FORO DELLA PACE Il Foro della Pace (detto anche Foro di

FORO DELLA PACE
Il Foro della Pace (detto anche Foro di Vespasiano) era in realtà un tempio dedicato alla
Pace (viene infatti definito co me Templum Pacis). La denominazione di Foro deriva dal
suo schema molto simile a quello dei Fori Imperiali dei quali alla fine andò a formare
un prolungamento. Costruito da Vespasiano tra il 71 e il 75 d.C. per celebrare la
vittoria sugli Ebrei (venne eretto al posto dell'antico mercato coperto - Macellum), il
Foro della Pace era formato da un ambiente absidato (dove era situata la statua di culto)
fian cheggiato da diverse stanze e aperto su una enorme piazza
(metri 110 x 135)
occupata principalmente da aiole e fontane e circondata da un quadriportico. All'interno
erano conserva te spoglie del Tempio di Gerusalemme (tra cui il famoso can delabro a
sette bracci) e numerose opere d'arte, per la mag gior parte razziate da Nerone in Grecia e
Asia Minore per andare ad abbellire la Domus Aurea. Il Foro andò distrutto per un
incendio nel 192 d.C. e venne ricostruito da Settimio Severo; a questa ricostruzione sono
da attribuire due ambienti situati nell'area meridionale (presso l'angolo della Basilica di
Massenzio), che vennero utilizzati
per la costruzione (IV secolo d.C.) della chiesa dei
Santi Cosma e Damiano. Del primo ambiente (metri 34 x 18) si può vedere, alla sinistra
dell'ingresso della chiesa, l'intera parete sud-occidentale, ca ratterizzata dalla cortina
laterizia del rifacimento severiano; tra le finestre moderne si possono riconoscere i fori
disposti in file regolari nei quali erano posti i perni metallici che soste nevano le lastre di
marmo sulle quali era incisa la Forma Urbis, la monumentale pianta di Roma (in scala
1/246) realiz zata all'epoca di Settimio Severo (203-211 d.C.) di cui riman gono numerosi
frammenti esposti nei musei capitolini. A un livello più basso è visibile una parte del
pavimento marmoreo sul quale giace un grande blocco di muratura caduto dall'adiacente Basilica di Massenzio.
Del secondo ambiente, parzialmente utilizzato dalla chiesa, si può notare a sinistra e
dopo l'ingresso della chiesa (prima del cortile) un tratto di parete in blocchi di travertino,
mentre dal Foro Romano si può vedere la parte esterna sud-orientale, in blocchi di
travertino e peperino insieme a una parte di quella sud-occidentale.
FORO DI NERVA
Sebbene intitolato e inaugurato (97 d.C.) dall'imperatore Nerva, tale Foro (pianta)
venne ideato e realizzato da Domiziano per dare un aspetto solenne (monumentale)
all'area rimasta libera situata tra il Tempio della Pace e il Foro di Augusto, dove
passava la via dell'Argileto che andava alla Suburra e all'Esquilino.
Il Foro di Nerva (conosciuto anche come Forum Transitorium) è formato da una piazza lunga e stretta (metri 120 per 45), priva di portici sostituiti sui due lati maggiori da
un colonnato appoggiato al muro perimetrale in blocchi di peperino.
Oggi si può vedere ancora un tratto del lato sud-orientale, con due colonne scanalate
e capitelli corinzi di marmo bianco (nel Medioevo vennero soprannominate "le Colonnacce") sopra le quali corre una ricca trabeazione con fregio in rilievo (collegato al
mito di Aracne); al di sopra c'è un alto attico con bassorilievo riguardante Minerva.
Sul lato di fondo del Foro, era situato il Tempio di Minerva (conservato fino al 1606,
quando venne demolito per utilizzare i materiali per la costruzione della fontana
dell'Acqua Paola sul Gianicolo); era costruito su un alto podio con gradinata frontale
e aveva un pronao con sei colonne sulla facciata e tre sui lati. La cella, all'interno, era
formata da due colonnati su due ordini e un'esedra rettangolare sul fondo.
Alla destra del Tempio, c'era un arco (nel Medioevo era detto "Arco di Noè") situato
tra il podio e il muro perimetrale del Foro, dal quale si passava in un grande ambiente di forma trapezoidale (irregolare) per giungere in un grande emiciclo porticato
(Porticus Absidata) che si apriva verso il quartiere della Suburra.
FORO DI CESARE
Il Foro di Cesare, primo in ordine di tempo tra i Fori Imperiali, venne costruito su
un'area (metri 160 per 75) in precedenza occupata da strutture private. Fu lo stesso
Cesare ad acquistare l'area a partire dal 54 a.C. con una spesa che si aggirava intorno agli 80-100 milioni di sesterzi.
L'inaugurazione avvenne il 26 settembre del 46 a.C., ma i lavori vennero in realtà ultimati da Augusto.
Un intervento di rifacimento si ebbe per ordine di Traiano e un notevole restauro
venne realizzato per ordine di Diocleziano dopo l'incendio del 283 d.C.
Il Foro era formato da una piazza rettangolare allungata, in mezzo alla quale era situata la statua equestre di Cesare circondata su tre lati da portici e occupata sul lato
di fondo da un tempio dedicato a Venere Genitrice.
Oggi la parte visibile del Foro, dopo gli scavi e le sistemazioni effettuate intorno al
1930, corrisponde a poco più della metà della superficie originaria, ma a tutt'oggi sono in corso altri scavi.
Si accede al Foro dal Clivo Argentario, dopo aver costeggiato un grande ambiente semicircolare (età traianea) con tracce di doppio pavimento per l'isolamento dei vani
sottostanti e in origine coperto da una volta a botte anulare, destinata a latrina pubblica.
Tramite una scala di travertino si giunge al livello del portico posto sul lato sud-occidentale del Foro, formato da due file di colonne in granito su bassi plinti relativi al
restauro di epoca dioclezianea (sul pavimento si possono ancora riconoscere tracce
delle basi delle colonne più antiche).
Sul lato di fondo del portico erano presenti una serie di tabernae addossate alle pendici del Campidoglio. All'estremità del portico, in epoca traianea, venne costruita la
Basilica Argentaria; tale basilica era formata da una duplice fila di pilastri che girava
ad angolo retto per un breve tratto ed aveva una copertura a volta.
Del Tempio di Venere Genitrice, ristrutturato da Traiano nel 113 d.C., rimangono oggi
il nucleo cementizio del podio e tre colonne (quasi completamente rifatte) con capitelli corinzi e un tratto della trabeazione. A fianco del tempio c'era un arco fatto
costruire come rinforzo all'epoca del restauro sotto Diocleziano. Il tempio venne votato da Cesare nel 48 a.C. alla vigilia della battaglia di Farsalo e dedicato alla dea che,
essendo madre di Enea, era considerata progenitrice della stirpe Giulia. Si accedeva al
tempio tramite due scale laterali nel podio (alto 5 metri) che portavano a un ripiano
da cui partiva la gradinata frontale del pronao; quest'ultimo era formato da otto colonne corinzie in marmo bianco, mentre la cella era fiancheggiata sui due lati lunghi
da otto colonne; il lato di fondo era chiuso.
La cella, coperta a volta, era decorata all'interno da colonne di "giallo antico" addossate alle pareti e sormontate da un architrave; sul fondo era situata un'abside dove
era posta la statua di Venere.
FORO DI AUGUSTO
Costruito dopo il Foro di Cesare (o Forum Iulium), il Foro di Augusto (immagine 1,
immagine 2, immagine 3, immagine 4) venne edificato a partire dal 23 a.C. su un'area
(m 125 x 118) in precedenza occupata da abitazioni private acquistate con i guadagni
delle guerre.
Posto perpendicolarmente rispetto al Foro di Cesare dal quale si ispirava notevolmente, venne completato nel 2 a.C. e nell'arco dei secoli non subì rifacimenti a parte
un piccolo restauro sotto Adriano.
Il Foro di Augusto (pianta) era formato da una grande piazza dove era situata una
grande statua dell'imperatore su una quadriga; questa piazza, sui lati maggiori,
era fiancheggiata da due portici colonnati nei quali si aprivano simmetricamente
due grandi esedre. Sul fondo il Foro era chiuso da un imponente muraglione alto
ben 30 metri con andamento irregolare (completamente conservato) formato da
blocchi bugnati di peperino e pietra di Gabi in mezzo a fascioni di travertino,
struttura destinata a separare il Foro dal quartiere della Suburra (dal latino Subura). Due ingressi secondari al Foro di Augusto erano situati su questo muraglione,
uno formato da tre fornici dai quali parte una gradinata, l'altro invece era formato
da un solo fornice e nel Medioevo era conosciuto come "Arco dei Pantani".
In mezzo a questi due ingressi era situato il Tempio di Marte Ultore fiancheggiato
da due Archi onorari fatti costruire dal Senato in onore dei principi Druso e Germanico (figlio e nipote di Tiberio).
Oggi del Foro di Augusto è visibile soltanto il settore di fondo con gli avanzi dei
portici dei lati lunghi elevati su tre gradini di marmo e con le colonne di marmo
"cipollino" che reggevano un attico decorato con cariatidi alternate con grandi scudi marmorei recanti al centro teste di divinità.
All'interno dei portici le due esedre, poste simmetricamente una di fronte all'altra
e formate da blocchi di tufo e peperino insieme a parti di travertino, avevano al
centro una nicchia (ciascuno) inquadrata da due colonne scanalate di "cipollino" e
nicchie rettangolari alle pareti ornate da una incorniciatura marmorea tra semico-
lonne di "cipollino" con capitelli corinzi in marmo bianco sormontati da un architrave (anch'esso in marmo bianco). Al di sopra era situato un altro piano con nicchie
più piccole. In fondo al portico nord-occidentale, è situata l'"Aula del Colosso", posizionata contro il muro perimetrale e con una coppia di colonne scanalate di "giallo
antico" e capitelli corinzi in marmo bianco; si tratta di un grande ambiente quadrato,
decorato con pannelli in marmo alle pareti e pavimenti in marmi policromi, e sul
fondo un basamento dove era posizionata la statua di Augusto alta 14 metri e di cui
rimane l'impronta del piede sinistro.
Negli intercolumni dei portici erano situate numerose statue di bronzo dorato rappresentanti personaggi mitici di Roma (Enea, Romolo, ecc.) e i personaggi più illustri
della Repubblica; ad ogni statua corrispondevano due iscrizioni: una (titulus) con il
nome e le cariche del personaggio, l'altra (elogium) era un breve curriculum delle
imprese compiute.
Tra i due portici era posizionato il Tempio di Marte Ultore (vendicatore degli uccisori di Cesare), fatto costruire da Augusto nel 42 a.C. prima della battaglia di Filippi.
Il tempio oggi si presenta con un'alta gradinata frontale al centro della quale è situato
il nucleo interno dell'altare, mentre due fontane (di cui rimangono delle tracce) erano
alle estremità.
Il podio, costruito in blocchi di tufo, era in origine rivestito con marmo lunense; su di
esso, il pronao che precedeva la cella aveva sulla fronte otto colonne scanalate con capitelli corinzi sempre di marmo lunense, alte 15 metri, mentre altre 8 colonne erano sui
lati lunghi. Di queste colonne rimangono solamente le ultime 3 del lato sud-orientale
con il corrispondente mezzo pilastro terminale contro il muraglione di fondo e il relativo tratto di architrave sul fondo con soffitto a cassettoni.
La cella, piuttosto larga e con un'enorme porta di accesso, era pavimentata con lastre
di marmi policromi e decorate all'interno, sui lati maggiori, da una fila di sette colonne
in corrispondenza di altrettante lesene alle pareti, e terminava con un'abside entro la
quale erano posizionate le statue di culto su un'alta gradinata marmorea: le statue
erano quelle di Marte (di cui rimane una copia nei Musei Capitolini), di Venere e probabilmente di Cesare.
Attraverso un rilievo dell'epoca di Claudio conosciamo la decorazione frontonale del
tempio che presentava Marte al centro, affiancato da Venere con Eros e dalla Fortuna,
cui seguivano, a sinistra, Romolo nell'atto di scrutare il volo degli uccelli e la personificazione del Palatino, a destra la Dea Roma con la personificazione del Tevere.
COLONNA TRAIANA
Situata nel Foro di Traiano, questa colonna onoraria (immagine 1, immagine 2) venne
inaugurata nel 113 d.C.
Alta 29,74 metri (40 metri se si considerano anche il basamento e il capitello), la colonna è formata da 18 grandi tamburi sovrapposti (alti 1,5 metri con un diametro di
3,5 metri) in marmo di Carrara scavati all'interno per realizzare una scala a chiocciola
che porta fino al piccolo terrazzo posto sopra il capitello dorico. Alla sommità della
colonna era posta la statua di Traiano andata persa nel Medioevo e sostituita nel 1587
(all'epoca di papa Sisto V) con l'attuale statua di San Pietro. La colonna poggia su un
basamento a forma di dado su uno zoccolo coronato da una cornice con agli angoli
quattro aquile che reggono dei festoni e ornato su tre lati da rilievi di armi e insegne
daciche. Sul quarto lato, quello principale, è posto un pannello retto da due Vittorie e
recante un'iscrizione dedicatoria. All'interno del basamento, accessibile tramite
una porta posta sotto l'iscrizione, era custodita l'urna d'oro contenente le ceneri di
Traiano.
Lungo il fusto della colonna si svolge a spirale con 23 giri un fregio a rilievo (lungo
circa 200 metri per un'altezza che varia, in funzione della prospettiva, dai 90 cm a 1,15
metri); questo fregio illustra le fasi più importanti delle guerre condotte da Traiano
contro i Daci (che abitavano l'odierna Romania) nel 101-102 e nel 105-106 d.C.
Il fregio, nel quale sono state contate circa 2500 figure (Traiano è presente in una sessantina di scene), è stato realizzato come un rotolo che si svolge attorno al fusto della
colonna la cui visione era facilitata dalla vista che si poteva avere dalle terrazze
delle due biblioteche e della Basilica Ulpia, poste ai fianchi della colonna.
FORO TRAIANO
Ultimo in ordine di tempo ma il più grande dei Fori Imperiali, il Foro di Traiano
(immagine 1, immagine 2, immagine 3, immagine 4, immagine 5) venne costruito
tra il 107 e il 112 d.C.
Per la sua realizzazione venne spianata la sella che univa il Campidoglio al Quirinale, distruggendo anche tutto quello che vi si trovava, tra cui un tratto delle
vecchie mura urbane e l'Atrium Libertatis.
Il Foro misurava circa metri 300 x 180 ed era formato da una piazza rettangolare
(metri 120 x 90) con una enorme statua equestre rappresentante Traiano spostata
verso sud (verso il Foro di Augusto), sui due lati lunghi un portico colonnato e
sul fondo una grande esedra semicircolare. L'ingresso principale doveva essere
situato sul lato confinante con il Foro di Augusto dove sono stati rinvenuti i resti
di un portico colonnato con tratto centrale diritto e due tratti laterali obliqui che
facevano appunto da sfondo alla statua di Traiano.
Sul lato di fronte era situata la Basilica Ulpia alla quale erano addossati due grandi
edifici (probabilmente delle biblioteche) aperti l'uno di fronte all'altro su una corte
porticata dove era situata la Colonna Traiana.
Di tutto il complesso, oggi - a parte la Colonna Traiana - si può vedere perfettamente quello che rimane del portico che fiancheggiava la piazza sul lato nord-orientale:
il muro perimetrale in blocchi di "peperino" ornato internamente con lesene che
scandivano le pareti rivestite con lastre di marmo; la grande esedra semicircolare di
40 metri di diametro con la nicchia mediana inquadrata da due colonne di granito e
i resti del pavimento in lastre marmoree di "giallo antico" e "pavonazzetto"; la serie
dei pilastri che separavano l'esedra dal portico (ne rimane solo una base mentre le
altre sono indicate da rettangoli in cemento); i tre gradini in "giallo antico" che scendevano alla piazza e alcune delle colonne allineate lungo di essa. Gli ultimi scavi
stanno portando alla luce anche i resti delle abitazioni venutesi a creare nel Foro di
Traiano a partire dal Medioevo.
Si possono vedere anche resti della parte centrale della Basilica Ulpia oltre che quelli
di una delle due biblioteche.