Liceo Scientifico “Gaetano Salvemini” Progetto Envirad Immagine realizzata da Derek Leinweber esposizione divulgativa di Ciro Chiaiese Ciro Chiaiese Il vuoto è l’essenza delle cose Il vuoto non esiste, esistono cose che non vediamo, ed esse sono il principale artefice di ciò che vediamo. Il vuoto è costituito da campi la cui energia ha continue fluttuazioni di densità. Le densità più stabili costituiscono la realtà che vediamo, ma la maggior parte dell’attività del vuoto è per noi invisibile e sotto alcuni aspetti forse ancora inimmaginabile. Ciro Chiaiese 2 Dall’atomo di Democrito al modello quantistico Ciò che costituisce l’essenza della realtà è stata una delle prime domande che l’uomo si è posto. Almeno fin dall’antica Grecia, ritroviamo teorie filosofiche che hanno tentato di dare una risposta a questa domanda. Ogni cosa esistente è fatta di una combinazione di quattro elementi fondamentali: acqua, aria, terra, fuoco Empedocle Ciro Chiaiese 3 Dall’atomo di Democrito al modello quantistico Democrito e Leucippo (V sec. A.C.) furono probabilmente i primi a proporre una teoria atomistica per la materia. Tutto è formato da piccolissime particelle, non ulteriormente divisibili, diverse fra loro solo per forma e grandezza. Esse si muovono e si combinano dando origine a tutte le cose, compresa l’anima dell’uomo. Democrito Ciro Chiaiese Leucippo 4 Dall’atomo di Democrito al modello quantistico La risposta alla domanda sulla natura della materia è rimasta nell’ambito della Filosofia per molti secoli e solo con i progressi della Chimica riprende, questa volta però su basi scientifiche, la strada dell’ipotesi atomistica. I contributi della Chimica alle basi della teoria atomistica furono notevoli e dovuti a diversi protagonisti del XVIII e XIX secolo. Ciro Chiaiese 5 Dall’atomo di Democrito al modello quantistico Il contributo della Chimica Legge di combinazione dei volumi Legge di conservazione della massa Antoine Lavoisier Joseph-Louis Gay-Lussac Nelle stesse condizioni di pressione e temperatura, uguali volumi di gas hanno lo stesso numero di molecole Tavola degli elementi chimici Amedeo Avogadro Dimitri Mendeleev Ciro Chiaiese 6 Dall’atomo di Democrito al modello quantistico Il contributo della Chimica E fra questi, forse i contributi più significativi si devono a Proust e Dalton: Legge delle proporzioni definite Gli elementi costituenti di un composto, per ogni quantità dello stesso [composto], sono presenti sempre in uguali proporzioni. Joseph Proust (1754-1826) Legge delle proporzioni multiple Considerati due elementi A e B che possono reagire formando composti diversi, fissata la quantità dell’elemento A, in ogni composto che i due formano, l’elemento B compare in quantità che sono fra loro multiple o sottomultiple secondo interi (piccoli). John Dalton (1766-1844) Ciro Chiaiese 7 Dall’atomo di Democrito al modello quantistico Il modello atomico di Thomson I successivi passi verso la conoscenza della struttura della materia passano essenzialmente per la Fisica. Alla fine del 1800, Joseph John Thomson, sulla base di esperimenti con i raggi catodici, scopre che la carica elettrica è quantizzata (successivamente fu denominata elettrone) e propone un primo tipo di modello atomico. Modello atomico di Thomson detto a panettone perché prevedeva che le cariche negative fossero sparse in una sostanza di carica positiva. J.J. Thomson (1856-1940) Nobel Fisica 1906 Ciro Chiaiese 8 Dall’atomo di Democrito al modello quantistico Il modello atomico di Rutherford Pochi anni dopo (1909), Ernest Rutherford, ex studente di Thomson poi divenuto docente, in un esperimento consistente nel bombardare una sottile lamina d’oro con particelle , scopre che le deflessioni registrate non sono compatibili col modello di Thomson. Questo esperimento si può considerare l’iniziale modalità sperimentale della Fisica delle particelle: fissare (rompere) l’oggetto d’indagine per vederne le parti che lo compongono. Ciro Chiaiese 9 Dall’atomo di Democrito al modello quantistico Il modello atomico di Rutherford Due anni dopo, nel 1911, sulla base dei risultati dell’esperimento con la lamina d’oro, Rutherford propone un nuovo modello atomico: il modello planetario. Modello planetario di Rutherford, così detto perché prevedeva che gli elettroni orbitassero a relative grosse distanze dal nucleo positivo. Ernest Rutherford (1871-1937) Nobel Chimica 1908 Ma lo stesso Rutherford è cosciente che anche il suo modello atomico sembra avere qualcosa che non va: non si accorda con la recente teoria dell’elettromagnetismo di Maxwell (e con qualcos’altro …). Ciro Chiaiese 10 Dall’atomo di Democrito al modello quantistico Il modello atomico di Bohr La recente teoria elettromagnetica di Maxwell prevedeva che una carica in moto accelerato emettesse onde elettromagnetiche perdendo quindi energia. L’elettrone in orbita intorno al nucleo, emettendo continuamente energia per radiazione e.m. avrebbe dovuto in brevissimo tempo collassare sul nucleo in contraddizione con la stabilità dell’atomo Ciro Chiaiese 11 Dall’atomo di Democrito al modello quantistico Il modello atomico di Bohr Inoltre, l’emergente branca della spettrografia mostrava che gli spettri di emissione ed assorbimento degli atomi non erano affatto continui come prevedeva la teoria ma, piuttosto, presentavano righe nette e distanziate. Spettro di emissione nel visibile dell’idrogeno (serie di Balmer) Sopra: spettro atteso dalla FC sia in assorbimento che in emissione Sotto: spettri di emissione ed assorbimento rilevati. Ciro Chiaiese 12 Dall’atomo di Democrito al modello quantistico Il modello atomico di Bohr Bohr supera questi problemi legando al modello planetario tre fondamentali ipotesi: Esistono delle orbite stabili in cui gli elettroni non emettono energia Le orbite stabili che gli elettroni possono occupare sono caratterizzate da un momento angolare multiplo di una quantità fondamentale Gli elettroni emettono o assorbono energia solo nel “saltare” da un’orbita all’altra secondo la legge usata da Einstein nell’effetto fotoelettrico: Ciro Chiaiese 13 Dall’atomo di Democrito al modello quantistico Il modello quantistico L’emergente Meccanica Quantistica, nata con l’ipotesi di Luis De Broglie della doppia natura corpuscolare-ondulatoria di ogni particella e sviluppata da Heisenberg, lo stesso Bohr, Schrodinger, Born, Dirac ecc., che porta all’abbandono della prerogativa deterministica della Fisica in luogo di una predizione probabilistica dei fenomeni (in realtà i cambiamenti concettuali sono rilevanti e notevoli) comporta, fra l’altro, la perdita del concetto di traiettoria e, di conseguenza, nell’ambito dell’atomo, non si parla più di orbite (traiettorie ben definite) ma di orbitali (zone di spazio in cui vi è una certa probabilità di presenza dell’elettrone). Ciro Chiaiese 14 Dall’atomo di Democrito al modello quantistico Il modello quantistico Il modello quantistico, oltre a sostituire il concetto di orbita con quello di orbitale, avvalendosi dei risultati conseguenti all’applicazione dell’equazione di Schrodinger e successivamente di Dirac, nonché del principio di esclusione di Pauli, si fonda su 4 numeri quantici che determinano la configurazione elettronica degli atomi: n – numero quantico principale che determina i livelli energetici ( ) l – momento angolare orbitale, per ogni n può assumere n valori diversi, da 0 a n-1, ed è responsabile delle forme degli orbitali m – componente z del momento angolare orbitale, per ogni l può assumere 2l+1 valori, da –l a l, ed è responsabile dell’orientamento dell’orbitale - spin, può assumere solo due valori distinti sono indicati solo con intrinseco dell’elettrone. Ciro Chiaiese (che nelle unità naturali ) e rappresenta la componente z del momento 15 La nascita della Fisica delle Particelle Fino al 1920, i chimici conoscevano circa 90 elementi diversi (o poco più). Fino al 1930 circa si prevedeva che tutta la materia fosse costituita da due sole particelle: l’elettrone e il protone. Poi, nel 1930, con la scoperta del neutrone da parte di J. Chadwick, sembra che la struttura atomica, e quindi della materia, sia ben definita e chiara. Ciro Chiaiese 16 La nascita della Fisica delle Particelle Dal 1930, però, l’analisi dei raggi cosmici portò alla scoperta di numerose altre particelle subatomiche (anche se molto instabili). Ciro Chiaiese 17 La nascita della Fisica delle Particelle Non era un segnale incoraggiante visto che l’intento iniziale era quello di spiegare la varietà degli atomi con una combinazione di poche particelle elementari. Durante il discorso di assegnazione del suo Nobel nel 1955 il fisico Lamb, scherzosamente, affermò qualcosa del genere: “fino agli anni ‘30, lo scopritore di una particella elementare veniva premiato con un Nobel, oggi, con il numero di particelle scoperte, qualcuno ha detto che bisognerebbe prevedere una multa di 10.000$ per chi scopre una nuova particella!” Ciro Chiaiese 18 I Quark La ricerca di una struttura più elementare con leggi ben definite che regolano le relazioni fra le particelle e le loro interazioni comincia a svilupparsi negli anni ’50 ed esegue un passo importante negli anni ’60 ad opera dei due fisici statunitensi Murray Gell-Mann e George Zweig che ipotizzano che protoni e neutroni, siano in realtà a loro volta costituiti da combinazioni di tre tipi di sub particelle (successivamente diventate 6) denominate quark. Ciro Chiaiese 19 I Quark La teoria prevista da Gell-Mann e Zweig prevedeva 6 tipi di quark che riuscivano ad inquadrare, oltre a protoni e neutroni, tutte le altre particelle pesanti (adroni) osservate. La materia comune, comunque, è interessata solo da due tipi di quark: up (carica = +2e/3) e down (carica = -e/3) protone = 2u+1d = 2x(2/3)e + (-1/3)e = +e neutrone = 1u + 2d = (2/3)e + 2x(-1/3)e = 0 Ciro Chiaiese 20 I Quark La struttura a quark diventa così la base di quello che poi fu chiamato Modello Standard. I quark sono concepiti come particelle dotate di carica frazionaria e spin ½ e si presentano accorpati in triplette nei barioni (protoni e neutroni) e in coppie quark-antiquark nei mesoni. Insieme ai leptoni (elettrone e altre particelle con caratteristiche correlate) i quark formano la materia ordinaria e quella estremamente instabile (con vita media estremamente breve). Completano il quadro, i bosoni mediatori che mediano le interazioni fra le particelle. Ciro Chiaiese 21 Il Modello Standard Il Modello Standard è la teoria che si propone di spiegare, non solo la struttura della materia, ma anche le modalità con cui le varie parti interagiscono determinando la varietà fenomenologica che osserviamo. Resta fuori da questo modello la gravità e, quindi, tutti i fenomeni ad essa connessi. Ciro Chiaiese 22 Il Modello Standard Il Modello Standard è caratterizzato da diversi criteri di raggruppamento, a seconda delle proprietà che si vogliono prendere in considerazione. Le colonne I, II e III, dette famiglie, determinano la tipologia di particelle: la I famiglia è quella che costituisce la materia ordinaria. Nelle ultime due colonne troviamo i bosoni dei campi di forze. Ciro Chiaiese 23 Il Modello Standard I Fermioni Le particelle delle tre famiglie costituiscono i fermioni, caratterizzati dall’avere tutte spin ½ . Il loro nome è intitolato al fisico italiano Enrico Fermi, uno dei padri della Fisica Nucleare che guidava il gruppo di fisici italiani che ha praticamente scoperto la fissione nucleare e che fu denominato I ragazzi di via Panisperna, luogo di Roma in cui era situato il laboratorio dove operavano. Ciro Chiaiese 24 I ragazzi di via Panisperna Ettore Majorana Enrico Fermi Da sinistra: Oscar D'Agostino, Emilio Segrè, Edoardo Amaldi, Franco Rasetti, Enrico Fermi. Bruno Pontecorvo Ciro Chiaiese 25 Il Modello Standard I Bosoni Le ultime due colonne sono costituite dai bosoni mediatori di campo (o di gauge). I bosoni sono particelle caratterizzate da spin intero (0 o 1) e sono le particelle mediatrici dei tre campi di forza: • elettromagnetica (fotone) • nucleare forte (gluone) • nucleare debole (Z, W- e W+) Ad essi si aggiunge l’ultimo arrivato: il bosone di Higgs. Una differenza fondamentale fra fermioni e bosoni è che i primi sono soggetti al principio di Pauli, i secondi no. Ciro Chiaiese 26 Il Modello Standard Gli Adroni Il gruppo di fermioni costituito dai quark dà luogo alle particelle che prendono il nome di adroni. Gli adroni sono le particelle che interagiscono tramite la Forza Nucleare Forte. Ciro Chiaiese 27 Il Modello Standard I Leptoni Il gruppo dei leptoni è costituito dall’elettrone e dai suoi “cugini”: il muone e il tauone. Fanno parte di questo gruppo anche tre tipi di particelle che, da quando sono state teorizzate, hanno avuto un ruolo importante e, soprattutto all’inizio, “sfuggente”: i neutrini. Ciro Chiaiese 28 I neutrini I neutrini furono teorizzati da Pauli negli anni ‘20 per bilanciare il decadimento beta che, diversamente, presentava un inspiegabile ammanco d’energia. Fu successivamente Fermi a dar loro il nome di neutrini. Fino alla fine del 1900 si riteneva che i neutrini fossero particelle prive di massa. Solo grazie ad esperimenti congiunti fra il CERN e i LNGS (esperimenti CNGS e OPERA) e KAMIOKANDE in Giappone, si è potuto stimare un limite superiore per la loro massa e confermare l’ipotesi fatta da Bruno Pontecorvo sulla loro oscillazione (esperimento che ha fruttato il premio Nobel 2015 a T. Kajita). Ciro Chiaiese 29 I neutrini e la Materia Oscura I neutrini hanno assunto un ruolo molto importante non solo nella Fisica delle Particelle ma anche in Astrofosica. Infatti, da quando è stato stabilito che hanno una massa, essa, per quanto piccola, ha un ruolo importante nelle teorie cosmologiche poiché l’enorme quantità di neutrini nell’universo può determinare il tipo di evoluzione che esso avrà. La materia e l’energia che noi conosciamo costituiscono solo il 5% di quella che è presente nell’universo; la restante parte è costituita per il 27% da materia oscura (in cui rientrano i neutrini) e per il 68% da energia oscura. Ciro Chiaiese 30 Le interazioni nel Modello Standard Il MS descrive la modalità d’azione di tre delle quattro forze fondamentali: la forza elettrica (FE), la forza nucleare forte (FNF) e la forza nucleare debole (FND). Resta fuori dal MS la forza gravitazionale che non si riesce ancora ad inquadrare in tale teoria. Il modello descrittivo prevede che l’interazione fra particelle dovuta ad una forza si esplichi attraverso lo scambio di una particella denominata bosone mediatore della forza. Ciro Chiaiese 31 La forza Elettromagnetica L’azione della FE avviene attraverso lo scambio di un fotone virtuale, che è il bosone di questa forza. Il termine virtuale sta ad indicare che, diversamente dal normale fotone, esso esiste solo per il tempo in cui si esplica l’interazione (*). Lo scambio del fotone determina la variazione di quantità di moto delle particelle interagenti. Ciro Chiaiese 32 La forza Nucleare Forte La FNF è l’interazione che si esercita fra adroni, ossia fra quark e particelle costituite da quark. In particolare, è la forza che permette la stabilità nucleare poiché su brevi distanze è molto più forte della forza elettrica che, nei nuclei con più protoni, non ne permetterebbe la coesistenza. Le modalità di interazione di questa forza sono descritte da un’apposita teoria: la cromodinamica quantistica (QCD). Il bosone mediatore di tale forza è il gluone che, in realtà, si presenta in 8 tipi diversi, tutti di massa nulla come il fotone. Ciro Chiaiese 33 La forza Nucleare Debole La FND è responsabile dei decadimenti nucleari di tipo beta, ossia di quelle reazioni che prevedono la trasformazione di neutroni in protoni (o viceversa) con emissione di elettroni (o positroni) e neutrini. Un contributo notevole a questa teoria si deve al fisico italiano Enrico Fermi che fu fra i primi a descrivere il decadimento beta. Decadimento beta Decadimento beta inverso I bosoni della forza debole sono tre e sono: Z, W+ e W- Ciro Chiaiese 34 Le teorie del MS Il Modello Standard è una struttura che deve prevedere anche le modalità con cui le forze interagiscono con le particelle. Le teorie che descrivono tali modalità sono due: la QED (Quantum Electro-Dynamics) la QCD (Quantum Chromo-Dynamics). Entrambe sono teorie quantistiche che si basano su particolari strutture algebriche dette teorie di gauge. Ciro Chiaiese 35 QED La QED descrive le interazioni fra fotoni e particelle cariche utilizzando la Meccanica Ondulatoria relativistica (equazione di Dirac) riadattata essenzialmente da Feynmann, Shwinger, Tomonaga e Dyson per risolvere alcuni problemi di natura un po’ troppo complessa da descrivere per i nostri scopi. Successivamente, questa teoria è stata ampliata da Glashow, Salam e Weinberg che ne proposero un’estensione in grado di descrivere le interazioni em e nucleari deboli come un’unica interazione: la forza elettrodebole (un passo verso l’unificazione delle forze). Ciro Chiaiese 36 QED In particolare, si deve a Feynmann l’introduzione di particolari grafi (poi detti diagrammi di Feynmann) che rendono più semplice e visiva la descrizione delle interazioni. Due elettroni che si respingono scambiando un fotone virtuale Ciro Chiaiese Un elettrone e un positrone che si annichilano scambiando un fotone virtuale 37 QCD La QCD descrive le interazioni forti, quindi quelle che avvengono fra quark. E’ una teoria che deriva direttamente dalla QED ma che ha dovuto risolvere dei problemi relativi alla natura della forza forte, notevolmente diversa da quella debole. La natura dei problemi in gioco è assolutamente lontana dal livello divulgativo di questa conferenza ma possiamo accennare che essi sono incentrati sulla particolare caratteristica di questa interazione che rende impossibile isolare i quark. Ciro Chiaiese 38 QCD La FNF ha la caratteristica di non diminuire allontanando due quark per cui, ad una certa distanza (comunque molto piccola), l’energia potenziale diventa così elevata che il sistema trova energeticamente più conveniente creare una nuova coppia di quark. E’ questo strano meccanismo che ha portato a teorizzare che quark e gluoni sono dotati di cariche di colore che ne permettono di regolare le complesse manifestazioni. Ciro Chiaiese 39 QCD Un’ulteriore particolare caratteristica teorica di questa forza è nel fatto che a distanze molto ravvicinate essa tende ad annullarsi. Questa teoria va sotto il nome di libertà asintotica ed è stata elaborata da F. Wilczek, D. Gross e D. Politzer e ha fruttato loro il premio Nobel nel 2004. Ciro Chiaiese 40 Il campo di Higgs La struttura del MS non prevede una massa per le particelle, semplicemente perché, a livello subatomico, il termine massa non può essere inteso come la quantità di materia di un corpo. Cosa fa sì, allora, che particelle diverse si muovano in modo diverso pur se soggette alla stessa forza? Negli anni ‘60, Peter Higgs e, in modo indipendente, F. Englert e R. Brout, ipotizzarono l’esistenza di un campo con cui le particelle interagiscono in modo diverso. Il bosone di questo campo è il bosone di Higgs. Ciro Chiaiese 41 Il campo di Higgs Il campo di Higgs permea tutto l’universo come un fluido in cui le particelle trovano una sorta di “resistenza viscosa”, differente perché dipende dalle loro caratteristiche (nell’immagine rappresentate con una diversa forma). Ciro Chiaiese 42 Il campo di Higgs In questa analogia, il bosone di Higgs può essere immaginato come il risultato di addensamenti del campo prodotti da sue fluttuazioni. In realtà, nella teoria dei campi, tutte le particelle sono espressioni di addensamenti di energia dei campi fondamentali e questo ci porta a concludere con l’affermazione che ha aperto questa conferenza … Ciro Chiaiese 43 Conclusione Il vuoto non esiste, lo spazio è permeato da campi e le particelle sono espressione di loro addensamenti di energia e con essi interagiscono. In particolare, tutte quelle che interagiscono con il campo di Higgs presentano una resistenza ai cambi di moto (massa), quelle che non interagiscono viaggiano alla velocità della luce. Naturalmente, questa è una sintesi estremamente semplicistica e grossolana della teoria dei campi, ma può servire per avere un’idea di come essa interpreta l’universo nei suoi costituenti fondamentali. Ciro Chiaiese 44 Bibliografia Feynman Richard – QED Aczel Amir D. – Entanglement Kumar Manjit – Quantum Lederman Leon – La particella di Dio Wilczek Frank – La leggerezza dell’essere Wilczek Frank – La musica del vuoto Cox B., Forshaw J. – L’universo quantistico svelato Wikipedia – Articoli vari Ciro Chiaiese 45