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ASSOCIAZIONE IMMAGINE PER IL PIEMONTE
Comunicato Stampa 13/2005
Anno Culturale 2005
150° Anniversario della SPEDIZIONE in CRIMEA
1855: Una nuova potenza in Europa, il Piemonte
(1855-2005)
Convegno Nazionale di Studi Storici - Celebrazione
Torino – Palazzo Lascaris - Sabato 5 Novembre 2005
“Per la prima volta – aggiunse Cavour – la questione italiana
è stata portata e discussa davanti a un congresso europeo,
al tribunale della pubblica opinione.
La lite potrà essere lunga, le peripezie saranno forse molte.
Ma noi, fidenti nella giustezza della nostra causa,
aspetteremo l’esito finale”. Indro Montanelli
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1992-2005 - Associazione Immagine per il Piemonte
Il Piemonte in cammino verso un futuro migliore
L'Associazione Immagine per il Piemonte, nell’ambito delle Celebrazioni
Nazionali per il 150° della Spedizione in Crimea (1855-2005), promuove il
Convegno di studi storici e la Commemorazione sul tema:
150° Anniversario della SPEDIZIONE in CRIMEA
1855: Una nuova potenza in Europa, il Piemonte
che si tiene sabato 5 novembre 2005 presso la Sala Viglione di Palazzo Lascaris
in via Alfieri 15 a Torino, dalle ore 9,15 alle 13,00.
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INDIRIZZI di SALUTO
- Davide GARIGLIO presidente del Consiglio Regionale del Piemonte
- Vittorio G. CARDINALI presidente dell’Associazione Immagine per il Piemonte
- Giuseppe CERCHIO vice presidente del Consiglio Provinciale di Torino
- Maurizio MESSI presidente regionale dell’Associazione Nazionale Bersaglieri, Torino
- Autorità Regionali, Provinciali, Comunali
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RELAZIONI
SESSIONE UNICA
Presiede: Vittorio G. Cardinali
- Raimondo LURAGHI, medaglia d’oro per meriti culturali, professore emerito di Storia
americana nell’Università di Genova - L’arte militare al tempo della campagna d’Oriente.
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ASSOCIAZIONE IMMAGINE PER IL PIEMONTE
- Roberto COALOA, storico e giornalista “Il Sole 24 Ore”, Milano - “Chers amis les
Turcs” (?) Le cause e le conseguenze della “strana” guerra di Crimea e gli interessi europei
sull’Impero Ottomano.
- Donatella TAVERNA, presidente del Centro Studi Carmagnolesi, Carmagnola Un’aristocratica negli anni del conflitto crimeano: Margherita Provana.
- Aldo A. MOLA, direttore Centro Europeo “Giovanni Giolitti” per lo studio dello stato,
Dronero - La guerra di Crimea: dalla Santa Alleanza al concerto delle grandi Potenze.
- Vittorio G. CARDINALI, giornalista e storico dell’aristocrazia subalpina - I Ferrero
marchesi della Marmora e principi di Masserano: un’illustre famiglia aristocratica
protagonista del Risorgimento.
- Francesco DE CARIA, docente di italiano e pubblicista, Torino - L’impresa di Crimea
nella pietra e nel bronzo: monumenti torinesi e memoria.
- Roberto NASI, presidente dell’Associazione Amici del Museo Storico della Cavalleria,
Pinerolo - Due ufficiali piemontesi alla mitica “Carica dei 600” di Balaklava: il Magg.
Govone e il Ten. Landriani.
- Edmondo PAGANELLI, già docente di storia militare alla Scuola di Applicazione,
Torino - Il Corpo di spedizione piemontese alla Battaglia della Cernaia.
- Carla CASALEGNO, docente di italiano e scrittrice, Torino - Florence Nightingale
(Firenze 1820-Londra 1910) all’ospedale militare di Costantinopoli (1854). La nascita delle
Infermiere Volontarie modello per le future Crocerossine.
Ore 13,00: conclusione dei lavori - Rinfresco
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La COMMEMORAZIONE ufficiale del 150° anniversario della Spedizione in
Crimea si svolge presso il grande monumento eretto in cima a corso Fiume al centro
di piazza Crimea alle ore 17,00 di sabato 5 novembre 2005, con deposizione di
corone della Città di Torino e dell'Associazione Immagine per il Piemonte, alla
presenza delle Autorità cittadine, del Consiglio Direttivo, dei Soci, dei partecipanti al
Convegno nazionale di Studi e di una rappresentanza dei Bersaglieri del Piemonte.
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L’Italia del Millennio – Montanelli/Cervi
“I preparativi della spedizione in Crimea furono portati avanti alacremente, ma per Cavour
non c’era requie. Per trarre dalla sua Rattazzi, che ora era ministro della Giustizia, aveva promesso
pieno appoggio a un progetto di legge che a Rattazzi stava a cuore, e che sopprimeva alcuni conventi.
La reazione dell’episcopato fu come al solito violenta e si servì di tutto, anche delle gravi malattie da
cui erano state colpite la madre e la moglie del Re per insinuare che quello fosse il castigo di Dio
contro l’empietà. Ci credesse o no, il Re rifiutò di firmare la legge già approvata a forte maggioranza
dalla Camera… Cavour lo bloccò, e in Senato ricordò la vicenda della dinastia inglese degli Stuard
che “avevano perso la corona, e uno di loro addirittura la vita sul capestro, per essersi opposti, su
istigazione dei gesuiti, alle idee di libertà e di progresso”. Vittorio Emanuele II fu costretto a cedere…
In Crimea più che con i russi i piemontesi dovettero vedersela con il colera che si portò via 1300
uomini tra cui Alessandro Lamarmora, fratello del comandante in capo, Alfonso. Di veri e propri
combattimenti ne sostennero uno solo, alla Cernaia, nell’agosto, e ci rimisero 14 morti e 170 feriti.
Meritarono comunque l’apprezzamento degli alleati… La conferenza di pace… “Per la prima volta –
aggiunse Cavour – la questione italiana è stata portata e discussa davanti a un congresso europeo, al
tribunale della pubblica opinione. La lite potrà essere lunga, le peripezie saranno forse molte. Ma noi,
fidenti nella giustezza della nostra causa, aspetteremo l’esito finale”. L’eco di questa relazione fu
enorme in tutta Italia. Torino era già la “capitale morale” d’Italia, e confermò questo suo ruolo. Essa
era diventata il focolare degli spiriti liberi, gli intellettuali non emigravano più a Parigi ma a Torino
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per sottrarsi alle repressioni poliziesche. Ce n’erano circa 30.000, e Cavour ebbe il daffare per arginare
la latente xenofobia dei suoi compatrioti. (cfr. I. Montanelli, Sommario di dieci secoli di storia, pp.295-
96).
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La Guerra di Crimea fu un conflitto combattuto dal 1853 al 1856 dalla Russia zarista contro una
coalizione di stati europei alleati dell'Impero Ottomano, tra cui Gran Bretagna, Francia e Regno di Sardegna.
L'impero Ottomano non aveva più avuto scontri con l'Occidente cristiano dall'epoca della battaglia di
Lepanto. È necessario precisare l’idea che tutta l’Europa aveva nei confronti dell’impero Ottomano attorno al
1850, idea, in parte corrispondente a verità, secondo la quale questo impero si trovava sull’orlo dello sfacelo,
tanto da essere chiamato da tutti “il gran malato”. Alla luce di quanto detto è chiaro che se attendesse il crollo per
poi spartirsi i Balcani e il Medio Oriente. Ebbe così inizio il conflitto. Lo zar Nicola I pensava che i contrasti per
la supremazia in Europa effettivamente esistenti tra la Gran Bretagna e la Francia fossero insanabili, e questo lo
portò a pensare che il governo conservatore di Londra fosse amichevolmente disposto nei confronti della Russia,
per “eliminare” o perlomeno ridurre l’influenza francese, e che si sarebbe giunti presto, dopo la vittoria, alla
spartizione dell’impero Ottomano. Il ministro Lord Russell invece pensava che non ci fosse ragione di ritenere
immediato lo sfacelo della Turchia.
Ciononostante lo Zar non comprese appieno la posizione inglese e perseverò nel ritenerla sua alleata
nell’opposizione alla crescente potenza francese. Per tutta la durata dell’anno 1853 fervettero i preparativi allo
scontro, con navi anglo-francesi in prossimità dei Dardanelli e le truppe terrestri russe che addirittura invasero
la Moldavia e la Valacchia e si difesero dalle isolate scorribande turche sul fronte del Caucaso.
Nel marzo 1854 la regina Vittoria d'Inghilterra dichiarava ufficialmente guerra alla Russia; pochi giorni
dopo lo stesso atto fu compiuto da Napoleone III. Anche il Regno di Sardegna si unì all'impresa, che
considerava un buon trampolino di lancio per entrare a far parte del gioco politico europeo, inviando un corpo
di Bersaglieri nel 1855. L'Austria offrì alla Turchia appoggio diplomatico e la Prussia scelse di rimanere neutrale,
lasciando così la Russia priva di alleati.
Gli scontri avvennero sia sulla terraferma che sul Mar Nero, dove le navi anglo-francesi erano entrate
ed attaccavano incessantemente, forti anche della spinta che veniva da terra, a cui partecipò attivamente anche
l’Austria, solo inizialmente neutrale, ed il Regno di Sardegna, il quale cercava di assicurarsi l’appoggio di
Londra e Parigi al fine di un esito positivo delle sue aspirazioni di conquista del Lombardo-Veneto. Le numerose
sconfitte riportate dalle forze zariste in Crimea acuirono notevolmente la situazione interna del Paese.
L’opposizione al governo si fece sentire anche nei ceti più conservatori, tanto da spingere lo Zar a prendere in
considerazione i quattro punti di resa propostigli dal conte Buol a nome delle forze alleate, il cui fine era quello
di limitare fortemente la presenza Russa in oriente per evitare il rafforzamento dell’impero stesso.
Scontri molto duri, soprattutto dal punto di vista delle perdite umane, da una parte e dall’altra, si
protrassero per buona parte del 1855, negli ultimi mesi del quale ci fu a Vienna una riunione per cercar di trovare
una soluzione diplomatica al conflitto. Tale soluzione tuttavia non venne trovata, tanto che si giunse a nuovi
scontri ordinati dal nuovo Zar Alessandro II, che portarono però solo ad un ennesima bruciante sconfitta: dopo
un anno si assedio la città di Sebastopoli, importante roccaforte russa, venne presa dagli alleati, mettendo così
in luce le carenze militari della Russia. Prima che Sebastopoli cadesse, Nicola I era morto, lasciando al suo
successore Alessandro II la necessità di scegliere tra una politica di sostanziali riforme o la rinuncia, per la
Russia, al ruolo di grande potenza.
Il conflitto si chiuse solamente nell’anno 1856, quando Alessandro II si rese conto che il suo paese non
era più in grado di proseguire il conflitto. Le perdite di uomini ammontavano a 100.000 unità, i lazzaretti erano
pieni di ammalati di tifo e le casse dello Stato non garantivano più sufficienti mezzi per far fronte a tutto ciò. Al
congresso di pace di Vienna, l’Impero Zarista accettò il principio di neutralità sul Mar Nero, e l’abbandono delle
isole del delta del Danubio. Quando però il rappresentante inglese menzionò il Caucaso, col chiaro intento di
bandirvi la Russia, i delegati di questo paese, avvertendo la mancanza di volontà dei Francesi di appoggiare tale
richiesta, si opposero decisamente e con successo. Le perdite territoriali subite dalla Russia al congresso furono
così assai modeste. Come disse l’ambasciatore francese a Vienna, non era chiaro chi fosse il vincitore e chi il
vinto.
A cura di Vittorio G. Cardinali
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Coordinamento: Associazione Immagine per il Piemonte.
Con il contributo di: Regione Piemonte – Assessorato alla Cultura.
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Con il Patrocinio di: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Ufficio
Scolastico Regionale per il Piemonte; Consiglio Regionale del Piemonte; Associazione
Nazionale Bersaglieri - Presidenza regionale Piemonte.
Collaborazioni: Regione Piemonte, I.T.C.-L.E.A. “Quintino Sella” di Torino, Alberto
Armano, Eraldo Guastalla, Antonia Sorrenti-Begani, Maria-Loretta Tordini.
Direzione Scientifica: Vittorio G. Cardinali.
Staff Operativo delle Celebrazioni
Cristina Masset, Salvatore Custòdero, Anna Maria Abbona Coverlizza, Colombo Almerigi,
Caterina Pozzi Carello, Matilde Arione Bona, Cinzia Rej, Erminia Giusti Bosio.
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Per ulteriori informazioni sugli aspetti organizzativi siamo sin d'ora a Vostra completa disposizione (tel.
335 216045, fax 011 380.22.38, e-mail: [email protected]). Si ringrazia per
l’attenzione e per lo spazio che vorrete riservarci.
Torino, 20 ottobre 2005
Vittorio G. Cardinali
(Rapporti con la stampa)
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