Pietro Romano Miseria E Nobiltà: In replica

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Pietro Romano Miseria E Nobiltà: In replica straordinaria
dal 29 marzo al 9 aprile Teatro delle Muse di Roma
29/03/2017
Unfolding Roma oggi incontra Pietro Romano, 43 anni, romano, regista speaker radiofonico, attore e uomo di spettacolo
a tutto tondo. Un viso che quando lo incontri per strada non puoi non pensare, oddio questa faccia la conosco. In teatro
dà il meglio di sé ma anche in tv, recitando negli spot pubblicitari rimane impresso quel volto da persona semplice,
onesta e simpatica.
Domani sera, mercoledì 29 marzo, ci sarà la prima di Miseria e Nobiltà, tutto bene, pronto per il ritorno in scena?
Diciamo che non ci si sente mai pronti fino in fondo però ce la mettiamo tutta come sempre perché vada tutto bene e che sia un’
ottima partenza.
Dal 29 al 8 aprile, teatro delle muse, Miseria e Nobiltà, opera in tre atti di Eduardo Scarpetta, nonché grande film di Totò,
rivisitato e interpretato da Pietro Romano in romanesco, la prima domanda sorge spontanea, perché?
Perché ovviamente è una “sfida”. Lo spettacolo in se ha comunque bisogno di avere degli stimoli nuovi per cui io avevo già
iniziato questo tipo di operazioni prima con Goldoni poi con Molière e questa volta mi sono detto perché no, non accarezzare il
teatro napoletano che ha una grande forza a livello nazionale non solo regionale, forse è uno dei dialetti più diffusi per quel che
riguarda il teatro grazie a De Filippo a Scarpetta e quindi è una sorta di omaggio a un tipo di commedia elevata , la grande
commedia della nostra tradizione perché Napoli fa parte della tradizione nazionale che non è solo localizzata alla Campania, lo
stimolo è stato quello di trascrivere e trasportare il linguaggio e quindi la lingua napoletana in quella romanesca pur mantenendo
tutti gli elementi comici che il testo di Scarpetta ci dava ma traducendoli in altra forma con un altro colore.
Miseria e Nobiltà, composto nel 1887, risulta a quanto pare ancora attuale. in romanesco, secondo me, appare meno vero
( riguardo la povertà) e più commedia. da sempre i romani hanno un valore aggiunto nella comicità. quanto è stato
difficile rivisitare una commedia del fine ottocento?
Mi sono mosso spesso nell’epoca dell’ottocento, addirittura epoca rugantiniana, la famosa maschera romana, quindi non è stato
poi cosi difficile. Riguardo alla povertà non ha definizione regionale, ci sono famiglie molto povere in ogni parte del mondo e c’è
chi sta bene ovunque, però il romano è vero fa vedere che è abituato a tutto, che passa sopra a tutto, la comicità romana può
essere più colorita, più spinta rispetto al napoletano, comunque alla fine si può dire che la comicità abbia una sua costruzione che
sia abbastanza classica in tutto, non so se si ride più sentendo il linguaggio romanesco o quello napoletano, lo lasciamo decidere
al pubblico che vorrà venire a vedere lo spettacolo. La ricostruzione della commedia comunque è stata fatta con grande rispetto di
Scarpetta, dei De Filippo, e
anche nel film stesso che rimane nella memoria di tutti, soprattutto nella grande magistrale
interpretazione di Totò che ci regala un personaggio immortale con delle scene oramai diventate icone , gli spaghetti in tasca, la
lettera dettata dall’ignorante che non ha i soldi per pagare, la scena quando lui sostituisce il suo coinquilino e si mette alla
macchina fotografica e approfitta per abbracciarsi la fidanzata di un’altra persona per far vedere come doveva essere la posa,
scene nella memoria di tutti e che fortunatamente la televisione ci permette di rivederli una volta l’anno in tv, film che sono
dei capolavori.
Miseria e Nobiltà, da sempre come ci conferma la storia è la vita che gira intorno ai quattrini. e da essi dipende tutto il
resto. O no?
Forse fino a un certo punto. È ovvio che la società ci porta a essere guidati verso il potere economico ma io credo che ci siano
cose molto più importanti dell’economia in se, è ovvio che l’economia ci permette e ci fa pensare che più cose abbiamo e più
siamo importanti, ma io credo che la vera ricchezza sia dentro di noi per cui più basata sui sentimenti e sull’essere persone
oneste. L’onestà credo che abbia un valore più alto dell’avere un grande potere basato solo sui soldi o cose similari. Alla fine
credo che l’essenza della vita sia avere qualche amico intorno da poter chiamare se abbiamo delle urgenze o comunque una
famiglia sulla quale appoggiarsi, perché il più delle volte le persone che forse invece hanno un altro tipo di potere sono contornate
da gente che ha solo interessi lavorativi, economici e sono dei rapporti coperti da maschere, ci si trascina dietro una grande
solitudine.
«Mi sembra di poter dire poi che le storie che raccontiamo siano sempre le stesse: l’uomo ha bisogno di raccontarsi
storie per non pensare al fatto che la sua vita è finita» Michele Sinisi. mi commenta questa frase. Sinisi come lei rivisita
Miseria e Nobiltà sdoganando il napoletano per un italiano pieno di dialetti portando lo spettacolo in giro per i teatri
italiani.
Le vedo tutte positive queste cose, è un modo anche per avvicinare un certo tipo di pubblico che di solito a teatro non entra e
quindi se tu lo avvicini con un linguaggio più uguale al loro modo di parlare, anche modernizzando alcuni passaggi della
sceneggiatura stessa e dei dialoghi della commedia in se, è un modo per portare gente che di solito non entrerebbe. Poi magari
spontaneamente, da quel momento in poi inizia una propria ricerca ad andare a vedere anche dei classici con allestimenti che
rispettino in tutto il linguaggio e anche la messa in scena. Le vedo come operazioni positivissime , rinnovare un testo, ricostruirlo.
Il nostro linguaggio muta nel tempo, oggi viviamo in un epoca di grande velocità, quindi la commedia muta, dai tre atti iniziali
diventa di due, si alleggerisce di alcuni passaggi che non sono necessari che non cambiano nulla negli avvenimenti della
commedia in se, velocizzare e lasciare i momenti più intensi sia nel caso di questa commedia che nel caso di altre commedie che
ho messo in scena negli anni passati. Si fa da filtro in certi versi, una sorta di filtro come in una partitura musicale , si ricostruisce
tutto l’arrangiamento, come fanno in musica con le canzoni del passato dove vengono riarrangiate con strumenti più attuali , più o
meno quello che cerco di fare con una commedia “antica” che viene resa più fruibile per un pubblico moderno.
Dopo il successo avuto a inizio stagione, con sere e sere di sold out, come ci si prepara a una "seconda" prima?
Guarda , forse è peggio che pensare a un debutto assoluto. Ti trascini dietro un successo della prima edizione per cui si ha la
responsabilità di partire e avere un attenzione maggiore per la ripresa perché a volte nella ripresa ci si rilassa un po’ . Invece ho
cercato di dire a me stesso e agli altri attori che con me vanno in scena di pensare come se fosse una prima assoluta, quindi di
essere più attenti e più carichi e dimenticare che il percorso già è stato fatto , si riparte da zero a tutti gli effetti. Un attenzione e
una sensibilità maggiore per la ripresa.
Attore teatrale, tv e pubblicità, regista, cantante, doppiatore, in poche parole un uomo dello spettacolo. attaccato a Roma
e alla sua romanità. potrebbe essere un freno per l'evolversi della sua carriera, di per se già molto importante?
ricordiamo anche di averla vista in tv con fiction, spot pubblicitari oltre che a teatro da 20 anni...
Può darsi che lo sia. In Italia quando ti conoscono perché hai un certo tipo di caratteristiche, perché hai fatto un certo tipo di ruolo,
ti classificano e fai solo quello e non sai fai fare niente altro , non ti vedono fare niente altro, diversamente da altri paesi dove
vediamo gli attori che passano dalla commedia al drammatico dal film estremo all’horror o qualsiasi altra cosa cosi come magari
anche a teatro. A volte me la faccio questa domanda, forse ne pago un po’ le conseguenze di questa scelta di aver percorso un
racconto sulla romanità, di voler omaggiare questa città e i romani. Un po’ come Totti che nonostante tutte le richieste che abbia
avuto dal mondo pallonaro è rimasto alla propria squadra rinunciando a vittorie con squadre più blasonate, alla fine va seguita la
passione fino in fondo e magari un giorno le cose cambieranno e ci si renderà conto che la qualità è qualità a prescindere dalle
scelte che uno può aver fatto, dal dialetto o non, il dialetto è la nostra lingua e va preservata e non va vista come una cosa di
seconda categoria. Il teatro napoletano con il dialetto ha una forza maggiore, i De Filippo ma anche Salemme recentemente,
riescono a raccontare nel cinema tante situazioni e tante sfaccettature che col romanesco non ci si riesce. Un po’ ne pago lo
scotto ma seguo la passione, che conta tanto per me.
Ho letto la sua storia e lei ha iniziato giovanissimo , anno 85 con la lirica ma con dentro un'anima da commedia, giusto?
Ricorda la sua prima esperienza teatrale?
Si ho dei rari ricordi, 10 11 anni al massimo. Mi ricordo la prima esperienza in due opere con un atto unico, una moderna e una
classica,di Mascagni, ambientata in Sicilia e io con altri ragazzi eravamo da contratto “piccoli attori”. Dovevamo fare dei movimenti
scenici su musica, calibrati e precisi, nei panni di piccoli picciotti, pensa dovevamo fingere di fumare con delle sigarette fatte con
della camomilla. Un ricordo che non dimentichi facilmente, è stato il primo approccio in un teatro importantissimo come il teatro
dell’opera di Roma , milleottocento posti , balconata e quanto altro. Però sai a quell’età c’era una sorta di incoscienza giovanile
che a pensarci oggi mi tremerebbero le gambe.
Totò un prete mancato, lei Pietro Romano se non avesse fatto l'attore cosa le sarebbe piaciuto fare?
Totò è un attore che amo tantissimo, è un grande punto di riferimento, più volte ho letto dalle sue biografie. La fame, la povertà
che ha vissuto, che non aveva nemmeno il biglietto per pagarsi il tram per andare da piazza dei Cinquecento al teatro dove
lavorava all’epoca, questa cosa del prete mancato non la sapevo. Devo dire che anche io ho vissuto un momento un po’ mistico,
dove ho pensato che forse l’idea del prete non mi era cosi lontana. Alla fine il prete fa una sorta di rappresentazione della parola di
Dio, riporta in vita quello scritto nelle sacre scritture, ogni giorno. Ci sono delle affinità tra l’attore e il prete. L’ho accarezzata in
maniera leggera l’idea mistica che mi attraeva, ma mi attraevano più le donne e quindi il prete no. Ho avuto la passione anche
della polizia, del carabiniere, l’idea della divisa mi riportava a dover interpretare qualcosa o qualcuno, mio padre era nella polizia e
forse in quel momento volevo imitare mio padre. Ma da sempre ho voluto fare l’attore, cosi come raccontano molti altri colleghi, si
inizia a scuola a recitare una parte, a fare il verso di un insegnante con i tuoi amici che sono il primo pubblico. Dove si incamera e
poi si ripropone esasperando i personaggi che ci girano intorno. Facevo cose allucinanti da ragazzo, cineprese mute, telecamere
VHS, giravo i miei primi cortometraggi. Facevo a casa programmi di attualità coinvolgendo e costringendo la mia famiglia ad
assecondarmi. Addirittura facevo del doppiaggio togliendo la voce originale e mettendo la mia. Volevo essere al centro
dell’attenzione, e se riuscivo a fare ridere imitando un professore ero felice e contento.
Romano, non posso non chiederle se tifa lo Lazio o la Roma?
Bè, come mi chiamo di cognome? Romano? Ovvio la Roma.
Attualità, cosa ne pensa del sindaco Raggi e del suo movimento?
A me piace la novità, sempre. Mi piace dar fiducia al nuovo che avanza perché il vecchio per certi versi abbiamo visto che tipo di
percorsi ha fatto e ha avuto. Io sono fiducioso di questa aria nuova che sta soffiando sull’Italia e non solo su Roma. Spero che le
cose cambino davvero e che le permettano di fare cose belle. Io devo dire in generale che ho fiducia nel prossimo, ci dobbiamo
contornare di gente di cui ci dobbiamo fidare, se poi ci fregano staremo attenti la prossima volta. Meglio essere fregati che dare la
fregatura.
Cosa pensa dei teatri romani e del teatro in generale, dato che tutti scrivono che è in crisi e poi ci sono gli spettacolo
sold out. E ancora caro BIGLIETTI , è ancora per un pubblico di nicchia il teatro? o visti i prezzi, bisogna solo spingerlo
un po’ di più? per
esempio tornare a portarlo in tv...
La storia della crisi è nell’indole dell’essere umano che si lamenta sempre e comunque. Un po’ come nel cinema, cosi come nel
teatro. Sento la crisi da quando sono nato, oramai ci siamo abituati ma non è cosi. La gente segue il teatro cosi come va al
cinema.
Riguardo al pubblico di nicchia io penso che la gente andrebbe un po’ educata al teatro, forse fin dalla scuola, perché non è detto
che tutte le famiglie siano sensibili a portare i propri bambini a teatro. La scuola dovrebbe far capire quanto è bello vedere un
attore che ti respira a pochi metri di distanza, che ti da un emozione, sentire quello scambio con un applauso o una risata. Forse
anche la televisione potrebbe fare qualcosa in più. L’unico programma che dedica degli spazi al teatro è Applausi di Marzullo ma
che va in onda alle 2 di notte e che vediamo solo noi addetti ai lavori vista l’ora, il servizio pubblico dovrebbe dedicare degli spazi
maggiori in orari umani, fare una promozione teatrale e rimandare in onda le vecchie commedie che non passano mai di moda e
soprattutto quelle che vanno in scena ora. Il teatro è quel palcoscenico dove si forma il bagaglio artistico, dove non esistono gli
applausi finti, e sera per sera devi guadagnarti il consenso del pubblico e rimane in vita chi ha qualcosa da raccontare.
Prima e dopo il Bataclan, c’è per lei un anno zero o si va sul palco senza pensarci?
The show must go on, si fa quello che si deve fare. Noi andiamo avanti cercando di regalare un’emozione al pubblico. Oggi come
oggi è diventato un rischio come in quel teatro per la pazzia dell’essere umano, ma quella come fai a controllarla. Bisogna andare
avanti e facciamo quello che ci piace più fare. Tutti siamo a rischio, dobbiamo prendere la metro, attraversare strade e fare quello
che facciamo di solito. Non possiamo farci condizionare. Altrimenti la vita si fermerebbe. Non si può vivere nel terrore, la vita è
talmente breve talmente veloce che dobbiamo andare avanti.
Essendo regista ma al contempo attore, come si gestiscono i propri colleghi?
È molto difficile. Devi sdoppiare le due mansioni. Quando sei regista devi essere regista a tutti gli effetti non pensando che tu poi
sarai in scena con loro, per cui dirigi uno spettacolo pensando da regista e dando a ogni interprete la possibilità di esprimersi al
massimo per quello che il ruolo richiede in quella tale commedia, in quel tale momento, in quel tale passaggio. Devi essere onesto.
Questo ti da anche la possibilità di avere stimoli maggiori quando poi vai in scena, se hai attori bravi e ben guidati non tralasciando
nulla. Bisogna mettere tutti in condizione di essere al massimo delle loro possibilità e questo ti fa di andare al massimo e la parola
onestà è al primo posto. Si è tutti sullo stesso piano, ripeto la parola giusta è onestà.
Giuseppe Calvano
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