Accademia dei Lincei - Scuola Normale Superiore (Pisa, 3 febbraio 2017)
Leggere la grammatica:
un percorso tra regole ed
educazione linguistica
Elena Pistolesi
(Università di Modena e Reggio Emilia)
Argomenti
1) Rapporto fra insegnamento grammaticale ed
educazione linguistica
2) Verifiche su tre grammatiche per la scuola media
3) Considerazioni conclusive
La grammatica
1. AU insieme delle convenzioni e delle norme di scrittura, pronuncia,
sintassi e morfologia di una lingua o di un dialetto: grammatica italiana,
francese, la grammatica del tedesco
2a. studio sistematico di una lingua e delle sue norme; la disciplina che ha
per oggetto tale studio: studiare, imparare la grammatica
2b. TS stor. scuola, insegnamento di tale disciplina comprendente anche la
retorica e la letteratura | corso di studi corrispondente alle tre prime classi
postelementari
3. CO estens., libro, testo che descrive e raccoglie le norme di una lingua:
comprare una grammatica francese, una grammatica per le scuole
elementari
4. CO capacità di saper parlare e scrivere correttamente: la sua
grammatica è approssimativa […]
1.
(Il nuovo De Mauro, http://dizionario.internazionale.it/)
La grammatica secondo gli alunni (I media)

La grammatica è lo studio delle regole e delle forme sull'italiano (o altre lingue).

La grammatica è una materia che insegna a parlare bene, a riconoscere le varie parti di una frase e
saperle descrivere e a riconoscere (verbi, aggettivi, nomi, pronomi, ecc.) parole diverse o con regole
diverse. Secondo me la grammatica è una materia molto utile anche nel corso della vita perché per
parlar bene è importante per alcuni lavori e per parlare con persone importanti e per sapergli dare del
lei.

La grammatica è l'insieme dell'ortografia, i verbi e aggettivi che servono a saper scrivere un tema
d'italiano correttamente.

È una materia scolastica molto importante. Serve per scrivere frasi di senso compiuto.

Serve per parlare correttamente una lingua senza fare errori grammaticali.

La grammatica è una materia che serve molto perché ti aiuta a parlare correttamente. Serve
soprattutto a imparare e poi se non avessimo la grammatica non potremmo nemmeno parlare quindi è
grazie lei che abbiamo quasi tutto.

La grammatica è la materia più bella. Serve per scrivere e parlare a modo e imparare delle cose.

La grammatica è una materia di italiano. Secondo me non serve perché la lingua si utilizza solo in
Italia, non come l'inglese.
La grammatica secondo gli alunni (III media)
❖
Dirò la verità: la grammatica è noiosa, però serve anche quando sarai uscito dalla
scuola. È importante per molti motivi, come ad esempio sapersi esprimere. È chiaro
che alla tua età non te ne accorgi, anche io la consideravo inutile. Ora ti faccio un
esempio. Se tu dirai ad un tuo amico: "Hey, guarda quell'elefante bello è ." La frase è
sbagliata e il tuo amico faticherà a capire. Quindi continua a studiare, poi sarai felice di
quello che imparerai.
❖
La grammatica è una materia dove si studia la lingua italiana, ad esempio l'analisi logica,
grammaticale, periodo. Si impara anche l'uso dei verbi analizzandoli. Si impara a
costruire una frase imparando la punteggiatura. Si studiano anche i sinonimi e i contrari,
così si usano le parole adeguate. Serve a imparare la lingua italiana e anche a parlare
con le parole corrette e a scrivere testi con i verbi corretti.
❖
La grammatica è una materia che spiega come è formata la lingua italiana. Serve a
capire la lingua italiana e ad usarla in modo corretto.
❖
È una materia che a me non piace però è molto utile per imparare a scrivere e a parlare
in modo corretto la tua lingua ed anche altre. La grammatica serve per scrivere meglio è
giusto e per parlare correttamente.
❖
Direi che è molto importante per imparare un lessico differente ed è molto utile per
imparare le lingue straniere.
Colombo (1997)
Nei discorsi correnti, anche ad alti livelli, si continua ad
associare l’idea della grammatica al problema della
correttezza nello scrivere; pare che il legame diretto tra
riflessione sulla e pratica della lingua, negato spesso a
parole, resti fisso in molte menti. L’ipotesi che tratteggio
parte invece da una distinzione chiara fra i due ambiti,
salvo vederne poi le convergenze.
Educazione linguistica (Viale 2015)
La proposta avanzata (Tesi VIII) è quella di inserire la grammatica a scuola
nella più ampia cornice dell’educazione linguistica, esercizio di riflessione
sul sistema linguistico a partire dall’osservazione e dall’analisi della realtà
linguistica dell’alunno, con percorsi per scoperta più che di semplice
memorizzazione e applicazione meccanica di schemi rigidi calati dall’alto.
Un lavoro sulla grammatica che si inserisca nel più ampio sviluppo delle
abilità linguistiche, che non dimentichi il patrimonio lessicale e tenga
conto del plurilinguismo italiano, delle lingue straniere studiate, dell’italiano
alla base delle discipline scolastiche. Proposte ancora vitali e prolifiche dal
punto di vista didattico.
Domande
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❖
❖
Qual è lo scopo della grammatica: scrivere e parlare
bene e/o esercitare una riflessione sulla lingua?
In quale modo l’insegnamento della grammatica aiuta la
riflessione, l’analisi, lo sviluppo di un metodo induttivo e
critico?
Le grammatiche in uso sono adeguate per raggiungere
tali scopi?
Grammatiche prese in esame
❖
Sabatini = Francesco Sabatini, Carmela Camodeca, Cristiana De Santis
(con Marina Beltramo e Teresa Nesci), Conosco la mia lingua. L’italiano
dalla grammatica valenziale alla pratica dei testi: A) Morfologia, sintassi,
fonologia e ortografia; B) Punteggiatura, lessico, comunicazione, testo e
abilità; C) Eserciziario, 2014 Torino: Loescher editore.
❖
Sensini = Marcello Sensini, In chiaro. Dalle conoscenze alla competenza
linguistica. A) Fonologia, lessico, morfologia, sintassi; B) Testi,
comunicazione, Storia della Lingua; C) Quaderno operativo. Milano:
Mondadori, 2014.
❖
Zordan = Rosetta Zordan, Datti un’altra regola. A) Fonologia, ortografia,
morfologia, sintassi; B) Comunicazione, lessico, scrittura; C) Quaderno.
Milano: Fabbri Editori, 2012.
Analisi logica 1
Il complemento di puzza
Definizione: indica l’odore spiacevole o la puzza del
soggetto in questione;
Introdotto da: di, come, quanto.
Esempi: puzza come un cane; il vostro odore è sgradevole
quanto il pesce marcio; puzziamo di sudore.
Analisi logica 2
Il complemento di gioco
Definizione: indica il tipo di gioco a cui stanno giocando
una o più persone o animali.
Domande: a che cosa gioca? Con che gioca?
Preposizioni: a, con.
Esempi: Giorgio gioca a twister con i suoi amici; Giorgio
gioca con i videogiochi.
Analisi logica 3
Dal forum «Dubbi sull’italiano? Risponde il linguista»
(http://linguista.blogautore.repubblica.it/):
6 dicembre 2012 alle 23:14
Caro signor XXX, continuo a pensare che a calcio e a pallone, negli esempi indicati,
non rivestano in pieno la funzione grammaticale convenzionalmente associata ai
complementi di modo o di mezzo, pur condividendone alcune caratteristiche
semantiche; e neppure mi convince la sua idea di voler attribuire all'uno il valore
modale e all'altro quello strumentale, giacché mi pare evidente che funzionino
pressoché nello stesso modo. Parlerei piuttosto, come intendevo fare nel commento
che ha innescato le sue critiche, di valore modale-strumentale. A seconda dei casi
potranno prevalere sfumature legate al valore modale piuttosto che a quello
strumentale: ma si tratta, appunto, di sfumature.
XXXXX
Analisi logica 4
❖
XXX scrive:
❖
6 gennaio 2013 alle 22:58
❖
Buon pomeriggio,
nella frase "difendersi dalla pioggia", "dalla pioggia" che complemento è?
Grazie e cordiali saluti.
❖
linguista scrive:
❖
6 gennaio 2013 alle 23:50
❖
Può essere assimilato a un complemento di svantaggio (con sfumature
limitative, come in tanti altri casi analoghi). Difendere qualcuno vuol dire
operare a suo favore, difendersi da qualcuno (o da qualcosa) vuol dire
operare a suo sfavore.
❖
XXXX
Analisi logica 5
XXX scrive:
31 gennaio 2013 alle 13:24
Luca è guarito dal mal di gola
In questa frase, sapete dirmi "dal mal di gola" che complemento è?
Grazie mille
linguista scrive:
31 gennaio 2013 alle 13:30
Si tratta di un complemento di separazione.
XXXX
Analisi logica: conclusioni
❖
È utile insistere tanto sui complementi per individuare
categorie tautologiche o funzionali alla traduzione in
latino?
❖
Quale vantaggio, in termini di riflessione sulla lingua, si
trae dall’individuazione dei complementi?
❖
Che cosa salvare dell’analisi logica? (Lo Duca 2006)
Punteggiatura 1
❖
❖
Sensini (p. 36): «La punteggiatura è l’insieme di segni
convenzionali che servono a regolare o a scandire, nella
pagina scritta, il flusso delle parole e della frase, in modo da
riprodurre il più fedelmente possibile le intonazioni
espressive del parlato».
«Per non sbagliare»: 1) la virgola non deve mai essere usata
per separare quegli elementi della frase che, dal punto di
vista logico, sono legati tra loro. Perciò, non si deve mai
mettere; tra soggetto e verbo; tra verbo e complemento
oggetto […] 2) i due punti non si devono usare tra il predicato
verbale e il suo complemento oggetto […].
Punteggiatura 2
❖
In Sensini la punteggiatura si trova nel capitolo 1: I
suoni delle parole: la fonologia, collocazione coerente
con la definizione data; in Zordan nel cap. 2 dedicato
all’ortografia.
❖
In Sabatini la trattazione apre il vol. 2 ma alcune
considerazioni sono anticipate nella parte sulla sintassi:
Punteggiatura 3
❖
«La frase è abbastanza breve e ha dei circostanti molto leggeri: non ha
bisogno di virgole al suo interno e non possiamo mettercele per forza
(sarebbe un errore). Ma se volessimo aggiungere altri particolari,
mediante altri circostanti, questi andrebbero chiaramente isolati con
qualche virgola».
❖
«Una prima conclusione da trarre, a questo punto, è la seguente: per
apprendere bene l’uso della punteggiatura ci guida in parte l’orecchio,
ma prima di tutto è molto importante conoscere la struttura della frase ed
essere in grado di individuare i segmenti che la compongono e i rapporti
tra questi segmenti».
❖
«Quando una frase, anche singola, comincia ad avere, oltre ai circostanti
del nucleo, anche delle espansioni, e quindi nella sua forma lineare si
allunga, ha bisogno di una precisa quantità di punteggiatura».
Punteggiatura 4
«La distinzione tra frase nucleare (che potremmo
chiamare anche minima, o essenziale) e circostanziali è
utile se non altro per comprendere che la virgola non può
staccare un predicato dai suoi argomenti, mentre può farlo
con i circostanziali» (Palllotti 2009).
Punteggiatura
❖
Si continua a trattare la punteggiatura in rapporto
all’intonazione e all’ortografia perché si considera una
riproduzione «imperfetta» dell’espressione orale.
❖
Se non si affronta il tema entro i rapporti morfosintattici e
logico-sintattici, continueremo a vedere gli errori
consueti.
❖
Il modello valenziale ha un vantaggio che Sabatini non
sfrutta immediatamente.
Il nome
❖
Sensini: «I nomi sono le parole che servono a designare le cose, tutte
quelle cose che esistono nella realtà e quelle che possiamo pensare o
immaginare: le persone, gli animali, gli oggetti, i luoghi, le azioni, i fatti, le
idee e i sentimenti» (134).
❖
Zordan: «Il nome è quella parte variabile del discorso che serve ad
indicare persone, animali, cose, idee, concetti, stati d’animo, azioni, fatti.
In una parola, tutto ciò che esiste nella realtà o che possiamo
immaginare» (110).
❖
Sabatini: «Il nome è la parola con la quale riusciamo a indicare e
individuare tutte le “cose” che esistono o che possiamo immaginare:
oggetti, esseri viventi, luoghi, idee che concepiamo con la mente,
fenomeni che percepiamo con i sensi, sentimenti che proviamo» (10).
Il verbo
❖
Sensini: «Il verbo è la parte variabile del discorso che fornisce,
collocandole nel tempo, informazioni sul soggetto della frase, cioè sulle
azioni compiute o subite dal soggetto, gli eventi che lo riguardano, lo
stato in cui si trova o il suo modo di essere» (273).
❖
Zordan: «Il verbo, la parola per eccellenza, è quella parte variabile del
discorso che indica, collocandola nel tempo, un’azione compiuta o subita
dal soggetto, oppure uno stato, un modo di essere o semplicemente
l’esistenza del soggetto» (227).
❖
Sabatini: «Il verbo è una parola che usiamo per descrivere azioni,
movimenti, atteggiamenti, stati d’animo, percezioni, fenomeni o
avvenimenti che riguardano persone, animali, cose, luoghi (veri o
immaginari), per collocare questi fatti nel tempo e per presentarli in
“modi” diversi» (134).
Nome e verbo: conclusioni
Nella definizione e nella classificazione si privilegiano il
livello semantico e sostanzialistico. Per favorire la
riflessione sui processi sarebbe utile ricorrere a criteri
morfologici, cioè alla descrizione che identifica
formalmente un nome o un verbo (singolare/plurale,
radice/desinenza, ecc.).
Frase nucleare o minima o semplice
Sensini
1) «La frase semplice (o proposizione) è un insieme di
parole organizzate intorno a un solo verbo, cioè a un
solo predicato, che viene usato per comunicare a
qualcuno qualcosa di compiuto» (454).
2) «La frase semplice ha una forma breve che si
chiama frase minima o, in quanto costituisce il nucleo
fondamentale di ogni frase, frase nucleare» (454).
3) «La frase minima costituisce la porzione più
piccola di testo dotata di significato, cioè capace di
comunicare qualcosa di senso compiuto, ed è composta
soltanto dal verbo e dai suoi “argomenti”, ossia da
tutte quelle parole di cui il verbo ha bisogno per
completare il proprio significato e dare vita a una frase
dotata di senso compiuto» (454)
Zordan
(la struttura della proposizione o frase semplice):
«Considera queste due proposizioni o frasi semplici:
Bruno è partito
Il mio adorato zio
Bruno è partito oggi per Roma, capitale d’Italia.
[…] Diremo, pertanto, che soggetto e predicato sono gli
elementi fondamentali di una proposizione”.
Nel primo caso abbia la forma minima di base, nel
secondo la forma minima con le sue espansioni.
“Ricorda che la forma minima di base della
proposizione deve sempre avere un senso compiuto».
Zordan segue ricordando che non sempre soggetto e
predicato sono sufficienti per avere un significato
compiuto e di rinvia all’aula digitale per i diversi tipi di
frase minima secondo la grammatica “valenziale” (466).
Frase: osservazioni
In Zordan il modello adottato non pare in grado di spiegare
la frase semplice. Il rinvio alla grammatica valenziale, cioè
a un modello diverso, serve ad uscire dal binomio
soggetto/predicato e a limitare il carattere «accessorio»
(espansioni) di tutto il resto.
Nelle definizioni si ricorre a «soggetto» e «predicato»,
argomenti che vengono affrontati nei capitoli successivi.
La frase non viene definita come sistema di dipendenze.
Il soggetto 1
Sensini: «Il soggetto è l’elemento – persona, animale o cosa –
della frase, di cui il predicato, con il quale esso concorda, dice
qualcosa. […]. Oltre che da uno stretto rapporto logico, fondato
sul significato, il soggetto, come si vede dagli esempi, è legato
al predicato da uno stretto vincolo grammaticale: la
concordanza». (466).
Zordan: «Il soggetto è l’elemento di cui si parla e a cui si
riferisce il predicato. Il soggetto può essere una persona, un
animale o una cosa e può compiere o subire l’azione espressa
dal predicato oppure trovarsi in una certa condizione o avere
una certa qualità» (472).
Il soggetto 2
❖
Sabatini parte dalla frase singola per introdurre il soggetto. Esclusi i
verbi monovalenti, che non hanno bisogno di elementi aggiuntivi (piove),
per ogni valenza pone il problema dell’individuazione del soggetto.
❖
«Le azioni di sbadigliare, tossire, abbaiare, nascere, morire, sorgere,
tramontare ecc. sono legate alla presenza di qualcuno o di qualcosa
coinvolto in quei fenomeni e quindi i verbi che li descrivono hanno
bisogno di un argomento che indichi quel qualcuno o quel qualcosa. Con
i verbi monovalenti è facile capire che l’unico argomento aggiunto
fornisce un vero e proprio appoggio, un basamento al verbo: per questa
sua funzione viene chiamato soggetto, termine che deriva dal latino
subjectum, “che sta sotto”, “che sostiene”, “che fa da base”» (286).
❖
Segue questa definizione: «Osserviamo due caratteristiche del soggetto:
non è preceduto da preposizione; si accorda con il verbo nel numero e,
quando possibile, nel genere (Fausto è caduto; Fausta è caduta; I fogli
sono volati; Le foglie sono volate)».
Il soggetto 3
Sabatini. Come si riconosce il soggetto?
Il soggetto si riconosce da tre caratteristiche, spesso ma non
sempre presenti:
1 ) è l’argomento che impone al verbo persona, numero e in
alcuni casi genere;
2 ) normalmente precede il verbo nella fila delle parole (ma può
venire dopo quando si annuncia un avvenimento, È nato Paolo,
o quando al suo referente va dato risalto, Alle prenotazioni
penserà Marco);
3 ) non è preceduto da preposizioni (ma non confonderle con
l’articolo partitivo!).
Le varietà della lingua: Zordan vol. 2
1. LA COMUNICAZIONE:
1) Gli elementi della comunicazione; 2) I segni della comunicazione; 3) Dai segni ai
linguaggi.
4) Il sistema della lingua
a) Che cos’è la lingua
b) Il codice lingua
c) La caratteristica fondamentale del codice lingua
d) Lingua parlata e lingua scritta: due forme diverse di comunicare
5) I registri linguistici
a) Chi parla o scrive, a seconda della situazione, usa la lingua in modo
diverso: il registro linguistico
b) I registri linguistici fondamentali
Lingua scritta e lingua parlata (Zordan) 1
Lingua scritta e lingua parlata “sono due lingue diverse
perché si usano in situazioni diverse e per scopi diversi
e utilizzano segni e mezzi espressivi diversi”. Segue
analisi delle differenze (p. 32).
A p. 28 era stata data questa definizione di lingua:
La lingua, dunque, non è altro che la realizzazione
pratica, concreta, del linguaggio verbale.
Lingua scritta e lingua parlata (Zordan) 2
Un esercizio (4): Trasforma i seguenti messaggi parlati in messaggi
scritti sostituendo o eliminando le forme che ti sembrano tipiche della
lingua parlata.
È a Napoli che andrete in gita?
Mannaggia, ho dimenticato a casa il flauto! E chi lo dice adesso al prof di
musica?
Questo coso sì che asciuga bene i capelli!
No, guarda, sto a casa che tanto piove
Questo film l’ho già visto
E spostati! Non lo vedi che non ci passo?
Lingua scritta e lingua parlata (Zordan)
Nei riquadri che affrontano le differenze tra scritto e parlato non si
danno le indicazioni necessarie per svolgere l’esercizio. L’unico
accenno riguarda il lessico (coso, cosa, roba) e l’uso «improprio» dei
pronomi (a me mi, io per me, gli al posto di loro). Come si possano
usare queste indicazioni per fare l’esercizio, cioè risalire da a me mi a
Questo film l’ho già visto? o Non lo vedi che non ci passo?
Gli esercizi identificano il parlato con i registri bassi e informali. Nella
parte dedicata al testo, si specifica costantemente che il testo, «orale e
scritto», deve essere coerente, coeso e adeguato alla situazione
comunicativa. Le informazioni sono contraddittorie.
Gli esempi comportano una riflessione sul modello di lingua e sulla
norma che va oltre la distinzione fra scritto e parlato.
Le varietà della lingua: Zordan vol. 2
2. Le varietà della lingua italiana
1) Le varietà geografiche dell’italiano
a) L’italiano nazionale standard e l’italiano popolare
b) Gli italiani regionali
c) I dialetti italiani
d) Le minoranze linguistiche
e) Le aree di bilinguismo
2) Le varietà professionali: i linguaggi settoriali (qui si introduce
la “lingua comune”). L’elenco dei linguaggi settoriali: par. 4)
tecnico-scientifico; politico, burocratico, sportivo, pubblicitario,
giornalistico. 5) Il gergo.
Le varietà della lingua: Zordan vol. 2
Nell’esemplificare gli italiani regionali, Zordan sceglie di dividere i
fenomeni in fonologia, morfologia e sintassi, lessico per ogni tipo
di italiano regionale.
Ci sono riferimenti nel volume 1 a queste varietà? No. Nel vol. 1
insiste sugli omografi e sul valore distintivo delle vocali chiuse e
aperte senza fare accenno alle pronunce regionali.
R. Zordan, vol. 2 (p. 92)
Tra le differenze individuate tra lingua comune e linguaggi
settoriali troviamo la seguente:
«La tendenza a privilegiare i nomi rispetto ai verbi
- usando il più possibile i nomi e riducendo il più possibile i
verbi (esempi tra lingua comune e linguaggio giornalistico:
nominalizzazione);
- usando, quando sono indispensabili, i verbi, ma verbi di
significato generico con l’aggiunta di un nome:
R. Zordan, vol. 2 (p. 92)
Conclusioni 1
Chi è il destinatario delle grammatiche scolastiche?
«Il significato delle parole, però, non ha nulla a che fare
con quello che i linguisti chiamano referente…»
«Taluni linguisti, però, considerano questi verbi non verbi
intransitivi, ma verbi transitivi indiretti o meglio verbi
transitivi “a due argomenti” di cui il “2o argomento” – il 1 è il
soggetto – a legame indiretto».
(M. Sensini, L’italiano di tutti, Milano: Mondadori, 2007)
Conclusioni 2
Carattere additivo degli argomenti: il sapere è
parcellizzato. Aumentano i volumi e i temi affrontati, dalla
sociolinguistica alla storia della lingua, ma manca un
collegamento organico tra le sezioni. Il caso delle varietà è
esemplare perché restano inerti e confinate in un capitolo o
in un paragrafo.
Conclusioni 3
Spazio eccessivo all’etichettatura e proliferazione di classi,
sottoclassi, nomenclatura metalinguistica (incluse le definizioni); la
classificazione tende ad essere esaustiva e aprioristica, perciò
produttrice di eccezioni e di riquadri «Per non sbagliare!»
«Attenzione!», che servono a correggere o modulare la definizione
generale.
Bibliografia 1
❖
❖
A Colombo (1997), «Per un’‘educazione linguistica essenziale’: la riflessione sulla lingua»,
La didattica”, anno III n. 4, pp. 77-82.
(www.liceomazzinigenova.gov.it/saperi_essenziali.pdf)
A. Colombo, «Applicazione”? Linguistica teorica e grammatiche scolastiche», in Grammatica
applicata: apprendimento, patologie, insegnamento, a cura di Maria Elena Favilla e Elena
Nuzzo, AItLA, Milano, 2015, pp. 213-230 (http://www.aitla.it/primopiano/studi-aitla-2/)
❖
P. D’Achille (ed.) (2016), Grammatica e testualità. Atti ASLI scuola. Firenze: Cesati.
❖
C. De Santis (2016), Che cos’è la grammatica valenziale, Roma: Carocci.
❖
❖
Giuliana Fiorentino (GISCEL Campania), «Quale italiano parlano le grammatiche?» In: Il
testo fa scuola. Libri di testo, linguaggi ed educazione linguistica. Atti dell'VIII Convegno
GISCEL. A cura di R. Calò e S. Ferreri. 1997, Firenze: La Nuova Italia, 109-130.
C. Lavinio (2004), Comunicazione e linguaggi disciplinari. Per un’educazione linguistica
trasversale. Roma: Carocci.
Bibliografia 2
❖
❖
❖
❖
M.G. Lo Duca (2006), «Si può salvare l’analisi logica?», La Crusca per voi, 33 (Ottobre 2006),
pp. 4-8. (www.iclipunti.gov.it/wp-content/uploads/2016/09/Lo-Duca-Analisi-logica.pdf)
M. G. Lo Duca (2010), «Educazione linguistica», Enciclopedia dell’italianoTreccani.
http://www.treccani.it/enciclopedia/educazione-linguistica_(Enciclopedia-dell'Italiano)/
M. G. Lo Duca (2013), Lingua italiana ed educazione linguistica . Tra storia, ricerca e didattica.
Nuova edizione. Roma: Carocci.
G. Pallotti (2009), «Descrivere le lingue: quale metalinguaggio per un’educazione linguistica
efficace?» Percorso di formazione all’interno del Piano di formazione PON-Poseidon
‘Educazione linguistica’, MIUR e ANSAS.
(http://www.scuolavalore.indire.it/nuove_risorse/descrivere-le-lingue-quale-metalinguaggioper-uneducazione-linguistica-efficace/)
❖
E. Pistolesi, a cura di (2007), Lingua Scuola e Società. I nuovi bisogni comunicativi nelle classi
multiculturali (Trieste) (gramsci_10.pdf)
❖
Matteo Viale (2015), «Il ruolo della grammatica nell'educazione linguistica prima e dopo
le Dieci tesi» (http://www.treccani.it/lingua_italiana/speciali/tesi/Viale.html)
Siti
❖
Sito AitLA (Associazione Italiana di Linguistica Applicata)
(http://www.aitla.it/)
❖
XVI Convegno Nazionale GISCEL, La grammatica a scuola: quando?
come? quale? perché? (Padova, 4-6 marzo 2010)
❖
Sito G.I.S.C.E.L. (Gruppo di Intervento e Studio nel Campo
dell'Educazione Linguistica), (http://www.giscel.it/)
❖
Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica (http//www.giscel.org.)