Progetto proprio della Fondazione Accademia Musicale Chigiana Onlus Via di Città, 89 - 53100 Siena tel. 0577.22091 fax 0577.288124 www.chigiana.it | [email protected] @Chigiana /FondazioneAccademiaMusicaleChigiana Prossimo concerto Venerdì 31 gennaio, Palazzo Chigi Saracini, ore 21 Sergej Krylov violino, Bruno Canino pianoforte Musiche di Stravinskij, Ravel, Franck con il contributo di Siena Progetto proprio della Progetto proprio della Istituita dal Conte Guido Chigi Saracini nel 1932 Eretta in Fondazione con Decreto Presidenziale del 17 ottobre 1961 Venerdì 17 Gennaio Teatro dei Rozzi ore 21 Orchestra della Toscana Daniele Rustioni direttore Narek Hakhnazaryan violoncello È vietato - anche ai sensi della Legge 22/4/1941 n. 633 introdurre in sala registratori, videocamere, macchine fotografiche, nonché telefoni cellulari. L’Orchestra della Toscana si è formata a Firenze nel 1980 per iniziativa della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze. Nel 1983, durante la direzione artistica di Luciano Berio, è diventata Istituzione Concertistica Orchestrale per riconoscimento del Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Attualmente la direzione artistica è affidata a Giorgio Battistelli, succeduto ad Aldo Bennici, uno dei padri fondatori dell’ORT. Interprete duttile di un ampio repertorio che dalla musica barocca arriva fino ai compositori contemporanei, l’Orchestra è ospite delle più importanti società di concerti italiane, compresa la Settimana Musicale Senese. Numerose le sue apparizioni all’estero. Molti tra i più prestigiosi musicisti di oggi hanno collaborato con l’ORT. L’Orchestra vanata numerose incisioni discografiche. Per l’Accademia Musicale Chigiana ha inciso Le Congiurate di Schubert con Gérard Korsten per la regia di Denis Krief e il Requiem di Mozart con Gianluigi Gelmetti. Daniele Rustioni ha studiato presso il Conservatorio Verdi di Milano, diplomandosi in organo, pianoforte e direzione d’orchestra. Si è perfezionato all’Accademia Musicale Chigiana di Siena con Gianluigi Gelmetti e alla Royal Academy of Music di Londra. Ha inoltre partecipato a masterclass con Gianandrea Noseda ed è stato assistente di Antonio Pappano alla Royal Opera House, Covent Garden. È direttore musicale del Teatro Petruzzelli di Bari e direttore ospite dell’Orchestra della Toscana. Ha diretto in prestigiose sedi quali la Scala di Milano, la Royal Opera House Covent Garden di Londra, il Teatro Mikhailovskij di San Pietroburgo, il Teatro Regio di Torino, la Fenice di Venezia, il Maggio Musicale Fiorentino, il Rossini Opera Festival. Numerosi i progetti che lo porteranno in tutto il mondo. Il violoncellista armeno Narek Hakhnazaryan è apparso sulla scena internazionale dopo aver vinto il Concorso Internazionale Čajkovskij nel 2011. In seguito alla vittoria del Concorso, ha debuttato con prestigiose orchestre internaizonali. Narek Hakhnazarayan suona un violoncello David Tecchler del 1698 concessogli da Valentine Saarmaa, nipote del celebre liutaio Jacques Français. PROGRAMMA Luigi Dallapiccola Pisino d’Istria 1904 - Firenze 1975 Piccola musica notturna (1954) Robert Schumann Zwickau, Sassonia 1810 - Endenich, Bonn 1856 Concerto in la min. per violoncello e orchestra op. 129 Nicht zu schnell Langsam Sehr lebhaft *** Giuseppe Martucci Capua 1856 - Napoli 1909 Notturno in sol bem. op. 70 n. 1 Felix Mendelssohn Bartholdy Amburgo 1809 - Lipsia 1847 Sinfonia n. 1 in do min. op. 11 Allegro di molto Andante Menuetto - Allegro molto Allegro con fuoco Dallapiccola Riprendendo la formulazione beethoveniana a proposito della Sesta Sinfonia, Luigi Dallapiccola illustrò la sua Piccola Musica Notturna come «espressione del sentimento più che descrizione»; espressione del sentimento scaturente dalla lettura della bella poesia Noche de verano (Notte d’estate, nella traduzione di Carlo Bo, che Dallapiccola volle riportata nella partitura) di Antonio Machado, il grande poeta spagnolo nato a Siviglia nel 1875 e morto in Francia nel 1939, poco dopo la fuga da Barcellona caduta nelle mani dei franchisti segnando la fine dell’estrema resistenza repubblicana. La pagina fu scritta alla metà degli anni Cinquanta, per assecondare una richiesta di Hermann Scherchen che desiderava un pezzo breve da presentare in occasione del IX congresso mondiale della Fédération Internationale des Jeunesses Musicales ad Hannover. La composizione della Piccola Musica Notturna si situa in un momento di particolare tensione creativa e riflessione acuminata e anche dolorosa sulla propria opera. Una situazione legata soprattutto alle critiche rivoltegli in quegli anni da custodi particolarmente intransigenti dell’ortodossia dodecafonica. Forse per questo Dallapiccola fu particolarmente puntiglioso nel difendere la configurazione rigorosamente seriale del lavoro. L’analisi del processo elaborativo particolarmente sottile e sofisticato a cui è sottoposta la serie originaria (e una seconda derivante per trasposizioni rette e inverse dai primi tre suoni) secondo i canoni ben noti (desunti dal secolare pensiero contrappuntistico) di riproposizione del materiale (originale, inverso, retrogrado, inverso-retrogrado) ha indotto altri esegeti a ravvisare in questa pagina il definitivo aggancio del pensiero musicale di Dallapiccola ad Anton Webern. Elisabetta Torselli Schumann Il Concerto per violoncello e orchestra fu scritto nell’ottobre 1850 a Düsseldorf, dove il compositore si era di recente trasferito, da Dresda, per assumervi l’incarico di direttore dei concerti. Motivazioni e circostanze che portarono alla stesura della partitura ci sono ignote: sappiamo solo che venne concepita in pochissimi giorni, poco prima della Sinfonia Renana. Mentre generalmente in epoca classica nessun vincolo, a parte quello tonale, teneva legati i movimenti di una sinfonia o di un concerto, nel romanticismo si sperimentano diverse possibilità di saldatura. La più ingenua consiste semplicemente nell’accostare i movimenti, sopprimendo le cesure intermedie; la più meditata, nell’instaurare tra l’uno e l’altro una fitta rete di rimandi tematici. Nell’op. 129 Schumann percorre entrambe le strade: sviluppa, cioè, da un materiale musicale assai semplice tre movimenti che si susseguono senza soluzione di continuità. L’intera partitura è sintetizzata nell’incipit orchestrale, pochi accordi dove già si può riconoscere l’ossatura melodica e armonica di quel motivo generoso, cantabile, palpitante, disegnato con tratto libero e ampio, intorno a cui il Concerto prende corpo, essendo sia il tema principale del movimento d’apertura («Nicht zu schnell», non troppo veloce), sia il collante dei due successivi. Ricompare difatti, carico di tensione, nell’episodio di raccordo tra secondo e terzo, riaffiorando poi sovente nel corso di quest’ultimo («Sehr lebhaft», molto vivace), l’unico a richiedere al violoncello lo smalto di una tecnica brillante, spettacolare. Basti ascoltare il soliloquio centrale («Langsam», lento), un Lied di dimensioni quasi aforistiche, intenso e accorato sui pizzicati orchestrali d’accompagnamento, che trova il modo di aprirsi a una polifonia di doppie corde memore delle Suites violoncellistiche di Bach. Martucci Verso gli anni dell’Unità, in diverse città italiane cominciano a fiorire ‘Società del Quartetto’ (a Firenze nel 1861, a Napoli nel 1862, a Milano nel 1864) con la finalità di divulgare il repertorio strumentale del romanticismo austro-tedesco. Proprio a tale repertorio guardano i compositori come Martucci: il loro obiettivo è far recuperare alla musica italiana il tempo perduto, aggiornarne linguaggio, forme, contenuti espressivi. Liszt e Wagner, ossia i compositori più avanzati dell’epoca, ne guidano i passi (Martucci, assai lodato da Liszt come virtuoso della tastiera e compositore, nel 1888 dirige a Bologna la prima italiana del Tristano e Isotta), ciononostante sono soprattutto Beethoven e il primo romanticismo, quello di Schumann, Mendelssohn, Chopin, a ispirarne la produzione maggiore. Unico pezzo a scampare all’oblio del proprio autore è stato il Notturno op. 70 n. 1, scritto nel 1891 per pianoforte assieme a una composizione gemella e poi orchestrato. È un piccolo, ispirato idillio lirico, una carezza affettuosa già presaga di morbide sinuosità pucciniane che, non appena sembra voler azzardare tenerezze più ardimentose, si raffrena. Gregorio Moppi Mendelssohn L’autografo della Sinfonia in do minore di Felix Mendelssohn reca sul frontespizio l’indicazione di Sinfonia n. 13; nessuna migliore dimostrazione della straordinaria precocità di un compositore che nel 1824, a soli quindici anni, poteva vantare già al suo attivo dodici sinfonie per archi. Fu solo con la pubblicazione a stampa, realizzata nel 1828 dall’editore Schlesinger di Berlino, che la Sinfonia n. 13 acquistò il numero 1; il compositore ritenne insomma di dover ‘promuovere’ la partitura da ultima delle opere giovanili a prima delle opere mature. La composizione è ’pensata’ come un’opera più ambiziosa che non le sinfonie per archi; vale a dire che prevede l’impiego di un’orchestra sinfonica completa, ed è destinata non già all’intrattenimento di un’udienza domestica, ma a un vasto pubblico. Queste maggiori ambizioni trapelano già dall’Allegro di molto iniziale, dominato da uno slancio di chiara ascendenza weberiana, nel vigoroso tema iniziale, come nella coda dell’esposizione; il do minore non vuole avere nessuna implicazione ‘fatalistica’, e la scrittura orchestrale tende anzi verso una brillantezza coloristica, cui si contrappongono i giochi dei fiati. L’Andante si dipana in una serena successione di melodie, che vengono riproposte con eleganti variazioni, soprattutto nell’accompagnamento. Segue il Minuetto, nell’inconsueto metro di 6/4; si tratta del movimento più ‘mozartiano’, con un Trio affidato ai fiati, sull’accompagnamento sommesso degli archi; la transizione alla ripresa del Minuetto avviene con l’intervento dei timpani, circostanza che riporta al modello della Quinta Sinfonia di Beethoven. Il Finale è eterogeneo ma di sicuro effetto: i due temi sono nettamente contrastanti: una agitata frase degli archi e una dolce melodia del clarinetto accompagnata in ‘pizzicato’; la sezione dello sviluppo è occupata da vasto fugato; e ancora un fugato troviamo nella coda, prima della sorprendente conclusione in maggiore, improntata a un ottimismo entusiastico e realmente giovanile. Arrigo Quattrocchi Queste note sono pubblicate per gentile concessione dell’Orchestra della Toscana Violini primi Daniele Giorgi * Andrea Tacchi * Paolo Gaiani ** Angela Asioli Patrizia Bettotti Gabriella Colombo Francesco Di Cuonzo Marian Elleman Marco Pistelli Violini secondi Chiara Morandi * Chiara Foletto ** Stefano Bianchi Marcello D’Angelo Alessandro Giani Carmela Panariello Susanna Pasquariello Viole Stefano Zanobini * Pier Paolo Ricci ** Caterina Cioli Elena Favilla Alessandro Franconi Violoncelli Luca Provenzani * Andrea Landi * Enrico Ferri ** Stefano Battistini Giovanni Simeone Contrabbassi Gianpietro Zampella * Amerigo Bernardi * Luigi Giannoni ** Flauti Fabio Fabbrizzi * Michele Marasco * Orchestra della Toscana Oboi Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani * Clarinetti Marco Ortolani * Antonio Duca Fagotti Paolo Carlini * Umberto Codecà * Corni Andrea Albori * Paolo Faggi * Trombe Donato De Sena * Guido Guidarelli * Timpani Morgan M. Tortelli * Percussioni Giacomo Riggi Celesta Antonino Siringo * Arpa Cinzia Conte * * prime parti ** concertino Ispettore d’Orchestra e Archivista Alfredo Vignoli