CENTRO PER LA RICERCA, LA DIDATTICA E LA DIVULGAZIONE DELLE SCIENZE ASTRONOMICHE NEL COMUNE DI ISNELLO (FINANZIAMENTO MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE, DELIBERA CIPE DEL 6 NOVEMBRE 2009) Il complesso montuoso delle Madonie risulta essere tra i siti osservativi migliori d’Italia. Ne danno ragione i lavori del prof. Carlo Blanco, astronomo, Dipartimento di Fisica e Astronomia Università di Catania, condotti negli anni ‘70 del secolo scorso e aggiornati a oggi. Monte Mufara visto dal laghetto di Mandria del Conte “Poco dopo la metà del secolo scorso l’Astronomia italiana pensò di dotarsi di un Telescopio Nazionale della classe di 3 metri di diametro ed avviò la ricerca di una località italiana dove costruire l’Osservatorio. La nostra penisola si estende parecchio grosso modo da nord, per cui le condizioni astronomiche del cielo delle sue regioni sono abbastanza differenti fra loro. La scelta non poteva che cadere sulla Sicilia sia perché la sua latitudine consente una migliore visione del cielo australe, astrofisicamente più interessante, sia perché, essendo un’isola in mezzo al Mediterraneo, le perturbazioni atlantiche, che si spostano da nordovest a sudest, scorrono velocemente su di essa con un moto laminare dovuto alla regolarità dei moti convettivi al di sopra del loro mare. La scelta era confortata dalle esperienze osservative etnee, iniziate alla fine dell’800 e riprese nei successivi anni ’50 con la costruzione dell’Osservatorio M.G. Fracastoro sul versante sud dell’Etna, a 1.750 metri di quota. Questo è pur sempre un vulcano attivo per cui anche adottando precauzioni atte ad impedire la copertura per una malaugurata colata lavica, restano i fumi e le polveri emesse che, per il 5% di notti annue, disturbano le osservazioni. La scelta si orientò sulle Madonie, in particolare su Piano Battaglia, un altipiano con un’altezza media di 1.600 metri che raggiunge quote vicine ai 2.000 metri (Pizzo Carbonara 1.979, Pizzo Antenna 1.977, Monte Ferro 1.906, Monte Mufara 1.865). Sopralluoghi condotti nell’estate del 1971 dal Personale dell’Osservatorio Astrofisico di Catania confermano la bontà del cielo, le favorevoli condizioni ambientali e l’elevato numero di notti di “osservabilità”. … Il cielo è caratterizzato da un forte scintillio delle stelle nei primi 90 minuti dopo il tramonto, poi le stesse appaiono come ‘stampate’ nel cielo e solo quelle sotto i 30° palpitano appena. … A distanza di quarant’anni, cosa è cambiato? Poco o nulla. Le condizioni i meteorologiche e di osservabilità del cielo in questo lasso di tempo analizzate, indicano in media un terzo delle notti annue essere fotometriche (almeno sei ore continuative di cielo sereno), un terzo parzialmente fotometriche (almeno tre ore continuative di cielo sereno) ed un terzo non utilizzabili, per copertura nuvolosa. Queste caratteristiche pongono il cielo delle Madonie ad elevato standard di osservabilità professionale. Resta il problema dell’inquinamento luminoso. Il contributo di Termini Imerese adesso è molto più alto dei 2° sull’orizzonte, la base si è estesa a tutta la costa settentrionale e le luci di Palermo superano le alture di Capo Zafferano. Fortunatamente queste località si trovano a nord nordovest, una direzione astronomicamente poco utile. Alle luci degli insediamenti di tutti i paesi del Parco, ancora poco intense, si può porre rimedio: per quelle pubbliche seguendo i dettami del risparmio energetico (schermatura, accensione a tempo, intensità sia luminosa che numerica variabile, idoneo tipo di lampade, …), per quelle private, regolamentando le luci esterne con analoghi accorgimenti. La tipologia delle strumentazione osservativa prevista non necessita di voluminose costruzioni, o grandi opere di sbancamento o strade di accesso. Tuttavia, operando in una riserva naturale integrale occorrerà intervenire con il minor impatto ambientale possibile. Sotto questo aspetto Monte Mufara, pur se di minore elevazione, trascurabile ai fini osservativi, si fa preferire alle altre vette perché la sua sommità presenta sufficienti zone pianeggianti, è raggiungibile con la funivia e con sentiero sterrato ed è collegata con la rete elettrica. Inoltre è schermata dalle luci della costa settentrionale dal massiccio di Pizzo Carbonara e Pizzo Antenna. Queste considerazioni fanno apparire come non arrecante danno la struttura osservativa nel Parco, la quale, anzi, potrebbe aumentarne l’aspetto della fruibilità, attuale nuova caratteristica delle Riserve naturali.” Quelle risultanze vennero riprese poi, sul finire degli anni ’90, dal dott. Mario Di Martino, astronomo INAF – Osservatorio Astrofisico di Torino, e portarono alla elaborazione di uno Studio di fattibilità, finanziamento CIPE e della Regione Sicilia per complessivi 250 milioni che validò l’ipotesi della realizzazione di un Centro di ricerca e di una stazione divulgativa e didattica delle scienze astronomiche. Si passò quindi ad una prima stesura progettuale che, nel novembre 2009, ebbe il finanziamento da parte del CIPE di € 7 milioni 500 mila. La definitiva elaborazione progettuale è del febbraio 2010. I lavori, per € 3 milioni 500 mila, sono stati già aggiudicati (Stazione appaltante Provveditorati Interregionale Opere Pubbliche Sicilia e Calabria) e inizieranno nella prossima primavera. Si stanno per definire i dettagli per la fornitura delle attrezzature scientifiche. Un lavoro che in questi ultimi anni ha visto la indispensabile collaborazione di astronomi di chiara fama nazionale e internazionale che hanno, in uno con le istituzioni e gli Enti di afferenza, validato dal punto di vista scientifico il Parco astronomico delle Madonie. Dott. Marcello Coradini Dott. Mario Di Martino Dott. Carlo Blanco Dott. Walter Ferreri Dott. Piero Bianucci Prof. Armando Blanco Dott. Corrado Lamberti Ing. Stelio Montebugnoli Dott. Romano Serra Dott. Flavio Fusi Pecci Prof. Margherita Hack Dott. Giovanni Valsecchi Dott. Roberto Ragazzoni Dott. Piero Galeotti Dott. Piero Benvenuti Dott. Fabio Carniello European Space Agency, ESA, Paris. Astronomo INAF- Osservatorio Astrofisico di Torino Dipartimento di Fisica e Astronomia Università Catania Astronomo INAF- Osservatorio Astrofisico di Torino Divulgatore scientifico Dipartimento di Fisica, Università del Salento, Lecce Astronomo e divulgatore scientifico INAF - Istituto di Radioastronomia, Bologna Astronomo, Dipartimento di Fisica Università di Bologna Astronomo, INAF-Osservatorio Astrofisico di Bologna Astronoma, Trieste IASP – Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali, Roma Astronomo INAF – Osservatorio Astrofisico di Padova Astronomo, Ordinario di Fisica Generale Università di Torino Agenzia Spaziale Italiana Direttore Immaginario Scientifico, Trieste Dott. Fabrizio Bernardi Dott. Albino Carbognani Astronomo, Università di Pisa Astronomo OAVDA (Osservatorio astronomico della Regione Valle d’Aosta) Il Centro destinato alla ricerca, alla divulgazione e alla didattica delle scienze astronomiche consiste di: 1. Stazione di ricerca scientifica 2 telescopi riflettori dotati di specchi primari da 1 metro di diametro in configurazione Ritchey – Chretien (F8), robotici e fruibili “in remoto”. La zona prevista per la localizzazione degli strumenti scientifici destinati alla ricerca astronomica è la sommità di Monte Mufara (Piano Battaglia), a quota 1865 metri s.l.m. Le osservazioni che verranno effettuate con i 2 telescopi e riguarderanno in particolare le seguenti principali attività di ricerca: Scoperta e osservazioni di pianeti extrasolari in orbita attorno a stelle vicine Schema del transito di un pianeta extrasolare di fronte alla stella compagna. Un pianeta extrasolare è un pianeta che non appartiene al nostro sistema planetario, ma ad una stella diversa dal Sole. Al momento, sono noti più di 400 pianeti extrasolari. La maggior parte degli esopianeti sono stati scoperti tramite metodi di osservazione indiretta, principalmente spettroscopia e fotometria. A causa dei limiti delle tecniche di osservazione attuali, la maggior parte dei pianeti individuati sono giganti gassosi come Giove e solo in misura minore pianeti rocciosi massivi del tipo super-Terra. Gli esopianeti sono diventati oggetto di crescente interesse scientifico a partire dal 1995, quando fu confermata, con sicurezza, la presenza di un pianeta attorno alla stella 51 Pegasi, ora noto come 51 Pegasi b. Inizialmente l'individuazione è proseguita lentamente, ma a partire dal 2002, con l’affinamento dei metodi di osservazione, sono stati scoperti più di 20 pianeti extrasolari all’anno. A parte la scoperta spettroscopica, possibile solo con telescopi di grande diametro, un metodo di scoperta, utilizzabile con telescopi di piccolo diametro, è quello fotometrico. Infatti, se un pianeta transita di fronte alla propria stella, allora è osservabile una lieve riduzione della luminosità della stella eclissata. L’ammontare della variazione di magnitudine a causa del transito (dell’ordine di 0.01-0.005 magnitudini), dipende dal rapporto fra la dimensione del pianeta e della stella stessa. Quindi, con la fotometria, oltre alla scoperta del pianeta è possibile risalire al rapporto dei diametri fra stella e pianeta (cosa non possibile con la spettroscopia) e, naturalmente al periodo orbitale. Con una batteria di telescopi da 40 cm è possibile osservare più target contemporaneamente, massimizzando le probabilità di scoperta. Osservazioni astrometriche, fotometriche e polarimetriche di near-Earth objects I Near-Earth Objects (NEO) sono piccoli oggetti planetari (asteroidi e comete) la cui orbita è prossima a quella della Terra (pari o al di sotto delle 0,3 unità astronomiche - UA - 1 UA 0 150 milioni di km) e costituiscono un rischio impatto per il nostro pianeta. Per questo motivo vanno costantemente monitorati, sia per definire meglio le orbite di quelli già scoperti, sia per individuare quelli ancora sconosciuti. Al momento, sono noti più di 6.000 NEO, con dimensioni che vanno da un centinaio di metri sino a circa 30 km (per 1036 Ganymed). Il numero totale potrebbe essere di qualche decina di migliaia. Ogni notte le grandi survey asteroidali finanziate dalla NASA (come il Linear o la Catalina Sky Survey), identificano diversi nuovi NEO che, segnalati al Minor Planet Center di Harvard, vanno osservati immediatamente (follow-up), da parte degli osservatori proposti, per essere confermati e ricevere una designazione provvisoria. Le magnitudini di questi oggetti sono tali da renderli alla portata di un telescopio da 80 cm, inoltre una batteria di telescopi può confermare più NEO contemporaneamente. L’osservazione fotometrica di questi oggetti, permetterebbe inoltre di ricavarne il periodo rotazionale e la forma fornendo preziose informazioni sulla natura di questi oggetti. Osservazioni fotometriche degli asteroidi Troiani e della Fascia Principale Gli asteroidi Troiani sono un numeroso gruppo di corpi che condividono l’orbita eliocentrica con Giove. Prendendo come riferimento Giove, ciascun troiano si trova ad orbitare nei pressi dei due punti di equilibrio Lagrangiani, L4 e L5, del sistema Giove-Sole. Un motivo fondamentale per l’osservazione dei Troiani è costituito dal fatto che si tratta di corpi relativamente isolati dalle interazioni con gli asteroidi di Fascia Principale. Differenze fra le proprietà degli asteroidi della Fascia Principale e dei Troiani possono gettare luce sui processi di formazione ed evoluzione del Sistema Solare primitivo, così come sulle caratteristiche fisiche dei Troiani stessi. Attualmente, i periodi rotazionali conosciuti dei Troiani sono molto pochi. Osservazioni fotometriche compiute con una batteria di telescopi da 80 cm permetterebbe di aumentare la statistica in modo consistente in pochi anni. Naturalmente, nell’ambito di questo programma verrebbe continuato il monitoraggio fotometrico degli asteroidi della Fascia Principale. Monitoraggio fotometrico multispettrale di stelle variabili e di nuclei galattici attivi Un blazar è un sorgente extragalattica altamente energetica, di intensità variabile e molto compatta associata a un buco nero supermassiccio che si trova al centro di una galassia ospite. Sono tra i più violenti ed energetici fenomeni nell’universo conosciuto. I blazar fanno parte di un grande gruppo di galassie attive, dette anche Nuclei Galattici Attivi (AGN, in inglese). Tuttavia, i blazar non sono un gruppo omogeneo e si possono dividere in due tipi: i quasar altamente variabili, qualche volta chiamati quasar ottici violentemente variabili (OVV), che sono solo una piccola porzione tra tutti i quasar, e gli oggetti del tipo BL Lacertae. Il nome blazar è stato coniato nel 1978 dall’astronomo Ed Spiegel per indicare la combinazione di queste due classi di oggetti. Attualmente esiste una collaborazione internazionale, che vede impegnati Osservatori Astronomici di tutti i continenti, che ha dato origine ad un programma di monitoraggio di questi particolari corpi celesti, il nome del progetto è “WEBT” cioè Whole Earth Blazar Telescope. I telescopi da 100 cm di apertura previsti per il PAM (Parco Astronomico delle Madonie) permetterebbero di effettuare misure fotometriche multibanda in contemporanea dello stesso oggetto, oppure di seguire contemporaneamente oggetti diversi per un monitoraggio ottico completo. Afterglow di gamma-ray e X-ray burst I lampi di raggi gamma e X sono tra i fenomeni più violenti ed energetici osservati nell’Universo. Tali fenomeni, osservati da satelliti artificiali, hanno una durata compresa tra pochi millisecondi e diverse decine di minuti. Di estrema importanza per la comprensione dei meccanismi che sono alla base di queste improvvise esplosioni è l’osservazione dell’emissione residua associata a tali eventi in diverse bande spettrali. Una tale attività osservativa può essere svolta in maniera molto efficiente dai telescopi del PAM grazie al loro elevatissimo livello di automatismo. Monitoraggio detriti spaziali Queste attività di ricerca potranno essere condotte da personale dell’INAF e delle Università italiane, coinvolgendo Enti di ricerca e Università straniere, alcuni dei quali già collaborano nei campi di ricerca su elencati con gruppi italiani. Un aspetto molto importante di questa struttura osservativa, grazie al suo alto livello di automazione, sarà quello di poter essere fruibile “in remoto” con una semplice connessione internet. Ciò rappresenterà un potente strumento didattico per gli studenti di tutte le Università italiane che intendono intraprendere la carriera scientifica in campo astronomico. Oltre all’aspetto puramente astronomico, va considerato che l’altissimo livello di automazione degli strumenti richiederà sinergie con Istituti di ricerca in campo informatico e robotico e muoverà interessi di ricerca e applicazioni che potranno avere ricadute in campo industriale e in quello delle telecomunicazioni. Una struttura osservativa simile a quella che viene proposta - PROMPT (Panchromatic Robotic Optical Monitoring and Polarimetry Telescopes) - è stata realizzata dall’Università della North Carolina presso l’Osservatorio Astronomico di Cerro Tololo (Cerro Tololo Interamerican Observatory – CTIO) in Cile. Con questi strumenti, oltre all’attività osservativa sopra descritta effettuata da astronomi professionisti, gli studenti di questa Università svolgono “in remoto” attività di studio e di ricerca. Immagini del sistema PROMPT realizzato presso l’Osservatorio Astronomico di Cerro Tololo (Cile). La realizzazione di un osservatorio di questo tipo in Sicilia permetterebbe di coprire il cielo dell’emisfero settentrionale, offrendo così una complementarità alla struttura già esistente nell’emisfero australe. Ciò consentirebbe di osservare tutta la sfera celeste e di avviare e/o allargare interessanti collaborazioni scientifiche con Istituti e Università straniere. 2. Stazione operativa e di controllo di contrada Mongerrati dotata anche di foresteria 3. Struttura destinata alla divulgazione e alla didattica in prossimità del centro abitato di Isnello, in Contrada Fontana Mitri”, dotata di: - Planetario digitale e otticomeccanico, con cupola di 10 metri di diametro, con una capienza di 75 posti, ove potranno essere rappresentati il cielo, il moto dei pianeti, ecc. e proiettare filmati a carattere didattico – divulgativo. - Terrazza osservativa a copertura mobile con 16 strumenti di osservazione 4 telescopi riflettori Schmidt – Cassegrain da 280 mm F/10, completi di montatura a puntamento automatico e con capacità di lavorare in sincrono con le altre strumentazioni; 4 telescopi rifrattori apocromatici da 150 mm F/8; 4 telescopi binoculari diametro 150 mm, con prismi angolati e ingrandimenti differenziati; 4 strumenti per osservazioni solari. - Struttura museale e aule didattiche con fruizione del tipo “interattivo” mediante exhibit (simulatori idonei a potere effettuare esperimenti pratici di fenomeni fisici e astronomici). - Laboratorio solare in cui, tramite un eliostato, potrà essere proiettato su uno schermo nil disco solare per la sua analisi. Tramite uno spettrografo si potrà ottenere lo spettro della luce solare. - Laboratorio astronomico all’aperto, dotato di orologi solari di vario tipo, di exhibit e di una antenna radioastronomica di 3 metri di diametro. Tale struttura sarà una Sede affiliata al Science Centre dell’Immaginario Scientifico di Trieste, istituzione prestigiosa nel panorama italiano ed europeo che registra ogni anno un numero superiore a 100 mila utenti, studenti, astrofili, visitatori. Didattica e divulgazione offerta con exhibit, strumentazioni e kit renderanno immediata e interessante l’informazione scientifica. La Gavazzi Space ha in corso uno studio per l’Agenzia Spaziale Europea di un sistema ottico volto alla osservazione dei detriti spaziali per il programma Space Situational Awareness (SSA), che in una prima fase si concretizzerà nella realizzazione di un prototipo di telescopio a grandissimo campo ed ha chiesto ospitalità nell’ambito del Parco Astronomico delle Madonie. L’Osservatorio Astronomico di Brera ha richiesto di installare 3 grandi telescopi, 2 da 1 metro di apertura e uno da 1,5 nell’ambito del progetto europeo Event, destinati allo studio delle sorgenti transienti del cielo e per la risposta automatica a trigger di interesse astronomico, lampi di luce gamma, sorgenti di neutrini, sorgenti di onde gravitazionali. Questo per dire delle attenzioni che già, ad opera non ancora iniziata, sono rivolte al realizzando Parco Astronomico delle Madonie. Per l’accoglienza necessaria, ricercatori, studenti e visitatori, oltre che alle disponibilità presenti in centro abitato si farà riferimento alla struttura comunale di Mongerrati, oggetto di recupero e ristrutturazione per finalità ricettive del tipo Ostello della gioventù nell’ambito del turismo sociale e scolastico e già assistito da finanziamento aggiuntivo PIST “Città a rete Madonie – Termini di € 1.764.101,00. Il Cielo delle Madonie va considerato una risorsa, un bene ambientale al pari delle altre che rappresentano l’interesse naturalistico di questo comprensorio ma soprattutto, ho sempre pensato, il Parco astronomico è una forte occasione di rilancio in termini di cultura dell’intero comprensorio. Considerare quindi il Cielo come un bene ambientale da rivalutare nell’ambito di un’area protetta dove la risorsa cielo è apprezzabile e conoscibile ad una quota e in un ambito permanente nel territorio e non soltanto attraverso meccanismi sporadici di sperimentazione e spettacolarizzazione. Elementi di innovazione 1. La creazione di un polo fisico della ricerca e dell’alta divulgazione anche in collegamento con l’Università ed Enti di ricerca nazionali ed esteri che all’interno del bacino dell’Italia meridionale rappresenta un significativo elemento di innovazione; 2. La nascita di un complesso di funzioni connesse alla didattica e alla divulgazione delle scienze astronomiche che ruota intorno al polo fisico del Planetario, in relazione sistemica e virtuale con la Stazione Osservativa o polo della ricerca scientifica (la struttura destinata ad attività divulgative e didattiche risulta essere un unicum in Europa); 3. La realizzazione del Centro costituisce elemento di propulsione per l’attivazione di processi di sviluppo durevole e sostenibile in aree di rilevante interesse paesaggistico, configurandosi come valore aggiunto allo scenario naturale del territorio, sia per la portata innovativa dei temi di promozione e di fruizione del territorio stesso sia per l’attivazione del processo di delocalizzazione strategica delle funzioni connesse alla scienza e alla divulgazione dai consolidati ambiti metropolitani; All’attivo della zona di progetto figurano inoltre: - la potenzialità del sito puntuale di Piano Battaglia e del contesto locale ad accogliere il sistema di osservazione astronomica a motivo di caratteristiche fisiche non riscontrabili all’interno di contesti regionali e fuori regione che ne avevano motivato, negli anni ’70, l’indicazione come sito per l’installazione del Telescopio Nazionale; - la posizione baricentrica nel contesto regionale e i tempi accettabili di raggiungimento dalle maggiori aree metropolitane e costiere dell’isola (Palermo, Catania, Siracusa, Messina, Cefalù); - le potenzialità socio-economiche della zona di progetto per la quale, in assenza di intervento, emerge il carattere di stagionalità delle strutture ricettive esistenti, che potrebbero avere un decollo significativo in presenza di servizi legati alla cultura e al tempo libero fruibili in qualsiasi stagione dell’anno: l’interesse già dimostrato per strutture analoghe (vedi Immaginario Scientifico di Trieste, le sedi dei Planetari in Italia e dei centri destinati alla didattica e alla divulgazione delle scienze fisiche e astronomiche) da parte delle scuole in ambito nazionale. Isnello, febbraio 2013