Raccontare la musica Una comunità che cresce in musica Intervista a Markus Poschner cult Ecco quel che ho da dire sulla musica: ascoltatela, suonatela, amatela, riveritela e tenete la bocca chiusa. Il mensile culturale RSI ottobre 2014 Raccontare la musica Sandra Sain Produttrice Rete Due SGUARDI 4 Una comunità che cresce in musica 18 Ute Lemper, la diva della porta accanto 20 “La storia della musica è un continuo accumularsi di riferimenti e citazioni che cercano di supplire a quel vuoto descrittivo, a quell’impossibilità di narrare una partitura. La storia della musica è un continuo stratificarsi di citazioni dotte, una sopra l’altra, utili a dire quello che per molti sembra indicibile.” Roberto Cotroneo scriveva così nel 1996 nelle prime pagine di un romanzo che è un inno alla musica sin dal titolo “Presto con fuoco”, indicazione di un’interpretazione veloce, forte, intensa e appassionata. Se, quindi, raccontare i risvolti di un’interpretazione e di una pagina musicale, di qualsivoglia genere, è impresa improba, lo è meno raccontarne la storia e le storie. La musica ci accompagna sin dal Paleolitico: non abbiamo idea di come venisse suonato lo zufolo magdaleniano o il litofono ma sappiamo che ogni civiltà ha sviluppato la propria musica e, potremmo dire, un proprio orecchio musicale. Parte di ciò che amiamo ascoltare oggi lo ritrovate tra le pagine di questo numero di CULT in cui esploriamo e vi raccontiamo questa musica: quella che in 80 anni hanno saputo proporre l’Orchestra della Svizzera italiana e il Coro della RSI (dando un contributo significativo allo sviluppo di una cultura musicale sul territorio); quella di una diva modernissima e d’antan insieme quale Ute Lemper; quella di un Direttore d’orchestra come Markus Poschner… Nell’intervista che ci ha rilasciato, il Direttore tedesco sottolinea come il futuro della musica classica sia pensabile solo se associato al vissuto delle persone che vi si accosteranno. Lo dice nella prospettiva di chi sale sul podio ed è chiamato a interpretare ogni volta una diversa pagina musicale, ma vale anche per chi su quel podio, bacchetta alla mano, non salirà mai, per noi che di musica e della sua diffusione ci occupiamo, in radio e in televisione e per noi tutti che la musica la amiamo perché ci fa spiegare le vele. “Spesso è un mare, la musica, che mi prende ogni senso! A un bianco astro fedele, sotto un tetto di brume o nell’etere immenso, io disciolgo le vele.” Charles Baudelaire, La musica. ONAIR Il mestiere di storico 8 Cine Tell: il cinema svizzero in TV e anche online! 10 Paganini torna con nuove proposte e un inedito Maurizio Pollini 12 Tante occasioni da non perdere: da vedere e sentire dal vivo DUETTO 22 Intervista a Markus Poschner RENDEZ-VOUS 28 L’agenda di ottobre NOTA BENE 30 Recensioni 14 La piccola musica di una grande guerra 31 Proposte Club Albert Einstein, il grande scienziato amante delle arti è stato anche un grande comunicatore e creatore di aforismi. In copertina un fulgido esempio. ACCENTO Una comunità che cresce in musica Christian Gilardi Claudio Abbado, il grande maestro milanese scomparso lo scorso 20 gennaio, fece 143 giorni da senatore a vita. Troppo pochi per portare nelle aule parlamentari italiane quel valore coltivato nei tanti anni di una formidabile carriera: la cultura musicale come “strumento di crescita e di sviluppo di un Paese”, in particolare per le nuove generazioni. SGUARDI Edwin Loehrer con il Coro della RSI, 1946. Archivio storico della Città di Lugano Fondo Vicari La Radiorchestra diretta da Leopoldo Casella, 1935. Archivio di Stato del Cantone Ticino Negli ultimi cinquant’anni la Svizzera italiana ha fatto proprio questo valore. Se andassimo ad indagare sul numero di manifestazioni musicali del passato ci accorgeremmo subito dell’esigua e poco programmatica attività musicale. Non solo il panorama concertistico era ristretto e anche qualitativamente mediocre: fino a pochi anni fa neppure esisteva un Conservatorio musicale (il riconoscimento della sezione professionale del Conservatorio della Svizzera italiana risale al 1988). La mia generazione, per esempio, era costretta a trasferirsi oltre Gottardo o addirittura fuori dalla Svizzera per ricevere un’educazione musicale professionale. Nel presente invece, l’offerta musicale nella nostra regione è variegata, spesso addirittura sovrapposta e capillarmente diramata in tutti i centri cittadini. Va quindi riconosciuto un atteggiamento politico favorevole alla musica che l’ha considerato come agente di crescita culturale. Un tappa fondamentale di questa crescita è sicuramente da far risalire alla fondazione della Radiorchestra nel 1935, anno in cui la RSI intervenne direttamente nella gestione del complesso strumentale nato sulle ceneri della piccola orchestrina del Kursaal, rilevata completamente e definitivamente dall’Ente Radiofonico appunto nel ’35. La Radiorchestra, diretta all’inizio da Leopoldo Casella, si profilò come vero e proprio complesso radiofonico, chiamato ad assolvere il lavoro in studio per realizzare le trasmissioni musicali della RSI. Con il successore di Casella, Otmar Nussio (direttore stabile dal 1938 al 1968), intraprese anche un’intensa attività concertistica partecipando regolarmente alle prime rassegne musicali nate nel Canton Ticino, in particolar modo le “Settimane Musicali di Ascona” (1946) e i “Giovedì musicali di Lugano (1953). Furono quelli gli anni in cui arrivarono a Lugano a dirigere l’Orchestra musicisti del calibro di Richard Strauss, Pietro Mascagni, Arthur Honegger, Igor Stravinskij e Paul Hindemith. Nel 1936 la RSI chiamò a Lugano Edwin Loehrer, per dar vita al Coro della RSI e completare l’offerta dei programmi musicali. Il Maestro sangallese diede subito una precisa impronta al repertorio del Coro, prediligendo l’ambito rinascimentale e barocco italiano. Con questa scelta, 5 4 Arthur Honegger a Lugano nel 1946. Archivio storico della Città di Lugano Fondo Vicari Richard Strauss a Lugano nel 1947. Archivio storico della Città di Lugano Fondo Vicari unita all’accurata preparazione tecnica e corale, l’ensemble vocale ottenne enormi riconoscimenti discografici e fu presto un punto di riferimento internazionale nella valorizzazione di quel repertorio. La RSI, quindi, grazie all’impegno profuso nella produzione musicale, innescò una vitalità culturale che si tradusse ben presto nella graduale professionalizzazione del settore. La Radiorchestra dopo la conduzione trentennale di Otmar Nussio, affidò la direzione a Marc Andreae (stabile dal 1969 al 1991). Il direttore zurighese rivolse una attenzione particolare al repertorio a lui contemporaneo e portò la Radiorchestra ad esibirsi in stagioni tematiche ben articolate come i “Concerti Pubblici”, rinominati in seguito “Concerti dell’Auditorio”. Il Coro da parte sua, dopo 45 anni sotto la guida di Edwin Loehrer, fu condotto da Francis Travis (dal 1981), un allievo di Hermann Scherchen, il direttore tedesco stabilitosi a Gravesano che fondò il ben noto Studio di elettroacustica. Nel 1989 con il pensionamento di Travis, il coro fu completamente ricostruito. Per attuare questo rinnovamento fu chiamato, dall’allora Responsabile dei Programmi SGUARDI Francis Travis. cantafidelia.com L’Orchestra della Svizzera italiana. Loreta Daulte Musicali Carlo Piccardi, il maestro André Ducret. Il lavoro di ricostruzione fu poi proseguito da Diego Fasolis, che dal 1993 è il Direttore stabile del coro e Produttore del settore vocale-strumentale della RSI. Attraverso il rigore e la fantasia, il maestro luganese ha portato il Coro a realizzare un numero considerevole di produzioni discografiche, ottenendo riconoscimenti e premi internazionali. Con i Barocchisti, il complesso strumentale che affianca il Coro, sono nate le collaborazioni con Nathalie Stutzmann, Philippe Jaroussky, Max Cencic e Cecilia Bartoli, per citare i nomi più celebri. L’attività concertistica internazionale si è ulteriormente intensificata negli ultimi anni portando entrambi i complessi sui palcoscenici prestigiosi del Festival di Salisburgo, Lucerna, Amsterdam e molti altri ancora. Una tappa importante, fondamentale, nella storia della Radiorchestra, è il dicembre 1990, anno in cui il Canton Ticino (e in piccola parte anche il Canton Grigioni), diedero vita alla Fondazione per l’Orchestra della Svizzera italiana. La SRG SSR si disimpegnò parzialmente dalla Ra- Diego Fasolis con il Coro RSI e i Barocchisti. Dániel Vass diorchestra favorendo un ripensamento di tutto il sovvenzionamento della compagine strumentale. Con questo cambiamento l’orchestra si rese meno dipendente dalle esigenze radiofoniche e sviluppò attività musicali ancora più vicine a soddisfare le necessità del territorio. Si costruì un pubblico fedele, attento e consapevole dell’importanza della funzione di un orchestra in una realtà come la nostra. Nacquero i Concerti d’Autunno di Rete Due (dal 1994), che si svolgono al Palazzo dei Congressi tra ottobre e dicembre. L’OSI (Orchestra della Svizzera italiana) intraprese una serie di iniziative sul territorio (Concerti d’Estate in varie località della Svizzera italiana, i Concerti per le scuole e le prime tournée in Svizzera e all’estero). La direzione artistica fu affidata dapprima a Pietro Antonini (fino al 2007) e in seguito a Denise Fedeli (dal 2008). Alla direzione musicale si sono succeduti in forma più o meno stabile Nicholas Carty, Serge Baudo, Alain Lombard, Mikhail Pletnev e proprio negli scorsi mesi e settimane Vladimir Aschkenazy e Marcus Poschner. Il prossimo futuro sarà altrettanto importante e ricco di novità: l’Orchestra della Svizzera italiana dovrà inevitabilmente rilanciare sé stessa, in un momento per di più economicamente difficile. L’OSI rimane l’unica orchestra professionista stabile nella Svizzera italiana, parzialmente sostenuta dalla RSI. Con l’apertura della nuova sala a Lugano, nel settembre 2015, lo scenario dell’organizzazione musicale nell’ambito della musica classica cambierà completamente. Un ripensamento profondo delle stagioni attuali sarà armonizzato con le esigenze della presenza dell’OSI, del Coro e dei Barocchisti al LAC senza però dimenticare l’Auditorio RSI, che rimarrà la sala prove dei complessi strumentali e vocali e la sede di una serie ben profilata di concerti. Lo sviluppo della musica e della cultura musicale di un paese dipende anche dalla forza innovativa, sia sul piano puramente interpretativo che su quello organizzativo. V’è da sperare che la collaborazione tra le varie istituzioni che sostengono l’attività musicale solleciti ulteriormente una crescita professionale ed è lecito aspettarsi, come in ogni momento di cambiamento e rinnovamento, nuovi stimoli creativi al passo con i tempi. 7 6 LA 2 / Cine Tell tutti i mercoledì alle ore 21.05 rsi.ch/cinetell Cine Tell: il cinema svizzero in TV e anche online! Silvana Bezzola e Gabriella de Gara Un’immagine tratta dal film “Il massacro delle miss” di Michael Steiner, che sarà proposto in Cine Tell l’8 ottobre alle 21.05 su LA 2 Il nome scelto per la trasmissione lo suggerisce subito: parliamo del cinema di casa nostra. Da settembre il palinsesto televisivo si è arricchito di una nuova proposta, il mercoledì in prima serata su LA 2, per conoscere il meglio della produzione di documentari e film di finzione svizzeri. La SRG SSR si impegna da molti anni a favore dell’industria audiovisiva indipendente svizzera tramite il cosidetto Pacte de l’audiovisuel, un accordo di coproduzione siglato per la prima volta nel 1996. Con Cine Tell speriamo di riuscire finalmente a dare il giusto risalto alla produzione sempre più ricca presente sul nostro territorio. La cinematografia svizzera di oggi si presenta stimolante e accattivante, con opere che spaziano nei generi e negli stili. Cineasti giovani, accanto a quelli già affermati e con vasta esperienza, ci raccontano il mondo attraverso la lente del loro sguardo cinematografico, scavano nel territorio locale ma si spingono pure in paesi lontani, con la loro esperienza personale e con la propria passione e sensibilità, suscitando interrogativi, facendo emergere luoghi, persone e situazioni che ci interrogano sulla vita e sul mondo, creando opere cinematografiche che trovano spazio in festival svizzeri e internazionali. ONAIR La cinematografia non ha certo confini ma sicuramente la struttura del nostro paese, con quattro lingue e riferimenti culturali e cinematografici estremamente differenziati, rende la popolarità di una pellicola una sorta di piccola-grande sfida. Ciò nonostante, parecchi film svizzeri riescono oggi a emergere e a farsi notare. Le opere presentate in questo spazio privilegiato vogliono offrire una panoramica non solo a livello ticinese ma anche della Svizzera di lingua francese e tedesca, a dimostrazione della vivacità delle opere dei cineasti del nostro tempo. Non da ultimo una bella opportunità accompagnerà Cine Tell online. Con un semplice click sul nostro sito alla pagina www.rsi.ch/cinetell sarà infatti possibile vedere o rivedere i film in qualsiasi momento della giornata durante i sette giorni successivi alla diffusione televisiva. E allora a questo punto non ci resta che augurarvi buona visione. 9 8 LA 1 / Paganini da domenica 5 ottobre alle ore 10.30 rsi.ch/paganini Paganini torna con nuove proposte e un inedito Maurizio Pollini Giovanni Conti Torna, con la puntata di domenica 5 ottobre, l’atteso appuntamento con Paganini, lo spazio settimanale, con la regia di Roberta Pedrini, che la nostra televisione dedica alla musica di qualità. Un appuntamento consolidato nel tempo grazie anche ad un rapporto intenso con il pubblico che non ha fatto mancare dimostrazioni di fedeltà anche durante l’estate. Un gradimento che è la diretta conseguenza delle proposte musicali, sia in termini di interpreti sia in termini di originalità. Punto fermo anche nel nuovo ciclo la conduzione affidata a Giada Marsadri. Concerti, documentari, interviste saranno come sempre la struttura portante di Paganini che non farà passare inosservati i segnali di un’offerta più ampia, là dove sarà possibile, e di modalità diversificate di fruizione della musica, con attenzione anche ai giovani interpreti. La ripresa nel palinsesto autunnale di Paganini sarà l’occasione per offrire ai telespettatori RSI il 5 ottobre, in prima assoluta, un documentario di Bruno Monsaingeon che ci porterà in casa di Maurizio Pollini, facendoci conoscere lati e aspetti ’nascosti’ del grande pianista italiano. Il 12 ottobre, spazio ai giovani emergenti con immagini e sonorità tutte da gustare… Il resto sarà da scoprire sintonizzandosi su LA 1 domenica alle 10.30 e su LA 2 lunedì a mezzanotte. ONAIR Maurizio Pollini (Milano, 5 gennaio 1942) è considerato uno dei più grandi pianisti della nostra epoca, è particolarmente famoso per le sue interpretazioni di Beethoven, Schubert, Chopin, Schoenberg, e Webern. Ha interpretato spesso anche compositori del periodo classico, come Wolfgang Amadeus Mozart, romantico e tardo-romantico, in particolare Schumann, Liszt e Brahms. 11 10 Rete Due / Domenica in scena domenica 5 ottobre alle ore 17.35 “In difesa del tunnel” di Flavio Stroppini domenica 26 ottobre alle ore 17.35 “E Johnny prese il fucile” di Trumbo / Ferrentino Rete Due / Colpo di scena da lunedì 6 a giovedì 9 ottobre alle ore 13.30 “Svizzeraschweizsuissesvizra14” di Flavio Stroppini venerdì 31 ottobre alle ore 13.30 “Fuoriusciti” di Vinicio Salati Tante occasioni da non perdere: da vedere e sentire dal vivo Francesca Giorzi La capacità di Rete Due di produrre contenuti culturali non si traduce esclusivamente nei programmi che diffonde, ma si lascia volentieri coinvolgere anche da festival ed iniziative culturali sul territorio: dalla Via lattea al Festival di Radio Gwendalyn, dal FIT alla serata commemorativa su Vinicio Salati. La “Via lattea 11. E la nave va” propone dal 28 settembre un’Odissea insubrica in un Prologo e quattro Movimenti sui laghi di Lugano e di Como con concerti, spettacoli, film, incontri, ristori. Il tutto ruota intorno al tema dell’italianità, dal Medioevo ai giorni nostri. Rete Due si lascerà direttamente coinvolgere dal terzo e quarto movimento, con i due concerti del 12 ottobre all’Auditorio RSI e la registrazione del concerto con l’OSI, previsto il 19, al Teatro Sociale di Como (lavialattea11.ch). La quinta edizione (6/12 ottobre) del Gwenstival, che promuove la musica e la radiofonia indipendente, trasmette anche produzioni di Rete Due. Realizzate dal settore prosa, si tratta di radiodrammi e racconti che coinvolgono giovani autori che hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con la produzione “istituzionale”. L’8 ottobre il Gwenfestival trasmetterà Atomic la diretta del Concerto della stagione di Rete Due Tra jazz e nuove musiche (gwenstival.com). Rete Due è lieta di ospitare all’Auditorio della RSI, venerdì 31 ottobre alle 20.30 la serata commemorativa a vent’anni dalla scomparsa di Vinicio Salati (1908-1994) un “ticinese irrequieto”. Il carattere eclettico di Vinicio Salati, poeta, giornalista, musicista, scrittore uomo di radio, curioso di tutto e aperto al mondo si riflette anche nel programma della serata che prevede poesie con Claudio Moneta, proiezioni e musica con Rocco Filippini, Cosimo Filippini e la soprano Laura Catrani, prenotazioni +41 (0) 79 364 88 39. La 23esima edizione del FIT ospita “E Johnny prese il fucile” di Dalton Trumbo una coproduzione di Rete Due e Fonderia Mercury. Sul palco dell’Auditorio della RSI, domenica 19 ottobre alle 17.00, salirà Marco Baliani per una versione tutta da sentire e vedere. Il Festival Internazionale del Teatro e della scena contemporanea ha voluto la produzione RSI per sottolinearne teatralità e innovazione. In scena la testa binaurale, sulla testa degli spettatori le cuffie (fitfestival.ch). Fonderia Mercury, Andrea Del Monte ONAIR 13 12 Settimana speciale su Rete Due dal 13 al 19 ottobre La piccola musica di una grande guerra Giuseppe Clericetti A cent’anni dall’inizio del primo conflitto mondiale Rete Due dedica la settimana dal 13 al 19 ottobre alla musica degli anni 1914/18. Alle ore 15, dal lunedì al venerdì, Fabio Testi propone cinque contributi sui Ballets russes. Alle ore 16, Luigi Colombo parla dell’Histoire du soldat di Ramuz musicata da Stravinskij (lunedì), Olivier Bosia dei canti della Grande Guerra (martedì) e Paolo Keller dei primi influssi del jazz nella musica colta (mercoledì). Alle ore 20.00 ospitiamo Carlo Piccardi che affronta l’importante tema del Futurismo in musica. Alle 22 Giorgio Appolonia ci propone cinque opere, una per ogni anno, dal 1914 al 1918: Francesca da Rimini di Zandonai, Fedra di Pizzetti, Ariadne auf Naxos di R. Strauss, Arlecchino di Busoni e Barbablu di Bartok. In Birdland, alle 23, Marcello Lorrai ci parla dei primordi delle registrazioni jazz. Anche la programmazione concertistica serale prevede un orientamento agli anni che ci interessano: a partire dal concerto Euroradio, il lunedì, con musiche per film muti, nonché martedì con musiche di Mazza, Stravinskij e Granados, e mercoledì con Palestrina di Pfitzner. Venerdì sera ci concentreremo sulle importanti e sorprendenti registrazioni vocali (Florian Bassani) e strumentali (Giuseppe Clericetti) del secondo decennio del secolo, che rivelano inaspettate indicazioni di prassi esecutiva. Sabato, nel Ridotto dell’opera, Giorgio Appolonia introdurrà all’ascolto della Rondine di Puccini, che ONAIR ascolteremo integralmente a partire dalle 20. In Sabato Pian Piano Roberto Corrent ci parla delle composizioni per la sola mano sinistra dedicate a un ferito del conflitto, Paul Wittgenstein. Nel concerto della domenica, alle 11.35, ascolteremo L’histoire du soldat di Stravinskij; infine, in Clandestini per scelta, alle 23, Corrado Antonini propone “Gli chansonniers e la Grande Guerra”. Inoltre, dal 13 al 31 ottobre alle 13.30, Colpo di Scena propone “L’universal sterminio”, originale radiofonico a cura di Guido Piccoli che racconta il ruolo della Svizzera quale terra d’asilo negli anni bui del conflitto. 15 14 Fuori fa freddo e nei tunnel della metropolitana tira una corrente gelida. Nove musicisti si riuniscono per diletto e per guadagno. E se qualcuno è troppo preso dagli impegni quotidiani per fermarsi ad ascoltare, altri, al riparo dall’aria sferzante dietro uno spigolo, sembrano godersi l’esibizione. La musica sa farsi spazio ovunque. iStockphoto Rete Due / Laser martedì 14 ottobre alle ore 9.00 Ute Lemper, la diva della porta accanto Maurizio Canetta ONAIR Si presenta con un vestito nero, parla per un’ora con il pubblico, chiede un’acqua minerale e poi dice al giornalista che la aspetta: “Possiamo fare l’intervista”. È arrivata il giorno prima da New York, la sera dopo stregherà la platea di Edimburgo e ripartirà subito per la sua nuova patria, dove l’aspettano il marito e i quattro figli. È una diva che incanta senza averne l’aria, racconta senza reticenza se stessa e la carriera, mescola il tedesco con qualche parola di inglese. Un incontro che potrebbe durare ore, perché Ute Lemper ha un percorso teatrale e musicale formidabile e una vita che vale la pena di essere raccontata. A cominciare dalla telefonata che le fece Marlène Dietrich quando lei aveva 26 anni, trionfava a Parigi in Cabaret con la regia di Savary e si vergognava di essere definita “la nuova Marlène”. Poi sono arrivati Brecht e Weill, scoperti negli anni giovanili, quando era una ribelle senza confini. “Sono ancora una ribelle, dice, ma oggi, a 40 anni, colgo piuttosto il Brecht poetico e racconto la storia di Kurt Weill, ebreo perseguitato, che si è reinventato in America”. Di Marlène Dietrich ricorda la voce profonda e i consigli (“Stai lontana dalle jene che ti circondano, proteggi la sfera privata”), oltre che la lettura al telefono di una poesia di Rilke. Come Marlène ha avuto un rapporto tormentato con la Germania, di cui è orgogliosa (“Un paese dinamico, senza corruzione”), ma alla quale non perdona il fatto di non aver voluto fare i conti fino in fondo con il proprio passato. Proprio per questo, dice, scavo sull’epoca di Weimar, cancellata dalla barbarie nazista. Oggi la Lemper si può permettere di non avere un agente e non ha bisogno di fama e ricchezza. “Mi basta lavorare per pagare l’università dei miei figli”, dice con un sorriso. Può concedersi il lusso di fare un disco sulle liriche di Neruda (“Solo quelle d’amore, perché quelle politiche sarebbero state troppo difficili”) e di prepararne uno sul “Manoscritto trovato ad Accra” di Coelho. Non sono dischi da grande pubblico, ma lei insiste: “Ho il privilegio di poter fare quel che mi piace”. Intanto però continua a portare sulla scena i classici del suo repertorio e a incantare con un modo sempre più essenziale di interpretare musica e parole che cantano di libertà. 19 18 Rete Due / Geronimo lunedì 20 ottobre alle ore 11.35 Rete Due / Laser da lunedì 20 a venerdì 24 ottobre alle ore 9.00 Rete Due / Moby Dick sabato 25 ottobre alle ore 10.00 Il mestiere di storico Brigitte Schwarz Agli inizi degli anni Settanta Furio Diaz, uno dei più prestigiosi storici della generazione post-bellica, pubblicava da Einaudi un libro dal titolo provocatorio: Le stanchezze di Clio. Intendeva così intervenire nel dibattito internazionale che si era aperto sugli ultimi indirizzi della storiografia promossa dalle “Annales. Economie Société Civilisations”, la rivista fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre, che era stata protagonista del rinnovamento degli studi storici nel secolo scorso al quale il grande medievista Jacques Le Goff aveva dato un contributo decisivo. Secondo Diaz l’orientamento quantitativo che stava caratterizzando lo studio della storia culturale rappresentava uno sforzo che portava a risultati conoscitivi modesti, sostanzialmente non difformi da quelli cui erano pervenute le ricerche precedenti. Si trattava dunque di un dibattito metodologico, all’interno di un quadro complessivo in cui ben saldo e condiviso era il valore sociale attribuito all’indagine storica, allora ritenuta una base imprescindibile per l’educazione civile e per consapevoli scelte politiche dei cittadini. Parlare oggi delle “stanchezze di Clio”, a quarant’anni di distanza da quella discussione, assume un significato profondamente diverso. Attualmente infatti molte insidie minacciano lo storico di professione, un mestiere considerato da taluni come una polverosa eredità di una casta inutile: il largo consumo della storiografia, non solo sul mercato editoriale, ma su tutti i mezzi di comunicazione di massa; l’avvento ONAIR Jacques Le Goff (Tolone, 1. gennaio 1924 - Parigi, 1. aprile 2014) è stato uno storico francese, studioso della storia e della sociologia del Medioevo, tra i più autorevoli studiosi nel campo della ricerca agiografica. Rete Due ha dedicato alla sua figura e al suo lavoro numerose trasmissioni. All’indirizzo www.rsi.ch/le-goff si può trovare un dossier a lui dedicato, compresa un’intervista concessaci poco prima della scomparsa. Fotografia di Jacques Sassier / AFP dei social media che genera antistorie e controstorie; la riduzione della storia nei programmi scolastici e la scarsa conoscenza da parte degli studenti della più elementare cronologia; l’apparente deprofessionalizzazione che lo studio della storia attraversa persino nei percorsi formativi delle università, in quei caratteri costitutivi che Marc Bloch riservava al “mestiere di storico”. In questo contesto di crescente incertezza quale significato attribuiscono oggi alcuni esponenti della disciplina al loro mestiere? Nelle trasmissioni che dedicano all’argomento, Moby Dick, Laser e Geronimo, interverranno tra gli altri lo storico Carlo Ginzburg, tra i più autorevoli esponenti della disciplina, Leonardo Broillet, vice direttore dell’Archivio di Stato di Friburgo, Thomas Maissen, studioso di storia svizzera. Vi proporremo anche l’intervista che il grande storico francese Jacques Le Goff ci ha rilasciato prima di morire. 21 20 Intervista a cura di Zeno Gabaglio Markus Poschner Direttore principale dell’OSI Markus Poschner nasce nel 1971 a Monaco di Baviera, dove intraprende gli studi; è assistente di direttori quali Sir Roger Norrington e Sir Colin Davis. Nel 2000 è direttore principale della Georgisches Kammerorchester Ingolstadt. Insignito del Deutscher Dirigentenpreis nel 2004, viene chiamato alla Komische Oper Berlin. Dal 2007 è Generalmusikdirektor a Brema: l’Università lo nomina nel 2010 professore onorario della facoltà di musicologia. È ospite delle più rinomate formazioni orchestrali e teatri. Dal 2011 al 2014 è primo direttore ospite dei Dresdner Philharmoniker. Dal 2002 riveste il ruolo di primo direttore ospite della Deutsches Kammerorchester Berlin. Dal 2015-2016 Markus Poschner affiancherà l’Orchestra della Svizzera italiana nel ruolo di direttore principale. DUETTO Dalla Stagione 2015-2016 Markus Poschner affiancherà l’Orchestra della Svizzera italiana nel ruolo di direttore principale. Abbiamo avuto occasione d’incontrare il direttore tedesco a margine di una registrazione dedicata a Richard Strauss – Der Bürger als Edelmann, Suite per orchestra e il Duett-Concertino dedicato da Strauss proprio alla nostra orchestra – negli Studi RSI a Lugano. Una faticosa giornata di lavoro che non ha però tolto vigore all’argomentazio ne del maestro bavarese, autentico vulcano di idee – anche poco convenzionali – e progetti per il futuro. Il suo percorso musicale è stato da sempre rivolto alla direzione oppure ha svolto anche un percorso strumentale? Ho cominciato suonando il pianoforte senza peraltro mai mirare a diventare pianista di carriera. Sono nato in una famiglia di musicisti e già mio padre era direttore di cori legati soprattutto alla dimensione liturgico-spirituale. Sono così cresciuto a strettissimo contatto con il mestiere e la cultura della direzione. Il pianoforte è stato comunque un’ottima strada – forse la migliore possibile – per avvicinarsi alla direzione e soprattutto allo studio, all’analisi e alla comprensione delle partiture orchestrali. È un po’ come una piccola orchestra attraverso cui capire le forme, le armonie, le strutture delle pagine sinfoniche. 23 22 Si dice però che con la musica degli ultimi decenni – raramente tonale e poco basata su armonie riproducibili dai tasti – il pianoforte non sia più uno strumento essenziale alla preparazione sinfonica. È davvero così? Effettivamente per capire e dirigere quel genere di musica essere pianisti non è un elemento cruciale. Però l’attività di un direttore nella nostra contemporaneità può essere molto ampia, e per esempio nell’ambito del repertorio operistico è sempre ancora utilissimo poter lavorare assieme ai cantanti prima dell’intervento dell’orchestra. Ci sono situazioni in cui saper leggere le partiture al pianoforte è un elemento quasi indispensabile. Spesso proprio le facoltà di lettura di un direttore vengono associate in modo speculare a quelle di scrittura di un compositore, nel senso che il primo deve capire e interpretare tutto quello che è successo nella mente del secondo. Le è mai capitato di comporre in prima persona? DUETTO No, se non per quegli esercizi di scrittura che canonicamente accompagnano lo studio della direzione. L’atto creativo mi affascina e mi attrae, ma non ho mai provato a scrivere seriamente. Mi è capitato di arrangiare, di adattare e di trascrivere – anche nell’ambito del jazz e delle musiche sperimentali – ma la scrittura inventiva è un altro mondo: se la si sceglie si tratta di una scelta esclusiva per tutta la vita. Questa è la mia visione, peraltro consapevole del fatto che ci sono altre persone che sono riuscite a sovrapporre in modo convincente il ruolo di autore e di interprete-direttore. un’organizzazione apollinea dei suoni. La nostra vita emozionale è cosi varia e proteiforme che sarebbe un peccato precludersi a priori una parte di questa ricchezza, ed è quello che nella mia vita musicale ho cercato di evitare. Si dice però che la differenza tra chi interpreta e chi improvvisa implichi un approccio fondamentalmente diverso al far musica. Non c’è quindi il rischio di un corto circuito mentale o di uno sdoppiamento di personalità passando regolarmente dall’uno all’altro ruolo? Vita e libertà, concetti molto forti che però sembrano scontrarsi con l’idea di totale rispetto per la partitura che – soprattutto negli ultimi anni – ha costituito la pietra angolare di ogni approccio interpretativo… Non credo, perché l’interprete deve sì essere naturale e spontaneo, ma per il suo ruolo gli è richiesta anche una grandissima precisione. Dirigendo io non mi sento certo un inventore, quanto piuttosto un moderatore che si pone in attivo ascolto di un’opera formalizzata nel passato attraverso una partitura e – rispettando l’etimologia latina del termine interprete – cerco di esporla e spiegarla in modo sincero, coerente e, appunto, vivo. Il jazz, appunto. Una delle sue particolarità che spesso viene sottolineata – quasi un unicum nella cerchia dei suoi colleghi direttori di ambito classico – è la passione e la pratica della musica jazz. Com’è successo? Non sono né il primo né l’unico ad abbinare queste due abilità e, anzi, tengo in particolare considerazione i precedenti e celebri casi di crossover rappresentati da André Previn o da Lalo Schifrin. Amare ed essere attivi in un genere diverso dalla classica è quasi un’impostazione estetica e filosofica. Sono convinto che nel profondo non ci sia differenza nel potenziale espressivo di una musica o di un’altra, è un po’ come pensare a differenti dialetti derivati da una stessa lingua, che per noi è l’espressione musicale. Ci sono di sicuro momenti, sensazioni, situazioni o atmosfere che in un dialetto possono essere meglio espressi che non in un altro, così nel jazz trova più fertile formulazione l’idea di libertà musicale e soggettiva, mentre in una sinfonia di Mozart si trova alla perfezione l’idea di carta – bensì nella realizzazione sonora che di quel codice grafico si riesce a dare. E in questo processo di trasformazione diventa cruciale il concetto di vita, del rendere vitale qualcosa che prima e dopo il concerto non lo sarà più semplicemente perché non esisterà più. Credo in realtà che i due ruoli non siano antitetici. C’è anzi una precisa unità di intenti che accomuna l’interprete all’improvvisatore, per cui l’obiettivo ultimo di chi fa musica leggendo una partitura (cioè non-improvvisando) è quello di imprimere la massima vitalità al suo gesto, facendo quindi apparire l’interpretazione un moto spontaneo simile a quello di chi improvvisa. Perché l’opera d’arte musicale non è nella partitura – in quel meraviglioso incrocio di linee e pallini stampato su La domanda per chi si trova a rinnovare la tradizione interpretativa del repertorio classico o romantico rimane perciò sempre la stessa: come faccio a dare una lettura di un noto capolavoro che sia al tempo stesso diversa dalle altre già conosciute ma pure rispettosa della scrittura originale? Sono convinto di un dato artistico tanto fondamentale quanto paradossale: un’autentica opera d’arte contiene più di quello che il suo creatore abbia potuto 25 24 immaginare di metterci. Il capolavoro, quindi, raccoglie in sé infiniti segreti che solo col tempo possono essere scoperti e considerati. Prendendo in mano una sinfonia di Beethoven non mi è certo prioritaria l’esigenza di realizzare il non-ancoraascoltato, quanto piuttosto di ri-studiarne a fondo i sensi. Uno studio che fondandosi su basi culturali, sociali e personali sempre nuove e diverse non potrà che portare a esiti artistici diversi. Il futuro della musica classica è perciò pensabile solo se associato al vissuto delle persone che vi si accosteranno? Sì, perché una parte dei segreti dell’opera d’arte è dentro di noi e viene svelata con la nostra crescita umana, con il nostro continuo cambiamento. È ovvio però che non bisogna confondere gli elementi in gioco: Poschner dovrà rimanere solo Poschner, all’umile servizio dell’opera che fu di Beethoven. Ci si potrebbe però chiedere: qual è quell’unico e vero Beethoven? Come fare a capire oggi le mille implicazioni di un’esistenza artistica risalente a duecento anni fa e ormai storicizzata in modi diversi e spesso contradditori? Tecnicamente la mia fonte per comprendere un autore e un’opera è una sola: la partitura nella sua stesura originale, il famoso Urtext. Per fortuna negli ultimi decenni a livello editoriale è stato fatto molto per restituirci i testi puri, senza le arbitrarie aggiunte accumulatesi nei secoli. Io cerDUETTO co sempre di conoscere il più possibile su quella fonte originaria, e di comprendere le condizioni che l’avevano portata ad essere esattamente così. Studiare perciò il progresso del sapere musicale, l’evoluzione dei gusti e delle mode, il procedere tecnico degli strumenti utilizzati. A proposito dell’attenzione verso gli strumenti originariamente impiegati da un autore: crede sia ragionevole suonare oggi con un’orchestra dall’organico e dalla strumentazione moderna pagine classiche o barocche scritte per strumenti che all’epoca erano assai differenti? Credo che tutta la musica, anche quella più antica, possa essere eseguita con gli strumenti di oggi. Con la condizione di capirne davvero il senso e il contesto poetico-stilistico. Potrebbe quindi immaginare di dirigere l’Orchestra della Svizzera italiana anche in un repertorio bachiano o vivaldiano? Il senso ultimo di una determinata musica sinfonica può essere trasmesso – con un lavoro opportunamente cosciente – anche da quattro tastiere o da un gruppo di chitarre. Non ci sono leggi definitive, è una questione di attitudine soggettiva. Crede dunque non esista un preciso repertorio che possa meglio funzionare con l’OSI? Al contrario! Ci sono caratteri propri dell’OSI che la rendono perfetta per deter- minate scelte di repertorio. A cominciare dalla dimensione cameristica dell’organico, alla propensione solistica di ogni singolo musicista, alla duttilità nell’affrontare stili assai diversi, all’unione di attitudine nordica e musicalità italiana. Nel concreto credo che il repertorio classico-romantico sia perfetto per l’orchestra, ma anche più avanti nell’Ottocento ci sono alcuni ambiti sinfonici che vale la pena di approfondire con l’OSI. felice di partecipare alla grande avventura della nuova sala da concerto del LAC. Sente di potersi dichiarare vicino a una determinata scuola d’interpretazione direttoriale? Ad esempio? Le Sinfonie di Johannes Brahms, che ben conosciamo nelle versioni generose e appassionate delle grandi formazioni sinfoniche, ma che in realtà (e lo dico sulla base di precisi riscontri storici legati alle esecuzioni curate in vita dall’autore) hanno un senso ancora tutto da rivelare nella propria dimensione cameristica, una dimensione che con l’organico dell’OSI può essere resa alla perfezione. Cosa cambia nel dirigere un’orchestra come direttore principale, rispetto al dirigerla come direttore ospite? Il direttore principale può permettersi di iniziare un autentico percorso, perché proiettato nella continuità del lavoro che lo aspetta. Col tempo infatti aumentano conoscenza e fiducia reciproche tra direttore e orchestra, lasciando tutto lo spazio necessario a disegni interpretativi di ampio respiro. C’è anche un maggior livello di impegno organizzativo ed amministrativo, responsabilità verso il programma generale che sarò ben felice di poter condividere con Denise Fedeli, così come sono Questa domanda porterebbe a una risposta troppo complessa, e per farla semplice mi tocca ricorrere a un semplicistico schema che fa risalire la direzione d’orchestra al capostipite Mendelssohn. Mendelssohn fu il primo direttore in senso moderno e da lui è disceso un primo ramo stilistico seguendo la linea Liszt-WagnerFurtwängler-Karajan, mentre il secondo ramo ha seguito la linea SchumannBrahms-Toscanini. Questa seconda linea mi è molto più simpatica – in un senso etimologico di condivisione – rispetto a quell’altra, anche se un simile giudizio non può che essere sbrigativo. In realtà mi sento persona molto aperta, che ha avuto fantastiche esperienze d’ascolto anche con Furtwängler. Fotografie di Dániel Vass 27 26 10. 2014 Ve 3 ore 21.00 Aula Magna del Conservatorio, Lugano Tra jazz e nuove musiche Christoph Stiefel Trio Christoph Stiefel pianoforte e composizione, Arne Huber contrabbasso e Kevin Chesham batteria Una collaborazione OGGIMusica / RSI Rete Due in diretta su Rete Due rsi.ch/jazz Sa 4 ore 20.30 Chiesa Evangelica Riformata, Lugano Building Bridges Musica per costruire nuovi ponti Gaurav Mazumdar sitar (India), Walter Fähndrich viola (Svizzera), Sardor Mirzakhojaev rubab, dutar e tanbur (Uzbekistan), Sola Akingbola percussioni (Nigeria/UK), Kuntal Roy tabla (India), in diretta su Rete Due RENDEZ-VOUS Do 5 Ve 10 Gio 16 Do 19 ore 21.00 Chiesa Collegiata, Bellinzona ore 17.00 Auditorio RSI, Lugano Me 29 Cantar di Pietre Missa Nova con gli Ensemble la Fonte Musica, Diastema in diretta su Rete Due cantardipietre.ch Settimane musicali Ascona Orchestra della Svizzera italiana direzione di Mario Venzago solista, Jean Guhien Queyras, violoncello e le musiche di Mozart, Šostakovič e Brahms in diretta su Rete Due Tra jazz e nuove musiche Officium Jan Garbarek & The Hilliard Ensemble Jan Garbarek sassofoni, David James contratenore, Rogers Covey-Crump tenore, Steven Harrold tenore, Gordon Jones baritone Una coproduzione RSI Rete Due / ECM Records FIT - Festival internazionale del Teatro “E Johnny prese il fucile” di D. Trumbo, con Marco Baliani, Eleni Molos, Alessandro Castellucci, regia Sergio Ferrentino Una coproduzione Rete Due / Fonderia Mercury fitfestival.ch Meisterzyklus Bern Orchestra della Svizzera italiana direzione di Markus Poschner solista Antoine Tamestit viola e le musiche di Rossini, Hoffmeister e Beethoven in diretta su Rete Due ore 20.30 Chiesa dei SS. Pietro e Paolo, Biasca Ma 7 ore 20.30 Auditorio RSI, Lugano Besso Concerto dei Diplomandi del Conservatorio della Svizzera italiana Direzione di Nicholas Milton Solisti, Fatima Alieva pianoforte, Maxim Beitan violoncello e Lyn Vladimir Mari violino e le musiche di Prokof’ev, Šostakovič e Sibelius Entrata libera Me 8 ore 21.00 Jazz in Bess, Lugano Tra jazz e nuove musiche Atomic Fredrik Ljungkvist sassofoni e clarinetto, Magnus Broo tromba, Håvard Wiik piano, Ingebrigt Håker Flaten contrabbasso e Hans Hulbækmo batteria Una collaborazione RSI Rete Due / Radio GwendalynAssociazione Jazzy Jams in diretta su Rete Due rsi.ch/jazz ore 20.30 Chiesa S. Francesco, Locarno Do 12 ore 10.30 Partenza dall’Auditorio RSI di Lugano Besso, passando per Brusino Arsizio, Caslano e Sorengo La Via Lattea E la nave va Terzo Movimento Lavialattea11.ch Me 15 ore 20.00 Studio 2 RSI, Lugano Besso Showcase con Giorgio Conte in diretta su Rete Uno Do 19 ore 14.30 Partenza dal pontile 5 di Como, passando per Torno, Moltrasio e Blevio La Via Lattea E la nave va Quarto Movimento ore 20.30 Teatro Sociale, Como Orchestra della Svizzera italiana con Claudio Moneta voce recitante, direzione di Pietro Mianiti solisti Bianca Tognocchi soprano e Marco Ciaponi tenore e le musiche di Rossini, Bellini, Mendelssohn, Wagner, Fauré e Ranzato Prenotazioni e Prevendita: +41 (0) 91 922 61 58 Do 19 ore 20.00 Chiesa Collegiata, Bellinzona Cantar di Pietre Pulchra es amica mea (Vespro della Beata Vergine di A. Graziani) Modulata Carmina Ensemble in diretta su Rete Due cantardipietre.ch Ve 24 ore 20.30 Chiesa Collegiata, Bellinzona Orchestra della Svizzera italiana direzione e solista Julian Rachlin e le musiche di Beethoven, Hindemith, Mendelssohn in diretta su Rete Due ore 19.30 Kultur-Casino, Berna Gio 30 ore 20.30 Palazzo dei Congressi, Lugano Orchestra della Svizzera italiana Concerti d’autunno direzione di Markus Poschner solista Antoine Tamestit viola e le musiche di Rossini, Hoffmeister e Beethoven in diretta su Rete Due rsi.ch/autunno Ve 31 ore 20.30 Auditorio RSI, Lugano Vinicio Salati (1908-1994) un “ticinese irrequieto”: serata commemorativa a vent'anni dalla scomparsa Con Rocco Filippini violoncello, Cosimo Filippini pianoforte, Laura Catrani soprano, Claudio Moneta voce recitante Regia Claudio Laiso Prenotazioni: +41 (0) 79 364 88 39 [email protected] 29 28 club Grégoire Chamayou, Teoria del drone Principi filosofici del diritto di uccidere, DeriveApprodi, Roma, 2014 Daniele Bernardi Il recente saggio di Grégoire Chamayou apparso presso l’editore DeriveApprodi, Teoria del drone – Principi filosofici del diritto di uccidere, è un contributo importante per “quelli che vorranno opporsi alla politica di cui il drone è il mezzo”. Gli intenti del giovane filosofo francese sono quelli di “fornire (…) strumenti discorsivi” che possano essere utili rispetto ad un’esigenza di presa di posizione nei confronti di quella che egli chiama una nuova forma di “violenza legittima”. La lettura di queste pagine dimostra chiaramente che nella «dronizzazione» degli armamenti è in gioco qualcosa di ben più grande dell’evoluzione tecnica delle armi. Qualcosa che concerne un preciso modo di gestire il mondo e la vita umana. NOTA BENE Boris Savoldelli, Le meraviglie Garrison Fewell di Alice Electric bat Rohrwacher con Alba Rohrwacher, Monica conspiracy Bellucci, Sam Louwyck, Maria (Creative Nation Music, 2014) Sergio Albertoni Boris Savoldelli, una delle pochissime voci maschili attive nell’ambito della musica improvvisata in Italia e tra le più interessanti anche sulla scena internazionale. Autentico uomo-orchestra, in versione solistica moltiplica le sue potenzialità sfruttando con sapienza una loopstation, ma spesso e volentieri ha voluto accanto a sé un chitarrista e si è sempre trattato benissimo: Marc Ribot, Walter Beltrami, Elliott Sharp ed ora Garrison Fewell, tutti musicisti dotati di una personalità forte e in questo caso solo apparentemente lontana dalla sua poetica, perché Fewell è sicuramente più “jazzista puro” e meno avvezzo alla sperimentazione. Ecco quindi che il loro progetto si divide in parti uguali tra brani originali, libera improvvisazione e rivisitazioni di standard jazzistici e non solo. Il disco, infatti, si apre con Perfect day di Lou Reed e si ascolta tutto d’un fiato, nonostante le non poche asperità creative che lo punteggiano. Alexandra Lungu, Agnese Graziani, Sabine Timoteo (Italia/Svizzera/Francia 2014) Marco Zucchi Le meraviglie sono le sorelle Rohrwacher. Risoluta e implacabile la più famosa, Alba, nel proporsi come l’attrice più rappresentativa della nuova generazione italiana (ultima affermazione: la Coppa Volpi veneziana per “Hungry Hearts”). Sottotraccia e sempre in punta di piedi Alice, fin dai tempi dell’apprezzatissimo esordio “Corpo celeste”, nel portare un nuovo sguardo registico al femminile, fatto di attenzione per i dettagli invisibili del quotidiano e le piccole sofferenze emotive adolescenziali. L’autrice ci tiene a sminuire i rimandi autobiografici del film, ma in realtà la famiglia allargata un po’ fricchettona che produce miele nel bucolico casale toscoumbro pare sia molto simile a quella vera delle due. Tra realismo e risvolti stralunati, al limite dell’onirico, si delinea una visione del mondo postfelliniana che ha stregato la giuria di Cannes. Coprodotto per la Svizzera da Amka Film e RSI, è in sala dal 9 ottobre. Bramantino al Museo Cantonale d’Arte Bramantino. L’arte nuova del Rinascimento lombardo Il Museo luganese presenta con questa mostra l’intera carriera di Bramantino. L’artista lombardo, chiamato così già nelle Vite del Vasari, deve il nome alla sua collaborazione con l’architetto e pittore Donato Bramante. La sua opera è singolarmente moderna e unisce alla monumentalità e al rigore del Maestro alcune delle esperienze più innovative della pittura dell’epoca: da Leonardo a Raffaello. Il suo percorso creativo è rappresentato dai suoi principali capolavori provenienti da importanti musei quali la National Gallery di Londra, la Galleria degli Uffizi di Firenze e il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, nonché da opere degli artisti con cui condivise la scena, ad esempio Bernardo Zenale, e di quelli che raccolsero la sua eredità artistica come Bernardino Luini e Gaudenzio Ferrari. Mercoledì 15 ottobre alle ore 18.30 il Club Rete Due offre a soci e simpatizzanti una ricca e suggestiva visita guidata con accompagnamento musicale. Durata 1h15 (ritrovo 5 minuti prima al Museo Cantonale d’Arte, Via Canova, Lugano) Prezzo ridotto CHF 8.- Iscrizioni Fosca Vezzoli T +41 91 803 56 60 [email protected] 31 30 DAB E-mail [email protected] Redazione Cult Fosca Vezzoli Internet retedue.rsi.ch Art Director RSI Gianni Bardelli Fotolito Prestampa Taiana Stampa Duplicazione RSI © RSI tutti i diritti riservati K12 Produttrice Rete Due Sandra Sain Satellite Hotbird 3 Posizione 13° Est Frequenza 12.398 GHz Ccp 69-235-4 SATELLITE Club Rete Due casella postale 6903 Lugano T +41 (0)91 803 56 60 F +41 (0)91 803 90 85 retedue.rsi.ch Progetto grafico Ackermann Dal Ben Frequenze di Rete Due Fm Bellinzonese 93.5 Biasca e Riviera 90.0 97.9 93.5 Blenio 90.0 Calanca 90.2 Leventina 90.0 93.6 96.0 Locarnese 97.8 93.5 92.9 Luganese 91.5 94.0 91.0 Bregaglia 97.9 99.6 96.1 Malcantone 97.6 91.5 Mendrisiotto 98.8 Mesolcina 90.9 91.8 92.6 Maggia-Onsernone 97.8 93.9 91.6 Val Poschiavo 94.5 100.9 Verzasca 92.3 92.7 Galleria Mappo-Morettina 93.5 Rivera-Taverne 97.3 92.8 INTERNET 14 n.7