La Malattia Coronarica: Diagnosi e Trattamento • L’infarto miocardico e l’angina pectoris • La coronarografia • L’angioplastica coronarica (PTCA) • L’impianto di stent endocoronarico a cura di: Irene Bossi Roberto Pirola Silvio Klugmann Il Cuore e le Coronarie Il cuore è un muscolo posto nel torace in mezzo ai polmoni. Funziona come una pompa per fornire il sangue ricco di ossigeno e nutrienti a tutto il corpo attraverso le arterie. Le arterie sono dei tubi che nascono dall’aorta e con molte diramazioni portano il sangue al cervello, ai muscoli ed a tutti gli organi del corpo. Le arterie che portano il sangue ricco di ossigeno al cuore si chiamano coronarie perchè girano intorno al cuore come una corona. La coronaria sinistra si divide in due rami: l’arteria discendente anteriore che porta il sangue alla parete anteriore del cuore (la più importante) ed il ramo circonflesso che porta il sangue alla parete laterale del cuore. La coronaria destra porta il sangue alla parete inferiore del cuore. 3 La malattia delle arterie coronariche La malattia che colpisce le arterie in generale e le coronarie in particolare si chiama aterosclerosi. In pratica nella parete dell’arteria si forma una incrostazione costituita da materiale grasso (la placca aterosclerotica). Man mano che si accumulano grassi, la parete dell’arteria si incrosta sempre di più fino a ostruire il lume, rallentando o impedendo il passaggio del sangue ricco di ossigeno che serve al cuore per pompare soprattutto durante gli sforzi fisici. Arteria sana: in una arteria sana le pareti interne sono rivestite da una pellicina (endotelio) che le rende lisce e consente al sangue di scorrere facilmente. Arteria danneggiata: il fumo, il colesterolo, il diabete e la pressione alta favoriscono la formazione delle placche aterosclerotiche nelle pareti arteriose. 4 Arteria ristretta: l’accumulo di materiale grasso nella parete arteriosa progressivamente restringe il lume dell’arteria riducendo il flusso di sangue che giunge al cuore, un po’ come le incrostazioni di calcare rendono più lento il flusso dell’acqua nelle tubazioni . Quando non arriva sufficiente sangue al muscolo cardiaco, ad esempio durante lo sforzo, potrebbero comparire i dolori dell’angina cioè un senso di peso, stringimento, oppressione al petto. Arteria chiusa: la placca aterosclerotica può infiammarsi e rompersi e si può formare un grumo di sangue (trombo) che ostruisce l’arteria. In alcuni casi il grumo di sangue si forma e si scioglie in continuazione permettendo a un po’ di sangue di arrivare al cuore: si possono avere dei dolori a riposo che vanno e vengono (angina instabile, minaccia di infarto). In altri casi il grumo di sangue ostruisce l’arteria di colpo, il sangue non riesce ad arrivare al cuore procurando così l’infarto miocardico. I fattori di rischio che favoriscono la malattia delle coronarie sono: • • • • • • • • • l’età la predisposizione famigliare la dislipidemia: alti livelli di colesterolo e trigliceridi, cioè grassi, nel sangue L’ipertensione arteriosa: pressione del sangue elevata Il diabete mellito: alti livelli di glucosio, cioè zucchero nel sangue Il fumo di sigaretta Lo stress La sedentarietà L’obesità 5 L’infarto miocardico e l’angina: cosa sono? L’angina è sintomo della malattia delle coronarie ovvero delle arterie del cuore. Quando le coronarie sono malate, non arriva sufficiente sangue ricco di ossigeno al cuore che risponde con un segnale di pericolo: il dolore anginoso. Il muscolo cardiaco che soffre viene percepito dal paziente come sensazione dolorosa, tipo un’oppressione, un indolenzimento o talora un bruciore in diverse zone della parte superiore del corpo per esempio al torace, alla schiena, alle braccia, alla gola o alla mandibola. Spesso al dolore si associa sudorazione, mancanza di fiato e sensazione di indigestione. 6 Come e quando si manifestano? Si parla di angina stabile quando il dolore si manifesta durante l’attività fisica (camminare, salire le scale, talora accentuata dal freddo …), dura qualche minuto e scompare con il riposo o l’assunzione di farmaci (trinitrina sottolinguale). Prima della coronarografia di solito vengono eseguiti test provocativi come la prova da sforzo con la cyclette o il tappeto rotante, la scintigrafia o l’eco-stress. Si parla di angina instabile o minaccia di infarto quando il dolore si manifesta spontaneamente a riposo, più frequentemente e dura più a lungo. Significa che il problema al cuore sta peggiorando ed è necessario consultare il medico o il pronto soccorso con urgenza. Si parla di infarto miocardico quando il dolore si manifesta in modo improvviso e non regredisce in tempi brevi (>20 minuti). La sofferenza prolungata del cuore comporta dei rischi immediati importanti (aritmie, shock, morte) e determina a lungo termine la formazione di una cicatrice con un danno permanente al cuore e la perdita della funzione di pompa. La minaccia di infarto e l’infarto miocardico sono un’emergenza e bisogna chiamare immediatamente il 118 e farsi accompagnare al pronto soccorso. 7 La Coronarografia La coronarografia serve per valutare l’anatomia delle coronarie, ovvero delle arterie che portano il sangue al muscolo cardiaco. Permette di vedere se le coronarie sono aperte, malate o chiuse. Passando attraverso un buchino nell’arteria femorale (vicino all’inguine) o nell’arteria radiale (polso) si raggiunge il cuore con un tubicino (catetere) e si inietta uno speciale mezzo di contrasto che rende visibili le arterie ai raggi X. L’esame viene eseguito con il paziente sveglio, sdraiato su un lettino, in anestesia locale nella sede di puntura arteriosa (inguine o polso). E’ pressochè indolore. Una macchina radiologica ruota intorno al paziente e permette di valutare le coronarie in diverse proiezioni. Alla fine dell’esame il tubicino viene rimosso e viene applicato un bendaggio compressivo per alcune ore. Prima dell’esame • Digiuno: la mattina dell’esame non devono essere assunti né cibo né bevande. • Flebo: viene inserita nel braccio una agocannula per consentire la somministrazione di liquidi e medicine. • Igiene e depilazione: vengono lavate e rasate le aree in cui sono inseriti i tubicini (l’inguine a calzoncino, l’avambraccio). • Gocce: poco prima dell’esame vengono somministrate delle gocce per aiutare il paziente a rilassarsi. • Necessità fisiologiche: meglio prima dell’esame. • Protesi dentarie mobili: meglio rimuoverle prima dell’esame. • Occhiali: si possono tenere. 8 Speciali Attenzioni Pazienti che non possono assumere aspirina: avvisare il medico per una preparazione adeguata Pazienti allergici a mezzo di contrasto iodato: avvisare il medico per una preparazione adeguata Pazienti in terapia con anticoagulanti: occorre una particolare preparazione Pazienti diabetici in terapia con insulina: avvisare il medico per una preparazione adeguata Durante l’esame • In sala con il paziente ci sono sempre un medico, un infermiere e un tecnico di radiologia. • Il paziente è sveglio e sdraiato su un lettino angiografico mobile. • Vengono applicati degli adesivi sul torace per registrare l’elettrocardiogramma ed un ditale per registrare l’ossigeno nel sangue. • Talora viene messa la maschera d’ossigeno. • Se non vi è già, viene posizionata un’agocannula in una vena del braccio o della mano per iniettare liquidi e medicine. • Si disinfettano le aree in cui sono inseriti i tubicini (il liquido è arancione e può bruciare un poco sulla cute depilata). • Il paziente viene ricoperto con teli sterili e non deve muoversi se non guidato dall’infermiere per non inquinare il campo. • Il medico inietta un anestetico locale nella sede di puntura arteriosa. Si può avvertire una sensazione di bruciore. Quando il farmaco ha fatto effetto si sente solo la pressione attutita nel punto in cui passano i cateteri. L’esame è praticamente indolore. • Durante l’esame può venire richiesto di fare dei respiri profondi e tenere il fiato come per andare sott’acqua per qualche secondo. • La macchina radiologica ruota intorno al torace del paziente senza toccarlo. • In alcuni casi si può avvertire sensazione di calore per tutto il corpo. • E’ possibile se necessario svuotare la vescica durante l’esame. • Per ogni necessità c’è sempre l’infermiere disponibile. 9 La Coronarografia Dopo l’esame per via femorale - INGUINE • Viene rimosso il tubicino (introduttore) attraverso cui sono stati fatti passare i cateteri e si comprime l’area manualmente o con un compressore (tipo morsa del falegname). La manovra è un poco fastidiosa, ma non dolorosa. • Si posiziona un bendaggio compressivo (cinghia, sacchetto di sabbia e cerotti) sull’inguine. • Il paziente viene riaccompagnato nella sua stanza e deve restare a letto disteso con un solo cuscino ed il bendaggio compressivo per 4 ore senza muovere la gamba. E’ improbabile che si verifichi un sanguinamento, tuttavia se si dovesse avvertire una sensazione di caldo, bagnato o un dolore nel punto di inserimento, chiamare subito l’infermiere. • Il bendaggio viene infine rimosso ed il paziente resta a letto disteso senza alzarsi fino alla mattina successiva. Dopo l’esame per via radiale - POLSO • Viene rimosso il tubicino (introduttore) attraverso cui sono stati fatti passare i cateteri e si comprime l’area manualmente. • Si posiziona un bendaggio compressivo che fa venire la mano un poco blu e gonfia. • Si allenta la compressione dopo un paio d’ore. • Si mantiene il bendaggio risparmiando l’uso della mano fino al mattino successivo. • Il paziente può alzarsi dopo una - due ore dalla procedura. Dopo l’esame per tutti i pazienti • Si infondono liquidi attraverso una flebo collegata al braccio. • Nel pomeriggio uno spuntino (te, biscotti). • A sera cena leggera. • Per ogni necessità chiamare gli infermieri del reparto. 10 Cosa dice la coronarografia? La coronarografia permette di vedere lo stato delle arterie che portano il sangue al cuore e guida il cardiologo nelle decisioni terapeutiche importanti per la cura della malattia coronarica. Conoscendo lo stato delle coronarie il cardiologo può infatti scegliere insieme al paziente il modo migliore di procedere. Si può decidere di continuare con la terapia medica, o se proporre una rivascolarizzazione del cuore mediante dilatazione delle arterie malate con angioplastica coronarica, o mediante intervento chirurgico di by-pass. Semplificando in modo schematico, vi possono essere diversi quadri coronarografici e diverse scelte terapeutiche. Coronarie normali: non vi sono restringimenti sulle arterie del cuore. Basta la terapia medica. 11 La Coronarografia Coronaropatia monovasale: vi è un restringimento (stenosi) su uno solo dei rami coronarici. E’ di solito possibile dilatare la lesione con una procedura di angioplastica con palloncino ed eventuale impianto di una molla di metallo chiamata stent. Coronaropatia bivasale: vi sono stenosi su due rami coronarici. In funzione delle arterie colpite e del tipo di lesioni è di solito proponibile la procedura di angioplastica o, in alcuni casi, il by-pass chirurgico. 12 Coronaropatia trivasale: Vi sono restringimenti su tutti e tre i rami coronarici. In funzione delle arterie colpite e del tipo di lesioni si può decidere per il by-pass chirurgico o, in alcuni casi, per la procedura di angioplastica. E’ importante sapere tuttavia che ogni paziente rappresenta un caso a sé e le decisioni sono prese in equipe su ogni singolo caso tenendo in considerazione diverse variabili quali l’anatomia delle coronarie, il tipo di lesioni, lo stato clinico, l’età, la presenza di altre malattie le possibilità di successo immediato e a distanza delle eventuali procedure di angioplastica o chirurgiche. 13 La coronarografia: a quali pazienti? In quali tempi? In Emergenza: paziente con infarto miocardico acuto nelle prime ore. Si attiva l’equipe di Emodinamica-Cardiologia Interventistica disponibile presso il Centro De Gasperis. Un cardiologo interventista, un infermiere di emodinamica ed un tecnico di radiologia sono infatti sempre reperibili 24 ore su 24 in tempi brevi. In Urgenza: paziente con sindrome coronarica acuta (angina instabile, minaccia di infarto) viene inizialmente stabilizzato con farmaci che rendono il sangue più sciolto e quindi studiato con coronarografia nelle prime 24 - 48 ore. In Elezione: proveniente dal domicilio e ricoverato per eseguire la coronarografia. Paziente con sindrome coronarica stabile (angina da sforzo) valutato con test provocativi (prova da sforzo, scintigrafia). Paziente con malattia delle valvole del cuore (p. es. stenosi o insufficienza aortica oppure stenosi o insufficienza mitralica) prima dell’intervento chirurgico. Paziente con malattia del muscolo cardiaco (cardiomiopatia primitiva) per completare l’iter diagnostico. 14 Possibili rischi e inconvenienti connessi con la coronarografia La Coronarografia è diventata un esame semplice e di routine in Cardiologia, tuttavia resta un esame invasivo che richiede la puntura di un’arteria e l’introduzione di cateteri per raggiungere il cuore e le coronarie. Pertanto il rischio di complicazioni esiste e non deve essere trascurato. Il rischio di complicazioni gravi (morte, infarto, scompenso cardiaco, ictus celebrale, embolia sistemica, shock allergico) è minimo e dipende soprattutto dalle condizioni di base del paziente. Complicanze legate all’esposizione a radiazioni inonizzanti: l’esposizione ai raggi X comporta un aumento del rischio di tumori. Nel caso della coronarografia è minimo e giustificato dal rapporto rischio/beneficio. I pazienti sono esposti alla dose di radiazioni più bassa possibile secondo le norme della direttiva 97/43/EUROATOM (D. Lgs.25/5/2000). Gravidanza: ogni donna in età fertile che non può escludere la presenza di una gravidanza deve segnalarlo al medico. Complicanze legate al mezzo di contrasto: il liquido iniettato nelle coronarie (mezzo di contrasto iodato) può causare reazioni allergiche. Nella maggior parte dei casi si tratta di reazioni minori (ponfi rossi). La probabilità di una reazione grave quale lo shock anafilattico anche mortale è molto bassa (1/100000). Avvisare sempre il medico in caso di allergie note al mezzo di contrasto iodato. Il mezzo di contrasto iodato può causare un peggioramento temporaneo della funzione renale in pazienti già compromessi. Complicanze in sede di puntura arteriosa: si possono verificare raccolte di sangue (ematomi), chiusura acuta del vaso (trombosi o embolia), aneurismi, fistole arterovenose. Per limitarli è importante non alzarsi e non muovere la gamba nelle ore dopo l’esame. In caso di sensazione di caldo, umido, fastidio in sede inguinale avvisare subito l’infermiere. Reazioni vagali: talora i riflessi conseguenti alla puntura ed alla compressione arteriosa provocano nausea, abbassamento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. Questi inconvenienti minori si verificano in circa il 5% degli esami e, anche se fastidiosi per il paziente, sono di solito facilmente risolvibili senza conseguenze importanti. 15 L’Angioplastica coronarica L’angioplastica coronarica transluminale percutanea o PTCA è una tecnica utilizzata per allargare i restringimenti delle arterie del cuore senza necessità di intervento chirurgico di by-pass. Procedura di angioplastica coronarica con palloncino. Attraverso un buchino nell’inguine o nel polso si avanza un catetere guida di circa 2 mm di diametro e lungo 120 cm fino all’imbocco delle coronarie. Un filo guida (guidina) viene fatto passare all’interno del catetere guida e quindi viene fatto avanzare nella coronaria fino a superare il restringimento e lasciato in sede per tutta la procedura. 16 Il catetere per angioplastica con il palloncino sgonfio viene fatto scivolare sul filo guida e avanzato fino a quando il palloncino si trova nel punto ristretto. Il palloncino viene gonfiato a differenti pressioni ed allargandosi comprime la placca aterosclerotica contro la parete dell’arteria aprendo la coronaria. Durante il gonfiaggio del palloncino si può sentire dolore anginoso che poi diminuisce una volta sgonfiato il palloncino e ripristinato il flusso arterioso. Quando si è ottenuta una dilatazione ottimale il palloncino viene sgonfiato e rimosso. Se il risultato è accettabile si rimuovono il filo guida e il catetere guida e la procedura è terminata. 17 L’Angioplastica coronarica Lo stent Nella maggior parte dei casi si ottimizza il risultato ottenuto con il palloncino inserendo una molla di metallo (stent) per sostenere la parete arteriosa appena allargata. Lo stent chiuso e montato su un catetere a palloncino viene fatto avanzare sulla guidina fino ad essere posizionato nella sede della lesione. Il palloncino su cui è montato lo stent viene gonfiato e lo stent si espande fino ad adattarsi alla parete interna dell’arteria conformandosi ai contorni. Durante il gonfiaggio del palloncino si può sentire dolore anginoso che poi diminuisce una volta sgonfiato il palloncino e ripristinato il flusso arterioso. Il palloncino viene sgonfiato e rimosso. Lo stent resta in posizione sostendendo la parete della coronaria e migliorando il flusso del sangue. In alcuni casi ad elevato rischio di ristenosi (formazione di nuovo restringimento) si può scegliere di impiantare uno stent particolare che rilascia dei farmaci antiproliferativi nella parete dell’arteria. 18 La procedura di angioplastica La preparazione alla procedura di angioplastica è la stessa della preparazione alla coronarografia, infatti nella maggioranza dei casi in cui vi è indicazione a eseguire l’angioplastica, la dilatazione con il palloncino viene eseguita subito dopo la coronarografia come continuazione dell’esame nella stessa seduta. In alcuni casi selezionati tuttavia il medico può decidere di eseguire l’angioplastica in una seconda seduta dopo qualche giorno. Tutti i pazienti sono preparati nei giorni precedenti all’intervento con una terapia antiaggregante specifica (aspirina e ticlopidina o aspirina e clopidogrel) che consente di rendere il sangue più fluido durante l’angioplastica e nei primi mesi dopo la procedura. Ai pazienti trattati in emergenza vengono somministrati in flebo speciali farmaci antiaggreganti per rendere il sangue più fluido e sciogliere i trombi. Prima della procedura Speciali Attenzioni • Digiuno: la mattina dell’esame non devono essere assunti né cibo né bevande. • Flebo: viene inserita nel braccio una agocannula per consentire la somministrazione di liquidi e medicine. • Igiene e depilazione: vengono lavate e rasate le aree in cui sono inseriti i tubicini (l’inguine a calzoncino, l’avambraccio). • Gocce: poco prima dell’esame vengono somministrate delle gocce per aiutare il paziente a rilassarsi. • Necessità fisiologiche: meglio prima dell’esame. • Protesi dentarie mobili: meglio rimuoverle prima dell’esame. • Occhiali: si possono tenere. Pazienti che non possono assumere aspirina: avvisare il medico per una preparazione adeguata Pazienti allergici a mezzo di contrasto iodato: avvisare il medico per una preparazione adeguata Pazienti in terapia con anticoagulanti: occorre una particolare preparazione Pazienti diabetici in terapia con insulina: avvisare il medico per una preparazione adeguata 19 L’Angioplastica coronarica Durante la procedura di angioplastica coronarica • Il paziente è sveglio e sdraiato su un lettino angiografico mobile. • Vengono applicate degli adesivi sul torace per registrare l’elettrocardiogramma ed un ditale per registrare l’ossigeno nel sangue. • Talora viene messa la maschera dell’ossigeno. • Se non vi è già, viene posizionata un’agocannula in una vena del braccio o della mano per iniettare liquidi e medicine. • Si disinfettano le aree (inguine o polso) in cui sono inseriti i tubicini con un liquido che può bruciare un poco sulla cute depilata. • Il paziente viene ricoperto con teli sterili e non deve muoversi se non guidato dall’infermiere per non inquinare il campo. • Il medico inietta un anestetico locale nella sede di puntura arteriosa. Si può avvertire una sensazione di bruciore. Quando il farmaco ha fatto effetto si sente solo la pressione attutita nel punto in cui passano i cateteri. • La macchina radiologica ruota intorno al torace del paziente senza toccarlo. • Durante il gonfiaggio del palloncino si può sentire dolore anginoso che poi diminuisce una volta sgonfiato il palloncino e ripristinato il flusso arterioso. • E’ possibile se necessario svuotare la vescica durante tutta la procedura. • Per ogni necessità c’è sempre l’infermiere disponibile. 20 Dopo la procedura per via femorale INGUINE • Viene lasciato il tubicino (introduttore) attraverso cui sono stati fatti passare cateteri. • Il paziente ritorna in stanza e deve restare fermo sdraiato nel suo letto senza muovere la gamba per varie ore. Se si avverte dolore alla schiena l’infermiere di reparto può aiutare a cercare la posizione più confortevole (spostando cuscini e testata del letto o muovendo leggermente la gamba non utilizzata per la procedura) ed eventualmente somministrare un anti-dolorifico. • Dopo 4-6 ore viene rimosso il tubicino (introduttore) attraverso cui sono stati fatti passare i cateteri e si comprime l’area manualmente o con un compressore (es. morsa del falegname). La manovra è un poco fastidiosa, ma non dolorosa. • Si posiziona un bendaggio compressivo (cinghia, sacchetto di sabbia e cerotti) sull’inguine. • Il paziente deve restare a letto disteso con un solo cuscino ed il bendaggio compressivo per 4 ore senza muovere la gamba. E’ improbabile che si verifichi un sanguinamento, tuttavia se si dovesse avvertire una sensazione di caldo, bagnato o un dolore nel punto di inserimento, chiamare subito l’infermiere. • Il bendaggio viene infine rimosso ed il paziente resta a letto senza alzarsi fino alla mattina successiva. D o p o l a p ro c e d u r a p e r v i a r a d i a l e POLSO • Immediatamente dopo la procedura viene rimosso il tubicino (introduttore) attraverso cui sono stati fatti passare i cateteri e si comprime l’area manualmente. • Si posiziona un bendaggio compressivo che fa venire la mano un poco blu e gonfia. • Si allenta la compressione dopo un paio d’ore. • Si mantiene il bendaggio risparmiando l’uso della mano fino al mattino successivo. • Il paziente può sedersi nel letto ed eventualmente alzarsi dopo due - tre ore dalla procedura. 21 L’Angioplastica coronarica Dopo l’esame per tutti i pazienti • Si controlla la pressione arteriosa e viene fatto un elettrocardiogramma. • Si applicano gli elettrodi al torace ed il paziente viene collegato a un monitor per sorvegliare il ritmo del cuore. • Si infondono liquidi attraverso una flebo collegata al braccio e viene consigliato di bere per facilitare l’eliminazione del mezzo di contrasto. • Si eseguono due prelievi del sangue dopo 8 e dopo 16 ore circa dalla procedura per controllare la curva di rilascio enzimatico. • Nel pomeriggio uno spuntino (te, biscotti). • A sera cena leggera. • Per ogni necessità chiamare gli infermieri del reparto. Un lieve dolore anginoso è normale immediatamente dopo la procedura, e diminuisce progressivamente nelle prime ore. Se il dolore aumenta o ritorna bisogna chiamare subito l’infermiere e in alcuni casi il medico può decidere di ricontrollare l’arteria dilatata con una nuova coronarografia. Il giorno dopo • Il mattino successivo viene eseguito un elettrocardiogramma di controllo. • Se non vi sono problemi il paziente viene di solito dimesso uno o due giorni dopo la procedura con una data di controllo a un mese. In alcuni casi è programmato un periodo di riabilitazione. 22 Possibili rischi e inconvenienti connessi con l’angioplastica coronarica La procedura di angioplastica coronarica è un intervento sulle arterie del cuore sicuro ed efficace, con una probabilità di successo del 95%. L’indicazione ad eseguire una procedura interventistica sulle coronarie viene sempre valutata nel contesto clinico e in base all’anatomia delle arterie del cuore, soppesando le diverse possibilità di trattamento e i rischi connessi. Il rischio di complicazioni importanti dipende soprattutto dalle condizioni di base del paziente, tuttavia trattandosi di un intervento sulle arterie del cuore esiste sempre e non deve essere trascurato. La mortalità in corso di procedura è attualmente dello 0,2 - 0,5%. Un infarto miocardico periprocedurale può verificarsi per la perdita di un ramo secondario, o per microembolizzazione distale. Nella maggior parte dei casi si tratta di danni di piccola entità. La coronaria dilatata può richiudersi nelle prime ore e può essere necessaria una nuova coronarografia ed eventualmente una nuova angioplastica in alcuni casi (<1%). Un intervento chirurgico di by-pass può rendersi necessario in alcuni casi (<1%) per risolvere eventuali complicazioni insorte durante la procedura di angioplastica. L’angioplastica coronarica, iniziando con l’esame coronarografico, presenta ovviamente le stesse potenziali complicanze generali elencate per la coronarografia a pag 15. 23 A casa dopo l’angioplastica Processo di guarigione della parete della coronaria dopo impianto di stent. Nel primo mese dopo la procedura si verifica il processo di guarigione della parete arteriosa che è stata lesionata durante il gonfiaggio del palloncino e l’impianto dello stent. Si riforma la pellicina interna dell’arteria (endotelio) che ricopre lo stent. Durante questo processo il sangue che passa sulle maglie metalliche non ancora ricoperte dall’endotelio può coagularsi e ostruire l’arteria (trombosi intrastent) causando una ripresa di dolore anginoso improvvisa. Per prevenire la trombosi dello stent è importante che il paziente assuma una terapia specifica per mantenere il sangue più liquido (aspirina e ticlopidina o clopidogrel) per i primi 30 giorni. Nei primi 2 - 4 mesi continua il processo di cicatrizzazione all’interno dell’arteria che porta ad inglobare lo stent nella parete coronarica. In alcuni pazienti questa cicatrice può risultare un po’ grossolana e rioccupare il lume all’interno della coronaria. Questo processo si chiama ristenosi intrastent e si verifica in circa il 15-20% dei casi, soprattutto nei pazienti con il diabete. In questi casi il paziente può avere una ripresa di dolore anginoso e può essere necessario ripetere la coronarografia per valutare le possibilità terapeutiche (nuova angioplastica, by-pass). 24 Cosa fare dopo un’angioplastica coronarica Una volta dimesso dall’ospedale è importante osservare alcuni comportamenti di buon senso. Periodo di riposo di un paio di settimane con progressiva ripresa delle attività nel primo mese. Assunzione di tutta la terapia prescritta: in particolare in caso di intolleranza o reazione allergica (ponfi rossi) alle medicine, avvisare il medico e non sospendere la terapia se non specificato dal cardiologo. 15 giorni: eseguire un prelievo del sangue per valutare il numero dei globuli rossi e dei globuli bianchi (emocromo e conta leucocitaria). 30 giorni: controllo all’ambulatorio angioplastiche e sospensione di alcuni farmaci (ticlopidina o clopidogrel). 6 mesi: controllo con test da sforzo e visita cardiologica all’ambulatorio angioplastiche. Controllo dell’ecocardiogramma nei pazienti con infarto. Ai controlli portare sempre la documentazione più completa possibile. In ogni caso è sempre meglio avere con sé (p.es. nel portafoglio) una fotocopia dell’elettrocardiogramma e della lettera di dimissione in cui è specificata la procedura eseguita e la terapia in atto. Questo semplice accorgimento facilita la gestione da parte dei medici che non conoscono direttamente il paziente. 25 A casa dopo l’angioplastica Per quali sintomi devo chiamare il medico nelle prime settimane dopo l’angioplastica? Angina: dolore, oppressione, bruciore al petto o agli arti superiori, al collo, alle mandibola o alle spalle Dolore, gonfiore, rossore, o perdita di sangue o pus nella sede di introduzione dell’introduttore (inguine, polso) Dolore importante colore bianco o blu, freddo alla gamba o al braccio da cui si è fatto l’esame Feci nere Bruciore importante allo stomaco eventualmente associato con vomito color caffè Sangue nelle urine Ponfi rossi come da allergia Febbre 26 Le domande più frequenti Cosa faccio se compare di nuovo l’angina? In caso di ripresa di angina da sforzo di breve durata e sensibile alla nitroglicerina contattare il proprio medico e programmare una visita cardiologica all’ambulatorio angioplastiche. Può essere necessario organizzare un nuovo ricovero per controllare la coronaria trattata. In caso di nuovo dolore prolungato a riposo: sedersi o sdraiarsi, avvisare qualcuno e assumere la trinitrina sublinguale o lo spray. Se il dolore non passa in tempi brevi si può assumere una seconda pastiglia o un secondo puff, se però l’angina persite (>15 minuti) contattare il medico o direttamente il 118 ed il pronto soccorso. Posso fumare? No. E’ fondamentale smettere di fumare, in caso fosse un problema esistono dei gruppi di aiuto presso il nostro ospedale. Centro antifumo: 02-64445870 Cosa posso mangiare? E’ importante limitare i cibi grassi quali formaggio, burro, latte intero, uova, salumi, carni rosse, cibi fritti etc. e privilegiare le verdure fresche, l’olio d’oliva, il pesce cucinato leggero, il pollo, le fibre, le minestre di legumi, la cottura a vapore o alla griglia… Non aggiungere sale o dadi per brodo alla cucina, utilizzare piuttosto limone, aglio, cipolle, erbe aromatiche e spezie per insaporire i cibi. Per i pazienti diabetici è importante seguire una dieta povera di zuccheri. In caso ci fossero delle difficoltà esiste un centro nutrizionale presso il nostro ospedale 02-64442368. 27 Posso bere alcolici? Un consumo eccessivo e prolungato di alcolici causa effetti negativi non solo sul cuore e le coronarie, ma anche su altri organi in particolare il fegato. Un consumo moderato di alcol (<50gr per giorno: mezzo litro di vino o due superalcolici) sembra invece avere un effetto benefico sulle coronarie. In particolare il vino rosso assunto in piccole dosi durante i pasti si associa a una riduzione del rischio di infarto. Anche un consumo moderato di birra pare esercitare un effetto benefico. Per i pazienti diabetici è comunque consigliato un consumo molto limitato di alcolici poichè sono ricchi di zucchero. Posso guidare? Si, non ci sono controindicazioni specifiche, salvo un periodo di riposo nelle prime settimane. Posso lavorare? Il lavoratore deve rispettare un periodo di riposo nella prima settimana e quindi una ripresa progressiva della propria attività lavorativa nei primi 30 giorni. Per lavori fisici pesanti è meglio aspettare il controllo a 1 mese. 28 Posso fare sport? E’ meglio iniziare in maniera progressiva nel primo mese. E’ importante riprendere un’attività moderata come per esempio camminare, ballare, nuotare, andare in bicicletta, fare ginnastica aerobica. E’ meglio evitare sforzi importanti quali sollevare pesi, in particolare al freddo, nel primo mese. Posso andare in aereo? Si, non ci sono controindicazioni specifiche. E’ tuttavia più prudente evitare viaggi lunghi nella prima settimana. Posso fare attività sessuale? Una normale attività sessuale preferibilmente con un partner abituale, non comporta rischi particolari per la maggior parte dei pazienti coronaropatici, e pare essere anche benefica. Tuttavia è consigliabile evitare situazioni che comportano un eccessivo stress emotivo. Un atto sessuale corrisponde ad uno sforzo fisico di media entità (camminata veloce), infatti si raggiungono frequenze cardiache massime mediamente di 120 battiti al minuto e pressioni arteriose massime di 170 mmHg. La ripresa dell’attività sessuale va pertanto di pari passo con la ripresa dell’attività fisica nei primi 15 - 30 giorni dopo l’intervento. 29 Posso andare in montagna? Esistono poche esperienze specifiche, tuttavia si possono osservare alcune regole di buon senso. Soggiornare ad altitudini inferiori a 1500 metri non comporta particolari problemi. Prima di svolgere una attività fisica leggera (passeggiare) tra 1500-2500 metri è meglio aspettare il controllo a 30 giorni. Prima di svolgere una attività fisica moderata tra 1500-2500 metri (sciare, escursionismo, fondo) è meglio aspettare il controllo a sei mesi e parlarne con il proprio cardiologo. E’ più prudente evitare un’attività fisica impegnativa in altitudine >2500 metri (alpinismo, arrampicate). In ogni caso è meglio aspettare il controllo a sei mesi e parlarne con il proprio cardiologo. Posso andare al mare? Non ci sono problemi particolari per un soggiorno in località balneare. Aspettare i 30 giorni prima di una progressiva ripresa della attività fisica (nuoto). Sono controindicate le immersioni subacquee. 30 Dove siamo: Padiglione A.De Gasperis Piano Terra Unità di Terapia Intensiva Coronarica Fornisce assistenza intensiva nelle prime ore/giornate ai pazienti con sindrome coronarica acuta (infarto, angina instabile). Primo e Terzo Piano Reparti di degenza Cardio 1, Cardio 3, Cardio 4 Forniscono il proseguimento delle cure dopo la prima fase intensiva nei pazienti con sindrome coronarica acuta. Sono i reparti di ricovero per i pazienti con sindrome coronarica stabile (pazienti provenienti da casa). Terzo Piano Laboratorio di Emodinamica e Cardiologia Interventistica E’ una sezione separata dai reparti e con accesso limitato. Vi sono 4 sale angiografiche di cui due dedicate agli esami coronarografici ed alle procedure di angioplastica, una dedicata agli esami pediatrici ed una per i cateterismi destri e le biopsie. Ambulatorio Controllo Angioplastiche (PTCA) Ambulatorio dedicato ai pazienti trattati con angioplastica coronarica. I pazienti sono visitati dopo un mese e dopo sei mesi dalla procedura dagli stessi medici che hanno eseguito l’angioplastica. Riabilitazione Cardiologica Accompagna il paziente nella progressiva ripresa dell’attività fisica-motoria con programmi dedicati specifici. Fornisce lezioni di gruppo a pazienti e famigliari rivolti alla prevenzione secondaria: quale dieta? Quali attività? Come riprendere il lavoro? Come smettere di fumare?... Quarto Piano Laboratorio di Ergometria ed Ecocardiografia Esegue controlli strumentali non invasivi: • l’ecocardiogramma consente di vedere la funzione del cuore • l’elettrocardiogramma da sforzo: valuta la risposta del cuore allo sforzo (cyclette, tapis roulant) Centro Prenotazioni: Piano Terra sotto il portico Orari 8:00 - 16:00 Telefono 02 6444 / 2612 - 2324 Segue cartina nella pagina successiva. 31 20 14 19 Planimetria Generale 13 23 11 18 12 Bar Edicola 26 30 22 17 25 24 10 9 7 URP 21 8 4 bis 4 5 6 27 16 15 1 28 1 2 3 4 4 bis 5 6 7 8 9 10 2 Pad. Ingresso Pad. Accettazione e Pronto Soccorso Pad. Origgi Pad. Laboratori Pad. Medicina nucleare e Radioterapia Pad. Ponti Pad. Pizzamiglio Pad. Crespi Pad. Degenze e Trapianti L. Belli Pad. Carati Pad. Talamona 11 Pad. De Gasperis e Mariani 12 13 14 32 INGRESSO Pad. Antonini Rossini Pad. Anatomia Patologica Pad. Infettivi Bizzozzero 3 29 15 Pad. Vergari - Falck 16 Autorimessa 17 Pad. Dir. Generale, Sanitaria, Amministrativa e Convitto Infermiere 18 Stabulario 19 Centrale Termica e Lavanderia 20 Officine 21 Centrale Operativa 22 Chiesa 23 Servizi Generali 24 Pad. Radiologia Nord 25 Pad. Radiologia Sud 26 Centro Rieducazione Equestre Di Capua 27 Pad. Psichiatria Grossoni 28 Hangar 29 Pad. Unità Spinale 30 Pad. Dip. Emergenze e Accettazione (DEA) Piazza Ospedale Maggiore 3 - 20162 Milano Centralino 02/6444.1