Il rapporto Living Planet 2014
Wwf: per lo stile di vita italiano servono 2,6
pianeti come la Terra
La decima edizione della pubblicazione edita ogni due anni dall’associazione del
panda: dal 1970 al 2010 la biodiversità dei vertebrati è diminuita del 52%
di Paolo Virtuani
Da una parte ci stiamo allargando (nel 2100 le previsioni dicono che saremo in 11 miliardi di
persone), dall’altra stiamo riducendo le popolazioni animali (negli ultimi 40 anni i vertebrati sono
diminuiti del 52%). Il risultato è che per mantenere lo stile di vita italiano servono 2,6 pianeti come
la Terra. Che - ovviamente - non abbiamo. «La nostra è una chiamata urgente all’azione, non
possiamo più aspettare», è l’appello lanciato da Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia, alla
presentazione alla Triennale di Milano del rapporto 2014 Living Planet, la decima edizione della
pubblicazione edita ogni due anni dall’associazione del panda e che Corriere.it è in grado di
illustrare in anteprima.
Lo stato del pianeta
Ricchissimo di dati e infografiche, il rapporto che ha come sottotitolo «Specie e spazi, gente e
luoghi», esamina lo stato del nostro pianeta e in particolare analizza le popolazioni di oltre 10 mila
specie di vertebrati utilizzando il Living Planet Index – un database realizzato dalla Zoological
Society di Londra con una metodologia aggiornata per meglio evidenziare la biodiversità globale. Il
rapporto misura inoltre l’impronta ecologica umana predisposta dal Global Footprint Network. Ma
il Wwf non si limita a «puntare il dito», indicando semplicemente quello che non funziona, ma
avanza proposte e metodologie per invertire la rotta. «È necessario agire subito in tutti i settori della
società per costruire un futuro più sostenibile», aggiunge Bianchi.
Il crollo delle specie di acqua dolce
Il declino delle specie viventi, si diceva. Secondo il Wwf dal 1970 al 2010 le popolazioni di pesci,
uccelli, mammiferi, anfibi e rettili sono diminuite del 52%. Chi ha sofferto maggiormente sono le
specie di acqua dolce (in particolare delle regioni tropicali dell’America Latina) crollate del 72%,
una diminuzione quasi doppia rispetto a quella già allarmante delle specie terrestri e marine (-39%).
Le cause
Quali le principali cause delle perdita di biodiversità? Non una sola prevalente, ma il mix dovuto
alla perdita di habitat e il degrado degli habitat stessi, alle quali si aggiungono pesca (l’overfishing,
cioè il sovrasfruttamento delle risorse ittiche), caccia (con il bracconaggio delle specie più a rischio
come elefanti, rinoceronti e tigri) e il cambiamento climatico che provoca, per esempio,
l’acidificazione dei mari e degli oceani. «È allarmante il livello raggiunto dalla perdita di
biodiversità e i danni provocati agli ecosistemi essenziali per la nostra vita», spiega Gianfranco
Bologna, direttore scientifico del WWF Italia. «Questi danni, però, non sono inevitabili ma
costituiscono una conseguenza del modo che abbiamo scelto di vivere». Se tutta la popolazione del
mondo volesse vivere nello stesso modo di un cittadino italiano (o tedesco o britannico)
servirebbero 2,6 pianeti. Per limitarsi al Paesi Ue, se si vivesse come i danesi di Terre ne
servirebbero 4,3.
Soluzioni
Living Planet Report 2014 evidenzia come le aree protette gestite efficacemente siano in grado di
avere un ruolo molto importante per salvaguardare la fauna selvatica. Ad esempio in Nepal, grazie a
attività concrete di conservazione si è verificato un incremento della popolazione di tigri in questi
ultimi anni. Nel complesso, le popolazioni animali nelle aree protette in ambienti terrestri soffrono
meno della metà del tasso di declino presente nelle aree non protette.
La connessione con Expo
L’edizione italiana del rapporto è stata presentata a Milano, che il prossimo anno ospiterà Expo
2015 sul tema Nutrire il pianeta. Energia per la vita. In sostanza: come fornire cibo a una
popolazione in aumento senza andare a occupare gli habitat delle specie animali, quindi a intaccare
ulteriormente la biodiversità? «In un momento in cui tante persone vivono ancora in condizioni di
povertà, è essenziale lavorare insieme per creare soluzioni che funzionano per tutti», sottolinea
Marco Lambertini, direttore generale del Wwf Internazionale. Il rapporto 2014 è quindi una base
importante sulla quale costruire le soluzioni che non possono essere più differite, come ha
riconosciuto il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina nel suo intervento video alla
presentazione. A meno di non andare in giro nella galassia per trovare il pianeta e mezzo che ci
manca per proseguire in uno stile di vita non più sostenibile.