Fichte I discorsi alla nazione tedesca I discorsi di fichte, che sono nel 1807, sono una presa di coscienza della situazione storica a lui contemporanea che tentano di sviluppare negli uomini il sentimento patriottico (fichte crede nella rinascita nazionale tedesca contro l’umiliazione francese attuata da napoleone). I discorsi di fichte verranno riadattati poi successivamente durante il ventesimo secolo dal nazismo. Il pensiero politico Il pensiero politico di fichte ha un evoluzione interna che parte da una concezione di uno stato giusnaturalista, cosmopolitista di origine illuministica per poi arrivare ad una concezione totalmente opposta, quella che troviamo poi nei discorsi, cioè di uno stato che prevede statalismo, nazionalismo e organicismo. Questa evoluzione avviene attraverso 3 fasi: 1) il pensiero politico dei primi anni lo troviamo nelle sue prime opere (dottrina della scienza, rivendicazione della liberta), dove il punto fondamentale è il concetto di giusnaturalismo, cioe secondo fichte lo stato politico nasce da un contratto libero stipulato dagli uomini che decidono di unirsi per tutelarsi, e all’interno di questa dottrina fichte considera lo stato come uno strumento per la creazione di una società perfetta, cioè lo stato è una forma di passaggio per arrivare alla piena attuazione della legge morale, cioè quando gli uomini non hanno piu bisogno dello stato per tutelarsi; ma in realtà questa forma di perfezione morale l’uomo non la raggiungerà mai altrimenti diverrebbe dio. Quindi lo stato è una forma di convivenza necessaria che ha come fine la perfezione morale 2) le dottrine politiche della seconda fase vengono raccolte nell’opera “la fondazione del diritto naturale”. In quest’opera fichte abbandona il giusnaturalismo e si inizia a delineare l’idea di uno stato visto come un unità organica dove il singolo uomo è solo una sua parte. In questa nuova prospettiva per fichte lo stato non sarà piu un semplice aggregato di individui, ma c’è un totale spostamento dall’individuo allo stato. 3) il pensiero politico di fichte della terza fase è raccolto nell’opera “lo stato commerciale” dove la concezione statalista e organicista, accennati nella seconda fase, vengono ulteriormente rafforzati. Infatti in questa terza fase lo stato non solo ha una funzione giuridica e civile, ma ha anche una funzione economica. La svolta di questa terza fase è dovuta a motivi politici e teoretici. Il motivo politico fondamentale è il problema dei confini territoriali, nel senso che uno stato organicista e statalista, nel periodo politico fichtiano (di instabilità internazionali), serviva ad assicurare i limiti territoriali. Il motivo teoretico consiste nel fatto che la filosofia fichtiana era arrivata ad un punto tale che non vedeva piu la scissione tra io e non io ma una riconciliazione io-non io, cioè una riconciliazione tra la natura e l’assoluto. Il centro dei discorsi I discorsi sono l’ultima parte della riflessione politica di fichte. In quest’opera il punto di partenza del filosofo è superare l’egoismo nel quale è caduta la nazione tedesca a causa dell’occupazione dello straniero (quella francese). Per realizzare il superamento dell’egoismo, egli non si appella a mezzi militari ma spirituali. Cioè vuole ottenere una rinascita interiore degli animi e cio è possibile con una nuova educazione nazionale che permette di formare lo spirito patriottico negli individui. L’educazione nazionale di cui parla fichte nei discorsi consiste in un educazione pubblica basata sul lavoro e che ha come scopo quella di formare la morale dei cittadini (questo tipo di educazione si fa al pedagogista Pestalozzi). Quest’educazione deve creare una nuova generazione libera da ogni egoismo e dovrebbe essere impartita in collegi pubblici. Il patriottismo insegnato in questi collegi porta l’uomo ad uscire dall’individualismo e a far nascere in lui il sentimento comunitario che garantiscono all’uomo una forma di eternità, nel senso che l’esistenza del singolo uomo si conserva anche dopo la sua morte come sentimento, come valore, come ideali. Nei discorsi fichte parla spesso di una superiorità del popolo tedesco ma questa superiorità non assume mai la forma del razzismo nazista del ventesimo secolo in quanto, secondo il filosofo, la superiorità dei tedeschi è esclusivamente una superiorità culturale e spirituale che si fonda sulla lingua e non sul sangue; proprio il linguaggio sta alla base dei discorsi fichtiani. Infatti fichte fonda il concetto di popolo e di nazione sulla comunanza linguistica e sostiene che la distinzione tra i tedeschi e gli altri popoli sta nella differenza di lingua, in quanto il popolo tedesco parla una lingua viva, mentre i popoli neo latini parlano una lingua morta. Quella dei tedeschi è una lingua naturale che è l’espressione propria della nazionalità. Mentre nelle società a “lingua morta” la cultura non è altro che un elemento che caratterizza il ricco e il povero, e quindi che non fa latro che distinguere maggiormente queste due classi sociali, le società a lingua viva permettono di favorire anzi lo sviluppo della cultura e della differenza sociale, in quanto non è l’uomo a servirsi della cultura ma viceversa. Le caratteristiche e i metodi nelle opere fichtiane Due sono gli stili fondamentali degli scritti di ficht. Il primo è quello scientifico, il secondo è quello popolare. I due si distinguono sia per forma che per contenuto: Contenuto: quelli scientifici delineano i fondamenti del sistema, quelli pubblici si occupano di spiegare come la filosofia possa applicarsi ai temi di attualità. Forma: quelli scientifici utilizzano un linguaggio specialistico, un rigore formale, quelli pubblici invece hanno una forma linguistica meno specialistica, meno astratta ma piu espressiva. Col trascorrere degli anni fichte pubblicherà opere che saranno sempre piu vicine al secondo tipo di scritte, infatti “i discorsi” sono vicini allo stile popolare. Infatti “i discorsi” sono delineati da un linguaggio che non è specialistico ma si serve di poche parole chiavi, il linguaggio è concreto, figurale e la comunicazione si serve di tutte le tecniche per tenere vivo il contatto tra chi parla e chi ascolta e la comunicazione non è mai neutrale e oggettiva ma cerca sempre di coinvolgere il pubblico. Nei “discorsi” viene fuori il filosofo, fichte, tipico filosofo romantico che cerca di dare voce al sentimento del pubblico; non è piu quindi il filosofo illuminista che in nome della ragione affermava spesso verità contrarie al pubblico. Il pubblico dei “discorsi” non è un pubblico specificamente filosofica ma un pubblico vario che comprende sia i giovani che gli anziani, accomunati dalla stessa coscienza nazionale. I fondamenti dell’intera dottrina della scienza (1794) In quest’opera fichte si propone di fornire una giustificazione razionale della scienza: per fare ciò sono necessari dei fondamenti, cioe dei principi primi che fanno della filosofia una scienza e attraverso i quali si può arrivare ai principi delle altre scienze. Fichte cioe sente il bisogno, come tutti i filosofi successivi a kant, di ricostruire in maniera sistematica il sapere. I principi principali di cui fichte si serve per fare ciò sono tre: 1) l’io pone se stesso assolutamente (tesi). L’io è la ragione pura e questo primo principio esprime la spontaneita della ragione nel senso che, fondamento principale della ragione è la liberta cioè il porre se stessa assolutamente, affermarsi come ragione in maniera consapevole 2) l’io assoluto oppone a se stesso un non-io assoluto (antitesi). Il secondo principio indica la finitezza della ragione umana, nel senso che la ragione (il soggetto) deve scontrarsi con una realtà esterna che è assoluta come la ragione. Come la ragione è assoluta e spontanea, anche il rapporto tra la ragione e la realtà esterna (cioè il non-io) è altrettanto assoluta e spontanea: cioè l’io nel momento in cui pone (afferma, rende presente) se stesso pone anche il non-io. 3) nell’io assoluto l’io divisibile si oppone al non-io divisibile (sintesi). La sintesi cerca di creare un accordo tra i primi due principi: del primo principio conserva l’assolutezza e la spontaneità della ragione, del secondo invece conserva la limitatezza, la finitezza. Il terzo principio, a differenza dei primi due, non è piu una condizione trascendentale (nel senso che non è piu astrazione filosofica) ma cerca di descrivere l’io (o detta anche coscienza o ragione) nella sua concretezza. questi tre principi vengono chiamati da fichte tesi, antitesi, e sintesi fichte nell’analisi di questi tre principi si serve di due facolta: intuizione e immaginazione. La prima, l’intuizione, tende ad evidenziare la capacità che ha la ragione di percepire immediatamente se stessa, cosa che era stata tralasciata dalla filosofia precedente che si limitava solo a fare un autoesame della ragione. La seconda facoltà analizzata da fichte è l’immaginazione, definita da lui come la capacita’ della ragione di considerare se stessa in piena libera in maniera problematica, libera da ogni dottrina prestablita. Tutta la dottrina fichtiana descritta fino ad ora ha un carattere ipotetico, probabile, mai definitivo. Infatti i suoi tre principi vengono da lui stesso definiti “Ipotesi”. In questo fichte sembrerebbe avvicinarsi alla esigenza kantiana anti-metafisica. La relazione tra i tre principi non è di tipo sillogistico ma dialettico, nel senso che la relazione non è astratta e concettuale ma è reale; la dialettica fichtiana è allo stesso tempo sia libero pensiero che azione reale, nel senso che è l’affermarsi del pensiero nella vita, nell’esperienza reale. Il terzo principio, la sintesi, ci permette di considerare in modo diverso sia l’io che il nonio nel senso che nel terzo principio sia l’io che il non io vengono considerati divisibili, limitati, finiti. La limitazione la possiamo considerare da due aspetti: 1) “l’io pone il non-io”. Questa affermazione indica che il non io è limitato dall’io 2) “l’io pone se stesso come limitato dal non-io”. Questa affermazione indica che l’io è limitato dal non-io nel terzo principio la limitazione della ragione (dell’io) diventa positiva nel senso che grazie alla limitazione del non-io, l’io diventa indipendente rispetto al mondo, cioè smette di essere passivo per diventare sempre piu consapevole della propria superiorità, indipendente nei confronti della natura. L’io è sempre piu libero nel senso che attraverso lo scontro con il non-io, fa un percorso evolutivo per arrivare alla massima libertà, ed è per questo che per fichte la conoscenza e la morale non sono indipendenti (come lo erano per kant) ma sono visti come diversi gradi per la maturazione e l’affermazione della ragione umana. Nell’opera “fondamenti dell’intera dottrina della scienza” fichte mostra come la coscienza faccia un percorso in evoluzione nel senso che si parte da un io passivo nei confronti del non-io per arrivare ad un io che ha massima liberta (questo percorso della coscienza, fichte lo definisce storia pragmatica della coscienza). La conoscenza Alla base del concetto di conoscenza per fichte vi è lo sforzo, o tensione, che consiste nell’attivita che muove l’io all’infinito, attivita che è in stretto legame con l’urto (l’urto è l’opposizione io non-io) in quanto senza lo sforzo non vi sarebbe l’urto, e viceversa. Lo sforzo, quale attivita dell’io assoluto, è definita anche tensione, tensione però che non ha uno scopo ne un fine. Da questo si deduce che per fichte la conoscenza non è pura contemplazione ma è liberazione della ragione dalle cose sensibili nel senso che la coscienza non deve pensare il mondo, la realtà esterna e le cose esterni come un limite ma anzi è qualcosa dove la coscienza si può realizzare (in pratica le cose si devono vedere positivamente): realizzazione che non è mai finita, infatti secondo fichte l’uomo non potrà mai fare esperienza dell’assoluto in quanto questo non è un fine raggiungibile ma è solo un obbiettivo al quale ci si può avvicinare senza mai raggiungerlo. L’analisi della conoscenza, fatta precedentemente, ci fa capire come la ragione umana è libera però è nello stesso tempo condizionata dal mondo esterno, se non ci fosse il mondo esterno nel quale realizzarsi la ragione risulterebbe essere solo astratta, invece nel mondo la ragione trova la sua concretezza. Il titanismo Secondo fichte l’uomo è la chiave di volta dell’intero universo, nel senso che lo sforzo che fa l’uomo nel cercare la propria identita e nel riconoscersi come diverso dagli altri e dalle cose, è alla base di tutta la realtà. La filosofia Secondo fichte la filosofia è un sapere che sta oltre il sapere comune (sapere è un sapere realistico e oggettivistico, è quello tipico del sapere quotidiano), per fare filosofia quindi è necessario un passaggio dalla coscienza comune alla coscienza filosofica. La filosofia per eccellenza è l’idealismo in quanto questo non si limita ad estendere il sapere della coscienza comune ma esamina tutte le condizioni e tutte le possibilita. Invece, la filosofia realista utilizza gli stessi metodi di indagine del sapere ordinario. L’idealismo considera che la filosofia nasce dalla liberta ed è un attività spontanea e in quanto tale non è un sapere universale