la risposta al `48: nazionalismo e liberalismo

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Una Europa di Stati
Col colpo di stato del 2 dicembre del 1851 la Francia era piombata di nuovo nell'impero. Napoleone
III accentrò nelle sue mani il potere, ma l'eredità più preziosa della Repubblica rimaneva in piedi: il
suffragio universale.
Il secondo impero era fondato sulla sovranità popolare (non a caso il colpo di stato era stato
confermato da un plebiscito).
In politica interna Napoleone III si lasciò guidare dalla ricca borghesia che finalmente ebbe carta
bianca sostituendo la vecchia aristocrazia e dando avvio ad un intenso sviluppo industriale e alla
creazione di due istituti di credito.
In politica sociale cercò l'appoggio sia dei contadini e della piccola borghesia attraverso la chiesa
cattolica a cui fu affidato l'istruzione e degli operai attraverso la concessione del diritto di sciopero.
In politica estera invece Napoleone III segue due diverse direzioni:
1. rafforzare la Francia a discapito dell'Austria attraverso l'unificazione d'Italia
2. Imperialismo in Africa: Algeria (granaio di Francia), Egitto (costruzione canale di Suez)
3. Imperialismo in Cina: Cambogia, Vietnam (Saigon), Indocina
4. Imperialismo in America: guerra in Messico
5. Imperialismo in Prussia, per ostacolare l'unificazione tedesca (guerra franco-prussiana).
Gran Bretagna
Pax britannica sotto la regina Vittoria:
1. egemonia economica (ferro, acciaio, carbone, macchinari)
2. egemonia geopolitica (dall'India al Canada all'Australia l'Inghilterra: impero coloniale difeso
dalla royal navy
3. egemonia finanziaria (la sterlina domina ed è la valuta di riferimento nei commerci
internazionali)
La GB regola l'ordine mondiale con il suo impero informale della sterlina e quello formale delle
cannoniere.
Ma nel mediterraneo la Russia sta cercando uno sbocco commerciale tentando di conquistare
all'impero ottomano (in caduta libera) i due stretti del Bosforo e dei Dardanelli.
Se la Russia fosse riuscita a prendersi quei territori avrebbe messo piede le mediterraneo e la GB
non può permetterlo.
Scoppia quindi la guerra di Crimea nella quale la posta in gioco è l'egemonia del Medio-Oriente.
La GB si schiera con l'impero ottomano (cadavere) contro la Russia che occupa la Moldavia e la
Valacchia. Alla guerra si aggiunge anche la Francia e poi il piccolo ma combattivo esercito del
Piemonte, che ha un ruolo decisivo perché sconfigge i russi a Sebastiopoli, roccaforte della marina
russa.
La Russia perde
La Francia ribadisce il suo ruolo di potenza centrale in Europa
Il Piemonte segna un punto a favore nello scacchiere internazionale
La GB è la sovrana incontrastata, ancora una volta, dei mari.
Prussia
La terra del romanticismo di Fichte ed Herder.
Lo spirito romantico si era fatto sentire nel 48' e aveva messo in luce due punti nuovi:
1. la patria non si fondava su una libera adesione o su una scelta politica
2. la patria era fondata su una appartenenza preistorica di tipo etnico linguistico
Il patriottismo tedesco infatti non aveva seguito i valori liberali e democratici ma si era ancorato alla
tradizione conservatrice ostile allo spirito francese e legata a una aristocrazia formata da:
1. corona
2. proprietari terrieri (Junker)
3. esercito
4. burocrazia statale
Quando negli anni 60' salì al trono Guglielmo I di Prussia, questa politica di unificazione ebbe una
spinta notevole ad opera del cancelliere Otto von Bismark, che vedeva nella Prussia il soggetto
prescelto per unificare la Germania.
Ma c'era un ostacolo: l'Austria faceva parte della confederazione germanica:
1. guerra dei Ducati (Prussia, Austria vs Danimarca)
2. guerra austro-prussiana (Sadowa 1866): Napoleone III neutrale, vittoria Prussia, uscita
Austria da confederazione, creazione di una confederazione degli stati del nord che
escludeva la Baviera
3. guerra franco prussiana: nel 1868 in Spagna in seguito ad una rivoluzione, cade la dinastia
borbonica e il governo provvisorio di Madrid offre la corona a Leopoldo di Hohenzollern,
parente di Guglielmo I. La Francia rischia l'accerchiamento. Napoleone III allora mette in
piedi tutta una serie di trattative per garantirsi che Leopoldo non accetti la corona, e per
avere maggiori garanzie, manda l'ambasciatore francese in Prussia. Viene ricevuto da
Guglielmo ai “bagni di Ems” nel Palatinato. Ma Bismark travisa, volutamente il messaggio,
e telegrafa a Berlino che il re si è rifiutato di ricevere Benedetti, e diffonde il comunicato.
Dopo cinque giorni la Francia e in guerra.
Esito: la Francia viene sconfitta ripetutamente a Sedan (1870), Napoleone III viene fatto
prigioniero, ed è costretto a firmare la resa a Versailles...la Francia cede alla Germania l'Alsazia e la
Lorena. Intanto Guglielmo I si fa incoronare imperatore di Germania: nasce il secondo Reich.
E in Italia?
Era ancora soltanto una “espressione geografica” come riteneva Metternich?
Negli anni trenta/quaranta Mazzini, Gioberti, Cattaneo, D'Azeglio l'avevano descritta come una
nazione senza Stato....ovvero un unità culturale priva di legittimazione politica.
Ma l'Italia era divisa prima di tutto economicamente, negli anni '40:
1. un Piemonte ormai Europeo, con una industrializzazione sempre maggiore
2. un lombardo veneto arretrato e sul quale l'impero austriaco scaricava tutti i costi di gestione
della burocrazia austriaca
3. un sud borbonico dominato dai baroni e prevalentemente agricolo
E chiaro che la spinta unificatrice doveva partire dal Piemonte che si trovava in una posizione
privilegiata perché era uscito dal '48 come una Monarchia costituzionale.
Camillo Benso conte di Cavour sarà il rappresentante più significativo di quella aristocrazia
modernizzatrice aperta alla nuova imprenditoria.
Era uno di quei nobili che avevano visto come funzionava dall'interno la macchina amministrativa
napoleonica e che erano diventati degli esperti dell'amministrazione e delle finanze.
Nel 1848 si era avvicinato alla politica, nell'ala moderata del parlamento del Regno di Sardegna e
aveva indicato come programma politico la necessità di una politica riformatrice che ponesse il
Piemonte alla testa di tutte le forze vive d'Italia e togliesse spazio alla propaganda repubblicana.
Chi erano le “forze vive”? Erano i borghesi! (industriali, capitalisti agrari)
L'unità d'Italia sarà compiuta dal ceto imprenditoriale attraverso la piemontesizzazione d'Italia.
Programma vincente: “Italia e Vittorio Emanuele”
Stato nazionale retto da una Monarchia costituzionale, liberista in campo economico, liberale in
campo politico, cautamente riformista.
Questo programma si opponeva a quel dei democratici mazziniani e calamitava tutti gli intellettuali
italiani che pian piano vi aderiscono, nonché molti democratici come Garibaldi e Manin.
Ma come entra Cavour nella politica vera?:
Nel 1849 l'Italia viene sconfitta a Novara dagli austriaci che occupano il Piemonte orientale e
impongono al Piemonte di smobilitare 'esercito...Cade in questa data il cosiddetto “proclama di
Moncalieri” che, oltre a ribadire il valore della costituzione, era l'appello che il re faceva ai cittadini
dello stato sabaudo di eleggere alla camera uomini in grado di reggere la gravità del momento
storico.
Il testo del proclama fu scritto da Massimo D'Azeglio che l'anno successivo (1850) divenne capo
del governo.
Ministro dell'agricoltura e delle finanze era Cavour (che era già dal '48 direttore del giornale “il
Risorgimento” fondato con Cesare Balbo; Cattaneo aveva fondato negli stessi anni “il Politecnico”).
Cavour e il vincolo internazionale:
1. fa entrare l'economia sabauda nello scenario internazionale stringendo accordi con la GB e
la Francia.
2. Riduce il deficit e cerca di avvicinarsi al pareggio di bilancio nello stato di Sardegna
3. proprietà terriera in mano alla borghesia (forze vive)
Ma c'era un problema...Cavour raggiungere il governo, e deve superare la timida politica di
D'Azeglio (rispettoso verso il Re, cosa che Cavour non sarà).
Per fare questo nel 1852 Cavour stringe un'alleanza con la Sinistra parlamentare di Urbano Rattazzi
(futuro ministro della Giustizia) e riesce ad avere la maggioranza al governo.
Il Re a malincuore gli affida il governo (tra Vittorio e Camillo non scorreva buon sangue, i due si
detestavano....il re era abituato a trattare i suoi ministri col guinzaglio, come gentaglia che voleva il
più delle volte raggirarlo e dalla quale doveva riguardarsi (infatti metteva gente quasi sempre
ricattabile e manovrabile), mentre Cavour era uno che non si lasciava manovrare facilmente
(nonostante Vittorio fosse un abile manovratore)....celebre e l'aneddoto della cena a base di
spezzatino di Cervo/Cavallo). Il re era insomma insopportabile, metteva a disagio apposta Cavour,
parlava in Torinese stretto, amava la caccia e le donne, e non rispettava il blasone di corte).
Come primo ministro Cavour ha una priorità sola: arrivare all'unità d'Italia creando le condizioni
internazionali favorevoli.
Bisogna lanciare il Piemonte nella politica internazionale: l'occasione propizia è data dalla Guerra
di Crimea (1853-56).
Nel 53 in parlamento si discute e sono tutti molto perplessi....perché ficcarci in una guerra? Mazzini
stesso lancia anatemi contro Cavour...
Ma alla fine si decide di partire e nel 1856 arrivano i primi risultati (vittoria di Sebastopoli):
Cavour siede al tavolo dei vincitori e nella conferenza di Pace a Parigi (in una seduta minore),
Cavour ha l'opportunità di parlare davanti ai grandi d'Europa: Francia e GB. E dice di tutto, dice del
mal governo degli austriaci che ci soffocano con le tasse, spremendoci fino a farci dissanguare, dice
dello stato pontificio amministrato come nel medioevo, dice del regno dei Borboni comandato dalla
mafia dei baroni locali....
Dal lato inglese nulla si muove ma Napoleone III è interessato a quello che dice Cavour, perché è
desideroso di danneggiare gli austriaci, e se l'unità d'Italia può indebolirli allora qualcosa va fatto.
Tutto sembra andare per il verso giusto quando nel gennaio del 1858...Felice Orsini, un
filomazziniano anticlericalista e romagnolo, esule in Francia, lancia una granata contro la carrozza
di Napoleone III...
Sembra tutto da rifare...gli accordi si rompono, Napoleone è indispettito ma salvo...ma ecco che
Cavour con abile manovra diplomatica gira la questione a suo favore: l'Italia è una bomba ad
orologeria pronta ad esplodere! Bisogna intervenire per il bene della Francia prima che sia troppo
tardi! L'imperatore ci casca e il 20 luglio del 1858 stipula un patto segreto (accordi di Plombieres):
se il Piemonte fosse intervenuto militarmente contro l'Austria, la Francia avrebbe supportato
l'attacco con le sue truppe.
Condizioni in caso di vittoria:
1. Regno Italiano settentrionale ai Savoia: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna
2. Monarchia al centro retta da un sovrano francese (Napoleone ha in mente il cugino
Gerolamo)
3. Regno meridionale: al figlio di Gioacchino Murat
4. al papa sarebbe rimasta Roma (e su questo non transige altrimenti perde l'appoggio
cattolico)
5. Il Piemonte però da parte sua doveva cedere alla Francia Nizza e la Savoia.
Intanto i repubblicani si organizzano, Mazzini è furente: non possiamo appoggiarci ad una potenza
straniera ma da soli dobbiamo unificarci!
Ma il programma mazziniano sembra sempre meno credibile, non è praticabile: emergono dei
pensieri divergenti detti “Socialismo risorgimentale”
1. Giuseppe Ferrari: contadini italiani e francesi, unitevi
2. Carlo Pisacane: rivoluzione comunistica, antiborghese e proletaria
Pisacane nel 25 giugno del 1857 provano la spedizione per liberare il Regno delle due Sicilie dai
Borbone “negazione di Dio eretta a sistema di governo”.
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti.
Dopo gli accordi di Plombieres del '58, manca qualcosa che metta in moto il meccanismo....
L'esercito sabaudo si ammassa sul confine del Ticino....si aggiungono anche i Cacciatori delle Alpi
di Garibaldi
Francesco Giuseppe intima a Vittorio Emanuele II di smobilitare subito l'esercito sabaudo dai
confini: è un ultimatum.
Ma questo viene respinto e nel '59 vengono aperte le ostilità (seconda guerra d'indipendenza):
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gli austriaci varcano il ticino
Napoleone III rispetta gli accordi e invia 100mila uomini a Torino
l'esercito franco-piemontese si scontra con gli austriaci a Montebello, Palestro, Magenta.
Garibaldi con i suoi cacciatori attacca dalle prealpi lombarde: libera Como, Varese, Brescia,
Bergamo
Milano viene recuperata
Gli austriaci indietreggiano sul Mincio: vengono sconfitti a San Martino e a Solferino
galvanizzati dalle vittorie nel Granducato di Toscana, Parma, Piacenza insorgono guidati da
Ricasoli e Farini: si chiede l'annessione al Regno di Sardegna e i sovrani vengono cacciati.
Anche Venezia è in fermento
Senza i francesi non avremmo vinto niente.
Ma Napoleone III ferma tutto:
In segreto, Napoleone III ha stipulato un accordo con Francesco Giuseppe (armistizio di
Villafranca): la guerra viene interrotta!
1. Napoleone ha capito che non avrebbe potuto perseguire i suoi progetti nel centro Italia e nel
Meridione...(no supremazia francese in Italia)
2. e poi c'era la Prussia che minacciava di allearsi con l'Austria contro la Francia....
Si decise che gli austriaci avrebbero consegnato la Lombardia ai francesi che l'avrebbero data al
Piemonte, mentre negli stati dell'Italia centrale la situazione sarebbe rimasta invariata con i vecchi
sovrani.
Cavour non era questo che voleva: si dimette....Vittorio EmanueleII ratifica gli accordi.
Ma rimanevano aperte due questioni:
1. in Italia non rivogliono i vecchi sovrani
2. Napoleone III, interrompendo la guerra, non può rivendicare Nizza e la Savoia
A sbloccare tutto è Cavour che torna al governo nel 1860 e propone un baratto:
Nizza e la Savoia in cambio dell'Italia centrale
E così: Piemonte, Liguria, Sardegna, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana andavano all'Unità
d'Italia....perdevamo invece la Savoia e Nizza.
Cavour ottiene tutto con diplomazia, ogni suo atto tiene conto degli equilibri delicati in Europa...
Mazzini invece vuole ora tutto e subito: con la forza!!
I democratici cominciano a rimettere in piedi la rete cospirativa: bisogna organizzare le aspettative
popolari per arrivare celermente all'unità (in barba a quel prudente di Cavour)....a Palermo nel 60 ci
sono i primi tumulti capeggiati da Francesco Crispi.
Intanto (col tacito assenso di Cavour e Vittorio Emanuele che non sapevano come pigliarsi il sud
Italia), Garibaldi inizia ad ammassare uomini per la grande impresa che lo ha reso celebre.
5-6 maggio del 1860 dallo scoglio di Quarto, vicino Genova, mille volontari partono per sbarcare
l'11 a Marsala, sconfiggendo le truppe borboniche a Calatafimi e vittoria dopo vittoria, acclamati
dalla popolazione che li vede come liberatori, arrivano a Palermo.
E poi da Milazzo il 20 agosto è in Calabria, il 7 settembre a Napoli, il 1 ottobre sconfigge
definitivamente i borbone nella battaglia del Volturno.
Un esercito di 100 volontari ha sbaragliato 100mila soldati regolari.....qualcosa non aveva
funzionato....
1. il regno borbonico era un castello di carte: un piccolo urto e tutto crolla
2. la popolazione si arruola: il servo contro il padrone, la vittima contro il carnefice
Ma Garibaldi, che ha compiuto il suo dovere, rischia di compierlo troppo! Se invade lo stato della
chiesa, la Francia ci attacca.
A Caianello (vicino Teano), Garibaldi incontra il sovrano e rimette nelle sue mani ogni potere,
ritirandosi a Caprera.
Intanto anche Marche e Umbria entrano a far parte del regno sabaudo: il 17 marzo del 1861 il
parlamento (palazzo madama) proclama la nascita del Regno d'Italia conferendone la corona a
Vittorio Emanuele II(Emanuele II non dovrebbe chiamarsi Emanuele I d'Italia?).
Il 6 giugno muore Cavour.
Qualche mese prima si erano svolte le elezioni per i membri del parlamento del nuovo stato: la base
elettorale è ristrettissima:
25 anni + 40 lire di imposte dirette annue + leggere e scrivere.
Partecipa solo la minoranza benestante.
E questo ci permette di capire perché i presidenti dei primi parlamenti fossero tutti nobili e ricchi
borghesi: Cavour, Ricasoli, Rattazzi, Minghetti, Sella, LaMarmora..
Ma vi era di più: erano quasi tutti piemontesi, tranne Ricasoli....tutti del nord......e se si eccettua il
De Sanctis (ministro dell'Istruzione sotto Ricasoli) che era napoletano....nessun uomo del sud
divenne ministro.
Il parlamento era composto da esponenti moderati, liberale, conservatori, cavourriani=destra storica
E progressisti democratici mazziniani=sinistra storica.
I tratti fondamentali della destra storica:
1.
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3.
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7.
8.
accentramento amministrativo
estensione statuto albertino a tutta l'Italia
continuità con l'assetto istituzionale piemontese (VIII legislatura/Vittorio Emanuele II)
tendenze di decentramento amministrativo di Minghetti: regioni tra Stato e Comuni.
Prefetti: piemontesi, sabaudi, che rispondevano al ministero degli interni
legge Casati: 4 anni di scuola elementare, i primi due gratuiti e obbligatori.
Unico codice di giustizia civile per tutta Italia
leva obbligatoria
Alla Piemontesizzazione al sud si risponde col brigantaggio:
arrabbiati, poveri e garibaldini si rifugiano sulle montagne depredando e ammazzando contro i
Savoia. Ma per quale ragione?
1.
2.
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4.
incomprensione linguistico-culturale=non parlavano il francese
convenienza: sotto i Borbone c'erano meno tasse
disinteresse: la questione della terra non era stata sollevata dalla destra storica
appoggi da parte del papato alle attività dei briganti
La risposta dei governi della destra storica fu la legge Pica=corte marziale, taglie, stermini.
Nel 1865 la situazione in Italia meridionale era pacificata....
Ma il problema che doveva affrontare la destra storica era duplice:
1. terminare l'unità d'Italia
2. risanare le casse dello stato (il debito pubblico era a livelli massimi)
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