2016/2017 Tra jazz e nuove musiche rsi.ch/jazz [email protected] facebook.com/retedue 1. febbraio 8 maggio 2017 JAZZ Organizzazione RSI Rete Due, Lugano Produzione Paolo Keller Testi Maurizio Franco, Claudio Sessa, Paolo Keller Segretariato Alessandro Ardizzoni Con il sostegno di Migros Ticino Percento Culturale In collaborazione con Associazione Jazzy Jams, Lugano Cinema Teatro, Chiasso Associazione Musibiasca, Biasca Jazz Cat Club, Ascona percento-culturale-migros.ch jazzy-jams.ch centroculturalechiasso.ch musibiasca.ch jazzcatclub.ch 2016/2017 Tra jazz e nuove musiche Con il concerto del visionario batterista Dave King e del suo trio (Bill Carrothers al piano, Billy Peterson al basso) inizia il 1.febbraio, al Jazz in Bess di Lugano, la seconda parte del ciclo Tra jazz e nuove musiche 2016/2017. Rassegna di concerti sostenuta da Migros Ticino Percento Culturale dove si intrecciano jazz, improvvisazione e musiche di confine che la Rete Due della Radio Svizzera produce sin dalla fine degli anni ’80, anche questa volta ad eventi organizzati negli studi RSI si affiancano serate promosse sul territorio, in collaborazione con associazioni ed enti culturali attivi nella Svizzera italiana. Otto le date previste fino all’8 maggio. Stelle assolute saranno Richard Galliano, Ron Carter e Steve Gadd. Il musicista francese, virtuoso della fisarmonica, e il navigato contrabbassista statunitense, colonna portante del celebre quintetto di Miles Davis negli anni ’60, si incontreranno il 17 marzo al Cinema Teatro di Chiasso nell’ambito del XX. Festival di Cultura e Musica Jazz. Non meno straordinaria sarà la presenza della band di Steve Gadd, caposcuola della moderna batteria jazz e fusion, che si esibirà l’8 maggio ad Ascona su invito del Jazz Cat Club. Tra gli esponenti di una giovane generazione che si sta affermando figurano quelli del trio di Shai Maestro, israeliano di nascita e statunitense d’adozione, grande talento emergente del pianoforte (in collaborazione con Musibiasca, 28 aprile). Torna ad esibirsi nella Svizzera italiana il bassista William Parker, figura di rifermento del jazz contemporaneo nuovayorkese sin dagli anni ’80, in compagnia di un intrigante Organ quartet (RSI, 23 marzo) che strizza l’occhio alla soul music e al funk. Gli appuntamenti di questa serie di concerti saranno trasmessi in diretta sulle onde di Rete Due e sul sito www.rsi.ch/rete-due, a parte quelli di giovedì 23 marzo e di venerdì 28 aprile che saranno riproposti in differita le domeniche subito successive in Concerto Jazz, ore 21.00/22.30. Prezzi dei biglietti, informazioni su prevendite e riservazioni e altri dettagli sui concerti sono pubblicati anche sul sito dedicato www.rsi.ch/jazz sotto Calendario, nonché Info e prevendite. Ben rappresentato anche il jazz europeo. All’Auditorio RSI si esibirà il sestetto del bassista Henri Texier, figura storica del jazz francese (7 aprile), mentre uno spazio particolare lo avrà il percussionista e sperimentatore elettronico norvegese Thomas Strønen. Dapprima sarà presente accanto al sax del britannico Iain Ballamy con il duo elettro-acustico Food (23 febbraio); a fine marzo invece salirà sul palco dell’Auditorio RSI (dove in quei giorni inciderà pure un album per ECM) con il suo più recente progetto musicale Time is a Blind Game. Paolo Keller rsi.ch/jazz [email protected] T + 41 (0)91 803 91 25 Biglietti Concerto del 1. febbraio a Jazz in Bess, Lugano Cassa serale dalle ore 20.00, posti non numerati Entrata singola CHF 25.– Soci Jazzy Jams, Club Rete Due CHF 15.– Riservazioni T + 41 (0)79 337 00 59 oppure: [email protected] Concerti del 23 febbraio, 23 marzo allo Studio 2 RSI e 7 aprile all’Auditorio Stelio Molo RSI, Lugano Besso Cassa serale dalle ore 20.00, posti non numerati Entrata singola CHF 25.– AVS-AI, soci Jazzy Jams, Jazz Cat Club, AMIT, Musibiasca, Amici Teatro Sociale, Lugano Card e Lugano City Card CHF 20.– Soci Club Rete Due CHF 15.– Riservazioni tel. + 41 (0)91 803 91 25 oppure: [email protected] Concerti del 17 marzo, Cinema Teatro, Chiasso e XX. Festival Jazz di Chiasso (16-18 marzo) Cassa serale ogni giorno dalle ore 18.30, posti non numerati Entrata singola CHF 30.– Club Rete Due, studenti, AVS-AI CHF 25.– After 24 CHF 10.– Tessera 3 giorni CHF 65.– Tessera 2 giorni CHF 45.– Prevendite alla cassa del Cinema Teatro Chiasso (ma-sa, ore 17.00/19.30) T + 41 (0)91 695 09 16 e Ente Turistico Mendrisio T +41 (0)91 641 30 50 Info Centro Culturale Chiasso: [email protected] www.centroculturalechiasso.ch Concerto del 30 marzo, Auditorio Stelio Molo RSI, Lugano Besso Entrata libera Concerto del 28 aprile, Casa Cavalier Pellanda, Biasca Cassa serale dalle ore 20.00, posti non numerati Entrata singola CHF 25.– Soci Club Rete Due e Musibiasca CHF 15.– Riservazioni c/o Ufficio turistico Bellinzonese e Alto Ticino, Contrada Cavalier Pellanda 4, Biasca T + 41 (0) 91 862 33 27 oppure: [email protected] Concerto dell’8 maggio, Teatro del Gatto, Ascona (Steve Gadd) Cassa serale dalle ore 19.00, posti non numerati Entrata singola CHF 50.– Club Rete Due CHF 30.– Studenti CHF 25.– Riservazioni T + 41 (0)78 733 66 12 oppure: [email protected] Per tutti i concerti, ove non menzionato diversamente, biglietti speciali per studenti, apprendisti e under 19 (solo alla cassa serale e secondo disponibilità) CHF 10.– Lugano / Jazz in Bess Mercoledì 1. febbraio, ore 21.00 DAVE KING TRIO Una collaborazione RSI Rete Due – Associazione Jazzy Jams Lugano / RSI Studio 2 Giovedì 23 febbraio, ore 21.00 ECM Session 12 FOOD + guest Chiasso / Cinema Teatro Venerdì 17 marzo, ore 22.30 DUO GALLIANO – CARTER In collaborazione con il Centro Culturale Chiasso – Cinema Teatro Nell’ambito del XX. Festival di cultura e musica jazz Lugano / RSI Studio 2 Giovedì 23 marzo, ore 21.00 WILLIAM PARKER “ORGAN QUARTET” Lugano / Auditorio Stelio Molo RSI Giovedì 30 marzo, ore 21.00 ECM live recording session THOMAS STRØNEN Project Lugano / Auditorio Stelio Molo RSI Venerdì 7 aprile, ore 21.00 HENRI TEXIER “SKY DANCERS 6” Biasca / Casa Cavalier Pellanda Venerdì 28 aprile, ore 21.00 SHAI MAESTRO TRIO Una collaborazione RSI Rete Due – Associazione Musibiasca Ascona / Teatro del Gatto Lunedì 8 maggio, ore 20.30 STEVE GADD BAND Una collaborazione Jazz Cat Club – RSI Rete Due Tutti i concerti saranno trasmessi in diretta o differita su RSI Rete Due Programma con riserva di modifiche Lugano Jazz in Bess Mercoledì 1. febbraio ore 21.00 DAVE KING TRIO Dave King batteria Bill Carrothers piano Billy Peterson contrabbasso Una collaborazione RSI Rete Due – Associazione Jazzy Jams Diretta radiofonica su Rete Due Un sofisticato e stimolante ensemble con alcuni fra i più dinamici musicisti attivi sulla sempre fertile scena musicale di Minneapolis: Dave King, Bill Carrothers e Billy Peterson formano un trio fra i cui intenti c’è anche quello di ricreare in chiave contemporanea le atmosfere cangianti delle analoghe storiche formazioni di Bill Evans e Paul Bley. Sebbene il visionario batterista Dave King sia forse più conosciuto per la sua duratura collaborazione con The Bad Plus e con Happy Apple, il suo frenetico lavoro di musicista a 360 gradi lo vede attualmente coinvolto in una decina di progetti, dal collettivo Trucking Company ai Buffalo Collision, da rock band come Halloween, Alaska ad ensemble, quali Gang Font, che uniscono improvvisazione e musica elettronica. In passato ha collaborato e lavora ancora con colleghi quali Bill Frisell, Joshua Redman, Jeff Beck, Tim Berne, Mason Jennings, Haley Bonar, Meat Beat Manifesto, Craig Taborn, Jason Moran, David Torn. Venuto alla ribalta all’inizio dello scorso decennio, pure lui nativo di Minneapolis, Bill Carrothers è uno dei musicisti che negli ultimi tempi hanno più impressionato pubblico e critica per la novità del suo etereo e trasparente linguaggio pianistico. Nominato giovanissimo alle Victoires du Jazz, l’equivalente francese dei Grammy, Carrothers ha riscosso pieno successo dapprima in Europa per poi imporsi anche all’attenzione negli Stati Uniti. Per le caratteristiche della sua musica sopra descritte ha incentrato la sua attività con le piccole formazioni, il duo e il trio, ciò che si riflette nella preziosa discografia a suo nome. Dal Minnesota proviene pure il bassista Billy Peterson, anche attivo come arrangiatore e produttore. Ha registrato con Leo Kottke e collaborato con BB King, Johnny Smith, Lenny Breau. Nel 1975 è apparso nel famosissimo Blood on the Tracks di Bob Dylan, ha poi stretto una lunga collaborazione con la Steve Miller Band e da tempo è fido accompagnatore del pianista e cantautore di culto Ben Sidran. (PK) Lugano-Besso RSI Studio 2 Giovedì 23 febbraio ore 21.00 ECM Session 12 FOOD + guest Thomas Strønen Iain Ballamy batteria, elettronica sassofoni, elettronica Ospite: Torben Snekkestad sassofoni, tromba ad ancia Produzione RSI Rete Due Diretta radiofonica su Rete Due Fondato nel 1998 dal polistrumentista britannico Iain Ballamy e dal batterista norvegese Thomas Strønen, Food è un vero e proprio laboratorio musicale che negli otto album incisi (i primi per le etichette Feral Records e Rune Grammophone, gli ultimi tre per la ECM) ha incontrato diversi esponenti del jazz nordico, tra i quali il trombettista Nils Petter Molvaer. Nato nel 1964, Ballamy, che suona i sassofoni tenore, alto e soprano e utilizza il live electronics, ha alle spalle un carriera estremamente articolata, nella quale ha collaborato con musicisti dalle poetiche anche molto differenti tra loro; del resto, bastano i nomi di Gil Evans, Carla Bley, Hermeto Pascoal, i Loos Tubes, Django Bates e il Karnakata College of Percussion per testimoniare la sua duttilità. Classe 1972, Strønen ha invece unito il suono acustico della batteria alla tecnologia sonora, distinguendosi sia come compositore per organici tradizionali, quali le orchestre d’archi, sia come autore di pagine di musica elettronica e di installazioni sonore. Questa funzionale e contemporanea unione tra suoni acustici ed elettronici è alla base del progetto di Food e determina la creazione di atmosfere avvolgenti e sognanti, ottenute con la dilatazione sonora tipica del jazz del Nord Europa. Climax rarefatto, rifrazioni timbriche, piccoli accadimenti timbrici, un assoluto controllo degli equilibri fonici coinvolgono l’ascoltatore portandolo all’interno di un autentico paesaggio sonoro, per l’occasione arricchito dalla presenza di un altro musicista norvegese, il trentatreenne Torben Snekkestad, maestro della libera improvvisazione che ha praticato sia con musicisti norvegesi quali Jon Balke o lo stesso Strønen, quanto con maestri del genere come Barry Guy e Andrew Cyrille. Nel trio porterà le sue sonorità impalpabili, ricche di fascino e frutto di un assoluto magistero strumentistico, unitamente a un senso dell’interplay che amplierà la proposta del gruppo, la cui sofisticata musica, basata sui dettagli più raffinati, evidenzierà ancora una volta un eccezionale rigore lirico e il finissimo ascolto reciproco dei suoi componenti (MF). Chiasso Cinema Teatro Venerdì 17 marzo ore 22.30 DUO GALLIANO – CARTER Richard Galliano fisarmonica Ron Carter contrabbasso In collaborazione con il Centro Culturale Chiasso – Cinema Teatro Nell’ambito di “To jazz or not to jazz”, XX. Festival di cultura e musica jazz Diretta radiofonica su Rete Due L’intreccio sonoro proveniente dalla fisarmonica di Richard Galliano e dal contrabbasso di Ron Carter riavvolge il nastro della memoria storica per ritrovare anni ben diversi da quelli che stiamo attraversando. Nel 1990, esattamente il 23 luglio, i due avevano realizzato un disco dal vivo alla Fnac Montparnasse di Parigi che rimarrà storico: Panamanhattan. Il virtuoso italofrancese doveva ancora compiere quarant’anni, mentre il jazzista afroamericano ne aveva già 53 e soprattutto, fra le mille imprese già compiute, era stato per sei anni la colonna portante del leggendario quintetto di Miles Davis. Del resto Galliano, nato nel sud della Francia (a Cannes) e trasferitosi a Parigi soltanto nel 1973, era un «provinciale» nel senso più nobile del termine: si era fatto le ossa con il repertorio dei concorsi internazionali per fisarmonica, vinti più volte in gioventù, ma guardava al jazz come a una musica meravigliosa e quasi irraggiungibile. Panamanhattan era solo il secondo disco a suo nome. Ma in questione non era solo il numero di allori. Suonare jazz con la fisarmonica, all’epoca, era più o meno come pretendere di prender parte all’Orchestra della Scala con uno scacciapensieri. Figuriamoci farlo dialogando con uno dei solisti più rinomati del mondo e addirittura senza altri accompagnatori. In più, all’aprirsi degli anni Novanta, era pienamente operativo il luogo comune che voleva un jazzista europeo, fosse pure pianista o sassofonista, «subordinato» all’ospite statunitense. È stata proprio l’intesa di incontri come quello fra Galliano e Carter che ha spezzato l’incantesimo. E certamente l’incisione diede enorme fiducia all’avventuroso fisarmonicista. Non è un caso che il manifesto delle sue concezioni stilistiche, quel New Musette che sposava l’improvvisazione jazzistica alla tradizione della canzone francese, sia nato pochi mesi dopo (lo scorso anno il fisarmonicista ha ricordato quella svolta con il celebrativo New Jazz Musette). Di recente Galliano ha ritrovato, con enorme piacere, Ron Carter sul palco di un club berlinese. Sono entrambi più maturi e più sapienti; in un jazz mondializzato, dove è normale affiancare i vecchi standard a canzoni provenienti dalle culture musicali dei quattro angoli del pianeta, il loro incontro suona più inevitabile e al tempo stesso potrà dar vita a un rinnovato balzo in avanti, nel nome di un camerismo concertistico pur esso ormai moneta corrente. Anche grazie a quel loro profetico incontro di ventisette anni fa (CS). Lugano-Besso RSI Studio 2 Giovedì 23 marzo ore 21.00 WILLIAM PARKER “ORGAN QUARTET” William Parker contrabbasso James Brandon Lewis sax tenore Cooper Moore organo, tastiere Hamid Drake batteria Produzione RSI Rete Due Differita radiofonica su Rete Due domenica 26 marzo in “Concerto Jazz” (ore 21.00) Il sessantacinquenne William Parker sa coniugare come pochi, sulla scena contemporanea, innovazione e tradizione. Mentre lo sviluppo «naturale» attraverso la storia del jazz porta il contrabbasso a esibizioni virtuosistiche e solistiche sempre più marcate, Parker con olimpica indifferenza preferisce conservarne – e trasformarne – il ruolo ancestrale: quello di profonda radice del gruppo. È un ruolo che le definizioni basate su una visione occidentale di questa musica (e sulla necessità di chiarire quali parametri la costituiscono) descrivono come «armonico-ritmico», ma che in una prospettiva più vicina alle culture provenienti dell’Africa centroccidentale possiamo associare a una funzione istituzionale, quella del controllo e della gestione di una comunità. Quanto più questa funzione è condivisa dal resto del gruppo, tanto meno chi la esercita sente la necessità di spiccare, rendersi visibile. Tornando alla musica, la magia di Parker sta nel fatto che se concentriamo la nostra attenzione sul suo strumento ne cogliamo in pieno il peso organizzativo, ma se ascoltiamo l’effetto complessivo dei suoi brani esso tende a svanire. È ciò che hanno fatto anche suoi predecessori del calibro di Charles Mingus o Reggie Workman, come lui importanti leader oltre che strumentisti. E dunque William Parker ama costituire gruppi nei quali, fin dall’intestazione, la sua persona si eclissa: come la storica Little Huey Creative Music Orchestra o il gruppo di medie dimensioni In Order To Survive; oppure come piccole formazioni del nuovo millennio quali il Clarinet Trio, il Violin Trio o l’Organ Quartet che ora porta a Lugano, reincarnazione di un gruppo documentato sette anni fa. L’accento è posto sullo strumento maneggiato da Cooper-Moore, collaboratore di lungo corso (principalmente come pianista) di Parker; l’organo elettronico ha tutte le carte per esprimere l’esigenza di un equilibrio fra passato e futuro, le risonanze ecclesiastiche sfumano negli echi soul anni Sessanta ma anche nelle potenzialità timbriche dei suoni artificiali contemporanei. Diversi rispetto al disco del 2007 (Uncle Joe’s Spirit House) sono invece gli altri due partner: l’affidabilissimo batterista Hamid Drake, figura dominante nelle esplorazioni stilistiche del nuovo millennio, e il potente sassofonista James Brandon Lewis, a suo agio con i ritmi hip-hop come con le ricerche espressive d’avanguardia, che non a caso nel disco della sua affermazione, Divine Travels del 2011, volle proprio William Parker come bassista (CS). Lugano-Besso Auditorio Stelio Molo RSI Giovedì 30 marzo ore 21.00 ECM live recording session THOMAS STRØNEN “Time is a blind guide” Ayumi Tanaka Lucy Railton Håkon Aase Ole Morten Vågan Thomas Strønen pianoforte violoncello violino contrabbasso batteria, percussioni, composizione Produzione RSI Rete Due Diretta video streaming Dopo il concerto con Food Thomas Strønen torna alla RSI per presentare dal vivo un altro dei suoi progetti, Time is a blind guide, e registrare il secondo album di questo gruppo per la ECM. Batterista e compositore originale e prolifico, attivo sia nel campo dell’improvvisazione che in quello della musica di ambito euro colto, il quarantaquattrenne artista di Oslo ha scritto musica per film, per il teatro e per la danza e ha inciso decine di album, molti dei quali proprio per ECM, al fianco dei più significativi musicisti scandinavi e di altri jazzisti europei quali John Taylor, Evan Parker, Tomasz Stanko. Come strumentista, Strønen agisce in profondità sulle dinamiche, sulla scomposizione e distribuzione del ritmo tra i vari elementi della batteria, ottenendo una pulsazione circolare e raffinata che assume la regia della musica e la dirige dall’interno. Nonostante uno degli aspetti salienti della poetica del leader sia l’utilizzo di suoni elettronici, dei quali è uno straordinario manipolatore nel live electronics e un compositore raffinato quando si tratta di realizzare ambientazioni sonore di ampio respiro, per questo organico la sua scelta si è indirizzata verso un sound interamente acustico e di impronta cameristica. Una decisione assolutamente funzionale a una proposta in cui si fondono mirabilmente scrittura e momenti di improvvisazione che danno inaspettate sorprese agli ascoltatori, rendendo imprevedibile un percorso musicale nel quale si trovano echi di musica norvegese, folklore orientale, uso dell’atonalità e molto altro ancora che, nel loro insieme, definiscono un mondo sonoro tipicamente attuale a cui solo il pensiero jazzistico poteva dare unità. Nata nel 2013 come ottetto, la formazione è un vero e proprio ensemble dall’organico cangiante nel quale oggi trovano posto un contrabbassista di punta della scena norvegese, una stella emergente del violoncello proveniente dall’Inghilterra, un raffinato violinista e una giovane pianista giapponese che ha studiato a Oslo ed è influenzata dalla scena musicale scandinava (MF). Lugano-Besso Auditorio Stelio Molo RSI Venerdì 7 aprile ore 21.00 HENRI TEXIER “SKY DANCERS 6” Henri Texier Sébastien Texier François Corneloup Nguyen Le Armel Dupas Louis Moutin contrabbasso sax alto, clarinetti sax baritono chitarra piano, Fender Rhodes batteria Produzione RSI Rete Due Diretta radiofonica su Rete Due Henri Texier è una delle figure più rilevanti della scena jazzistica francese sin dagli anni sessanta quando, giovanissimo (è nato a Parigi nel 1945) e dopo essere stato influenzato da Wilbur Ware – uno dei più avventurosi bassisti degli anni cinquanta – accompagnava grandi solisti americani in tournée in Europa, era membro della European Rhythm Machine di Phil Woods e assiduo collaboratore di Don Cherry. Nel corso del tempo, il suo mondo musicale si è arricchito della breve esperienza del jazz-rock e, successivamente, del graduale inserimento di influenze balcaniche, mediorientali, africane, latinoamericane e, a livello di ispirazione, della musica degli indiani d’America. Tutte queste suggestioni e influenze sono presenti nell’album Sky Dancers (edito da Label Bleu) che, come evidenziato dai titoli dei brani (Hopi, Navajo Dream, Comanche e altri), è anche un affettuoso, ideale omaggio al mondo dei pellerossa. Un Cd realizzato con il sestetto ospite della nostra rassegna, con cui questo grande e versatile contrabbassista-compositore presenterà una musica intensa, dalle molteplici atmosfere, che potremmo definire un contemporary mainstream di matrice europea nel quale confluiscono echi rock, procedure tipicamente legate alla linea più modale dell’hard-bop, e momenti di ampia improvvisazione collettiva riuniti organicamente in una proposta complessa, ma chiara, ben definita e dalla diretta, coinvolgente comunicativa. Il sestetto è composto da musicisti versatili e di altissimo livello, a cominciare dal chitarrista franco-vietnamita Nguyen Lê, che alla fluidità del linguaggio post-bop aggiunge echi hendrixiani con un pensiero che non è dissimile da quello del pianista e tastierista Armel Dupas, vero maestro del colore sonoro. C’è poi Louis Moutin, batterista di rara completezza, e infine due sassofonisti, entrambi improvvisatori dall’ampio spettro stilistico e portatori di un efficace contrasto timbrico: Sébastien Texier, figlio del leader (con cui collabora da oltre vent’anni), che si muove sui registri chiari del sax contralto, e François Corneloup, che invece interviene con il colore scuro del suo sax baritono. Il risultato è un jazz autenticamente contemporaneo nel quale si avverte anche un forte senso della storia (MF). Biasca Casa Cavalier Pellanda Venerdì 28 aprile ore 21.00 SHAI MAESTRO TRIO Shai Maestro pianoforte Jorge Roeder contrabbasso Ziv Ravitz batteria Una collaborazione RSI Rete Due – Associazione Musibiasca Differita radiofonica su Rete Due domenica 30 marzo in “Concerto Jazz” (ore 21.00) Enfant prodige, l’israeliano Shai Maestro ancora oggi è molto giovane, ha soltanto trent’anni, ma mostra la sicurezza del musicista veterano. Quale in effetti è, anche sulle scene statunitensi: aveva sedici anni quando, già ricco di premi in patria, ebbe modo di studiare al Berklee College di Boston, la più famosa scuola di jazz del mondo. Gli viene offerta la possibilità di seguire l’intero corso di studi, ma Shai preferisce rinunciare dopo poco più di un mese, seguendo la propria strada. Finito il liceo, siamo nel 2006, riceve un’offerta prestigiosa: suonare nel trio del contrabbassista Avishai Cohen, un altro jazzista nato in Israele che da qualche tempo sta ottenendo grandi riconoscimenti internazionali. Così, per cinque anni, Maestro si esibisce in tutto il mondo nel trio di Cohen, completato da un altro talento di vaglia, il batterista Mark Guiliana. Nel frattempo il pianista si trasferisce a New York e soprattutto comincia a pensare a una propria formazione, che conosce la forma definitiva (quella con cui si presenta anche a Biasca) nel 2010. Con questo trio Shai Maestro ha già inciso quattro dischi, l’esordio (che porta il nome del gruppo) nel 2012, The Road To Ithaca l’anno dopo, Untold Stories nel 2015 e il recentissimo The Stone Skipper. La formazione mostra quanto l’anelito internazionalista percorra il jazz contemporaneo: Ziv Ravitz, batterista dotato d’inconsueta sensibilità, è anche lui israeliano, mentre Jorge Roeder, contrabbassista di virtuosistiche prestazioni, è nato a Lima, capitale del Perù. Ma il linguaggio del trio è pura tradizione jazz statunitense. Il pianista (che racconta di avere scoperto il jazz grazie a un disco di Oscar Peterson) mostra tutte le influenze che su di lui hanno avuto Chick Corea e Keith Jarrett; del primo evoca spesso le scansioni ritmiche luminose e stimolanti, con il secondo condivide un’invidiabile, istintiva felicità melodica. Ma Corea e Jarrett vengono alla mente anche per un altro elemento. Come i due popolari pianisti erano riusciti a fare nei confronti della generazione che cresceva negli anni Settanta (e, aggiungiamo, come è accaduto a Brad Mehldau per quella a cavallo fra i Novanta e il nuovo millennio), Shai Maestro sembra perfettamente sintonizzato con le aspettative, i gusti, i desideri e le preoccupazioni dei giovani contemporanei. Per questo si candida a divenire uno dei nomi con i quali verrà ricordato questo periodo storico (CS). Ascona Teatro del Gatto Lunedì 8 maggio ore 20.30 STEVE GADD BAND Steve Gadd Walt Fowler Michael Landau Kevin Hays Jimmy Johnson batteria tromba e flicorno chitarre tastiere basso Una collaborazione Jazz Cat Club – RSI Rete Due Diretta radiofonica su Rete Due Il celebre batterista Steve Gadd, fresco settantaduenne quando comparirà sul palco del Teatro del Gatto di Ascona, si può dire che incarni uno dei possibili «sensi» del jazz contemporaneo. E questo nonostante le sue molte collaborazioni con figure stellari della musica pop, anzi proprio a causa di esse: da Simon & Garfunkel a Joe Cocker, dagli Steely Dan a Eric Clapton, da Frank Sinatra a Paul McCartney. Che la storia del jazz si incroci continuamente, e in modi sempre nuovi, con quella della musica «di consumo» è infatti ben chiaro a chiunque ne segua le vicende. Fin dalle sue prime avventure professionali, Gadd si è mosso con autorità in questa terra di mezzo, dando vita a una superba dimensione professionale che ne ha fatto forse il più affidabile (e ambito) batterista «di studio». Il suo mestiere lo ha portato a eccellere nei più diversi generi musicali, ma conservando sempre al centro della propria pulsazione la grande tradizione afroamericana, della quale è un consapevole interprete; in questo modo il linguaggio del jazz, declinato con sapienza in ogni sua fase storica, si è trasmesso «per induzione» a un pubblico di enorme vastità. Il ruolo di Gadd può essere paragonato a quello di due suoi celebri predecessori: Gene Krupa e Buddy Rich. La spettacolarità dei loro stili si è trasferita nel gioco del più giovane decantandosi in una maggiore coscienza del dettaglio, del non detto, quasi in una trasformazione monkiana (cioè in un passaggio consapevole dall’età jazzistica «classica» a quella «moderna»). Così Gadd è capace di incantare anche un pubblico di non intenditori (per non parlare degli studenti di batteria) grazie a uno stile che sposa costantemente il rigore quasi scientifico, proveniente dai grandi maestri del bebop, a una qualità narrativa che potremmo definire pop. E qui ritorniamo: perché anche nella sua band i generi convivono amichevolmente. Lo dimostrano i curriculum dei musicisti scelti dal leader, nei quali i nomi di Frank Zappa, Pink Floyd, Joni Mitchell si alternano a quelli di Stan Getz, Jim Hall, Miles Davis; lo attesta il repertorio del gruppo, che affianca temi originali a cover pescate in ogni parte della musica d’oggi; lo confermano le sequenze di assoli, dove l’acida chitarra di Michael Landau si alterna al morbido eloquio trombettistico di Walter Fowler e ai linguaggi altrettanto variegati della ritmica. E dove l’enciclopedica batteria di Gadd amalgama e rende coerente ogni avventura sonora (CS). Grafica RSI: Manuela Catti – Impaginazione: Prestampa Taiana SA Informazioni rsi.ch/jazz T + 41 (0)91 803 91 25 [email protected] Produzione RSI Rete Due Paolo Keller Con il sostegno di: In collaborazione con: Associazione Jazzy Jams, Lugano Cinema Teatro, Chiasso Associazione Musibiasca, Biasca Jazz Cat Club, Ascona