O N N A IV LE IA EC SP 16 20 QUALI REGOLE PER L’ACCESSO AI FARMACI INNOVATIVI?1 Il Servizio Sanitario Nazionale tra garanzie di accesso e rischio di default AUTORE Filippo Drago, Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche, Scuola di Medicina, Università degli Studi di Catania A questo si aggiunge, appunto, il particolare impatto che l’innovazione genera sul contesto odierno, generando situazioni al limite della garanzia stessa del diritto alla salute. La XV Conferenza Nazionale sulla Farmaceutica, rispettando quella regola che ormai da anni la vede come un momento cruciale di confronto tra esperti del settore farmaceutico sui problemi più scottanti del panorama nazionale, ha affrontato il tema dei meccanismi regolatori per l’accesso ai farmaci innovativi. Va da sé che l’argomento, da tempo al centro del dibattito nazionale, rappresenta uno dei nodi focali della politica sanitaria del nostro paese, dato che esprime pienamente il problema della ricerca di equilibrio tra la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e l’impatto che su questo viene generato dall’arrivo di farmaci innovativi ad alto costo. Da un lato, i decisori istituzionali devono garantire l’accesso dei farmaci ai pazienti ma, dall’altro, devono evitare il potenziale default del sistema stesso. Viviamo una fase storica di ristrettezza economica, che mette a disposizione sempre più limitate risorse per mantenere in equilibrio un sistema universalistico di salute, soprattutto in un tempo in cui l’invecchiamento della popolazione ha generato un aumento esponenziale della domanda di salute, con la conseguente crescita dei costi sanitari, ivi compresi quelli dei farmaci. QUALE INNOVAZIONE? Uno degli elementi fondamentali per una discussione esaustiva e, soprattutto, per prendere decisioni di interesse pubblico, è senza dubbio quello di rendere oggettivi i termini del dibattitto. In questo senso, come più volte emerso durante la Conferenza, si sottolinea l’importanza di poter disporre di una chiara definizione di innovatività, in modo da poter individuare quei farmaci che, rappresentando un avanzamento nel trattamento di una patologia, possano essere considerati oggettivamente meritevoli di benefici nel processo di negoziazione (ad esempio, con un premium price). Diversi contenuti possono essere ascritti al tema dell’innovazione farmacologica, non solo quello – sufficientemente ovvio – che l’innovazione deve rappresentare un vantaggio terapeutico. L’innovazione deve anche essere “misurabile”, e questa misura può estendersi alla qualità delle sperimentazioni cliniche, alla robustezza degli endpoint, alla scelta del trattamento di confronto (comparator), alla valutazione stessa della dimensione dell’effetto terapeutico. Sono tutti elementi che danno una misura dell’innovazione che deve poi anche essere valutata rispetto al contesto assistenziale italiano, al fine di riuscire a determinare il rapporto di costo-efficacia incrementale rispetto allo standard di riferimento. Idealmente, quindi, un farmaco può essere considerato innovativo nel momento in cui ha ottenuto evi- 1. Il testo sintetizza i lavori della XV Conferenza Nazionale sulla Farmaceutica che si è svolta il 18 febbraio a Catania, con il coordinamento dell’Università di Catania, in collaborazione con Farmindustria e con il patrocinio della Società Italiana di Farmacologia (SIF). 01 ITALIAN HEALTH POLICY BRIEF denze conclusive di efficacia, tramite un confronto head to head con il gold standard di trattamento disponibile rispetto al quale abbia mostrato un beneficio terapeutico aggiuntivo. Tuttavia, accade sempre più spesso che, al momento della richiesta di autorizzazione all’agenzia regolatoria, i dati disponibili non siano tali da avere una definizione chiara del valore terapeutico del nuovo farmaco. In particolare, un elevato grado d’incertezza è insito nel nuovo meccanismo dell’adaptive licensing, ovvero il processo di autorizzazione di tipo prospettico, che inizia con l’autorizzazione precoce di un medicinale in una popolazione ristretta di pazienti e prosegue con una serie di fasi iterative di raccolta di evidenze e di adattamento dell’autorizzazione all’immissione in commercio per ampliare l’accesso al farmaco a popolazioni di pazienti più ampie. Questo approccio mira a rendere più rapido l’accesso dei nuovi farmaci al mercato, concedendo l’autorizzazione all’immissione in commercio sulla base di prove di efficacia limitate rispetto a quelle necessarie per le autorizzazioni tradizionali. Questo approccio implica una periodica rivalutazione del profilo beneficiorischio nella fase post-marketing e, di pari passo, dovrebbe prevedere una rivalutazione degli accordi di prezzo e rimborso definiti in fase iniziale di approvazione. Un altro approccio che attualmente consente un accesso rapido a farmaci per il trattamento di gravi unmet medical need è rappresentato dall’approvazione condizionata che viene convertita in approvazione completa dopo l’ottenimento di ulteriori dati sul profilo beneficio-rischio. In sintesi, quindi, riuscire a misurare l’innovazione aiuta a generare una sua valutazione: questo è lo snodo critico 02 su cui ci troviamo, perché la valutazione dell’innovazione rappresenta una necessità inderogabile per poter raggiungere elementi conoscitivi sufficienti a prendere decisioni di policy sanitaria. Anche perché riconoscere e valorizzare la vera innovazione farmacologica genera indubbi effetti benefici sul sistema, in quanto favorisce la rapidità di accesso al farmaco, rende più competitivi i nostri produttori nei confronti di Paesi concorrenti (contribuendo a mantenere uno standard qualitativo elevato, come unanimemente riconosciuto) e combatte il circolo vizioso per cui, con alti costi per piccoli benefici per pochi pazienti, più soldi si spendono meno benefici si ottengono. Riconoscere e valorizzare la vera innovazione farmacologica, in altri termini, permette di migliorare l’accesso ai nuovi farmaci. QUALE ACCESSO? L’accesso ai farmaci è parte del problema più ampio del diritto alla salute, che a sua volta fa parte del dibattito globale sui diritti di partecipazione e sui diritti umani. Avvicinando la questione da un punto di vista etico, ci troviamo ad affrontare una complessità più ampia rispetto a un punto di vista legale, dal momento che questo comporta andare oltre la convenienza individuale e assumere un impegno di portata più ampia: con la comunità locale, lo Stato in cui si vive, l’umanità intera. Il problema dell’accesso è stato sicuramente acuito dal fatto che il tasso di introduzione di farmaci nuovi e costosi ha subito un’importante accelerazione negli ultimi anni, unitamente al fatto che le condizioni per acquisire tali nuovi farmaci riguardano milioni di persone piuttosto che le migliaia di persone di qualche anno fa. Quindi, ci troviamo a dibattere in generale sul costo e sul valore dell’assistenza sanitaria in generale, così come sui nuovi farmaci in particolare. Questo dibattito richiede la nostra attenzione, poiché essenziale per accelerare il progresso scientifico e medico, ed anche fondamentale per garantire ai pazienti un accesso conveniente per le cure di cui hanno bisogno. In questo scenario d’incertezza, per un migliore accesso ai nuovi farmaci viene ribadita l’importanza dei Managed Entry Agreements (MEA), ovverosia gli accordi di accesso condizionato al mercato per farmaci innovativi e/o ad alto costo che consentono di mettere a disposizione nuovi trattamenti per i pazienti, pur nell’incertezza data dalla mancanza di informazioni su benefici terapeutici o costi effettivi. I MEA sono comunque validi strumenti che consentono alle Autorità regolatorie di rispondere alla sfida di disporre di risorse sempre più limitate a fronte di un continuo aumento dei costi delle nuove terapie. Anche se, come vedremo, un conto è rispondere alle necessità generate dall’aumento dei costi (problema di sostenibilità), un conto è il calcolo di questi costi e il valore che da essi viene generato (problema di utilità e/o valore). Altresì, vale la pena ribadire l’importanza dei registri di monitoraggio come strumenti essenziali per favorire la sostenibilità del sistema, poiché consentono da un lato di limitare la prescrizione a quei pazienti che effettivamente trarranno un beneficio dal trattamento pari o superiore a quello emerso dagli studi pre-registrativi, e dall’altro sono fondamentali per la gestione dei sistemi di rimborso condizionato. Possono, inoltre, essere utilizzati come fonte di informazioni sull’efficacia e la sicurezza, contribuendo a ANNO VI - SPECIALE 2016 ridurre l’incertezza sul profilo beneficio-rischio del nuovo farmaco. QUALE COSTO? In modo estremamente succinto, la domanda a cui dobbiamo rispondere sull’impatto generato dai nuovi farmaci è la seguente: “Quanto siamo disposti a pagare una differenza di risposta clinica?”. Ovviamente, a tale domanda ne è immediatamente correlata un’altra, e cioè: “Quanto possiamo «spendere»?”. Evidentemente, si tratta di due domande di diversa natura, e soltanto nel secondo caso possiamo dire di avere qualche riferimento oggettivo nei capitoli di spesa sanitaria all’interno del bilancio dello Stato. E una volta che sappiamo cosa possiamo spendere, rimarrà comunque aperta la domanda su quanto siamo disposti a pagare per un delta di salute guadagnato, perché tale risposta dipende da troppi fattori. Una delle cose da cui dipende la risposta è certamente il costo della terapia e questa è una problematica che sta a monte dell’intero tema dell’adeguatezza dello stanziamento di spesa pubblica per la salute. In altri termini, noi possiamo anche cercare di capire quale sia la relazione tra il guadagno di salute e quanto costa un farmaco, ma la dimensione dei prezzi dei farmaci innovativi pone un’altra questione, e cioè quale sia la natura del costo, come l’industria definisca il prezzo di un nuovo farmaco, se siano presenti o meno farmaci di confronto sul mercato. Quello che si osserva è che i prezzi dei nuovi farmaci non si allineano ai prezzi dei comparator da studio clinico, che per studiare l’efficacia di un nuovo farmaco si sceglie il confronto con un farmaco “vecchio”, e che per definire il prezzo prende come riferimento il farmaco più costoso già in commercio. Se si aggiunge che, nel caso delle malattie rare, non sembra esistere una relazione tra guadagno di salute e prezzo del farmaco, si coglie bene il senso del perché il tema del costo dell’innovazione (o, meglio, del prezzo dell’innovazione) è più all’origine delle domande sulla spesa sanitaria. Bisogna dunque trovare strade che aiutino a rispondere sulla natura del costo e su questo ci sono diverse proposte sul tavolo degli addetti ai lavori, quali l’aggiornamento dell’attuale dossier P&R (Delibera CIPE 01022001 N3/2001), la definizione di regole chiare su come misurare costi ed esiti, l’integrazione dei dossier con i costi evitabili e l’impegno a misurare i costi evitati, rendendo temporanei autorizzazione e prezzo sulla base dei dossier sui costi evitabili e facendo una rivalutazione successiva a seguito della produzione di dati sui costi realmente evitati. Il fatto che se ne parli e che tali proposte siano esplicite rende verosimile e possibile che si aprano scenari più trasparenti sui costi, in grado di rendere maggiormente sostenibile il sistema sanitario: ma su questo piano i passi da fare sono ancora tanti. CONCLUSIONI Disporre di un numero crescente di farmaci innovativi efficaci è un fatto di per sé estremamente positivo, ma la sfida cui ci troviamo davanti in termini di sostenibilità e accesso è senza precedenti: per questo non vanno cercate soluzioni immediate, ma vanno cercate risposte efficaci ai bisogni di salute basate su una strategia di lungo periodo in grado di garantire accesso, appropriatezza e sostenibilità delle cure e vanno potenziati gli strumenti per una governance capace di orientare politiche coerenti, efficaci e innovative. Tuttavia, nessun risultato concreto potrà essere raggiunto se non attra- verso il coinvolgimento, la collaborazione e la responsabilizzazione di tutti (aziende, agenzie regolatorie, pazienti, medici, società scientifiche, …). Oggi, la governance è spesso ridotta all’ambito istituzionale, dove per consentire l’accesso ai trattamenti innovativi in una prospettiva di sostenibilità, il Ministero della Salute, sentita l’AIFA e in coerenza col Bilancio di previsione, ogni anno definisce un programma con le priorità, le condizioni di accesso ai trattamenti, la rimborsabilità, le previsioni di spesa, ecc. e questo programma deve essere approvato d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie autonome. Proprio per questo, da più parti viene sottolineata la necessità di una nuova governance del sistema con proposte per accelerare e semplificare i processi decisionali e garantire la sostenibilità della spesa farmaceutica. E per rendere fattibile tale auspicio, vanno paradossalmente allargati i confini dello scenario e delle prospettive in cui muoversi. Una soluzione potrebbe essere la trasformazione del sistema di rendicontazione delle spese che devono essere sostenute dal SSN dal modello “a silos”, limitato alla farmaceutica, al modello “budget per patologia”, che riesce ad avere una visione globale su tutte le voci assistenziali. In questo modo, farmaci ad alto costo potrebbero risultare auto-sostenibili alla luce di eventuali risparmi in termini di procedure diagnostiche, ospedalizzazioni, riabilitazione, ecc. Early dialogue, Evidence generation, Registri Europei, sviluppo dell’HTA post marketing (EUNetHTA), Managed entry schemes condivisi, ecc. sono, infine, tutti strumenti che aprono ad una possibile risposta ai interrogativi posti: la realizzazione di una politica europea del farmaco. 03 Italian Health Policy Brief Editore Anno VI Speciale 2016 Direttore Responsabile Stefano Del Missier Direttore Editoriale Marcello Portesi Altis Omnia Pharma Service S.r.l. Viale Sarca, 223 20126 Milano Contatti redazione Tel. +39 02 49538300 [email protected] Comitato degli esperti: Achille Caputi Claudio Cricelli Nello Martini Antonio Nicolucci Annarosa Racca Francesco Ripa Di Meana Ketty Vaccaro Antonello Zangrandi www.altis-ops.it Tutti i diritti sono riservati, compresi quelli di traduzione in altre lingue. Nota dell’Editore: nonostante l’impegno messo nel compilare e controllare il contenuto di questa pubblicazione, l’Editore non sarà ritenuto responsabile di ogni eventuale utilizzo di questa pubblicazione nonché di eventuali errori, omissioni o inesattezze nella stessa. Ogni prodotto citato deve essere utilizzato in accordo con il Riassunto delle Caratteristiche di Prodotto (RPC) fornito dalle Case produttrici. L’eventuale uso dei nomi commerciali ha solamente l’obiettivo di identificare i prodotti e non implica suggerimento all’utilizzo. Aut. Trib. Milano 457/2012