LA VACCINAZIONE ANTIINFLUENZALE.
A Chi è INDICATA?
La vaccinazione antinfluenzale in questo periodo, come ogni anno, può diventare per molti
cittadini oltre che un problema pratico anche un assillo: ci si chiede quanto sia realmente utile,
considerando anche alcune esperienze non sempre favorevoli, che hanno portato molti a pensare
che il vaccino antinfluenzale non sia poi così efficace.
Quest’ultima considerazione è stata rafforzata dalla notizia diffusa recentemente da un importante
giornale medico britannico il British Medical Journal in cui ci si chiede quali evidenze statistiche
esistano sul fatto che la vaccinazione sia veramente utile e se sia del tutto innocua.
Considerando i costi e criticando alcune delle scelte della politica sanitaria mondiale la
vaccinazione antinfluenzale viene messa in dubbio, innanzitutto perché è una vaccinazione che si
limita a prevenire solo alcuni virus che cambiano di anno in anno e che quindi è necessario sempre
rinnovare, in secondo luogo essa non contrasta il gran numero di
infezioni dovute a virus
parainfluenzali non tutti ancora isolati e che possono provocare disturbi simili; infine secondo il
noto Epidemiologo Autore dell’articolo sul BMJ non è stato mai fatto un vero studio di confronto tra
incidenza della malattia in soggetti vaccinati rispetto all’incidenza di chi non è stato vaccinato.
I sostenitori della vaccinazione che si sono dichiarati contro l’articolo, pur convenendo che non
esistono prove del tutto valide scientificamente sull’ efficacia reale della vaccinazione a prevenire
la malattia, fanno rilevare
che la vaccinazione è efficace almeno a diminuire la gravità
dell’infezione oltre che a limitare la sovrapposizione di infezioni da batteri così da evitare le
frequenti malattie polmonari, come le bronchiti, le polmoniti, specie nei nominati soggetti a
rischio.
Pertanto si può concludere che se è giusto mettere in dubbio anche alcune consolidate credenze,
in un epoca in cui non si sottovalutano i risparmi necessari nella Sanità, vanno sostenuti altrettanto
i benefici per la popolazione intesa nel suo complesso e che alla fine superano di gran lunga i costi.
Va da sé quindi che è bene seguire i consigli sia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che
del Nostro Ministero della Salute riportati di seguito.
Quando vaccinarsi
Il periodo più indicato per la vaccinazione è quello compreso tra il mese di ottobre e
la fine del mese di novembre. Si sconsiglia generalmente di vaccinarsi con molto
anticipo perché l'immunità data dal vaccino declina nell'arco di 6-8 mesi e, quindi, si
potrebbe rischiare di essere solo parzialmente protetti nel periodo più rischioso
(ottobre-febbraio).
Come vaccinarsi
Le modalità di vaccinazione variano a seconda dell'età in quanto, fino ad una certa
età, è possibile che il sistema immunitario non sia mai venuto in contatto con i virus
influenzali che sono attualmente in circolazione e vada, quindi, 'preparato' al
riconoscimento. Di conseguenza, generalmente, per i bambini al di sotto dei 12 anni si
consigliano due dosi di vaccino da praticarsi a distanza di almeno quattro settimane,
mentre per i soggetti adulti è sufficiente una sola dose.
La somministrazione è per via intramuscolare e, in tutti coloro con età superiore ai 12
anni, l'iniezione va effettuata nel muscolo deltoide (braccio), mentre, per i più piccoli
è consigliato il muscolo antero-laterale della coscia.
Se si acquista personalmente il vaccino in farmacia è importante ricordarsi di
conservarlo in frigorifero, a temperature comprese tra i +2° e +8° C.
Efficacia della vaccinazione
Il vaccino è efficace nella prevenzione dell'influenza trasmessa dai virus appartenenti
agli stessi ceppi di quelli utilizzati per l'immunizzazione. Questo significa che non
protegge né da virus influenzali appartenenti a ceppi diversi da questi né, tantomeno,
da altri virus che provocano malattie respiratorie (come il raffreddore) con sintomi
simili a quelli dell'influenza. Tuttavia, il monitoraggio internazionale sui ceppi in
circolazione, coordinato dall'OMS, permette di presumere che la probabilità di
contrarre l'infezione da virus di altri ceppi sia piuttosto bassa. Generalmente, la
vaccinazione conferisce una piena immunità nel 75% dei casi, il rimanente 25%,
invece, anche se contrae l'influenza sviluppa sintomi lievi.
La protezione indotta dal vaccino comincia due settimane dopo l'inoculazione e
perdura per un periodo di sei-otto mesi, poi tende a declinare. Per questo, e perché
possono cambiare i ceppi in circolazione, è necessario ripetere la vaccinazione
all'inizio di ogni stagione influenzale.
Effetti collaterali
L'inoculazione del vaccino influenzale non provoca generalmente effetti collaterali di
rilievo; in alcuni casi si possono manifestare, nella zona di inoculazione, lievi reazioni
cutanee locali (arrossamento, gonfiore) di breve durata (massimo 48 ore). Il vaccino
contiene solo virus inattivati (uccisi) o sue parti, quindi non può provocare sintomi
influenzali. Tuttavia, a volte, soprattutto quando il soggetto non ha avuto
precedentemente alcun contatto con il virus influenzale, è possibile che, a distanza di
6-12 ore dalla vaccinazione, compaiano sintomi di tipo influenzale (febbre, dolori
muscolari, mal di testa, brividi) in forma molto attenuata e transitoria (massimo 48
ore).
Reazioni allergiche immediate (orticaria, angioedema, asma) sono generalmente
dovute ad ipersensibilità alle proteine dell'uovo, contenute nel vaccino in quantità
minima.
A chi è consigliata la vaccinazione
CAMPAGNA ANTINFLUENZALE 2006 - 2007
Sulla base dei riscontri epidemiologici e sierologici riguardanti la circolazione di
virus influenzali nella passata stagione, ottenuti grazie alla rete per la sorveglianza
ed il controllo dell’influenza, che si estende in 83 paesi del mondo, Italia compresa,
l'Organizzazione Mondiale della Sanità indica le categorie di soggetti cui i servizi
territoriali di prevenzione dovranno offrire la vaccinazione:
SOGGETTI DI ETÀ PARI O SUPERIORE A 65 ANNI
BAMBINI DI ETÀ SUPERIORE AI 6 MESI E ADULTI AFFETTI DA:
malattie croniche a carico dell'apparato respiratorio (inclusa l'asma persistente, la
displasia broncopolmonare e la fibrosi cistica)
malattie croniche dell'apparato cardio-circolatorio, comprese le cardiopatie
congenite e acquisite
diabete mellito e altre malattie metaboliche
malattie renali con insufficienza renale
malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie
malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi,
immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV
sindromi da malassorbimento intestinale
patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici
BAMBINI E ADOLESCENTI IN TRATTAMENTO A LUNGO TERMINE CON ACIDO
ACETILSALICILICO, A RISCHIO DI SINDROME DI REYE IN CASO DI INFEZIONE
INFLUENZALE
BAMBINI AFFETTI DA PATOLOGIE NEUROLOGICHE E NEUROMUSCOLARI
DONNE CHE SARANNO NEL SECONDO E TERZO TRIMESTRE DI GRAVIDANZA
DURANTE LA STAGIONE EPIDEMICA (diversi studi hanno messo in evidenza il
maggior rischio di serie complicazioni in seguito all'influenza, anche in assenza di
condizioni mediche predisponenti, per le donne nel terzo trimestre di gravidanza o
nelle prime fasi del puerperio; i vaccini antinfluenzali sono a base di virus uccisi o
di subunità e non comportano quindi, in nessuna fase della gravidanza, i rischi
connessi all'impiego di vaccini a base di virus viventi attenuati)
INDIVIDUI DI QUALUNQUE ETÀ RICOVERATI PRESSO STRUTTURE PER
LUNGODEGENTI.
MEDICI E PERSONALE SANITARIO DI ASSISTENZA.
CONTATTI FAMILIARI DI SOGGETTI AD ALTO RISCHIO (tale categoria di soggetti
diventa un'importante elemento per l'interruzione della catena di trasmissione,
soprattutto quando i soggetti ad alto rischio non possano essere vaccinati a causa
dell'esistenza di vere controindicazioni alla vaccinazione)
SOGGETTI ADDETTI A SERVIZI PUBBLICI DI PRIMARIO INTERESSE COLLETTIVO:
-personale degli asili nido, insegnanti scuole dell'infanzia e dell'obbligo
-addetti poste e telecomunicazioni
-dipendenti pubblica amministrazione e difesa
-forze di polizia, incluso polizia municipale
-volontari servizi sanitari di emergenza
-personale di assistenza case di riposo
PERSONALE CHE, PER MOTIVI OCCUPAZIONALI, È A CONTATTO CON ANIMALI CHE POTREBBERO
COSTITUIRE FONTE DI INFEZIONE DA VIRUS INFLUENZALI NON UMANI:
-detentori di allevamenti
-addetti all'attività di allevamento
-addetti al trasporto di animali vivi
-macellatori e vaccinatori
-veterinari pubblici e libero-professionisti.