Descrivere il LEGAME IONICO Gli atomi si legano con tre tipi diversi di legame chimico: il legame covalente, il legame ionico, e il legame metallico. Nei primi due tipi, formando un legame, gli atomi diventano più stabili, cioè con il livello energetico più esterno completo. Ad eccezione dei primi due elementi H ed He, servono otto elettroni regola dell’ottetto. Il legame ionico corrisponde al meccanismo più semplice di legame sia dal punto di vista concettuale, sia da quello della sua descrizione, essendo interpretabile in base alle leggi dell'elettrostatica. Per questo è stato interpretato e descritto in anticipo rispetto al legame covalente (per la cui interpretazione è indispensabile la meccanica quantistica). E' un tipo di legame che può istaurarsi solo tra atomi diversi, cioè con valori di differenza di elettronegatività (Δχ) che vanno da 2,0 (più nello specifico 1,9) a 3,3 e con caratteristiche chimico-fisiche nettamente differenti. Di regola un elemento fortemente elettropositivo (caratterizzato da una bassa energia di ionizzazione) si combina con un atomo di un elemento fortemente elettronegativo (caratterizzato da una elevata affinità elettronica). Dunque corrisponde al legame tra un metallo e un non metallo (secondo la periodizzazione della tavola di Mendeleev). Infatti la maggior parte dei composti ionici è costituita da alogenuri, ossidi e solfuri di metalli dei gruppi I, II e III e di alcuni metalli di transizione. Sappiamo che i metalli (bassa energia di ionizzazione) possono diventare ioni, nello specifico, cationi (perdendo un certo numero di elettroni ed assumendo così un equivalente numero di cariche positive per raggiungere la configurazione elettronica del gas nobile che lo precede); mentre i non metalli (alta affinità elettronica) possono dare anioni, accettando un certo numero di elettroni fino a completare il guscio di valenza e ad assumere la configurazione elettronica esterna del gas nobile che lo segue. Come regola generale (della valenza ionica) la massima carica positiva che un atomo può assumere in un composto ionico è uguale al numero dei suoi e- di valenza e la massima carica negativa è uguale al numero di e- mancanti al raggiungimento della configurazione del gas nobile successivo: • +3 Al, Fe, Cr, • +2 Mg, Ca, Ba, Sr, Sn, Pb, Cr, Mn, Fe, Ni, Cu, Zn, Hg, • +1 Li, Na, K, Rb, Cs, Cu, Ag, Hg, • -1 F, Cl, Br, I, • -2 O, S, • -3 N, P. In seguito alla formazione degli ioni l’attrazione esercitata dal nucleo dell’atomo più elettronegativo sull’altro atomo, meno elettronegativo, è così forte che la nuvola di carica elettronica può considerarsi come spostata completamente sull’elemento più elettronegativo. Si verifica così il trasferimento di uno o più elettroni dal metallo al non metallo. Il legame che si crea, perciò, è la conseguenza dell'attrazione elettrostatica che si manifesta tra i due ioni di carica opposta. E' da osservare che per la maggior parte dei legami fra atomi, il discernimento tra legame ionico e covalente non è netto, si hanno, quindi, legami covalenti con marcato carattere ionico (ad elevata polarità). Inoltre a differenza del legame covalente che si produce lungo la direzione stabilita dagli orbitali di legame, il legame ionico non è direzionale. L’attrazione tra cariche di segno opposto infatti, non si sviluppa in un'unica direzione, ma agisce con ugual forza, in tutte le direzioni con simmetria sferica (a pari distanza). Il legame ionico è molto forte, anzi il più forte fra i legami “chimici” (le forze fra ioni sono comparabili alle forze dentro una molecola), per cui i composti ionici sono, di solito, solidi cristallini detti solidi ionici. Hanno una struttura cristallina dalla geometria precisa i cui nodi reticolari sono occupati da ioni positivi o negativi. Nel reticolo cristallino, quindi, vi sono forze (o energie) di attrazione e repulsione. Ogni catione attrae a sé ed è attratto dagli anioni. L'energia di attrazione per ogni coppia ione-anione è negativa ed varia in base a distanza, disposizione geometrica e numero di coordinazione. Il numero di anioni che circonda un catione all’interno del reticolo cristallino è detto numero di coordinazione del catione. Il numero di cationi che circonda un anione all’interno del reticolo cristallino è detto numero di coordinazione dell’anione. Analogamente tra ioni di segno uguale viene a crearsi una repulsione elettrica (anch'essa varia a seconda di distanza, geometria ionica e numero di coordinazione). Inoltre ogni catione tende ad attrarre il maggior numero di anioni e viceversa, in modo da rendere massima la forza complessiva di interazione e minima l’energia. La forza del legame ionico sarà dovuta quindi alle forze di interazione tra gli ioni nella formazione del cristallo; l'energia liberata nella formazione del cristallo dagli ioni componenti, che disposti con regolarità gli uni accanto agli altri costruiscono il cosiddetto reticolo cristallino, è designata con il nome di energia reticolare. L'unità fondamentale dei composti ionici è l'unità formula, ovvero il più piccolo aggregato elettricamente neutro di ioni. Nella formula chimica di composti ionici è necessario che l’unità indicata sia elettricamente neutra. Si indicano, per convenzione, prima i cationi, poi gli anioni, dando ad ognuno di essi un coefficiente al pedice che indica in che rapporto stechiometrico si trovano i vari componenti del sistema. Anche se il meccanismo d'interazione che realizza il legame, porta di regola alla formazione di cristalli formati da una successione indefinita di ioni di segno opposto nelle tre direzioni dello spazio, per comprenderne l'essenza è conveniente riferirsi, al caso ipotetico e particolarmente semplice, della formazione di una singola molecola ionica di cloruro di sodio NaCl. Lo si ottiene da un atomo di sodio metallico a reciproco contatto con il cloro gassoso (non si possono avvicinare a una distanza inferiore alla somma dei rispettivi raggi ionici). L'atomo di sodio ha una configurazione 1s2, 2s2, 2p6, 3s1; esso possiede quindi il I ed il secondo guscio completamente occupati ed il terzo con un solo elettrone. Perdendo questo elettrone, l'atomo neutro si trasforma in uno ione positivo Na+ con carica +1, isoelettronico con l'atomo di neon (raggiunge l'ottetto) e perciò particolarmente stabile. L'atomo di cloro ha, invece, una configurazione 1s2, 2s2, 2p6, 3s2, 3p5; esso possiede quindi il I ed il secondo guscio completamente occupati ed il terzo con sette elettroni; ad esso manca un elettrone per riempire completamente il terzo guscio. Acquistando un elettrone in più l'atomo neutro si trasforma in uno ione negativo Cl-, con carica -1, isoelettronico con l'argon e perciò caratterizzato anch'esso da un'alta stabilità. La tendenza degli atomi Na e Cl a trasformarsi rispettivamente in ioni Na+ e Cl- si rispecchia nel basso valore dell'energia di ionizzazione del primo e nell'alto valore dell'affinità elettronica del secondo. La situazione reale non corrisponde alla formazione d'una molecola ionica isolata, ma ad un ammasso regolare di un gran numero di ioni Na+ e Cl-. Nel cristallo in analisi lo ione Na+ si circonda di 6 ioni Cl- e lo ione Clsi circonda di 6 ioni Na+. Quando si indica un composto ionico con una formula, non si vuol con essa descrivere una struttura molecolare autonoma ma è una rappresentazione di comodo che indica soltanto il rapporto numerico esistente nel cristallo fra ioni positivi e ioni negativi. Nel nostro caso, cloruro di sodio, la formula NaCl indica che il rapporto tra le moli di Na+ e Cl- è 1:1. Altro esempio: il cloruro di magnesio, MgCl2 indica che nel reticolato ionico gli ioni di Mg2+ e Cl- sono presenti nel rapporto di 1:2.