovrebbero invece essere
riformate. Essi si trovano dunque a deviare dall‟ ortodossia giudaica a favore di
un cristianesimo deviato, dovrebbero invece a mio avviso farsi promotori di un‟
autentica riforma del cristianesimo che coinciderebbe con una riforma del
giudaismo, Yeshua è il punto d‟ incontro, il culmine delle due riforme, quella
ebraica e quella cristiana. Gli ebrei che credono nella messianicità di Yeshua e
che a Lui tendono, e i cristiani che propugnano una riforma radicale, e che
tendono a Yeshua, dovrebbero lavorare insieme proponendo una lettura
ebraica del cristianesimo e non uniformandosi a dogmi e credenze, gli uni nell‟
ottica di un superamento del giudaismo, di un‟ evoluzione, gli altri in quella di
un recupero del cristianesimo, tornando alle origini (ad fontem), una è una
riforma evolutiva mentre l‟ altra è involutiva e tende a ripristinare il cristianesimo
ontologico. Credo che in effetti non si dovrebbe parlare di due riforme, una
giudaica e l‟ altra cristiana, ma che si dovrebbe invece parlare di un‟ unica
riforma, quella giudaico-cristiana, tesa ad un‟ autentico giudaismo messianico,
in cui Yeshua rappresenta il punto focale. Oltre al fenomeno degli ebrei
messianici si sta verificando negli ultimi tempi, un grande movimento in ambito
evangelico e cattolico, di avvicinamento all‟ ebraismo, connotato da un forte
amore verso gli ebrei e nei confronti di Israele (non dubito che sia sincero). I
cristiani sionisti però non vogliono mettere in discussione la loro concezione del
cristianesimo né i dogmi in cui credono, spesso sono spinti dal desiderio
genuino di condividere con gli ebrei ciò che li accomuna ma, oltre a questo,
anche dal desiderio più o meno recondito, di far proselitismo per portare i
giudei ad una conversione a quella che è appunto la loro concezione del
cristianesimo, spesso all‟ accettazione dell‟ identità di Yeshua come Messia e
- 28 -
Figlio di Dio, condizione questa indispensabile per la salvezza, tutto ciò muove
oltre che da una profonda convinzione soteriologica, da un‟ amore autentico
verso Yeshua e Israele.
Secondo dunque gli ebrei messianici ed i cristiani sionisti il cristianesimo non
sarebbe collocabile all‟ interno dell‟ ebraismo, gli unici ebrei cristiani sarebbero
gli ebrei messianici, ma la concezione del cristianesimo resterebbe
praticamente invariata per gli uni e per gli altri, rimane dunque un cristianesimo
che ha certamente perduto, quasi del tutto, le componenti (non originarie
certamente) anti giudaiche a favore di una forte connotazione sionista, questo
è già molto. Assistiamo certo ad un‟ avvicinamento, vi sono oggi punti di
contatto, elementi di coesione tra piccoli gruppi di ebrei e cristiani, ma siamo
lontani dal costituirsi di un nucleo (certamente minoritario) di giudei seguaci del
Nazzareno, di cristiani riformati che, dopo aver riportato il cristianesimo a ciò
che doveva essere alle sue origini (il più vicino possibile), attraverso una sua
rilettura ebraica, siano in grado di compenetrare l‟ ebraismo e porsi realmente
come corrente giudaica, riportare cioè il cristianesimo all‟ interno del suo
contesto naturale. Se gli ebrei che riconoscono Yeshua come Messia
comprendessero questo, anziché convertirsi a ciò che è il cristianesimo attuale
nelle sue più svariate forme, potrebbero essere di grande aiuto a quei cristiani
che hanno questa visione della riforma. Questa è quella che io chiamo terra di
mezzo, i suoi cittadini si pongono certamente in una posizione molto scomoda
e difficile, è proprio il guado in cui tu dici che è difficile stare in mezzo! Non
credo che io possa salvare cristianesimo ed ebraismo ed anzi, non credo che
abbiano bisogno d‟ esser salvati, credo che si salvino da sé, non parlo neanche
di salvarli entrambi, come non parlo di tre monoteismi ma di due, perché
considero ebraismo e cristianesimo un tutt‟ uno, poi esiste uno pseudocristianesimo che è tutt‟ altro e che non deve esser salvato ma anzi, dovrebbe
estinguersi (non mi riferisco solo alla chiesa di Roma, ma a tutto ciò che pur
avendo sembianze di cristianesimo non lo è nella sua essenza).
- 29 -
Israele – proto-ebraismo
Farisei
Paganesimo - Goym
Ellenisti
Zeloti
Romani
Sadducei
Esseni
Gentili
Convertiti
Al “cristianesimo”
Seg. Di
G. Battista
Scribi
Ecc…
Ebrei Messianici
(proto-cristianesimo)
Ecc...
…
Yeshua
Apostoli
Discepoli
Ebrei compresi i
“Giudei seguaci della setta del Nazzareno”
Influssi estranei all’ ebraismo
Distruzione del Tempio –
Fine del proto-giudaismo
Proto-scisma ebraico-cristiano
Sembrerà strano, ma anche nell’ ebraismo
penetrarono influssi ad esso estranei
Influssi estranei all’ ebraismo
e, conseguentemente, al protocristianesimo
Ebrei
Gli Ebrei considerano Yeschua falso
Messia ed il cristianesimo eretico
Cristiani
I “Cristiani” considerano gli Ebrei scaduti dalla loro elezione,
li considerano “popolo maledetto”, e si sostituiscono loro
- 30 -
Anche nell’ ebraismo, sebbene in misura minore e non in
maniera tale da snaturarlo, penetrarono, già dall’ antichità e
nel corso poi dei secoli, influssi ad esso estranei –
paganesimo –varie filosofie – relativismo – secolarismo –
ecc…
Cristianesimo Adulterato da
Influssi ad esso estranei –
paganesimo –varie filosofie –
relativismo – secolarismo – ecc…
Ebrei
Cristiani
Gli Ebrei considerano Yeschua falso
Messia ed il cristianesimo eretico
I “Cristiani” considerano gli Ebrei scaduti dalla loro elezione,
li considerano “popolo maledetto”, e si sostituiscono loro
Riavvicinamento dei cristiani all’ ebraismo
Ebrei
Messianici
Cristiani
Cristianesimo
Adulterato da
Influssi ad esso estranei –
paganesimo –varie filosofie
– relativismo – secolarismo
– ecc…
Ebrei
Cristiani
Sionisti
Ebrei
SITUAZIONE ODIERNA
Cristiani
Ebrei Messianici, compresi coloro che provengono dal cristianesimo
(Cristianesimo vicino al proto-cristianesimo)
31
Cristianesimo
Adulterato da
Influssi ad esso estranei –
paganesimo –varie filosofie
– relativismo – secolarismo
– ecc…
SITUAZIONE AUSPICABILE
Lascio per ultime le mie considerazioni sull‟ identità di Yeshua perché vorrei
esprimere prima il mio pensiero sull‟ Islam, che mi sembra tu consideri
paritario, o forse per certi versi maggiore al cristianesimo. Mi richiamo
innanzitutto alla premessa, che cioè se un uomo è umile e giusto è salvato,
indipendentemente dall‟ appartenenza religiosa, ma entriamo più nello
specifico, prendiamo il caso di un uomo che segua con scrupolo i dettami
della propria religione e, in contrapposizione, colui che invece appartiene solo
nominalmente alla stessa ma agisca in conformità solo ed unicamente ad
alcuni dettami che considera, secondo coscienza, giusti e ne ignori altri che
invece non considera rivelati, in questo caso l‟ essere “giusto e umile”
dipende da quanto siano giusti gli insegnamenti di quella religione, dal fatto
cioè se essi siano realmente rivelati da Dio ed in quale misura. Tutto dipende
dal fatto se crediamo che Dio si riveli in ugual misura in tutte le religioni, o se
invece pensiamo che le religioni non siano affatto uguali, che esse siano
invenzioni umane e che Dio possa in diversa misura rivelarsi anche in esse.
La mia convinzione a riguardo l‟ ho già palesata, mi limito a sottolineare
nuovamente che considero Israele il popolo eletto, non considero quindi il
giudaismo come una semplice religione, ma come la massima rivelazione
che Dio da di Sé all‟ uomo e, nel giudaismo includo anche il cristianesimo
(quello di Yeshua), che attraverso la riforma giudaica, estende la rivelazione
anche ai gentili, che entrano così a far parte del popolo eletto. Mi sembra di
capire che tu consideri l‟ Islam paritario se non, per alcuni aspetti, superiore
al cristianesimo e infatti sostieni che esso sia più ebraico del cristianesimo,
argomenti ciò considerando che viene richiesta meno burocrazia per il
musulmano che si converte che non per il cristiano. Se ci si riferisce a ciò che
oggi è considerato cristianesimo, è evidente che l‟ Islam confrontato con esso
sia molto meno idolatra e che questo pseudo cristianesimo non appaia certo
monoteistico, questo credo sia il motivo per cui ad un musulmano venga
richiesta meno burocrazia. Credo che l‟ equivoco nasca dal considerare per
cristianesimo una sua ombra, una deviazione e non invece il cristianesimo
autentico che, non mi stancherò mai di ripetere è già ebraismo (sia pur non
giudaismo rabbinico). Al di là del fatto che i musulmani sono rigorosamente
monoteisti, che asseriscano di adorare lo stesso Dio degli ebrei e dei cristiani
che però loro chiamano Allah, e che si dichiarino discendenti di Abramo, per
via di Ismaele (questo innesta anche la polemica se la promessa si adempie
attraverso la discendenza di Isacco o di Ismaele, ma tralasciamo), al di là di
tutto ciò non vedo nella sostanza e nella prassi elementi che rendano l‟ Islam
neanche simile a Israele. La loro presunta discendenza abramitica, è
assolutamente confutabile, innanzi tutto non c‟è una congruenza concernente
la dislocazione geografica né uno straccio di documentazione storica a
riprova di ciò, essi discenderebbero dunque da Abramo semplicemente
perché lo ha detto Maometto a cui ciò sarebbe stato rivelato dall‟ Angelo
(credo che il dubbio sia quanto meno legittimo). La Bibbia ha autorità in sé
stessa, essendo scritta in migliaia di anni ed essendo scritta da centinaia di
32
autori, contenendo moltissime profezie, confermate a distanza di secoli da
altri Profeti e poi realizzatesi, contiene narrazioni di segni e prodigi,
avvalorate dalla testimonianza di un‟ intero popolo e non è contraddittoria
nella sostanza. Il Corano trae invece la sua autorità di libro sacro, unicamente
dal fatto di esser stato dettato (e non ispirato) ad un solo uomo, Maometto,
dall‟ Angelo, mentre era solo in una grotta (senza dunque alcun testimone),
Maometto trae a sua volta autorità dal Corano, poiché egli sarebbe “il
Profeta” in quanto ciò è attestato dal Corano, il corto circuito mi sembra
evidente. Le sure contenute nel Corano sarebbero state dunque dettate a
Maometto in assenza di testimoni, tramandate oralmente in tempo di guerra,
(poiché egli era analfabeta le avrebbe fatte imparare a memoria ai suoi
luogotenenti) e, solo molti anni dopo, quando Maometto era già morto, messe
per iscritto e raccolte nel Corano (fino ad allora erano in circolazione solo
poche sure incise su papiri di pelle di capra o foglie di cactus). Le sure furono
inserite nel Corano alla rinfusa e non rispettano un ordine cronologico, alcune
infatti si riferiscono a fatti avvenuti posteriormente ad altri fatti narrati in sure
successive. Nel Corano sono totalmente assenti profezie, segni, prodigi e
qualunque narrazione miracolistica, non vi è in oltre la testimonianza di
chicchessia, ad esclusione ovviamente di Maometto. Già ai tempi del Califfo
Omar erano in circolazione moltissime copie del Corano completamente
difformi tra loro, tanto che egli le fece distruggere e ne adottò un‟ unica
versione, cosa questa piuttosto imbarazzante dal momento che il Corano,
scritto in pura lingua araba (la lingua parlata da Allah) e “dettato” a Maometto,
non è che l‟ esatta copia della “Madre del Libro”, materialmente conservata
presso Allah (questo è il motivo per cui il Corano non può nemmeno esser
tradotto, altrimenti verrebbe stravolto nel significato, non può neppure esser
interpretato ma si deve obbedire letteralmente al suo contenuto, e viene fatto
oggetto, anche materialmente, di una venerazione che di fatto si può definire
idolatra). Molte sure sono decisamente contraddittorie, prendiamo ad
esempio l‟ attualissimo tema della jihad, che letteralmente significa
“combattere” e, estrapolata dai contesti in cui quest‟ espressione appare, non
fa direttamente riferimento alla guerra santa ma, da una lettura d‟ insieme
assume un significato evidente, questo concetto contraddice altre sure che
vietano la guerra santa e pongono il muslin in una situazione di grande
difficoltà, tanto che i detrattori della jihad devono arrampicarsi sugli specchi
(non potendo interpretare, ma essendo chiamati all‟ obbedienza) e hanno
dovuto inventare escamotage come quello delle sure abroganti (concetto non
coranico), oppure ne contestano l‟ applicazione sostenendo che dopo la fine
del califfato nessuno è legittimato a dichiarare la jihad, per cui sarebbe
legittima solo la jihad difensiva, in caso vi fosse la minaccia di un‟ invasione
della terra santa (ecco il motivo per cui i moderati hanno difficoltà a
condannare apertamente il terrorismo dei fondamentalisti, che è jihad, ed
ecco perché essi appoggiano la jihad contro Israele che sarebbe difensiva e
legittima). La jihad, è considerata comunemente il sesto pilastro dell‟ Islam e,
33
oltre i cinque doveri fondamentali, che sono doveri individuali, viene la jihad
appunto, che è però un dovere comunitario, è sufficiente cioè che un gruppo
di muslin sia costantemente impegnato in essa perché il comandamento sia
adempiuto, questo è il motivo per cui una vastissima base popolare appoggia
concettualmente i fondamentalisti e li legittima, concorrendo a sostenerli
anche con risorse economiche e, ciò nonostante non prenda parte
attivamente alla jihad. La jihad islamica si propone di sottomettere con ogni
mezzo i miscredenti ad Allah ed al Suo Profeta, Maometto. Messa in
evidenza questa contraddizione, siamo sicuri che la jihad sia prescritta dal
Corano e che con questo termine si intenda guerra santa? Già il fatto che l‟
unico modo per cui un muslin si assicura il paradiso è il morire in battaglia
durante la jihad la dice lunga, ma lascio giudicare a te.
Nel leggere quanto segue tieni ben presente che il Corano, per la sua
stessa natura, non può assolutamente essere interpretato, ma bisogna
obbedire ai Suoi precetti.
"0 voi che credete, combattete i miscredenti, che sono vostri
vicini, e questi trovino in voi durezza; sappiate che Dio è con
quelli che lo temono".
Sura del pentimento 124
"Combattete contro quelli che non credono in Dio, né nel giorno
estremo, e non considerano proibito quel che proibisce Dio e il
suo apostolo, e che non professano la religione della verità,
ossia coloro ai quali è stato dato il Libro (Ebrei e Cristiani),
finché non paghino la gizya alla mano con umiliazione".
Sura del pentimento 29
"Quando il tuo Signore disse, per rivelazione, agli angeli: "Io
sarò con voi, rendete saldi quelli che credono, io getterò il
terrore nel cuore di quelli che non credono, e voi colpiteli sulle
nuche (decapitateli) e recidete loro tutte le estremità delle dita.
Questo dovranno soffrire, perché essi si sono opposti a Dio e al
suo apostolo, e chiunque si opponga a Dio e al sue apostolo,
sappia che Dio sarà violento nel punirlo".
Sura del bottino: 12-13
"Combatteteli, finché non vi sia più opposizione, in favore dell'
idolatria, e il culto sia totalmente di Dio; se essi desisteranno
dalle loro empietà, certo Dio osserva ciò che essi fanno ".
Sura del bottino: 40
34
"Quelli che credono combattono nella via di Dio, e quelli che
non credono combattono nella via di Taghut; combattete
dunque contro gli alleati di Satana, perché lo stratagemma di
Satana è debole".
Sura delle donne: 78
"Fra i credenti, quelli che saranno rimasti nelle loro case, senza
esporsi a pericoli, non verranno considerati eguali a quelli che,
invece, avranno combattuto nelle vie di Dio, con le loro sostanze
e con la loro vita; Dio costituì superiori di un grado quelli che
combattono con le proprie sostanze e con la propria vita su
quelli che rimangono nelle loro case; a tutti Dio ha promesso il
miglior bene; però Dio accorderà ai combattenti, a preferenza di
quelli che rimasero nelle proprie case, una mercede insigne".
Sura delle donne: 97
"In vero quelli che credono e quelli che abbandonano il loro
paese e combattono nella via di Dio, quelli possono sperare
nella misericordia di Dio, poiché Dio è indulgente e
compassionevole ".
La sura di Maometto, che Dio lo benedica e saluti!: 4
"Quelli che credono in Dio e nel giorno estremo non ti
chiederanno di essere esentati dal combattere coi loro beni e
con le loro persone; Dio conosce bene quelli che lo temono".
Sura del pentimento: 44
"Vi è stata prescritta la guerra, benché essa vi dispiaccia. È
possibile che vi dispiaccia qualche cosa, mentre essa è un bene
per voi, ed è possibile che ,amiate qualche cosa mentre essa è
un male per voi; però Dio sa, mentre voi non sapete".
Sura della vacca: 212-213
"Quando incontrerete quelli che non credono, uccideteli (la
percossa delle cervici), fin a che non ne abbiate fatto strage;
allora rafforzate i ceppi dei rimanenti".
Sura della vacca: 215
"0 voi che credete, temete Dio, cercate di ottenere un adito
presso di lui, combattete nella via sua, affinché voi possiate
prosperare".
Sura della tavola imbandita: 39
35
"0 voi che credete, non prendete per amici gli Ebrei e i Cristiani;
essi sono amici gli uni degli altri; chi di voi li prenderà per
amici, egli certamente diverrà uno di essi; Dio in verità, non
guida gli iniqui".
Sura della tavola imbandita: 56
"In verità, i credenti, i quali credono in Dio e nel suo apostolo, di
poi non hanno avuto alcun dubbio, e hanno combattuto con le
loro sostanze e con le loro persone nella via di Dio, - quelli sono
i sinceri".
Sura delle stanze interne: 15
"0 voi che credete, non prendete il mio nemico e il nemico
vostro per amici, dimostrando ad essi affezione, mentre essi
non credono a ciò che è venuto a voi, della verità, avendo essi
espulso l'apostolo e voi perché credete in Dio, il Signor vostro;
se uscite a combattere nella via mia e per ottenere il mio
compiacimento, e mostrate segretamente ad essi affezione,
ebbene, sappiate che io conosco meglio di chiunque ciò che voi
occultate e ciò che voi manifestate, e chi di voi farà ciò, errerà
dalla via piana".
Sura della messa alla prova: 1
E ve ne sono diverse altre che insistono con affermazioni che
inequivocabilmente incitano a "jihad fi sabìli'llah" (Combattere
nella via di Dio).
L'affermazione poi che l' Islam proibisce qualsiasi atto
criminale, a cui fa seguito la condanna, tratta dal Corano
dell'omicidio, è sicuramente falsa, il Corano proibisce l'omicidio
solo nel caso non venga commesso per una giusta causa (come
ad es: la jihad, figli che apostatano, adulterio, vendetta di
sangue ecc.).
"Neppure uccidete l'anima, che Dio ha proibito di uccidere, se
non per un giusto motivo, e quanto a chi venisse ucciso
ingiustamente, già abbiamo dato potestà al suo curatore di
vendicarlo; però questi non ecceda i giusti limiti nel!' uccisione,
e allora, per certo, egli sarà aiutato da Dio".
Sura denominata trasportò: 35
36
"Di loro: venite, perché io reciti a voi ciò che il vostro Signore vi ha
proibito, ingiungendovi di non associargli alcuna cosa, di usare
bontà verso i genitori, di non uccidere i vostri figli per indigenza,
noi provvederemo per voi e per essi = di non accostarvi alle
turpitudini esterne ed interne (manifeste e segrete), e di non
uccidere l'individuo (un'altro uomo), che Dio ha proibito di
uccidere, se non per una giusta causa (in guerra contro i
miscredenti); questo Dio vi ha comandato di fare, affinché voi
possiate comprendere".
Sura del gregge: 152
"Coloro i quali non invocano, assieme a Dio, alcun altro dio, e non
uccidono l'anima che Dio ha proibito di uccidere se non per una
giusta causa, e non commettono adulterio, = o colui che commette
tali cose, troverà una punizione per le sue malvagità".
Sura del Furqan: 68
Citazioni tratte da: "Il Corano", nuova versione letterale italiana curata dal Dott. L
Bonelli - ed Hoepli – MI
Jihad a parte, le contraddizioni sono molte e da una lettura attenta del
Corano, l‟ immagine di Dio che ne viene fuori non mi sembra affatto simile al
Dio di Israele e dei cristiani, anche ammettendo il carattere monoteistico dell‟
Islam, credo sia importante, oltre a credere nell‟ esistenza di un unico Dio,
considerare anche di che Dio si tratti. Oltre alla diversa immagine di Dio che
emerge dal Corano, il materialismo in riferimento al paradiso, la concezione
della donna, l‟ imposizione della schaira, l‟obbligo dei familiari di passare a fil
di spada i figli che apostatano, la pena di morte e l‟ applicazione della legge
del taglione, le mutilazioni genitali femminili …tutto questo pone a mio avviso
una distanza incolmabile tra l‟ Islam e Israele (cristianesimo sempre incluso).
Non si può poi ignorare che l‟ espansione dell‟ Islam è avvenuta sempre con
la conquista e l‟ imposizione. Il paragone poi tra Maometto e Yeshua non mi
sembra affatto proponibile, oltre ai segni e prodigi che Yeshua compì, oltre le
Sue profezie, trovo che negli insegnamenti e nella vita di Yeshua, nel Suo
messaggio, la rivelazione, la giustizia, la santità e l‟ amore di Dio siano
evidenti. Maometto non profetizzò, Dio non compì alcun miracolo attraverso
lui e mi risulta che, tra l‟altro, Egli fu un condottiero e trascorse buona parte
della sua vita combattendo gli infedeli e predando carovane. Mentre
considero Yeshua più che un semplice profeta, francamente dubito che
Maometto lo sia! Penso che allora siano molto più vicine, nella sostanza, allo
37
spirito ebraico-cristiano le parole di Ghandi ed il suo esempio di vita, che non
quelle di Maometto. I soli sprazzi di luce divina che posso rintracciare nel
Corano, che considero dunque rivelazione di Dio attraverso l‟ Islam, sono
rintracciabili in quelle sure o haiatt, non poche per la verità, cui salta all‟
occhio il carattere di scopiazzatura, neanche ben fatta, della Bibbia, che
Maometto certamente conosceva, essendo vissuto ben seicento anni dopo
Cristo ed avendo avuto molti contatti con ebrei e cristiani. Penso che, non nel
contenuto ma nel modo in cui la “rivelazione” è stata data a Maometto, si
possa fare piuttosto una similitudine con quella data al Pastore Josef Smith
dall‟ Angelo Moroni . Le credenze diffuse che Corano e Bibbia siano simili,
che in fondo Dio e Allah siano lo stesso Dio, che Maometto e Yeshua siano
Profeti alla pari e che, tutto sommato, Islam, giudaismo e cristianesimo
abbiano la stessa origine in Abramo, che siano tutto sommato simili, non
hanno a mio avviso fondamento ed anzi sono totalmente false. Non posso
dunque spinto da un falso ecumenismo, da un desiderio di dialogo interreligioso, da un concetto di amore universale o per il timore di esser
considerato presuntuoso o irrispettoso nei confronti di altre fedi, assumere
quell‟ atteggiamento relativista di cui parlavo, se lo facessi mi sentirei
tremendamente falso! Concludo questo argomento rispondendo a due
obbiezioni che mi vengono generalmente fatte da persone che oltre a non
aver mai letto il Corano non hanno mai letto neanche la Bibbia. Una è che
anche i cristiani hanno fatto guerre e compiuto scelleratezze d‟ ogni genere, l‟
altra è che anche il Dio dell‟ antico testamento non sembra essere tanto
amorevole, poiché Egli ha ordinato cose come la legge del taglione e la
lapidazione o ha comandato di compiere guerre e massacri. Alla prima non è
difficile rispondere, poiché tutti coloro che hanno agito in nome di Cristo in
maniera crudele ed ignobile, non sono affatto cristiani ma nemici di Yeshua,
poiché Egli non ha mai insegnato o comandato queste cose, anzi se mai l‟
opposto. Alla seconda obbiezione rispondo dicendo che Dio avendo creato
un popolo dal nulla, avendolo eletto come canale attraverso cui rivelarsi al
mondo intero, avendo consegnato loro le Sue leggi affinché fossero
custodite, tramandate e diffuse a tutti gli uomini, avendo anche preordinato di
dare attraverso Israele, a tempo debito, una rivelazione di Sé ai gentili, nella
persona di Yeshua, doveva far si che la loro sopravvivenza fosse garantita,
essi dovevano crescere e diventare un popolo, non potevano in alcun modo
estinguersi, in oltre bisogna considerare che molte delle leggi di allora
avevano scopo propedeutico, dovevano servire per far comprendere ed
inculcare il concetto di peccato e la sua gravità, ma esse erano transitorie,
oggi gli ebrei non applicano alcuna legge del taglione e non lapidano
nessuno, lo stato di Israele è oggi considerato una delle più grandi
democrazie al mondo! Per quanto riguarda l‟ Islam, sono assolutamente
convinto che la maggior parte dei muslin siano gente pacifica e che i
fondamentalisti siano una componente minoritaria, temo tuttavia che la
maggioranza sia però secolarizzata, nominale, e che perciò non ottemperino
38
a dettami tipo: uccidere i figli che si convertono, lapidare le donne adultere,
applicare la legge del taglione e “combattere nelle vie di Allah”, ma si
attengono invece a quei precetti che riconoscono come di natura divina, che
non urtano con la loro coscienza, mentre la parte fondamentalista temo
rappresenti la vera natura dell‟ Islam, credo che il vero muslin sia proprio l‟
integralista, se così effettivamente dovesse essere, potremmo dire che
mentre colui che applica letteralmente il Vangelo, l‟integralista cristiano
sarebbe simile ad una Teresa di Calcutta, mentre chi applica letteralmente il
Corano, l‟ integralista islamico, sarebbe più simile a un Bin Laden. Il
cristianesimo dunque è nella sua essenza molto più ebraico dell‟ Islam, anzi è
ebraico, l‟ Islam appare più ebraico del cristianesimo, ma nella sostanza non
lo è affatto. A scanso di equivoci voglio comunque ribadire il concetto che un
uomo giusto è secondo il cuore di Dio, indipendentemente dalla religione cui
appartiene, e la salvezza è aperta per tutti gli uomini! Amore universale,
tolleranza, laicità, sono una cosa, e io non ho niente contro i miei fratelli
muslin, che rispetto, anche per la grande serietà con cui vivono la loro
religione, alcuni dei quali ho conosciuto e avuto modo di stimare. Secondo un
principio laico difendo la loro libertà di credere e professare la loro fede,
tuttavia, come ho già detto, non posso appiattirmi su posizioni generaliste che
non condivido affatto, ma so che quanto ho scritto mi pone, agli occhi di molti,
nella posizione dell‟ intollerante, del presuntuoso, e dell‟ ottuso! O.K.,
cambiamo discorso.
Vorrei farti un esempio su cosa intendo concretamente quando dico che la
riforma non è compiuta, e che dobbiamo rileggere il Nuovo Testamento
attraverso gli occhiali dell‟ ebraismo.
Prendiamo ad esempio la dottrina concernente l‟ antropologia, che ha
fortissime implicazioni anche a riguardo della condizione dell‟ uomo dopo la
morte. Qui, come in moltissimi altri casi, l‟ influenza pagana, nel caso
specifico ellenista (Platone, Socrate ecc…), è penetrata nel cristianesimo,
così, con le dovute modifiche ed aggiustamenti, la concezione antropologica
ellenista ha sostituito alla grande quella ebraica (farisaica e certamente di
Yeshua). Mi spiego meglio, secondo la concezione ebraica l‟ uomo è un tutt‟
uno, anima e corpo, è stato creato da Dio e, dopo la morte verrà interamente
distrutto, secondo quella ellenista invece l‟ uomo sarebbe costituito da un
corpo ed uno spirito, l‟anima è lintermediario e costituisce l‟ identità della
persona, essa è legata allo spirito il quale è sempre esistito anche prima di
incarnarsi nel corpo, che ne costituisce la prigione e lo limita, lo spirito, e
l‟anima che ad esso è legata, sono immortali e la morte è dunque l‟ evasione
dal corpo. Senza dubbio questa concezione esercita un fascino irresistibile,
significa vita eterna intrinseca ed incondizionata, fa dell‟ uomo un dio e non
una semplice creatura, e in fatti, è stata facilmente assimilata dai romani e
importata nel cristianesimo, con un aggiustamento per renderla più
compatibile alla rivelazione biblica, che consiste nell‟ eliminazione del
concetto di pre-esistenza dello spirito. Le implicazioni sono notevolissime,
39
oltre a fare dell‟ uomo un dio, su di essa si basano sovrastrutture che non
hanno nulla a che vedere con l‟ ebraismo o con il cristianesimo di Yeshua,
come il culto dei morti, l‟ adorazione dei Santi, la mariologia… se infatti si
fosse mantenuta la concezione ebraica non si sarebbe potuto venerare o
chieder grazie a ciò che non esiste, anche lo spiritismo e la negromanzia non
avrebbero alcun senso, la vita eterna poi che dono sarebbe se già la
possediamo? Dobbiamo predicare il messaggio di Yeshua, che consiste in
speranza di resurrezione, o piuttosto quello di Socrate, che consiste nell‟
immortalità dell‟ anima? Questo poi rende necessaria l‟ invenzione di un
inferno, poiché se l‟ anima è immortale, per soddisfare il principio di giustizia
di Dio, ma anche dell‟ uomo, bisogna differenziare il destino dei giusti da
quello degli empi. Alcuni pensano che la soluzione dell‟ inferno non renda
però soddisfazione all‟ amore di Dio, se infatti la maggior parte dell‟ umanità
finisse all‟ inferno come potrebbe l‟ apostolo cantare “morte dov‟ è il tuo
dardo”? Se Satana si fosse trascinato all‟ inferno la maggior parte delle
anime, condannate a patire pene eterne, dove sarebbe la vittoria di Cristo,
non sarebbe piuttosto questa la vittoria di Satana? Yeshua, non sarebbe
dunque morto per salvare l‟ umanità, ma solo per pochi, lasciando i più tra le
grinfie di Satana, abbandonati a un destino di sofferenza eterna? Il piano di
Dio per la salvezza dell‟ uomo e la missione di Cristo non sarebbero
naufragate miseramente? Non sarebbe questo un fallimento? O forse Dio
non è abbastanza potente da salvare? Da queste istanze nasce la
concezione universalista, secondo cui tutti prima o poi, in un modo o nell‟
altro, in questa vita o oltre i confini posti dalla morte, perverranno a salvezza,
come ho già detto non condivido questa posizione che, se soddisfa l‟
esigenza dell‟ amore di Dio non soddisfa però quella della Sua giustizia, in
oltre priva la vita terrena di ogni senso, non avrebbero senso nemmeno la
rivelazione divina attraverso Israele e l‟opera della croce, se tutti perverremo
comunque a salvezza perché dovremmo preoccuparci di essere giusti e di
piacere a Dio? Io credo secondo la concezione farisaica e secondo gli
insegnamenti di Yeshua che l‟ uomo sia un tutt‟ uno anima e corpo, che sia
interamente creato da Dio e che morrà, anima e corpo, la morte è
separazione da Dio, dall‟ esistenza, dalla vita eterna, la morte non esiste di
per sé ma è non esistenza, come il buio è assenza di luce. Io credo nel
messaggio di Yeshua che è speranza di resurrezione, questo è ciò che
dobbiamo predicare, il messaggio di Yeshua, non quello di Socrate o di
Platone, che consiste nell‟ immortalità dell‟ anima! Credo in una resurrezione
alla fine dei tempi, chi muore, non esiste, esce dal tempo che esiste in
relazione alla materia, alla vita, all‟esistenza, non ha dunque coscienza di sé
né del tempo perché non esiste, la resurrezione è di fatto l‟ esser ricreati e ciò
presume il morire, per chi muore il tempo che intercorre tra il momento della
morte e quello della resurrezione non esiste, possiamo dunque dire che chi
muore chiude gli occhi e li riapre all‟ istante, è un passare dalla morte alla
vita, ma non alla vita eterna, anzi risorgeremo per il giudizio. Ora, poiché
40
nessuno è senza peccato ed il peccato è già stato giudicato, poiché è
opposizione a Dio, alla vita, è negazione della vita stessa e non può
sussistere al cospetto della vita, cioè se la negazione della vita (la morte) si
potesse legare alla vita eterna questa non sarebbe più vita eterna (Dio non
sarebbe Dio), ciò significa che la vita deve sopraffare la morte, Dio deve
distruggere il peccato, la morte stessa deve essere distrutta (morte seconda).
Se siamo dunque già sotto condanna perché dovremmo passare per un altro
giudizio? Resusciteremo dunque per essere distrutti? Per morire
nuovamente? Credo che il peccato non solo sia stato giudicato ma che abbia
ricevuto il suo salario nella morte espiatrice di Yeshua, credo cioè che Egli
racchiuda in sé, simbolicamente, tutta l‟ umanità nell‟ atto di pagare le
conseguenze del peccato, così come Adamo la rappresenta nell‟ atto di
ribellione. Se Dio avesse perdonato l‟ umanità in blocco per la sua ribellione,
per la sua opposizione a Dio, avrebbe con quest‟ atto avvallato il peccato,
avrebbe decretato il Suo si al no dell‟ uomo, si sarebbe creata una frattura in
Dio stesso, ciò non è possibile, il peccato doveva essere punito. Credo che la
giustizia legale attribuita all‟ uomo attraverso l‟ opera della croce sia
universale, che l‟opera della croce sia oggettiva, che cioè sia retroattiva e
valga per ogni uomo, vissuto in qualunque luogo ed epoca,
indipendentemente dal suo credo, Yeshua morì per l‟ umanità, non solo per
alcuni. Non penso però che poiché il peccato ha subito la sua condanna, l‟
umanità passerà automaticamente e in blocco a vita eterna, ora cambiano i
parametri di giudizio, mentre, indipendentemente dalla gravità del peccato,
eravamo tutti sotto condanna, perché il peccato in sé, anche il più piccolo, per
la sua stessa natura, richiedeva una condanna, ora il peccato stesso è stato
giudicato e ha ricevuto la sua mercede, l‟ uomo non può non peccare, ma ora
non è più sotto condanna in quanto peccatore, non può esser condannato per
qualcosa per cui ha già pagato, ma mentre prima era totalmente escluso, a
causa del peccato dalla vita eterna, non poteva esser sottoposto a giudizio
perché era già stato trovato colpevole e la sentenza su di lui era già stata
emessa, ora grazie all‟ opera della croce potrà nuovamente presentarsi al
cospetto del giudice ed esser giudicato nuovamente, solo non in riferimento
al peccato perché per questo ha già pagato, in Yeshua appunto, ma in base
alla fede che gli verrà messa in conto di giustizia (per fede non intendo fede
nell‟ identità di Cristo, né nell‟ opera della croce, altrimenti Yeshua sarebbe
morto solo per i cristiani, per pochi e la stragrande maggioranza degli uomini
ne sarebbe tagliate fuori), verrà giudicato cioè in base al suo desiderio di
tornare a Dio, di porre Dio al centro della propria vita, di cessare la sua
ribellione e non alla capacità effettiva di farlo. Ora alcuni saranno giudicati
giusti per la loro fede e potranno godere della comunione con Dio, entreranno
nella vita eterna e gli altri? Se potessero vivere eternamente, sia pur nelle
pene dell‟ inferno, ciò significherebbe che potrebbero godere della comunione
con Dio (che è l‟esistenza, la vita eterna) questo è un‟ evidente cortocircuito,
la negazione di Dio coesisterebbe con Dio, anzi l‟opposizione a Dio sarebbe
41
interna a Dio stesso, non ha senso e poi torna il discorso di poch‟ anzi,
propugnato dagli universalisti (che per moltissimi aspetti non fa una piega).
Penso che sussisteranno solo coloro che saranno giudicati giusti, tutti gli altri
dovranno passare attraverso la morte seconda, che è separazione da Dio,
cioè non esistenza, morte eterna. Yeshua fece riferimento alla gheenna,
questo luogo era una sorta di discarica, un luogo dove venivano bruciati i
rifiuti, una sorta di inceneritore, tutto ciò che vi viene gettato è distrutto, il suo
fuoco è inestinguibile, non vi è speranza di scamparla, non un grande diluvio
o null‟ altro può spegnere le sue fiamme, chi finisce la dentro viene distrutto.
La morte stessa verrà gettata nella gheena, o nello stagno di fuoco, la morte
(negazione di Dio) verrà distrutta, tutto ciò che si oppone a Dio sarà distrutto.
Sussisterà in eterno solo Dio (che è l‟ eterno) e ciò che si lega a Lui, che a
Lui si sottomette, Dio vincerà e distruggerà (secondo la Sua natura) tutto ciò
che gli si oppone! L‟ esistenza prevarrà sul nulla, la vita sulla morte, il bene
sul male, il giusto sull‟empio, perché Dio ha giudicato Satana! La mia, come
avrai capito è una posizione decisamente annichilista. Per quanto concerne
un approfondimento sulla concezione antropologica dell‟ ebraismo, ti rimando
al meraviglioso saggio di Oscar Cullman, dal titolo “Immortalità dell‟ anima o
resurrezione dei morti?”, ho inoltre scaricato qualcosa da Internet, te ne
propongo la lettura.
Il pensiero orientale - di Ernesto Riva
Il pensiero ebraico:
L'immortalità dell'anima
IL PROBLEMA
DELL'IMMORTALITA' DELL'ANIMA
L'antico problema dei rapporti tra anima e corpo per l'ebraismo non ha
propriamente senso perché il corpo, il corpo vivo (non ne esiste altro, perché
il cadavere non è un corpo) è l'anima che informa una materia. Un corpo vivo
è un'anima che posso toccare. Il corpo è una funzione dell'anima, non è un
essere diverso dall'anima. Esiste in ebraico una parola, nefesh, che viene
tradotta in greco psyché e in latino anima.
Nella tradizione ebraica, l'anima umana è creata e non è per natura
consustanziale alla divinità. L'anima, dunque, non essendo divina, alla morte
non ritorna propriamente alla divinità perché non ne è mai uscita. È stata
creata, è ontologicamente diversa dalla sostanza della divinità. In secondo
luogo, l'anima umana non preesiste al corpo. Il pensiero ebraico non ha
alcuna idea del mito orfico della preesistenza delle anime, della loro caduta
42
nei corpi, della loro trasmigrazione di corpo in corpo. L'idea che l'esistenza
dell'anima nel corpo sia una disgrazia, una catastrofe o la conseguenza di
una colpa, le è totalmente estranea. L'esistenza corporea e fisica, nella
tradizione ebraica, non è mai sentita come colpevole né vergognosa né
impura. L'ebraismo non ha alcuna idea di un dualismo sostanziale tra anima
e corpo. In ebraico non vi è neppure una parola per designare il corpo nel
senso di Platone e Cartesio, come sostanza distinta dall'anima. C'è invece la
parola per designare il cadavere, che non è un corpo. Questa mancanza d'un
termine è significativa. Per l'ebraismo un corpo senz'anima non solo non
esiste, ma non ha alcun senso. È soltanto il frutto di un errore di analisi.
Quando non c'è più anima non c'è neppure corpo. C'è solo un cadavere, cioè
un mucchio di polvere che si decompone. È del tutto normale che il popolo
ebreo, composto da contadini, artigiani e pastori, uomini che lavorano la
materia concreta e i suoi elementi, non abbia concepito un termine per
designare ciò che non esiste, cioè un corpo senz'anima. Essi avevano un
termine per designare il principio della vita, nefesh, poi un termine per
designare il cadavere, ma nessuno per designare il corpo distinto dall'anima.
C'è però in ebraico un altro termine, basar, che è stato tradotto in greco sarx
e in latino caro (carne). Si badi: non corrisponde a ciò che intendiamo noi per
carne.
In modo più o meno confuso noi identifichiamo carne con corpo, per noi sono
la stessa cosa. Invece per l'ebreo, giustamente, non è così; basar non è
affatto il corpo distinto dall'anima. Basar è la totalità umana, la totalità
psicofisiologica o psicosomatica. È il biologico e lo psicologico insieme.
L'ebraico basar corrisponde quindi a ciò che noi chiamiamo il vivente tutto
intero. Ciò che l'ebreo chiama "carne" corrisponde all'uomo o agli uomini. In
ebraico le funzioni o le passioni che in una antropologia dualistica vengono
attribuite al corpo, sono invece attribuite a nefesh, all'anima: "Acqua fresca
all'anima che arde di sete" (Proverbi, 25,25); "Se la tua anima avrà voglia di
mangiare…" Deuteronomio, 12,20). Al contrario, le funzioni o le passioni che
in un'antropologia dualista sono attribuite ordinariamente all'anima, allo
psichismo, nell'antropologia ebraica sono attribuite agli organi dl corpo. "Le
mie viscere trasalgono di gioia" (Proverbi, 23,16); "I miei reni esultano"
(Proverbi, 23,16). "Anche durante la notte i miei reni mi ammoniscono"
(Salmi, 16,7). Come si vede, l'uomo, in ebraico, è inteso come unità
psicosomatica indissolubile. Sotto questo aspetto, l'antropologia ebraica,
nella sua concezione concreta, si unisce all'analisi aristotelica del De anima.
Non deve perciò destare meraviglia se, in definitiva, l'antropologia cristiana
posteriore, quella di San Tommaso d'Aquino ad esempio, ha preferito l'analisi
aristotelica
a
quella
platonica,
per
esprimere
il
composto
umano. L'antropologia ebraica conosce inoltre una dimensione originale che
sembra assente dalla filosofia greca (salvo forse qualche testo di Aristotele
sul nous). Questa dimensione è la dimensione soprannaturale, la quale
appartiene alla sfera della divinità ed è radicalmente diversa da qualunque
43
cosa creata. Essa è indicata dal termine ruach, tradotto in greco con pneuma
e in latino con spiritus(la parola ruach in ebraico designa tanto lo spirito di Dio
quanto lo spirito dell'uomo). Lo spirito, nel linguaggio biblico, è ciò grazie al
quale possiamo entrare in relazione con Dio, creatore del mondo e delle
anime. Si può ricordare, a questo riguardo, che l'opposizione paolina tra
carne e spirito è appunto tra l'uomo nella sua dimensione biopsicologica e
l'uomo nella sua dimensione soprannaturale. Così pure, la celebre
affermazione all'inizio del Vangelo di Giovanni, "o logos sarx egéneto" (Gv
1,1-14) vuol dire che la Parola creatrice di Dio è diventata uomo. Insomma,
l'anima e il corpo sono la carne in senso biblico. L'immortalità dell'anima,
nella prospettiva ebraica (e anche cristiana) non è pacifica. Le cose sono
assai più complesse. Se infatti l'anima umana non è divina per natura, non è
increata, se cominciò ad esistere venti, trenta, cinquant'anni fa, come
possiamo sapere se continuerà ad esistere quando avrà finito d'informare
una materia per costituire il corpo che io sono? In tal caso, se l'esistenza è
per se stessa un dono, come sapere se continuerà allorché avremo cessato
d'informare la materia che costituisce il corpo? In altri termini, se l'anima è
creata, essa non è la propria esistenza, riceve perciò la vita. È
ontologicamente dipendente. Dunque come potrebbe sopravvivere alla
morte? La risposta ebraica è: l'immortalità non è né un diritto né una proprietà
naturale per l'anima; essa è e sarà un dono. L'uomo è un'anima vivente:
nefesh haiia. È basar, carne, cioè totalità psicosomatica. Sono due parole per
designare l'uomo. La speranza giudaica, nel suo ramo farisaico, è che l'uomo
vivrà dopo la morte. Il giudaismo farisaico, per quanto lo conosciamo dai testi
dell'epoca, insegnava una resurrezione alla fine dei tempi, cioè i morti
dovevano aspettare la resurrezione.
Nonostante le importanti implicazioni, quest‟ argomento non è che uno dei
tanti, portato ad esempio, come ho già detto dobbiamo metter mano al
piccone, smantellare tutti i blocchi dottrinali spacciati per cristiani, esaminarne
i frammenti con la lente di ingrandimento dell‟ ebraismo e vedere se sono
autentici o piuttosto da scartare, non è facile! Dobbiamo tener conto del fatto
che la riforma, la quale portò a depurare il cristianesimo da molti dei dogmi
estranei al cristianesimo autentico non è compiuta, ci sono ancora molti
blocchi sul nostro cammino verso Yeshua, mettiamo però che prima o poi si
riesca, con l‟ aiuto di Dio, a depurare il cristianesimo da tutto ciò che è ad
esso estraneo, ci troveremmo di fronte due enormi massi difficili da superare,
il concetto di trinità che concepisce un Dio uno ma trino, cioè tre persone in
una, un unico Dio formato da tre persone distinte, che tuttavia formano una
sola persona, l‟ altro, strettamente collegato, riguarda l‟ identità di Yeshua, la
Sua divinità, il Suo essere veramente uomo e veramente Dio. Qui la quasi
totalità dei credenti si tira indietro immediatamente, a priori, solo il ragionare
44
su queste questioni è visto come eresia, come peccato mortale, si teme che
solo il mettere in dubbio queste cose costituisca un allontanamento dalla
verità (data assolutamente per scontata, in maniera aprioristica), solo il
volerci riflettere, il volerne parlare è considerato non un peccato, ma il
peccato per antonomasia, che porta inesorabilmente a perdizione, la
bestemmia più grave, contro lo Spirito, contro Gesù, contro Dio stesso, qui la
paura di deviare, di cadere in errore è troppo forte, se la schiacciante
maggioranza, cattolici e protestanti, la pensano in un modo, se solo alcune
piccole minoranze notoriamente eretiche la pensano diversamente (io tra l‟
altro non faccio parte di alcuno di questi gruppi organizzati), beh …meglio
attenersi all‟ ortodossia su questo punto, tali convinzioni sono radicatissime
ed impediscono a molti, solamente di affrontarne il discorso, magari alcuni
fingono di farlo, ma senza realmente mettere in discussioni le proprie
opinioni, magari per zelo apologistico. Tu dici: “Fondamento del cristianesimo
è che Gesù di Nazareth è tout court Dio, il che mi pone fuori”, ma siamo sicuri
che questo sia il fondamento del cristianesimo, quello di Yeshua intendo?
Visto che il cristianesimo nasce in Israele, da un Rabby appartenente alla
setta dei farisei, e visto che qualche migliaia di discepoli giudei lo seguirono
anziché lapidarlo, ciò mi sembra molto poco probabile, anche perché i giudei,
cui Dio si è rivelato nel corso di migliaia di anni, non solo non erano al
corrente del Suo essere trino (i trinitari sostengono che tale rivelazione non
fosse presente nell‟ antico testamento in quanto rivelata con l‟ avvento di
Yeshua), ma la cosa veramente strana è che non erano neanche al corrente
del fatto che Dio fosse una persona ma tuttavia due distinte, Padre e Spirito
Santo, che grande lacuna nella rivelazione, forse che Dio non volesse
veramente rivelarsi? Anche Yeshua non parlò mai di un Dio unico e trino, e
non disse mai di essere Egli stesso Dio, e gli apostoli che insegnarono
minuziosamente ogni aspetto dottrinale perché non dissero in modo chiaro ed
inequivocabile che Dio è uno ma composto da tre persone? Possibile che
una dottrina di tale importanza, basilare, fondante del cristianesimo, sia stata
lasciata alla deduzione? Che debba essere supposta, disquisendo magari su
come deve essere interpretato un versetto all‟ inizio del Vangelo di Giovanni?
Su di una regola grammaticale del greco antico, sul fatto che ci vada o meno
un articolo? Giovanni, Matteo, Marco, Luca, Pietro, Paolo e gli altri Apostoli
avrebbero lasciato in ombra proprio una dottrina così importante? Non l‟
avrebbero insegnata invece con molta chiarezza ed insistenza? Non
l‟avrebbero messa al centro della loro predicazione e dei loro insegnamenti?
Tutto questo non fu per caso stabilito da uomini tre, quattrocento anni dopo,
nei concili di Nicea e di Costantinopoli, a proposito della disputa contro Ario?
E non fu sempre allora che essi si pronunciarono sulla natura del Cristo,
definendolo vero Dio e vero uomo? Tutto questo non accadde per caso sotto
quell‟ imperatore pagano di nome Costantino, quel Costantino guarda caso
che favorì l‟ ingresso in massa dei pagani nel cristianesimo? Su queste cose
il mio modo di pensare è simile a quello di Michele Servito o di Fausto
45
Sozzini, con la differenza che quest‟ ultimo non credeva nell‟ opera
redentrice della croce. Su queste cose, do ragione ai Testimoni di Geova
(anche se poi dissento su moltissime altre dottrine). Insomma sono ebreo,
protestante, anabattista, sociniano e annichilista, in altri tempi dubito che
sarei potuto scampare al rogo o dalle camere a gas!
Antitrinitarismo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nel cristianesimo l'Antitrinitarismo è la negazione della dottrina della trinità
di Dio (per i "trinitari" Dio è uno solo, non esistono altri "dei" al di fuori
dell'unico Dio, Gesù Cristo è Dio, come pure lo Spirito) che è considerata
ortodossa dalla maggior parte delle chiese cristiane.
Sono esistiti ed esistono tutt'oggi gruppi di derivazione cristiana non trinitari
che si identificano come cristiani, ma rigettano la dottrina della trinità e unicità
di Dio come definita dai concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381), in
relazione alla controversia ariana.
Storia
Antitrinitari dei primi secoli
Vi sono stati e vi sono numerosi altri punti di vista sulle relazioni intercorrenti
tra Padre, Figlio e Spirito Santo (bollati come eretici dai trinitari che a loro
volta erano considerati eretici); le principali sono:




Gli Ebioniti credevano che il Figlio fosse subordinato al Padre essendo
non più di un umano speciale. Essi sostenevano che Gesù non era
figlio di Dio, ma piuttosto un uomo comune che era profeta. Tuttavia
questi gruppi rigettavano completamente le dottrine di Paolo di Tarso,
considerato un impostore, e avevano un canone della Bibbia distinto da
quello che divenne quello cattolico.
Marcione (Sinope, Ponto, 85 ca - 160 ca) credeva vi fossero due Deità,
una della Creazione/Vecchio Testamento e una del Nuovo Testamento.
Il Subordinazionismo Concepiva la subordinazione del Cristo (Figlio) al
Padre (Dio). Sostenuto da alcuni apologeti del II-III secolo, influenzando
alcuni pensatori cristiani, da Origene fino ad Ario.
Il Modalismo o Patripassianismo o Sabellianismo da Sabellio (III
Secolo) afferma che Dio ha assunto forme diverse sia nel Vecchio
Testamento che nel Nuovo Testamento e che Dio si è manifestato in tre
46





modi principali in relazione alla salvezza dell'umanità. Quindi Dio è
Padre nella Creazione (Dio creò o generò un figlio attraverso la nascita
da una vergine), Figlio per la Redenzione (Dio si manifestò dentro o
dimorò dentro al generato uomo Cristo Gesù per il proposito della sua
morte in croce) e Spirito Santo nella Rigenerazione (lo Spirito di Dio che
dimora nelle anime dei cristiani credenti). Alla luce di questa credenza
Dio non è tre persone separate ma, piuttosto, un Dio che si manifesta in
molteplici modi. I suoi proponenti sostengono che questa veduta
mantiene il monoteismo rigido che si trova nel Giudaismo e nelle
scritture del Vecchio Testamento.
Ario (256 - 336) credeva che il Figlio fosse subordinato al Padre, di cui
sottolineava l'assoluta unicità e trascendenza dichiarandolo sorgente
non originata di tutta la realtà, una creatura di ordine superiore,
generato dal Padre come primogenito di tutta la creazione e avente uno
status divino, cioè anche se viene chiamato Dio, egli non è veramente
Dio e quindi non della stessa sostanza del Padre.
I Macedoniani da Macedonio Vescovo di Costantinopoli (dal 342 al
360), detti Pneumatomachi (ostili allo Spirito) perché negavano la
divinità e la consustanzialità dello Spirito Santo ritenendolo una realtà
intermedia tra Dio e le creature.
L'Anomismo o Aeziani (Aezio teologo ariano inizio sec IV-367)
l'essenza divina coincide con "l'essere ingenerato" (in gr. agennesia),
solo il Padre è Dio, e il Figlio è da Lui fondamentalmente dissimile (in
gr. Anómoios).
L'Adozionismo vede in Gesù il figlio adottivo del Padre. Adottato,
secondo alcuni, dopo il battesimo, secondo altri, dopo la resurrezione.
Cristo fu, in un certo senso, divinizzato dallo Spirito Santo ottenendo la
capacità di fare miracoli senza per questo diventare Dio.
I Monarchiani (Paolo di Samosata) Affermarono l'unicità di Dio, Cristo è
uomo legato a Dio per ospitare in sé la forza divina.
Antritrinitari storici della Riforma
Dopo la Riforma del XVI Secolo, alcuni gruppi di derivazione protestante
misero in discussione la formulazione trinitaria. Tra questi:

Michele Serveto, (Miguel Servet 1511-1553) Medico e riformatore
religioso spagnolo. Contestò la dottrina trinitaria nel De Trinitatis
erroribus, non negava completamente la Trinità in quanto sosteneva
47


che Dio è uno solo e le tre persone sue semplici modalità avvicinandosi
al Modalismo. Rifiutò il battesimo dei bambini e considerava la Cena del
Signore un nutrimento puramente spirituale. Venne condannato al rogo
dai calvinisti di Ginevra (1525-1562).
Socinianesimo, fondato da Fausto Socini (Fausto Paulo Sozzini lat.
Socinus 1539-1604) continuatore dell'opera svolta da suo zio Lelio. La
teologia di Socino, fondata unicamente sulla Scrittura e sulla finitezza
dell'uomo. Derivava dall'applicazione di una critica strettamente
filologica e razionalistica della Bibbia. Secondo Socini Dio si fa
conoscere mediante la parola (la scrittura) e prevalentemente
attraverso Cristo (la sua interpretazione del Logos) per cui a Cristo
competerebbe l'appellativo (inteso come titolo) di Figlio di Dio perché è
il più eccellente rappresentante dell'umanità viene così affermata una
minore distanza tra uomo e Dio, viene negato il peccato originale, di
conseguenza la salvezza da parte di Gesù si esplica non espiando il
peccato ma dando l'esempio a mostrare amore che indurrebbe Dio al
perdono. Questa veduta è ampiamente spiegata in De Jesu Christo
servatore, altra sua opera è il De auctoritate Sancta Scripturae. Nel
Socinianesimo confluirono diverse idee antitrinitarie: da quelle del già
citato Serveto al movimento anabattista, da spunti della tradizione
umanistica alla dottrina di Juan de Valdés e da parti della filologia di
Lorenzo Valla. Nel 1658 si stabilirono in Transilvania, Moravia,
Ungheria, Germania, Francia, Olanda, Inghilterra e America
settentrionale. Influenzarono gli Arminiani, i Mennoniti, i Dissenters e i
Deisti inglesi, gli illuministi tedeschi nonché Ugo Grozio e Baruch
Spinoza I dettami del Socinianesimo erano un'applicazione dello spirito
critico ai fatti religiosi, una svalutazione della dimensione dogmatica,
sostenere un ideale di cristianesimo razionale, pacifista e umanitario
basato sull'etica.
Gli Arminiani da Jacobus Arminius (Jakob Harmensz, 1560-1609)
secondo cui l'Essere Divino era composto da tre persone uguali per
natura ma diversi per grado: il Figlio e lo Spirito Santo derivano dal
Padre.
Testimoni di Geova
I Testimoni di Geova insistono sulla unicità di Dio e rigettano la dottrina
trinitaria sulla scorta di una analisi delle Sacre Scritture che, secondo i
testimoni, né esplicitano né lasciano supporre il concetto trinitario.
Per esempio nella prima lettera ai Corinzi 8,5-6 si può leggere: "In effetti ci
sono molti dèi e molti signori", quindi, l'apostolo Paolo aggiunge:
"Effettivamente c‟è per noi un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose".
Sì, c‟è un solo vero Dio: Geova. Gesù stesso, pregando questo Dio, disse:
48
«Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di te, il solo
vero Dio, e di colui che tu hai mandato, Gesù Cristo» (Giovanni 17,3)
Ebraismo e Islam
L'insegnamento trinitario è tipico del cristianesimo ed in disaccordo con le altre
religioni abramitiche, Ebraismo e Islam; i primi rigettano interamente la missione
divina di Gesù, i secondi accettano Gesù come un profeta umano come Maometto
ma rigettano totalmente la sua deità.Molti all'interno del Giudaismo e dell'Islam
accusano i Cristiani trinitari di praticare il politeismo, di credere in tre dei invece che
in uno solo. L'Islam sostiene questo perché Allah è unico e assoluto (tawhìd). la
Trinità è impossibile ed è persino stata condannata come politeistica. Come viene
sottolineato dal Corano che afferma "Di': «Egli, Allah, è Unico, Allah è l'Assoluto.
Non ha generato, non è stato generato e nessuno è uguale a Lui»"
Obiezioni alla dottrina monoteistica/trinitaria
La critica alla dottrina include l'argomento che il suo mistero, un'evidente
paradosso, in cui viene detto che le persone di Dio condividono
completamente una singola sostanza divina, l'Essere di Dio e tuttavia non
partecipano dell'identità di ciascuno. I critici mettono in discussione la dottrina
perché essi ritengono che questo insegnamento, definito fondamentale,
mancherebbe di un supporto scritturale diretto. Chi invece professa la dottrina
ortodossa riconosce la mancanza di un supporto diretto o formale nell'antico
testamento, ma non nel Nuovo, poiché la dottrina trinitaria sarebbe stata
rivelata con la venuta di Gesù.
Il dibattito sulla base biblica della dottrina tende a ruotare principalmente sulla
questione della divinità di Gesù.
Controversie sulla Scrittura
Antico Testamento
Alcuni esegeti trovano pluralità in termini del Vecchio Testamento come
elohim Altri negano che elhoim denoti pluralità, facendo notare che, questo
nome, in quasi tutte le circostanze richiede un verbo singolare e
argomentando che dove sembra suggerisca pluralità viene smentità dalla
grammatica Ebraica.
La New Catholic Encyclopedia riporta che "La dottrina della Santa Trinità non
è insegnata nel Vecchio Testamento", e "Nel Vecchio testamento non si trova
49
alcuna indicazione chiara di una Terza persona. Spesso è menzionato lo
Spirito di Dio, ma nulla dimostra che lo Spirito è distinto da Jhwh stesso. Il
termine viene usato sempre in relazione all'operare di Dio" [3]. In realtà
l'enciclopedia afferma anche che "i primi Padri della Chiesa erano convinti
dell'esistenza di riferimenti alla dottrina della Trinità anche nell'Antico
Testamento e hanno trovato questi riferimenti in non pochi brani della Bibbia.
Molti di loro ritenevano non solo che i profeti avesso dato testimonianza della
dottrina, ma ritenevano pure che essa si fosse fatta conoscere perfino ai
patriarchi."
Nuovo Testamento
Per coloro che professano la divinità di Gesù questa dottrina è presente nella
cristologia dell'apostolo Giovanni, quando nel prologo del suo vangelo si
afferma che "In principio era il Verbo (cioè il Logos), ed il Verbo era presso
Dio, e il Verbo era Dio". La Chiesa ritiene che con Logos, un termine derivato
dal linguaggio filosofico greco e utilizzato da Giovanni, l'apostolo si riferisce a
Gesù come inerente a Dio e perciò Dio egli stesso, .. Gesù inoltre accettò
l'adorazione, perdonò i peccati, dichiarò di essere unico col Padre e usò
l'espressione "Io sono" come un'eco del Nome Divino (secondo alcune
traduzioni) dato a Mosè sul Sinai. Secondo la cristologia ortodossa infatti
Gesù è veramente uomo e veramente Dio, non esistendo infatti "altri" dei
accanto a Dio, essendo ciò esplicitamente vietato dal Decalogo. Per gli
ortodossi questa dualità della natura divina di Gesù è presente in diverse
parti del Nuovo Testamento e come uomo Gesù è inferiore al padre, anzi
impara l'ubbidienza e prova l'abbassamento totale, sebbene affermi in
seguito che egli dovrà "ascendere al Padre mio e Padre vostro, Iddio mio e
Iddio vostro", distinguendo così fra l'essere figli di Dio in senso figurato
(caratteristico degli uomini) e in senso proprio (caratteristico di Gesù), come
descritto nel primo capitolo della lettera agli Ebrei 1,1-14e anche in divesi
passi di San Paolo.
Obiezioni antitrinitarie
Coloro che rigettano la divinità di Gesù da parte loro, offrono spiegazioni
diverse, mettendo in evidenza, fra le altre cose, che Gesù rifiutò di essere
chiamato buono per deferenza a Dio ("... verso il Padre" Marco 10,8),
rinnegando l'onniscienza, come figlio "imparò l'ubbidienza" (Ebrei 5,8) e si
riferì all'"ascendere al Padre mio e Padre vostro, Iddio mio e Iddio vostro"
(Giovanni 20,17). Inoltre si riferiscono ad affermazioni di Gesù come la sua
dichiarazione che ... il Padre è maggiore di me ... (Giovanni 14,28) o che non
era onnisciente quando affermò: ... né il Figlio, ma solo il Padre. (Marco
13,32) e di Gesù chiamato ... il primogenito di tutta la creazione ... (Colossesi
50
1,15) e ... il principio della creazione di Dio ... (Apocalisse 3,14) che mette in
discussione la sua essenza eterna.
Posizione di Raymond E. Brown
Raymond E. Brown in Theological Studies, scrisse che alcune scritture [4]
sembrano implicare che il titolo Dio non fosse usato per Gesù e che vi sono
"evidenze negative che, spesso, vengono, in qualche modo, ignorate, nel
modo in cui i Cattolici affrontano l'argomento". Tuttavia la conclusione di
Brown è che Gesù è chiamato Dio nel Nuovo Testamento, ma lo sviluppo è
stato graduale e non è emerso fino a un'epoca tarda nella tradizione del
Nuovo Testamento, in cui "ci sono tre affermazioni ragionevolmente chiare e
cinque probabili in cui Gesù è chiamato Dio. Usare "Dio" per Gesù è attestato
all'inizio del II secolo come prosecuzione dell'uso iniziato ai tempi del Nuovo
Testamento. "Gesù è il Signore" era evidentemente una popolare formula
confessionale ai tempi del Nuovo Testamento, e con questa formula i cristiani
hanno dato a Gesù il titolo di "kyrios", che è la traduzione della Septuaginta
per YHWH. Se a Gesù viene dato questo titolo, perché non può essere
chiamato Dio (theos), che la Septuaginta spesso utilizza per tradurre
Elohim?"
Risposte alle obiezioni
I trinitari spiegano che queste affermazioni si riassumono nel fatto che Gesù
esisteva come il Figlio di Dio incarnato. Quindi è vero Dio e vero uomo che
"divenne inferiore agli angeli, a nostro favore" (Ebrei 2,6-8; Salmi 8,4-6) e che
fu tentato come gli uomini sono tentati ma non peccò (Ebrei 4,14-16).
Controrisposte
In risposta, alcuni non-trinitari, ribattono che era limitato non solo mentre era
in forma di uomo ma con 1 Corinti 11,3 ("... il capo del Cristo [è] Dio ..." King
James Version), scritto intorno al 55 d.C., dopo che Gesù era tornato in cielo,
quindi era ancora in una relazione di inferiorità rispetto al Padre. Inoltre fanno
riferimento ad Atti 7,55 e Filippesi 2,9 dove Gesù viene esaltato dopo
l'ascensione al cielo; Ebrei 9,24, Atti 7,55, 1 Corinti 15,24-28 si riferiscono a
Gesù come una personalità distinta nei cieli, il tutto dopo la sua ascensione.[5]
Teorie sull'origine e influenza politeistica
Molti cristiani non-trinitari rigettano la dottrina della Trinità in quanto, secondo
loro, è un evidente esempio di influsso politeistico sul cristianesimo.
Chi professa la dottrina del monoteismo trinitario rigetta tale accusa, perché
la chiesa antica interpretava come pagana l'idea di una trinità di dei, oppure
51
che Gesù Cristo fosse un altro dio, minore e di natura distinta
dall'Onnipotente e unico Dio. Questa era la dottrina di Ario, che faceva di
Gesù un essere divino potente, ma non onnipotente, come gli dei
dell'antichità classica, Apollo, o Ercole, quest'ultimo nato come uomo ma poi
assunto nell'Olimpo da Giove). Secondo tale punto di vista, infatti, la dottrina
della trinità infatti non può mai essere distinta da quella dell'unità di Dio, ed è
proprio l'idea di una pluralità di dei accanto all'unico Dio che è contraria al
primo comandamento dell'ebraismo: "non avrai altro dio accanto a me".
Coloro che accusano di paganesimo le chiese cristiane ritengono che un'idea
più semplice di Dio si perse presto nella storia della Chiesa, attraverso
l'adattamento a idee pagane e l'incomprensibile dottrina della Trinità ne
avrebbe preso il posto. Essi ritengono che ci sia affinità con l'adorazione di
dei pagani raggruppati per tre o triadi presenti anche in Egitto, Grecia e Roma
e Babilonia, secoli prima, durante e dopo Cristo.
Secondo gli antitrinitari dopo la morte degli apostoli ci sarebbe stata
un'infiltrazione di queste credenze nella Cristianità. Tuttavia c'è chi sostiene
che già scritti cristiani del I e II Secolo, fra cui il Nuovo Testamento canonico,
riflettono in un certo qual modo la credenza che Gesù era uno con Dio Padre
(i gruppi cristiani che effettivamente rifiutavano questa affermazione erano gli
Ebioniti, che tuttavia non accettavano i libri sacri che diventarono
definitivamente canonici nel IV secolo). Gli anti-trinitari ribattono che fu a
questo punto che la natura dell'unicità si evolse da coesistenza pervadente a
identità e trovano un collegamento diretto tra la dottrina della Trinità e i
teologi della Scuola di Alessandria che, con la sua forte enfasi sulla divinità di
Gesù, avrebbe fatto da intermediaria tra l'eredità religiosa egiziana e la
cristianità. In realtà anche Ario era di Alessandria, e la sua teologia riflette
anch'essa la tradizione di quella scuola.
Il cristianesimo ortodosso è accusato pertanto di adottare principi pagani
inventati dagli egiziani e adottati dal pensiero cristiano attraverso la filosofia
greca. Come di ciò, i critici della dottrina, additano la largamente riconosciuta
adozione, da parte della cristianità, della filosofia platonica, evidente nelle
formule trinitarie che appaiono verso la fine del III Secolo. In realtà formule
platoniche sono già presenti nel vangelo di Giovanni, dato che il termine
logos è largamente usato da Platone e da Filone alessandrino. La dottrina
trinitaria divenne fermamente radicata sui territori ellenizzati. Quindi un'idea
essenzialmente pagana si sarebbe imposta con la forza alle Chiese iniziando
dal periodo Costantiniano. Anche se le trinità neo-platoniche, come quella
dell'Uno, del Noûs e dell'Anima, non sono una trinità di equità consustanziale,
come nella Cristianità Ortodossa. In realtà, sebbene al concilio di Nicea sia
prevalsa l'attuale dottrina ortodossa, nei decenni successivi, a partire dagli
ultimi anni di vita di Costantino (che fu battezzato in punto di morte secondo
52
l'arianesimo) e soprattutto sotto Costanzo, che era un convinto ariano, il
cristianesimo niceno era fortemente avversato dal potere politico al punto che
quasi tutti i vescovi ortodossi erano stati esiliati. La situazione si placò sotto
l'imperatore Giuliano che, indifferente al cristianesimo, permise ai cattolici di
rientrare nelle loro sedi.
I non trinitari asseriscono che i Cattolici devono aver riconosciuto le radici
pagane della Trinità, perché le asserzioni del prestito furono sollevate da
alcuni disputanti durante il tempo che la Dottrina Nicena si stava
formalizzando e adottando dai Vescovi. Per dimostrare tale tesi portano come
esempio, del IV secolo, gli scritti del Vescovo Cattolico Marcello di Ancira
sulla Sacra Chiesa che affermano:
«Adesso con l'eresia Ariana che ha corrotto la chiesa di Dio ... questi
dieci insegnano tre ipostasi»
[6]
proprio come Valentino l'eretico, che per primo le usò nel suo libro Le tre
nature. Egli fu il primo ad utilizzare le tre ipostasi e le tre persone del Padre,
Figlio e Spirito Santo, e, si è scoperto che ha attinto da Ermes e Platone.
"[7]. Queste affermazioni su un termine chiave della Cristianità Niceana,
attribuita ad uno gnostico, darebbe credibilità all'accusa di aver preso in
prestito dalle religioni politeistiche. Marcello, dopo la sua morte, fu
condannato come eretico (381) con l'accusa di insegnare una forma di
Sabellianismo (Modalismo).
I primi apologisti, incluso Giustino martire, Tertulliano e Ireneo, hanno spesso
discusso i paralleli e i contrasti tra Cristianità, paganesimo e sincretismo[8]
rispondendo, nei loro scritti apologetici cristiani, alle accuse di aver attinto dal
paganesimo.
Triadi e loro rappresentazioni
Babilonia: Sin, Shamash e Ishtar; Anu, Enlil o Bel e Ea
Egitto: Ptah, Ra e Amon o Ptah, Sokar e Osiride
Grecia: Zeus, Poseidone e Ade)
Roma: Giove, Marte e Quirino prima e Giove, Giunone e Minerva poi
Brahmanesimo: (tra IX e VI sec. a.C.) Il dio Brahmã è rappresentato
con tre teste
Religione Celtica: (tra il VI e III sec. a.C.) Le divinità Celtiche erano dei
della vegetazione, della guerra e divinità tutelari e spesso venivano
raffigurate con tre teste o con tre volti o tre figure identiche.
53
Buddhismo:


Rappresentate da tre ruote sono le tre fondamenta o Gemme del
buddhismo (Triratna) e cioè il Buddha, il suo insegnamento e la
comunità.
Secondo la scuola mahayana metafisica Svàtantrika e le sue
derivazioni come ad esempio la Yogacara , trikãya designa i tre
corpi o tre livelli di esistenza del buddha, aggiungendo
Samboghakaya e Nirmanakaya al Dharmakaya mahayanico
originario[9].
Versetti controversi
Giovanni 1,1.
L'ultima frase del versetto, in quasi tutte le versioni, viene tradotta come
"e la Parola era Dio" (Revised Standard Version, King James Version,
Diodati, Nuova Riveduta, Luzzi, World English Bible, A Conservative
Version, Darby) o "e il Verbo era Dio" (Vulgata, C.E.I., Reina Valera).
Questa forma è mantenuta da alcuni unitariani, altri antitrinitari come i
testimoni di Geova traducono "la Parola era un dio", mentra altri ancora
fanno le seguenti considerazioni:
Il greco usa la parola "Dio" (théos) sia per riferirsi al Padre che ad altre
autorità. Queste includono il Diavolo (2 Corinti 4,4), deità minori (1
Corinti 8,5) e autorità umane (Giovanni 10,34.35; Atti 12,22).
All'epoca della stesura del Nuovo Testamento, la lingua usata era il
Greco koiné la sua caratteristica era quella di essere scritto in tutte
lettere maiuscole. Non essendoci caratteri maiuscoli e minuscoli non
poteva certo farsi la distinzione che noi oggi facciamo tra Dio e dio. In
genere è il contesto che la fa da giudice.
Quasi sempre nel Nuovo Testamento quando "Dio" fa riferimento al
Padre, nel testo greco appare l'articolo determinativo (questo articolo si
vede solo nel testo greco ma non è mai tradotto). I traduttori sono
normalmente molto sensibili a questo (vedi Giovanni 10,33). La
differenza tra theós con e senza l'articolo si nota in Giovanni 1,1:
"all'inizio era la Parola, e la Parola era con "il theós", e la Parola era
"theós". siccome l'articolo determinativo nel secondo caso di "theós"
("Dio") non c'è di solito il significato sarebbe "dio" o "divino". James
54
Moffatt, che era un professore di greco e di Esegesi del Nuovo
Testamento al Mansfield College di Oxford in Inghilterra, ed autore
dell'omonima Bibbia di Moffatt, tradusse la frase, "il lógos era divino".
Una spiegazione molto chiara di come tradurre theós senza l'articolo
determinativo si può trovare in Jesus As They Knew Him, di William
Barclay, un professore del Trinity College di Glasgow:
«In un caso come questo noi non possiamo fare altro che andare ai
termini greci che sono "theós en hó lógos". Hó è l'articolo determinativo,
il, e si può vedere che c'è un articolo determinativo con "lógos", ma non
con "theós". Quando in greco due nomi sono congiunti dal verbo
"essere", e quando ambedue hanno l'articolo determinativo, si intende
che l'uno sia identificato pienamente con l'altro; ma quando uno di loro
è senza l'articolo, diventa più un aggettivo che un nome, e descrive
piuttosto la classe o sfera di appartenenza dell'altro».
Un esempio potrebbe rendere l'idea. Se dico "Il predicatore è l'uomo"
identifico il predicatore con l'uomo, una persona specifica che ho in
mente se, invece, non metto l'articolo dicendo "Il predicatore è uomo"
quello che voglio dire è che il predicatore è classificato come uomo,
nella sfera della virilità è un essere umano.
Così come nell'ultima frase di Giovanni 1,1 Giovanni non ha messo
l'articolo prima di "theós", "Dio". Il lógos, perciò non è identificato come
Dio o con Dio; la parola "theós" è divenuta aggettivo e descrive la sfera
di appartenenza del lógos. Perciò possiamo dire che il lógos appartiene
alla stessa sfera di Dio, pur senza essere identificato con Dio.[10]
Qui la New English Bible adopera quella che ritiene la traduzione
perfetta: Quello che era Dio, la Parola era.
The Bible-An American Translation (1935) traduce e la parola era
Divina,
The New Testament in an Improved Version (1808) e la Parola era un
Dio,
The Emphatic Diaglott (1864) e un Dio era la Parola,
La Sainte Bible (1879) e la Parola era un Dio,
La Bible du Centenaire (1928) e la Parola era un essere divino,
Das Evangelium nach Johannes, di Siegfried Schulz (1975) e un dio (o,
di specie divina) era la Parola,
Das Evangelium nach Johannes, di Johannes Schneider (1978) e di
una sorta simile a Dio era il lógos,
Das Evangelium nach Johannes, di Jürgen Becker (1979) e un dio era
il lógos
Una conferma indiretta è data da Giuseppe Flavio [11] Nell'Introduzione
a pag. XLVIII viene detto: Non di rado Giuseppe [Flavio], per significare
55
l'intervento divino nei fatti umani, preferisce far uso di un generico tó
teión, la divinità, piuttosto che del ben più personalizzante ò theós, che
ovviamente per lui è il dio dei Giudei
L'influenza dell'imperatore Costantino nella definizione
della trinità
Molti antitrinitari considerano l'imperatore romano Costantino I il vero fautore
della trinità, egli avrebbe esercitato pressioni sui vescovi riuniti nel primo
concilio di Nicea affinché risolvessero in tempi rapidi le controversie dottrinali.
«Costantino, come suo padre, adorava il Sole invitto; . . . la sua conversione
non va interpretata come un'esperienza interiore di grazia . . . Fu una
questione militare. La sua comprensione della dottrina cristiana non fu mai
molto chiara, ma egli era sicuro che la vittoria in battaglia dipendeva dal
favore del Dio dei cristiani»
(Henry Chadwick, The Early Church, Harmondsworth 1967, pp. 122, 124)
L'Encyclopædia Britannica spiega:
«Costantino stesso presiedette, guidando attivamente le discussioni, e
propose personalmente . . . la formula cruciale che esprimeva la relazione fra
Cristo e Dio nel simbolo formulato dal concilio, 'consustanziale col Padre' . . .
Intimoriti dall'imperatore, i vescovi, con due sole eccezioni, firmarono il
simbolo, molti fondamentalmente contro la loro volontà".»
(Chicago 1971, vol. 6, p. 386.)
Su questa tesi non c'è accordo tra gli storici.
Associazione Wikimedia Italia
: sono aperte le iscrizioni per l'anno 2007
Cristologia
A Gesù Cristo nel Cristianesimo si attribuisce sia la natura umana che quella
divina. Questa dottrina si è progressivamente definita nel primo millennio
del Cristianesimo soprattutto nei primi sette concili ecumenici; in questa
voce se ne dà un breve sunto.
56
Secondo la dottrina cristiana, Gesù Cristo è la seconda persona della Trinità,
cioè il Figlio (la prima è il Padre e la terza lo Spirito Santo). Come tale è Dio,
esiste a parte ante dall'inizio dei tempi ed esisterà in eterno a parte post. In
un determinato momento della storia, inoltre, Gesù si è incarnato, cioè ha
assunto la natura umana, nascendo da Maria (con nascita verginale secondo
il Vangelo), pur rimanendo allo stesso tempo Dio. Da quel momento e per
sempre egli conserva entrambe le nature, umana e divina.
Tu dici che l‟ affermazione della dottrina della trinità e, l‟ affermazione che
Yeshua è il figlio di Dio (Dio stesso) è alla base del cristianesimo e che ciò ti
pone automaticamente fuori. Tutto ciò invece a me non pone fuori proprio per
niente! Perché ciò che tu chiami “cristianesimo”, io lo chiamo “pseudocristianesimo” e, ciò che tu chiami “proto-cristianesimo” io lo chiamo
“cristianesimo”, se queste dottrine dunque sono il fondamento dello pseudocristianesimo, non credo affatto che lo siano per il cristianesimo. Il primo è
impregnato di paganesimo ed idolatria, è certamente non ebraico, il secondo
è invece assolutamente ebraico.
Associazione Wikimedia Italia
: sono aperte le iscrizioni per l'anno 2007
Gesù secondo l'Ebraismo
Interessanti riflessioni sulla figura di Gesù sono state fatte da un punto di
vista ebraico da Leo Baeck in un saggio pubblicato in Germania nel 1938 (in
piena dittatura hitleriana): "Il Vangelo: un documento ebraico". In esso Baeck
vuole dimostrare, attraverso l'analisi filologica dei Vangeli, che questi, "ripuliti"
dalle sedimentazioni paoline di carattere teologicamente antigiudaico,
contengono il messaggio profondamente ebraico di Gesù.
Se dunque non credo che Yeshua Ben Yosef sia il figlio di Dio, se non penso
che Egli sia la terza persona della trinità (come del resto non penso che lo
Spirito Santo sia la seconda, quest‟ espressione nell‟ A.T. viene sempre
utilizzata in riferimento all‟ azione di Dio), chi penso che Egli sia? Certamente
un uomo, non penso però che sia un uomo comune, Egli fu certamente il più
grande di tutti i Rabby ed il più grande tra i Profeti, credo che Egli sia stato
totalmente in comunione con Dio, a Lui sottomesso e che ciò fosse
preordinato da Dio, credo cioè che Dio lo abbia creato appositamente per uno
scopo preciso. Penso che mentre Dio si sia rivelato agli uomini tramite i
Profeti, Mosè, Elia, Eliseo ecc… tramite Yeshua l‟abbia fatto in modo molto
più completo, e non in un periodo della Sua vita ma dalla Sua nascita alla sua
57
morte, la Sua santificazione non fu paragonabile a quella di nessun altro
uomo, per usare un termine a te conosciuto potremmo parlare di “pienezza
dello Spirito Santo”, dove per pienezza non intendo certamente in senso
pentecostale (lo S.S. non si può possedere, sarebbe come dire di possedere
Dio, e poi lo S.S. non è dosabile), con questo termine intendo la
manifestazione di Dio, in conseguenza ad un rapporto di comunione, una
santificazione, una sottomissione e dedizione, che nel caso di Yeshua erano
totali, e ciò per opera di Dio stesso. Il termine di figlio di Dio in riferimento a
Yeshua può risultare accettabile solo in senso relazionale, metaforico, tutte le
creature sono figli di Dio, gli ebrei di quei tempi si rivolgevano a Dio con
termini come Signore o Eterno, il rapporto con Dio era più simile a quello che
intercorre tra il re ed un servo, Yesuha per primo propose un diverso tipo di
rapporto chiamandolo Padre, e insegnò ai suoi discepoli a pregare dicendo
“Padre nostro”, a coloro che non sono nati da volontà di carne e sangue, ma
dallo Spirito ha dato autorità di considerarsi figli, disse: “…il Padre mio e
Padre vostro, Iddio mio e Iddio vostro”. Anche oggi i cristiani chiamano Dio
loro padre e si considerano fratelli tra loro, se noi ci definiamo figli di Dio,
tanto più questo termine è appropriato per Yeshua che è il fratello maggiore.
In tutte le famiglie il primo genito gode del massimo rispetto e dell‟ autorità
che gli viene dal padre, perché fa i suoi interessi e parla per suo conto
(parabola dei vignaioli), perché è mandato dal padre, così è di Yeshua, che è
mandato dal Padre di ognuno. Il termine Signore, usato dai discepoli, veniva
normalmente usato in riferimento alle autorità, civili e religiose, solo in seguito
alla Sua morte gli appellativi di Figlio e Signore, vennero utilizzati per
dimostrare la Sua natura divina. Come Maestro e Profeta insegnò la legge di
Mosè, secondo un‟ interpretazione etica, fu il più grande riformatore del
giudaismo, attraverso la Sua predicazione (e quella dei Suoi discepoli), la
conoscenza dell‟ unico Dio e la legge travalicarono i confini di Israele e milioni
di goym si convertirono al giudaismo, entrando a far parte del popolo di
Israele, del popolo di Dio. Personalmente credo nell‟ opera della croce,
necessaria per creare le premesse affinché ogni uomo possa essere salvato,
non esser giudicato cioè in base al peccato (nessuno potrebbe sussistere a
tal giudizio) ma alla fede.
Prima di parlare del Messia voglio farti leggere una cosa:
Messia
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Messia è un termine che deriva dall'ebraico mashìach (‫חישמ‬, unto) e significa
"unto". In greco mashìach si traduce Christòs (Χριστός), da cui viene
l'appellativo di Gesù (nome ebraico aicnunorp[ ‫יהושע‬IPA: Yĕhošūa„[,
attraverso il greco dei vangeli Ιησοσς (Iēsoûs) e il latino Iesus. Significa "Dio è
salvezza" o "Dio salva"), per l'appunto chiamato "Cristo".
58
Storia dell'uso del termine
Viene impiegato nell'Antico Testamento per indicare i personaggi unti di olio
per volere o su indicazione di Dio, persone caratterizzate da una precisa
missione e con uno scopo: re, profeti, sacerdoti.
Attraverso l'esperienza del regno (cioè a partire dal primo re, Saul), "messia"
viene usato più specificamente in riferimento ai re. L'Antico Testamento
riporta la promessa fatta alla discendenza di Davide che un suo discendente
sarebbe rimasto sempre sul trono di Giuda, dando alla consacrazione regale
un carattere dinastico.
Con la fine della monarchia nel regno giudaico, successiva al regno
israelitico, e l'inizio dell'esilio babilonese (587-538 a.C.), il significato del
termine assume anche un significato escatologico ed indica l'inviato di Dio
che apre l'era omonima: l'era messianica.
Al significato ultimo sovraesposto si allaccia il riconoscimento cristiano di
Gesù Cristo quale messia atteso da Israele
Utilizzo in ambito ebraico
L'obiettivo finale ebraico si realizza in una monarchiva davidica, apice di
Israele, che l'avvento messianico dovrebbe restaurare. Alla base del conflitto
tra giudei e cristiani c'è una scelta di fede irreversibile, poiché non è
concepibile un messia figlio di falegname e condannato come malfattore: in
ambito cristiano questa scelta prende il nome di eresia giudaica.
Dalla seconda metà del I secolo a.C. diventa il titolo dei capirivolta ebrei del
regno di Giuda poiché spesso avevano contemporaneamente sia il grado di
capo delle forze armate che di sommo sacerdote, come ad esempio
personaggi quali Mattatia il Maccabeo, o suo figlio Giuda Maccabeo, e la loro
discendenza.
Il Rebbe, gli ebrei e il Messia (I)
David Berger
Una trasformazione a dir poco rivoluzionaria nel corso degli ultimi sette
anni ha colto di sorpresa l’ebraismo, e a meno che questo non riesca a
disfarsene, gli ebrei dovranno scontrarsi con il fatto che uno dei pilastri
59
principali della loro fede è stato minato e si dovranno riscrivere anche i
manuali più basilari sulle differenze fra l’ebraismo e il cristianesimo.
Stiamo parlando di ciò che gli ebrei credono riguardo il Messia.
La fede nell'avvento di un redentore è un elemento fondamentale
dell‟ebraismo tradizionale, e vi è una letteratura ricchissima che contiene le
più svariate supposizioni a proposito della fine dei giorni. In ogni caso, è
possibile comprimere l‟essenza della fede messianica ebraica tradizionale in
una frase: un re sorgerà dalla linea del David biblico e questo re governerà
un mondo dove ci sarà prosperità, pace, monoteismo, con il Tempio in
Gerusalemme ricostruito e il popolo ebraico, che compresi i suoi morti risorti,
sarà riportato alla sua terra.
La storia ebraica è animata da decine e decine di figure messianiche, i cui
seguaci si sono dissipati alla morte di questi personaggi insignificanti. Le
uniche due eccezioni – fino ai tempi recenti – sono state Gesù e il messia
ottocentesco Shabbetai Tzevi, i cui movimenti si sono separati rapidamente
dalla corrente principale dell‟ebraismo.
Il motivo per cui i movimenti messianici non sono durati, si trova in una delle
idee centrali dell‟ebraismo: il vero Messia deve riuscire nel suo compito e
giacché quei movimenti sono falliti, non sono veramente messianici. Secondo
il giudizio definitivo dello studioso rabbinico, Moshè Maimonide, forse non
sappiamo tutti i dettagli dello svolgersi dello scenario messianico, ma sono
chiare le condizioni basilari:
«Se un re sorgerà dalla casa di David che studia la Torà e che segue le
mizvòt come il suo antenato David, in accordo con la legge, sia scritta e
orale, e obbligherà tutto Israele a seguirla e a rafforzarla; e combatterà le
guerre del Signore – allora quest‟uomo meriterà di sostenere di essere il
messia. Se procederà con successo, sconfiggerà le nazioni circostanti,
costruirà il Tempio nel suo posto, e riunirà i dispersi d‟Israele, allora egli sarà
certamente il Messia. Ma se non fosse riuscito fino a questo punto, o se sia
stato ucciso, sarà evidente [letteralmente «saputo»] che egli non era colui
che era stato promesso dalla Torà, ma, piuttosto, un uomo come tutti i re
completi e giusti d‟Israele che sono morti… Tutti gli avvenimenti riguardanti
Gesù di Nazareth, e riguardanti l‟ishmaelita [Mohammad], venuto dopo di lui
avevano lo scopo di spianare la strada per il re messia e preparare il mondo
in modo che tutti potessero servire insieme il Signore, com‟è scritto (Tzefanià
3,8), «Perché allora purificherò la parola della gente, in modo che invochino il
Signore con il Suo nome e Lo servano di comune accordo. » [Mishnè Torà,
Le Leggi dei Re, 11,4, nella versione non censurata].
Va da sé che, per i cristiani, era naturale che il messia morisse nel corso
della sua missione di redenzione e la negazione ebraica di questo enunciato
60
è stata effettivamente uno dei punti centrali di discussione durante il dibattito
millenario fra le due religioni. Così, nella disputa medievale più famosa, il
rappresentante ebraico, Moshè ben Nahman (Nahmanide), affermava che
non poteva credere che Gesù fosse il messia perché la profezia biblica di
pace universale e della conoscenza di Dio non si erano avverate.
Tuttavia, incredibilmente, durante gli ultimi sette anni, l‟ebraismo ortodosso
ha sostanzialmente dichiarato che riguardo a questo problema fondamentale,
erano in fin dei conti, i cristiani ad avere ragione mentre gli ebrei si erano
profondamente sbagliati. Vorrei sottolineare il «sostanzialmente»: nessuno ha
pronunziato esattamente queste parole, e identificare Gesù con il messia
rimane un anatema, ma ciò nonostante, due considerazioni legate una
all‟altra portano a questa conclusione:
Primo, una larga fascia, certamente una cospicua maggioranza, di un
movimento ortodosso chassidico molto importante che si chiama Lubavitch o
Chabad, afferma che il Rebbe Lubavitch, il rabbino Menachem Mendel
Schneerson, seppellito nel giugno 1994, ha dato inizio alla missione
messianica autentica e tornerà fra non molto per completare la redenzione
nella sua veste di messia.
Secondo, e molto più importante, i chassidim che proclamano questa
credenza, compresi alcuni che hanno dichiarato che sia un principio obbligato
dalla legge ebraica, sono attualmente titolari di posizioni religiose di grande
rilievo, godono dell‟approvazione delle maggiori autorità ortodosse che non
hanno nessun legame con il loro movimento. I posti in cui queste persone
occupano vanno dagli uffici del rabbinato israeliano, alla moltitudine di
importanti organizzazioni rabbiniche, alla presidenza delle corti rabbiniche in
Israele e altrove, senza dimenticare il settore dei servizi come i soferim
(scrittori di testi sacri) e macellai rituali, insegnanti e presidi di scuole e
organizzazioni religiose che ricevono finanziamenti dalle correnti principali
dell‟ortodossia. Quindi, per la maggior parte dell‟ebraismo ortodosso, i confini
tradizionali della fede messianica d‟Israele semplicemente non esistono più.
Per lo storico, il processo che termina con questa trasformazione è un
dramma passionale; è, infatti, un‟occasione più unica che rara. Non è meno
affascinante per l‟ebreo credente: più come un incubo che come dato di fatto.
Nella mia doppia veste di storico e di ebreo credente, ho avuto un certo ruolo
nelle prime battute di questo racconto, come si potrà leggere di seguito. Ma il
capitolo finale è ancora tutto da scrivere.
Commentary, settembre 2001, vol. 112, numero 2, p. 23 - Traduzione di Lenore Rosenberg
61
Partendo dalle espressioni “Figlio di Dio” e “Figlio dell‟uomo”, che Yeshua
usava in riferimento a se setesso, e che divennero in seguito intese come
espressione di un unico concetto, associate al termine di “Messia” (nella sua
accezione escatologica) ed utilizzate esclusivamente per indicare Yeshua,
sottintendendo la Sua natura divina, anzi attribuendo a Yeshua e ai Suoi
discepoli tale affermazione, si è costruito a posteriori l‟impianto dogmatico su
cui, i padri conciliari costruirono la dottrina della trinità. Indossiamo ora gli
occhiali dell‟ebraismo, e consideriamo sulla base di quanto abbiamo letto
sopra quale fosse il significato di tali espressioni secondo l‟ebraismo e come
venissero utilizzate. Prima però ti devo far leggere ancora qualcosa
sull‟espressione “Figlio dell‟ uomo”:
Figlio dell'uomo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L‟espressione Figlio dell’uomo appare sovente nella Bibbia sia nella forma
ebraica ben-adhàm (con la variante aramaica bar „enàsh) che nella
traduzione greca huis tou anthròpou operata dagli agiografi del Nuovo
Testamento. Di essa c‟è traccia anche nella letteratura apocrifa (per esempio
il Libro di Enoch e il 4 Esdra).
Antico Testamento
Nell'Antico Testamento il libro in cui questa espressione ricorre più volte è
quello di Ezechiele, dove più di 90 volte Dio si rivolge al profeta chiamandolo
figlio dell‟uomo.
Nell‟ebraico dell'Antico Testamento, questa locuzione presenta più di una
sfumatura semantica; tra l‟altro, ricordiamo:




in Ez 2,1 indica un singolo individuo del genere umano. Infatti la
maggioranza delle traduzioni bibliche la rende semplicemente con
“uomo”,
in Sal 8,5, 146,3 e Ger 49,18 49,33 indica l‟umanità nel suo complesso
(comprendendo indirettamente anche la persona che parla),
in Sal 144,3 (con ben-„enòhsh) indica “figlio dell‟uomo mortale”
in Dn 7,13 indica un uomo comune che è portato sulle nubi del cielo
davanti all‟Antico dei giorni.
L‟ultima delle pericopi menzionate (cioè Dn 7,13) recita:
«Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del
62
cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu
presentato a lui.»
Essa è stata intesa fin dall‟inizio, dalla tradizione e dalla Chiesa primitiva,
come il trait-d‟union tra l'Antico ed il Nuovo Testamento, come l‟adempiersi
preciso e puntuale della profezia. Questa opinione resta a tut‟oggi condivisa
dalla maggior parte del mondo cristiano e dagli studiosi anche se non sono
mancanti pareri discordanti sia in materia di critica testuale, sia in materia
esegetica e sia in ambito teologico attinente la leggittimità dell‟associazione di
essa con la figura di Gesù Cristo.
Nuovo Testamento
Nel Nuovo Testamento l'appellativo Figlio dell'uomo si riferisce sempre a
Gesù Cristo ed è uno dei titoli con il quale egli è designato (o meglio che si
autodesigna).
Nei Vangeli ricorre circa 80 volte; al di fuori di essi ricorre in At 7,56, in Eb 2,6
e in Ap 1,13 e 14,14.
Questa locuzione pone l‟attenzione sul fatto che Gesù è davvero un essere
umano dato che è divenuto carne (cfr. Gv 1,14) essendo nato da una donna,
la vergine ebrea Maria che l‟ha concepito e partorito (cfr. Gal 4,4 e Lc 1,3436). In altri termini questa espressione vuole puntualizzare lo stretto legame
di parentela esistente fra Gesù Cristo e il genere umano oltreché ovviamente
essere tesa ad esaltare la sua funzione salvifica (in virtù del passo di Dn
7,13).
Non può sfuggire una certa affinità (per assonanza e contenuto) con altri due
titoli attribuiti a Gesù:

Figlio di Davide (in quanto, benché Gesù abbia soggiaciuto su questo
argomento, egli era unanimamente ritenuto dai suoi seguaci come
l‟erede del regno in virtù della sua discendenza davidica):
«Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a
dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!»»
(Mc 10, 47)

Figlio di Dio (in quanto di origine divina):
«Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed
egli in Dio»
63
(Gv 4,15)
Nei Vangeli l'espressione Figlio dell'uomo, intesa come circonlocuzione,
appare sempre in bocca a Gesù che stando a quanto possiamo dedurre da
Mc 8,29-31 e Mc 14,61-62 la doveva gradire particolarmente. Gli studiosi la
ritengono come un modo discreto al quale Gesù ricorreva per rivendicare con
forza la sua messianità ma nel contempo usando l‟accortezza di non
allarmare i suoi ascoltatori. Questa considerazione di fondo giustifica il fatto
che essa sia utilizzata in un ampio e disparato spettro di ambiti d‟uso:



in Mc 8,38 è collegata all‟idea del trionfo escatologico: “… anche il
Figlio dell‟uomo si vergognerà di lui …”,
in Mc 8,31 si parla della ineluttabilità delle sofferenze: “E cominciò ad
insegnar loro che il figlio dell‟uomo doveva molto soffrire …”,
in Mc 2,27-28 è legata alla realta immediata di Gesù che predica ed
opera miracoli: “E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l‟uomo e non
l‟uomo per il sabato»”,
Non dimentichiamo che peraltro il suo modo di parlare doveva apparire
enigmatico a molti degli ascoltatori (cfr. Gv 12,34 “Chi è questo figlio
dell‟uomo?”).
Ben-Adhàm, dunque figlio di Adamo, uomo, umanità… è dunque
associabile all’espressione “basar”, unione di anima “nefesh” e corpo, ciò
che traduciamo con carne e che Paolo contrappone allo spirito, la sfera
spirituale con cui siamo in contatto con Dio, “ruach” è associabile
all’espressione “figli di Dio” che indica coloro che “non sono nati da
volontà di carne, ma dallo Spirito”, coloro che provengono da Dio, gli unti …i
Messia appunto, con questo termine si indicavano inizialmente le autorità
spirituali e civili, Profeti e Re.
Ben-Adhàm = basar = carne = Figlio d’uomo
Ben El-Hoim = Ben-Adhàm + Ruach (mosso dallo Spirito) = Figlio di Dio
(che viene da)
“…quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini, ed ebbero da
loro dei figli. Questi ( i figli di Dio) sono gli uomini potenti che, fin dai
tempi antichi, sono stati famosi.”
Genesi 6:4
64
Messia e figlio di Dio, venne poi utilizzato solo per i Re, e poi per la dinastia di
Davide, e in seguito alla fine della monarchia prese una valenza escatologica, ma mai
furono intesi come sinonimi di Dio, o come affermazione della natura divina di un
uomo. Yeshua utilizzò questi termini in senso più generale, o forse per sott’intendere
la Sua messianicità, il Suo esser Re dei giudei, ma dubito che intendesse con queste
espressioni proclamarsi Dio e che fosse considerato tale dai discepoli. Credo che Egli
fosse il Messia, certo il Suo avvento non aprì il millennio, non instaurò il regno
messianico degli ultimi tempi, il Messia atteso dagli ebrei deve ancora venire, questo
Messia degli ultimi tempi è quello che i cristiani definiscono il ritorno di Cristo. Io
credo che Yeshua fosse certamente Messia, il più grande Messia che sia apparso sulla
terra, come dice Giovanni nell’apocalisse ci sarà prima della fine dei tempi l’avvento
di un anticristo (anti-Messia), ma molti anticristi sono già nel mondo (lo spirito
dell’anticristo è già operante), così è del Messia, vi sono stati molti Messia perché lo
Spirito di Dio è all’opera, dobbiamo attendere però la venuta del Messia che
precederà la fine. Yeshua tornerà? Se per Yeshua intendiamo la terza persona della
trinità non potrà essere che Lui, se invece intendiamo l’uomo, quel corpo, quel viso e
quel nome, ritengo che questi siano solo attributi umani, contingenti, come dici tu
questo rimetterebbe in gioco il concetto di reincarnazione. Io personalmente non sto
aspettando il ritorno di Yeshua ma quello del Messia, cioè non di Yeshua ma dello
Spirito che operò attraverso Lui, questo è ciò che lo rese Messia, in altre parole
attendo che Dio torni a manifestarsi con potenza attraverso un uomo, e che venga
instaurata l’era messianica. Attendo lo stesso Messia degli ebrei, e credo che questo
Messia sarà lo stesso per ebrei e cristiani (non ho detto pseudo-cristiani). Quanto al
Messia Yeshua, è stato Messia per cristiani e per ebrei (anche se non riconosciuto)
poiché la Sua missione era diretta agli uni e agli altri, anzi per chi crede nell’opera
della croce, la Sua messianicità assume un valore universale. Ribadisco il fatto che a
mio avviso non è assolutamente necessario ai fini della salvezza riconoscere la Sua
identità messianica, penso che il carattere redentore della Sua opera sia oggettivo,
non dipenda cioè dalla sua accettazione. Come ho detto in “nella terra di mezzo”,
credo che attraverso Yeshua i goym entrino a far parte di Israele, adorando l’unico
vero Dio e sottomettendosi alle Sue leggi (sia pur con una diversa comprensione),
credo altresì che non solo l’ebraismo abbia carattere salvifico indipendentemente dal
fatto che gli ebrei non lo considerino Messia o (come pretenderebbero i trinitari)
addirittura Figlio di Dio, o Dio stesso, ma anzi credo che il non riconoscerlo Messia
faccia parte del piano di Dio, dovendo essi restar fedeli al loro patto e custodire
inalterate le leggi di Mosè. Più studio e più mi convinco di quanto asserisco, ma
anche ammettendo il dubbio ritengo che sarebbe di gran lunga un errore meno grave
non riconoscere la divinità di Cristo, che l’adorare un uomo come Dio! Vedi dunque
Ferruccio che, se concepito correttamente è molto più ebraico di quanto non si possa
credere? Anzi è ebraico, torno a ribadirlo con forza! Cosa mi impedirebbe di
definirmi ebreo se lo sono nella sostanza? Il fatto che gli pseudo-cristiani non si
considerino tali? Il fatto che non mi sia convertito al giudaismo rabbinico e che
quindi non venga considerato ebreo secondo l’Alachà? Mia madre non è di origine
ebraica è vero (dubbio …ma allora poiché Ruth era moabita, dovremmo ritenere che
65
il Re David non era ebreo? …Non credo!), se non per il fatto di essere cristiana, ma
anche accettando il fatto che i miei avi si siano convertiti all’ebraismo attraverso
l’accettazione del messaggio di Yeshua, e che poi si siano nei secoli discostati
enormemente dal messaggio originale e dall’ebraismo, il tornare a Yeshua non è da
considerarsi a tutti gli effetti come riconversione? Nel mio cuore sventolano due
bandiere, quella italiana e quella di Israele, seguo la politica e gli avvenimenti che lo
riguardano, ascolto la musica ebraica, e la produzione cinematografica, studio la sua
storia, ho letto libri di Primo Levi, di Moni Ovaia (che ho conosciuto e di cui ti
consiglio anche la musica), saggi di Stefano Levi della torre e studiato teologi come
Martin Buber ecc…, ma soprattutto prego tutti i giorni per Gerusalemme e la pace in
Israele. Certo non sono un giudeo rabbinico, non sono circonciso, non conosco la
lingua ebraica …tuttavia sono ebreo! L’essenza del cristianesimo è assolutamente
ebraica, nessuno mi convincerà mai del contrario. I cristiani che negano ciò, negano
lo stesso Yeshua, gli ebrei che non riconoscono l’ebraicità di Yeshua, e di un
cristianesimo veramente autentico, disconoscono una parte di se stessi, della loro
cultura! La connotazione messianica del cristianesimo è forse l’elemento che di fatto
mi pone fuori dall’ebraismo? Che dire allora dei Lubavicher? Il riconoscimento della
messianicità di Yeshua, così come io la intendo, può costituire la differenza tra me e
il giudeo ortodosso, possiamo discutere su come interpretare la legge (su questo
punto credo che i giudei ortodossi debbano attenersi ad essa come infatti fanno, i
reformes secondo la loro interpretazione, ed i giudei seguaci del Nazzareno secondo
quella che è stata loro data), tutto ciò però dall’interno dell’ebraismo stesso.
Poiché mi pare che tu abbia letto poco finora, in chiusura inserisco un altro
bel papiro, leggilo, è molto interessante!
Dizionario filosofico
A cura di Diego Fusaro
PREFAZIONE DI VOLTAIRE
Esistono già quattro edizioni di questo Dizionario, ma tutte incomplete e
informi; non avevamo potuto curarne alcuna. Pubblichiamo infine questa, che
si fa preferire a tutte le altre per la correttezza, per l'ordine e per il numero di
voci. Le abbiamo tutte tratte dai migliori autori europei né ci siamo fatti
scrupolo di copiare talvolta una pagina da un libro conosciuto, quando tale
pagina si è dimostrata necessaria alla nostra collezione. Vi sono intere voci di
persone tuttora viventi, fra le quali si contano alcuni dotti pastori. Questi pezzi
sono da tempo alquanto noti agli eruditi, come le voci APOCALISSE,
CRISTIANESIMO, MESSIA, MOSÈ, MIRACOLI ecc. Ma, nella voce
MIRACOLI, abbiamo aggiunto un'intera pagina del celebre dottor Middleton,
bibliotecario di Cambridge.
66
Si troveranno anche diversi passaggi del dotto vescovo di Glocester,
Warburton. I manoscritti del signor Dumarsais ci sono stati molto utili; ma
abbiamo unanimemente respinto tutto ciò che sembrava favorire
l'epicureismo. Il dogma della Provvidenza è così sacro, così necessario alla
felicità del genere umano, che nessun uomo onesto deve indurre i propri
lettori a dubitare di una verità che non può in alcun caso fare del male e che
può sempre produrre un gran bene.
Non consideriamo affatto questo dogma della Provvidenza universale come
un sistema, bensì come una cosa dimostrata a tutti gli spiriti raziocinanti; al
contrario, i diversi sistemi sulla natura dell'anima, sulla grazia, su opinioni
metafisiche, che dividono tutte le comunioni religiose, possono essere
sottoposti all'analisi: poiché, essendo in discussione da millesettecento anni,
è evidente che non portano affatto con sé il carattere di certezza; sono enigmi
che ciascuno può divinare secondo la portata della propria intelligenza.
La voce GENESI è di un uomo di grandi capacità, che gode della stima e
della fiducia di un gran principe: gli domandiamo scusa per aver tagliato
questa voce. I limiti che ci siamo imposti non ci hanno permesso di stamparla
per intero: avrebbe riempito quasi la metà di un volume.
Quanto agli argomenti di pura letteratura, si riconosceranno facilmente le fonti
cui abbiamo attinto. Abbiamo cercato di unire l'utile al dilettevole, non avendo
altro merito né altra parte in quest'opera che la scelta. Le persone di ogni
ceto troveranno di che istruirsi divertendosi. Questo libro non esige una
lettura conseguente; ma, in qualsiasi punto lo si apra, si trova di che riflettere.
I libri più utili sono quelli dei quali una metà è fatta dagli stessi lettori: essi
ampliano i pensieri dei quali viene loro presentato il germe; correggono ciò
che sembra loro difettoso e rafforzano con le proprie riflessioni ciò che
sembra loro debole.
Soltanto da persone illuminate può essere letto questo libro: l'uomo volgare
non è fatto per simili conoscenze; la filosofia non sarà mai suo retaggio. Chi
afferma che vi sono verità che devono essere nascoste al popolo non può in
alcun modo allarmarsi; il popolo non legge affatto; lavora sei giorni la
settimana e il settimo va al cabaret. In una parola, le opere di filosofia non
son fatte che per i filosofi, e ogni uomo onesto deve cercare di essere
filosofo, senza vantarsi di esserlo.
Concludiamo facendo le nostre umilissime scuse alle stimabili persone che ci
hanno elargito il favore di alcune nuove voci, per non aver potuto utilizzarle
come avremmo desiderato: sono arrivate troppo tardi. Non siamo per questo
meno sensibili alla loro bontà e al loro lodevole zelo.
67
ANTITRINITARI
Per far conoscere le loro idee, basterà dire che essi sostengono che nulla è
più contrario alla retta ragione di quanto viene insegnato fra i cristiani intorno
alla trinità delle persone in una sola essenza divina, delle quali la seconda è
generata dalla prima, e la terza procede dalle altre due.
Che questa dottrina inintelligibile non si trova in alcun passo della Scrittura.
Che non è possibile produrne nessun passo che l'autorizzi, e al quale non si
possa, senza minimamente scostarsi dallo spirito del testo, dare un
significato più chiaro, più naturale, più conforme alle nozioni comuni e alle
verità prime e immutabili.
Che il sostenere, come fanno i loro avversari, che nell'essenza divina ci sono
più persone distinte, e che l'Eterno non è il solo e vero Dio, ma che bisogna
aggiungergli il Figlio e lo Spirito Santo, significa introdurre nella Chiesa di
Gesù Cristo l'errore più grossolano e pericoloso, perché così si favorisce
apertamente il politeismo.
Che implica contraddizione dire che non c'è che un solo Dio, e tuttavia ci
sono tre persone, ciascuna delle quali è veramente Dio.
Che questa distinzione, uno in essenza e trino nelle persone, non c'è mai
stata nella Scrittura.
Che essa è manifestamente falsa, perché è certo che non ci sono meno
essenze che persone, né meno persone che essenze.
Che le tre persone della Trinità sono o tre sostanze differenti, o accidenti
dell'essenza divina, o questa essenza stessa senza distinzione.
Che nel primo caso si ammetterebbero tre dei.
Che nel secondo, facciamo un Dio composto di accidenti, adoriamo degli
accidenti, e trasformiamo questi accidenti in persona.
Che nel terzo si divide inutilmente e senza fondamento un soggetto
indivisibile e si distingue in tre quel che in sé non è distinto.
Che se diciamo che le tre persone non sono né sostanze diverse
nell'essenza divina, né accidenti di tale essenza, faticheremo parecchio a
persuaderci che esse siano qualcosa.
68
Che non bisogna credere che i trinitari più rigidi e decisi abbiano essi stessi
qualche idea chiara del modo in cui le tre ipostasi sussistono in Dio, senza
dividere la sua sostanza, e per conseguenza senza moltiplicarla.
Che lo stesso sant'Agostino, dopo aver avanzato su questo tema mille
ragionamenti tanto falsi quanto tenebrosi, fu obbligato a confessare che, su di
esso, nulla si poteva dire d'intelligibile.
Gli antitrinitari riferiscono, poi, anche un passo, in realtà è assai curioso, di
quel Padre della Chiesa: «Quando ci si domanda che cosa sono i tre, il
linguaggio degli uomini è insufficiente, e mancano i termini per esprimerlo:
tuttavia si è detto tre persone non per dire qualcosa, ma perché bisogna
parlare e non restare muti. «Dictum est tamen tres personae, non ut aliquid
diceretur, sed ne taceretur» (De Trinit., libro V, cap. IX).
Che i teologi moderni non han chiarito meglio questo problema.
Che quando si domanda loro cosa intendono con questa parola «persona»,
essi non la spiegano se non dicendo che si tratta di una certa distinzione
incomprensibile che fa sì che si distingua, in una natura unica per numero, un
Padre, un Figlio e uno Spirito Santo.
Che la spiegazione che danno dei termini «generare» e «procedere» non è
più soddisfacente, poiché si riduce a dire che questi termini designano certe
relazioni incomprensibili fra le tre persone della Trinità.
Che da ciò si può concludere che lo stato della questione fra gli ortodossi e
loro consiste nel sapere che ci sono in Dio tre distinzioni, di cui non si ha
alcuna idea, e fra le quali ci sono certe relazioni su cui parimenti non si hanno
idee.
Da tutto questo concludono che sarebbe più saggio attenersi all'autorità degli
apostoli, i quali non nominarono mai la Trinità, e bandire per sempre dalla
religione tutti i termini che non si trovano nella Scrittura, come Trinità,
Persona, Essenza, Ipostasi, Unione ipostatica e personale, Incarnazione,
Generazione, Processione, e tanti altri simili che, essendo assolutamente
vuoti di senso, poiché non corrispondono a nessun essere reale
rappresentabile, non possono suscitare nella nostra mente che delle nozioni
vaghe, oscure e incomplete.
(Tratto in gran parte dalla voce «Unitaire» dell'Encyclopédie)
Aggiungiamo a quest'articolo quel che dice don Calmet nella sua
dissertazione su quel passo dell'epistola di Giovanni l'evangelista: «Tre sono
le verità che rendono testimonianza in terra: lo Spirito, l'acqua e il sangue; e
69
questi tre sono uno.» Don Calmet riconosce che questi due passi non si
trovano in nessuna Bibbia antica; e infatti sarebbe molto strano che san
Giovanni avesse parlato della Trinità in una lettera e non ne avesse detto
nemmeno una parola nel suo Vangelo. Non si trova traccia di questo dogma
né nei vangeli canonici né in quelli apocrifi.
Tutte queste ragioni, e molte altre, potrebbero scusare gli antitrinitari, se i
concili non avessero già deciso contro di loro. Ma siccome gli eretici non
fanno nessun conto dei concili, non si sa più come fare per confonderli.
CONCILI
Tutti i concili sono infallibili, non c'è dubbio, dato che sono composti di
uomini. È impossibile che le passioni, gli intrighi, lo spirito di controversia,
l'odio, la gelosia, il pregiudizio, l'ignoranza regnino mai in queste assemblee.
Ma perché, si dirà, tanti concili si sono opposti gli uni agli altri? Per mettere
alla prova la nostra fede. Tutti hanno avuto ragione, ciascuno a suo tempo.
Oggi, i cattolici romani non credono che ai concili approvati dal Vaticano; e i
cattolici greci non credono che a quelli approvati a Costantinopoli. I
protestanti si fanno beffe degli uni e degli altri. Cosi tutti sono contenti.
Parleremo qui solo dei grandi concili: dei piccoli, non ne vale la pena.
Il primo è quello di Nicea. Esso si riunì nel 325 dell'era volgare, dopo che
Costantino ebbe scritto e inviato per mezzo di Osio quella bella lettera al
clero un po' turbolento di Alessandria: «Voi state a litigare per una questione
di così poco conto. Queste vostre sottigliezze sono indegne di gente
ragionevole.» Si trattava di sapere se Gesù era creato o increato. Questo non
riguardava affatto la morale, che è la sola cosa essenziale: che Gesù sia
stato nel tempo o prima del tempo, l'importante è che noi si sia uomini onesti.
Dopo parecchi alterchi, fu alla fine deciso che il Figlio era antico quanto il
Padre e consustanziale al Padre. Questa decisione è ben difficile a
intendersi, ma appunto per questo è tanto più sublime. Diciassette vescovi
protestarono contro la sentenza, e un'antica cronaca d'Alessandria,
conservata a Oxford, dice che protestarono anche duemila preti; ma i prelati
non fanno gran caso ai semplici preti, che di solito sono poveri. Comunque
sia, in questo primo concilio non si discusse affatto della Trinità. La formula
dice: «Noi crediamo in Gesù Cristo consustanziale al Padre, Dio da Dio, luce
da luce, generato e non fatto; noi crediamo anche nello Spirito Santo.» Con lo
Spirito Santo, bisogna riconoscerlo, se la sbrigarono con molta disinvoltura.
70
Nel supplemento del concilio di Nicea viene riferito che i Padri, essendo in
grande imbarazzo nel tentar di distinguere i libri «crifi» o apocrifi dell'Antico e
del Nuovo Testamento, li buttarono tutti alla rinfusa su un altare: e quelli da
scartare caddero in terra. È proprio un peccato che al giorno d'oggi questa
bella ricetta non si usi più.
Dopo il primo concilio di Nicea, composto di trecentodiciassette vescovi
infallibili, se ne tenne un altro a Rimini; e il numero degli infallibili fu questa
volta di quattrocento, senza contare un grosso distaccamento a Seleucia di
circa duecento. Questi seicento vescovi, dopo quattro mesi di disputa, tolsero
unanimi a Gesù la sua consustanzialità. Essa gli fu restituita in seguito,
fuorché dai sociniani; così tutto è a posto.
Uno dei grandi concili è quello di Efeso, del 431. Il vescovo di Costantinopoli,
Nestorio, gran persecutore d'eretici, fu condannato a sua volta come eretico
per avere sostenuto che, in verità, Gesù era sì Dio, ma sua madre non era
assolutamente madre di Dio, bensì madre di Gesù. Fu san Cirillo che fece
condannare Nestorio; ma anche i partigiani di Nestorio fecero deporre san
Cirillo nello stesso concilio: questo, certo, mise in un grosso imbarazzo lo
Spirito Santo.
Prendi nota, lettore, che il Vangelo non ha mai detto una parola né della
consustanzialità del Verbo, né dell'onore toccato a Maria d'esser madre di
Dio, né di tutte le altre questioni che hanno fatto riunire tanti concili infallibili.
Eutiche era un monaco che aveva tuonato contro Nestorio, la cui eresia
arrivava addirittura a supporre in Gesù due persone: cosa spaventosa, certo.
Questo monaco, per meglio contraddire il suo avversario, assicura che Gesù
non aveva che una sola natura. Al contrario, un tal Flaviano, vescovo di
Costantinopoli, sostenne che era assolutamente necessario che in Gesù ci
fossero due nature. Si riunì allora un numeroso concilio a Efeso, nel 449: e
qui si discusse a suon di bastonate, come già al piccolo concilio di Cirta, nel
355, e in un'altra assemblea a Cartagine. Furono dunque assegnate all'unica
natura di Flaviano un sacco di bastonate, e a Gesù due nature: fino al
concilio di Calcedonia, nel 451, in cui Gesù fu ridotto ad averne una sola.
Sorvolo su altri concili tenutisi per minuzie e vengo al sesto concilio
ecumenico di Costantinopoli, riunito per sapere con precisione se Gesù,
avendo una sola natura, non avesse tuttavia due volontà. Chi non sente
quanto ciò sia importante per piacere a Dio?
Questo concilio fu convocato da Costantino il Barbuto, come tutti gli altri
erano stati convocati dagli imperatori precedenti: i legati del vescovo di Roma
furono messi a sinistra, i patriarchi di Costantinopoli e di Antiochia a destra.
71
Non so se i caudatari a Roma pretendevano che la sinistra fosse il posto
d'onore. Sia come sia, Gesù, in quest'occasione, ottenne due volontà.
La legge mosaica aveva vietato le immagini. I pittori e gli scultori non
avevano mai fatto fortuna presso gli ebrei. Non risulta che Gesù abbia mai
avuto quadri, tranne forse il ritratto di Maria, dipinto da Luca. In ogni caso,
Gesù Cristo non raccomanda mai d'adorare le immagini. I cristiani, tuttavia,
cominciarono ad adorarle, verso la fine del IV secolo, non appena si furono
familiarizzati con le belle arti. L'abuso giunse a tal punto, nell'VIII secolo, che
Costantino Copronimo riunì a Costantinopoli un concilio di trecentoventi
vescovi, il quale anatemizzò il culto delle immagini, chiamandolo idolatria.
L'imperatrice Irene, la stessa che più tardi fece cavare gli occhi a suo figlio,
convocò nel 787 il secondo concilio di Nicea: in esso l'adorazione delle
immagini fu ristabilita. Oggi si vuole giustificare questo concilio dicendo che
quell'adorazione era un culto di «dulìa» e non di «latria».
Ma fosse «dulìa» fosse «latria», Carlomagno nel 794 fece tenere a
Francoforte un altro concilio, il quale accusò il secondo concilio di Nicea di
idolatria. Il papa Adriano I vi inviò due legati, ma non fu lui a convocarlo.
Il primo grande concilio convocato da un papa fu il primo concilio Laterano,
nel 1139; vi parteciparono circa mille vescovi. Ma non vi si concluse quasi
nulla: ci si limitò a scagliare anatemi contro coloro che sostenevano che la
Chiesa era troppo ricca.
Un altro concilio lateranense, nel 1179, fu tenuto da papa Alessandro III: in
quest'occasione i cardinali presero, per la prima volta il sopravvento sui
vescovi. Furono trattate solo questioni disciplinari.
In un altro grande concilio lateranense, nel 1215, papa Innocenzo III
scomunicò il conte di Tolosa, spogliandolo di tutti i suoi beni. È questo il
primo concilio in cui si sia parlato di transustanziazione.
Nel 1245, concilio generale di Lione, allora città imperiale, nel quale il papa
Innocenzo IV scomunicò l'imperatore Federico II e, di conseguenza, lo
depose, interdicendogli l'acqua e il fuoco: fu in questo concilio che venne
dato ai cardinali il cappello rosso, per far loro ricordare che bisogna bagnarsi
nel sangue dei partigiani dell'imperatore. Questo concilio fu causa della
distruzione della casa di Svevia, e di trent'anni d'anarchia in Italia e in
Germania.
Concilio universale a Vienne, nel Delfinato, nel 1311, dove si abolì l'ordine dei
templari, i cui principali membri erano stati condannati ai più orribili supplizi,
su accuse per nulla provate.
72
Nel 1414, il grande concilio di Costanza, dove ci si accontentò di deporre
papa Giovanni XXIII, colpevole di mille delitti, e dove vennero bruciati
Giovanni Huss e Gerolamo da Praga, per essere stati ostinati: l'ostinazione è
infatti un crimine ben più pesante dell'assassinio, del ratto, della simonia e
della sodomia.
Nel 1431, il grande concilio di Basilea, non riconosciuto a Roma, perché vi si
depose papa Eugenio IV, il quale non si lasciò affatto deporre.
I romani contano come concilio universale anche il quinto concilio
lateranense del 1512, convocato contro Luigi XII, re di Francia, da papa
Giulio II. Ma, dopo la morte di quel papa bellicoso, il concilio se ne andò in
fumo.
Infine abbiamo il grande concilio di Trento, il quale non fu accettato in Francia
in materia di disciplina; il suo dogma è tuttavia incontestabile, poiché lo
Spirito Santo, come disse fra Paolo Sarpi, arrivava tutte le settimane da
Roma a Trento per valigia diplomatica. Ma fra Paolo Sarpi puzzava un po'
d'eresia.
(Del signor Abausit, cadetto)
DIVINITÀ DI GESÙ
I sociniani, che sono considerati dei bestemmiatori, non riconoscono la
divinità di Gesù Cristo. Essi osano pretendere, con i filosofi dell'antichità, con
gli ebrei, i musulmani e tanti altri popoli, che l'idea di un Dio-uomo è
mostruosa, che la distanza tra Dio e l'uomo è infinita, e che è impossibile che
l'Essere infinito, immenso, eterno, sia stato contenuto in un corpo perituro.
Essi non temono di citare in loro favore Eusebio, vescovo di Cesarca, il
quale, nella sua Storia ecclesiastica, libro I cap. XI, dichiara assurdo che la
natura increata, immutabile di Dio onnipotente, assuma la forma di un uomo.
Citano i Padri della Chiesa, Giustino e Tertulliano, che hanno detto la stessa
cosa: Giustino nel suo Dialogo con l'ebreo Trifone, e Tertulliano nel suo
discorso Adversus Praxean.
Citano anche san Paolo, che non chiama mai Gesù Cristo «Dio», e che lo
chiama molto spesso «uomo». Spingono la loro audacia fino al punto di
affermare che i cristiani ci misero tre secoli interi per formare a poco a poco
l'apoteosi di Gesù, e che elevarono questo stupefacente edificio seguendo
l'esempio dei pagani, che avevano divinizzato dei mortali. Dapprima secondo
costoro, si considerò Gesù solo come un uomo ispirato da Dio; poi, come una
73
creatura più perfetta delle altre. Qualche tempo dopo gli fu dato un posto al di
sopra degli angeli, come dice san Paolo. Ogni giorno aumentava la sua
grandezza. Diventò un'emanazione di Dio prodotta nel tempo. E non ci si
fermò lì, lo si fece nascere prima del tempo. Infine lo si fece Dio,
consustanziale a Dio. Crellius, Voquelsius, Natalis Alexander, Hornebeck
sostennero tutte queste bestemmie con argomenti che sbalordiscono i saggi
e pervertono i deboli. Fu soprattutto Fausto Socino a diffondere in Europa i
semi di questa dottrina; e, verso la fine del XVI secolo, poco mancò che non
stabilisse una nuova specie di cristianesimo: ce ne erano già più di trecento
specie.
FISICA/MENTE
RISOLUZIONE DEL RAPPORTO TRA DIO E GESU'
Roberto Renzetti
Anche qui avrò l'eccellente guida di Karlheinz Deschner, Il gallo cantò ancora
(Massari, 1998), che è uno dei più grandi ed eruditi teologi contemporanei ed
al quale rimando per ogni referenza bibliografica. Alcune volte riporterò suoi
interi brani.
Ho già discusso del fatto che all'inizio Gesù era considerato come un profeta
che piano piano fu divinizzato. La cosa non è però così semplice ed infatti
sorsero vari problemi teologici non da poco. Che rapporto c'è tra Gesù e Dio
? Sono due dei ? sono cioè distinti ? sono coesistenti ? e se sono distinti, vi è
una gerarchia tra loro ?
Occorreva risolvere la cosa altrimenti il prezzo sarebbe stata una totale
frantumazione delle comunità cristiane che già avevano problemi grossi con
l'introduzione del culto dei santi (ad imitazione del culto pagano degli eroi e
del politeismo) e del culto della verginità di Maria (preso di sana pianta da miti
pagani).
Anche nella soluzione dei problemi posti vi era la presenza delle tradizioni
pagane che avevano tutte una trinità da venerare (Iside, Osiride e Horus;
Zagreo, Fane e Dioniso; Giove, Giunone, Minerva; ...).
Sulla divinizzazione di Gesù molto contribuì Paolo anche se non lo
considerava identico al padre, iniziando la teoria subordinazionista (il padre è
più im
74
Gesù dice: Il Padre è più grande di me (Giovanni 14, 28). E la cosa venne
accettata da tutte le comunità cristiane e da tutti i pensatori (Ireneo,
Tertulliano, Origene, ...) almeno fino al IV secolo. Fu allora che Ario sostenne
le stesse cose di precedenti Padri della Chiesa e venne trattato da idolatra ed
eretico. Ciò che era accaduto era solo che il processo di divinizzazione di
Gesù era avanzato grandemente.
Fu Teofilo di Alessandria il primo a condannare la posizione
subordinazionista e con essa Origene (che verrà condannato definitivamente
dal V Concilio della Chiesa nel 553) ed Ario.
Ma vi erano altre complicazioni. Certamente Dio era puro spirito (come si
legge in Giovanni) ma la Chiesa operò una divisione ulteriore, introdusse lo
Spirito Santo ad imitazione dello Spirito Santo dell'Iran (spenta manju) che
dovette aspettare per un adeguato riconoscimento.
Gesù non conosceva la Trinità: l'ordine che in Matteo viene posto sulla bocca
del «risorto» di battezzare «in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo» è unanimemente considerato un falso dalla ricerca critica. Se Gesù
pensò a uno Spirito di Dio, lo fece forse nel senso della concezione
veterotestamentaria dello «Spirito di Jahve» (ruach Jahve), menzionato nel
Vecchio Testamento ben 378 volte. Neppure Paolo conosce una dottrina
trinitaria o contiene allusioni trinitarie; lo «Spirito» di cui scrive è
completamente collegato a Cristo, il che Paolo esprime persino con
l'equivalenza: «Ma il Signore è lo Spirito» (2 Cor. 3, 17); anche quando parla
dello Spirito di Gesù Cristo, dello Spirito del Figlio e simili, parla insieme dello
«Spirito del Signore» e del «Signore dello Spirito» .
Nel N.T. esiste anche la formula trinitaria o piuttosto la giustapposizione di
Dio, Cristo e gli Angeli e in verità assai spesso, dato che nel Giudaismo essa
si era già costituita. Nell'Apocalisse incontriamo la trinità Dio padre, i Sette
Spiriti e Gesù Cristo (Apocalisse 1,4 sg.); in seguito si manifestano persino
accenni a una quaternità: intorno al 150 Giustino parla della quaternità
formata da Dio Padre, il Figlio, le schiere degli Angeli e lo Spirito Santo
(Just.Apol. 1,6). Gli antichi cristiani trovarono il dogma della trinità attestato
tanto esiguamente nella Bibbia, che nel IV secolo si pervenne a una delle più
celebri interpolazioni neotestamentarie, al Comma Johanneum, un falso
insinuato in parecchi Codici. Per l'esattezza il passo della Prima Lettera di
Giovanni «Sono tre che generano: lo spirito, l'acqua e il sangue, e i tre sono
uno», venne modificato in : «Sono tre che generano nel ciclo: il Padre e il
Verbo e lo Spirito Santo; e i tre sono uno» . La dottrina della fede nello Spirito
Santo sorse gradualmente nel II secolo nella Confessione di fede apostolica.
Ma anche in seguito le concezioni intorno allo Spirito Santo tradirono una
confusione terribile: spesso lo si equiparò a Cristo o si vide in lui un Angelo o
addirittura la madre di Gesù, la quale lo afferrò «a uno dei capelli» e lo portò
sul monte Tabor, oppure lo si identificò semplicemente con l'interiorità
dell'uomo . Alla fine del II secolo e nei primi anni del III teologi come Ireneo e
Tertulliano ritennero lo Spirito Santo un'entità interna alla divinità; invero
75
Tertulliano lo subordinò al Figlio, come già il Figlio al Padre. Del pari Origene
dichiarò lo Spirito Santo come una creatura subordinata al Figlio e proibì,
come mima di lui il Padre della Chiesa Clemente, la preghiera alla terza
persona divina . Generalmente nelle loro speculazioni sulla trinità divina i
Padri della Chiesa di questo periodo spesso si dimenticarono dello Spirito e
parlarono solo di due Persone . Lo Spirito Santo ottenne la divinità piena
solo nel 381 in occasione del Secondo Sinodo ecumenico di
Costantinopoli.
In un Sinodo, quello di Antiochia, convocato e guidato da Osio di Cordoba nel
324-325, si condannò Ario per sostenere la subordinazione del figlio al padre.
A tale Sinodo parteciparono 56 persone e le decisioni furono prese da ben
pochi fratelli esperti in faccende di fede ecclesiastica.
Il sinodo d'Antiochia fu solo una sorta di preludio all'assemblea chiesastica
prevista da Costantino in un primo tempo in Ancira (l'odierna Ankara), poi
tenuta nel 325 nella sua residenza estiva di Nicea (oggi Iznik, a 130 Km da
Istanbul), nell'Asia Minore nordoccidentale, il primo Concilio ecumenico, vale
a dire universale, cui presero parte circa trecento vescovi provenienti da ogni
parte del mondo. In verità la massima parte dei delegati proveniva
dall'oriente; l'occidente fu rappresentato solo da un vescovo gallico, uno
calabrese e uno pannonico, inoltre erano presenti il vescovo spagnolo Osio di
Cordoba, Ceciliano di Cartagine e due preti romani delegati in
rappresentanza del vescovo di Roma Silvestro, che era ammalato. Il livello
intellettuale di molti padri sinodali era oltremodo basso; un contemporaneo,
sicuramente a torto, parla maliziosamente di un «sinodo di veri e propri
cretini». La grandissima parte dei chierici cattolici nemmeno oggi ha grande
dimestichezza con la teologia storico-critica, ma per altre ragioni. A Nicea, in
ogni caso, come già in Antiochia, solo pochi padri sinodali si mostrarono
capaci di autonomia di giudizio, ma neppur essi riuscirono a concludere nulla.
Da maggio o giugno fino all'agosto ospiti dell'imperatore, restarono
impressionati dalla pompa, dalle adulazioni del monarca, da come egli
baciava le cicatrici dei martiri e dall'appellativo di «amici» e «amati fratelli»,
col quale si rivolgeva ai presenti; così il credo niceno fu esattamente la
formulazione che l'imperatore voleva: nulla accadde contro la sua volontà.
Costantino aprì il concilio, intervenne nel dibattito e ne determinò
l'andamento. Non furono approntati protocolli oppure essi furono fatti sparire
ad opera della Chiesa. Quando gli Ariani lesserò il loro credo, al portavoce fu
strappato di mano il foglio e ridotto in mille pezzi, prima ancora che avesse
finito. Oltre la questione ariana, si tentò di regolamentare anche altre
questioni che in definitiva riguardavano il portare la concordia nella Chiesa
perché una chiesa divisa non gli serviva. Assecondando i desiderata
imperiali, alla fine ai vescovi venne proposta una formula che non era stata
sostenuta da nessuno dei due gruppi contendenti, che affermava
l'uguaglianza di sostanza del Figlio col Padre, l'identità di una sostanza divina
in entrambe le persone (la cosa era stata già rigettata da un altro Sinodo 76
Antiochia 268 - e anche nella Bibbia non era prevista). In tal modo furono
poste fuori gioco tutte le concezioni subordinazionistiche in relazione al
rapporto Padre-Figlio. Da dove proveniva questa idea ? La Chiesa non ce lo
ha fatto mai sapere esplicitamente fino agli inizi del Novecento. Da allora
sappiamo che l'idea è di derivazione gnostica. Anche il concetto numerico di
«triade», che si trova alla base del dogma trinitario, come concetto dogmatico
è di derivazione gnostica. Il Valentiniano Teodoto fu il primo cristiano a
definire Trias Padre, Figlio e Spirito Santo, mentre la Chiesa non aveva
assolutamente inventato nulla di simile nella sua tradizione più antica. E così
un imperatore, per giunta neppure battezzato detta dogmi alla chiesa. E
questo è solo l'inizio del vero miracolo non di Gesù o Dio ma della Chiesa: la
completa distruzione del messaggio del Cristo delle origini. E la Chiesa
continuò per secoli ad essere governata da imperatori e, come accennato,
nel 381, nel sinodo ecumenico di Costantinopoli, nacque la Trinità come
legge dello Stato. Una invenzione che l'antica comunità cristiana non si
sarebbe mai sognata, che non compare nei Vangeli dove semmai il dogma
viene contraddetto.
At 2:38 "Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo per il
perdono dei peccati"
IL BATTESIMO
“Formula cristologica o trinitaria?”
di Giacomo Tumbarello
Nell‟analizzare la questione del battesimo nel Nuovo Testamento ci
imbattiamo in due affermazioni apparentemente diverse tra loro che nel corso
dei secoli hanno determinato posizioni teologiche ed esegetiche diverse.
Tutta la questione gioca sul comando missionario di Matteo 28,19
"Battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" e sulle 4
citazioni degli Atti dove il battesimo è amministrato nel "Nome di Gesù". Mi
sembra interessante affrontare la questione del battesimo cristiano così come
77
viene definito dagli studiosi, da un punto di vista esegetico, teologico e
storico.
La vita del credente è caratterizzata da fatto che riceve salvezza in Gesù Cristo.
Il battesimo fa parte di questo processo di salvezza, e non consiste solo in un atto
rituale e simbolico, ma e qualcosa di molto più profondo, in quanto ha a che fare
con la conversione e con le scelte che il cristiano fa nel seguire Cristo. A ricevere
questo tipo di battesimo per primi furono i Giudei, ma alcuni anni dopo anche i
gentili, aprendo così la grazia a tutti i popoli.
Il battesimo in Matteo 28,19
Matteo riferisce le parola riguardante il Grande Mandato di Gesù affidato ai
discepoli con l'ordine di battezzate. Ci troviamo nell'unico passo dei vangeli e
di tutto il Nuovo Testamento dove viene tramandata una formula battesimale.
Per alcuni studiosi e fra questi Bruno Corsani "Mt 28,19 usa un linguaggio
tipico della comunità post-pasquale; in base alla testimonianza dei
Vangeli, Gesù non si esprimeva in questi termini", mentre Gianfranco
Ravasi sostiene: "... delle due formule (e relative teologie) quella trinitaria è
forse più "ecclesiastica" e frutto della tradizione, mentre quella
cristologica è più originaria e da riferirsi eventualmente allo stesso
Gesù. Dal punto di vista strettamente esegetico è possibile che la
specificazione trinitaria presente nel testo dell'evangelista Matteo sia
frutto di un'attualizzazione dello stesso evangelista che cerca di
incarnare la parole di Gesù nell'ambito della sua comunità" e aggiunge
citando il tedesco H. Beth: <<La formula trinitaria così particolare di
Matteo 28,19 non riproduce parole usate dalla bocca di Gesù ma
piuttosto la formula rituale della formula battesimale adottata nella
comunità di Matteo o ancora una definizione teologica del battesimo>>.
E' anche significativo che una precisa tradizione nel nostro brano non
esprima un battesimo <<in>> nome del Padre, ma <<in riferimento>> al
nome (Il Vangelo secondo Matteo pp.478-479), e, R.E.Nixon aggiunge. "
...era amministrato <<nel nome di Gesù>>, il nome che indicava proprietà
In seguito fu amministrato nel nome della Trinità. E' possibile che qui il
riferimento alla Trinità non costituisca una formula battesimale, ma solo una
descrizione teologica del significato del battesimo".
Negli Stati Uniti negli anni 1913-20 in diversi pastori e predicatori protestanti
sorse un interesse per il battesimo. Nell'estate del 1913 a Los Angeles R.E.
McAlister predicando in un servizio battesimale evidenziò che gli apostoli non
hanno mai usata la tradizionale formula di Mt 28,19, ma che invece hanno
sempre battezzato "nel nome di Gesù". Un eminente leader pentecostale,
78
Frank J. Ewart, dedicò diversi mesi allo studio costante del N.T. cercando
una risposta al significato di Matteo in rapporto agli Atti. Nei primi mesi del
1914, giunse a conclusione che il nome incluso in Mt 28,19 non è nei titoli,
Padre, Figlio e Spirito Santo, ma è Gesù. Dopo aver confrontato le sue
ricerche con altri, Ewart annunciò la sua decisione di essere battezzato nel
nome di Gesù Cristo.
A Los Angeles, il 15 aprile 1915 Ewart battezzò nel nome di Gesù Glenn Cook,
un evangelista che era stato nella casa di Missione di Azusa Street, e Cook, a sua
volta, battezzò lui.
Nel corso dei mesi successivi, Ewart battezzò migliaia di persone nel nome di
Gesù, e, tale messaggio molto velocemente si propagò in tutti gli Stati Uniti e nel
Canada.
Ed ecco un botta e risposta tra cattolici via internet…
LETTERE
FILOSOFIA
Jean Guitton ed il Modernismo
DOMANDA
Nome:
Spedita il:
Città:
Religione:
Scolarità:
M.
16/03/2005
xxxxxxxxx
Cattólico
Nella scuola secondaria
Ingegnere:
Profissione
79
Egr. Prof. O. F.,
ho letto con vivo interesse larticolo "JEAN GUITTON ED IL MODERNISMO
NEL CONCILIO VATICANO II", con la Sua ampia risposta al parere
dellIstituto Paolo VI di Brescia.
Condivido molto di quello che Lei scrive, in particolare che il Modernismo (e
più in generale molta della teologia contemporanea) non è altro che Gnosi più
o meno abilmente camuffata.
Come Lei ha richiamato, lo stessso Card. Ratzinger affermava
sconsolatamente, già nel 1991, che "il dogma non regge più".
La spiegazione che Lei, Prof. F., da di quesa "auto demolizione della Chiesa
promossa dalle dottrine moderniste nel Vaticano II", è che lo stesso Vaticano
II, diachiarato "pastorale", ha volutamemnte tralasciato di affrontare
impegnativi pronunciamenti dottrinali, fondamentalmente perché ha
preliminarmente svuotato la stessa idea di "dogma", trasformandola in una
enunciazione storicamente determinata (e pertanto non assoluta)
dellinsegnamento della Chiesa.
Anche io credo che la Chiesa non può sopravvivere senza un Credo fermo ed
invariabile. E tuttavia mi permetto di proporLe un approccio assai diverso dal
Suo nellenunciazione del problema e, conseguentemente, per una possibile
soluzione.
Sono anzitutto convinto che le Scritture, così come le possediamo oggi, siano
fondamentalmente una fedele espressione della Rivelazione di Dio. Sono
inoltre convinto che i Vangeli ci parlino con sostanziale fedeltà di Gesù il
Cristo, della Sua Nascita misteriosa e miracolosa, della Vita, del Messaggio,
della Passione, Morte e Risurrezione.
Non cè dubbio tuttavia che, nel corso del tempo, alcune scritture, in
particolare il NT, hanno subito alcune indebite aggiunte e/o modifiche. Così è
stato ormai da tempo stabilito che 1Giov, 5:7 ("Poiché tre sono quelli che
rendono testimonianza in cielo, il Padre, il Verbo e lo Spirito santo: e questi
tre sono uno") è unaggiunta spuria e tarda.
Similmente è ormai ampiamente condiviso dagli studiosi (p.es. F.C.
Conybeare, H. Kosmala, D. Flusser, S. Pines) che anche Mt 28:19, benché
attestato in tutti i manoscritti esistenti, è in realtà unaggiunta tardiva, collegata
alla formula battesimale che, in particolare dopo il Concilio di Nicea, era
80
diventata di uso comune, anzi imperativa (non più "nel nome di Gesù", ma
"nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"). Infatti ci sono molte
citazioni da Matteo (p. es., e significativamente, tutte le citazioni in Eusebio
da Cesarea antecedenti il Concilio di Nicea), in cui la formula battesimale
trinitaria non compare.
Ora Mt 28:19 è certamente stato usato, nel corso dei secoli, come uno dei
principali presidi del carattere originalmente apostolico della dottrina della
Trinità.
Ebbene, io mi spingo ad affermare che anche il Vangelo di Giovanni è stato
manipolato. Per esempio è comunemente accettato che Giov 21, il "secondo
finale" del Vangelo, è stato ragionevolmente aggiunto (forse dallo stesso
autore, forse da un successivo redattore). Similmente, io credo che Giov 1:114 sia stato profondamente influenzato dalla contemporanea filosofia GrecoGiudaica (in particolare Filone di Alessandria), con lintroduzione di un Logos
di carattere metafisico e personale, concetto del tutto alieno all‟ambiente
Giudaico Palestinese in cui Gesù ha predicato e il Cristianesimo ha mosso i
sui primi passi.
Benché non abbia prove dirette delle mie affermazioni sull"inquinamento" del
Vangelo di Giovanni con concetti filoniani "spurii", la mia evidenza "indiziaria"
è che Filone morì nel 40-42 DC, e che entro la fine del I secolo, i suoi scritti
circolavano ampiamente nelle comunità Giudaiche Ellenistiche. Nel frattempo
la I Guerra Giudaica era termnata con la distruzione di Gerusalemme e del
Tempio (70 DC), e i Giudeo-Cristiani subivano unostilità sempre più
dichiarata (la 12^ "benedizione"), da parte degli Ebrei Ortodossi che si erano
definiti nel frattempo a Yavneh, sotto la guida di Yochanah ben Zakkai. Non è
quindi sorprendente che lautore del Vangelo di Giovanni (o un suo redattore),
volesse rendere il suo vangelo più "appetibile" ai Giudei Ellenisti a al mondo
Greco-Romano.
Se il mio ragionamento è correto, credo che questo "inquinamento" abbia
avuto tragiche conseguenze, poiché il Logos di Giovanni, se da un lato ha
reso il Vangelo Cristiano molto più accetabile alla cultura Greco-Romana
(vedi p. es. le due "Apologie" di San Giustino Martire), ha reso impossibile
riconciliare il Cristianesimo (nella forma dogmatica che ha finito per
assumere), con la sua matrice Ebraica. Alla fine la Chiesa, per mascherare il
"peccato originale" del Logos giovanneo, ha dovuto, con i Concili di Nicea e di
Costantinopoli, (e non senza un grave conflitto che ha segnato la Chiesa per
tutto il IV secolo) ricorrere a quelle che io considero le invenzioni della Trinià
e dellIncarnazione.
Ha detto profeticamente André Malraux che il secolo XXI o sarà religioso o
81
non sarà. Io credo che questa profezia sia vera. A mio parere esistono solo
due strade posssibili.
Da un lato uno Pseudocristianesimo-Neopaganesimo-Gnosticismo che si
proponga (anticristicamente) come religione mondiale. Certo questo
pseudocristianesimo, che magari canterà le lodi di un illusorio Nuovo Ordine
Mondiale (ONU?), non potrà evitare un drammatico scontro (apocalittico?)
almeno con lIslam.
Dallaltro un Cristianesimo che, ricuperata pienamente la sua matrice Ebraica
ed Abramica (e quindi capace di parlare davvero anche allIslam), sgombrato
il campo da quanto di etnico-pagano-idolatrico-metafisico ha impropriamente
sovrapposto al suo genuino Messaggio nel corso di XX secoli, riduca il suo
contenuto dogmatico a quanto è veramente essenziale. Cioè solamente al
Credo Apostolico. O la Chiesa sarà in grado di scegliere e gestire questo
percorso, o lascerà comunque spazio a un disastroso fondamentalismo.
Se quanto ho sopra delineato le sembra, almeno in parte condivisibile, sarò
lieto di inviarLe un mio scritto in cui espongo la mia visione su Trinità e
Incarnazione, su unaffermazione rigorosamente monoteista di Dio, e sul
carattere di Gesù come Messia, Figlio di Dio, e Dio in quanto Figlio di Dio che
è Padre.
Confido in una Sua cortese risposta.
Con i migliori saluti
M. S.
RISPOSTA
Egreggio signore S.!
Ave Maria purisima!
Dopo una introduzione d´apoggio al mio studio sopra il Vaticano II, condanando il
Modernismo, lei si mi presenta come cattolico, e mi fa sua professione di fede:
"Anche io credo che la Chiesa non può sopravvivere senza un Credo fermo
ed invariabile. E tuttavia mi permetto di proporLe un approccio assai diverso
dal Suo nellenunciazione del problema e, conseguentemente, per una
possibile soluzione.
82
Sono anzitutto convinto che le Scritture, così come le possediamo oggi,
siano fondamentalmente una fedele espressione della Rivelazione di Dio.
Sono inoltre convinto che i Vangeli ci parlino con sostanziale fedeltà di Gesù
il Cristo, della Sua Nascita misteriosa e miracolosa, della Vita, del Messaggio,
della Passione, Morte e Risurrezione."
Ma dopo lei fa delle critiche gravissime al testo del Vangelo, che sono un
riffiutto d´accetare la Santissima Trinitá.
Lei critica il Modernismo e fa una esegesi storico critica del Vangelo come la
farebbe l´eretico Loisy.
E come mai lei si mi presenta come cattolico ?
Un cattolico che non crede alla Santissima Trinitá non esiste.
Questo non è serio.
Dunque, la prego di non mi fare perdere il tempo con eresie grossolane.
O. F.
Che dire? Non posso proprio fare a meno di notare il tono sdegnato del
prof. F., che rispondendo al Sig. S. inizia con un saluto a Maria
purissima, si scaglia contro la sua incoerenza nel definirsi cattolico pur
rifiutando il dogma della trinità (ed in effetti non capisco nemmeno io
come il Sig, S. si possa definire cattolico) e… non si degna
minimamente di controbattere la sua posizione su basi esegetiche,
storiche o comunque fondate su argomentazioni logiche.
Il Professore si limita dunque a tuonare dall’alto della sua cattedra
contro l’eretico S., che ha osato dubitare del dogma. I cattolici possono
dunque dormire sonni tranquilli, l’eresia antitrinitaria non si diffonderà
certamente nella Chiesa finché uomini di tal spessore veglieranno con
piglio da mastini sull’ortodossia. Tali difensori della fede sono
certamente in grado di scovare e combattere ogni germe di eresia. Sono
certo che il Prof. F. avrà individuato e messo a tacere anche molti altri
“anticristi” che pervertono la sana dottrina, come ad esempio quei tali
che, con ostinata pertinacia, rigettano le dichiarazioni infallibili della
Chiesa a proposito dell’ascensione corporea di Maria in Cielo, e
83
soprattutto non intendono riconoscerle i titoli di “Madre di Dio e
Corredentrice”! Di eresie ve ne sono molte, ma quella antitrinitaria è di
gran lunga la più pericolosa, …bravo il nostro Prof. F.! …Chiunque
leggendo quanto riporto sotto (tratto in parte dal catechismo unitariano)
può chiaramente rendersi conto quanto questa gente sia pericolosa!
Unitariani
Sito della Congregazione Italiana Cristiano Unitariana
chi sono
Nome: Roberto Rosso
mercoledì, 25 ottobre 2006
Rev. Travaglioni: "Gesù Ebreo"
Gesù “Ebreo”: una Teologia del “Dinamismo” Nell‟ottica esegeticodottrinale della figura del Cristo (così come riferita dai Vangeli e dagli altri
scritti) e nelle elaborazioni dottrinali successive (sia in relazione agli scritti
dei Padri della Chiesa che alle speculazioni teologiche), non si accenna –
neanche minimamente – alla radice ebraica sia del Cristo come uomo
che del Cristo come latore della Parola1. Occorre puntualizzare, per puro
spirito di completezza ed oggettività, come il Cristo “nasce” ebreo, viene
circonciso, vive da ebreo seguendo gli insegnamenti Toraici, muore da
ebreo (ed in tal senso gli Evangeli ci riferiscono con chiarezza i riti della
Sua morte puntualmente aderenti alla ritualità ebraica). Questo breve
riferimento al carattere di “ebraicità” della persona di Cristo non può
sfuggire neanche al più disattento lettore degli Evangeli, né può essere
messo in discussione attesa la sua oggettiva rispondenza alla lettera
delle Scritture ed alla “biografia” in esse contenuta. Occorre ripercorrere
le tappe della vita di Gesù per poi esaminare la Sua “ebraicità” in
relazione agli insegnamenti contenuti nelle Scritture. a) Vita di Gesù
“storico”. Nasce in una famiglia di Ebrei osservanti e come tale viene
educato, in un momento storico in cui la cultura e la spiritualità israelite
subiscono numerosi e ripetuti attacchi da parte dell'ellenismo non
tollerante ed in cui la dominazione dell'Impero Romano coinvolge tutti i
paesi del bacino mediterraneo, spingendosi anche oltre. Lo scritto
Lucano riferisce che “Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la
circoncisione, gli fu messo nome Gesù…..” ((Luca, 2, 21) ed inoltre
“Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la legge di
84
Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore” (Luca
2, 22), quindi Gesù fu circonciso e presentato al Tempio, come qualsiasi
altro ebreo. Gesù, quindi, appartiene al mondo dei rabbini, per nascita,
educazione, conoscenza della Torah, disputa con questi2, ma sempre
nel rispetto della legge Toraica ed esprimendo soltanto un diverso modo
di concepire la religione ebraica, pur senza discostarsene. "Ora il
bambino cresceva e si fortificava, era pieno di sapienza e la grazia di Dio
era sopra di lui. I genitori di Gesù andavano ogni anno a Gerusalemme
per la festa di Pasqua...", specifica Luca (2,40-41). Ingiunge alla folla e ai
suoi discepoli di seguire le prescrizioni degli scribi e dei farisei: "Gli scribi
e i farisei sono seduti sulla cattedra di Mosè: fate dunque tutto quello che
vi dicono", con l‟unica raccomandazione di non comportarsi come loro:
"Ma non fate come loro fanno, perché dicono ma non fanno" (Matteo
23,2-3). Gesù si sottopone addirittura al rito tradizionale delle “due
dracme” che gli ebrei erano obbligati a pagare ogni anno per il tempio:
"Quando arrivarono a Cafarnao, quelli che raccoglievano le due dracme
si rivolsero a Pietro e gli dissero: Il vostro maestro non paga le due
dracme? Si, rispose" (Matteo 17,24-25). In ogni caso, queste pratiche di
Gesù, il recarsi di sabato nella sinagoga, il leggere la Torah e poi un
brano dei Profeti ed assistere ad un sermone, corrispondono agli usi e
costumi degli ebrei, così come risulta dalle fonti rabbiniche e da quelle
non rabbiniche3. Già sotto tale aspetto, la figura del Gesù “storico”
appare di tutta evidenza nella sua connotazione di uomo ebreo, che
viveva da ebreo nella pratica quotidiana, che interagiva con il popolo
secondo schemi e canoni ebraici, senza nulla di nuovo (o di diverso) da
apportare, se non la “scienza” ed una forma di perfezione (o di
perfettibilità?) che lo contraddistingueva dai rabbini dell‟epoca, legati più
al potere religioso esercitato sul popolo che ad una sana ed
incondizionata fede nel Signore di Israele che aveva riscattato il popolo
ebraico per farlo divenire un popolo eletto. Gesù, infatti, ripete sovente
che l‟uomo deve conformarsi alla Legge ed agli insegnamenti dei Profeti,
così ribadendo la propria natura ebraica ed il suo modus vivendi ed
operandi (è sintomatico, di questo, un passo di Matteo 7,12: “Tutto
quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro:
questa infatti è la Legge ed i Profeti”, quasi a voler ribadire l‟importanza
della Legge nell‟azione umana, Legge alla quale l‟uomo deve
conformarsi al fine di raggiungere il Paradiso promesso). L‟esempio
poc‟anzi rappresentato non è una mera estrapolazione di un passo
evangelico isolato, ma è uno dei continui riferimenti contenuti nella
Scrittura neotestamentaria, a conferma e riprova che Gesù ben
conosceva la Legge (Mosaica), ma che anche ben conosceva quali
fossero gli insegnamenti rabbinici: il passo di Matteo sopra riferito si
riallaccia all‟insegnamento della tradizione rabbinica, laddove era detto
“Non fare a nessun altro ciò che non ti piace; questa è la Torah intera e
85
tutto il resto non è che spiegazione. Va e impara!”, e quindi Gesù ben
conosceva tali insegnamenti e mai ha pensato di discostarsene.
Negando il substrato ebraico del Cristo e la sua appartenenza alla
religione di Israele, ci si dovrebbe chiedere perché ha vissuto ed
insegnato – mutatis mutandi – da ebreo, secondo la Legge Toraica,
secondo gli insegnamenti dei rabbini e secondo la tradizione orale
ebraica: del resto è dimostrato come Gesù conoscesse l‟Aggadah e
l‟Halachah! E‟ interessante notare come anche tutti quelli che “ruotavano”
attorno a Gesù non erano che ebrei, e che – anche nei rapporti con Gesù
– non si comportavano che da ebrei. Riflettiamo un attimo sulla morte e
sulla sepoltura del Cristo. Questi viene posto nel sepolcro secondo il rito
ebraico, e secondo questo rito viene fatto l‟Aveluth (la celebrazione
rituale dei sette giorni successivi alla morte): quindi il Cristo nasce,
cresce e muore da ebreo, e mai ha “pensato” a dichiararsi “non ebreo”,
ma ciò comunque anche a riprova della sua unica ed assoluta natura
umana. b) Gli insegnamenti di Gesù. Abbiamo visto sopra, seppur molto
sinteticamente, come il Gesù “storico” sia stato un ebreo in ogni forma
quotidiana della Sua vita, e nondimeno lo era negli insegnamenti.
Analizzando puntualmente il pensiero dell‟ebreo Gesù, del Gesù nato da
Maria vergine, dal Gesù uomo, il più grande figlio e profeta di Dio
(Dicendo "credo in Gesù" noi esprimiamo la nostra convinzione per cui
sia il più grande figlio e profeta di Dio e per cui i suoi insegnamenti siano
il modo più sicuro attraverso cui noi possiamo ricevere una vera
conoscenza di Dio” – Catechismo Unitariano Ungherese, 57), notiamo
come tutto l‟insegnamento nasce da una forte radice ebraica mista ad
elementi dinamici, in contrapposizione soltanto alla staticità degli
insegnamenti rabbinici dell‟epoca, che miravano più ad incutere timori di
una “ira” di Dio sul popolo qualora si discostassero dalla Legge Mosaica,
che a contemperare le continue mutazioni sociali e di pensiero di un
popolo comunque in evoluzione, tratto dall‟ignoranza e dal politeismo.
Gesù si pone fra i rabbini ed il popolo, ammonisce il popolo, ma
ammonisce anche i rabbini, fa sì che la stretta osservanza non abbia più
radici nell‟”ira” di Dio, ma nell‟amore per un Dio che accoglie nel suo
Regno le proprie pecorelle smarrite e le tratta con amore e con
dedizione. Gesù non viene per “cambiare” ma per “migliorare” per
“compiere” e questo è il punto essenziale della nostra analisi (“Non
pensiate ch‟io sia venuto per abrogare la Legge o i Profeti; non sono
venuto per abrogare, ma per compiere” – Matteo, 5:17). L‟espressione
usata da Gesù “non sono venuto per abrogare” è la chiave di volta ed il
verbo “πληρώσαι” assume il significato di “compiere”, “realizzare”, ma
non nel senso di novità, ma nel senso di “migliorare”, quindi di ripristinare
il senso originario della Legge, o di perfezionare un codice di vita già
esistente4. Gesù non è il Profeta della “Parola nuova od innovativa” o
della Parola “diversa”, ma della Parola volta a perfezionare quell‟antico
86
codice di vita esistente fra il popolo della Torah. Preferiamo dare il senso
di “perfezionare” siccome più logico e più aderente alle fonti, tant‟è che il
versetto citato si riallaccia a quello precedente contenuto in Matteo 1,22:
“Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal
Signore per mezzo del Profeta”, quasi a voler introdurre (in Mt. 1,22) il
concetto dinamico di adempimento e successivamente (in Mt. 5,17) la
grande linea guida della propria venuta al fine di porre in essere
concretamente tale adempimento, e quindi perfezionare ciò che già
esisteva, ma che verosimilmente era stato o disatteso o travisato. Gesù
ricorda lo “Shemà Israel” come punto cardine del Suo insegnamento
(Viene chiesto a Gesù: “Qual è il più importante di tutti i
comandamenti5?” Gesù rispose: “Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore,
nostro Dio, è l'unico Signore: Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il
tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la
forza tua". Il secondo è questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso".
Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi” – Marco
12:28b-31), ed inizia ad elaborare quella che sopra abbiamo definito una
Parola volta a perfezionare il credere del popolo ebraico, riferendosi
senza dubbio ai Comandamenti come Legge fondamentale della fede,
quindi alla Legge dell‟Antico Testamento, alla Legge di Mosè.
Senz‟ombra di dubbio, il riferimento ai Comandamenti6 diviene un
ribadire la vigenza della Legge Mosaica, ma anche un ribadire un
insegnamento dal quale il popolo di Israele si era discostato, rimanendo
ancorato a principi desueti e comunque privi della giusta e necessaria
dinamicità. Se avesse voluto portare al popolo ebraico una Parola
“nuova” non avrebbe ritenuto il primo Comandamento quale il più
importante, ma avrebbe – per converso – “modificato” la linea guida
sostituendola con altra e così “abrogando” la vecchia Legge per
sostituirla con una “nuova Legge”: ma mai e poi mai ha sostituito la
Legge Mosaica, mai e poi mai ha “rinnegato” il proprio ebraismo, mai e
poi mai ha inteso opporsi a tale Legge. Ed allora, come dobbiamo
inquadrare – all‟interno di questa “ebraicità” la figura del Cristo?
Certamente la domanda si presta a variegate risposte, tutte molto
fondate, ma nessuna risolutiva, a causa della troppa “distanza” che nei
secoli abbiamo voluto marcare fra il Vecchio ed il Nuovo Patto. Ma, forse,
la risposta è proprio in questa distinzione, e forse era questo ciò che ha
voluto trasmettere Gesù con i suoi insegnamenti. Rimarcavano, sopra, i
concetti di dinamicità e di staticità del pensiero (dinamicità del pensiero e
degli insegnamenti del Cristo e staticità del pensiero rabbinico), quasi a
voler distinguere i due attributi. Per vero, sicuramente nella mente di
Gesù non si voleva operare un distinguo così netto, ma in pratica tale
distinguo assume un carattere di specificità che addirittura Origene ha
velatamente (ma pur sempre volutamente) rimarcato, laddove ritiene che
l'Antico Testamento è una prefigurazione del Nuovo Testamento: nel loro
87
insieme essi costituiscono un'unità , che ha il suo fondamento nell'Unità
divina , incorporea e inconoscibile nella sua natura. Questa
“prefigurazione” origeniana fa nascere i due attributi di staticità – da una
parte – e di dinamicità dall‟altra. La “prefigurazione” diviene la base
logica del successivo, ma presuppone che il successivo sia dinamico
rispetto al precedente nel senso che lo “migliori” e lo “completi” secondo
un passaggio ideologico transeunte fra il primo ed il secondo. Quindi, il
Gesù ebreo di nascita e di pensiero, diviene il Gesù del “miglioramento” e
pertanto passa dalla fase ideologica della staticità in quella della
dinamicità del pensiero, volto ad “universalizzare” dinamicamente il
pensiero basico stesso, al quale – in ogni caso - è legato da un vincolo
non solo di appartenenza ma anche di pensiero: non più, quindi, un Dio
continuamente “irato” dal discostarsi del popolo ebraico dagli
insegnamenti Toraici, ma un Dio perdonatore, misericordioso, pieno di
amore, ma che pretende anche amore dalle Sue creature che ha creato
per essere inneggiato con le lodi, come afferma il Salmista. Il punto
centrale dell‟amore, diviene un punto di “centralità” (e quindi non più
meramente centrale), attorno al quale ruotano tutti gli insegnamenti del
Gesù “miglioratore” dell‟antica Parola, tant‟è che nel c.d. “Discorso della
Montagna” (Matteo, 5, 6 e 7) ribadisce i concetti della Legge, limitandosi
soltanto a criticare il comportamento degli Scribi e dei Farisei, ma senza
modificare concettualmente la Legge, soltanto “migliorandola” mediante
insegnamenti (appunto dinamici) che costituiscono un diverso e
meraviglioso filone di pensiero. In buona sostanza, il Vecchio ed il Nuovo
Testamento non sono che un tutt‟uno da leggere e sui quali riflettere
soltanto mediante due diverse chiavi di lettura, ma senza che
costituiscano due diversi pensieri religiosi che diano vita a due diverse
religioni.7 Il Vecchio Patto viene visto da Gesù come la fonte del credere
e della fede in un unico Dio, la fonte da seguire quale linea guida della
vita del credente, mentre il Nuovo Patto viene posto in essere quale
miglioramento ed adeguamento alle mutate esigenze di un popolo che –
sì era eletto – ma che comunque aveva subito influenze che non
rispondevano più ai “canoni” degli insegnamenti Toraici ed all‟esempio
dei rabbini. Se il Gesù del Nuovo Patto era il Profeta del rinnovamento,
doveva essere inevitabile che tale rinnovamento partisse dal presupposti
di insegnamenti precedenti: Gesù, per l‟appunto, non era venuto per
“abrogare” ma per “compiere”, per “migliorare”; non si era assunto l‟onere
di cambiare o di portare una nuova “religione” fra il Popolo di Israele, ed
infatti non portò alcuna nuova “religione”, ma compì ciò che non era stato
fatto, o che era stato fatto soltanto parzialmente. La Riforma pone dei
termini ben precisi ed un punto limite di “vigenza” dell‟antica Legge,
durata sino a Giovanni, ed una nuova Legge iniziata appunto con
Giovanni, sulla base testuale di Luca 16:16: “La Legge e i Profeti fino a
Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio ed ognuno si
88
sforza per entrarvi”, tant‟è che Lutero si spinge oltre, traducendo il testo
in questo modo: “Das gesetz und die propheten weyβ sagen bis auf
Johannes, und for der zeyt an, Wirrt das reych Gottis durchs Evangelion
prediget, und yderman dringt mit gewallt hyn eyn. Es ist aber leychter das
hymel und erden vergehen, den das eyn tuttel am gesetz falle“ (WADB
6,286). In tal senso, sembrerebbe come l‟insegnamento “migliorativo“ di
Gesù (o comunque volto a “compiere“) fosse in sostanza una
innovazione, un pensiero “nuovo” che – abrogando il pensiero
veterotestamentario – avesse un inizio e fosse il “nuovo filone” di una
“nuova religione”, espressione di un “tempo ormai finito” (come annota la
TOB, pag. 2379 nota a). Ma ciò non lo è, né ragionevolmente, né
logicamente. Gesù non ha “inventato” nulla nei Suoi insegnamenti, né ha
voluto intendere che con Giovanni il tempo fosse finito, ha
semplicemente, ancorché meravigliosamente, posto dei punti fermi ed un
pensiero, questa volta “nuovo”, al fine di compiere ciò che
antecedentemente il popolo di Israele non aveva recepito in maniera
decisa, sviando continuamente o comunque staticizzando il proprio
credere: è sintomatico quando Gesù ordina di tirar fuori dal pozzo l‟asino,
ancorché fosse Shabbat, in quanto l‟asino sarebbe morto ed all‟indomani
non lo avrebbero potuto più utilizzare per il proprio lavoro! Questo
esempio non costituisce l‟affermare una nuova idea della religione (quasi
a voler implicitamente abrogare il precetto del sabato), o l‟espressione di
un “nuovo tempo” che doveva sostituire un tempo ormai finito, o un
Vecchio Patto ormai non più in vigore, ma costituisce semplicemente un
punto di logico comportamento improntato in una stupefacente dinamicità
nell‟applicazione del pensiero ebraico.8 Quindi, nulla di nuovo in senso
assoluto (non in senso semantico, ovviamente), ma una radice rimasta
inalterata nel pensiero cristologico. Per altro, lo stesso Papa Giovanni
Paolo II ha detto che “chiunque incontra Gesù Cristo incontra l'ebraismo”
(cfr. "Incontro con la comunità ebraica di Magonza. Discorso di Giovanni
Paolo II"…, citazione del documento dei vescovi tedeschi, “ Dichiarazione
sui rapporti della Chiesa con l'ebraismo ”, aprile 1980), riconoscendo –
seppur solo implicitamente – le radici ebraiche di Gesù, senza arrivare –
ovviamente – al paradosso di ritenere Gesù soltanto un rabbino, come in
alcuni ambienti ebraici si è cercato di dimostrare. Di tutta evidenza,
quindi, appare il concetto esposto sopra circa la staticità (prima) e la
dinamicità (dopo) del pensiero (prima) Toraico e (dopo) cristologico. Il
passaggio dall‟uno all‟altro costituisce l‟essenza del pensiero cristologico,
laddove Gesù parte dal presupposto della Legge Mosaica per giungere
ad un compimento della stessa, in una chiave più aderente allo spirito del
popolo ebraico al fine di “universalizzare” il proprio insegnamento, al fine
di non dover essere ritenuto il Profeta del solo popolo ebraico (come
dovevano essere considerati i Profeti succedutisi prima di Lui), ma il
Profeta universale che non conosceva limiti, frontiere, popoli, e che – al
89
contrario – doveva compiere per tutti, in favore di tutti, a beneficio di tutti,
ciò
che
precedentemente
(ma
staticamente)
apparteneva
all‟insegnamento del Vecchio Patto e dei precedenti Profeti. Ecco il
dinamismo del pensiero cristologico e l‟esigenza di un diverso modo di
concepire la religione ebraica, secondo criteria di interazione fra il divino
e l‟uomo, ed anche per questo fu diverso dagli altri uomini (“Gesù fu
diverso dalle altre persone per il fatto che egli visse in ottemperanza alle
leggi di Dio. E tutte le sue azioni furono in accordo con la volontà del suo
Padre provvidenziale; perciò è divenuto per noi “la via, la verità e la vita”
Gv 14:6a] – Catechismo Unitariano Ungherese, 73). L‟interazione fra il
divino e l‟uomo era – per Gesù – il punto di partenza acciocché l‟uomo
potesse comprendere la natura di Dio, potesse ascoltare i Suoi
insegnamenti e metterli in pratica, appunto interagendo, mediante la
preghiera, l‟esempio, il rinnovamento dell‟anima. L‟uomo doveva arrivare
a conoscere Dio, mentre nell‟esempio dei rabbini dell‟epoca, Dio era
conosciuto soltanto da questi; erano i rabbini i detentori della scienza,
mentre Gesù insegna affinché il popolo apprenda, agisca, ed insegni a
sua volta agli altri uomini, alle altre generazioni posteriori. Erano i rabbini
ad interpretare le Scritture, ed il popolo doveva attenersi a tali
insegnamenti, senza poter interpretare, con l‟unico onere di seguire
quanto i rabbini insegnavano, mentre nella dinamicità del pensiero
cristologico, Gesù insegna, insegna gli stessi principi Toraici, compiendo
la Parola, ma il popolo interpreta relazionandosi con il divino in una
speranza escatologica, in una speranza di vita futura che costituisce il
tutto di una parte della vita terrena9. Si potrebbe obiettare che i
Sacramenti del Battesimo e della Cena del Signore siano espressione
cultuale di una nuova religione (appunto il Cristianesimo in
contrapposizione all‟Ebraismo). La deduzione, per altro logica, quanto
legittima, non appare però ondata da un punto di vista scritturale. Questi
servizi hanno per scopo ”la capacità di rafforzare la nostra vita morale e
religiosa. I servizi sono risorse che ci rammentano i nostri doveri e che ci
inducono a seguire l'esempio di Gesù ed a compiere buone azioni“ (cfr.
Catechismo Unitariano Ungherese, 115). Il Battesimo costituisce la mera
espressione cultuale del Nuovo Patto, che Gesù istituisce acciocché il
credente diventi membro della Chiesa Cristiana. Ma tutto ciò non
costituisce una contrapposizione fra religioni, quanto semplicemente
ribadisce l‟esigenza del compimento dell‟antica Legge, rinnovata nella
forma e nella sostanza, che si riallaccia alla pratica ebraica del Mikvèh
(per altro allacciato al rituale del Bar Mizvà), del bagno rituale che purifica
dal peccato e che fa essere un nuovo uomo, un uomo rinnovato e
purificato dall‟acqua e nell‟acqua. Il Battesimo vuol essere – anche solo
simbolicamente, se vogliamo – espressione di tale rinnovamento e di
entrata a far parte di una Comunità che fa propri gli insegnamenti di
Gesù e che pur sempre – giova ripeterlo – costituiscono il “compimento”
90
dell‟antico insegnamento ebraico, di quell‟insegnamento statico che
diviene dinamico mediante il rinnovamento battesimale. Anche nella
Cresima, attraverso la quale diveniamo membri indipendenti della chiesa
e ci assumiamo la responsabilità di fronte a Dio di tutte le nostre azioni e
della nostra fedeltà, troviamo un dinamismo contrapposto alla staticità
della cultualità ebraica, laddove quella responsabilità di fronte a Dio viene
in essere con la cerimonia del Bar Mizvà10, ove il giovane ebreo – già
circonciso – entra a far parte dell‟ebraismo quale membro indipendente
della Comunità. Il Cristo, al contrario, non abbandona tale concetto, ma
compie la Parola attraverso un rinnovamento cultuale che spezza le
catene dell‟immobilismo ebraico. Anche in tal senso, il Gesù “ebreo”
opera non un cambiamento, ma un rinnovamento interiore dell‟uomo, lo
fa essere membro attivo della Comunità di credenti, lo sprona a seguire
la Parola secondo modelli concettuali avanzati e più in linea con le
esigenze socio-culturali non più di un ristretto popolo, ma erga omnes.
Non par dubbio come tale avanzamento sia espressione di un dinamismo
non solo concettuale, ma anche applicativo, che conferma un passaggio
dall‟ebraismo “rabbinico” legato alla percezione del divino come un
qualcosa di mera sublimazione, ad una cristianesimo dinamico e fluido,
ove la percezione del divino risiede nella Parola e nell‟esempio
quotidiano. La fede ebraica diviene una fede cristiana in senso
trascendentale da adattarsi alle singole esigenze e per un popolo
indifferenziato: un universalismo unico nel suo genere, non legato
all‟elezione di un popolo specifico, ma aperto a chiunque voglia
accogliere in sé la Parola come fonte di vita e di azione. Il Gesù “ebreo”
agisce, ma nel contempo sprona il popolo all‟azione, dando un volto
nuovo all‟ebraismo, pur senza abrogare la Legge ed i Profeti. Non abroga
nulla: migliora, compie, solidifica il pensiero antico e lo allarga alla
generalità dei popoli, senza distinzione alcuna, senza distinzione di
elezione o meno. Non esiste più un popolo eletto, esistono i popoli eletti,
che coincidono con l‟universalità dei popoli. Esistono i singoli che
riflettono, che accolgono il pensiero, che giustificano le proprie azioni alla
luce dell‟Evangelo, dell‟insegnamento del Gesù “ebreo”, volto nuovo di
una nuova era religiosa, ove la fede non è soltanto personale, ma è
anche di massa, si tramanda con l‟esempio e con lo studio, con uno
studio semplice e facilmente approcciabile, non più con lo studio dei soli
testi talmudici, appannaggio dei soli eruditi. La Torah, quindi, viene ad
assumere il ruolo di una Rivelazione limitata nel tempo e nello spazio,
una Rivelazione da integrare ed interpolare, una Rivelazione che
costituisce la base della fede giudaico-cristiana, arricchita e completata
da elementi più aderenti alle mutate esigenze ed al mutato ambiente che
il Gesù “ebreo” introduce quale figlio e Profeta di Dio ed invita gli uomini
(tutti) a seguire come espressione di una fede senza dubbio nuova non
nei contenuti base, ma nella sua forma dinamico-espressiva, che per
91
altro apre un largo spiraglio ad un modo rinnovato di credere e di
affrontare la vita da credenti nell‟unità Divina, un diverso modo di vivere
nel mondo la cui regola è la volontà Divina: “La Torah orale parla in
spirito e in verità anche quando sembra "triturare" dei versetti e dei testi
della Torah scritta. E' per questo che noi abbiamo intitolato il presente
libro con delle parole che, a usare un linguaggio appropriato, concernono
soltanto il tema trattato dal sacro al santo” (cfr. E. Levinas, Du sacré au
saint; 1977, p. 10). Un passaggio, quindi, dal “sacro” al “santo”, che
rinnova l‟idea di religione, che perpetua nelle generazioni successive una
concettualità più spiccata non della sacralità Toraica, ma della santità
evangelica e della figura del Cristo uomo, del Profeta che opera una
netta demarcazione fra questi due concetti, che non sono mera
espressione di un pensiero, ma costituiscono una riscoperta dell‟uomo in
termini metafisici, dell‟uomo “nuovo” in quanto santificato dalla fede e da
essa giustificato secondo il concetto Pauliano. Possiamo senza dubbio
affermare, come ha autorevolmente sostenuto il Neusner (in The
Academic Study of Judaism , 1975, pp. 33-34) che esiste un Nuovo
Testamento che porta a compimento l‟Antico Testamento, così come
affermato da Gesù in Mt. 5:17. Un Nuovo Testamento che introduce un
nuovo11 Patto da seguire con fede, umiltà ed amore, un Nuovo Patto
che non abroga o modifica, ma pur sempre finalizzato a migliorare il
proprio Io e la propria fede in un Dio che guarda le Sue creature con
misericordia e giustifica le loro azioni mediante il pentimento. L‟Antico
Patto era una fede filosofica con una tradizione consolidata, ma non
aderente alle esigenze socio-culturali del popolo, esigenze che erano
contaminate dal progressivo avanzamento sociale: il Nuovo Patto
costituiva, sì, una fede filosofica, ma con una tradizione ebraica in
continua evoluzione, che il Gesù “ebreo” voleva compiere come opera di
un più ampio disegno, così da scorporare l‟antica tradizione (che soffriva
di un immobilismo culturale) da quella metafisica ragionata e razionale
che coinvolgeva la fede nell‟espressione finanche del quotidiano, ma pur
senza perdere il carattere ed il connotato di discendenza dalla tradizione
ebraica. Il Cristianesimo del Gesù “ebreo” diviene, così, un movimento,
una Comunità, una Chiesa, ma senza perdere le proprie radici storicoconcettuali proprie della tradizione ebraica e – soprattuttodell‟ispirazione della Legge, come discesa con e per mezzo della Torah e
dei Profeti antecedenti al grande Profeta e figlio di Dio, Gesù, che non
volle essere un “Riformatore”, ma un “Liberatore”: “Questa attività di
Gesù, tramite la quale egli si fa carico del pesante fardello della nostra
vita spirituale, noi la chiamiamo liberazione. In questo senso noi
crediamo che egli sia il nostro liberatore” (Catechismo Unitariano
Ungherese, 68)12. Rev. Dr. Guido Travaglioni
categoria:approfondimenti
92
antitrinitari
Perchè "antitrinitari"? Il concetto fondamentale del nostro modo di
approcciare il Vangelo è che Gesù non sia Dio. Per molti dei nuovi lettori
di queste pagine questo può essere davvero sorprendente. Se avrete la
pazienza e la bontà di seguirmi in queste pagine tenterò di darvi una
ragione semplice e precisa di quanto sosteniamo supportata dallunica
vera prova possibile: le parole di Gesù stesso e il suo vangelo. Anzitutto
se uno fosse Dio, ci aspetteremmo che lo affermasse in più punti. Invece
per quanto possiate cercare nell'Evangelo non troverete mai una frase
virgolettata di Gesù che affermi “Io sono Dio” . Ebbene questa frase non
c'è. Troviamo invece: A) Affermazioni della assoluta unicità del Padre
Eccone alcune: (I) Marco 12:29-34 Mar 12:29 Gesù rispose: «Il primo è:
"Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore: 30 Ama
dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con
tutta la mente tua, e con tutta la forza tua". 31 Il secondo è questo: "Ama
il tuo prossimo come te stesso". Non c'è nessun altro comandamento
maggiore di questi». 32 Lo scriba gli disse: «Bene, Maestro! Tu hai detto
secondo verità, che vi è un solo Dio e che all'infuori di lui non ce n'è
alcun altro; 33 e che amarlo con tutto il cuore, con tutto l'intelletto, con
tutta la forza, e amare il prossimo come sé stesso, è molto più di tutti gli
olocausti e i sacrifici». 34 Gesù, vedendo che aveva risposto con
intelligenza, gli disse: «Tu non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno
osava più interrogarlo. (II) Giovanni17:3 Giov 17:3 Questa è la vita
eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato,
Gesù Cristo. B) Gesù stesso non ha mai detto di essere Dio (I) Marco
10:18 Mar 10:18 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è
buono, tranne uno solo, cioè Dio. (II) Giovanni 14:10-11 Giov 14:10 Non
credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi
dico, non le dico di mio; ma il Padre che dimora in me, fa le opere sue.11
Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa
di quelle opere stesse. Perfino questo passo, ogni tanto citato come
argomento contrario alla nostra tesi, ci dà ragione: rileggetelo con
attenzione. Gesù non dice di essere il Padre, ma di essere NEL Padre, e
che il Padre è IN lui. La differenza è enorme. Con questo Gesù dice
semplicemente di sentire la presenza del Padre in lui come quella
scintilla divina che tutti dobbiamo alimentare, come quel seme che tutti
dobbiamo coltivare. Con questo Gesù dice di sentirsi parte del Regno di
Dio e di sentire la presenza di Dio in lui. In questo Gesù non è per nulla
differente da un qualunque essere umano, in quanto il seme del Padre è
presente in tutti i suoi figli Dio non è solo il lui, è in tutti noi e noi, come lui
dobbiamo sforzarci di sentire la presenza di Dio in noi e di essere degni
di prendere parte al Regno di Dio (III) Matteo 21:23-27 Mat 21:23
Quando giunse nel tempio, i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si
93
accostarono a lui, mentre egli insegnava, e gli dissero: «Con quale
autorità fai tu queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?» 24 Gesù
rispose loro: «Anch'io vi farò una domanda; se voi mi rispondete, vi dirò
anch'io con quale autorità faccio queste cose. 25 Il battesimo di Giovanni,
da dove veniva? dal cielo o dagli uomini?» Ed essi ragionavano tra di
loro: «Se diciamo: "Dal cielo", egli ci dirà: "Perché dunque non gli
credeste?" 26 Se diciamo: "Dagli uomini", temiamo la folla, perché tutti
ritengono Giovanni un profeta». 27 Risposero dunque a Gesù: «Non lo
sappiamo». E anch'egli disse loro: «E neppure io vi dirò con quale
autorità faccio queste cose. Faccio notare che nemmeno qui Gesù ha
rivendicato un qualsiasi primato ontologico o attributo divino. (IV) Un altro
luogo molto importante per noi unitariani è questo a) Diodati: Giovanni
8:40 Giov 8:40 Ma ora voi cercate d'uccider me, uomo, che vi ho
proposta la verità ch'io ho udita da Dio; . b) Riveduta (Luzzi): Giovanni
8:40 Giov 8:40 ma ora cercate d'uccider me, uomo che v'ho detta la
verità che ho udita da Dio; c) testo confermato dalla Vulgata Vulgata:
Giovanni 8:40 Giov 8:40 nunc autem quaeritis me interficere hominem
qui veritatem vobis locutus sum quam audivi a Deo d) Giov 8:40 nun de
zêteite me apokteinai, anthrôpon hos tên alêtheian humin lelalêka hên
êkousa para tou Theou; Il testo è confernato dai codici greci e riportato in
questo modo sia dal Nestle-Aland che dal Merk E' un vero peccato che
alcune versioni italiane si dimentichino di tradurre la parola anthropon,
(uomo), saltandola completamente. Sia come sia, è una altra prova al
nostro arco. C) Perchè Dio è definito Padre? Dobbiamo pensare che
l'Evangelo è un testo ebraico. Precetto fondamentale per ciascun ebreo
non blasfemo è quello di non pronunciare mai (invano) il nome di Dio. I
Commentatori della Torah, aggiravano questa norma attraverso alcune
metafore. Una di queste è sicuramente quella del Padre, e dei Figli Dio
dunque è Padre NON PERCHE' ABBIA AVUTO UN UNIGENITO
FIGLIO, MA PERCHE' E' IL PADRE BUONO DI TUTTI NOI Se Il Padre
fosse Padre per via del suo unico figlio mi spiegate perchè nell'unica
preghiera che Gesù ci ha insegnato noi diciamo “PADRE NOSTRO”? Noi
siamo tutti FIGLI DI DIO per parafrasare il detto del compianto Cellarius
(Martin Borrhaus) Queste sono parole di Gesù che indicano come egli
non si considerasse il solo figlio di Dio (I) Matteo 6:4 Mat 6:4 affinché la
tua elemosina sia fatta in segreto; e il Padretuo, che vede nel segreto, te
ne darà la ricompensa. (II) Matteo 6:6 Mat 6:6 Ma tu, quando preghi,
entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al
Padretuo che è nel segreto; e il Padretuo, che vede nel segreto, te ne
darà la ricompensa. D) Gesù visto da Paolo Nemmeno Paolo
considerava Gesù un Dio a) Paolo riteneva chiaramente che Dio fosse
uno: Efesini 4,6 6 Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti,
agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. Prima lettera ai Corinzi 8:6
1Co 8:6 per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi
94
siamo per lui; b) E Paolo pensava che Gesù fosse uomo, il più grande
Maestro tra i figli di Dio Prima Lettera a Timoteo 2:5 Uno solo, infatti, è
Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù" E) I
Figli di Dio Quindi è un dato assodato che non esista un solo passo in cui
Gesù si autodefinisca figlio di Dio. Piuttosto compare innumerevoli volte
l‟espressione al plurale “i figli di Dio” sia come tecna Theou che come uioi
Theou. Classico esempio lo traiamo dall‟Evangelo di Giovanni Giovanni
1:12-13 Giov 1:12 ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto [scil. il logos] egli
ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo
nome; 13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da
volontà d'uomo, ma sono nati da Dio. Giovanni qui dice esplicitamente
che i figli di Dio sono più di uno. La lezione è confermata dal Nestle e dal
Merk. a) PRECISAZIONE negare la Trinità non significa negare che
Gesù sia figlio di Dio. Tutt'altro. Gesù è figlio di Dio, ma per gli unitariani
Gesù è figlio di Dio tanto quanto lo è qualsiasi essere umano. Noi
piuttosto neghiamo a Gesù qualsiasi attributo che lo renda una figura
ontologicamente diversa da un uomo come tutti b) IL VALORE DI
TECNA I trinitari han tentato di vedere nella differenza fra tecnon e uios
una qualche differenza ontologica, sostenendo che uios fosse un
attributo proprio di Gesù e tecnon di tutti gli altri. In realtà i testi
smentiscono tale tentativo, eccovi altri usi di uioi Theou (figli di Dio)
significativamente al plurale e non riferiti a Gesù (I) Matteo 5:9 Mat 5:9
Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di
Dio. (II) Luca 20:35-37 Lu 20:35 ma quelli che saranno ritenuti degni di
aver parte al mondo avvenire e alla risurrezione dai morti, non prendono
né danno moglie;36 neanche possono più morire perché sono simili agli
angeli e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione. Fermiamoci un
secondo su queste parole di Luca. Luca sostiene che CHIUNQUE sia
ritenuto degno di aver parte al Regno di Dio è chiamato, in ragione di
questa sua dignità, Figlio di Dio e in forza di ciò risorge dai morti. Nessun
problema a dire che in ragione del suo percorso sapienziale e morale
Gesù si è guadagnato la dignità di essere chiamato figlio di Dio e quindi
di risorgere, ma questo A PATTO CHE la stessa cosa debba capitare a
CHIUNQUE compia lo stesso percorso sapienziale e morale compiuto da
Gesù. (III) Infine lo smentisce il verso sopracitato GV 1:13, nei quali i
cattolici leggono attributi del solo Gesù, ma che qui a ben vedere sono
attribuiti a tutti i figli di Dio F) I figli di Dio e il Logos Qual è il compito
allora di noi tutti, figli di Dio? Accogliere Dio e la sua Parola (Logos) che
ci ha trasmesso per permetterci di seguire il retto cammino. < ne fu fatta
neppure una.Ciò che è stato fatto 4 nel Logos era vita e la vita era la luce
degli uomini. 5E la luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno
accolta.>> questi versi, come vedete, non si riferiscono alla nascita di
Gesù, bensì alla cosmogonia:Dio ha creato il mondo attraverso un logos,
una ragione ultima che gli uomini possono e devono comprendere per
95
poter percepire la presenza di Dio e ritornare a Dio stesso. Questi
concetti permeano TUTTA la filosofia antica, tra tutti: PLATONE (il
demiurgo che plasma la materia secondo idee iperuranee) ARISTOTELE
(per cui il logos è ciò che primamente qualifica tutti gli uomini come tali)
iNEOPLATONICI (per cui il logos è la prima delle emanazioni di Dio, e
attraverso il logos si producono le realtà inferiori) ma soprattutto una vera
e propria filosofia del logos intesa in questo senso era propria di
ERACLITO, padrone di casa a Efeso, dove il vangelo fu scritto dai
discepolidi Giovanni. G) Conclusione Abbiamo dunque dimostrato che il
concetto di Trinità era dunque estraneo sia a Gesù che ai suioi apostoli.
Esso in fatti nascerà molto tardi, ben 300 anni dopo con il concilio di
Nicea, uno dei più gravi fraintendimenti del Vangelo avvenuti nella storia
dell'umanità Non vogliamo entrare nel dibattito aperto sulle ragioni
politiche e utilitaristiche che ispirarono tale concilio. Vogliamo
semplicemente chiamarcene fuori in maniera netta e dura, per
recuperare la sola cosa che ci interessi: La Parola di Gesù, il Messia H)
Bibliografia 1) Nuova Riveduta: La Nuova Riveduta sui testi originali
(1994, nona edizione 2003), a cura della Società Biblica di Ginevra. 2) La
Versione Riveduta in testo originale dal Dott. GIOVANNI LUZZI, già Prof.
alla Facoltà Teologica Valdese di Roma. Stampata dalla Società Biblica
Britannica & Forestiera. 3) Diodati, Giovanni Sacra Bibbia - Nuovo
testamento e Apocrifi Tradotta in lingua italiana e commentata da
Giovanni Diodati http://www.liberonweb.com/mondadori/mer_diodati.asp
4)Un grazie particolare al software "La parola" www.laparola.net di
Richard Wilson per le versioni italiane 5)Testo Greco della United Bible
Societies 6) NESTLE-ALAND, Nuovo Testamento Interlineare, San
Paolo, Milano Torino, 1991 7) MERK-BARBAGLIO, Nuovo Testamento Greco e Italiano, EDB, Bologna, 1990
categoria:teologia
martedì, 24 ottobre 2006
Lo Spirito Santo
Lo Spirito Santo (87-93) 87) Cosa intendiamo noi per "Spirito Santo”? Per
Spirito Santo noi intendiamo la potenza di Dio, e il suo aiuto a favore del
buono, aiuto che rischiara l'intelletto,pulisce i cuori e chiarifica la volontà,
di conseguenza ci illumina, ci calma, ci incoraggia e ci rende felici.
1Corinzi 3:16 1Co 3:16Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo
Spirito di Dio abita in voi? 1Corinzi 6:19 1Co 6:19Non sapete che il vostro
corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da
Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. 88) Lo Spirito Santo è una
96
persona? Lo Spirito Santo non può essere una persona, poichè esso è la
potenza (stessa) di Dio 2Timoteo 1:7 2Ti 1:7Dio infatti ci ha dato uno
spirito non di timidezza, ma di forza, d'amore e di autocontrollo. 89) Che
cosa insegnano alcune denominazioni Cristiane riguardo allo Spirito
Santo? Riguardo allo Spirito Santo alcune denominazioni Cristiane
insegnano che sia lo Spirito Santo che Gesù siano ciascuno una distinta
persona divina, ed esprimono questo concetto come segue: Dio è uno in
quanto a essenza ma tre in quanto a persone. Loro chiamano questo
concetto la Santa Trinità Noi Unitariani, non insegniamo la Trinità, perchè
crediamo nella unità indivisibile di Dio, sia in quanto a essenza che in
quanto a persona. 90) In chi ha agito lo Spirito Santo? Lo spirito santo ha
agito nei profeti, negli Apostoli e in tutte quelle persone vere e buone che
hanno amato Dio e l'umanità. 2Pietro 1:21 2P 1:21infatti nessuna
profezia venne mai dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno
parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo. 91) In chi lo
Spirito Santo ha agito in maniera più completa? Lo spirito santo ha agito
nella maniera più completa in Gesù. 92) Lo spirito di Dio sta agendo oggi
in noi ? Lo spirito di Dio sta agendo anche oggi in noi, illuminando la
nostra ragione, rendendoci capaci di conoscere il bene e la verità. Allo
stesso tempo ci fa riconoscere le nostre debolezze, invitandoci a
cambiare la nostra condotta e a migliorarci. Galati 5:14-25 Ga 5:14poiché
tutta la legge è adempiuta in quest'unica parola: «Ama il tuo prossimo
come te stesso». 15Ma se vi mordete e divorate gli uni gli altri, guardate
di non essere consumati gli uni dagli altri. 16Io dico: camminate secondo
lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne. 17Perché la
carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla
carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello
che vorreste. 18Ma se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge.
19Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione,
impurità, dissolutezza, 20idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia,
gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, 21invidie, ubriachezze, orge e altre
simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali
cose non erediterà il regno di Dio. 22Il frutto dello Spirito invece è amore,
gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine,
autocontrollo; 23contro queste cose non c'è legge. 24Quelli che sono di
Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri.
25Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito. 93)
In che modo l'azione dello Spirito Santo ci aiuta? L'azione dello Spirito
Santo ci aiuta a mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù, a praticare
l'adorazione con spirito zelante, a partecipare ai servizi , a preservare la
purezza del nostro cuore, ad assolvere ai nostri doveri morali religiosi.
Matteo 5:8 Mat 5:8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
BIBLIOGRAFIA (I) Titolo dell'Opera: Hungarian Unitarian Catechism
Sottotitolo: The catechism of Hungarian Unitarian Church in Tansylvanian
97
Romania ossia: Il catechismo della Chiesa Unitariana Ungherese nella
Romania Transilvana Scritto da: Joseph Ferencz (1835-1928), Vescovo
della Chiesa Unitariana di Transilvania (1876-1928) Prima edizione:1864
Ultima edizione e modifica: 1991 Ventesima edizione Tradotto
dall'Ungherese in Inglese dal Rev. Gyorgy Andrasi, Consigliere del
Vescovo della Chiesa Rumena in collaborazione con Byron C. Miller
Pubblicato in The Unitarian Universalist Christian dalla The Unitarian
Universalist Christian Fellowship FALL/WINTER 1994 VOLUME 49
Numeri 3-4 Tradotto in Italiano dall'Inglese da: RobertoRosso
http://italianunitarian.christian.net/downloads/catechismo_unitariano_ung
herese1.0_nv.doc
Ha collaborato e ha rivisto la traduzione: Paola Zunino La versione della
traduzione italiana 1.0 è stata pubblicata dai “Cahiers Michel Servet" (n°
3 febbraio 2005). (II) A. CITAZIONI BIBLICHE Le citazioni bibliche sono
prese dalla versione La Nuova Riveduta sui testi originali (1994, nona
edizione 2003), a cura della Società Biblica di Ginevra. Eccetto quando
espressamente indicato Un grazie particolare al software"La parola"
www.laparola.net di Richard Wilson per le versioni italiane. (III) ALTRE
FONTI AA.VV.Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana. Edizione:
Garzanti Editore 1988.
categoria:teologia
martedì, 24 ottobre 2006
Gesù
Gesù (57-86) 57) Cosa intendiamo dire dicendo "credo in Gesù"?
Dicendo "credo in Gesù" noi esprimiamo la nostra convinzione per cui sia
il più grande figlio e profeta di Dio e per cui i suoi insegnamenti siano il
modo più sicuro attraverso cui noi possiamo ricevere una vera
conoscenza di Dio. 58) In che modo siamo venuti a conoscenza di
Gesù? Siamo venuti a conoscenza di Gesù attraverso il Nuovo
Testamento: dai Vangeli secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni in cui
è scritta la storia della sua vita e dei suoi insegnamenti. 59) Cosa
sappiamo della nascita di Gesù? Gesù nacque durante il governo
dell‟imperatore romano Ottaviano Augusto. Suo padre fu Giuseppe,
falegname di Nazareth, sua madre Maria. I suoi fratelli furono: Giacomo,
Iose, Giuda e Simone. L‟Evangelo non fa menzione dei nomi delle sue
sorelle. Gesù visse a Nazareth assieme ai genitori, ai fratelli e alle
sorelle. Marco 6:3 Mar 6:3 Non è questi il falegname, il figlio di Maria, e il
fratello di Giacomo e di Iose, di Giuda e di Simone? Le sue sorelle non
stanno qui da noi?» E si scandalizzavano a causa di lui. 60) In che modo
98
il pericolo ha minacciato Gesù durante la sua infanzia? Secondo la
narrazione dei Vangeli, Erode, il Re dei Giudei, voleva uccidere Gesù
quando questi era ancora in fasce. 61) In che modo Gesù è sfuggito a
questo pericolo? Gesù è sfuggito al pericolo grazie ai suoi genitori che lo
hanno portato in Egitto e al fatto che, dopo la morte di Erode, essi fecero
ritorno dall'Egitto fino a Nazareth 62) Che cosa sappiamo dell'infanzia di
Gesù? Quando Gesù aveva 12 anni, in occasione dei giorni della Festa
Sacra, andò nel tempio di Gerusalemme con i suoi genitori. La sua
mente luminosa eccelse durante il colloquio con gli Anziani. A casa fu un
bravo bambino, obbediente verso i suoi genitori, e crebbe nel corpo e
nello spirito, in saggezza e gentilezza verso Dio e verso la gente. 63)
Quanti anni aveva Gesù quando incominciò ad insegnare? Gesù
cominciò ad insegnare a 30 anni di età. Prima che cominciasse ad
insegnare Giovanni il Battista lo ha battezzato. 64) Qual è l'intento degli
insegnamenti di Gesù? L'intento degli insegnamenti di Gesù è di farci
conoscere le leggi di Dio e tramite questo di liberarci dall'ignoranza, dal
peccato e dalla paura della morte. 65) In che modo Gesù ci libera dall'
ignoranza? Gesù ci libera dall'ignoranza attraverso il suo esempio e il
suo insegnamento, che ci fa conoscere Dio, i nostri doveri e le nostre
vocazioni 66) In che modo Gesù ci libera dal peccato? Gesù ci libera dal
peccato rivelando cosa sia il peccato e come uno possa evitarlo. Con
l'esempio della sua vita posto di fronte a noi, che noi dobbiamo sforzarci
di seguire, noi sfuggiamo più e più volte al peccato 67) In che modo
Gesù ci libera dalla paura della morte? Gesù ci libera dalla paura della
morte rinforzando la nostra fede nell'amore paterno di Dio e nella vita
eterna 68) Come chiamiamo questa attività di Gesù? Questa attività di
Gesù, tramite la quale egli si fa carico del pesante fardello della nostra
vita spirituale, noi la chiamiamo liberazione. In questo senso noi
crediamo che egli sia il nostro liberatore. 69a1§) Qual è la più importante
norma della religione secondo Gesù ? La più importante norma della
religione è riassunta nel Grandi Comandamenti dell'amore che è il
seguente. Marco 12:28b-312§ Mar 12:28b«Qual è il più importante di tutti
i comandamenti?» 29ù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore,
nostro Dio, è l'unico Signore: 30Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il
tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la
forza tua". 31Il secondo è questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso".
Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi». 69b) In che
modo Gesù espresse la verità della vita religiosa e morale? Gesù ha
espresso la verità della vita religiosa e morale nel suo Discorso della
Montagna e nelle sue Parabole 69c) Qual è l'insegnamento del Discorso
della Montagna? L'insegnamento del Discorso della Montagna è il
seguente: 1) Chi è beato? (Matteo 5:3-13)3§ 2) La chiamata dei discepoli
(Matteo 5:13-17) 3) La vecchia e la nuova legge (Matteo 5:17-48) 4)
L'ipocrisia è il più grave peccato (Matteo 6:1-23) 5) Il soggetto del nostro
99
amore può essere uno solo (Matteo 6:24-34) 6) In ogni nostra decisione
che coinvolga altre persone dobbiamo essere gentili e molto rigorosi
verso noi stessi (Matteo 7:1-14) 7) Il frutto della vera religione è l'azione,
l'opera. 69d) Quali sono i più bei racconti di Gesù? [I più bei racconti di
Gesù sono:] 1) La Donna di Samaria4§ (Giovanni 4:1-42) 2) I Bambini
(Marco 10:13-16) 3) Il Giovane Ricco (Marco 10:17-31) 4) Zaccheo (Luca
19:1-10) 5) La Donna colta in Adulterio (Giovanni 8:3-11) 6) Maria e
Marta (Luca 10:38-42) 7) Nicodemo (Giovanni 3:1-21) 69e) Quali sono le
più belle parabole di Gesù? [Le più belle parabole di Gesù sono:] 1) Il
Seminatore (Marco 4, 1-20) 5§ 2) Il Granello di Senape; il Lievito; il Seme
nel Terreno (Marco 4:26-33) 3) Il Buon Samaritano (Luca 10:25-37) 4) Il
Figliol Prodigo6 (Luca 15:11-32) 5) I Talenti (Matteo, 25:14-30) 6) il Ricco
e Lazzaro (Luca 16:19-31) 7) il Ricco Stolto e la Grande Cena (Luca
14:15-24) 8) I Farisei e l'Esattore delle Tasse (Luca 18:9-14) 9) Il Cattivo
Servitore (Matteo 18:21-35) 10) La Pecorella Smarrita(Luca 15:3-7) e La
Dracma7§ Perduta (Luca 15:8-10) 70) Come riassumiamo gli
insegnamenti di Gesù8§? Noi riassumiamo gli insegnamenti di Gesù
come segue: a) Dio è uno ed è Spirito. Dio è il nostro Padre
provvidenziale b) Noi siamo figli di Dio, e fratelli e sorelle gli uni per gli
altri c) Il nostro dovere più importante: amare Dio, amare il nostro
prossimo, e costruire il Regno di Dio sulla terra d) Nell'adempiere il
nostro compito, noi dobbiamo seguire la voce della nostra coscienza,
dobbiamo scegliere sempre il bene, la verità e la bellezza e dobbiamo
attenerci ad essi. e) Se noi viviamo in questo modo, seguendo questo
percorso, il nostro premio sarà un cuore sereno, la pace tra di noi e la
gioia della vita eterna. 71) Gesù è da noi chiamato anche Dio? Noi non
chiamiamo Gesù Dio, perché noi sappiamo che egli era in realtà un
uomo. 72) Da quali fonti siamo venuti a conoscenza del fatto che Gesù
fosse del tutto umano? Siamo venuti a conoscenza del fatto che Gesù
fosse del tutto umano dagli Evangeli, in cui Gesù per primo si definì un
uomo, e il figlio di un uomo. In più la sua umanità vera e propria è
confermata dall'intera sua vita: egli nacque, crebbe nel corpo e nello
spirito, fu felice e scontento, fu affamato e assetato, soffrì e morì. Gesù fu
del resto considerato un uomo anche dai suoi discepoli e dai suoi
contemporanei. 73) In che senso Gesù fu diverso dalle altre persone?
Gesù fu diverso dalle altre persone per il fatto che egli visse in
ottemperanza alle leggi di Dio. E tutte le sue azioni furono in accordo con
la volontà del suo Padre provvidenziale; perciò è divenuto per noi “la via,
la verità e la vita”[NdT: Cfr. Gv 14:6a[. 74) Quali passi Gesù fece per
diffondere i suoi insegnamenti? Molto presto, all'inizio Gesù raccolse
attorno a lui dodici uomini, che noi chiamiamo "i suoi discepoli". Con loro
egli viaggiò per tutta la Galilea e la Giudea, insegnando ovunque,
facendo del bene per i poveri, ridando la salute ai malati e con ciò
spiegando, preparando i suoi discepoli per diffondere i suoi
100
insegnamenti. I suoi discepoli sono stati pescatori, esattori delle tasse e
persone povere. La scelta di Gesù dimostra che egli conosceva molto
bene la psicologia della gente. I nomi dei discepoli sono: (NdT: Simone,
detto "Cefa" che vuol dire "roccia9" e si traduce con) Pietro fu il primo e
fu seguito da Andrea; Giacomo; Giovanni; Filippo; Bartolomeo;
Tommaso10; Matteo; Giacomo; Simone, Taddeo e Giuda. Questi sono i
nomi nell'ordine in cui ci sono stati tramandati dalle Sacre Scritture11 75)
Chi furono i nemici di Gesù? I nemici di Gesù furono quanti ebbero paura
di perdere il loro potere e i loro interessi materiali nell'eventualità in cui il
Regno di Dio si fosse diffuso. Per questa ragione essi calunniarono e
perseguirono Gesù. 76) L'atteggiamento dei nemici scoraggiò Gesù?
L'atteggiamento dei nemici non scoraggiò Gesù. Gesù ebbe fiducia in Dio
e nella verità del proprio insegnamento. E quanti si basano su di questi
due capisaldi non devono mai perdere la speranza Isaia 40:31 Is
40:31ma quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze, si
alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non
si affaticano. 77) Cosa ha fatto Gesù di fronte alla pressione e alla
sofferenza? Di fronte alla pressione e alla sofferenza Gesù ha pregato, e
egli ha sempre ottenuto nuova forza e (nuovo) coraggio per continuare la
sua opera Luca 22:39-42 Lu 22:39Poi, uscito, andò, come al solito, al
monte degli Ulivi; e anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo,
disse loro: «Pregate di non entrare in tentazione». 41Egli si staccò da
loro circa un tiro di sasso e postosi in ginocchio pregava, dicendo:
42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia
volontà, ma la tua sia fatta». 78) In che modo dobbiamo pregare ?
Possiamo conoscere il modo in cui dobbiamo pregare attenendoci alla
Preghiera del Signore: "Padre Nostro". Gesù ha insegnato questa
preghiera ai suoi discepoli affinché fungesse da modello Matteo 6:9-13
Mat 6:9Voi dunque pregate così: "Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome; 10venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà
anche in terra come è fatta in cielo. 11Dacci oggi il nostro pane
quotidiano; 12rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai
nostri debitori; 13e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal
maligno. [Perché a te appartengono il regno, la potenza e la gloria in
eterno, amen.]" 79) Che tipo di preghiera deve essere la nostra? La
preghiera è una comunione spirituale e una conversazione con Dio.
Quindi la nostra preghiera deve essere semplice, breve e provenire dal
nostro animo. Nella nostra preghiera dovremo chiedere non tanto beni
materiali, ma soprattutto ciò che può essere utile ai nostri bisogni
spirituali. In questo modo la nostra preghiera rispecchierà chiaramente la
fiducia in Dio. Matteo 6:6 Mat 6:6Ma tu, quando preghi, entra nella tua
cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel
segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa.
80) Per quanti anni ha insegnato Gesù? Gesù ha insegnato per soli tre
101
anni: a causa del tradimento di Giuda, i suoi nemici lo catturarono. Egli fu
giudicato da Pilato e crocifisso. 81) In che modo avvenne la morte di
Gesù? La morte di Gesù, così come la sua stessa vita, fu la
manifestazione del suo amore verso Dio e la gente. Sulla croce egli
pregò anche per i suoi nemici, egli chiese a Dio di perdonarli e poi
raccomandò la sua anima al suo Padre provvidenziale Luca 23:34 Lu
23:34[Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che
fanno».] Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Luca 23:46 Lu
23:46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto
lo spirito mio». Detto questo, spirò. 82) Cosa avvenne dopo la morte di
Gesù? Dopo la morte di Gesù i suoi fedeli discepoli e i seguaci deposero
il suo corpo dalla croce e lo seppellirono nella tomba di Giuseppe di
Arimatea (NdT: Cfr. Mt 27:59-60). I suoi discepoli e i suoi seguaci hanno
fedelmente conservato la memoria del loro Maestro e insegnante e
hanno proclamato i suoi insegnamenti. 83) Come ricordiamo i più
importanti eventi della vita di Gesù? Noi ricordiamo i più importanti eventi
della vita di Gesù attraverso i Giorni Sacri. 84) Quali sono questi Giorni
Sacri?Questi Giorni Sacri sono: Natale; la Domenica delle Palme; il
Venerdì Santo; Pasqua; il Giovedì Santo e la Pentecoste. [NdT
SIGNIFICATO DEI GIORNI SACRI] Natale è il giorno della nascita di
Gesù La Domenica delle Palme è sua ultima entrata in Gerusalemme Il
Venerdì Santo è sua morte. Pasqua è vittoria delle sue idee. Il Giovedì
Santo è consapevolezza dei discepoli. La Pentecoste è il trionfo della vita
spirituale e il Giorno Sacro della fondazione della Chiesa Cristiana [NdT
DATA DI CELEBRAZIONE DEI GIORNI SACRI] Natale è sempre fissato
per il 25 di Dicembre. Gli altri Giorni Sacri dipendono dalla Pasqua. La
Pasqua è sempre la domenica dopo il plenilunio successivo all'equinozio
invernale. Se il plenilunio capitasse di domenica, la Pasqua è fissata per
quella domenica. La Domenica delle Palme è la domenica prima di
Pasqua Il Venerdì Santo è tre giorni prima di Pasqua Il Giovedì Santo è
40 giorni dopo Pasqua la Pentecoste è 50 giorni dopo Pasqua 85)
Accanto a questi abbiamo anche altri Giorni Sacri? Accanto a questi gli
altri Giorni Sacri sono: Tutte le domeniche Il giorno del Ringraziamento
Capodanno il 15 Novembre, giorno in cui si commemora la morte di
Francis David. Il Giorno Sacro del ringraziamento è fissato per l'ultima
domenica di settembre. 86) tutto ciò che abbiamo appreso circa Gesù
che cosa ci induce a fare? Tutto ciò che abbiamo appreso circa Gesù ci
induce ad amarlo, a sforzarci di seguire i suoi insegnamenti e a seguire
fedelmente il suo esempio. Matteo 16:24 Mat 16:24Allora Gesù disse ai
suoi discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso,
prenda la sua croce e mi segua. NOTE 1) NdT: la divisione in punti e
lettere è mia ed è fatta per facilitarne la citazione ai lettori. 2) NdT: nel
testo inglese la citazione è indicata a partire solo dal verso 29. Ci sembra
più corretto inserire anche l'ultima parte del verso 28. 3) NdT: Per ovvie
102
ragioni redazionali non è possibile integrare il testo inglese con l'intero
Discorso. Speriamo che i riferimenti al testo possano servire da guida al
lettore per un approfondimento personale. 4) NdT:Per ovvie ragioni
redazionali non è possibile integrare il testo inglese con l'intera serie di
racconti. Speriamo che i riferimenti al testo possano servire da guida al
lettore per un approfondimento personale 5)NdT:Per ovvie ragioni
redazionali non è possibile integrare il testo inglese con l'intera serie di
parabole. Speriamo che i riferimenti al testo possano servire da guida al
lettore per un approfondimento personale 6) NdT: Per il testo di questa
parabola si confronti l' Istruzione 44 7) NdT: Alla traduzione dramma,
comune per altro alla maggioranza delle versioni, preferisco il nome
comune della moneta dracma, calco esatto del greco, per non ingenerare
confusione nel lettore. Il testo inglese riporta la semplice lezione: coin =
moneta. La KJV per altro parla anch'essa semplicemente di pieces of
silver, letteralmente: pezzi d'argento 8)NdT: la divisione in punti e lettere
è mia ed è fatta per facilitarne la citazione ai lettori. 9)Cfr. Gv 1:42 10)
NdT: Quasi sicuramente solo un soprannome, dall'ebraico Tomà che
significa il gemello. 11) NdT: Almeno per quanto riguarda Matteo (Mt
10:2-4) e Marco (3:16-19). Luca (6:13-16) e Giovanni presentano alcune
differenze. BIBLIOGRAFIA (I) Titolo dell'Opera: Hungarian Unitarian
Catechism Sottotitolo: The catechism of Hungarian Unitarian Church in
Tansylvanian Romania ossia: Il catechismo della Chiesa Unitariana
Ungherese nella Romania Transilvana Scritto da: Joseph Ferencz (18351928), Vescovo della Chiesa Unitariana di Transilvania (1876-1928)
Prima edizione:1864 Ultima edizione e modifica: 1991 Ventesima
edizione Tradotto dall'Ungherese in Inglese dal Rev. Gyorgy Andrasi,
Consigliere del Vescovo della Chiesa Rumena in collaborazione con
Byron C. Miller Pubblicato in The Unitarian Universalist Christian dalla
The Unitarian Universalist Christian Fellowship FALL/WINTER 1994
VOLUME 49 Numeri 3-4 Tradotto in Italiano dall'Inglese da: Roberto
Rosso
http://italianunitarian.christian.net/downloads/catechismo_unitariano_ung
herese1.0_nv.doc Ha collaborato e ha rivisto la traduzione: Paola Zunino
La versione della traduzione italiana 1.0 è stata pubblicata dai “Cahiers
Michel Servet" (n° 3 febbraio 2005). (II) A. CITAZIONI BIBLICHE Le
citazioni bibliche sono prese dalla versione La Nuova Riveduta sui testi
originali (1994, nona edizione 2003), a cura della Società Biblica di
Ginevra. Eccetto quando espressamente indicato Un grazie particolare al
software"La parola" www.laparola.net di Richard Wilson per le versioni
italiane. (III) ALTRE FONTI AA.VV.Grande Dizionario Garzanti della
lingua italiana. Edizione: Garzanti Editore 1988.
categoria:teologia
lunedì, 23 ottobre 2006
103
Il figlio di Dio
Il figlio di Dio (46-56) 46) Qual è la più nobile creatura di Dio sulla Terra?
La più nobile creatura di Dio sulla Terra è il genere umano. 47) In che
modo si è fatto manifesto l'amore di Dio verso di noi? L'amore di Dio
verso di noi si è fatto manifesto nel fatto che Egli ci abbia eletto rispetto
alle altre creature e ci abbia dato dei doni spirituali, cosicchè noi
possiamo essere suoi figli e suoi collaboratori. 1Giovanni 3:1a 1G
3:1aVedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere
chiamati figli di Dio! E tali siamo. 48) Quali sono i doni spirituali che Dio ci
ha donato? I doni spirituali che Dio ci ha donato sono i seguenti: fede,
ragione, libero arbitrio, coscienza e amore. 49) Che cosa è la Fede? La
fede è fiducia in Dio. Per cui noi possiamo instaurare una relazione simile
a quella Padre-figlio con Dio, nostro Padre provvidenziale. Ebrei 11:1 Eb
11:1Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà
che non si vedono. Romani 1:17b Ro 1:17b «Il giusto per fede vivrà». 50)
Che cos'è la ragione? La ragione è il dono spirituale che ci aiuta ad
accedere alla conoscenza, a pensare e a formare opinioni su Dio, noi
stessi, il nostro prossimo, il mondo. In queste attività la ragione è anche
la lanterna della fede. 1Corinzi 2:[9-]10 1Co 2:9[Ma com'è scritto: «Le
cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel
cuore dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo
amano»]. 10A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché lo
Spirito scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Proverbi 20:27 Prov
20:27Lo spirito dell'uomo è una lucerna del SIGNORE, che scruta tutti i
recessi del cuore. 51) Che cos'è il libero arbitrio? Il libero arbitrio è quel
dono spirituale mediante il quale noi possiamo decidere liberamente se
seguire il bene ed il vero oppure il falso e il male. Romani 8:15a Ro
8:15aE voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella
paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione Galati 5:13 Ga
5:13Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate
della libertà un'occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo
dell'amore servite gli uni agli altri; 52) Che cos'è la coscienza? La
coscienza è quel dono spirituale che esamina le nostre azioni e ci
incoraggia verso il bene e a tenerci lontano dal male. La coscienza ci
premia se facciamo del bene e ci accusa se facciamo del male. Atti 24:16
At 24:16Per questo anch'io mi esercito ad avere sempre una coscienza
pura davanti a Dio e davanti agli uomini. 53) Che cos'è l'amore? L'amore
è il dono spirituale che ci permette di diventare fiduciosi figli di Dio. E di
vivere in pace col nostro prossimo. Il dono dell'amore giunge a
coronamento dei nostri doni spirituali. Matteo 5:44-46 Mat 5:44Ma io vi
dico: amate i vostri nemici, [benedite coloro che vi maledicono, fate del
bene a quelli che vi odiano,] e pregate per quelli [che vi maltrattano e]
che vi perseguitano, 45affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli;
104
poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa
piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Se infatti amate quelli che vi amano,
che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? 54) In che
modo possiamo rendere grazie a Dio per i nostri doni spirituali? Noi
possiamo ringraziare il nostro Padre provvidenziale per i nostri doni
spirituali attraverso l'amore verso Dio e verso il prossimo, attraverso un
lavoro produttivo ed un servizio disinteressato. 55) Qual'è la nostra
vocazione? La nostra vocazione è di costruire il Regno di Dio in questa
vita terrena con i doni spirituali che abbiamo ricevuto da Dio. Matteo 6:33
Mat 6:33Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi
saranno date in più. 56) Siamo in grado di adempiere alla nostra
vocazione in questa vita terrena? Noi siamo in grado di adempiere alla
nostra vocazione. Dio ci ha fatto dono di esempi di ciò attraverso la vita
di Gesù e attraverso le vite di quanti si adoperano per il Regno di Dio.
Giovanni 13:15 Giov 13:15Io infatti vi ho dato l'esempio, affinché come
ho fatto io facciate anche voi1. NOTE 1) NdT: Nella traduzione di questo
passo preferiamo seguire il testo della versione Nuova Diodati Cfr. La
Nuova Diodati, Revisione (1991), edizione La Buona Novella - Brindisi.
BIBLIOGRAFIA (I) Titolo dell'Opera: Hungarian Unitarian Catechism
Sottotitolo: The catechism of Hungarian Unitarian Church in Tansylvanian
Romania ossia: Il catechismo della Chiesa Unitariana Ungherese nella
Romania Transilvana Scritto da: Joseph Ferencz (1835-1928), Vescovo
della Chiesa Unitariana di Transilvania (1876-1928) Prima edizione:1864
Ultima edizione e modifica: 1991 Ventesima edizione Tradotto
dall'Ungherese in Inglese dal Rev. Gyorgy Andrasi, Consigliere del
Vescovo della Chiesa Rumena in collaborazione con Byron C. Miller
Pubblicato in The Unitarian Universalist Christian dalla The Unitarian
Universalist Christian Fellowship FALL/WINTER 1994 VOLUME 49
Numeri 3-4 Tradotto in Italiano dall'Inglese da: RobertoRosso
http://italianunitarian.christian.net/downloads/catechismo_unitariano_ung
herese1.0_nv.doc Ha collaborato e ha rivisto la traduzione: Paola Zunino
La versione della traduzione italiana 1.0 è stata pubblicata dai “Cahiers
Michel Servet" (n° 3 febbraio 2005). (II) A. CITAZIONI BIBLICHE Le
citazioni bibliche sono prese dalla versione La Nuova Riveduta sui testi
originali (1994, nona edizione 2003), a cura della Società Biblica di
Ginevra. Eccetto quando espressamente indicato Un grazie particolare al
software"La parola" www.laparola.net di Richard Wilson per le versioni
italiane. (III) ALTRE FONTI AA.VV.Grande Dizionario Garzanti della
lingua italiana. Edizione: Garzanti Editore 1988.
categoria:teologia
lunedì, 23 ottobre 2006
105
Dio
DIO (31- 45)
31) Quando diciamo "Credo in un <solo> Dio", che cosa
effettivamente diciamo?
Nel dire "Credo in un solo Dio” noi esprimiamo la nostra convinzione che
Dio esiste e che Dio,
sia in quanto ad essenza, che in quanto a persona,
sia Uno e soltanto Uno.
Anche la ragione concepisce Dio come Uno e soltanto Uno,
come la realtà più alta che non può essere più di una sola.
La Bibbia insegna l'indivisibile unità di Dio:
Isaia 44:6
Is 44:6
«Così parla il SIGNORE, [...]
Io sono il primo e sono l'ultimo,
e fuori di me non c'è Dio.
Deuteronomio 6:4
De 6:4
Ascolta, Israele: Il SIGNORE, il nostro Dio, è l'unico SIGNORE.
Marco 12:29b
Mar 12:29b
"Ascolta, Israele: Il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore:
Marco 10:18
Mar 10:18
Gesù gli disse: Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno
solo, cioè Dio.
Efesini 4:6
Ef 4:6
106
Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti.
32) In che modo possiamo comprendere Dio?
Noi possiamo comprendere Dio come spirito e come amore.
Giovanni 4:24
Giov 4:24
Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e
verità».
Giovanni 1:18
Giov 1:18
Nessuno ha mai visto Dio. Il solo figlio che è vicino al cuore del Padre è
quello che l'ha fatto conoscere.
2Corinzi 3:17
2Co 3:17
Ora, il Signore è lo Spirito; e dove c'è lo Spirito del Signore, lì c'è libertà.
33) E' possibile ritrarre Dio?
Non possiamo ritrarre Dio in quadri o sculture perché Dio è spirito.
Pertanto coloro che adorano Dio, secondo l'insegnamento di Gesù,
devono adorare Dio in spirito e verità.
Atti 17:29
At 17:29
Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la
divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall'arte e
dall'immaginazione umana.
34) In che modo possiamo conoscere Dio?
Possiamo conoscere Dio attraverso le sue opere di creazione e di
provvidenza.
107
35) Che cosa si intende per opera di creazione da parte di Dio?
Per opera di creazione da parte di Dio intendiamo che l'intero universo e
tutte le nostre vite sono la creazione di Dio.
Genesi 1:1
Gen 1:
Nel principio Dio creò i cieli e la terra.
Isaia 64:8
Is 64:8
Tuttavia, SIGNORE, tu sei nostro padre;
noi siamo l'argilla e tu colui che ci formi;
noi siamo tutti opera delle tue mani.
Atti 17:24
At 17:24
Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo
Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani
d'uomo;
36) Cosa intendiamo quando diciamo “opera di provvidenza” <da
parte> di Dio ?
Con “opera di provvidenza” <da parte> di Dio intendiamo che Dio si
prende cura di tutte le sue creature, Egli predispone ogni cosa secondo
gli intenti più saggi e la guida sul percorso della perfezione verso il
Regno di Dio.
37) In che modo Dio conserva l'ordine di questo mondo e in che
modo egli provvede per le sue creature?
Dio mantiene l'ordine di questo mondo con le sue leggi.
Allo stesso modo, Dio provvede alle sue creature attraverso queste leggi.
Le leggi di Dio sono perfette ed eterne
108
Salmi 19:7-9
Sal 19:
7
La legge del SIGNORE è perfetta,
essa ristora l'anima; la testimonianza del SIGNORE è veritiera, rende
saggio il semplice.
8
I precetti del SIGNORE sono giusti, rallegrano il cuore; il comandamento
del SIGNORE è limpido, illumina gli occhi.
9
Il timore del SIGNORE è puro, sussiste per sempre;
i giudizi del SIGNORE sono verità, tutti quanti son giusti
38) In che modo Dio è offerto da sue opere di creazione e
provvidenza?
Le opere di creazione e provvidenza di Dio lo offrono come: eterno,
perfetto, onnipotente, buono, giusto e misericordioso. Queste qualità
risultano dal suo amore paterno.
39) Cosa intendiamo dire dicendo: Dio è eterno?
Quando diciamo: Dio è eterno, intendiamo dire che Dio c'è sempre stato
e ci sarà per sempre.
Salmi 102:26-28
Sal 102:
26
essi periranno, ma tu rimani;
tutti quanti si consumeranno come un vestito;
tu li cambierai come una veste e saranno cambiati.
27
Ma tu sei sempre lo stesso
e i tuoi anni non avranno mai fine.
28
I figli dei tuoi servi avranno una dimora
e la loro discendenza sarà stabile in tua presenza.
109
Salmi 90:2
Sal 90:
2Prima che i monti fossero nati
e che tu avessi formato la terra e l'universo,
anzi, da eternità in eternità, tu sei Dio.
40) Cosa intendiamo dire dicendo: Dio è perfetto?
Quando diciamo: Dio è perfetto, intendiamo che tutto nella Sua creazione
e nella Sua attività è fatto nel migliore dei modi e nella maniera più
corretta e che tutti gli strumenti che Egli usa per adempiere alle sue leggi
sono sempre i più convenienti che possano essere scelti.
Matteo 5:48
Mat 5:48
dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.
Giobbe 11:7-9
Giob 11:
7
Puoi forse scandagliare le profondità di Dio,
arrivare a conoscere appieno l'Onnipotente?
8
Si tratta di cose più alte del cielo;
tu che faresti?
Di cose più profonde del soggiorno dei morti; come le conosceresti?
9
La loro misura è più lunga della terra,
più larga del mare.
41) Cosa intendiamo dire dicendo: Dio è onnipotente?
Quando diciamo: Dio è onnipotente, intendiamo dire che Dio può fare
tutto ciò che vuole, ma non può agire in maniera contraria alle sue leggi.
Matteo 19:26
110
Mat 19:2
Gesù fissò lo sguardo su di loro e disse: «Agli uomini questo è
impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile».
42) Cosa intendiamo dire dicendo: Dio è buono?
Quando diciamo: Dio è buono, intendiamo dire che egli agisce solo e
unicamente avendo di mira il bene di tutte le sue creature, non solo per
quelle che sono buone e meritevoli, ma anche per quelle che sono
meritevoli di punizione.
Matteo 19:17
Mat 19:17
Gesù gli rispose: «Perché m'interroghi intorno a ciò che è buono? Uno
solo è il buono.
Ma se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».
1Giovanni 4:16
1G 4:16
Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo
creduto. Dio è amore; e chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane
in lui.
43) Cosa intendiamo dire dicendo: Dio è giusto?
Quando diciamo: Dio è giusto, intendiamo dire che egli giudica le nostre
vite e tutte le nostre azioni, ricompensando il buono e punendo
il malvagio. Ciascuno deve sopportare le conseguenze della propria vita
e delle proprie opere.
Confronta:
Romani 2:6-11
Ro 2:
6
Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere:
7
vita eterna a quelli che con perseveranza nel fare il bene cercano gloria,
onore e immortalità;
8
111
ma ira e indignazione a quelli che, per spirito di contesa, invece di
ubbidire alla verità ubbidiscono all'ingiustizia.
9
Tribolazione e angoscia sopra ogni uomo che fa il male; sul Giudeo
prima e poi sul Greco;
10
ma gloria, onore e pace a chiunque opera bene; al Giudeo prima e poi al
Greco;
11
perché davanti a Dio non c'è favoritismo.
44) Cosa intendiamo dire dicendo: Dio è misericordioso?
Quando diciamo: Dio è misericordioso intendiamo dire che il suo amore
paterno è indulgente verso i nostri errori, dà a noi il tempo di migliorare e
di cambiare condotta, e ci perdona.
Confronta:
Luca (15:11-24)
La parabola del Figliol Prodigo
[Nota del Traduttore: esplicito il riferimento ai versi:
Lu 15:
11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli.
12
Il più giovane di loro disse al padre: "Padre, dammi la parte dei beni che
mi spetta". Ed egli divise fra loro i beni.
13
Di lì a poco, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un
paese lontano, e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente.
14
Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una gran carestia ed egli
cominciò a trovarsi nel bisogno.
15
Allora si mise con uno degli abitanti di quel paese, il quale lo mandò nei
suoi campi a pascolare i maiali.
16
Ed egli avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano,
ma nessuno gliene dava.
112
17
Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti servi di mio padre hanno pane in
abbondanza e io qui muoio di fame!
18
Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: padre, ho peccato contro il
cielo e contro di te:
19
non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei
tuoi servi".
20
Egli dunque si alzò e tornò da suo padre; ma mentre egli era ancora
lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al
collo, lo baciò e ribaciò.
21
E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non
sono più degno di essere chiamato tuo figlio".
22
Ma il padre disse ai suoi servi: "Presto, portate qui la veste più bella, e
rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi;
23
portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo
festa,
24
perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto, ed è
stato ritrovato". E si misero a fare gran festa.]
45) Tutto quello che abbiamo imparato circa Dio che cosa ci
persuade a fare?
Tutto quello che abbiamo imparato circa Dio ci persuade ad adorare
l'unico Dio, in spirito e verità, a fidarci di lui, ad amarlo e a vivere e agire
secondo la sua legge.
NOTE
1) In questo caso non seguo la lezione italiana della Nuova Riveduta ma traduco direttamente dal testo
inglese.
BIBLIOGRAFIA
(I) Titolo dell'Opera: Hungarian Unitarian Catechism
Sottotitolo: The catechism of Hungarian Unitarian Church in Tansylvanian Romania
ossia: Il catechismo della Chiesa Unitariana Ungherese nella Romania Transilvana
Scritto da: Joseph Ferencz (1835-1928),
Vescovo della Chiesa Unitariana di Transilvania (1876-1928)
Prima edizione:1864
Ultima edizione e modifica: 1991
113
Ventesima edizione
Tradotto dall'Ungherese in Inglese dal Rev. Gyorgy Andrasi, Consigliere del Vescovo della Chiesa
Rumena in collaborazione con Byron C. Miller
Pubblicato in The Unitarian Universalist Christian dalla The Unitarian Universalist Christian
Fellowship FALL/WINTER 1994 VOLUME 49 Numeri 3-4
Tradotto in Italiano dall'Inglese da: Roberto Rosso
http://italianunitarian.christian.net/downloads/catechismo_unitariano_ungherese1.0_nv.doc
Ha collaborato e ha rivisto la traduzione: Paola Zunino
La versione della traduzione italiana 1.0 è stata pubblicata dai “Cahiers Michel Servet" (n° 3
febbraio 2005).
(II) A. CITAZIONI BIBLICHE
Le citazioni bibliche sono prese dalla versione La Nuova Riveduta sui testi originali (1994, nona
edizione 2003), a
cura della Società Biblica di Ginevra.
Eccetto quando espressamente indicato
Un grazie particolare al software"La parola" www.laparola.net di Richard Wilson per le versioni
italiane.
(III) ALTRE FONTI
AA.VV.Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana. Edizione: Garzanti Editore 1988.
lunedì, 23 ottobre 2006
TEOLOGIA GENERALE
TEOLOGIA GENERALE 1) Che cos'è la religione? La religione è amore
verso Dio e verso il nostro prossimo, in tutti i sensi possibili. Marco 12:28-31
Mar 12:28 Uno degli scribi che li aveva uditi discutere, visto che egli aveva
risposto bene, si avvicinò e gli domandò: «Qual è il più importante di tutti i
comandamenti?» 29 Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele: Il Signore,
nostro Dio, è l'unico Signore: 30 Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il
tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza
tua". 31 Il secondo è questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Non c'è
nessun altro comandamento maggiore di questi. 1Giovanni 4:21 1G 4:21
Questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: che chi ama Dio ami
anche suo fratello. Matteo 7:21 Mat 7:21 «Non chiunque mi dice: Signore,
Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è
nei cieli. 2) Come sappiamo che Dio esista? Ogni volta che guardiamo
all'universo e al suo ordine, a noi stessi e ai nostri talenti, noi maturiamo la
convinzione che esista un solo Dio, il quale ha creato, regge e governa ogni
cosa. 3) In cosa consiste l'amore verso Dio? L'amore verso Dio consiste nel
nostro rispetto per le sue leggi e nel nostro sforzo di ubbidire ad esse. Un
bambino ama e rispetta sinceramente i propri genitori se obbedisce loro e si
comporta in modo da meritare il loro amore. Allo stesso modo noi amiamo e
rispettiamo Dio se siamo obbedienti e se cerchiamo di vivere secondo la sua
volontà. 4) Qual è lo scopo della religione? Lo scopo della religione è di
perfezionare le nostre anime attraverso l'AMORE verso DIO e il prossimo, di
114
nobilitare i nostri sentimenti e di incoraggiare il servizio verso Dio e il
prossimo. 5) L'umanità ha bisogno della religione? Lo scopo della religione
mostra chiaramente che l'umanità ha bisogno della religione; la storia
dell'umanità dimostra questo molto bene; a prova di ciò si pensi al fatto che
non c'è mai stato un popolo che non abbia avuto una religione. 6) In che
modo abbiamo ottenuto una più pura religione? Secondo l'insegnamento
della storia della religione, abbiamo ottenuto una più pura religione grazie al
fatto che Dio ha mandato illuminati, saggi, Maestri di religione e di morale,
che ci hanno condotto verso una più chiara convinzione religiosa, in stretta
relazione con la ragione. Noi siamo soliti chiamare i messaggeri di Dio profeti,
Apostoli, o fondatori di religione. Nel corso della storia tali messaggeri di Dio
sono stati Zoroastro per i Persiani, Confucio per i Cinesi, Buddha per gli Indù,
Mosè e i profeti per gli Ebrei, Maometto per gli Arabi. 7) Chi è il più grande
profeta di Dio? Il più grande profeta di Dio è stato Gesù, il fondatore della
Religione Cristiana. Egli ci ha insegnato sia la conoscenza che l'amore di Dio.
Confronta: Prima Lettera ai Corinzi 3:11 1Co 3:11 poiché nessuno può porre
altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù. 8) In che modo
conosciamo gli insegnamenti dei profeti e di Gesù? Conosciamo gli
insegnamenti dei profeti e di Gesù dalla Bibbia. Siamo soliti chiamare la
Bibbia "Sacra Scrittura". 9) Che cos'è la Bibbia? La Bibbia è una collezione
che include 66 libri dell'antichità, differenti in quanto ad autori e contenuti. 10)
Quante parti ha la Bibbia? La Bibbia ha due parti principali: l'Antica Alleanza
o Antico Testamento e la Nuova Alleanza o Nuovo Testamento. L'Antico
Testamento contiene 39 libri, il Nuovo Testamento 27 libri. 11) Chi ha scritto i
libri dell'Antico Testamento? I libri dell'Antico Testamento vennero scritti
prima della nascita di Gesù da insegnanti e profeti del popolo ebreo, nella
lingua ebraica e in quella aramaica. Ecco l'ordine dei libri dell'Antico
Testamento (La Torah ossia) i cinque libri di Mosè; Giosuè; Giudici; Rut; i due
libri di Samuele; i due libri dei Re; I due libri delle Cronache; Esdra; Neemia;
Ester. Giobbe; Salmi; Proverbi; Ecclesiaste; Cantico dei Cantici Isaia;
Geremia; Lamentazioni (di Geremia); Ezechiele; Daniele; Osea; Gioele;
Amos; Abdia; Giona; Michea; Naum; Abacuc; Sofonia; Aggeo; Zaccaria;
Malachia. 12) Che cosa contiene l'Antico Testamento? L' Antico Testamento
contiene le leggi morali e religiose degli ebrei e gli insegnamenti dei profeti.
13) Qual è l'insegnamento fondamentale dell'Antico Testamento ?
L'insegnamento fondamentale dell'Antico Testamento sono i Dieci
Comandamenti di Mosè che possono essere riassunti nella maniera
seguente: Dio è uno e dovete adorare solo Dio Non creare idoli e non adorarli
Non pronunciare invano il nome di Dio Ricordati dei Giorni Sacri Onora il
padre e la madre Non uccidere Non commettere adulterio Non rubare Non
mentire Non essere invidioso Confronta l'intero testo dei Dieci Comandamenti
Esodo 20:1-17 Eso 20:1Allora Dio pronunziò tutte queste parole: 2«Io sono il
SIGNORE, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di
schiavitù. 3Non avere altri dèi oltre a me. 4Non farti scultura, né immagine
115
alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque
sotto la terra. 5Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il
SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli
fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano 6 e uso bontà,
fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei
comandamenti. 7Non pronunciare il nome del SIGNORE, Dio tuo, invano;
perché il SIGNORE non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano.
8Ricòrdati del giorno del riposo per santificarlo. 9Lavora sei giorni e fa' tutto il
tuo lavoro. 10Ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al SIGNORE Dio
tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia,
né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita
nella tua città; 11poiché in sei giorni il SIGNORE fece i cieli, la terra, il mare e
tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il SIGNORE ha
benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato. 12Onora tuo padre e tua
madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il SIGNORE, il tuo
Dio, ti dà. 13Non uccidere. 14Non commettere adulterio. 15Non rubare.
16Non attestare il falso contro il tuo prossimo. 17Non desiderare la casa del
tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né
la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo».
14) Chi ha scritto i libri del Nuovo Testamento? I libri del Nuovo Testamento
sono stati scritti dopo la morte di Gesù in lingua greca da parte degli
evangelisti e degli Apostoli. Ecco l'ordine dei libri del Nuovo Testamento: Gli
Evangeli secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Le lettere di Paolo: ai
Romani, le due ai Corinzi, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, le
due ai Tessalonicesi, le due a Timoteo, a Tito, a Filemone, agli Ebrei. La
lettera di Giacomo, le due lettere di Pietro, le tre lettere di Giovanni, la lettera
di Giuda L'Apocalisse. 15) Che cosa contiene il Nuovo Testamento? La prima
parte del Nuovo Testamento: Gli Evangeli secondo Marco, Matteo, Luca e
Giovanni contengono la storia della vita e gli insegnamenti di Gesù; la parte
restante ci fa conoscere l'opera e gli insegnamenti degli Apostoli. In ragione
del suo contenuto, il Nuovo Testamento è anche chiamato Evangelo che
significa "lieta novella". 16) Perché è necessario conoscere la Bibbia? E'
necessario conoscere la Bibbia perché l'insegnamento contenuto in essa è la
base della religione Cristiana e la base per condurre una vita cristiana. Per
questa ragione è nostro compito studiare la Bibbia con amore e raziocinio.
Confronta: Matteo 4:4 Mat 4:4Ma egli rispose: «Sta scritto: "Non di pane
soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio"1».
Romani 15:42 Ro 15:4Poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per
nostra istruzione, affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci
provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza. 17) Come viene
chiamata quella religione che è basata sugli insegnamenti di Gesù?
Chiamiamo Cristiani tutti coloro la cui religione è basata sull'insegnamento di
Gesù. Il termine "Cristiano" è derivato dal latino "Cristianus-i" che significa:
appartenente a Gesù3, seguace di Gesù. Confronta: Atti 11:26 At 11:26Essi
116
parteciparono per un anno intero alle riunioni della chiesa, e istruirono un
gran numero di persone; ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono
chiamati cristiani. 18) I cristiani sono uniti? La Cristianità non è unita. Nel
corso della storia la Religione Cristiana è stata divisa in differenti
denominazioni. Tuttavia, i cristiani che vivono nel mondo sono tenuti insieme
dall'insegnamento di Gesù riguardante l'unità fraterna. Il numero dei Cristiani
attualmente nel mondo è circa un miliardo. 1Corinzi 12:12-13 1Co
12:12Poiché, come il corpo è uno e ha molte membra, e tutte le membra del
corpo, benché siano molte, formano un solo corpo, così è anche di Cristo.
13Infatti noi tutti siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico
corpo, Giudei e Greci, schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un solo
Spirito. 19) Perchè la Cristianità è divisa in differenti denominazioni? Tra i
Cristiani dell'antichità e più tardi nell'età della Riforma sorsero differenti
interpretazioni circa la personalità di Gesù e il contenuto dei suoi
insegnamenti. Le denominazioni sono state definite dagli stessi seguaci di
questi differenti concetti religiosi. 20) Qual'è la tua religione? Sono unitariano.
21) Chi è stato il fondatore della Chiesa Unitariana? Il fondatore della Chiesa
Unitariana fu Francis David (Dávid Ferenc). 22) Che cosa sappiamo sulla vita
di Francis David? Secondo la tradizione Francis David è nato a Cluj
(Kolozsvár) attorno al 1510. Egli ha completato gli studi a Cluj (Kolozsvár),
Alba Iulia (Gyulafehérvár) e Wittemberg (Germania). Dopo essere tornato dal
suo pellegrinare, egli ha lavorato come direttore scolastico e ministro di culto
a Beszterce, Petres e Cluj (Kolozsvár). 23) Qual'è stato l'intento a cui Francis
David ha dedicato la sua vita? L'intento a cui Francis David ha dedicato la
sua vita fu la restaurazione della pura Cristianità di Gesù. 24) In che modo
Francis David si sforzò di realizzare l'intento cui dedicò la sua vita? Francis
David si sforzò di realizzare l'intento cui dedicò la sua vita pregando e
divulgando la Cristianità pura di Gesù per mezzo del pulpito, dei dibattiti e dei
libri. I collaboratori di Francis David sono stati: Gaspar Heltai, Istvan (Stefano)
Basilius, Benedek (Benedetto) Óvári, Miklos (Nicola) Bogáti Fazekas, Gyorgy
(Giorgio) Blandrata ed altri. 25) In che modo la gente del posto ha accettato
l'insegnamento di Ferencz David? La maggior parte degli Ungheresi del
posto era concorde con Ferencz David e per tutta la durata del regno di Re
Giovanni Sigismondo, diventò seguace della pura Cristianità di Gesù, così
come insegnato da Ferencz David. Questa religione si chiamò
unitarianesimo, prendendo il nome dalla dottrina della unicità di Dio. La
parola "unitariani" deriva dal latino "unus, unitas" e significa "credenti
nell'unico Dio, e/o chi professa l‟indivisibile unità di Dio. Il nome "unitariani" fu
usato per la prima volta nel 1600 alla Dieta di Lécfalva. [Nota del Traduttore:
"unitarians" a volte è anche tradotto, forse più correttamente, con "unitari" ma
il termine italiano è troppo inflazionato e non indica specificamente la corrente
cui facciamo riferimento. Il termine unitariani invece benchè derivi da una
etimologia scorretta e poco precisa4, ci è sembrato poter rinviare meglio
all'area semantica di riferimento e perciò lo abbiamo adottato] 26) Qual è
117
stato il più importante risultato della diffusione della Religione Unitariana? Il
più importante risultato della diffusione della fede Unitariana fu la
proclamazione della libertà religiosa alla Dieta di Torda nel 1568. In
Transilvania, per la prima volta nel mondo, fu dichiarato che ciascuno può
professare la religione che meglio si accorda al proprio modo di pensare,
poiché “la fede è un dono di Dio” Noi siamo soliti ritenere che la fondazione
della Chiesa Unitariana sia avvenuta a partire dalla data di proclamazione di
questa legge. La Dieta di Marosvásárhely (Tg.Mures) nel 1571 ha confermato
la legge della libertà religiosa La decisione della Dieta di Torda5 del 1568
6“La Nostra Altezza Reale, secondo quanto Egli ha decretato, insieme con la
Dieta, in materia di religione, conferma nuovamente che in ogni parte del suo
Regno a) i predicatori possono pregare e spiegare L'Evangelo ciascuno
secondo la propria comprensione di esso, b) se tale interpretazione soddisfa
la congregazione, allora può essere considerata buona. c) In caso contrario
nessuno li può obbligare, per il fatto che i loro animi non siano soddisfatti d)
ma deve loro essere permesso di potersi scegliere un nuovo predicatore i cui
insegnamenti siano approvati dalla congregazione e) In più nessuno dei
sovrintendenti o altri, dovrà infastidire o sfruttare i predicatori a causa della
propria religione, in rispetto delle precedenti risoluzioni della Dieta. f) Inoltre
nessuno dei sovrintendenti o altri, dovrà permettere che qualcuno sia
imprigionato, punito, o rimosso dal suo posto a causa dei suoi insegnamenti
g) Perchè la Fede è un dono di Dio; questo dono avviene ascoltando e riascoltando la parola di Dio 27) Per quanto tempo Francis David fu in grado di
servire la pua cristianità di Gesù? Francis David ha servito la pura Cristianità
di Gesù solo fino al 1579. I nemici della libertà religiosa lo accusarono di
essere un rivoluzionario e lo condannarono alla prigione a vita. Lo
imprigionarono nel castello di Deva, ove egli morì il 15 Novembre 1579.
L'ubicazione della sua tomba è sconosciuta. Nel luogo delle sue sofferenze,
in una cella del castello di Deva, una colonna commemorativa7 conserva la
testimonianza del suo nome, della sua vita, del sua Opera. La prima Giornata
Commemorativa fu proclamata dalla nostra Chiesa nel 1910 in occasione
della celebrazione del quattrocentesimo anniversario della nascita di Francis
David. Nel 1948 fu stabilita dai credenti Unitariani l'attuale celebrazione della
Giornata Commemorativa. 28) Cosa è successo dopo la morte di Francis
David? La morte di Francis David fu seguita da un periodo veramente difficile
nella storia della nostra Chiesa. Gli unitariani furono vittime dapprima
dell'intolleranza religiosa e, successivamente dell'opposizione della
soppressione politica. Invece di costruire i nostri antenati furono costretti a
concentrare le loro forze nella difesa personale. In questa dura lotta abbiamo
perso molte delle nostre chiese e congregazioni e con loro circa tre quarti dei
nostri credenti. Solo la provvidenza di Dio, la legge sulla libertà religiosa e la
resistenza eroica di una parte dei nostri credenti, ha salvato la nostra Chiesa
dalla distruzione totale. 29) Quanto durò questo difficile periodo? Questo
difficile periodo durò per circa 300 anni, cui seguì, grazie agli sviluppi storici,
118
un periodo che vide una maggiore libertà. La nostra Chiesa fu liberata
dall'oppressione, radunò le forze rimanenti e fu in grado di costruire
liberamente il Regno di Dio. Per mezzo dei sacrifici dei credenti, molte chiese
furono costruite e crebbe il numero dei membri della Chiesa. Fu quindi
possibile pronunciare il nome di Francis David e pregare seguendo la sua
spiritualità Nel 1879, per la prima volta, la nostra Chiesa fu in grado di
celebrate la memoria del suo fondatore, Francis David, in occasione del
trecentesimo anniversario della sua morte. 30) Qual è la tua Confessione (di
Fede)? La mia Confessione (di Fede) è: Credo in un (solo) Dio Credo in
Gesù, il migliore tra i figli di Dio, nostro vero Grande Maestro Credo nello
Spirito Santo Credo nella missione della Chiesa Unitariana Credo nel
pentimento e nella vita eterna. NOTE 1) NdT: Il riferimento è a Dt 8,3
Confronta:Deuteronomio 8:3 De 8:3Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto
provar la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi
padri non avevano mai conosciuto, per insegnarti che l'uomo non vive
soltanto di pane, ma che vive di tutto quello che procede dalla bocca del
SIGNORE. 2) Nel testo è indicato “(Rome 5,4)” un chiaro errore di stampa. Il
testo citato ha le coordinate che abbiamo indicato: “Romani 15:4”. 3) [Nota
del Traduttore]: Cristiano significa seguace di Gesù in quanto Gesù è Cristo,
ossia Unto di Dio (cfr. Lc 9,20); sul fatto che l'unzione non fosse propria solo
di Gesù cfr. Lv 4,5 o Lv 21,12. 4) Deriva da "unit-ariani", legando a una
sottoclasse dell'arianesimo la nostra dottrina. Questo accostamento è nato
dal fatto che anche noi come una parte degli ariani (gli anomiani) professiamo
la differente natura tra Dio e Gesù. Tuttavia questo accostamento è rischioso
e discutibile e preferibilmente evitabile, in quanto noi non solo professiamo la
diversità di natura fra Dio e Gesù ma anche, e fortemente, l'assoluta umanità
di Gesù. Il prefisso "unit" dunque deve essere letto con attenzione per
significare la nostra credenza nell‟ unità sostanziale di Dio. Fatta questa
precisazione, il termine unitariani, soprattutto se indicato da solo, è quello che
meglio rinvia all'area semantica e confessionale cui facciamo riferimento, e
quindi lo abbiamo usato nel testo. 5) NdT:Non sono a conoscenza di una
traduzione italiana del testo della Dieta. La presente traduzione si basa sul
testo inglese. Chiunque avesse notizia di una precedente traduzione italiana
me lo comunichi, verrà inserita nelle prossime edizioni del testo. La divisione
in punti e lettere comma è mia, e si è scelto di adottarla per facilitare la
citazione del testo da parte dei credenti. 6) NdT: In rosso nel testo inglese:
abbiamo preferito adottare il corsivo, uniformandoci a tutte le altre citazioni
del testo. 7) Nota di Sandor Leta: questa colonna fu distrutta da vandali
sconosciuti e nel 1997 si commemorò l'ultima targa.
BIBLIOGRAFIA (I) Titolo dell'Opera: Hungarian Unitarian Catechism Sottotitolo: The catechism of
Hungarian Unitarian Church in Tansylvanian Romania ossia: Il catechismo della Chiesa Unitariana
Ungherese nella Romania Transilvana Scritto da: Joseph Ferencz (1835-1928), Vescovo della
Chiesa Unitariana di Transilvania (1876-1928) Prima edizione:1864 Ultima edizione e modifica:
1991 Ventesima edizione Tradotto dall'Ungherese in Inglese dal Rev. Gyorgy Andrasi, Consigliere
119
del Vescovo della Chiesa Rumena in collaborazione con Byron C. Miller Pubblicato in The
Unitarian Universalist Christian dalla The Unitarian Universalist Christian Fellowship
FALL/WINTER 1994 VOLUME 49 Numeri 3-4 Tradotto in Italiano dall'Inglese da: RobertoRosso
http://italianunitarian.christian.net/downloads/catechismo_unitariano_ungherese1.0_nv.doc
Ha
collaborato e ha rivisto la traduzione: Paola Zunino La versione della traduzione italiana 1.0 è stata
pubblicata dai “Cahiers Michel Servet" (n° 3 febbraio 2005). (II) A. CITAZIONI BIBLICHE Le
citazioni bibliche sono prese dalla versione La Nuova Riveduta sui testi originali (1994, nona
edizione 2003), a cura della Società Biblica di Ginevra. Eccetto quando espressamente indicato
Un grazie particolare al software"La parola" www.laparola.net di Richard Wilson per le versioni
italiane. (III) ALTRE FONTI AA.VV.Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana. Edizione:
Garzanti Editore 1988.
Certamente condivido moltissimo del pensiero unitariano, ma con qualche
necessaria sottolineatura e specifica. Sono molto più radicale sull‟ebraicità
del cristianesimo, mentre da quanto letto sopra, si nota ancora un residuo
della concezione di cristianesimo inteso come superamento dell‟giudaismo,
Yeshua fondamentalmente come liberatore e non come riformatore, ritengo
che il primo termine possa essergli attribuito in riferimento al giudizio sul
peccato, il secondo alla legge che però non è né abolita né superata. In
secondo luogo, non condivido, come sai, il concetto di immortalità dell‟anima,
io credo nella resurrezione e credo nell‟opera espiatrice di Yeshua attraverso
la Sua morte sulla croce. Ovviamente non riconosco le feste specifiche
dell‟unitarianesimo, riguardo al giorno di riposo penso invece che abbiano
ragione gli avventisti, dovremmo tornare allo Shabbatt, anziché considerare
la domenica come giorno del Signore, quando Yeshua lo sostituì con la
domenica dei pagani? Penso anche che dovremmo tornare a festeggiare
tutte le feste ebraiche che Yeshua festeggiava, come pure i discepoli ed i
primi cristiani. Dovremmo festeggiare Pesach, Hannukà, lo Yom Kippour, le
Capanne e le altre ricorrenze con il loro significato autentico, poi nessuno ci
impedisce di celebrare in oltre l‟ultima cena, la resurrezione (che non
chiamerei affatto Pasqua) ed il Natale, tutto il resto lo lascerei perdere! In fine
noto una punta di generalismo che come sai non condivido. Per il resto
concordo pienamente! Voglio essere molto chiaro e non lasciare nessun
spazio a fraintendimenti su un punto che considero fondamentale: Non credo
affatto, lo risottolineo, che gli ebrei si debbano convertire al cristianesimo,
sono anzi fermamente convinto che debbano restare fedeli al loro patto e
conservare inalterata la legge sin la fine dei tempi. Auspico tuttavia che una
piccola minoranza di ebrei, siano essi lubawich, giudei rabbinici, riformati o
laici, possano abbracciare la fede (fiducia) nell'ebreo Yeshua,non fede nella
Sua presunta identità di figlio di Dio ...Dio stesso, cui non credo neanch'io,
ma nell'uomo, nel Rabby, riconoscendo il Suo ruolo profetico e messianico,
non nell'accezione escatologica del termine, visto che indubbiamente Egli
non ha instaurato l‟era messianica, che precede immediatamente la fine dei
tempi. Non dunque una conversione a ciò che è solo un riflesso, un‟ombra
120
degli insegnamenti di Yeshua l‟ebreo, non l‟accettazione di dogmi che non
hanno nulla a che vedere con Lui, ma mantenendo integralmente la propria
ebraicità, il riconoscimento dell‟autenticità giudaica del Suo messaggio, e la
validità degli insegnamenti di Yeshua Ben Yosef. Questo non ha nulla a che
fare con la salvezza personale o l'affermazione di una presunta superiorità
del cristianesimo sull'ebraismo, ma credo che ciò possa rappresentare la
riappropriazione di un pezzo di cultura giudaica, e certamente un grande
aiuto per quei “seguaci della setta del Nazzareno” che percepiscono la
corrente Yeshuitana come giudaismo, e vogliono ricollocarla nel suo alveo
naturale. Questa piccola minoranza di nascita ebraica potrebbe essere
indispensabile per proporre una rilettura giudaica del Nuovo Testamento! Per
il grandissimo rispetto che nutro nel confronto degli ebrei, non farò tuttavia
nulla per convincerli di alcun‟ché, mi limito a condividere il mio pensiero,
ritenendo inconcepibile ogni minima forzatura. Pur ponendomi come
interlocutore nei confronti di ebrei e cristiani, ciò che scrivo è diretto
soprattutto a quest‟ultimi, ritengo molto più urgente infatti un proselitismo
verso di loro, anzi unicamente verso loro, poiché un ebreo che non
comprende Yeshua è comunque ebreo, ma un “cristiano” che non Lo
comprende non è nulla, se non un discepolo di un “Cristo mitizzato”,
“travisato”, “frainteso” …di un “Cristo inventato”!
Tu dici che sono in mezzo al guado, e che è difficile restarci, …infatti io non
ho nessuna intenzione di restarci, voglio attraversare il Giordano e
conquistarmi il mio pezzo di Terra Promessa, che già i miei Padri
possedettero e che intendo lasciare in eredità a mio figlio, so che dovrò
combattere per conquistarla, e so che dovrò lottare anche per restarci, …ma
questa è la terra di Yeshua, e si trova oltre il Giordano, in terra d‟Israele! I
giudei seguaci del Nazzareno, coloro che condividono il mio sogno, sono
simili ai primi sionisti che sognavano la fondazione dello stato di Israele ed il
rimpatrio dei fratelli della diaspora! Che Hashem ci benedica e che un piccolo
nucleo di giudei seguaci di Yeshua possa realmente tornare a Lui, e
ricollocarsi nel loro ambiente naturale, il giudaismo. Che essi possano aprire
la strada ai fratelli della diaspora!Proprio perché viviamo in un periodo di
profonde radicalizzazioni religiose, perché vi sono profonde tensioni e ferite
ancora aperte (soprattutto con l‟Islam), preferisco, nonostante detesti farlo,
non firmare quanto ho scritto, ciò mi varrà l‟accusa da parte di molti di
vigliaccheria, ma spero che tu capisca!
Ciao e… Schalom!
121
Commento di Ferruccio a:
“Cristiani o… giudei seguaci del Nazzareno?”
“Non ti servirà a nulla abbandonare l‟ego se non abbandoni Dio”.
Buddha
Ad un certo punto, in un suo libro, Nietzsche non usa la parola religione, ma
“nevrosi religiosa”; penso di avere avuto molto a che fare con questa
malattia.
Non possiamo disconoscere che in talune nostre chiese siamo ossessionati
dalla parola “salvezza” come di una idea che ha avuto un suo cammino
ipertrofico.
“Il fanatismo morale degli antichi filosofi ha preparato la via al cristianesimo, è
stato dato troppo valore alla salvezza dell‟anima”.
Nietzsche – Frammenti postumi.
Per la stessa ragione non parlerei di peccato, il quale ha assunto una
posizione ipostatica, ma di trasgressione.
Quanto al rapporto tra psicoanalisi e terapia ipno-suggestiva, Freud lo
descrive icasticamente, paragonando la prima alla scultura (in cui si procede
in via di levare, secondo Leonardo da Vinci: il materiale portato alla
coscienza è “levato”, eliminato dall‟inconscio), ed il secondo alla pittura (in cui
sempre secondo Leonardo, si procede per via di mettere: le suggestioni
impartite dal terapeuta si sovrappongono, senza eliminare le cause, al
sintomo).
Prefazione di un libro su Freud.
La legge uccide ma lo spirito vivifica; il problema però è sempre lo stesso,
che sono sempre troppo poche le persone spiritualmente pure che possono
influire significativamente sulla trasformazione del mondo.
E‟ curioso come una ventina di anni fa pensavo che il mondo sarebbe entrato
in una nuova era allorquando gli ebrei avessero interpretato il N.T.
Volontà è una parola che ha una grande dose di ambiguità (e di alienazione),
sembra quasi che confini con il magico. “Perciò la forza motrice in tutte le
122
operazioni magiche è la volontà addestrata del mago. Tutte le aggiunte della
magia cerimoniale, luci, colori, cerchi, triangoli, profumi, sono semplicemente
mezzi per aiutare la volontà del mago a concentrarsi…”
Francio King.
I filosofi romantici tedeschi che hanno poggiato i loro sistemi su volontà,
hanno consegnato l‟occidente all‟autoritarismo, nazionalismo e militarismo.
E‟ stato ampiamente dimostrato che il voler applicare la nostra forza di
volontà per mutare le nostre opinioni e le nostre abitudini ha un effetto
contrario a quello voluto, negativo più che positivo. “Quando volontà e
immaginazione si trovano in conflitto, l‟immaginazione vince invariabilmente
la battaglia.”
Coué.
Penso che Gesù di Nazareth sia stato un autentico ebreo ed il suo
messaggio autenticamente ebraico, a parte le manipolazioni posteriori
ovviamente.
Ma esiste veramente un antico patto ed un nuovo patto?
La concezione farisaica è quella che domina l‟ebraismo oggi (l‟oggi degli
ultimi due millenni); dietro la legge di Mosè, bisogna considerare che ci sono
altri preti di un'altra religione: per quel che mi riguarda la componente
fondamentale dell‟ebraismo è quella profetica.
Secondo me il Messia verrà da Israele e non da cristiani che tifano Israele.
Non capisco cosa significhi “comprendere Gesù” dal momento che secondo
me gli evangeli sono stati in parte manomessi; il cristianesimo autentico forse
si convertirà all‟unico Dio ed all‟ebraismo nell‟età messianica.
C‟è in gioco anche una questione di numeri: qualcuno mi ha fatto notare che
uno dei motivi (altri se ne scopriranno in futuro) per cui il Signore della storia
ha “permesso” la Shoà è che gli ebrei erano diventati troppi! Gli ebrei sono
stati creati come pochi tra le nazioni nell‟attuale “dispensazione”. Vorrei
correggermi: non penso che le nazioni negli ultimi tempi si fonderanno
completamente con Israele; Israele manterrà sempre qualcosa di distintivo.
“Ad fontem”, non penso che nessuno al mondo ne sia capace da un punto di
vista filologico o se preferisci ontologico.
Dove e soprattutto quanti sono i cristiani che propugnano una riforma
radicale?
123
Vedo piuttosto il processo storico come un iceberg (goym) che muove da
latitudini estreme e fredde e, sospinto dalle correnti (la storia) verso acque
più calde (Israele e la sua cultura) prima o poi si scioglierà tutto.
Se nel Corano sono totalmente assenti profezie, segni, prodigi e narrazioni
per me è un fatto positivo.
Secondo me da una parte ci sono gli ebrei e dall‟altra tutte le altre religioni,
che si differenziano tra di loro per livelli di umanità, o se si preferisce di
antidolatria e per la loro posizione riguardo all‟unificazione del Nome.
Concordo: l‟inferno non esiste; tra gli attributi di Dio non v‟è quello del Dio
sadico; sì, l‟inferno forse è la non resurrezione.
Corpo, anima, spirito, non so: l‟anima mi dà l‟idea di vitalità, di vita, spirito mi
dà l‟idea dell‟ “atmosfera” in cui è immersa, si può anche supporre che non
sia sempre esistito, forse può essere definito come quel qualcosa che è
sorgente o che controlla lo stato psicofisico dell‟anima. “…mentre il concilio
era ancora in corso, papa Nicolò primo proclamò che l‟uomo non doveva più
venir considerato una tricotomia di anima, spirito e corpo. A partire da
quell‟epoca la Santa Sede avrebbe sempre negato l‟esistenza dello spirito
individuale umano, dichiarando che l‟uomo è soltanto corpo e anima, e
relegando lo spirito personale all‟infimo livello di pura e semplice – qualità
intellettuale dell‟anima -. In tal modo l‟iniziativa spirituale dell‟uomo
occidentale veniva limitata…, e i dogmi della Chiesa di Roma divenivano
l‟unica fonte di rivelazione riconosciuta.”
Ravenscroft.
Non mi piace il concetto di negazione di Dio. La parola Dio non è Dio
Krishnamurti. Dove Dio non è immagine non ha pure né attributi né
differenziazioni.
In un tuo allegato C‟è un commento di rav. David Berger che mi ha molto
sorpreso; ricordo che in tempi passati ricevevo pubblicazioni Lubavich; sono
molto sorpreso per quello che è accaduto da loro negli ultimi anni: sta
succedendo pari pari quello che è successo col cristianesimo: un rabbi morto
sta piano piano assumendo i contorni di Dio! Non so cosa pensare!
L‟ebraismo ufficiale non reagisce come dovrebbe, perché loro sono fortissimi
politicamente ed ancora di più finanziariamente. D‟altra parte messianismi
deviati ogni tanto capitano in campo ebraico, ma con queste caratteristiche
mi sembra la prima volta in tempi moderni.
“…in ogni caso, negando che il Rebbe sia una divinità indipendente, o che
l‟Essenza divina sia stata limitata a questo essere umano in particolare, tutti
124
gli interessati pensano di aver fatto una distinzione sufficiente tra la loro
posizione e quella del cristianesimo, ma di fatto hanno distinto la loro
posizione solo da una caricatura del cristianesimo.”
David Berger (internet).
“…facendo notare queste dottrine Lubavitch, un missionario cristiano ha
commentato sull‟ironia degli Chassidim che sono catalogati come ebrei
ortodossi nonostante prestino fede in un Messia deceduto e divino – una
classificazione basata sull‟itificazione del loro Messia con il Rabbino
Schneerson piuttosto che Gesù di Nazareth -. Sfortunatamente questo autore
prosegue “hanno appuntato le loro speranze sul candidato sbagliato…””.
(ibidem)
“…l‟analisi di questo movimento mi ha tra l‟altro insegnato i modi diversi con i
quali i credenti rispondono alle sfide esterne ed a quelle interne, e mi ha fatto
pure riesaminare alcune delle mie convinzioni riguardo la storiografia del
cristianesimo primitivo”.
(ibidem)
Infine in un opuscolo pubblicato dallo stesso Centro Culturale Ebraico Naar
Israeel, per la festa di Pesach 2004, nel paragrafo intitolato “Un assaggio
delle cose a venire”, vi era una frase da lasciare di ghiaccio chiunque sappia
qualcosa di altre religioni. Nell‟ultimo giorno di Pesach è uso presso alcuni
Chassidim mangiare un terzo pasto speciale completo di Matzà e vino.
L‟autore dell‟opuscolo spiega così: “Questo pasto è chiamato banchetto del
Mashiach ed è inteso ad approfondire la nostra consapevolezza
dell‟imminenza della Redenzione finale: come il cibo da noi mangiato diventa
parte del corpo, così mangiando il pasto chiamato Seudat Mashiach e
bevendo i quattro bicchieri di vino, noi interiorizziamo il concetto do
Mashiach…”
Reportage sul Meshichismo in Italia – Internet.
Rav. Berger teme che questa situazione possa creare forti infiltrazioni
cristiane in campo ebraico; non sono così pessimista; sul medio periodo
forse si avrà modo di notare la ripetitività e somiglianza di messianismi
esageratamente proiettati sul proprio presente storico.
Ciao.
125
Risposta al commento di Ferruccio a:
“Cristiani o… giudei seguaci del Nazzareno?”
Caro Ferruccio,
devo ammettere che questa volta sono leggermente in difficoltà, non sono
sicuro di aver compreso realmente tutto ciò che scrivi, comunque ci provo,
incoraggiato dalle parole di Voltaire che conclude la prefazione del
“Dizionario filosofico” dicendo: “…le opere di filosofia non son fatte che per i
filosofi, e ogni uomo onesto deve cercare di essere filosofo, senza vantarsi di
esserlo.”
Penso che le parole di Buddha debbano esser interpretate in riferimento alla
concezione dell‟uomo e di Dio caratteristiche delle filosofie (e religioni)
orientali (buddismo, induismo ecc…). Secondo queste filosofie l‟uomo
attraverso il carma deve raggiungere progressivamente uno stato di purezza
superiore, fino a fondersi totalmente con lo spirito divino, in altre parole Dio è
l‟unione degli spiriti, l‟individuo è sostanzialmente parte di Dio e si
ricongiungerà allo Spirito. Si tratta di un‟identificazione con Dio totalmente
assente nell‟ebraismo e nel cristianesimo, secondo i quali Dio è uno ed è
totalmente altro, distinto dall‟uomo e dalla creazione! Credo che Buddha
intendesse un annichilimento dell‟ego, e quindi anche di Dio poiché l‟identifica
con l‟io (lo spirito dell‟uomo non è ontologicamente diverso da Dio), questa
totale passività, questo annullamento di sé doveva secondo il suo pensiero
far progredire verso la perfezione, verso la fusione con Dio. In riferimento
all‟ebraismo ed al cristianesimo credo che si possa fare una riflessione in
termini differenti, non credo cioè che si debba abbandonare l‟ego, questo
significherebbe abbandonare sé stessi, la propria identità e specificità, penso
però che non si debba porre il proprio ego come punto focale della propria
vita, che non si debba cioè vivere unicamente in relazione a sé stessi, citando
Martin Buber, l‟uomo è un essere relazionale e l‟io esiste in relazione al tu.
Per quanto concerne l‟abbandonare Dio, credo che Egli sia già stato
abbandonato dall‟uomo, se infatti l‟uomo vivesse ponendo Dio come punto
centrale della propria esistenza e vivesse in riferimento alle Sue leggi, la
radice stessa del male sarebbe estirpata. Gli insegnamenti del Rabby di
Natzareth, che tu dici di non comprendere perché in parte modificati, credo
che possano essere riassunti nelle parole: - “…Ascolta Israele, Io sono il
Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all‟infuori di me. Ama il Signore Dio tuo
con tutto il tuo corpo, con tutta la mente e con tutta la forza tua!” …ed il
secondo simile a questo è: “ama il tuo prossimo come te stesso!”, in questi
due comandamenti sono racchiusi tutta la legge ed i profeti! –
Ma siamo in grado di cessare la nostra ribellione e porre Dio al centro della
nostra esistenza? Possiamo obbedire ai precetti della legge di Mosè o
126
seguire gli insegnamenti di Yeshua? Per questo ritengo che la salvezza sia
per fede e non per opere, le quali rendono manifesta la fede! Non credo che
si debba abbandonare Dio, anzi dovremmo tornare a Dio, quello che
dovremmo invece abbandonare è un‟idea religiosa di Dio, la visione del
vecchio barbuto seduto in cielo, pronto a punire, il Dio che ci è stato inculcato
in testa dai preti delle varie religioni …credo che un concetto di Dio non
clericale sia senza dubbio più vicino all‟uomo!
Nietzsche parla di nevrosi religiosa, tutti ne abbiamo avuto molto a che fare!
Non credo in fatti che le religioni siano diverse dai fenomeni psichici, creano
assuefazione e dipendenza, possono portare a fanatismo e degenerare in
esaltazioni mistiche, che sono manifestazioni di alterazione ed instabilità
psico-emotiva, oppure possono alterare la capacità critica e razionale degli
individui, i quali finiscono per perdere contatto con la realtà e negare, in nome
di una presunta verità, asserzioni dimostrate scientificamente o che con ogni
evidenza sono in accordo con i più elementari principi della ragione. Nella
migliore delle ipotesi, finiscono per far dell‟uomo un essere superstizioso e
vicino alla magia o comunque non libero. Dietrich Bonoeffer cognò il termine
di “cristiano inconsapevole”, riferendosi a quegli uomini giusti che, per un
motivo o l‟altro, non avrebbero mai messo piede in una chiesa, forse scioccati
dalla religione, ma che tuttavia pur rifiutando un linguaggio ed un
atteggiamento religioso vivevano una vita più aderente agli insegnamenti di
Yeshua rispetto a molti “cristiani”, i quali con il loro linguaggio stereotipato e
con i loro sorrisi domenicali gremivano le chiese. Propose il concetto di
cristianesimo non religioso, non clericale, in altre parole di un cristianesimo
laico, ebbene … credo che questo concetto Bonoefferiano possa essere
allargato, universalizzato, penso che lo si possa applicare anche in ambito
ebraico e per ogni tipo di fede, …universale appunto!
La salvezza… hai ragione, in alcune chiese siamo ossessionati da quest‟idea
e forse ha ancora ragione Nietzsche, non escludo che il fanatismo morale dei
filosofi
antichi
abbia
contribuito
a
creare
nel
cristianesimo
quest‟atteggiamento ossessivo, ma conclude con l‟affermazione: “è stato dato
troppo valore alla salvezza dell‟anima.”. Oltre che come creatore e reggente
dell‟universo, oltre che onnipotente, onnisciente, onnipresente, oltre che
giusto, amorevole e compassionevole, concepisco Dio come unico e come
origine prima di ogni cosa, Egli è fonte di vita, Egli stesso è la vita…
l‟esistenza, la vita dell‟uomo è un dono, non ha autonomia in sé ma è
dipendente. Credo in una resurrezione dei morti (che essendo morti sono
usciti dalla vita, cioè non esistono). Questa resurrezione sarà l‟esser ricreati
per il giudizio, il fine ultimo di ciò (e conseguentemente della vita terrena) non
è forse il dono della vita eterna per coloro che, per la loro fede, saranno stati
trovati giusti? Questa vita eterna non significa forse comunione eterna con
Dio, poiché Egli stesso è vita eterna? Se è così cosa vi è di più importante
per l‟uomo che la salvezza dell‟anima? Tutto ciò non deve esser vissuto
come un ossessione, tuttavia credo che tale fine debba esser tenuto come
127
centrale, la vita eterna in comunione con Dio, non merita forse grande
considerazione? Non è questa anche l‟aspettativa degli ebrei, perlomeno nel
ramo farisaico del giudaismo? Per non dar grande importanza alla salvezza
dell‟anima, dovrei non credere nell‟esistenza di Dio, dovrei esser il più
convinto degli atei! Oppure pensare che Dio abbia creato il mondo e l‟uomo
senz‟alcun fine, per proprio diletto, ma allora tornerebbe prorompente il tema
delle teodicee, …perché guerre, sofferenze, malattie se non c‟è un fine,
senza un dopo? No… non posso credere in un Dio sadico! Se dovessi
pensare che è così sarei più che ateo, sarei nemico di Dio!
Al di là del termine più dolce e meno abusato, che differenza c‟è tra peccato e
trasgressione? Trasgressione non è sempre in relazione alle leggi spirituali di
Dio? Non è la trasgressione a queste leggi che costituisce la nostra ribellione
nei Suoi confronti? Siamo tutti trasgressori per natura! L‟utilizzo del termine
trasgressione anziché peccato, a mio parere serve solo a farlo sembrare
meno grave, quasi lecito, ma ritengo che in effetti la trasgressione, non ad un
codice morale inventato dall‟uomo, non ad un codice, ma alle leggi spirituali
poste da Dio, sia a tutti gli effetti peccato… ritengo che i due termini siano
sovrapponibili. Poiché il peccato, ha conseguenze più o meno gravi in
relazione all‟uomo, possiamo fare una scaletta, una graduazione della sua
gravità, mentire non è grave quanto uccidere, i cattolici fanno distinzione tra
peccati veniali e mortali, ma io credo che in effetti ogni peccato, anche il più
insignificante, abbia per sua natura una gravità estrema, in quanto ribellione,
opposizione a Dio, alla vita (“…chi infrange il più piccolo dei comandamenti, è
come se li avesse infranti tutti!”). Siamo tutti peccatori (“…non vi è alcun
giusto, neppure uno!”) l‟uomo può esser salvato solo per grazia mediante la
fede, le opere manifestano la nostra volontà (relativa) di cessare la ribellione
che è in atto in ognuno.
Anche Freud ha ragione, direi che quest‟idea non è applicabile solo alla
psicanalisi e alla terapia ipno-suggestiva, ma anche alla politica, la religione,
più in generale al pensiero e a tutto ciò che è lo psichismo, possiamo
rimuovere non solo ricordi dolorosi del passato, ma anche idee e convinzioni
e possiamo aggiungere nuove concezioni filosofiche o conoscenze,
elaborarle e farle nostre, il pensiero non è statico, è in continua evoluzione,
tanto che oggi non sono quello di cinque, dieci o venti anni fa.
Le persone pure spiritualmente sono davvero poche e la loro influenza sul
mondo non può certo portare ad una sua trasformazione radicale, per questo
dovremo attendere l‟avvento del Messia, pur tuttavia non direi che l‟influenza
di quei pochi sia insignificante, Ghandhi, Martin Luter King, Nelson Mandela,
Teresa di Calcutta… hanno sicuramente influito in modo significativo sulla
storia e sul mondo! Noi poi parliamo di spirito puro riferendoci allo spirito
dell‟uomo, ma credo che vi siano anche altre forze in gioco, sono convinto
che Dio stesso sia all‟opera nel mondo, forse dovremmo parlare anche dello
Spirito di Dio, lo Spirito che vivifica è quello di Dio, non quello dell‟uomo che
può semmai esser vivificato.
128
Se è vero che i filosofi romantici tedeschi poggiando i loro sistemi sulla
volontà hanno consegnato l‟occidente all‟autoritarismo, nazionalismo e
militarismo, credo sia dipeso anche dal fatto che solo alcune elite di potere
abbiano percepito e fatte proprie tali filosofie ed abbiano per contro trovato
nella massa un totale vuoto di volontà, una disponibilità a farsi asservire,
uniformandosi a ideologie propagandistiche, omologandosi alla volontà d‟altri
essendo privi di una propria o, essendo dotati di una volontà più debole, si
fecero soggiogare dai loro leader, che poterono così strumentalizzare l‟intera
popolazione per fini di potere. I pochi oppositori di tali regimi furono
intellettuali ed idealisti e, sebbene in condizioni di impotenza, tentarono di
reagire, non con passività e nemmeno solo con la propagazione di idee, ma
con l‟azione che da esse scaturiva, tutto ciò ebbe fondamento nella ferma
volontà di cambiare lo stato delle cose, di creare un futuro migliore rispetto a
quel determinato momento storico, se tale volontà avesse contagiato le
masse, sarebbe scoppiata la rivoluzione anche in una Germania nazista, ma
le condizioni storico-sociali han fatto sì che milioni di cittadini tedeschi
seguissero come pecore i sogni nazionalistici dei loro capi e non facessero
caso alle voci di uomini dallo spirito libero, che furono anzi considerati nemici
della patria.
Credo che dall‟immaginazione si passi all‟idea, al progetto, e da questi alla
volontà di attuarlo …penso in altre parole che la volontà sia il preludio
dell‟azione! Se l‟idea è buona, se è buono il progetto, è buona l‟azione,
l‟opera, poiché il fine era buono, se l‟idea è perversa, lo sarà anche l‟azione
che si fonda su un fine perverso. La volontà non è che un mezzo per attuare
un fine, non credo che abbia una valenza negativa ne positiva in sé, è
determinazione a raggiungere uno scopo.
Diversamente, secondo quanto è stato ampiamente dimostrato, potremmo
dire che un alcolizzato per smettere di bere dovrebbe seguendo la teoria di
Couè, abbandonarsi passivamente al vizio, non opporvi resistenza e limitarsi
invece ad immaginare di aver smesso! Non è forse la volontà di procacciare il
sostentamento, per me e per la mia famiglia, che mi spinge ogni giorno ad
uscir di casa e recarmi al lavoro? Penso che la volontà di cessare la nostra
ribellione verso Dio, produca un agire conforme alle Sue leggi spirituali, la
volontà per un cristiano di uniformarsi agli insegnamenti e all‟esempio di vita
di Yeshua, produca altresì un agire etico, tutto ciò non parte in effetti dalla
volontà, ma la volontà si fonda a sua volta su un progetto, su un‟idea …la
volontà ha a che fare con la mente, il progetto nasce dal cuore, ha più a che
fare con lo spirito!
L‟ebraismo non è certamente privo di religiosità e, anche in esso sono
presenti dogmatismi e credenze umane, la rivelazione di Dio tuttavia permea
in maniera evidente tutti i Testi Sacri. Se è vero che dietro la Legge di Mosè
vi sono “altri preti di altre religioni”, e che l‟ebraismo attuale è dominato dalla
concezione farisaica, tuttavia Mosè era profeta e la Legge stessa è profetica,
quanto ai farisei erano interpreti della legge, lo stesso Yeschua riconobbe ciò
129
dicendo: “…ascoltateli perché essi siedono sulla cattedra di Mosè!”, concordo
dunque che la componente fondamentale dell‟ebraismo è quella profetica.
Parlare di un antico patto e di un nuovo patto si presta in effetti a molti
fraintendimenti, molti cristiani hanno interpretato ciò in maniera aberrante,
pensando che il “nuovo” abolisse “l‟antico”, o ponendolo comunque come un
livello di conoscenza superiore, più sublime …ma abbiamo già discusso
molto di questo, non posso considerare ciò che un cristianesimo deviato
crede in relazione ai due patti. Penso che si possa parlare di due patti in
questi termini, cioè dell‟antico come del patto che lega in maniera unica e
specifica il popolo cui Dio si è rivelato, Israele, a Dio stesso. Fedeltà a questo
patto (e dunque a Dio) significa custodire le leggi ed attenersi
scrupolosamente ad esse, in maniera che non vengano alterate nei secoli,
che restino un punto fermo, una pietra di paragone sino la fine dei tempi. Il
popolo ebraico gode di uno status particolare, è un popolo Santo e deve
essere l‟esempio tra le nazioni. Il “nuovo patto” deve essere inteso come
l‟estensione della conoscenza dell‟unico Dio, il Dio di Israele, e delle sue
leggi, ai gentili, la rivelazione che Dio da di sé attraverso Yeshua non è che
l‟universalizzazione dell‟ebraismo, in cui però viene mantenuta la distinzione
tra Israele ed i popoli, i quali sono chiamati a riconoscere il Dio degli ebrei e
ad attenersi alle Sue leggi spirituali, ma attraverso un‟attualizzazione che si è
compiuta attraverso la riforma ebraica di Yeshua, Se il paganesimo non si
fosse infiltrato nel “cristianesimo”, i cristiani sarebbero da considerarsi ebrei,
ma così non è! Credo anch‟io che il Messia verrà da Israele e non dai cristiani
e credo altresì che gli ebrei siano stati creati come pochi tra le nazioni. Non
penso che neanche negli ultimi tempi le nazioni si fonderanno completamente
con Israele, ma che ci sarà una contrapposizione tra Israele, inclusi quei
cristiani che torneranno radicalmente al messaggio autentico di Yeschua,
collocandosi all‟interno dell‟ebraismo come doveva essere, e i nemici di
Israele (Armagheidon). Non tutti i “cristiani” si convertiranno ad un
cristianesimo autentico (che è ebraismo) nemmeno nell‟età messianica,
tuttavia sono convinto che allora molti lo faranno! Non credo che Dio abbia
permesso la Shoà per dare una sfoltita, un padre che ama i propri figli non li
uccide per ridimensionare la famiglia! Non penso che si debbano riversare su
Dio colpe che sono degli uomini, qui se mai entra nuovamente in gioco il
problema delle teodicee, perché la passività di Dio di fronte alla sofferenza e
all‟ingiustizia? Per me resta un mistero, mi limito a considerare che “le vie di
Dio sono al di sopra delle nostre vie, ed i Suoi pensieri sono al di sopra dei
nostri pensieri”.
Dove e quanti sono i cristiani che propugnano una riforma radicale? Senza
dubbio pochissimi e sparsi, comunque io sono uno e non penso d‟esser
l‟unico! Vi sono correnti e gruppi nel cristianesimo che pur non avendo
totalmente attualizzato una riforma radicale, sono tuttavia in cammino, e molti
di questi sono molto vicini all‟ebraismo …si tratta di rimuovere ed aggiungere,
non è facile lo so, gli unitariani ad esempio non mi sembrano molto lontani!
130
Dobbiamo anche considerare che Dio agisce nella storia, a volte da un solo
individuo (non mi illudo certamente d‟essere io, non sono così ambizioso)
sono nate correnti significative (es… Lutero, Martin Luter King) trasformatesi
in grandi movimenti. Io poi non m‟illudo (perlomeno non prima della fine) che
un cristianesimo di massa possa tornare al cristianesimo di Yeshua e
ricollocarsi nel proprio alveo naturale che è l‟ebraismo, auspico tuttavia che
una minoranza possa farlo con l‟aiuto di Dio. A tal fine credo che se un
piccolo gruppo di ebrei ci aiutassero ad interpretare il N.T. attraverso una sua
rilettura ebraica, ciò sarebbe meraviglioso, penso che ciò sarebbe anche un
riappropriarsi di un pezzo della loro cultura, della loro identità, forse il mondo
non entrerà in una nuova era (per questo dovremo attendere il Messia) credo
che ciò porterebbe comunque dei cambiamenti significativi!
Ad fontem in modo assoluto è impossibile, questo è evidente, ma dico ciò per
indicare una tendenza, un moto, che già iniziarono i padri della riforma ma
che si è interrotto a metà strada, credo che sia possibile progredire in questa
direzione in misura significativa, in maniera tale da recuperare
sostanzialmente il messaggio ebraico di Yeshua, di avvicinarsi ad esso tanto
da poter ricollocare il cristianesimo nell‟ambito dell‟ebraismo, ovviamente
dopo averlo riportato ad essere veramente ebraico, dopo averlo cioè ripulito
da tutti gli influssi pagani ed idolatri penetrati in esso. L‟iceberg è costituito da
ghiaccio, sostanzialmente acqua le cui molecole (idrogeno ed ossigeno) a
causa della temperatura, si sono legate diversamente. Se l‟iceberg è
trascinato verso le acque calde è evidente che si scioglierà, ma ciò a causa di
un surriscaldamento, il ghiaccio si ritrasformerà quindi in acqua che andrà a
mischiarsi con l‟acqua calda che ha sciolto l‟iceberg, così che non si potrà far
distinzione tra un‟acqua e l‟altra!
Anch‟io penso che da una parte ci siano gli ebrei e dall‟altra le altre religioni,
ma io come sai considero un cristianesimo autentico ebraismo a tutti gli effetti
(anche se non giudaismo rabbinico, piuttosto riformato), tutte le altre religioni
penso che si differenzino sulla base della rivelazione divina presente in esse,
cioè se ed in che misura Dio in esse si rivela.
Sulla questione di profezie, segni e prodigi, tutto dipende dalla nostra
concezione esegetica, se cioè pensiamo in maniera simile a coloro che
vollero, in nome della ragione, depurare totalmente la Bibbia da miracoli,
segni e tutto ciò che ha del soprannaturale, attribuendo a tutto ciò un valore
meramente letterario, facendolo rientrare in un filone tradizionale di narrativa
miracolistica. Certo è che la Bibbia, anche l‟antico testamento ovviamente, è
piena di narrazioni di questo tipo, che ne costituiscono la particolarità e su cui
si fonda la rivelazione di Dio ad un popolo specifico, che è testimone di tali
avvenimenti. Posizione legittima ovviamente ma, per quanto mi riguarda, io
non ho difficoltà a credere che Dio abbia aperto le acque del Mar Rosso,
credo che Egli sia onnipotente e che possa sospendere le leggi della natura
(leggi che Egli stesso ha creato), credendo perciò che si sia così rivelato agli
ebrei, e loro tramite al mondo intero, il fatto che il Corano non contenga
131
testimonianze di miracoli, segni, prodigi, né la più vaga profezia, costituisce
per me una forte evidenza negativa della sua presunta natura rivelata.
Credo che l‟anima non sia di per sé vita, non possegga cioè una vita
autonoma, l‟anima è un‟anima vivente, che si può toccare, è una funzione del
corpo, l‟unità psico-fisica (anima e corpo) costituisce l‟uomo. Penso come gli
ebrei, o meglio secondo la concezione farisaica, che lo spirito costituisca la
dimensione soprannaturale con cui possiamo entrare in contatto con Dio, ciò
che essi chiamano ruah, e a questo punto è bene sottolineare una distinzione
netta tra lo spirito dell‟uomo e lo Spirito di Dio, o meglio, tra ciò che è l‟uomo
e Dio che è Spirito. Lasciando da parte le speculazioni della chiesa cattolica
romana per fini di potere, essa comunque si contraddice perché, nonostante
le definizioni dogmatiche, insegna a pregare gli spiriti dei morti e a chieder
loro interventi soprannaturali, a chieder loro intercessioni, volge loro i culti di
adorazione (chiamandoli culti di venerazione), per non parlare dei culti
mariani, tutto ciò non è solo pietà popolare tollerata ma è incoraggiato,
insegnato ed istituzionalizzato nella chiesa. Se dunque affermano che non
esista uno spirito umano individuale ed immortale cosa o chi pregano? Lo
spirito dei morti non è immediatamente dopo la morte all‟inferno, in purgatorio
o con il Signore (il limbo è stato abolito)?
Penso che l‟uomo sia stato interamente creato, che con la morte venga
interamente distrutto e che debba aspettare il giorno della resurrezione,
quando verrà nuovamente ricreato!
Per negazione di Dio intendo ciò che a Dio si oppone, come il buio è
negazione di luce ed il male è negazione del bene, così come la morte è
negazione della vita, sono assolutamente convinto che Dio non abbia
immagine, l‟immagine che l‟uomo si fa di Dio è falsa e non corrisponde a
verità, le differenziazioni di Dio, o meglio dei diversi dei a questo punto, nasce
appunto dall‟immagine che ognuno si fa di Dio, ecco così che Allah non è lo
stesso Dio dei cristiani o degli ebrei, ha un‟immagine diversa e attributi
diversi, ma ognuno di noi ha un‟immagine diversa di Dio, personale ed unica,
certamente falsa, anche chi concepisce un Dio senza immagine e senza
attributi, in questo modo si è fatto un suo Dio personale, diverso da altri.
Credo che Dio sia Dio, il totalmente altro, l‟incomprensibile e
incommensurabile, non è possibile conoscere Dio, ciò nonostante se
pensiamo che Egli si sia in qualche misura rivelato all‟uomo, questa
rivelazione diventa per noi conoscenza, anche se parziale, incompleta, ecco
che quegli attributi, quell‟immagine che noi riconosciamo limitatamente come
Dio ha fondamento non su una nostra concezione intellettuale di Dio, ma
sull‟autorivelazione di Dio stesso all‟uomo, sarà incompleta ma è ciò che
abbiamo, ora vediamo in modo confuso, come attraverso uno specchio, verrà
forse un giorno, alla fine dei tempi, in cui vedremo Dio faccia a faccia, ma
dobbiamo ancora aspettare!
132
Il commento di Rav.David Berger non mi ha colto di sorpresa, non è infatti per
me una novità il fatto che i Lubavich considerino un uomo deceduto il Messia
e che stiano attendendo il suo ritorno!
Nel breve periodo (due o tre mesi) che ho frequentato la loro Sinagoga, ho
potuto assistere ad un rito che consisteva appunto nel mangiare del Matzà e
bere del vino, non so se si trattasse del Seudat Mashiach che tu descrivi e
nessuno mi ha spiegato il significato, del resto non ricordo nemmeno se
fossimo in periodo di Pesach, certo che allora rimasi colpito per l‟evidente
affinità con quella che i cristiani chiamano “Santa cena”! Certo Rav. Berger
ha ragione di sostenere che “anche i più basilari manuali sulle differenze fra
l‟ebraismo ed il cristianesimo si dovranno riscrivere” e che “per la maggior
parte dell‟ebraismo ortodosso, i confini tradizionali della fede messianica
d‟Israele semplicemente non esistono più.” Non conosco a sufficienza la vita,
il pensiero e le opere del Rabbino Schneerson, percui non saprei dire se sia
Messia o meno, certo non credo che sia il Messia degli ultimi tempi, non
credo che il termine Messia (inteso nell‟accezione escatologica che si è
configurata al termine della monarchia giudaica, prima della deportazione
babilonese) possa essere attribuito a Rav. Schneerson. Dunque, se i
Lubawich considerano il loro Rabbino Messia in questo senso, così come la
maggior parte dei cristiani (pseudo-cristiani) credono che Yeshua sia il
Messia (sempre in senso escatologico), e se ciò nonostante vengono
riconosciuti a tutti gli effetti ebrei dall‟ortodossia giudaica e occupano posti di
rilievo, poiché io non attribuisco tale termine (se non nel senso più generico di
unto di Dio) a nessuno, nemmeno a Yeshua, non dovrei almeno su questo
esser paradossalmente considerato più ebreo di un Lubawich?
Tu dici che l‟ebraismo ufficiale non reagisce come dovrebbe, mi viene da fare
un parallelismo con ciò che avvenne in ambito cristiano tra Valdes che fu
considerato eretico e perseguitato con i suoi seguaci ed il movimento di
Francesco d‟Assisi che fu invece integrato e istituzionalizzato, essendo
sostanzialmente uguale. Ha certamente ragione Rav. Berger nel sostenere
che “tutti gli interessati, negando che il Rebbe sia una divinità indipendente, o
che l‟essenza divina sia stata limitata a questo essere umano in particolare,
pensavano di aver fatto una distinzione sufficiente tra la loro posizione e
quella del cristianesimo” e conclude dicendo “ma di fatto hanno distinto la loro
posizione da una caricatura del cristianesimo.” In sostanza Berger considera
il cristianesimo odierno una caricatura del cristianesimo autentico, e
considera la distinzione fatta dai Lubawich sufficiente per distinguersi da
questa caricatura, non però per distinguersi dal vero cristianesimo. Se i primi
cristiani e gli Apostoli hanno creduto di vivere negli ultimi tempi e se hanno
potuto credere che Yeshua fosse il Messia (non certamente Dio), questo li
pone sullo stesso piano dei Lubawich. Se a distanza di duemila anni gli
“pseudo-cristiani” continuano a credere che Yeshua sia il Messia degli ultimi
tempi, per questo sono ancora sullo stesso piano dei Lubawich, che li pone
nettamente fuori dall‟ebraismo non è tanto questo, quanto l‟aver fatto di
133
Yeshua un Dio, l‟aver fatto di un unico Dio tre dei, l‟idolatria e le credenze
pagane, l‟aver di fatto preso nettamente le distanze dall‟ebraicità di Yeshua. I
cristiani che tornano al cristianesimo autentico, che tornano all‟ebraismo di
Yeshua, e che oltre a ciò non considerano più Yeshua il Messia degli ultimi
tempi, avrebbero una concezione del cristianesimo tale da porlo di fatto come
corrente autenticamente ebraica, che si distinguerebbe dal giudaismo
rabbinico nel modo di interpretare la legge (simile a quello degli ebrei
riformati, ma più estremizzato). Credo che ciò che Rav. Berger giustamente
teme sia piuttosto l‟infiltrazione di uno pseudo-cristianesimo, pagano ed
idolatra (una caricatura appunto del cristianesimo). Di questo non credo ci sia
da preoccuparsi, gli pseudo-cristiani temono a loro volta una “giudeizzazione”
del cristianesimo! Penso invece che molti ebrei considerino Yeshua come
autenticamente ebreo, così i suoi insegnamenti, ciò è quello che io penso, in
sintonia con quanto scrisse Leo Baeck nel ‟38 :
Interessanti riflessioni sulla figura di Gesù sono state fatte da un punto di
vista ebraico da Leo Baeck in un saggio pubblicato in Germania nel 1938 (in
piena dittatura hitleriana): "Il Vangelo: un documento ebraico". In esso Baeck
vuole dimostrare, attraverso l'analisi filologica dei Vangeli, che questi, "ripuliti"
dalle sedimentazioni paoline di carattere teologicamente antigiudaico,
contengono il messaggio profondamente ebraico di Gesù.
Perdonami se magari alcune riflessioni non ti sembreranno completamente
inerenti ai temi da te proposti, ma forse non sono riuscito a comprendere
pienamente il tuo pensiero, d'altronde più che lettere tu saresti portato per
scrivere telegrammi!
Ciao e a presto
134
CONCLUSIONE
Sogno un edificio, un magnifico palazzo con molte stanze, che possa ospitare
al proprio interno una “Chiesa-Sinagoga”, un Templio dove Pastori e Rabbini
possano alternarsi per officiare i culti Shabbatici e celebrare insieme le festività
e le ricorrenze. Immagino una cucina con stoviglie e frigoriferi separati ed una
grande sala da pranzo, dove molte persone di origine ebraica e non possano
cenare insieme come fratelli e, perché no, dopo la celebrazione del Sedér
spezzare il pane e versare il vino. Vorrei che in questo palazzo vi fossero stanze
in cui poter svolgere insieme attività culturali, che potesse ospitare la redazione
di un giornale e di un sito, che potesse ospitare un piccolo museo della memoria
ed una grande sala congressi. Sogno un luogo che possa essere la casa dei
“Giudei seguaci del Nazzareno”, dove non vi sia differenza tra di essi per le
origini di ognuno, dove ogni individuo sia libero di mangiare cibi kasher o di
non far distinzione riguardo ai cibi, dove si sia liberi di indossare la kippah, ma
che ciò non sia imposto. Vorrei che questa casa fosse un punto di riferimento per
ebrei e cristiani, che fosse aperta a tutti, che vi fossero benvenuti i Lubawich, gli
ebrei rabbinici, riformati e laici, vorrei che fosse aperta anche per quei
“cristiani” che si considerano ebrei, per i “Giudei seguaci del Nazzareno” ed
anche a coloro che si definiscono “cristiani sionisti”, ed anche a tutti coloro che
in un modo o nell’altro amano Israele. Sogno che ognuna di queste persone
possa portare un contributo, attraverso il dialogo ed il civile confronto. Vorrei
che vi fosse un’aula dove poter studiare insieme le Scritture e dove poter
lavorare insieme per proporre una rilettura ebraica dei Vangeli e del N.T. sogno
un luogo dove i nostri figli possano crescere ed apprendere insieme, attraverso lo
studio ed il gioco, ma soprattutto attraverso il nostro esempio, dove possano
crescere veramente come fratelli. Sogno una casa dove il nome di Dio possa
veramente essere glorificato ed innalzato dal Suo intero popolo, e non solo con la
voce ma nei fatti. Il palazzo che sogno è ciò che chiamo la “Terra di mezzo” e
rappresenta la Terra promessa i cui abitanti vivono in pace e lavorano assieme
per preparare l’avvento del Mashach. Questo meraviglioso edificio non esiste,
forse è destinato a restare un sogno, ma la speranza di vederne gettare almeno le
fondamenta è un qualcosa a cui non posso proprio rinunciare!
A tutti un sentito Shalom!
135