15,16,17,18 14-06-2003 17:35 Pagina 1 Il commercio “racconta” Milano Iniziativa realizzata in collaborazione con il Centro per la cultura d’impresa Sport e pubblicità la storia di Publilancio R ipercorrere la storia della Publilancio equivale, in larga parte, a rivisitare la storia di un particolare segmento del settore pubblicitario, quello della cartellonistica legata agli impianti sportivi. La storia dell’azienda è infatti intrinsecamente collegata alle vicende di questo settore commerciale nel quale Publilancio opera da quasi settant’anni: da quando nel 1935 Dario Russo, ragioniere presso uno studio di commercialisti milanesi, la fondò con l’intento di commercializzare gli spazi disponibili presso le strutture sportive, inizialmente per pubblicità di tipo stradale e poi, come vedremo, per il pubblico degli impianti stessi. Nonostante la data di costituzione della società sia formalmente il 1935, bisogna forse far risalire gli inizi di questa attività a qualche anno addietro; come ci raccontano i figli dello stesso Dario, Micaela e Raffaello, è forse necessario partire dall’ingloriosa fine di un’altra intrapresa che tanta parte ebbe nell’immaginario dello stesso Dario. Il padre di quest’ultimo era giunto nel 1917 a Milano dalla Puglia, dopo aver sposato una notabile locale, per dar vita a una segheria di discrete Il fondatore Dario Russo alla sua scrivania (anni ’60) proporzioni che forniva il legname necessario per gli arredi interni ai cantieri della costruenda Fiera di Milano. Una volta terminati i lavori per la Fiera, nel 1923, i due soci che avevano finanziato l’azienda alla sua costituzione scapparono con tutto il capitale e, in conseguenza di ciò, la segheria, che contava ormai circa 200 dipendenti, entrò in uno stato di crisi dalla quale non si riprese mai più. La perdita del patrimonio accumulato fino ad allora, le difficoltà economiche che la famiglia si trovò a fronteggiare, unitamente al senso di sconfitta vissuto dal padre nei confronti del parentado della moglie (che aveva inizialmente osteggiato l’unione tra un borghese e una nobile) contribuirono a determinare quello spirito di riscatto I cartelloni che accompagnò Dario Russo durante tutta la sua erano attività futura. sottoposti A questo bisogna poi aggiungere che il fallimento, ad un costante avvenuto quando Dario aveva solamente 15 anni, monitoraggio per verificarne nel 1928, lo portò ad assumersi tutti i doveri e gli olo stato di conservazione. In caso di deterioramento neri di capofamiglia. Inizialmente i Russo furono aiu(come la fotografia testimonia) veniva predisposta tati da uno zio fintanto che i ragazzi, Dario e i suoi la manutenzione del mezzo pubblicitario due fratelli minori Adolfo e Flora, non furono in età per cominciare a intraprendere un’attività lavorativa. Dopo aver svolto svariate professioni, Dario Russo si specializzò in ragioneria e, come si è detto, fu L’offerta assunto presso uno studio di commercialisti milanePublilancio si. E’ proprio presso questo studio che maturò l’idea in occasione della Publilancio; uno dei clienti dello studio, di cui del Circuito internazionale Dario si occupava personalmente, vendeva infatti gli automobilistico spazi pubblicitari presenti nelle vetrine dei cinematoe motociclistico grafi; fu questa conoscenza che permise a Dario di di San Remo entrare in contatto con il mondo della pubblicità e lo nel 1947 mise in condizioni di dare vita all’Organizzazione Nazionale Pubblicitaria Italiana Publilancio. La ditta nacque con l’intento di acquisire su tutto il territorio nazionale le concessioni pubblicitarie relatiLa fascetta ve agli spazi disponibili presso gli impianti sportivi, laterale per poi rivenderli ad aziende che avessero interesse della carta a pubblicizzare i loro prodotti a livello nazionale. intestata Publilancio, anch’essa un ottimo Infatti tra le caratteristiche del servizio offerto dalla canale pubblicitario (anni ‘50) Publilancio vi erano quelle di fornire una “vetrina XCIII 15,16,17,18 14-06-2003 17:35 Pagina 2 Il listino del circuito degli stadi negli anni ‘50 La cartellonistica pubblicitaria negli stadi negli anni ’50. Nel 1990, in occasione dei Mondiali di calcio in Italia, vennero emanate nuove direttive che vietavano la cartellonistica sugli spalti al fine di omologare la pubblicità in tutti gli stadi L’evoluzione del marchio nel corso degli anni nazionale” e quella di garantire contratti pluriennali, in genere di durata triennale, grazie all’inserimento di clausole di rinnovo e prelazione nei contratti firmati con gli enti concedenti. Queste clausole costituivano un vantaggio anche per chi concedeva gli spazi poiché garantivano una stabilità nelle entrate sia nel caso i concessionari fossero le amministrazioni pubbliche proprietarie degli impianti sportivi, sia nel caso, sempre più frequente a partire dal secondo dopoguerra, che il concessionario fosse la squadra di calcio che giocava le singole partite: le formule contrattuali messe a punto dalla Publilancio aiutavano le squadre ad avere una gestione di bilancio equilibrata, al riparo dai dissesti provocati da eventuali “scivoloni” nelle classifiche o retrocessioni. La Publilancio, come ci ricordano i figli di Dario, nei primi decenni successivi alla sua fondazione si trovò ad essere pressoché l’unica società a fornire un simile servizio pubblicitario, gli altri concorrenti, tolta un’altra azienda torinese che gestiva comunque un circuito di più piccole dimensioni, agivano solo a livello locale. La prima vera concorrenza su tutto il territorio nazionale sarà quella della Rai Radio Televisione Italiana, ma qui si parla già degli anni ‘60. L’attività nacque a Milano, in via San Giovanni sul Muro, come vendita di spazi pubblicitari “su strada”, sfruttando cioè gli spalti degli impianti sportivi, non tanto per reclamizzare prodotti in favore dei tifosi presenti allo stadio, quanto in favore di coloro che passavano per strada, pubblico numeroso e particolarmente appetibile poiché a quei tempi gli stadi, i palazzetti o gli ippodromi venivano edificati in zone relativamente centrali delle città. Il primo impianto acquisito, grazie alle relazioni intessute da Dario presso lo studio di commercialisti per cui lavorava, fu l’Arena di Milano; poi nel corso degli anni, assieme al fratello Adolfo, di undici anni più giovane, un paio di aiutanti, una segretaria e un contabile, ed avvalendosi di un nutrito gruppo di agenti, creò la rete nazionale di vendita nei capoluoghi di provincia e cominciò ad occuparsi anche della realizzazione in prima persona della cartellonistica, aspetto forse preferito da Dario Russo poiché era quello più creativo, quello che gli permetteva di realizzare alcune sue aspirazioni artistiche che le condizioni economiche familiari lo avevano portato ad accantonare. Fu lui a disegnare il primo marchio della società: una tavolozza di colori inserita in una spirale (il “lancio pubblicitario”). Quattro anni dopo la fondazione della società, l’attività venne interrotta per via dello scoppio della Seconda Guerra mondiale: continuò qualche piccolo commercio, ma poi i bombardamenti su Milano, la distruzione della via in cui i Russo vivevano, la decisione di sfollare, porteranno a un’interruzione pressoché totale del lavoro. Solo dopo la guerra verrà ricostituita la rete nazionale di vendita per occuparsi degli spazi pubblicitari negli stadi, negli autodromi, negli ippodromi, lungo i percorsi delle gare ciclistiche, nonché di cartelloni stradali tout court; poi nel corso degli anni ’50 la Publilancio si specializzò nella sola pubblicità negli stadi calcistici, per arrivare negli anni ‘60 ad avere circa 153/154 concessioni nelle varie serie: A, B, C, dilettanti ecc. L’azienda di Dario Russo, che nel frattempo si era sposato ed era diventato dottore commercialista seguendo corsi serali, si ingrandì in termini di collaboratori costituendo al suo interno un laboratorio per la creazione dei supporti pubblicitari: dai classici cartelloni a particolari strutture a cilindro o a piramide, financo alla creazione, per le carovane al seguito del Giro d’Italia, di strutture più complesse che richiesero l’intervento dei laboratori di Viareggio specializzati nel dare forme non regolari alla cartapesta. XCIV 15,16,17,18 14-06-2003 17:35 Pagina 3 Il commercio “racconta” Milano Iniziativa realizzata in collaborazione con il Centro per la cultura d’impresa Intorno alla fine degli anni ’50, primi anni ’60, la Publilancio raggiunse un numero di concessioni mai avute fino a quel momento e proprio negli stessi anni maturò un enorme cambiamento nel mercato pubblicitario legato agli eventi sportivi: nel 1957 la Rai cominciò a trasmettere le prime partite di calcio. Questo evento rivoluzionario fu vissuto da Dario con una certa apprensione poiché gli fece temere se non la fine dell’attività quanto meno una riduzione consistente della stessa: lo preoccupava il fatto che con la trasmissione serale delle partite l’interesse dei tifosi per lo stadio potesse diminuire. In realtà la trasformazione vi fu, ma non nel senso paventato da Dario; l’interesse per lo stadio non diminuì e, soprattutto, la televisione aprì un nuovo mercato per la pubblicità: quello dei cartelloni a bordo campo che venivano inquadrati durante le parDario Russo (al centro) con il fratello Adolfo (a sinistra) in occasione della tite per la loro vicinanza con l’area di gioco. premiazione degli agenti al Congresso nazionale Publilancio del 1968 Di questi anni, che furono in un certo qual modo gli “anni d’oro” della Publilancio, anche se non necessariamente in termini di fatturato, i figli di Dario ricordano i racconti di interminabili viaggi in giro per l’Italia per fissare le strutture negli stadi e disporle nel modo più adeguato prima delle partite, nonché le domeniche pomeriggio passate davanti al televisore per fotografare la partita trasmessa dalla Rai alle 19, per poi apporre sulle foto con i trasferelli il marchio Publilancio ed inviare il tutto alla clientela per testimoniare l’avvenuta trasmissione del loro annuncio. Dario era insomma costantemente coinvolto nell’attività dell’azienda, al punto che Micaela ci racconta di essere stata in qualche modo “gelosa” degli stessi agenti della società cui il padre dedicava, per necessità, gran parte delle sue giornate. In un certo senso la Publilancio è sempre stata una sorta di seconda famiglia per i Russo; era l’attività stessa a imporlo, gli agenti, ad esempio, hanno sempre avuto un bassissimo turn over poiché, una volta insediati, venivano identificati dal mercato cittadino in cui I Russo (da sinistra Raffaello, Adolfo e Dario) presenziano al 22° congresso Publilancio. I congressi si svolgono una volta all’anno e sono l’occasione per operavano come “l’uomo dello stadio” per cui un’eventuale sostituzione sarebbe stata qualcosa riunire in un’unica sede gli agenti del circuito nazionale di molto complicato. Come racconta lo stesso Raffaello, è sempre stato più semplice far fruttare un nuova piazza che non cercare di entrare in una già in possesso di qualcun altro o comunque modificare lo stato di cose esistente. A testimonianza dell’attenzione che la Publilancio ha sempre rivolto ai suoi agenti sta comunque il fatto che nessuno di questi ha mai ceduto alla tentazione di mettersi in proprio e quasi tutti hanno svolto l’intero arco della loro attività all’interno dell’azienda stessa. Gli anni ‘60 e ‘70 sono proceduti nel solco tracciato nell’immediato dopoguerra; nuovi cambiamenti, alcuni dei quali particolarmente dolorosi, si verificano invece negli anni ’80. Nel 1984 venne improvvisamente a mancare il fondatore e l’anno successivo la stessa sorte toccò al fratello: l’azienda fu sul punto di chiudere. La moglie di Dario coinvolse nell’impresa il cognato di uno dei più stretti collaboratori del marito, in qualità di socio “esterno”, con lo scopo di gestire il difficile periodo di transizione che si apriva e subentrarono nella gestione della Publilancio, che nel 1987 era stata nel frattempo trasformata da sas in srl, Micaela e Raffello: la prima per gestire le funzioni amministrative, mentre il secondo quelle comControlli finali sul cartellone pubblicitario (anni ’90) merciali. Capacità che entrambi dovettero imparare sul campo XCV 15,16,17,18 14-06-2003 17:35 Pagina 4 Il commercio “racconta” Milano Iniziativa realizzata in collaborazione con il Centro per la cultura d’impresa poiché, se è vero che la Publilancio fu una presenza quotidiana nella loro vita, nessuno dei due fu preparato dal padre a gestire l’azienda poiché lo stesso fondatore riteneva che la sua attività sarebbe potuta cessare da un momento all’altro per via delle grandi trasformazioni che il mercato poteva subire. Trasformazioni che negli anni ’70 e ’80 puntualmente si verificarono: lievitazione dei costi delle concessioni, incremento delle spese di gestione locale dell’evento (cartelli, personale, agenti) e nuove condizioni di mercato segnate dall’aumento dei tassi di inflazione. Per far fronte a questa nuova situazione, l’azienda decise di abbandonare molte concessioni di incerta appetibilità da parte della clientela per puntare quasi esclusivamente sulle concessionarie di pubblicità maggiormente richieste dal mercato quali squadre di serie A o di “alta” B. Inoltre furono studiate nuove formule contrattuali che prevedevano la vendita a campionato e non più ad anno solare (come si era invece fatto fino a quel momento); e ancora si abbandonò l’uso dei contratti pluriennali per orientarsi verso formule contrattuali maggiormente flessibili. L’ultimo decennio ha visto ulteriori trasformazioni: alcune importanti squadre di A hanno cominciato a gestire in proprio la vendita degli spazi pubblicitari divenendo per la Publilancio un pericoloso concorrente. Successivamente hanno fatto il loro ingresso nel mercato le pay-tv che attirano numerosi clienti i quali smettono di avere interesse per lo stadio, ma puntano direttamente sulla pubblicità televisiva. Tutte trasformazioni i cui esiti sono ad oggi ancora incerti e che stanno facendo meditare nuove trasformazioni nella struttura della Publilancio: non si escludono alleanze con gruppi di portata europea che meglio potrebbero garantire il capitale finanziario necessario a sostenere i costi che il mercato pubblicitario odierno comporta. Come si è detto né Raffaello, laureato in architettura, né Micaela, che ha studiato musica e filosofia, avevano condotto studi per prepararsi a gestire l’azienda di famiglia e ancora oggi ricordano le difficoltà che dovettero affrontare per sostituire la figura paterna nella gestione degli affari e dei rapporti umani. Il fatto che la Publilancio, a quasi venti anni dal loro ingresso, sia tuttora un’azienda leader nel suo settore testimonia la loro buona riuscita, dovuta certamente anche alla familiarità con le problematiche aziendali che Dario ha trasmesso loro. Una traccia inequivocabile della lezione paterna si ritrova per certo nel loro atteggiamento verso la terza generazione: entrambi hanno lasciato i figli liberi di percorrere strade distanti dall’azienda. Nonostante questo, a testimonianza dell’importanza della Publilancio per i Russo, da alcuni mesi la figlia primogenita di Micaela, laureata in fisica, con esperienze di programmatrice informatica, è entrata attivamente nell’azienda, tornata nel frattempo ad essere tutta e solo di famiglia. Fabio Lavista (in collaborazione con Sara Talli Nencioni) Fasi di lavorazione nel laboratorio di Milano Gli agenti Publilancio a congresso con le loro famiglie in occasione della visita tradizionale allo stadio della città ospitante (1978) I figli Micaela (al centro) e Raffaello (a destra) al 38° congresso Publilancio del 2001 XCVI