il bullismo

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A cura di: Cristiana Butti, Silvia Cagliani, Laura Pozzi
IV Circolo Lecco
Anno scolastico 2006/ 2007
BENESSERE A SCUOLA: COME PREVENIRE IL BULLISMO
Viviamo in una società pluralista caratterizzata da un alto livello di conflittualità; nella scuola
primaria, oltre a rilevare un aumento di bambini con difficoltà relazionali, egocentrici, incapaci di
ascolto e di tolleranza delle frustrazioni, fragili emotivamente, cominciano già a manifestarsi casi
di bullismo, di mobbing, di prevaricazione e di aggressività non indifferenti, che diventano sempre
più eclatanti nelle scuole medie.
I ragazzi che danno vita a fenomeni di bullismo spesso hanno disturbi nella regolazione e gestione
delle emozioni, da cui deriva l’impulsività. Soffrono di instabilità emotiva, crisi di umore e di
rabbia che tendono a risolvere con comportamenti impulsivi, distruttivi e prevaricatori. Una delle
loro più gravi difficoltà consiste nell’oscillazione tra l’inibizione delle emozioni e il rimanerne
sopraffatti. Agiscono impulsivamente e con scarsa consapevolezza dei propri stati mentali.
IL BULLISMO: DEFINIZIONE
Con il termine bullismo, traduzione italiana dell’inglese “bullying”, definiamo un insieme di
comportamenti con i quali qualcuno compie ripetutamente azioni o affermazioni per avere potere su
un’altra persona o per dominarla.
“Il bullismo è una sottocategoria del comportamento aggressivo, ma è un tipo di
comportamento aggressivo particolarmente cattivo, in quanto è diretto, spesso
ripetutamente, verso una vittima particolare che è incapace di difendersi efficacemente,
perché è più giovane, o meno forte o psicologicamente meno sicura” (Fonzi, 2006).
Rispetto ai normali conflitti fra coetanei (anche di età molto giovane), il bullismo si distingue per la
presenza di alcuni fattori essenziali:
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presenza di un persecutore (in posizione up) e di una vittima (in posizione down)
intenzione, da parte del persecutore, di fare male, e totale mancanza di compassione verso la
vittima
durata prolungata nel tempo, che fa diminuire l’autostima da parte della vittima, con
conseguenze pesanti, come il disinvestimento verso la scuola
posizione di potere da parte del bullo (a causa dell’età, della forza fisica, ecc.)
posizione di vulnerabilità da parte della vittima, che non è in grado di difendersi da sola ed è
in una situazione di totale isolamento e mancanza di sostegno da parte degli altri membri del
gruppo
mancanza di sostegno: la vittima si sente isolata ed esposta, spesso ha molta paura
di riferire gli episodi di bullismo, perchè teme rappresaglie e vendette
conseguenze: il danno per l’autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce la
persona
ad un considerevole disinvestimento dalla scuola oppure alcune vittime
diventano a loro volta aggressive.
Si tratta di una definizione più complessa rispetto a quanto non appaia a prima vista, poiché non si
riferisce ad un singolo atto, ma ad una situazione relazionale considerata nel suo svolgersi nel
tempo.
Il bullismo si può manifestare in modi diversi:
BULLISMO DIRETTO
BULLISMO INDIRETTO
(attacchi aperti verso la vittima)
(isolamento ed esclusione intenzionale della
vittima dal gruppo)
FISICO: la vittima viene colpita con pugni, calci. Diffusione di pettegolezzi o dicerie, esclusione
Le si rovinano o le si rubano oggetti di intenzionale dai gruppi di aggregazione.
proprietà.
VERBALE: derisioni ed insulti.
In tutte le situazioni di prepotenza bullistica, si presentano costantemente gli stessi ruoli:
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il prepotente: di solito si tratta di una persona con deboli capacità empatiche, preferisce
atteggiamenti violenti e sembra essere spinto da un forte desiderio di dominare l’altro. Se è
un maschio si impone con la forza fisica, se è una femmina con la maldicenza
la vittima che può essere passiva, cioè isolata o addirittura emarginata dal gruppo, oppure
provocatrice, lasciata da parte perché aggressiva e collerica. La vittima passiva presenta una
bassa autostima e scarsa fiducia nelle proprie possibilità, è ansiosa ed insicura e piange
spesso. La vittima provocatrice, al contrario è iperattiva e facilmente irritabile
gli spettatori, che spesso sono indifferenti a quanto accade e, proprio per questo,
corresponsabili.
CAUSE E CONCAUSE DEL BULLISMO
Secondo gli studi effettuati negli ultimi anni, cause e concause del fenomeno sarebbero diverse, e
spesso concatenate fra loro.
Fra le principali cause:
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scarsa competenza sociale da parte di entrambi i soggetti, bullo e vittima, che potrebbe
derivare dallo sviluppo di una modalità di attaccamento poco corretta nei confronti
dell’adulto caregiver (di solito, la madre) durante i primi mesi di vita del bambino
crisi del ruolo paterno, ormai diventato troppo “amicale”. I padri, infatti, non sarebbero più
in grado di mantenere autorevolezza e di insegnare l’esistenza del senso del dovere e della
regola, come “limitatore della libertà personale”
abbassamento, da parte dei ragazzi, della soglia della violenza e del senso della giustizia, e
totale concentrazione su se stessi, a causa dell’eccessiva tolleranza adottata nello stile
educativo genitoriale
crisi di valori da parte della società adulta, che non è più in grado di offrire punti di
riferimento sicuri e modelli positivi di confronto per l’espressione del disagio degli
adolescenti
-
crisi di valori da parte della famiglia, soprattutto se “allargata” e portatrice di problemi a
livello di relazione, che non sa più aiutare gli adolescenti e i pre-adolescenti nel processo di
costruzione della propria identità. Di conseguenza, i ragazzi si rivolgono al gruppo dei pari,
che diventa la “famiglia – surrogato” all’interno della quale esprimere bisogni e desideri.
Fra le concause è possibile ritrovare:
- problemi a livello psichico di uno dei genitori (anche non conclamati)
- dinamiche comportamentali non contenute dagli insegnanti che hanno in carico i bambini/
Il bullismo non è un problema solo per la vittima, è un problema anche per tutte le
persone che sanno che questi comportamenti avvengono nella scuola o che vi assistono,
per il clima di tensione e di insicurezza che si instaura.
PERCHÉ FERMARE IL BULLISMO?
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Affinchè i bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze imparino ad affrontare i conflitti sociali
in modi positivi per la crescita
per migliorare le condizioni di vita nella scuola negli ambienti di aggregazione
perché il bullismo fa aumentare i conflitti sociali anziché contribuire a ridurli.
perché chi subisce prepotenze in modo ripetuto e costante ne porta le conseguenze negative
per anni e a volte per tutta la vita.
perché in una società “civile” le vittime vanno tutelate, sostenute e rafforzate nelle loro abilità
relazionali.
perché il bullismo è terreno culturale e sociale favorente l’evoluzione di comportamenti
devianti e delinquenza.
perché solo fermando il bullismo è possibile far emergere le reali difficoltà relazionali sia dei
bulli che delle vittime e di conseguenza poter attivare interventi di supporto e aiuto
perché le vittime possano imparare a sentire e manifestare la naturale aggressività e la rabbia
nelle situazioni in cui subiscono prepotenza
perché i prepotenti possano essere aiutati a sentire, provare, manifestare emozioni di tenerezza
e felicità.
affinchè una cultura ed abitudini collaborative prendano il sopravvento sulla cultura della
sopraffazione, della prepotenza e della violenza.
perché si possano spezzare le catene intergenerazionali di stili sociali ed educativi
malfunzionanti
per poter sperare in una società migliore e a misura d’uomo in cui prevalga la tolleranza verso
la diversità.
SCHEMA DI SINTESI
Migliora lo star bene a
scuola
Favorisce atteggiamenti
cooperativi e
collaborativi
Rafforza le vittime e le
toglie dall’isolamento
Insegna a gestire il
conflitto
LA RIDUZIONE DEL
BULLISMO
Contribuisce alla
prevenzione della
delinquenza
Contribuisce
alla
creazione di un clima
scolastico
favorevole
all’apprendimento
Coinvolge i genitori su
aspetti educativi
Costituisce il terreno
sociale per l’educazione
alla legalità
ALLEGATO 1
CONSIGLI per ALUNNE e ALUNNI
RICORDA: NESSUNO MERITA DI SUBIRE PREPOTENZE!
Se subisci prepotenze o atti di bullismo:
Come ti puoi
sentire
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A quasi tutti è capitato qualche volta nella vita di aver subito episodi di
prepotenza o di bullismo: da parte di fratelli e sorelle, dai vicini, dagli
adulti o dagli altri bambini.
Se tu stai subendo prepotenze, è molto probabile che ti
senti spaventato/a, vulnerabile e completamente solo/a: devi farti forza e
cercare di uscire da quella situazione senza arrenderti, e non arrenderti
fino a quando gli episodi di bullismo non saranno finiti. Chi subisce
prepotenze spesso si colpevolizza e pensa di sbagliare tutto, ma non è
così!! Tutti sbagliamo in qualcosa, ma tutti abbiamo il diritto di star bene
a scuola e in società.
Cosa puoi fare Forse nella tua scuola sono già presenti dei sistemi per affrontare il
bullismo. Ad esempio, alcune scuole:
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hanno istruzioni anti-bullismo e procedimenti per affrontare i singoli
episodi
incoraggiano tutti quelli che subiscono prepotenze, o che sono stati
testimoni di episodi di bullismo, a parlarne con qualcuno
hanno le "cassette delle prepotenze" dove le persone possono lasciare dei
biglietti con su scritto quello che sta avvenendo
hanno incontri tra studenti o perfino i "tribunali" dove i problemi come il
bullismo vengono discussi e trattati dagli alunni
hanno incaricato alcuni studenti o insegnanti a fornire aiuto.
Se nella tua scuola ci sono alcune di queste attività anti-bullismo, usale per
ottenere aiuto. Se non sai esattamente come funziona, allora parlane con un
insegnante o chiedi a qualcuno di tua fiducia di informarsi.
Molte scuole però non danno la giusta importanza al bullismo e sembrano
ignorarlo. Se la tua scuola è tra queste, tu comunque non rassegnarti ad essere
una
vittima.
Puoi ancora chiedere aiuto in tanti modi, ad esempio:
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Racconta ad un amico o amica ciò che ti sta accadendo. Chiedigli o
chiedile di aiutarti. E' più difficile per la persona prepotente prendersela
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Parlane
qualcuno
con
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Mantieniti
sicuro!
al
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con te se tu hai un amico che ti dà sostegno.
Mantieni un diario di quello che ti sta accadendo. Scrivi i particolari
degli episodi e le tue sensazioni. Quando ti deciderai a dirlo a qualcuno,
una memoria scritta degli episodi di bullismo renderà più facile
dimostrare come sono andate le cose.
Parlare degli episodi di bullismo non significa "essere pettegoli" o "fare
la spia"; significa semplicemente affrontare un problema. Ricorda
sempre che hai il diritto di essere al sicuro dalle aggressioni e dalle
molestie e non dovresti startene zitto quando vieni tormentato e ti si fa
del male.
Parlane con un amico/a, con un insegnante o con i tuoi genitori. Ricorda
che le cose non cambieranno fino a che tu non racconterai ciò che
succede.
Di solito è difficile uscire dal bullismo per conto proprio e a volte anche
con l'aiuto degli amici. Se dopo averne parlato con gli amici le cose non
cambiano, pensa seriamente di parlarne con un adulto: è l'unico modo
per ottenere che il bullismo venga fermato.
Se hai bisogno di aiuto, non vergognarti a chiederlo. Tutti noi abbiamo
bisogno di aiuto qualche volta e chiedere aiuto per fermare il bullismo
non significa che tu sei un debole o un fallito.
Spesso, le persone non raccontano del bullismo perché hanno paura che
il bullo li prenda fuori da scuola e che le cose possano peggiorare. Questa
è una paura naturale, ma gli adulti possono intervenire e fermare il
bullismo anche senza che il bambino o ragazzo/a che si comporta da
bullo sappia chi ha parlato. Quando racconti a qualcuno di tua fiducia ciò
che succede, fai presenti anche le tue paure.
Perfino se il bullo scopre che sei stato (o stata) tu a parlare, è sempre
meglio che le cose vengano alla luce; in ogni caso gli adulti ti possono
proteggere e tu devi pretendere che lo facciano ed aiutarli a trovare il
modo migliore. Essere al sicuro è un tuo diritto!
Se dovesse capitare che le prepotenze non finiscono neppure dopo che ne
hai parlato con gli insegnanti (e ne hanno parlato anche i tuoi genitori)
puoi chiedere aiuto a qualcuno esterno alla scuola che possa aiutare te ed
i tuoi genitori a trovare una soluzione (ad esempio lo psicologo a
disposizione dei ragazzi e dei giovani, un assistente sociale, ecc.).
Nei casi peggiori, quando la situazione non migliora nonostante gli
insegnanti e il dirigente scolastico siano stati informati, considera
seriamente la possibilità di parlarne con i vigili urbani, con le forze
dell'ordine o con la polizia che si occupa dei minorenni.
A scuola durante gli intervalli, quando siete in tanti nello stesso spazio,
cerca di stare in una zona tranquilla e sicura (ad esempio nei pressi di
qualche adulto, vicino a compagni che ti proteggono, ecc.).
Sull'autobus scolastico cerca di sederti vicino all'autista o, se usi un
autobus di linea, siediti vicino a qualche adulto. Se qualcuno ti provoca
prova a spostarti in un'altra zona del bus.
Nel tragitto da casa a scuola cerca di non restare solo/a, ma di essere
sempre in compagnia di qualche amico o amica.
Alcuni modi per difendersi dalle prepotenze:
Dispetti o prese
in giro
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Provocazioni
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Percosse
prepotenze
fisiche
e
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Isolamento dal

Di fronte alle prese in giro, anche quelle "pesanti", cerca di trovare in
anticipo risposte spiritose o intelligenti. Cerca di buttarla sul ridere.
Allenati a rispondere provando a casa tua davanti allo specchio.
L'utilizzo di risposte preparate in anticipo funziona meglio se la persona
prepotente non è troppo minacciosa ed ha giusto bisogno di essere
scoraggiata. Il bullo può decidere che sei troppo "brillante" per
prendersela con te.
In ogni caso cerca di non dare troppa importanza alle prese in giro:
concentrati sulle esperienze positive della tua vita.
Cerca di ignorare il bullo o impara a dire "No" con molta fermezza, poi
girati e allontanati. Non preoccuparti se gli altri pensano che stai
scappando. Ricordati: è molto difficile per il prepotente continuare a
prendersela con qualcuno che non vuole star lì ad ascoltarlo.
Cerca di non mostrare che sei impaurito o arrabbiato. Ai prepotenti piace
ottenere una qualsiasi reazione - per loro è "divertente". Se riesci a
mantenere la calma e nascondere le tue emozioni, loro potrebbero
annoiarsi e lasciarti stare.
Se nonostante ciò il prepotente continua a prendersela con te, dovresti
trovare il coraggio di dirlo al più presto ad un adulto di tua fiducia
perchè ti aiuti a risolvere la situazione.
Cerca di evitare di trovarti da solo in quei luoghi in cui sai che il bullo si
diverte a prendersela con te. Questo può significare cambiare la strada
che utilizzi per andare a scuola, evitare alcune zone del cortile usato per
la ricreazione, o utilizzare solamente le stanze comuni o i bagni quando
ci sono anche altre persone. Non è giusto che tu debba fare questo, ma
può servire a far allontanare i bulli e farti vivere più serenamente.
Nella maggior parte dei casi non conviene andare alle mani. Spesso i
bulli sono più grandi o più forti di te. Se tu fai a botte con loro potresti
peggiorare la situazione, farti male o prenderti la colpa di aver
cominciato il litigio.
Se, nonostante cerchi di evitare le risse vieni picchiato/a o ti fanno male,
dillo subito ad un bidello o ad un insegnante e chiedi che scriva quello
che è successo.
Non è un gran pregio farsi male per cercare di mantenere le proprie cose
o i soldi. Se vieni minacciato, sul momento dai ai "bulli" quello che
vogliono. Le proprietà possono essere sostituite, tu no. Penserai poi come
denunciare l'episodio raccontandolo a qualche adulto di tua fiducia (ai
genitori, a qualche insegnante, alla polizia, ecc.).
Se vieni isolato dai giochi o dai gruppi di compagni, cerca di farti
qualche amico o amica: è più facile iniziare con un amico che entrare in
un gruppo già organizzato. Se ti sembra che da solo non riesci, chiedi
aiuto a qualche insegnante, in modo che possa proporre delle attività che
ti facilitano le relazioni con i compagni.
gruppo
Se vedi episodi
di bullismo
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Se ti capita di vedere che qualcun altro nella tua scuola subisce
prepotenze parlane con un adulto di tua fiducia, il tuo intervento può
essere di grande aiuto sia per chi subisce che per chi agisce le
prepotenze.
POSSIBILI INTERVENTI EDUCATIVI DI PREVENZIONE
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Educare al “sentimento” che ci consente di distinguere cosa sia il bene e cosa il male.
Educare a comportamenti di accettazione, solidarietà e collaborazione.
Insegnare a comunicare, in un’ottica di educazione alla pace e di prevenzione del disagio.
Dare obiettivi di crescita intellettuale, che producano convinzioni sulle proprie capacità,
incoraggiando, valorizzando l’impegno e lo sforzo, lodando non tanto il bambino, ma il
prodotto e fornire strategie diverse di apprendimento.
Analizzare nelle classi i prodotti imposti dai mass-media (dove la violenza è continuamente
propinata, dai telegiornali, ai film, alla pubblicità che espone violentemente i suoi prodotti)
Educare a comportamenti corretti nei vari ambiti sociali e all’uso di registri linguistici
adeguati
Educare alla gestione del conflitto
Negli obiettivi specifici di apprendimento per l’educazione alla Convivenza civile dei Nuovi
programmi, si parla di :
 mettere in atto comportamenti di autonomia, autocontrollo, fiducia in sé
 accettare, rispettare, aiutare gli altri e i diversi da sé, comprendendo le ragioni dei loro
comportamenti
 attivare atteggiamenti di ascolto, conoscenza di sé e di relazione positiva con i compagni e
con gli adulti
 esprimere verbalmente e fisicamente la propria emotività ed affettività
Nelle raccomandazioni del Parlamento europeo e del Consiglio del 18-12-06 si parla di :
 competenze sociali e civiche di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo
personali (v. allegato “Competenze sociali e civiche”)
EDUCAZIONE EMOTIVA
E’ importante avviare i bambini fin dai primi anni della scuola primaria
 ad un percorso, strutturato in base all’età, di conoscenza e di scoperta di sé, delle proprie
sensazioni, di accettazione e di rielaborazione delle proprie emozioni, di analisi dei propri
comportamenti
 per arrivare al superamento di forme di egocentrismo e al dominio di possibili eccessi
personali nel rapporto con gli altri e in situazioni di conflittualità.
 E’ possibile insegnare a contenere e a tollerare, senza espellere le emozioni in
comportamenti impulsivi. Maturare cioè la capacità di guardare le emozioni dolorose e
sopportarle, senza agire necessariamente subito.
 Vi sono bambini che enfatizzano il vissuto di vittima ed altri il vissuto di prepotente, chi
minimizza i propri comportamenti di prepotenza e chi li nega. E’ necessario quindi un
intervento educativo, che abbia come obiettivo la consapevolezza di sé e dei propri
comportamenti; secondo Jung la coscienza di sé, è il vero scopo della vita e solo se si è
coscienti di sé, si può pensare di assumere dei comportamenti diversi e delle modalità di
comunicazione e di relazione positive. La consapevolezza e il riconoscimento di un episodio
di prepotenza è il primo passo del lungo cammino verso la soluzione del problema.
E’ importante:
 lavorare con i bambini sul concetto di autostima: autostima del prevaricatore e autostima
della vittima e sul concetto di democrazia, differente dal “lasciar fare”
 porre cura all’acquisizione da parte dei bambini di modalità di controllo nell’uso della
parola in situazioni di accordo o disaccordo e di conflittualità: capacità di autocontrollo,
attenzione agli interventi degli altri, regolazione della propria produzione sulla base dei
feedback ricevuti, rispetto delle norme che regolano le conversazioni.
Con la pratica del COOPERATIVE LEARNING è possibile creare nella classe un clima di
serenità e di collaborazione tra gli alunni e dei vincoli che portano alla consapevolezza che il
proprio successo dipende anche da quello dell’altro.
Anche THE PHILOSOPHY FOR CHILDREN può aiutare i bambini a sviluppare la capacità di
ragionare in autonomia, di formulare ipotesi, di confrontarsi con gli altri e quindi a contribuire al
raggiungimento di un elevato grado di consapevolezza.
Esiste un progetto dell’Unicef, realizzato sulla base della carta dei diritti dei bambini del ’96,
applicato in 79 paesi del mondo, intitolato “VIVERE I VALORI” che propone una serie di attività
su 12 valori: amore, libertà, rispetto, pace, unità, tolleranza, responsabilità, cooperazione,
onestà,felicità, umiltà, semplicità. L’applicazione di questo progetto può aiutare a diventare
consapevoli dell’indispensabilità di questi valori per sviluppare una coscienza sociale.( consultare il
sito dell’UNICEF- VIVERE I VALORI)
ALTRI INTERVENTI
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Interventi rivolti agli insegnanti e ai genitori di consulenza psicologica
Interventi tesi all’integrazione interistituzionale
ALLEGATO 2
RACCOMANDAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO
COMPETENZE CHIAVE PER L’APPRENDIMENTO PERMANENTE:
COMPETENZE SOCIALI E CIVICHE
Queste includono competenze personali,interpersonali e interculturali e riguardano tutte le forme di
comportamento che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita
sociale e lavorativa, in particolare alla vita in società sempre più diversificate, come anche a
risolvere i conflitti ove ciò sia necessario. La competenza civica dota le persone degli strumenti
per partecipare appieno alla vita civile grazie alla conoscenza dei concetti e delle strutture sociopolitici e all’impegno a una partecipazione attiva e democratica.
La competenza sociale è collegata al benessere personale e sociale che richiede la consapevolezza
di ciò che gli individui devono fare per conseguire una salute fisica e mentale ottimali. La base
di questa competenza comprende la capacità di comunicare in modo costruttivo in ambienti
diversi, di mostrare tolleranza, di esprimere e di comprendere diversi punti di vista, di
negoziare con la capacità di creare fiducia e di essere in consonanza con gli altri. Le persone
dovrebbero essere in grado di venire a capo di stress e frustrazioni e di esprimere questi
ultimi in modo costruttivo e anche saper distinguere tra la sfera personale e quella
professionale.
Bibliografia
Banchetti G. (2002) – Il bullismo. Una visita all’Istituto degli Innocenti. – www.ilcounseling.it
Codini G. (2001) – Il fenomeno del bullismo – www.didaweb.net
Costantini A. (2005) – Ragazzi aggressivi, adulti in difficoltà – www.psiconline.it
Furioso F. (2001) – Violenza a scuola – www.digilander.libero.it
Giacca F. (2003) – Devianza minorile, disagio, disadattamento: evoluzione ed etimologia
dei termini – www.diritto.it
Quilici M. (1988) – Il ruolo del padre – in Scienza Duemila, Aprile 1988
Di Pietro M. - ABC delle emozioni - Erickson 1999
Dweeck J. - Teoria del sé - Eickson 2000
Fioravanti Spina – La terapia del ridere – Red 1999
Goleman D. - Intelligenza emotiva – Bur 2003
Marcoli A. – Il bambino arrabbiato – Mondadori 1996
Montecchi ( a cura ) F. – Modelli teorici e tecnici della psicoterapia infantile junghiana Borla 1999
Rovagnati E.- Sentimenti a scuola – Associazione Biancospino di Lomagna- Lecco 2000
Scaparro F. – Il coraggio di mediare – Guerini e Associati 2001
Sunderland M. - Disegnare le emozioni – Erickson 1997
Blum P. - Sopravvivere nelle classi difficili – Erickson
Sharp S. – Bulli e prepotenti nella scuola – Erickson
Carkhuff- L’arte di aiutare – Erikson
Rassegna stampa sul fenomeno del bullismo all’interno della scuola, realizzata durante
l’anno scolastico 2006/ 2007 da Cristiana Butti e conservata presso la Scuola Primaria di
Stato “G. Oberdan” – Lecco
Curricolo di educazione all’emotività e altro materiale prodotto durante 6 anni di laboratorio
condotto nella scuola di Acquate da Cagliani Silvia dalla classe quinta alla quinta
successiva
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