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L’ISLAM IN AFRICA
L’Islam si era diffuso in Africa occidentale attraverso le rotte transahariane fin dal VII secolo dopo
Cristo. In nessuno dei grandi regni in cui era penetrato (il Ghana, il Mali, il Songhai) era però riuscito a conquistare veramente la gente o a diventare la religione ufficiale. Per di più l’Islam conviveva
con le religioni animiste tradizionali e con la moltitudine di divinità personificanti le forze della
Natura. Fu per riportare l’Islam alla sua forma più pura che un capo Fulbe (o Fulani), Usuman dan
Fodio, lanciò a partire dal 1804 una serie di jihad (“guerre sante”) che sconvolsero completamente
l’assetto politico, sociale ed economico precedente. Esse portarono già nel 1812 al crollo di numerosi
regni e alla creazione del primo grande califfato africano a Sokoto (nel nord dell’attuale Nigeria). In
esso l’Islam divenne religione di stato, le massime autorità politiche erano al tempo stesso le massime
autorità religiose, e per diventare sovrani o capi non bisognava essere discendenti del fondatore della
stirpe (come i re tradizionali africani), ma si doveva innanzitutto aderire a un credo religioso.
Alle guerre sante si unirono molte popolazioni indifese che volevano fuggire i razziatori di schiavi. Anche i musulmani, infatti, organizzavano spedizioni per procurarsi schiavi, ma non traevano in
schiavitù i loro correligionari. Alle jihad dell’inizio dell’Ottocento in Africa occidentale ne seguirono altre che intendevano opporsi alla penetrazione e alla conquista europea: gli africani cioè tentarono di difendere anche tramite la religione la propria identità e la propria indipendenza.
Nel Corno d’Africa e nell’Africa orientale, l’Islam arrivò invece portato dai mercanti araboswahili trafficanti di schiavi e come conseguenza della conquista egiziana dell’attuale Sudan. In queste regioni, però, il movimento islamico non sviluppò mai quegli ideali di rigenerazione che aveva
avuto in Africa occidentale. Più che la religione fu semmai la logica commerciale (col traffico di
schiavi, armi, avorio, sale e molti altri minerali) a stravolgere il panorama politico, sociale ed economico di quella parte del continente che va dall’Equatore al Tropico del Capricorno.
Le città arabizzate della costa orientale africana (da Mogadiscio nell’attuale Somalia a Capo
Delgado in Mozambico) dal 1806 al 1856 caddero nell’orbita del Sultano dell’Oman che fece di
Zanzibar il più grosso emporio commerciale per i traffici dell’Oceano Indiano: schiavi e avorio venivano scambiati con armi, stoffe, vasellame provenienti dall’Asia e dal Medio Oriente. Non solo: il
sultano creò nelle isole di Zanzibar e Pemba vaste piantagioni di chiodi di garofano. Decaddero
invece, per essere stati esclusi dalle grandi vie del commercio, molti regni all’interno.
Per rispondere alla pressione delle popolazioni e dei sovrani musulmani della regione si ebbe,
sempre alla metà del XIX secolo, la riunificazione del regno d’Etiopia a opera del ras Kassa che si
fece incoronare col nome di imperatore Teodoro. L’Etiopia era infatti cristiana (di fede copta) e con
gli imperatori Giovanni IV e Menelik riuscì a raggiungere il massimo della sua potenza. Fu l’unico
stato africano a umiliare una potenza europea, l’Italia, sconfiggendola nella battaglia di Adua
(1896), e a mantenere la propria indipendenza fino al 1935.
APPROFONDIRE E COLLEGARE
La religione musulmana è prevalente nei paesi
dell’Africa del nord e del Medio Oriente: per un
approfondimento di questo tema vai alle pp. 46-48. Da
p. 48 a p. 50 vengono affrontate altre tematiche legate
al mondo islamico, come le divisioni all’interno della
stessa religione, l’identità comune di tutti i musulmani,
alcuni simboli dell’Islam come, per esempio, il velo. A
p. 54 viene affrontato il problema del fondamentalismo
e dell’integralismo islamico.
Sulla storia dell’Africa vai alle pp. 172-179. La diffusione dell’Islam nel continente viene trattata a p. 182.
Di Zanzibar si parla in una scheda a p. 204.
Sulla religione islamica vedi: A. Piga, L’islam in
Africa. Sufismo e jihad tra storia e antropologia, Bollati
Boringhieri, 2003; B. Etienne, L’islamismo radicale,
Milano, Rizzoli, 2003.
Idee per insegnare la geografia con TERRE, POPOLI, CULTURE
a cura di G. Sofri e F. Sofri © Zanichelli 2009
Per una teoria generale delle religioni vedi: G.
Filoramo, M. Massenzio, M. Raveri, P. Scarpi, Manuale di
storia delle religioni in volume unico, Bari, Laterza, 1998.
Di un certo interesse cfr. anche B.R.Wilson, La religione nel mondo contemporaneo, Bologna, Il Mulino,
1996, con capitoli sulla sociologia delle sette e sui nuovi
movimenti religiosi. E, ancora, il più recente
L.R.Kurtz, Le religioni nell’era della globalizzazione,
Bologna, Il Mulino, 2000.
Esistono naturalmente grandi enciclopedie di religioni, come l’Enciclopedia delle religioni, Garzanti;
Dizionario delle religioni del Medio Oriente, Vallardi;
Dizionario delle religioni orientali, Vallardi. Su ogni
religione ci sono infiniti studi. Per fare solo un esempio, Einaudi ha pubblicato bei volumetti: Buddismo, di
Damien Keown; Induismo, di Kim Knott; Ebraismo, di
Norman Salomon; Islam, di Malise Ruthven.
La riproduzione di questa pagina tramite fotocopia è autorizzata ai soli fini dell’utilizzo
nell’attività didattica degli alunni delle classi che hanno adottato il testo
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Approfondimenti
NOME
I PAESI
EXTRAEUROPEI
LEZIONI
L’AFRICA A SUD DEL SAHARA