A cura di: Cristiana Butti, Silvia Cagliani, Laura Pozzi IV Circolo Lecco Anno scolastico 2006/ 2007 BENESSERE A SCUOLA: COME PREVENIRE IL BULLISMO Viviamo in una società pluralista caratterizzata da un alto livello di conflittualità; nella scuola primaria, oltre a rilevare un aumento di bambini con difficoltà relazionali, egocentrici, incapaci di ascolto e di tolleranza delle frustrazioni, fragili emotivamente, cominciano già a manifestarsi casi di bullismo, di mobbing, di prevaricazione e di aggressività non indifferenti, che diventano sempre più eclatanti nelle scuole medie. I ragazzi che danno vita a fenomeni di bullismo spesso hanno disturbi nella regolazione e gestione delle emozioni, da cui deriva l’impulsività. Soffrono di instabilità emotiva, crisi di umore e di rabbia che tendono a risolvere con comportamenti impulsivi, distruttivi e prevaricatori. Una delle loro più gravi difficoltà consiste nell’oscillazione tra l’inibizione delle emozioni e il rimanerne sopraffatti. Agiscono impulsivamente e con scarsa consapevolezza dei propri stati mentali. IL BULLISMO: DEFINIZIONE Con il termine bullismo, traduzione italiana dell’inglese “bullying”, definiamo un insieme di comportamenti con i quali qualcuno compie ripetutamente azioni o affermazioni per avere potere su un’altra persona o per dominarla. “Il bullismo è una sottocategoria del comportamento aggressivo, ma è un tipo di comportamento aggressivo particolarmente cattivo, in quanto è diretto, spesso ripetutamente, verso una vittima particolare che è incapace di difendersi efficacemente, perché è più giovane, o meno forte o psicologicamente meno sicura” (Fonzi, 2006). Rispetto ai normali conflitti fra coetanei (anche di età molto giovane), il bullismo si distingue per la presenza di alcuni fattori essenziali: presenza di un persecutore (in posizione up) e di una vittima (in posizione down) intenzione, da parte del persecutore, di fare male, e totale mancanza di compassione verso la vittima durata prolungata nel tempo, che fa diminuire l’autostima da parte della vittima, con conseguenze pesanti, come il disinvestimento verso la scuola posizione di potere da parte del bullo (a causa dell’età, della forza fisica, ecc.) posizione di vulnerabilità da parte della vittima, che non è in grado di difendersi da sola ed è in una situazione di totale isolamento e mancanza di sostegno da parte degli altri membri del gruppo mancanza di sostegno: la vittima si sente isolata ed esposta, spesso ha molta paura di riferire gli episodi di bullismo, perchè teme rappresaglie e vendette conseguenze: il danno per l’autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce la persona ad un considerevole disinvestimento dalla scuola oppure alcune vittime diventano a loro volta aggressive. Si tratta di una definizione più complessa rispetto a quanto non appaia a prima vista, poiché non si riferisce ad un singolo atto, ma ad una situazione relazionale considerata nel suo svolgersi nel tempo. Il bullismo si può manifestare in modi diversi: BULLISMO DIRETTO BULLISMO INDIRETTO (attacchi aperti verso la vittima) (isolamento ed esclusione intenzionale della vittima dal gruppo) FISICO: la vittima viene colpita con pugni, calci. Diffusione di pettegolezzi o dicerie, esclusione Le si rovinano o le si rubano oggetti di intenzionale dai gruppi di aggregazione. proprietà. VERBALE: derisioni ed insulti. In tutte le situazioni di prepotenza bullistica, si presentano costantemente gli stessi ruoli: il prepotente: di solito si tratta di una persona con deboli capacità empatiche, preferisce atteggiamenti violenti e sembra essere spinto da un forte desiderio di dominare l’altro. Se è un maschio si impone con la forza fisica, se è una femmina con la maldicenza la vittima che può essere passiva, cioè isolata o addirittura emarginata dal gruppo, oppure provocatrice, lasciata da parte perché aggressiva e collerica. La vittima passiva presenta una bassa autostima e scarsa fiducia nelle proprie possibilità, è ansiosa ed insicura e piange spesso. La vittima provocatrice, al contrario è iperattiva e facilmente irritabile gli spettatori, che spesso sono indifferenti a quanto accade e, proprio per questo, corresponsabili. CAUSE E CONCAUSE DEL BULLISMO Secondo gli studi effettuati negli ultimi anni, cause e concause del fenomeno sarebbero diverse, e spesso concatenate fra loro. Fra le principali cause: - - - - scarsa competenza sociale da parte di entrambi i soggetti, bullo e vittima, che potrebbe derivare dallo sviluppo di una modalità di attaccamento poco corretta nei confronti dell’adulto caregiver (di solito, la madre) durante i primi mesi di vita del bambino crisi del ruolo paterno, ormai diventato troppo “amicale”. I padri, infatti, non sarebbero più in grado di mantenere autorevolezza e di insegnare l’esistenza del senso del dovere e della regola, come “limitatore della libertà personale” abbassamento, da parte dei ragazzi, della soglia della violenza e del senso della giustizia, e totale concentrazione su se stessi, a causa dell’eccessiva tolleranza adottata nello stile educativo genitoriale crisi di valori da parte della società adulta, che non è più in grado di offrire punti di riferimento sicuri e modelli positivi di confronto per l’espressione del disagio degli adolescenti - crisi di valori da parte della famiglia, soprattutto se “allargata” e portatrice di problemi a livello di relazione, che non sa più aiutare gli adolescenti e i pre-adolescenti nel processo di costruzione della propria identità. Di conseguenza, i ragazzi si rivolgono al gruppo dei pari, che diventa la “famiglia – surrogato” all’interno della quale esprimere bisogni e desideri. Fra le concause è possibile ritrovare: - problemi a livello psichico di uno dei genitori (anche non conclamati) - dinamiche comportamentali non contenute dagli insegnanti che hanno in carico i bambini/ Il bullismo non è un problema solo per la vittima, è un problema anche per tutte le persone che sanno che questi comportamenti avvengono nella scuola o che vi assistono, per il clima di tensione e di insicurezza che si instaura. PERCHÉ FERMARE IL BULLISMO? Affinchè i bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze imparino ad affrontare i conflitti sociali in modi positivi per la crescita per migliorare le condizioni di vita nella scuola negli ambienti di aggregazione perché il bullismo fa aumentare i conflitti sociali anziché contribuire a ridurli. perché chi subisce prepotenze in modo ripetuto e costante ne porta le conseguenze negative per anni e a volte per tutta la vita. perché in una società “civile” le vittime vanno tutelate, sostenute e rafforzate nelle loro abilità relazionali. perché il bullismo è terreno culturale e sociale favorente l’evoluzione di comportamenti devianti e delinquenza. perché solo fermando il bullismo è possibile far emergere le reali difficoltà relazionali sia dei bulli che delle vittime e di conseguenza poter attivare interventi di supporto e aiuto perché le vittime possano imparare a sentire e manifestare la naturale aggressività e la rabbia nelle situazioni in cui subiscono prepotenza perché i prepotenti possano essere aiutati a sentire, provare, manifestare emozioni di tenerezza e felicità. affinchè una cultura ed abitudini collaborative prendano il sopravvento sulla cultura della sopraffazione, della prepotenza e della violenza. perché si possano spezzare le catene intergenerazionali di stili sociali ed educativi malfunzionanti per poter sperare in una società migliore e a misura d’uomo in cui prevalga la tolleranza verso la diversità. SCHEMA DI SINTESI Migliora lo star bene a scuola Favorisce atteggiamenti cooperativi e collaborativi Rafforza le vittime e le toglie dall’isolamento Insegna a gestire il conflitto LA RIDUZIONE DEL BULLISMO Contribuisce alla prevenzione della delinquenza Contribuisce alla creazione di un clima scolastico favorevole all’apprendimento Coinvolge i genitori su aspetti educativi Costituisce il terreno sociale per l’educazione alla legalità ALLEGATO 1 CONSIGLI per ALUNNE e ALUNNI RICORDA: NESSUNO MERITA DI SUBIRE PREPOTENZE! Se subisci prepotenze o atti di bullismo: Come ti puoi sentire A quasi tutti è capitato qualche volta nella vita di aver subito episodi di prepotenza o di bullismo: da parte di fratelli e sorelle, dai vicini, dagli adulti o dagli altri bambini. Se tu stai subendo prepotenze, è molto probabile che ti senti spaventato/a, vulnerabile e completamente solo/a: devi farti forza e cercare di uscire da quella situazione senza arrenderti, e non arrenderti fino a quando gli episodi di bullismo non saranno finiti. Chi subisce prepotenze spesso si colpevolizza e pensa di sbagliare tutto, ma non è così!! Tutti sbagliamo in qualcosa, ma tutti abbiamo il diritto di star bene a scuola e in società. Cosa puoi fare Forse nella tua scuola sono già presenti dei sistemi per affrontare il bullismo. Ad esempio, alcune scuole: hanno istruzioni anti-bullismo e procedimenti per affrontare i singoli episodi incoraggiano tutti quelli che subiscono prepotenze, o che sono stati testimoni di episodi di bullismo, a parlarne con qualcuno hanno le "cassette delle prepotenze" dove le persone possono lasciare dei biglietti con su scritto quello che sta avvenendo hanno incontri tra studenti o perfino i "tribunali" dove i problemi come il bullismo vengono discussi e trattati dagli alunni hanno incaricato alcuni studenti o insegnanti a fornire aiuto. Se nella tua scuola ci sono alcune di queste attività anti-bullismo, usale per ottenere aiuto. Se non sai esattamente come funziona, allora parlane con un insegnante o chiedi a qualcuno di tua fiducia di informarsi. Molte scuole però non danno la giusta importanza al bullismo e sembrano ignorarlo. Se la tua scuola è tra queste, tu comunque non rassegnarti ad essere una vittima. Puoi ancora chiedere aiuto in tanti modi, ad esempio: Racconta ad un amico o amica ciò che ti sta accadendo. Chiedigli o chiedile di aiutarti. E' più difficile per la persona prepotente prendersela Parlane qualcuno con Mantieniti sicuro! al con te se tu hai un amico che ti dà sostegno. Mantieni un diario di quello che ti sta accadendo. Scrivi i particolari degli episodi e le tue sensazioni. Quando ti deciderai a dirlo a qualcuno, una memoria scritta degli episodi di bullismo renderà più facile dimostrare come sono andate le cose. Parlare degli episodi di bullismo non significa "essere pettegoli" o "fare la spia"; significa semplicemente affrontare un problema. Ricorda sempre che hai il diritto di essere al sicuro dalle aggressioni e dalle molestie e non dovresti startene zitto quando vieni tormentato e ti si fa del male. Parlane con un amico/a, con un insegnante o con i tuoi genitori. Ricorda che le cose non cambieranno fino a che tu non racconterai ciò che succede. Di solito è difficile uscire dal bullismo per conto proprio e a volte anche con l'aiuto degli amici. Se dopo averne parlato con gli amici le cose non cambiano, pensa seriamente di parlarne con un adulto: è l'unico modo per ottenere che il bullismo venga fermato. Se hai bisogno di aiuto, non vergognarti a chiederlo. Tutti noi abbiamo bisogno di aiuto qualche volta e chiedere aiuto per fermare il bullismo non significa che tu sei un debole o un fallito. Spesso, le persone non raccontano del bullismo perché hanno paura che il bullo li prenda fuori da scuola e che le cose possano peggiorare. Questa è una paura naturale, ma gli adulti possono intervenire e fermare il bullismo anche senza che il bambino o ragazzo/a che si comporta da bullo sappia chi ha parlato. Quando racconti a qualcuno di tua fiducia ciò che succede, fai presenti anche le tue paure. Perfino se il bullo scopre che sei stato (o stata) tu a parlare, è sempre meglio che le cose vengano alla luce; in ogni caso gli adulti ti possono proteggere e tu devi pretendere che lo facciano ed aiutarli a trovare il modo migliore. Essere al sicuro è un tuo diritto! Se dovesse capitare che le prepotenze non finiscono neppure dopo che ne hai parlato con gli insegnanti (e ne hanno parlato anche i tuoi genitori) puoi chiedere aiuto a qualcuno esterno alla scuola che possa aiutare te ed i tuoi genitori a trovare una soluzione (ad esempio lo psicologo a disposizione dei ragazzi e dei giovani, un assistente sociale, ecc.). Nei casi peggiori, quando la situazione non migliora nonostante gli insegnanti e il dirigente scolastico siano stati informati, considera seriamente la possibilità di parlarne con i vigili urbani, con le forze dell'ordine o con la polizia che si occupa dei minorenni. A scuola durante gli intervalli, quando siete in tanti nello stesso spazio, cerca di stare in una zona tranquilla e sicura (ad esempio nei pressi di qualche adulto, vicino a compagni che ti proteggono, ecc.). Sull'autobus scolastico cerca di sederti vicino all'autista o, se usi un autobus di linea, siediti vicino a qualche adulto. Se qualcuno ti provoca prova a spostarti in un'altra zona del bus. Nel tragitto da casa a scuola cerca di non restare solo/a, ma di essere sempre in compagnia di qualche amico o amica. Alcuni modi per difendersi dalle prepotenze: Dispetti o prese in giro Provocazioni Percosse prepotenze fisiche e Isolamento dal Di fronte alle prese in giro, anche quelle "pesanti", cerca di trovare in anticipo risposte spiritose o intelligenti. Cerca di buttarla sul ridere. Allenati a rispondere provando a casa tua davanti allo specchio. L'utilizzo di risposte preparate in anticipo funziona meglio se la persona prepotente non è troppo minacciosa ed ha giusto bisogno di essere scoraggiata. Il bullo può decidere che sei troppo "brillante" per prendersela con te. In ogni caso cerca di non dare troppa importanza alle prese in giro: concentrati sulle esperienze positive della tua vita. Cerca di ignorare il bullo o impara a dire "No" con molta fermezza, poi girati e allontanati. Non preoccuparti se gli altri pensano che stai scappando. Ricordati: è molto difficile per il prepotente continuare a prendersela con qualcuno che non vuole star lì ad ascoltarlo. Cerca di non mostrare che sei impaurito o arrabbiato. Ai prepotenti piace ottenere una qualsiasi reazione - per loro è "divertente". Se riesci a mantenere la calma e nascondere le tue emozioni, loro potrebbero annoiarsi e lasciarti stare. Se nonostante ciò il prepotente continua a prendersela con te, dovresti trovare il coraggio di dirlo al più presto ad un adulto di tua fiducia perchè ti aiuti a risolvere la situazione. Cerca di evitare di trovarti da solo in quei luoghi in cui sai che il bullo si diverte a prendersela con te. Questo può significare cambiare la strada che utilizzi per andare a scuola, evitare alcune zone del cortile usato per la ricreazione, o utilizzare solamente le stanze comuni o i bagni quando ci sono anche altre persone. Non è giusto che tu debba fare questo, ma può servire a far allontanare i bulli e farti vivere più serenamente. Nella maggior parte dei casi non conviene andare alle mani. Spesso i bulli sono più grandi o più forti di te. Se tu fai a botte con loro potresti peggiorare la situazione, farti male o prenderti la colpa di aver cominciato il litigio. Se, nonostante cerchi di evitare le risse vieni picchiato/a o ti fanno male, dillo subito ad un bidello o ad un insegnante e chiedi che scriva quello che è successo. Non è un gran pregio farsi male per cercare di mantenere le proprie cose o i soldi. Se vieni minacciato, sul momento dai ai "bulli" quello che vogliono. Le proprietà possono essere sostituite, tu no. Penserai poi come denunciare l'episodio raccontandolo a qualche adulto di tua fiducia (ai genitori, a qualche insegnante, alla polizia, ecc.). Se vieni isolato dai giochi o dai gruppi di compagni, cerca di farti qualche amico o amica: è più facile iniziare con un amico che entrare in un gruppo già organizzato. Se ti sembra che da solo non riesci, chiedi aiuto a qualche insegnante, in modo che possa proporre delle attività che ti facilitano le relazioni con i compagni. gruppo Se vedi episodi di bullismo Se ti capita di vedere che qualcun altro nella tua scuola subisce prepotenze parlane con un adulto di tua fiducia, il tuo intervento può essere di grande aiuto sia per chi subisce che per chi agisce le prepotenze. POSSIBILI INTERVENTI EDUCATIVI DI PREVENZIONE Educare al “sentimento” che ci consente di distinguere cosa sia il bene e cosa il male. Educare a comportamenti di accettazione, solidarietà e collaborazione. Insegnare a comunicare, in un’ottica di educazione alla pace e di prevenzione del disagio. Dare obiettivi di crescita intellettuale, che producano convinzioni sulle proprie capacità, incoraggiando, valorizzando l’impegno e lo sforzo, lodando non tanto il bambino, ma il prodotto e fornire strategie diverse di apprendimento. Analizzare nelle classi i prodotti imposti dai mass-media (dove la violenza è continuamente propinata, dai telegiornali, ai film, alla pubblicità che espone violentemente i suoi prodotti) Educare a comportamenti corretti nei vari ambiti sociali e all’uso di registri linguistici adeguati Educare alla gestione del conflitto Negli obiettivi specifici di apprendimento per l’educazione alla Convivenza civile dei Nuovi programmi, si parla di : mettere in atto comportamenti di autonomia, autocontrollo, fiducia in sé accettare, rispettare, aiutare gli altri e i diversi da sé, comprendendo le ragioni dei loro comportamenti attivare atteggiamenti di ascolto, conoscenza di sé e di relazione positiva con i compagni e con gli adulti esprimere verbalmente e fisicamente la propria emotività ed affettività Nelle raccomandazioni del Parlamento europeo e del Consiglio del 18-12-06 si parla di : competenze sociali e civiche di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali (v. allegato “Competenze sociali e civiche”) EDUCAZIONE EMOTIVA E’ importante avviare i bambini fin dai primi anni della scuola primaria ad un percorso, strutturato in base all’età, di conoscenza e di scoperta di sé, delle proprie sensazioni, di accettazione e di rielaborazione delle proprie emozioni, di analisi dei propri comportamenti per arrivare al superamento di forme di egocentrismo e al dominio di possibili eccessi personali nel rapporto con gli altri e in situazioni di conflittualità. E’ possibile insegnare a contenere e a tollerare, senza espellere le emozioni in comportamenti impulsivi. Maturare cioè la capacità di guardare le emozioni dolorose e sopportarle, senza agire necessariamente subito. Vi sono bambini che enfatizzano il vissuto di vittima ed altri il vissuto di prepotente, chi minimizza i propri comportamenti di prepotenza e chi li nega. E’ necessario quindi un intervento educativo, che abbia come obiettivo la consapevolezza di sé e dei propri comportamenti; secondo Jung la coscienza di sé, è il vero scopo della vita e solo se si è coscienti di sé, si può pensare di assumere dei comportamenti diversi e delle modalità di comunicazione e di relazione positive. La consapevolezza e il riconoscimento di un episodio di prepotenza è il primo passo del lungo cammino verso la soluzione del problema. E’ importante: lavorare con i bambini sul concetto di autostima: autostima del prevaricatore e autostima della vittima e sul concetto di democrazia, differente dal “lasciar fare” porre cura all’acquisizione da parte dei bambini di modalità di controllo nell’uso della parola in situazioni di accordo o disaccordo e di conflittualità: capacità di autocontrollo, attenzione agli interventi degli altri, regolazione della propria produzione sulla base dei feedback ricevuti, rispetto delle norme che regolano le conversazioni. Con la pratica del COOPERATIVE LEARNING è possibile creare nella classe un clima di serenità e di collaborazione tra gli alunni e dei vincoli che portano alla consapevolezza che il proprio successo dipende anche da quello dell’altro. Anche THE PHILOSOPHY FOR CHILDREN può aiutare i bambini a sviluppare la capacità di ragionare in autonomia, di formulare ipotesi, di confrontarsi con gli altri e quindi a contribuire al raggiungimento di un elevato grado di consapevolezza. Esiste un progetto dell’Unicef, realizzato sulla base della carta dei diritti dei bambini del ’96, applicato in 79 paesi del mondo, intitolato “VIVERE I VALORI” che propone una serie di attività su 12 valori: amore, libertà, rispetto, pace, unità, tolleranza, responsabilità, cooperazione, onestà,felicità, umiltà, semplicità. L’applicazione di questo progetto può aiutare a diventare consapevoli dell’indispensabilità di questi valori per sviluppare una coscienza sociale.( consultare il sito dell’UNICEF- VIVERE I VALORI) ALTRI INTERVENTI Interventi rivolti agli insegnanti e ai genitori di consulenza psicologica Interventi tesi all’integrazione interistituzionale ALLEGATO 2 RACCOMANDAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO COMPETENZE CHIAVE PER L’APPRENDIMENTO PERMANENTE: COMPETENZE SOCIALI E CIVICHE Queste includono competenze personali,interpersonali e interculturali e riguardano tutte le forme di comportamento che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa, in particolare alla vita in società sempre più diversificate, come anche a risolvere i conflitti ove ciò sia necessario. La competenza civica dota le persone degli strumenti per partecipare appieno alla vita civile grazie alla conoscenza dei concetti e delle strutture sociopolitici e all’impegno a una partecipazione attiva e democratica. La competenza sociale è collegata al benessere personale e sociale che richiede la consapevolezza di ciò che gli individui devono fare per conseguire una salute fisica e mentale ottimali. La base di questa competenza comprende la capacità di comunicare in modo costruttivo in ambienti diversi, di mostrare tolleranza, di esprimere e di comprendere diversi punti di vista, di negoziare con la capacità di creare fiducia e di essere in consonanza con gli altri. Le persone dovrebbero essere in grado di venire a capo di stress e frustrazioni e di esprimere questi ultimi in modo costruttivo e anche saper distinguere tra la sfera personale e quella professionale. Bibliografia Banchetti G. (2002) – Il bullismo. Una visita all’Istituto degli Innocenti. – www.ilcounseling.it Codini G. (2001) – Il fenomeno del bullismo – www.didaweb.net Costantini A. (2005) – Ragazzi aggressivi, adulti in difficoltà – www.psiconline.it Furioso F. (2001) – Violenza a scuola – www.digilander.libero.it Giacca F. (2003) – Devianza minorile, disagio, disadattamento: evoluzione ed etimologia dei termini – www.diritto.it Quilici M. (1988) – Il ruolo del padre – in Scienza Duemila, Aprile 1988 Di Pietro M. - ABC delle emozioni - Erickson 1999 Dweeck J. - Teoria del sé - Eickson 2000 Fioravanti Spina – La terapia del ridere – Red 1999 Goleman D. - Intelligenza emotiva – Bur 2003 Marcoli A. – Il bambino arrabbiato – Mondadori 1996 Montecchi ( a cura ) F. – Modelli teorici e tecnici della psicoterapia infantile junghiana Borla 1999 Rovagnati E.- Sentimenti a scuola – Associazione Biancospino di Lomagna- Lecco 2000 Scaparro F. – Il coraggio di mediare – Guerini e Associati 2001 Sunderland M. - Disegnare le emozioni – Erickson 1997 Blum P. - Sopravvivere nelle classi difficili – Erickson Sharp S. – Bulli e prepotenti nella scuola – Erickson Carkhuff- L’arte di aiutare – Erikson Rassegna stampa sul fenomeno del bullismo all’interno della scuola, realizzata durante l’anno scolastico 2006/ 2007 da Cristiana Butti e conservata presso la Scuola Primaria di Stato “G. Oberdan” – Lecco Curricolo di educazione all’emotività e altro materiale prodotto durante 6 anni di laboratorio condotto nella scuola di Acquate da Cagliani Silvia dalla classe quinta alla quinta successiva