Seminario AIAC Natura, Paesaggio e Storia nel Territorio Aspromontano: gli elementi da tutelare - Cittanova 20 ottobre 2012 Relazione del prof. Giuseppe Luccisano “Altopiano dello Zomaro, caratteri storici ed emergenze archeologiche” L’altopiano dello Zomaro e le zone contigue hanno una lunghissima storia che affonda le sue radici nel periodo compreso tra il neolitico più antico e la tarda eta’ del bronzo. A quel tempo come attestano reperti archeologici e fonti letterarie,questa parte di Calabria è stata tra le zone più intensamente abitate,anche più della vicina Sicilia,perché si trova lungo le rotte del commercio di Ossidiana che dalle Eolie giunge nelle regioni ioniche ed adriatiche e perche’ dispone di pianure fertili. Testimonianze del neolitico più antico potrebbero essere i rinvenimenti di Prestarona nei pressi di Canolo,databili tra il sesto millennio e la meta’ del IV millennio A.C.. Apparterrebbero al neolitico recente (fine IV e primi secoli del III millennio),i reperti degli scavi condotti tra Gioia T. e Rosarno. In tempi più recenti il nostro comprensorio (Zomaro compreso) fu interessato alla migrazione degli Enotri che giunsero da noi 17 generazioni prima della guerra di Troia,cioè attorno al 1600 a.c. Queste popolazioni si sovrapposero a popolazioni indigene(forse Ausoni,venuti dal mare e fondatori di Temesa) dedite alla pastorizia e alla coltivazione dei campi,adoratori del Toro. Gli Enotri,insieme agli Ausoni,crearono tanti centri abitati. Di essi i più meridionali furono Tauriano (vicino Palmi) e Locri e le terre comprese tra questi due riferimenti cioè:la piana e l’altopiano che si rivela come una efficiente via di comunicazione e di transito tra le coste joniche e quelle tirreniche. La figura piu’ rilevante della tradizione leggendaria è ITALO (14 sec.a.c.),Italòs vuol dire anche vitello,a volte indicato come re degli Enotri, a volte come re degli Ausoni,altre volte come re dei Pelasgi. Suo figlio è Morgete ,era un re buono e saggio. Sottomise le popolazioni vicine con la persuasione e con la forza e fece della sua gente,dice Aristotele,un popolo stabile governato da leggi. Istituì le Sissizie da intendere come pasti in comune,o riserve alimentari collettive. Alcune tracce archeologiche relative a questa tradizione potrebbero essere gli ammassi di pietre che si trovano lungo la Meda,la via più anticadi collegamento tra la pianura e la montagna. Dopo Ausoni,Pelasgi,Enotri è la volta di Siculi,Achei con i quali i nostri progenitori intrattengono rapporti dal XIV al XII secolo come sembrerebbero testimoniare i sepolcreti e i loro arredi di Anchina,Gerace e Castellace. La presenza Achea favorisce gli scambi commerciali tra la Calabria e i greci e prepara la strada alla fondazione di colonie greche:Reggio,Sibari,Crotone,Locri. Esse introducono l’organizzazione socio-politica della citta’,l’alfabeto,la moneta ,la storia. Sull’importanza strategica,dal punto di vista viario,dello zomaro,del mega.dromos della meda e del cosiddetto passo del mercante può essere utile il riferimento ad una pietra miliare greca rinvenuta nella zona vicina alla chiesa di S.Maria della Catena. Un’altra caratteristica che vorrei sottolineare è che Locri tendeva a sacralizzare le parti più estreme del suo territorio probabilmente per farsi proteggere dalla divinità e per porre sotto la garanzia divina,i rapporti con i forestieri. I confini della colonia erano il fiume Sagra, la nostra montagna e la piana di Medma-Metauro. Qui esistevano santuari di frontiera dedicati i Dioscuri,sulla Sagra,a Giove o a Persefone,o a entrambi verso la montagna e il tirreno ,ad Oreste a sud di Metauros. L’altipiano era sacro. Già il nome Zomaro,un’altra parte della montagna era dedicata a Persefone/kore. Naturalmente le relazioni tra i Greci e gli Indigeni si andavano potenziando,i loro costumi si influenzano reciprocamente e le loro culture si integrano. Forse un Imprescito Indigeno è la pratica della Sacra Prostituzione,che le fonti letterarie cercano di nobilitare riferendola in qualche modo alla colpa di Aiace ……..e di Locri Opunzia,probabilmente i fondatori di Locri Epizefiri,oppure a un voto pronunciato dalle aristocratiche in un’occasione decisiva per la storia della citta’,quando cioè il tiranno di Reggio minacciava di assalire la colonia locrese-si victores forent in die,festo veneris,virgines suas-da questo voto li liberò Ierone,tiranno di Siracusa. Ma poi un secolo dopo,Dionisio II,figlio di una nobildonna di Locri,impose il rispetto di quell’antica promessa. In realta’ le fanciulle destinate alla attuazione del voto furono isolate un mese nel Tempio di Afrodite,ma non subirono alcuna violenza. In realtà la sacra-prostituzione riguardava le giovani di umile origine ed era sacra perché i proventi erano a favore del santuario. Il Lupanare era nella Stoa ad U di Centocamere che disponeva di 20 stanze e di 9 triclini cadauno,se ne servivano gli stranieri. I Tiranni di Siracusa furono alleati di Locri, Dionisio I che voleva sposare una nobildonna per ingentilire il suo casato aveva chiesto a Reggio una fidanzata di sangue blu,la città dello stretto non lo amava e gli propose un matrimonio con la figlia di un boia. Dionisio rivolse la sua richiesta a Locri la quale,desiderosa di trovare alleanze anche per presidiare la montagna,gli offrì in sposa Doride,figlia di Xeneros,giovane nobile,bella e,cosa da non disprezzare,ricchissima. Dionisio fedele all’impegno mandò truppe e fortificò il sistema difensivo sullo Zomaro,come dimostrano i resti di due fortificazioni a Bracacorta e a Palazzo protette da tre fossati,l’ultimo dei quali ,probabilmente superabile con un ponte levatoio. Nel 389 Siracusani e Locresi combatterono contro la lega Achea o italiota e la sconfissero. Caulonia ed Hyppnion furono distrutte e i loro territori assegnai a Locri. L’alleanza durò anche quando si trattò di fronteggiare i Lucani. Dionisio I e poi Dionisio II combatterono lungamente contro questi pericolosi nemici,dopodiché finalmente furono sconfitti e costretti a ritirarsi nelle zone più interne. Dai Lucani si staccarono le tribù dei Bruzi che si costituiscono in federazione autonoma nel 356. Furono proprio i Lucani e successivamente i Bruzi a sostituirsi ai Greci nel possesso e nello sfruttamento delle risorse boschive ed armentizie dell’altipiano e resero difficoltosi ed insicuri i collegamenti fra i due mari. Per la Grecità comincia il declino. I Piridinoi, i vagabondi sono sempre più pericolosi e le strutture difensive,per altro,forse non completate,si mostrano sempre più inadeguate a trattenere l’impeto dei Brutti, che Platone,nelle Leggi condanna come briganti che vivono di caccia,rapine e saccheggi,il loro dominio dura dal 350 al 280. Poi fu Taranto a sconvolgere ancora di più gli equilibri tra greci e italici . La città jonica, il cui scopo era di unificare sotto il suo potere le colonie ioniche,chiamò in aiuto i re dell’Epiro,Alessandro il Molosso e Pirro.Gli scontri furono violenti,perfino il santuario di Persefone fu violato e privato del suo tesoro. Formazioni epirote e tarantine,bande brettie provocano distruzione e morte,che si incrementano quando entrano in gioco i Romani. Sono proprio quest’ultimi,dopo le guerre puniche,a risultare vincitori su tutti i fronti. La Calabria,il Bruzio, diventa ormai una provincia romana. I Bretti non dl tutto domati,continuano ad impensierire la politica romana soprattutto in occasione della guerra servile(72-70 a.c.),che proprio sullo Zomaro fu protagonista di uno scontro epico:da un lato ,il console Marco Licinio Crasso,proprietario di un latifondo di migliaia di ettari tra Rizziconi,Gioia e migliaia di schiavi coltivatori,dall’altro Spartaco,gladiatore tracio,che aveva radunato un esercito di schiavi fuggitivi,e, non potendo andare in Sicilia voleva risalire l’appennino e attaccare direttamente Roma. Crasso decise di sbarrare la strada al suo rivale utilizzando l’antico sistema difensivo Locrese tra Bracacorta e Palazzo. Fece scavare più in profondità i fossati esistenti e ne fece realizzare un’altra fossa trasversale,le fosse erano munite al fondo di pali aguzzi che impedivano di superarle ed erano a loro volta protetti da una robusta palizzata,naturalmente ogni altro valico era opportunamente presidiato. Spartaco che fino all’ultimo potè contare sugli aiuti dei Brutti e dei Mamertini dovette subire il piano previsto da Crasso e del suo luogotenente Scrofa. Andò all’attacco determinando una carneficina tra i suoi,essendo ,fosse e fossati,imprendibili,solo un terzo dell’esercito servile potè superare, con Spartaco, quello sbarramento;per gli altri fu la fine. I toponimi di Tonnara e Coculedi stanno a ricordare ancor oggi quelle battaglie. Assicurata severamente la pax-romana,il cuore del territorio Bruzio è attraversato dalla via Consolare Popilia che da Cosenza giungeva a Reggio con evidente funzione di controllo militare del territorio assoggettato,la terra della piana e la montagna sono ager pubblicus,cioè terre da assegnare ai coloni romani. Le colonie diventano municipi romani retti da magistrati romani,cioè entita’ periferiche dell’Italia romana. Cicerone poteva ben affermare che la Magna Grecia……………..OMISSIS………………..