Braccia e mani

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catechismo per tutti
Braccia e mani
L
a mano dell’uomo è un capolavoro, pur nell’apparente semplicità. Stretta a pugno, diventa martello; stretta ed incurvata, assume la forma di scodella; allargata, le dita diventano sostegno al pari
di chiodi...
La mano: prende, tiene, tira, strappa, liscia, spalma, modella. Diventa arma di difesa e d’offesa.
Grazie alla mano, l’uomo è potuto diventare homo faber, l’uomo della tecnica.
Ma anche sul piano dell’interiorità la mano è rivelatrice per la sensibilità di cui è dotata e per gli
atteggiamenti che assume nei confronti degli altri. Le mani accarezzano le persone, stringono una
od entrambe le altre mani in segno d’amicizia; si protendono con le braccia per accogliere le persone, ma anche respingono e schiaffeggiano... La mano parla da sola, ed insieme rafforza e dona consistenza alle parole.
Gesti religiosi
Sul piano religioso la mano diventa espressiva e con atteggiamenti del tutto originali. Potremmo
qualificarli come tipicamente religiosi, giacché non usa strumenti, né s’esprime in gesti di contatto
fisico con le persone, salvo che per il “segno di pace”.
Imponendo le mani, Gesù guarisce i malati (Mc 6,5) e benedice i bambini (Mc 10,16). In nome suo
gli Apostoli compiranno gli stessi gesti (Mc 16,18; At 5,12; At 14,3). Ancor di più, è mediante
l’imposizione delle mani da parte degli Apostoli che è donato lo Spirito santo (At 8,17-19; At 13,3).
La Lettera agli Ebrei pone l’imposizione delle mani tra gli “articoli fondamentali” del suo insegnamento (Ebr 6,2).
La Chiesa ha conservato questo segno dell’effusione dello Spirito santo nelle epìclesi (invocazioni)
sacramentali.
L’atteggiamento religioso della mano è rivolto a Dio trascendente ed invisibile, eppure è quanto mai
naturale ed espressivo.
La Liturgia e la pietà li conoscono bene.
* Mani giunte – Palmo contro palmo, in atteggiamento umile, riverente, raccolto.
* Dita incrociate le une nelle altre, ad indicare struggimento interiore, grande dolore.
* Mani raccolte sul petto, nel raccoglimento con se stessi. Mani raccolte l’una nell’altra.
* Mani alzate con le palme parallele, in segno di lode e d’esultanza, o protese in segno d’invocazione. (Così pregava Mosè, ed a sua imitazione i primi cristiani, alla maniera cara agli Orientali).
* Mano chiusa che batte il petto, in segno di dolore e di pentimento.
* Mani benedicenti, con gesto solenne, ampio che raggiunge tutti in tutte le direzioni.
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* Mani che afferrano per mano, per donare comunione, pace, amicizia.
* Mani imposte sulle Offerte (Messa), per implorare la potenza trasformante dello Spirito santo, o
sulle persone (Ordinazione) a richiamo della grazia santificante del medesimo Spirito.
I fedeli conservano per lo più l’uso delle mani giunte, del battersi il petto e dello stringersi la mano.
Si va inoltre diffondendo, nei gruppi, il ricorso alle mani alzate.
I giovani, nelle liturgie a loro riservate, con i nuovi canti, introducono il battere le mani.
L’uso sapiente delle mani, fatto con lentezza, ritmo, sincerità e naturalezza invita alla preghiera, la
sostiene, fa germinare sentimenti rispondenti al suo contenuto.
Le braccia dell’orante
Nella celebrazione eucaristica, frequentemente – dal saluto iniziale alla benedizione finale –, il
sacerdote allarga le braccia, alza le mani e prega con le braccia aperte.
Pregare in piedi a braccia aperte è il gesto di preghiera più naturale ed antico, ed esprime un cuore
che aspetta o riceve l’aiuto dall’Alto. Così pregava Davide: «Signore, ascolta la voce della mia supplica, quando ti grido aiuto, quando alzo le mie mani verso il tuo santo tempio» (Sal 27, 2); e con
simile gesto Salomone elevò la sua preghiera per la dedicazione del tempio: «Si pose davanti all’altare del Signore, di fronte a tutta l’assemblea d’Israele, e stese le mani verso il cielo» (IRe 8, 22).
I cristiani s’appropriarono di tale gesto, seguendo anche una loro convinzione di fede, bene espressa
da un’esortazione di Paolo: «Voglio che gli uomini preghino, dovunque si trovino, alzando al cielo
mani pure, senz’ira e senza contese» (lTm 2, 8).
I Padri della Chiesa approfondirono il significato di questo gesto collegandolo con le braccia di
Cristo distese sulla croce; e nel rito bizantino, ogni sera, la Chiesa canta: «Come incenso salga a te
la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera» (Sal 140, 2).
È quindi un gesto veramente carico di significato antropologico e spirituale, dalla cui struttura si
può dedurre qualche sobrio e puntuale suggerimento per la preghiera personale e la partecipazione
attiva alla celebrazione eucaristica.
Simbolo dell’orante a braccia aperte
Nell’iconografia cristiana, l’orante a braccia aperte compare all’inizio del III secolo sugli affreschi
delle catacombe, per significare l’anima del defunto oppure per rappresentare personaggi veterotestamentari che, salvati da situazioni di morte, sono considerati, in un certo modo, prototipi del defunto:
Noè nell’arca, Abramo ed Isacco, i tre giovani nella fornace, Daniele nella fossa dei leoni...
Quindi il tema antico dell’orante, della donna velata con le mani alzate in atteggiamento di preghiera simbolo della pietas, dell’anima del defunto, del fedele che si rivolge a Cristo, attraverso lenti
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passaggi si costituisce come tipo di preghiera, utilizzato dalla Liturgia con varie sfumature di significato, che possono riferirsi alla vita, all’abbraccio ed alla supplica.
* Il tema antico della vita è espresso dalla postura verticale, accentuata dalle braccia aperte; è certamente la ragione principale per cui l’anima del defunto era rappresentata dall’immagine dell’orante: significava riconoscerlo e dichiararlo ancora vivo nonostante la morte.
Nel contesto della Liturgia cristiana, è dominante il riferimento alla vita che ci è donata da Cristo.
Perciò l’atteggiamento dell’orante, assunto dal sacerdote celebrante, significa inequivocabilmente
la vittoria di Cristo sulla morte e il dono della vita eterna a tutti coloro che credono in lui.
* Il collegamento delle braccia aperte con il Cristo crocifisso ci fa transitare sulla simbolica d’un
amore più forte della morte, che riesce ad affermarsi anche con il sacrificio di sé. Secondo
Blondel, la speranza d’essere “abbracciati” da Cristo, d’essere avvolti dalla tenerezza del suo
amore, ha il suo fondamento proprio sulla Croce; fondamento dato dalle braccia distese che
mostrano quella capacità di soffrire che consente a Cristo d’amarci fino al dono totale di sé: «Ecco
il mio Corpo dato per voi; ecco il calice del mio Sangue versato per voi!» (cf i Cor il, 23-26).
Anche Giovanni ci presenta il mistero della passione e morte del Signore da quest’angolatura dell’amore: «Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo
mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1); e
l’Eucaristia è esattamente la celebrazione e l’attuazione del mistero pasquale di Cristo.
* Il tema della supplica è il più frequente nei Salmi, ed esce dalle braccia distese quando le mani
tengono le palme rivolte al cielo: è il tipico gesto del chiedere che esprime indigenza, materiale e
spirituale; più biblicamente, la fame e la sete di giustizia. Difficile trascurare la promessa di Gesù:
«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati» (Mt 5,6).
Significato spirituale: chiesa orante.
Il gesto di pregare in piedi con le braccia aperte ci rende espressione viva non solo del Cristo
vivente, "Spirito datore di vita" (1 Cor 15,45), ma anche della Chiesa.
Nelle catacombe la Chiesa è spesso raffigurata come una donna con le braccia spalancate, in
atteggiamento orante. Come Cristo stese le braccia in croce, così per lui, con lui e in lui, la Chiesa
si offre ed intercede per tutti gli uomini.
Questo vale non solo per il celebrante – che più di tutti ripete questo gesto nell’azione liturgica –,
ma anche per ogni fedele che voglia avere il respiro della Chiesa nella sua partecipazione
all’Eucaristia e nella sua preghiera personale. Oggi, nella proclamazione del “Padre Nostro”, spesso
i fedeli allargano le braccia, con le palme delle mani rivolte verso il cielo. È un gesto molto espressivo, da valorizzare, perché da tutti sia invocato il Signore sull’intera assemblea e sull’umanità, e si
compia così il desiderio del Padre di vedere raccolti i suoi figli attorno al Figlio, divenuto, per il consenso di Maria, il Primogenito di molti fratelli, che con lui s’orientano verso il Seno del Padre.
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