Accademia dei Lincei - Scuola Normale Superiore (Pisa, 3 febbraio 2017) Leggere la grammatica: un percorso tra regole ed educazione linguistica Elena Pistolesi (Università di Modena e Reggio Emilia) Argomenti 1) Rapporto fra insegnamento grammaticale ed educazione linguistica 2) Verifiche su tre grammatiche per la scuola media 3) Considerazioni conclusive La grammatica 1. AU insieme delle convenzioni e delle norme di scrittura, pronuncia, sintassi e morfologia di una lingua o di un dialetto: grammatica italiana, francese, la grammatica del tedesco 2a. studio sistematico di una lingua e delle sue norme; la disciplina che ha per oggetto tale studio: studiare, imparare la grammatica 2b. TS stor. scuola, insegnamento di tale disciplina comprendente anche la retorica e la letteratura | corso di studi corrispondente alle tre prime classi postelementari 3. CO estens., libro, testo che descrive e raccoglie le norme di una lingua: comprare una grammatica francese, una grammatica per le scuole elementari 4. CO capacità di saper parlare e scrivere correttamente: la sua grammatica è approssimativa […] 1. (Il nuovo De Mauro, http://dizionario.internazionale.it/) La grammatica secondo gli alunni (I media) La grammatica è lo studio delle regole e delle forme sull'italiano (o altre lingue). La grammatica è una materia che insegna a parlare bene, a riconoscere le varie parti di una frase e saperle descrivere e a riconoscere (verbi, aggettivi, nomi, pronomi, ecc.) parole diverse o con regole diverse. Secondo me la grammatica è una materia molto utile anche nel corso della vita perché per parlar bene è importante per alcuni lavori e per parlare con persone importanti e per sapergli dare del lei. La grammatica è l'insieme dell'ortografia, i verbi e aggettivi che servono a saper scrivere un tema d'italiano correttamente. È una materia scolastica molto importante. Serve per scrivere frasi di senso compiuto. Serve per parlare correttamente una lingua senza fare errori grammaticali. La grammatica è una materia che serve molto perché ti aiuta a parlare correttamente. Serve soprattutto a imparare e poi se non avessimo la grammatica non potremmo nemmeno parlare quindi è grazie lei che abbiamo quasi tutto. La grammatica è la materia più bella. Serve per scrivere e parlare a modo e imparare delle cose. La grammatica è una materia di italiano. Secondo me non serve perché la lingua si utilizza solo in Italia, non come l'inglese. La grammatica secondo gli alunni (III media) ❖ Dirò la verità: la grammatica è noiosa, però serve anche quando sarai uscito dalla scuola. È importante per molti motivi, come ad esempio sapersi esprimere. È chiaro che alla tua età non te ne accorgi, anche io la consideravo inutile. Ora ti faccio un esempio. Se tu dirai ad un tuo amico: "Hey, guarda quell'elefante bello è ." La frase è sbagliata e il tuo amico faticherà a capire. Quindi continua a studiare, poi sarai felice di quello che imparerai. ❖ La grammatica è una materia dove si studia la lingua italiana, ad esempio l'analisi logica, grammaticale, periodo. Si impara anche l'uso dei verbi analizzandoli. Si impara a costruire una frase imparando la punteggiatura. Si studiano anche i sinonimi e i contrari, così si usano le parole adeguate. Serve a imparare la lingua italiana e anche a parlare con le parole corrette e a scrivere testi con i verbi corretti. ❖ La grammatica è una materia che spiega come è formata la lingua italiana. Serve a capire la lingua italiana e ad usarla in modo corretto. ❖ È una materia che a me non piace però è molto utile per imparare a scrivere e a parlare in modo corretto la tua lingua ed anche altre. La grammatica serve per scrivere meglio è giusto e per parlare correttamente. ❖ Direi che è molto importante per imparare un lessico differente ed è molto utile per imparare le lingue straniere. Colombo (1997) Nei discorsi correnti, anche ad alti livelli, si continua ad associare l’idea della grammatica al problema della correttezza nello scrivere; pare che il legame diretto tra riflessione sulla e pratica della lingua, negato spesso a parole, resti fisso in molte menti. L’ipotesi che tratteggio parte invece da una distinzione chiara fra i due ambiti, salvo vederne poi le convergenze. Educazione linguistica (Viale 2015) La proposta avanzata (Tesi VIII) è quella di inserire la grammatica a scuola nella più ampia cornice dell’educazione linguistica, esercizio di riflessione sul sistema linguistico a partire dall’osservazione e dall’analisi della realtà linguistica dell’alunno, con percorsi per scoperta più che di semplice memorizzazione e applicazione meccanica di schemi rigidi calati dall’alto. Un lavoro sulla grammatica che si inserisca nel più ampio sviluppo delle abilità linguistiche, che non dimentichi il patrimonio lessicale e tenga conto del plurilinguismo italiano, delle lingue straniere studiate, dell’italiano alla base delle discipline scolastiche. Proposte ancora vitali e prolifiche dal punto di vista didattico. Domande ❖ ❖ ❖ Qual è lo scopo della grammatica: scrivere e parlare bene e/o esercitare una riflessione sulla lingua? In quale modo l’insegnamento della grammatica aiuta la riflessione, l’analisi, lo sviluppo di un metodo induttivo e critico? Le grammatiche in uso sono adeguate per raggiungere tali scopi? Grammatiche prese in esame ❖ Sabatini = Francesco Sabatini, Carmela Camodeca, Cristiana De Santis (con Marina Beltramo e Teresa Nesci), Conosco la mia lingua. L’italiano dalla grammatica valenziale alla pratica dei testi: A) Morfologia, sintassi, fonologia e ortografia; B) Punteggiatura, lessico, comunicazione, testo e abilità; C) Eserciziario, 2014 Torino: Loescher editore. ❖ Sensini = Marcello Sensini, In chiaro. Dalle conoscenze alla competenza linguistica. A) Fonologia, lessico, morfologia, sintassi; B) Testi, comunicazione, Storia della Lingua; C) Quaderno operativo. Milano: Mondadori, 2014. ❖ Zordan = Rosetta Zordan, Datti un’altra regola. A) Fonologia, ortografia, morfologia, sintassi; B) Comunicazione, lessico, scrittura; C) Quaderno. Milano: Fabbri Editori, 2012. Analisi logica 1 Il complemento di puzza Definizione: indica l’odore spiacevole o la puzza del soggetto in questione; Introdotto da: di, come, quanto. Esempi: puzza come un cane; il vostro odore è sgradevole quanto il pesce marcio; puzziamo di sudore. Analisi logica 2 Il complemento di gioco Definizione: indica il tipo di gioco a cui stanno giocando una o più persone o animali. Domande: a che cosa gioca? Con che gioca? Preposizioni: a, con. Esempi: Giorgio gioca a twister con i suoi amici; Giorgio gioca con i videogiochi. Analisi logica 3 Dal forum «Dubbi sull’italiano? Risponde il linguista» (http://linguista.blogautore.repubblica.it/): 6 dicembre 2012 alle 23:14 Caro signor XXX, continuo a pensare che a calcio e a pallone, negli esempi indicati, non rivestano in pieno la funzione grammaticale convenzionalmente associata ai complementi di modo o di mezzo, pur condividendone alcune caratteristiche semantiche; e neppure mi convince la sua idea di voler attribuire all'uno il valore modale e all'altro quello strumentale, giacché mi pare evidente che funzionino pressoché nello stesso modo. Parlerei piuttosto, come intendevo fare nel commento che ha innescato le sue critiche, di valore modale-strumentale. A seconda dei casi potranno prevalere sfumature legate al valore modale piuttosto che a quello strumentale: ma si tratta, appunto, di sfumature. XXXXX Analisi logica 4 ❖ XXX scrive: ❖ 6 gennaio 2013 alle 22:58 ❖ Buon pomeriggio, nella frase "difendersi dalla pioggia", "dalla pioggia" che complemento è? Grazie e cordiali saluti. ❖ linguista scrive: ❖ 6 gennaio 2013 alle 23:50 ❖ Può essere assimilato a un complemento di svantaggio (con sfumature limitative, come in tanti altri casi analoghi). Difendere qualcuno vuol dire operare a suo favore, difendersi da qualcuno (o da qualcosa) vuol dire operare a suo sfavore. ❖ XXXX Analisi logica 5 XXX scrive: 31 gennaio 2013 alle 13:24 Luca è guarito dal mal di gola In questa frase, sapete dirmi "dal mal di gola" che complemento è? Grazie mille linguista scrive: 31 gennaio 2013 alle 13:30 Si tratta di un complemento di separazione. XXXX Analisi logica: conclusioni ❖ È utile insistere tanto sui complementi per individuare categorie tautologiche o funzionali alla traduzione in latino? ❖ Quale vantaggio, in termini di riflessione sulla lingua, si trae dall’individuazione dei complementi? ❖ Che cosa salvare dell’analisi logica? (Lo Duca 2006) Punteggiatura 1 ❖ ❖ Sensini (p. 36): «La punteggiatura è l’insieme di segni convenzionali che servono a regolare o a scandire, nella pagina scritta, il flusso delle parole e della frase, in modo da riprodurre il più fedelmente possibile le intonazioni espressive del parlato». «Per non sbagliare»: 1) la virgola non deve mai essere usata per separare quegli elementi della frase che, dal punto di vista logico, sono legati tra loro. Perciò, non si deve mai mettere; tra soggetto e verbo; tra verbo e complemento oggetto […] 2) i due punti non si devono usare tra il predicato verbale e il suo complemento oggetto […]. Punteggiatura 2 ❖ In Sensini la punteggiatura si trova nel capitolo 1: I suoni delle parole: la fonologia, collocazione coerente con la definizione data; in Zordan nel cap. 2 dedicato all’ortografia. ❖ In Sabatini la trattazione apre il vol. 2 ma alcune considerazioni sono anticipate nella parte sulla sintassi: Punteggiatura 3 ❖ «La frase è abbastanza breve e ha dei circostanti molto leggeri: non ha bisogno di virgole al suo interno e non possiamo mettercele per forza (sarebbe un errore). Ma se volessimo aggiungere altri particolari, mediante altri circostanti, questi andrebbero chiaramente isolati con qualche virgola». ❖ «Una prima conclusione da trarre, a questo punto, è la seguente: per apprendere bene l’uso della punteggiatura ci guida in parte l’orecchio, ma prima di tutto è molto importante conoscere la struttura della frase ed essere in grado di individuare i segmenti che la compongono e i rapporti tra questi segmenti». ❖ «Quando una frase, anche singola, comincia ad avere, oltre ai circostanti del nucleo, anche delle espansioni, e quindi nella sua forma lineare si allunga, ha bisogno di una precisa quantità di punteggiatura». Punteggiatura 4 «La distinzione tra frase nucleare (che potremmo chiamare anche minima, o essenziale) e circostanziali è utile se non altro per comprendere che la virgola non può staccare un predicato dai suoi argomenti, mentre può farlo con i circostanziali» (Palllotti 2009). Punteggiatura ❖ Si continua a trattare la punteggiatura in rapporto all’intonazione e all’ortografia perché si considera una riproduzione «imperfetta» dell’espressione orale. ❖ Se non si affronta il tema entro i rapporti morfosintattici e logico-sintattici, continueremo a vedere gli errori consueti. ❖ Il modello valenziale ha un vantaggio che Sabatini non sfrutta immediatamente. Il nome ❖ Sensini: «I nomi sono le parole che servono a designare le cose, tutte quelle cose che esistono nella realtà e quelle che possiamo pensare o immaginare: le persone, gli animali, gli oggetti, i luoghi, le azioni, i fatti, le idee e i sentimenti» (134). ❖ Zordan: «Il nome è quella parte variabile del discorso che serve ad indicare persone, animali, cose, idee, concetti, stati d’animo, azioni, fatti. In una parola, tutto ciò che esiste nella realtà o che possiamo immaginare» (110). ❖ Sabatini: «Il nome è la parola con la quale riusciamo a indicare e individuare tutte le “cose” che esistono o che possiamo immaginare: oggetti, esseri viventi, luoghi, idee che concepiamo con la mente, fenomeni che percepiamo con i sensi, sentimenti che proviamo» (10). Il verbo ❖ Sensini: «Il verbo è la parte variabile del discorso che fornisce, collocandole nel tempo, informazioni sul soggetto della frase, cioè sulle azioni compiute o subite dal soggetto, gli eventi che lo riguardano, lo stato in cui si trova o il suo modo di essere» (273). ❖ Zordan: «Il verbo, la parola per eccellenza, è quella parte variabile del discorso che indica, collocandola nel tempo, un’azione compiuta o subita dal soggetto, oppure uno stato, un modo di essere o semplicemente l’esistenza del soggetto» (227). ❖ Sabatini: «Il verbo è una parola che usiamo per descrivere azioni, movimenti, atteggiamenti, stati d’animo, percezioni, fenomeni o avvenimenti che riguardano persone, animali, cose, luoghi (veri o immaginari), per collocare questi fatti nel tempo e per presentarli in “modi” diversi» (134). Nome e verbo: conclusioni Nella definizione e nella classificazione si privilegiano il livello semantico e sostanzialistico. Per favorire la riflessione sui processi sarebbe utile ricorrere a criteri morfologici, cioè alla descrizione che identifica formalmente un nome o un verbo (singolare/plurale, radice/desinenza, ecc.). Frase nucleare o minima o semplice Sensini 1) «La frase semplice (o proposizione) è un insieme di parole organizzate intorno a un solo verbo, cioè a un solo predicato, che viene usato per comunicare a qualcuno qualcosa di compiuto» (454). 2) «La frase semplice ha una forma breve che si chiama frase minima o, in quanto costituisce il nucleo fondamentale di ogni frase, frase nucleare» (454). 3) «La frase minima costituisce la porzione più piccola di testo dotata di significato, cioè capace di comunicare qualcosa di senso compiuto, ed è composta soltanto dal verbo e dai suoi “argomenti”, ossia da tutte quelle parole di cui il verbo ha bisogno per completare il proprio significato e dare vita a una frase dotata di senso compiuto» (454) Zordan (la struttura della proposizione o frase semplice): «Considera queste due proposizioni o frasi semplici: Bruno è partito Il mio adorato zio Bruno è partito oggi per Roma, capitale d’Italia. […] Diremo, pertanto, che soggetto e predicato sono gli elementi fondamentali di una proposizione”. Nel primo caso abbia la forma minima di base, nel secondo la forma minima con le sue espansioni. “Ricorda che la forma minima di base della proposizione deve sempre avere un senso compiuto». Zordan segue ricordando che non sempre soggetto e predicato sono sufficienti per avere un significato compiuto e di rinvia all’aula digitale per i diversi tipi di frase minima secondo la grammatica “valenziale” (466). Frase: osservazioni In Zordan il modello adottato non pare in grado di spiegare la frase semplice. Il rinvio alla grammatica valenziale, cioè a un modello diverso, serve ad uscire dal binomio soggetto/predicato e a limitare il carattere «accessorio» (espansioni) di tutto il resto. Nelle definizioni si ricorre a «soggetto» e «predicato», argomenti che vengono affrontati nei capitoli successivi. La frase non viene definita come sistema di dipendenze. Il soggetto 1 Sensini: «Il soggetto è l’elemento – persona, animale o cosa – della frase, di cui il predicato, con il quale esso concorda, dice qualcosa. […]. Oltre che da uno stretto rapporto logico, fondato sul significato, il soggetto, come si vede dagli esempi, è legato al predicato da uno stretto vincolo grammaticale: la concordanza». (466). Zordan: «Il soggetto è l’elemento di cui si parla e a cui si riferisce il predicato. Il soggetto può essere una persona, un animale o una cosa e può compiere o subire l’azione espressa dal predicato oppure trovarsi in una certa condizione o avere una certa qualità» (472). Il soggetto 2 ❖ Sabatini parte dalla frase singola per introdurre il soggetto. Esclusi i verbi monovalenti, che non hanno bisogno di elementi aggiuntivi (piove), per ogni valenza pone il problema dell’individuazione del soggetto. ❖ «Le azioni di sbadigliare, tossire, abbaiare, nascere, morire, sorgere, tramontare ecc. sono legate alla presenza di qualcuno o di qualcosa coinvolto in quei fenomeni e quindi i verbi che li descrivono hanno bisogno di un argomento che indichi quel qualcuno o quel qualcosa. Con i verbi monovalenti è facile capire che l’unico argomento aggiunto fornisce un vero e proprio appoggio, un basamento al verbo: per questa sua funzione viene chiamato soggetto, termine che deriva dal latino subjectum, “che sta sotto”, “che sostiene”, “che fa da base”» (286). ❖ Segue questa definizione: «Osserviamo due caratteristiche del soggetto: non è preceduto da preposizione; si accorda con il verbo nel numero e, quando possibile, nel genere (Fausto è caduto; Fausta è caduta; I fogli sono volati; Le foglie sono volate)». Il soggetto 3 Sabatini. Come si riconosce il soggetto? Il soggetto si riconosce da tre caratteristiche, spesso ma non sempre presenti: 1 ) è l’argomento che impone al verbo persona, numero e in alcuni casi genere; 2 ) normalmente precede il verbo nella fila delle parole (ma può venire dopo quando si annuncia un avvenimento, È nato Paolo, o quando al suo referente va dato risalto, Alle prenotazioni penserà Marco); 3 ) non è preceduto da preposizioni (ma non confonderle con l’articolo partitivo!). Le varietà della lingua: Zordan vol. 2 1. LA COMUNICAZIONE: 1) Gli elementi della comunicazione; 2) I segni della comunicazione; 3) Dai segni ai linguaggi. 4) Il sistema della lingua a) Che cos’è la lingua b) Il codice lingua c) La caratteristica fondamentale del codice lingua d) Lingua parlata e lingua scritta: due forme diverse di comunicare 5) I registri linguistici a) Chi parla o scrive, a seconda della situazione, usa la lingua in modo diverso: il registro linguistico b) I registri linguistici fondamentali Lingua scritta e lingua parlata (Zordan) 1 Lingua scritta e lingua parlata “sono due lingue diverse perché si usano in situazioni diverse e per scopi diversi e utilizzano segni e mezzi espressivi diversi”. Segue analisi delle differenze (p. 32). A p. 28 era stata data questa definizione di lingua: La lingua, dunque, non è altro che la realizzazione pratica, concreta, del linguaggio verbale. Lingua scritta e lingua parlata (Zordan) 2 Un esercizio (4): Trasforma i seguenti messaggi parlati in messaggi scritti sostituendo o eliminando le forme che ti sembrano tipiche della lingua parlata. È a Napoli che andrete in gita? Mannaggia, ho dimenticato a casa il flauto! E chi lo dice adesso al prof di musica? Questo coso sì che asciuga bene i capelli! No, guarda, sto a casa che tanto piove Questo film l’ho già visto E spostati! Non lo vedi che non ci passo? Lingua scritta e lingua parlata (Zordan) Nei riquadri che affrontano le differenze tra scritto e parlato non si danno le indicazioni necessarie per svolgere l’esercizio. L’unico accenno riguarda il lessico (coso, cosa, roba) e l’uso «improprio» dei pronomi (a me mi, io per me, gli al posto di loro). Come si possano usare queste indicazioni per fare l’esercizio, cioè risalire da a me mi a Questo film l’ho già visto? o Non lo vedi che non ci passo? Gli esercizi identificano il parlato con i registri bassi e informali. Nella parte dedicata al testo, si specifica costantemente che il testo, «orale e scritto», deve essere coerente, coeso e adeguato alla situazione comunicativa. Le informazioni sono contraddittorie. Gli esempi comportano una riflessione sul modello di lingua e sulla norma che va oltre la distinzione fra scritto e parlato. Le varietà della lingua: Zordan vol. 2 2. Le varietà della lingua italiana 1) Le varietà geografiche dell’italiano a) L’italiano nazionale standard e l’italiano popolare b) Gli italiani regionali c) I dialetti italiani d) Le minoranze linguistiche e) Le aree di bilinguismo 2) Le varietà professionali: i linguaggi settoriali (qui si introduce la “lingua comune”). L’elenco dei linguaggi settoriali: par. 4) tecnico-scientifico; politico, burocratico, sportivo, pubblicitario, giornalistico. 5) Il gergo. Le varietà della lingua: Zordan vol. 2 Nell’esemplificare gli italiani regionali, Zordan sceglie di dividere i fenomeni in fonologia, morfologia e sintassi, lessico per ogni tipo di italiano regionale. Ci sono riferimenti nel volume 1 a queste varietà? No. Nel vol. 1 insiste sugli omografi e sul valore distintivo delle vocali chiuse e aperte senza fare accenno alle pronunce regionali. R. Zordan, vol. 2 (p. 92) Tra le differenze individuate tra lingua comune e linguaggi settoriali troviamo la seguente: «La tendenza a privilegiare i nomi rispetto ai verbi - usando il più possibile i nomi e riducendo il più possibile i verbi (esempi tra lingua comune e linguaggio giornalistico: nominalizzazione); - usando, quando sono indispensabili, i verbi, ma verbi di significato generico con l’aggiunta di un nome: R. Zordan, vol. 2 (p. 92) Conclusioni 1 Chi è il destinatario delle grammatiche scolastiche? «Il significato delle parole, però, non ha nulla a che fare con quello che i linguisti chiamano referente…» «Taluni linguisti, però, considerano questi verbi non verbi intransitivi, ma verbi transitivi indiretti o meglio verbi transitivi “a due argomenti” di cui il “2o argomento” – il 1 è il soggetto – a legame indiretto». (M. Sensini, L’italiano di tutti, Milano: Mondadori, 2007) Conclusioni 2 Carattere additivo degli argomenti: il sapere è parcellizzato. Aumentano i volumi e i temi affrontati, dalla sociolinguistica alla storia della lingua, ma manca un collegamento organico tra le sezioni. Il caso delle varietà è esemplare perché restano inerti e confinate in un capitolo o in un paragrafo. Conclusioni 3 Spazio eccessivo all’etichettatura e proliferazione di classi, sottoclassi, nomenclatura metalinguistica (incluse le definizioni); la classificazione tende ad essere esaustiva e aprioristica, perciò produttrice di eccezioni e di riquadri «Per non sbagliare!» «Attenzione!», che servono a correggere o modulare la definizione generale. Bibliografia 1 ❖ ❖ A Colombo (1997), «Per un’‘educazione linguistica essenziale’: la riflessione sulla lingua», La didattica”, anno III n. 4, pp. 77-82. (www.liceomazzinigenova.gov.it/saperi_essenziali.pdf) A. Colombo, «Applicazione”? Linguistica teorica e grammatiche scolastiche», in Grammatica applicata: apprendimento, patologie, insegnamento, a cura di Maria Elena Favilla e Elena Nuzzo, AItLA, Milano, 2015, pp. 213-230 (http://www.aitla.it/primopiano/studi-aitla-2/) ❖ P. D’Achille (ed.) (2016), Grammatica e testualità. Atti ASLI scuola. Firenze: Cesati. ❖ C. De Santis (2016), Che cos’è la grammatica valenziale, Roma: Carocci. ❖ ❖ Giuliana Fiorentino (GISCEL Campania), «Quale italiano parlano le grammatiche?» In: Il testo fa scuola. Libri di testo, linguaggi ed educazione linguistica. Atti dell'VIII Convegno GISCEL. A cura di R. Calò e S. Ferreri. 1997, Firenze: La Nuova Italia, 109-130. C. Lavinio (2004), Comunicazione e linguaggi disciplinari. Per un’educazione linguistica trasversale. Roma: Carocci. Bibliografia 2 ❖ ❖ ❖ ❖ M.G. Lo Duca (2006), «Si può salvare l’analisi logica?», La Crusca per voi, 33 (Ottobre 2006), pp. 4-8. (www.iclipunti.gov.it/wp-content/uploads/2016/09/Lo-Duca-Analisi-logica.pdf) M. G. Lo Duca (2010), «Educazione linguistica», Enciclopedia dell’italianoTreccani. http://www.treccani.it/enciclopedia/educazione-linguistica_(Enciclopedia-dell'Italiano)/ M. G. Lo Duca (2013), Lingua italiana ed educazione linguistica . Tra storia, ricerca e didattica. Nuova edizione. Roma: Carocci. G. Pallotti (2009), «Descrivere le lingue: quale metalinguaggio per un’educazione linguistica efficace?» Percorso di formazione all’interno del Piano di formazione PON-Poseidon ‘Educazione linguistica’, MIUR e ANSAS. (http://www.scuolavalore.indire.it/nuove_risorse/descrivere-le-lingue-quale-metalinguaggioper-uneducazione-linguistica-efficace/) ❖ E. Pistolesi, a cura di (2007), Lingua Scuola e Società. I nuovi bisogni comunicativi nelle classi multiculturali (Trieste) (gramsci_10.pdf) ❖ Matteo Viale (2015), «Il ruolo della grammatica nell'educazione linguistica prima e dopo le Dieci tesi» (http://www.treccani.it/lingua_italiana/speciali/tesi/Viale.html) Siti ❖ Sito AitLA (Associazione Italiana di Linguistica Applicata) (http://www.aitla.it/) ❖ XVI Convegno Nazionale GISCEL, La grammatica a scuola: quando? come? quale? perché? (Padova, 4-6 marzo 2010) ❖ Sito G.I.S.C.E.L. (Gruppo di Intervento e Studio nel Campo dell'Educazione Linguistica), (http://www.giscel.it/) ❖ Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica (http//www.giscel.org.)