La prevenzione delle infezioni respiratorie nel bambino. Vaccino

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La prevenzione delle infezioni respiratorie nel bambino. Vaccino antinfluenzale e immunostimolanti, tutte le novità - 2
scritto da insalutenews - insalutenews.it - http://www.insalutenews.it/in-salute
Prosegue a Milano il 35° Congresso Nazionale di Antibioticoterapia in età pediatrica che si chiuderà
domani 21 ottobre. Tra le sessioni più attese, quella sulla infettivologia pediatrica con un focus sulla
prevenzione delle infezioni respiratorie: l’importanza del vaccino antinfluenzale da estendere anche al
bambino sano in età prescolare e le nuove scoperte grazie ai recenti studi sull’impatto degli
immunostimolanti e dei probiotici sul microbiota intestinale, anche in ambito neurologico e
comportamentale
Milano, 20 ottobre 2016 – L’influenza è una malattia che ogni anno, soprattutto durante la stagione
invernale, colpisce fino al 30% dei bambini a livello mondiale ma prevenirla si può e la vaccinazione
resta il mezzo più efficace. Ciò spiega perché le autorità sanitarie di molti Paesi concordino nel
raccomandarla non soltanto negli anziani e nei pazienti di ogni età con fattori di rischio ma anche in
bambini sani, come avviene già negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
Anche il nostro Paese sembra aver reso ufficiale questa linea di pensiero come emerge dal Calendario per
la Vita 2016, attualmente al vaglio del Ministero della Salute, in cui si evidenzia da parte dei pediatri e
medici di medicina generale una forte e univoca raccomandazione all'estensione della vaccinazione
antinfluenzale anche ai bambini sani dell’età prescolare.
“I bambini fino ai 5 anni di età, gli anziani sopra i 64 anni e tutti coloro che soffrono di malattie croniche
gravi – afferma la prof.ssa Susanna Esposito, presidente del Congresso, direttore dell’Unità di Pediatria
ad Alta Intensità di Cura del Policlinico dell’Università degli Studi di Milano e presidente WAidid,
Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici – sono i soggetti a maggior
rischio di forme particolarmente gravi che possono comportare la necessità di ricovero ospedaliero o, più
raramente, condurre alla morte. L’influenza può avere un decorso particolarmente negativo soprattutto
quando i virus responsabili dell’infezione sono strutturalmente diversi da quelli che avevano circolato
negli anni precedenti, come si verifica nelle pandemie”.
Prof.ssa Susanna Esposito
Esistono numerosi fattori per considerare il bambino, anche quello sano, come target di interesse per la
vaccinazione contro l’influenza:
Il bambino da 0 a 5 anni si ammala d’influenza circa 10 volte più di frequente dell’anziano e
circa 5 volte più dell’adulto.
Il bambino da 6 a 14 anni si ammala d’influenza circa 8 volte più di frequente dell’anziano e
circa 4 volte più dell’adulto.
I bambini rappresentano i principali soggetti responsabili della trasmissione dell’influenza nella
popolazione.
L’ospedalizzazione per influenza del bambino sotto i 2 anni avviene con proporzioni superiori a
quelle del paziente anziano.
Recentemente l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato lo sviluppo di vaccini
quadrivalenti invece che trivalenti in considerazione del frequente fenomeno del ‘mismatch’ (mancata
corrispondenza) tra ceppi di virus B circolanti e ceppi presenti nel vaccino. Da oltre 30 anni, infatti, il
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vaccino contro l’influenza è stato preparato con due tipi di virus del gruppo A, l’A/H1N1 e l’A/H3N2, e
un virus del gruppo B, i principali responsabili dell’influenza nell’uomo.
I dati epidemiologici, in effetti, hanno dimostrato la concomitante e consistente presenza di ambedue i
ceppi (o lineage) B-Victoria e BYamagata spesso (come nella stagione influenzale dello scorso anno) con
una predominanza o importante circolazione del ceppo non presente nel vaccino e, conseguentemente,
con un maggior rischio di complicanze per la popolazione target della vaccinazione.
L’inclusione di ceppi dei due lineage di virus B (Yamagata e Victoria) è pertanto raccomandata per i
vaccini antinfluenzali da utilizzare da ora in poi, e quindi i vaccini quadrivalenti andranno
progressivamente a sostituire per raccomandazione gli attuali vaccini split o subunità trivalenti a partire
dai 3 anni di età (in quanto attualmente sono ancora in corso studi di efficacia e sicurezza per
l’approvazione anche nei primi 3 anni di vita).
Non solo influenza e vaccino antinfluenzale, ma anche immunostimolanti e probiotici, tra i temi
ampiamente discussi al Congresso. In Italia, il 25% dei bambini nei primi anni di vita soffre di infezioni
respiratorie ricorrenti (IRR) e ciò è dovuto principalmente all'immaturità del loro sistema immunitario e
alla presenza di fattori ambientali che aumentano il rischio di esposizione ad agenti patogeni.
Tra le strategie di prevenzione più efficaci, vi è la somministrazione di
immunostimolanti/immunomodulatori come il pidotimod e l’OM-85. A tal proposito, un nuovo studio è
stato recentemente avviato dall’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura del Policlinico dell’Università
degli Studi di Milano con l’obiettivo di raccogliere ulteriori dati sull'efficacia e la sicurezza
dell’immunostimolante/immunomodulatore OM-85 nei bambini con una storia di infezioni respiratorie
ricorrenti, analizzando anche l’impatto di OM-85 sul microbiota respiratorio e intestinale.
“Nonostante si tratti di infezioni generalmente lievi – sottolinea Susanna Esposito – le IRR hanno un
impatto medico, familiare e socio-economico rilevante e questo spiega perché diverse strategie di
prevenzione, tra cui la somministrazione di immunostimolanti/immunomodulatori, vengano utilizzate nel
tentativo di ridurre la loro incidenza. Dati recenti sebbene non ancora definitivi hanno dimostrato, poi, il
ruolo primario del microbiota respiratorio e intestinale nell’aumentare il rischio di recidive respiratorie e
l'impatto negativo degli antibiotici sul microbiota. Queste informazioni risultano essere di particolare
interesse considerando che alcuni immunostimolanti/immunomodulatori agiscono proprio sull’immunità
innata intestinale a seguito della somministrazione per via orale”.
Il microbiota intestinale e di qui l’utilizzo dei probiotici, sembra avere un ruolo importante non soltanto
nelle patologie respiratorie ma anche in ambito neurologico. Nuovi studi clinici hanno dimostrato, infatti,
una stretta correlazione tra intestino e cervello: un’alterazione nel microbiota, cioè il patrimonio genetico
dei batteri che servono al nostro organismo per i processi vitali, determinata da infezioni batteriche o
utilizzo frequente di antibiotici, potrebbe contribuire allo sviluppo dei sintomi dell’autismo.
“Il microbiota riveste nell’intestino importanti funzioni fisiologiche – sottolinea Susanna Esposito – quali
la maturazione del sistema immunitario, la degradazione di macromolecole alimentari complesse, la
detossicazione, la produzione e l’assorbimento di vitamine e minerali, influenzando anche il
comportamento. Il sistema immunitario ha sviluppato degli strumenti per convivere con il microbiota, ma
anche per tenerlo sotto controllo. Quando questo controllo viene meno, avviene la disbiosi, cioè una de-
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regolamentazione delle comunità batteriche che non si manifesta sempre con diarrea o stipsi, ma può
portare ad altri disturbi infiammatori, in alcuni casi come chiara patologia infiammatoria gastrointestinale ma anche come allergie, obesità o diabete e, non ultimo, l’autismo. La possibilità di interventi
specifici per modificare la qualità del microbiota apre, quindi, la prospettiva ad una serie di nuovi
approcci terapeutici nel trattamento dei sintomi dell’autismo, tra cui l’utilizzo dei probiotici”.
fonte: ufficio stampa
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