2016/2017
Tra
jazz
e
nuove
musiche
rsi.ch/jazz
[email protected]
facebook.com/retedue
1. febbraio
8 maggio
2017
JAZZ
Organizzazione
RSI Rete Due, Lugano
Produzione Paolo Keller
Testi Maurizio Franco,
Claudio Sessa, Paolo Keller
Segretariato Alessandro Ardizzoni
Con il sostegno di
Migros Ticino Percento Culturale
In collaborazione con
Associazione Jazzy Jams, Lugano
Cinema Teatro, Chiasso
Associazione Musibiasca, Biasca
Jazz Cat Club, Ascona
percento-culturale-migros.ch
jazzy-jams.ch
centroculturalechiasso.ch
musibiasca.ch
jazzcatclub.ch
2016/2017
Tra
jazz
e
nuove
musiche
Con il concerto del visionario batterista Dave King e del suo trio (Bill Carrothers al
piano, Billy Peterson al basso) inizia il 1.febbraio, al Jazz in Bess di Lugano, la seconda
parte del ciclo Tra jazz e nuove musiche 2016/2017.
Rassegna di concerti sostenuta da Migros Ticino Percento Culturale dove si intrecciano jazz, improvvisazione e musiche di confine che la Rete Due della Radio Svizzera
produce sin dalla fine degli anni ’80, anche questa volta ad eventi organizzati negli
studi RSI si affiancano serate promosse sul territorio, in collaborazione con associazioni ed enti culturali attivi nella Svizzera italiana.
Otto le date previste fino all’8 maggio. Stelle assolute saranno Richard Galliano, Ron
Carter e Steve Gadd.
Il musicista francese, virtuoso della fisarmonica, e il navigato contrabbassista statunitense, colonna portante del celebre quintetto di Miles Davis negli anni ’60, si incontreranno il 17 marzo al Cinema Teatro di Chiasso nell’ambito del XX. Festival di Cultura
e Musica Jazz.
Non meno straordinaria sarà la presenza della band di Steve Gadd, caposcuola della
moderna batteria jazz e fusion, che si esibirà l’8 maggio ad Ascona su invito del Jazz
Cat Club.
Tra gli esponenti di una giovane generazione che si sta affermando figurano quelli del
trio di Shai Maestro, israeliano di nascita e statunitense d’adozione, grande talento
emergente del pianoforte (in collaborazione con Musibiasca, 28 aprile).
Torna ad esibirsi nella Svizzera italiana il bassista William Parker, figura di rifermento
del jazz contemporaneo nuovayorkese sin dagli anni ’80, in compagnia di un intrigante Organ quartet (RSI, 23 marzo) che strizza l’occhio alla soul music e al funk.
Gli appuntamenti di questa serie
di concerti saranno trasmessi
in diretta sulle onde di Rete Due
e sul sito www.rsi.ch/rete-due,
a parte quelli di giovedì 23 marzo
e di venerdì 28 aprile
che saranno riproposti in differita
le domeniche subito successive
in Concerto Jazz, ore 21.00/22.30.
Prezzi dei biglietti, informazioni
su prevendite e riservazioni
e altri dettagli sui concerti
sono pubblicati anche sul sito dedicato
www.rsi.ch/jazz sotto Calendario,
nonché Info e prevendite.
Ben rappresentato anche il jazz europeo. All’Auditorio RSI si esibirà il sestetto del
bassista Henri Texier, figura storica del jazz francese (7 aprile), mentre uno spazio
particolare lo avrà il percussionista e sperimentatore elettronico norvegese Thomas
Strønen. Dapprima sarà presente accanto al sax del britannico Iain Ballamy con il
duo elettro-acustico Food (23 febbraio); a fine marzo invece salirà sul palco dell’Auditorio RSI (dove in quei giorni inciderà pure un album per ECM) con il suo più recente
progetto musicale Time is a Blind Game.
Paolo Keller
rsi.ch/jazz
[email protected]
T + 41 (0)91 803 91 25
Biglietti
Concerto del 1. febbraio
a Jazz in Bess, Lugano
Cassa serale dalle ore 20.00,
posti non numerati
Entrata singola
CHF
25.–
Soci Jazzy Jams,
Club Rete Due
CHF
15.–
Riservazioni T + 41 (0)79 337 00 59
oppure: [email protected]
Concerti del 23 febbraio, 23 marzo
allo Studio 2 RSI
e 7 aprile all’Auditorio Stelio Molo RSI,
Lugano Besso
Cassa serale dalle ore 20.00,
posti non numerati
Entrata singola
CHF
25.–
AVS-AI, soci Jazzy Jams,
Jazz Cat Club, AMIT, Musibiasca,
Amici Teatro Sociale, Lugano Card
e Lugano City Card
CHF
20.–
Soci Club Rete Due
CHF
15.–
Riservazioni tel. + 41 (0)91 803 91 25
oppure: [email protected]
Concerti del 17 marzo,
Cinema Teatro, Chiasso
e XX. Festival Jazz di Chiasso
(16-18 marzo)
Cassa serale ogni giorno
dalle ore 18.30, posti non numerati
Entrata singola
CHF
30.–
Club Rete Due,
studenti, AVS-AI
CHF
25.–
After 24
CHF
10.–
Tessera 3 giorni
CHF
65.–
Tessera 2 giorni
CHF
45.–
Prevendite alla cassa
del Cinema Teatro Chiasso (ma-sa,
ore 17.00/19.30) T + 41 (0)91 695 09 16
e Ente Turistico Mendrisio
T +41 (0)91 641 30 50
Info Centro Culturale Chiasso:
[email protected]
www.centroculturalechiasso.ch
Concerto del 30 marzo,
Auditorio Stelio Molo RSI,
Lugano Besso
Entrata libera
Concerto del 28 aprile,
Casa Cavalier Pellanda, Biasca
Cassa serale dalle ore 20.00,
posti non numerati
Entrata singola
CHF
25.–
Soci Club Rete Due
e Musibiasca
CHF
15.–
Riservazioni c/o Ufficio turistico
Bellinzonese e Alto Ticino,
Contrada Cavalier Pellanda 4, Biasca
T + 41 (0) 91 862 33 27 oppure:
[email protected]
Concerto dell’8 maggio,
Teatro del Gatto, Ascona (Steve Gadd)
Cassa serale dalle ore 19.00,
posti non numerati
Entrata singola
CHF
50.–
Club Rete Due
CHF
30.–
Studenti
CHF
25.–
Riservazioni T + 41 (0)78 733 66 12
oppure: [email protected]
Per tutti i concerti, ove non menzionato
diversamente, biglietti speciali
per studenti, apprendisti e under 19
(solo alla cassa serale e secondo
disponibilità)
CHF
10.–
Lugano / Jazz in Bess
Mercoledì 1. febbraio, ore 21.00
DAVE KING TRIO
Una collaborazione RSI Rete Due – Associazione Jazzy Jams
Lugano / RSI Studio 2
Giovedì 23 febbraio, ore 21.00
ECM Session 12
FOOD + guest
Chiasso / Cinema Teatro
Venerdì 17 marzo, ore 22.30
DUO GALLIANO – CARTER
In collaborazione con il Centro Culturale Chiasso – Cinema Teatro
Nell’ambito del XX. Festival di cultura e musica jazz
Lugano / RSI Studio 2
Giovedì 23 marzo, ore 21.00
WILLIAM PARKER
“ORGAN QUARTET”
Lugano / Auditorio Stelio Molo RSI
Giovedì 30 marzo, ore 21.00
ECM live recording session
THOMAS STRØNEN Project
Lugano / Auditorio Stelio Molo RSI
Venerdì 7 aprile, ore 21.00
HENRI TEXIER
“SKY DANCERS 6”
Biasca / Casa Cavalier Pellanda
Venerdì 28 aprile, ore 21.00
SHAI MAESTRO TRIO
Una collaborazione RSI Rete Due – Associazione Musibiasca
Ascona / Teatro del Gatto
Lunedì 8 maggio, ore 20.30
STEVE GADD BAND
Una collaborazione Jazz Cat Club – RSI Rete Due
Tutti i concerti saranno
trasmessi in diretta o differita su RSI Rete Due
Programma con riserva di modifiche
Lugano Jazz in Bess
Mercoledì 1. febbraio ore 21.00
DAVE KING TRIO
Dave King
batteria
Bill Carrothers piano
Billy Peterson contrabbasso
Una collaborazione
RSI Rete Due – Associazione Jazzy Jams
Diretta radiofonica su Rete Due
Un sofisticato e stimolante ensemble con alcuni fra i più dinamici musicisti attivi sulla
sempre fertile scena musicale di Minneapolis: Dave King, Bill Carrothers e Billy Peterson formano un trio fra i cui intenti c’è anche quello di ricreare in chiave contemporanea
le atmosfere cangianti delle analoghe storiche formazioni di Bill Evans e Paul Bley.
Sebbene il visionario batterista Dave King sia forse più conosciuto per la sua duratura
collaborazione con The Bad Plus e con Happy Apple, il suo frenetico lavoro di musicista a 360 gradi lo vede attualmente coinvolto in una decina di progetti, dal collettivo Trucking Company ai Buffalo Collision, da rock band come Halloween, Alaska ad
ensemble, quali Gang Font, che uniscono improvvisazione e musica elettronica.
In passato ha collaborato e lavora ancora con colleghi quali Bill Frisell, Joshua Redman, Jeff Beck, Tim Berne, Mason Jennings, Haley Bonar, Meat Beat Manifesto, Craig
Taborn, Jason Moran, David Torn.
Venuto alla ribalta all’inizio dello scorso decennio, pure lui nativo di Minneapolis, Bill
Carrothers è uno dei musicisti che negli ultimi tempi hanno più impressionato pubblico e critica per la novità del suo etereo e trasparente linguaggio pianistico. Nominato
giovanissimo alle Victoires du Jazz, l’equivalente francese dei Grammy, Carrothers
ha riscosso pieno successo dapprima in Europa per poi imporsi anche all’attenzione
negli Stati Uniti. Per le caratteristiche della sua musica sopra descritte ha incentrato
la sua attività con le piccole formazioni, il duo e il trio, ciò che si riflette nella preziosa
discografia a suo nome.
Dal Minnesota proviene pure il bassista Billy Peterson, anche attivo come arrangiatore e produttore. Ha registrato con Leo Kottke e collaborato con BB King, Johnny
Smith, Lenny Breau. Nel 1975 è apparso nel famosissimo Blood on the Tracks di Bob
Dylan, ha poi stretto una lunga collaborazione con la Steve Miller Band e da tempo è
fido accompagnatore del pianista e cantautore di culto Ben Sidran. (PK)
Lugano-Besso RSI Studio 2
Giovedì 23 febbraio ore 21.00
ECM Session 12
FOOD + guest
Thomas Strønen
Iain Ballamy
batteria, elettronica
sassofoni, elettronica
Ospite:
Torben Snekkestad sassofoni, tromba ad ancia
Produzione RSI Rete Due
Diretta radiofonica su Rete Due
Fondato nel 1998 dal polistrumentista britannico Iain Ballamy e dal batterista norvegese Thomas Strønen, Food è un vero e proprio laboratorio musicale che negli otto album incisi (i primi per le etichette Feral Records e Rune Grammophone, gli ultimi tre
per la ECM) ha incontrato diversi esponenti del jazz nordico, tra i quali il trombettista
Nils Petter Molvaer.
Nato nel 1964, Ballamy, che suona i sassofoni tenore, alto e soprano e utilizza il live
electronics, ha alle spalle un carriera estremamente articolata, nella quale ha collaborato con musicisti dalle poetiche anche molto differenti tra loro; del resto, bastano i
nomi di Gil Evans, Carla Bley, Hermeto Pascoal, i Loos Tubes, Django Bates e il Karnakata College of Percussion per testimoniare la sua duttilità.
Classe 1972, Strønen ha invece unito il suono acustico della batteria alla tecnologia sonora, distinguendosi sia come compositore per organici tradizionali, quali le
orchestre d’archi, sia come autore di pagine di musica elettronica e di installazioni
sonore. Questa funzionale e contemporanea unione tra suoni acustici ed elettronici
è alla base del progetto di Food e determina la creazione di atmosfere avvolgenti e
sognanti, ottenute con la dilatazione sonora tipica del jazz del Nord Europa. Climax
rarefatto, rifrazioni timbriche, piccoli accadimenti timbrici, un assoluto controllo degli
equilibri fonici coinvolgono l’ascoltatore portandolo all’interno di un autentico paesaggio sonoro, per l’occasione arricchito dalla presenza di un altro musicista norvegese, il trentatreenne Torben Snekkestad, maestro della libera improvvisazione che ha
praticato sia con musicisti norvegesi quali Jon Balke o lo stesso Strønen, quanto con
maestri del genere come Barry Guy e Andrew Cyrille. Nel trio porterà le sue sonorità
impalpabili, ricche di fascino e frutto di un assoluto magistero strumentistico, unitamente a un senso dell’interplay che amplierà la proposta del gruppo, la cui sofisticata
musica, basata sui dettagli più raffinati, evidenzierà ancora una volta un eccezionale
rigore lirico e il finissimo ascolto reciproco dei suoi componenti (MF).
Chiasso Cinema Teatro
Venerdì 17 marzo ore 22.30
DUO GALLIANO – CARTER
Richard Galliano fisarmonica
Ron Carter
contrabbasso
In collaborazione con
il Centro Culturale Chiasso – Cinema Teatro
Nell’ambito di “To jazz or not to jazz”, XX. Festival di cultura e musica jazz
Diretta radiofonica su Rete Due
L’intreccio sonoro proveniente dalla fisarmonica di Richard Galliano e dal contrabbasso di Ron Carter riavvolge il nastro della memoria storica per ritrovare anni ben
diversi da quelli che stiamo attraversando. Nel 1990, esattamente il 23 luglio, i due
avevano realizzato un disco dal vivo alla Fnac Montparnasse di Parigi che rimarrà storico: Panamanhattan. Il virtuoso italofrancese doveva ancora compiere quarant’anni,
mentre il jazzista afroamericano ne aveva già 53 e soprattutto, fra le mille imprese già
compiute, era stato per sei anni la colonna portante del leggendario quintetto di Miles
Davis. Del resto Galliano, nato nel sud della Francia (a Cannes) e trasferitosi a Parigi
soltanto nel 1973, era un «provinciale» nel senso più nobile del termine: si era fatto le
ossa con il repertorio dei concorsi internazionali per fisarmonica, vinti più volte in gioventù, ma guardava al jazz come a una musica meravigliosa e quasi irraggiungibile.
Panamanhattan era solo il secondo disco a suo nome. Ma in questione non era solo il
numero di allori. Suonare jazz con la fisarmonica, all’epoca, era più o meno come pretendere di prender parte all’Orchestra della Scala con uno scacciapensieri. Figuriamoci farlo dialogando con uno dei solisti più rinomati del mondo e addirittura senza
altri accompagnatori. In più, all’aprirsi degli anni Novanta, era pienamente operativo
il luogo comune che voleva un jazzista europeo, fosse pure pianista o sassofonista,
«subordinato» all’ospite statunitense. È stata proprio l’intesa di incontri come quello
fra Galliano e Carter che ha spezzato l’incantesimo. E certamente l’incisione diede
enorme fiducia all’avventuroso fisarmonicista. Non è un caso che il manifesto delle
sue concezioni stilistiche, quel New Musette che sposava l’improvvisazione jazzistica alla tradizione della canzone francese, sia nato pochi mesi dopo (lo scorso anno
il fisarmonicista ha ricordato quella svolta con il celebrativo New Jazz Musette). Di
recente Galliano ha ritrovato, con enorme piacere, Ron Carter sul palco di un club
berlinese. Sono entrambi più maturi e più sapienti; in un jazz mondializzato, dove è
normale affiancare i vecchi standard a canzoni provenienti dalle culture musicali dei
quattro angoli del pianeta, il loro incontro suona più inevitabile e al tempo stesso potrà dar vita a un rinnovato balzo in avanti, nel nome di un camerismo concertistico pur
esso ormai moneta corrente. Anche grazie a quel loro profetico incontro di ventisette
anni fa (CS).
Lugano-Besso RSI Studio 2
Giovedì 23 marzo ore 21.00
WILLIAM PARKER “ORGAN QUARTET”
William Parker
contrabbasso
James Brandon Lewis sax tenore
Cooper Moore
organo, tastiere
Hamid Drake
batteria
Produzione RSI Rete Due
Differita radiofonica su Rete Due
domenica 26 marzo
in “Concerto Jazz” (ore 21.00)
Il sessantacinquenne William Parker sa coniugare come pochi, sulla scena contemporanea, innovazione e tradizione. Mentre lo sviluppo «naturale» attraverso la storia del
jazz porta il contrabbasso a esibizioni virtuosistiche e solistiche sempre più marcate,
Parker con olimpica indifferenza preferisce conservarne – e trasformarne – il ruolo ancestrale: quello di profonda radice del gruppo. È un ruolo che le definizioni basate su
una visione occidentale di questa musica (e sulla necessità di chiarire quali parametri
la costituiscono) descrivono come «armonico-ritmico», ma che in una prospettiva più
vicina alle culture provenienti dell’Africa centroccidentale possiamo associare a una
funzione istituzionale, quella del controllo e della gestione di una comunità. Quanto
più questa funzione è condivisa dal resto del gruppo, tanto meno chi la esercita sente
la necessità di spiccare, rendersi visibile. Tornando alla musica, la magia di Parker sta
nel fatto che se concentriamo la nostra attenzione sul suo strumento ne cogliamo in
pieno il peso organizzativo, ma se ascoltiamo l’effetto complessivo dei suoi brani esso
tende a svanire. È ciò che hanno fatto anche suoi predecessori del calibro di Charles
Mingus o Reggie Workman, come lui importanti leader oltre che strumentisti. E dunque William Parker ama costituire gruppi nei quali, fin dall’intestazione, la sua persona
si eclissa: come la storica Little Huey Creative Music Orchestra o il gruppo di medie
dimensioni In Order To Survive; oppure come piccole formazioni del nuovo millennio
quali il Clarinet Trio, il Violin Trio o l’Organ Quartet che ora porta a Lugano, reincarnazione di un gruppo documentato sette anni fa. L’accento è posto sullo strumento
maneggiato da Cooper-Moore, collaboratore di lungo corso (principalmente come
pianista) di Parker; l’organo elettronico ha tutte le carte per esprimere l’esigenza di un
equilibrio fra passato e futuro, le risonanze ecclesiastiche sfumano negli echi soul anni
Sessanta ma anche nelle potenzialità timbriche dei suoni artificiali contemporanei.
Diversi rispetto al disco del 2007 (Uncle Joe’s Spirit House) sono invece gli altri due
partner: l’affidabilissimo batterista Hamid Drake, figura dominante nelle esplorazioni
stilistiche del nuovo millennio, e il potente sassofonista James Brandon Lewis, a suo
agio con i ritmi hip-hop come con le ricerche espressive d’avanguardia, che non a
caso nel disco della sua affermazione, Divine Travels del 2011, volle proprio William
Parker come bassista (CS).
Lugano-Besso Auditorio Stelio Molo RSI
Giovedì 30 marzo ore 21.00
ECM live recording session
THOMAS STRØNEN
“Time is a blind guide”
Ayumi Tanaka
Lucy Railton
Håkon Aase
Ole Morten Vågan
Thomas Strønen
pianoforte
violoncello
violino
contrabbasso
batteria, percussioni, composizione
Produzione RSI Rete Due
Diretta video streaming
Dopo il concerto con Food Thomas Strønen torna alla RSI per presentare dal vivo un
altro dei suoi progetti, Time is a blind guide, e registrare il secondo album di questo
gruppo per la ECM. Batterista e compositore originale e prolifico, attivo sia nel campo dell’improvvisazione che in quello della musica di ambito euro colto, il quarantaquattrenne artista di Oslo ha scritto musica per film, per il teatro e per la danza e ha
inciso decine di album, molti dei quali proprio per ECM, al fianco dei più significativi
musicisti scandinavi e di altri jazzisti europei quali John Taylor, Evan Parker, Tomasz
Stanko. Come strumentista, Strønen agisce in profondità sulle dinamiche, sulla scomposizione e distribuzione del ritmo tra i vari elementi della batteria, ottenendo una
pulsazione circolare e raffinata che assume la regia della musica e la dirige dall’interno. Nonostante uno degli aspetti salienti della poetica del leader sia l’utilizzo di suoni
elettronici, dei quali è uno straordinario manipolatore nel live electronics e un compositore raffinato quando si tratta di realizzare ambientazioni sonore di ampio respiro,
per questo organico la sua scelta si è indirizzata verso un sound interamente acustico
e di impronta cameristica. Una decisione assolutamente funzionale a una proposta
in cui si fondono mirabilmente scrittura e momenti di improvvisazione che danno
inaspettate sorprese agli ascoltatori, rendendo imprevedibile un percorso musicale
nel quale si trovano echi di musica norvegese, folklore orientale, uso dell’atonalità e
molto altro ancora che, nel loro insieme, definiscono un mondo sonoro tipicamente
attuale a cui solo il pensiero jazzistico poteva dare unità. Nata nel 2013 come ottetto,
la formazione è un vero e proprio ensemble dall’organico cangiante nel quale oggi
trovano posto un contrabbassista di punta della scena norvegese, una stella emergente del violoncello proveniente dall’Inghilterra, un raffinato violinista e una giovane
pianista giapponese che ha studiato a Oslo ed è influenzata dalla scena musicale
scandinava (MF).
Lugano-Besso Auditorio Stelio Molo RSI
Venerdì 7 aprile ore 21.00
HENRI TEXIER “SKY DANCERS 6”
Henri Texier
Sébastien Texier
François Corneloup
Nguyen Le
Armel Dupas
Louis Moutin
contrabbasso
sax alto, clarinetti
sax baritono
chitarra
piano, Fender Rhodes
batteria
Produzione RSI Rete Due
Diretta radiofonica su Rete Due
Henri Texier è una delle figure più rilevanti della scena jazzistica francese sin dagli
anni sessanta quando, giovanissimo (è nato a Parigi nel 1945) e dopo essere stato
influenzato da Wilbur Ware – uno dei più avventurosi bassisti degli anni cinquanta –
accompagnava grandi solisti americani in tournée in Europa, era membro della European Rhythm Machine di Phil Woods e assiduo collaboratore di Don Cherry. Nel corso
del tempo, il suo mondo musicale si è arricchito della breve esperienza del jazz-rock
e, successivamente, del graduale inserimento di influenze balcaniche, mediorientali,
africane, latinoamericane e, a livello di ispirazione, della musica degli indiani d’America. Tutte queste suggestioni e influenze sono presenti nell’album Sky Dancers (edito
da Label Bleu) che, come evidenziato dai titoli dei brani (Hopi, Navajo Dream, Comanche e altri), è anche un affettuoso, ideale omaggio al mondo dei pellerossa. Un Cd
realizzato con il sestetto ospite della nostra rassegna, con cui questo grande e versatile contrabbassista-compositore presenterà una musica intensa, dalle molteplici
atmosfere, che potremmo definire un contemporary mainstream di matrice europea
nel quale confluiscono echi rock, procedure tipicamente legate alla linea più modale
dell’hard-bop, e momenti di ampia improvvisazione collettiva riuniti organicamente in
una proposta complessa, ma chiara, ben definita e dalla diretta, coinvolgente comunicativa. Il sestetto è composto da musicisti versatili e di altissimo livello, a cominciare
dal chitarrista franco-vietnamita Nguyen Lê, che alla fluidità del linguaggio post-bop
aggiunge echi hendrixiani con un pensiero che non è dissimile da quello del pianista e
tastierista Armel Dupas, vero maestro del colore sonoro. C’è poi Louis Moutin, batterista di rara completezza, e infine due sassofonisti, entrambi improvvisatori dall’ampio
spettro stilistico e portatori di un efficace contrasto timbrico: Sébastien Texier, figlio
del leader (con cui collabora da oltre vent’anni), che si muove sui registri chiari del
sax contralto, e François Corneloup, che invece interviene con il colore scuro del suo
sax baritono. Il risultato è un jazz autenticamente contemporaneo nel quale si avverte
anche un forte senso della storia (MF).
Biasca Casa Cavalier Pellanda
Venerdì 28 aprile ore 21.00
SHAI MAESTRO TRIO
Shai Maestro pianoforte
Jorge Roeder contrabbasso
Ziv Ravitz
batteria
Una collaborazione
RSI Rete Due – Associazione Musibiasca
Differita radiofonica su Rete Due
domenica 30 marzo in “Concerto Jazz” (ore 21.00)
Enfant prodige, l’israeliano Shai Maestro ancora oggi è molto giovane, ha soltanto
trent’anni, ma mostra la sicurezza del musicista veterano. Quale in effetti è, anche sulle
scene statunitensi: aveva sedici anni quando, già ricco di premi in patria, ebbe modo di
studiare al Berklee College di Boston, la più famosa scuola di jazz del mondo. Gli viene
offerta la possibilità di seguire l’intero corso di studi, ma Shai preferisce rinunciare dopo
poco più di un mese, seguendo la propria strada. Finito il liceo, siamo nel 2006, riceve
un’offerta prestigiosa: suonare nel trio del contrabbassista Avishai Cohen, un altro jazzista nato in Israele che da qualche tempo sta ottenendo grandi riconoscimenti internazionali. Così, per cinque anni, Maestro si esibisce in tutto il mondo nel trio di Cohen,
completato da un altro talento di vaglia, il batterista Mark Guiliana.
Nel frattempo il pianista si trasferisce a New York e soprattutto comincia a pensare
a una propria formazione, che conosce la forma definitiva (quella con cui si presenta
anche a Biasca) nel 2010. Con questo trio Shai Maestro ha già inciso quattro dischi,
l’esordio (che porta il nome del gruppo) nel 2012, The Road To Ithaca l’anno dopo,
Untold Stories nel 2015 e il recentissimo The Stone Skipper. La formazione mostra
quanto l’anelito internazionalista percorra il jazz contemporaneo: Ziv Ravitz, batterista dotato d’inconsueta sensibilità, è anche lui israeliano, mentre Jorge Roeder, contrabbassista di virtuosistiche prestazioni, è nato a Lima, capitale del Perù.
Ma il linguaggio del trio è pura tradizione jazz statunitense. Il pianista (che racconta
di avere scoperto il jazz grazie a un disco di Oscar Peterson) mostra tutte le influenze che su di lui hanno avuto Chick Corea e Keith Jarrett; del primo evoca spesso
le scansioni ritmiche luminose e stimolanti, con il secondo condivide un’invidiabile,
istintiva felicità melodica. Ma Corea e Jarrett vengono alla mente anche per un altro
elemento. Come i due popolari pianisti erano riusciti a fare nei confronti della generazione che cresceva negli anni Settanta (e, aggiungiamo, come è accaduto a Brad
Mehldau per quella a cavallo fra i Novanta e il nuovo millennio), Shai Maestro sembra
perfettamente sintonizzato con le aspettative, i gusti, i desideri e le preoccupazioni
dei giovani contemporanei. Per questo si candida a divenire uno dei nomi con i quali
verrà ricordato questo periodo storico (CS).
Ascona Teatro del Gatto
Lunedì 8 maggio ore 20.30
STEVE GADD BAND
Steve Gadd
Walt Fowler
Michael Landau
Kevin Hays
Jimmy Johnson
batteria
tromba e flicorno
chitarre
tastiere
basso
Una collaborazione
Jazz Cat Club – RSI Rete Due
Diretta radiofonica su Rete Due
Il celebre batterista Steve Gadd, fresco settantaduenne quando comparirà sul palco
del Teatro del Gatto di Ascona, si può dire che incarni uno dei possibili «sensi» del jazz
contemporaneo. E questo nonostante le sue molte collaborazioni con figure stellari
della musica pop, anzi proprio a causa di esse: da Simon & Garfunkel a Joe Cocker, dagli
Steely Dan a Eric Clapton, da Frank Sinatra a Paul McCartney. Che la storia del jazz si
incroci continuamente, e in modi sempre nuovi, con quella della musica «di consumo» è
infatti ben chiaro a chiunque ne segua le vicende. Fin dalle sue prime avventure professionali, Gadd si è mosso con autorità in questa terra di mezzo, dando vita a una superba
dimensione professionale che ne ha fatto forse il più affidabile (e ambito) batterista
«di studio». Il suo mestiere lo ha portato a eccellere nei più diversi generi musicali, ma
conservando sempre al centro della propria pulsazione la grande tradizione afroamericana, della quale è un consapevole interprete; in questo modo il linguaggio del jazz,
declinato con sapienza in ogni sua fase storica, si è trasmesso «per induzione» a un
pubblico di enorme vastità. Il ruolo di Gadd può essere paragonato a quello di due suoi
celebri predecessori: Gene Krupa e Buddy Rich. La spettacolarità dei loro stili si è trasferita nel gioco del più giovane decantandosi in una maggiore coscienza del dettaglio,
del non detto, quasi in una trasformazione monkiana (cioè in un passaggio consapevole dall’età jazzistica «classica» a quella «moderna»). Così Gadd è capace di incantare
anche un pubblico di non intenditori (per non parlare degli studenti di batteria) grazie
a uno stile che sposa costantemente il rigore quasi scientifico, proveniente dai grandi
maestri del bebop, a una qualità narrativa che potremmo definire pop. E qui ritorniamo:
perché anche nella sua band i generi convivono amichevolmente. Lo dimostrano i curriculum dei musicisti scelti dal leader, nei quali i nomi di Frank Zappa, Pink Floyd, Joni
Mitchell si alternano a quelli di Stan Getz, Jim Hall, Miles Davis; lo attesta il repertorio del
gruppo, che affianca temi originali a cover pescate in ogni parte della musica d’oggi;
lo confermano le sequenze di assoli, dove l’acida chitarra di Michael Landau si alterna
al morbido eloquio trombettistico di Walter Fowler e ai linguaggi altrettanto variegati
della ritmica. E dove l’enciclopedica batteria di Gadd amalgama e rende coerente ogni
avventura sonora (CS).
Grafica RSI: Manuela Catti – Impaginazione: Prestampa Taiana SA
Informazioni
rsi.ch/jazz
T + 41 (0)91 803 91 25
[email protected]
Produzione RSI Rete Due
Paolo Keller
Con il sostegno di:
In collaborazione con:
Associazione Jazzy Jams, Lugano
Cinema Teatro, Chiasso
Associazione Musibiasca, Biasca
Jazz Cat Club, Ascona