Il cuore rimane giovane

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Investire nella Qualità della vita
n n Medicina Metodiche mininvasive per i cardiopatici a rischio e sperimentazioni sulle cellule
Il cuore rimane giovane
Valvole aortiche sostituite sotto pelle e staminali per ridurre i danni cardiaci
di Elisa Martelli
I
l cuore malato si mette in salvo con tecniche mininvasive
e iniezioni di staminali. Per i pazienti cardiopatici non operabili è infatti disponibile una nuova tecnica per la sostituzione
della valvola aortica non funzionante che consente di evitare
l’intervento a cuore aperto. Si tratta di una metodica che interviene
per via percutanea, ossia attraverso la pelle, studiata per pazienti
anziani che non possono essere sottoposti a un intervento chirurgico
tradizionale. La stenosi valvolare aortica, un restringimento del tratto
fra l’aorta e il ventricolo sinistro che causa l’ostruzione del flusso ematico, è la patologia valvolare più frequente nella popolazione adulta,
ma può essere accompagnata da altre insufficienze che rendono impossibile un’operazione.
«Con una piccola incisione a livello inguinale
si introduce, per via percutanea, un catetere nell’arteria femorale risalendo fino all’aorta», spiega Francesco Bedogni, responsabile
dell’unità operativa di cardiologia interventistica
e radiologia cardiovascolare
dell’Istituto clinico
cardio
Sant’Ambrogio di Milano, struttura dove sono
state da poco eseguite
con successo due opeeseg
razioni su pazienti
pazient donne rispettivamente di 82 e 91 anni. La valvola,
del catetere, è fissata su un cilindro autoespandibile
posta all’interno d
posizionata al livello della valvola aortica non funzionante,
e ,una volta posizio
prende il suo posto iniziando immediatamente a funzionare. «I vantaggi
sono notevoli: si evita l’intervento cardiochirurgico in
per i pazienti son
extracorporea, e quindi l’apertura del torace, il recupero
circolazione extra
dopo l’anestesia è rapido e la degenza in terapia intensiva si riduce a
Bedogni. «In Italia sono stati eseguiti solo
qualche giorno», continua
c
questo tipo da strutture quali l’ospedale Niguarda di
80 interventi di qu
di Brescia, per citare alcuni dei primi».
Milano e il Civile d
tempo di questo intervento, ma la limitazione principale
«Si parla già da tem
era costituita dalla dimensione della protesi che rischiava di danneggia-
re le arterie a livello periferico», puntualizza Sebastiano Marra, direttore
di cardiologia ospedaliera all’ospedale Molinette di Torino, «i cateteri,
infatti, misurano 6 mm rispetto ai 2-3 mm di quelli utilizzati nelle operazioni di angioplastica, ma le misure si stanno riducendo sensibilmente».
«Per pazienti ad alto rischio chirurgico, e in presenza di arteriopatie che
rendono impraticabile l’intervento percutaneo periferico, una possibile
soluzione è rappresentata dall’intervento trans-apicale di sostituzione
della valvola aortica, dove viene esposto l’apice, la punta del cuore, da
cui si fa poi passare l’introduttore con la valvola», spiega Mauro Rinaldi, direttore del reparto di cardiochirurgia dell’Ospedale Molinette di
Torino. «Si tratta di un intervento chirurgico che prevede un’incisione
toracica ma che si effettua in un’ora con un’anestesia blanda e ha il
vantaggio di evitare la circolazione extracorporea,
al pari dell’intervento percutaneo».
Anche sul fronte dell’impiego delle staminali in
ambito cardiaco ci sono novità incoraggianti.
L’Istituto Mario Negri di Milano, l’ospedale Molinette e il Regina Margherita di Torino hanno
in corso delle sperimentazioni sull’uso delle staminali autologhe estratte dal midollo di pazienti
colpiti da infarto miocardico acuto. «In caso di
elevata mortalità di tessuto cardiaco si presenta
la necessità di una metodica aggiuntiva all’angioplastica per circoscrivere il danno al muscolo», spiega Marra. «Le staminali estratte dovranno
prima essere espanse, arricchite e selezionate in una fabbrica delle
cellule, per poi essere iniettate nella coronaria responsabile dell’infarto
dai 6 ai 9 giorni dopo l’intervento». Proprio in questo settore il prossimo
anno partirà una sperimentazione europa di fase III, patrocinata dalla
Germania. Le staminali vengono già iniettate in pazienti con ischemia
refrattaria, ossia con patologie cardiache croniche già trattate con
bypass coronarici. «L’iniezione delle staminali nelle zone infartuate ha
lo scopo di rallentare la necrosi del muscolo cardiaco», spiega Giulio
Pompilio, responsabile dell’unità di ricerca clinica di terapia rigenerativa
al Centro cardiologico Monzino di Milano. (riproduzione riservata)
n n Viaggi In mancanza di rimedi universali, valgono i classici consigli dei marinai di lungo corso
Mal di mare, i rimedi della nonna
mantengono la loro attualità
di Galeazzo Santini
T
utto comincia con una
leggera nausea, seguita
da vertigini e sensazioni
di freddo. È il mal di mare, un
vero incubo per coloro che ne
subiscono gli effetti affrontando
il beccheggio del battello e i motti
scherzosi degli altri passeggeri.
Questo malessere può rovinare
qualsiasi crociera e il piacere di
navigare a vela o a motore. Il rischio di esserne vittime aumenta
con l’agitazione del mare e l’oscillazione del battello, che pertur-
bano le informazioni trasmesse
al centro dell’equilibrio, situato
nell’orecchio interno, e scatenano
il malessere che aumenta se chi
ne è vittima soffre di mancanza
di sonno, è affaticato o ansioso.
Non tutti sono sensibili allo stesso modo ai movimenti di rollio
e beccheggio, e il mal di mare
può attaccare in forma leggera e
temporanea o lasciare la vittima
prostrata durante tutto il viaggio.
Per difendersi da questi attacchi
è importante uscire all’aria aperta
ai primi segni di nausea, tentare
di non pensare troppo al males-
sere impegnandosi in qualche
piccola occupazione, o trovare
dei punti di riferimento da fissare. Anche mangiare una piccola
quantità di alimenti, idratarsi a
fondo e coprirsi bene possono
aiutare. Di fondamentale importanza è la scelta della posizione
a bordo del battello: il posto migliore è situato al centro di gravità dell’imbarcazione. Purtroppo
pillole specifiche contro il mal
di mare non esistono, mentre di
una certa efficacia si dimostrano
gli antistaminici a base di cinnarizina. Altri antistaminici come
la Dramamina possono causare
sonnolenza, mentre altri sono
addirittura controindicati perché
possono favorire l’insorgenza del
glaucoma. Bracciali da indossare e rimedi omeopatici possono
avere qualche effetto preventivo.
L’importante è trovare il rimedio
che fa al caso proprio, consci che
non ne esiste uno universale. (riproduzione riservata)
Lampi
nel buio
Non c’è ricchezza migliore
della salute del corpo e
non c’è contentezza al di
sopra della gioia del cuore
Siracide
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