Le battaglie e le strategie delle guerre persiane Le guerre tra Greci e Persiani, che sono state combattute tra il 499 a.C. e il 479 a.C., sono state caratterizzate da memorabili battaglie e astute strategie. Vediamone insieme alcune. La battaglia di Maratona La battaglia di Maratona si svolse nel 490 a.C. e segnò il culmine dell’attacco portato dal re persiano Dario (nella foto) contro i Greci. I Persiani avevano già conquistato molte isole dell’Egeo e con la loro potente flotta di 100 navi arrivarono nella baia di Maratona, una località in pianura che distava appena una quarantina di chilometri da Atene. Gli Ateniesi, guidati dal generale Milziade, chiesero aiuto agli Spartani ma i loro rinforzi non arrivarono in tempo utile per la battaglia. Gli Ateniesi schierarono allora sul campo di battaglia circa 10.000 soldati; i Persiani erano circa 20.000, compresi però i marinai e una parte dei soldati che rimase sulle navi in attesa di salpare alla volta di Atene. All’inizio i due eserciti si fronteggiarono senza che nessuno dei due riuscisse a prevalere; poi l’ateniese Milziade attaccò ai Persiani riuscendo ad accerchiarli e inducendoli a ritirarsi sulle navi. © Mondadori Education 1 Nonostante la sconfitta sul campo di battaglia, i Persiani speravano ancora di poter conquistare Atene rimasta senza difensori e quindi con le navi si diressero verso la città. Le truppe di Milziade, con una dura marcia forzata durante la notte, però li precedettero e schierarono l’esercito sulla spiaggia. I Persiani, scoraggiati, rinunciarono ad attaccare Atene e si ritirarono definitivamente. Secondo la tradizione, la notizia della vittoria degli Ateniesi sui Persiani avvenuta a Maratona fu portata ad Atene da Filippide, un soldato che percorse i circa 40 km di distanza tra le due città correndo senza mai fermarsi. Da questo evento prende il nome la gara di corsa che chiude le moderne Olimpiadi, ovvero la maratona. Il ponte di barche sull’Ellesponto Nel 480 a.C. Serse, il figlio di Dario, organizzò una nuova spedizione contro i Greci. Riunì un esercito di circa 180.000 uomini e decise di attaccare la Grecia non solo con la sua imponente flotta di 750 navi, ma anche via terra, passando da nord. I soldati persiani, però, avrebbero dovuto attraversare l’Ellesponto, cioè l’attuale stretto dei Dardanelli, il tratto di mare che separa l’Asia dall’Europa. Per rendere possibile questa strategia, gli abili ingegneri persiani costruirono un solido ponte tra le due rive, mettendo una accanto all’altra più di 600 imbarcazioni, tenute insieme da forti corde in lino e papiro. La navi erano divise in due gruppi affiancati, disposti obliquamente rispetto allo stretto, in modo da poter meglio sopportare la corrente del mare; per resistere ai forti venti furono gettate in acqua delle grandi e pesanti ancore. Le imbarcazioni furono infine ricoperte da tronchi e fascine per rendere più semplice il passaggio dei soldati e dei cavalli. Secondo l’antico storico Erodoto, l’attraversamento dell’Ellesponto da parte dell’esercito persiano durò ben sette giorni e sette notti. © Mondadori Education 2 La battaglia delle Termopili e la battaglia di Salamina Un volta superato l’Ellesponto, i soldati persiani iniziarono a marciare attraverso le montagne, mentre la flotta li seguiva navigando lungo la costa. I Greci, spaventati per la gravità della situazione, unirono le loro forze anche se con qualche contrasto: Atene, infatti, era più propensa a combattere i Persiani sul mare, mentre Sparta preferiva affrontare i nemici sulla terraferma. Mentre le flotte persiane e greche si affrontavano sul mare, i soldati persiani apparivano inarrestabili. Quando arrivarono al passo delle Termopili, una stretta gola tra le montagne, trovarono però un piccolo gruppo di 300 guerrieri spartani, guidati da Leonida (nella foto). I soldati spartani riuscirono a fermare l’esercito persiano per tre giorni, dando così il tempo agli Ateniesi sotto la guida dal generale Temistocle di lasciare la loro città e rifugiarsi nell’isola di Salamina. I soldati spartani però morirono tutti, perché furono traditi da un loro compagno: quest’ultimo, infatti, indicò ai Persiani un sentiero segreto tra i monti che consentì loro di prendere alle spalle Leonida e i suoi uomini. Superato l’ostacolo delle Termopili, i Persiani giunsero dunque ad Atene e la incendiarono, ma la città era ormai deserta. © Mondadori Education 3 La battaglia decisiva quindi doveva ancora avvenire e si svolse sul mare. Da una parte vi erano Serse e i Persiani con le loro grandi e pesanti navi e dall’altra gli Ateniesi con Temistocle, a bordo delle agili e leggere triremi. Nello stretto braccio di mare che divideva la terraferma dall’isola di Salamina le grosse navi persiane faticavano a muoversi e non riuscivano a fuggire dai colpi delle agili triremi greche: affondarono e costrinsero la flotta persiana a ritirarsi. Un anno dopo, nel 479 a.C., l’esercito persiano fu sconfitto definitivamente a Platea, dagli Spartani comandati da Pausania. © Mondadori Education 4