Capitolo 6

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6.1 Generalità
6.1.1 Inquadramento geologico-geomorfologico
Il tratto di costa che si estende da Capo Circeo alla foce del Fiume
Garigliano presenta uno sviluppo costiero di circa 90 km (Fig. 33). Dal punto di
vista orografico, complessivamente, tale area è caratterizzata dal promontorio del
Monte Circeo e dalla catena dei Monti Lepini, dei Monti Ausoni e dei Monti
Aurunci i quali delimitano e racchiudono la piana di Fondi e gran parte dell’Agro
Pontino.
Il promontorio del Monte Circeo è situato all’estremità occidentale dell’area
di studio ed è caratterizzato da costa alta e frastagliata interrotta, per brevi tratti, da
un esiguo numero di piccole spiagge ciottolose.
I Monti Lepini, Ausoni ed Aurunci presentano direttrici appenniniche
(nordovest-sudest). Di questi i Monti Lepini, interessano solo marginalmente l’area
considerata; i Monti Ausoni giungono a lambire il tratto di costa antistante Terracina
e separano l’Agro Pontino dalla piana di Fondi; i Monti Aurunci si estendono
parallelamente alla costa nel tratto Gaeta-Minturno, digradando con ripidi sproni
verso mare lungo il tratto compreso tra Sperlonga e la penisola di Gaeta, più
dolcemente (e più a sud) verso la piana alluvionale del Fiume Garigliano.
Figura 33
Zona Circeo –
F. Garigliano.
L’Agro Pontino, con il suo settore meridionale, si sviluppa a nord e nord-est
del promontorio del Monte Circeo. L’area presenta una morfologia piatta, specie a
nord-est del Fiume Sisto, con quote massime dell’ordine delle decine di metri e
depressioni anche al di sotto del livello del mare; a sud-ovest di tale fiume la piana
raggiunge quote leggermente più elevate.
La piana di Fondi, geomorfologicamente analoga al ben più esteso Agro
Pontino, si estende per un centinaio di km2 ed è compresa tra i versanti orientali dei
Monti Ausoni e quelli occidentali dei Monti Aurunci. Essa ospita il Lago di Fondi, il
Lago Lungo e il laghetto di S. Puoto. Il L. Lungo rappresenta l’unico residuo di una
serie di stagni o “pantani” segnalati lungo tutto il litorale tra Terracina e Sperlonga
nella carta I.G.M.I. del 1876-78 (D’Alessandro et al., 1986).
Le differenti condizioni orografiche dell’entroterra, caratterizzato dalla
presenza di catene costiere, conferiscono alla costa tra Capo Circeo e il promontorio
di Gaeta caratteri diversi da quelli del restante litorale laziale, con costa alta e
frastagliata e un’esposizione a sud invece che a sud-ovest.
Da San Felice Circeo fino a Terracina il litorale è costituito da un’ampia
spiaggia sabbiosa, corrispondente alla fascia terminale sud-orientale dell’Agro
Pontino. Come gran parte del litorale laziale, anche questo tratto di costa ha subito
vistosi cambiamenti negli ultimi decenni; nel caso specifico essi appaiono, almeno
in parte, da imputare alla realizzazione, intorno agli anni ‘30, di canali artificiali per
il deflusso delle acque palustri e alla conseguente forte urbanizzazione dell’area a
partire dagli anni ‘50.
In corrispondenza del tratto Terracina-Gaeta i contrafforti meridionali delle
dorsali carbonatiche mesozoiche dei Monti Ausoni e dei Monti Aurunci giungono a
mare e il litorale ha i caratteri di una costa alta e frastagliata, fatta eccezione per il
tratto Canale Canneto-Sperlonga, a nord del quale si sviluppa la piana di Fondi,
caratterizzata da spiaggia sabbiosa a ridosso del cordone dunare attuale. Ove
predomina la costa alta si distinguono piccole insenature con alcune spiagge
sabbiose (Pocket Beach).
Dal promontorio di Gaeta fino alla foce del Fiume Garigliano si ha la
presenza di costa bassa con l’eccezione del promontorio roccioso di Monte Scauri.
L’entroterra del tratto di costa in esame è caratterizzato dalle strutture
carbonatiche mesozoiche, con direzione nordovest-sudest, costituenti l’Appennino
centrale e formati, in massima parte, da calcari dolomitici e dolomie. Verso il
margine tirrenico la presenza di faglie dirette ha favorito l’accumulo di potenti serie
plio-quaternarie nelle attuali piane costiere.
In corrispondenza del tratto Terracina-Sperlonga, fra le dorsali carbonatiche
dei Monti Ausoni e dei Monti Aurunci si estende la piana di Fondi, la cui fascia
costiera è stata sede di una cospicua sedimentazione durante il Quaternario, dovuta a
una continua subsidenza attiva almeno a partire dal Pleistocene inferiore. Nella
piana di Fondi affiorano sedimenti alluvionali, limnopalustri, lagunari ed eolici.
I depositi marini e continentali olocenici si rinvengono lungo tutta la fascia
costiera, fatta eccezione per le zone del promontorio del Monte Circeo, di Terracina
e del tratto di costa tra Sperlonga e Gaeta, dove in corrispondenza di costa alta si
rilevano piccoli affioramenti discontinui.
6.1.2 Idrologia
Il massiccio carbonatico rappresentato dal sistema Ausoni-Aurunci, priva di
significative intercalazioni terrigene, è estremamente permeabile per fratturazione e
carsismo e quindi caratterizzato da altissimi valori di infiltrazione efficace e attiva
circolazione sotterranea. Questa situazione fa si che l’idrologia sotterranea rivesta
un’importanza di gran lunga maggiore che non quella superficiale (non
particolarmente sviluppata).
Il sistema idrografico dell’Agro Pontino risente degli interventi di bonifica, i
più importanti dei quali risalgono agli anni ‘30; fino a quel periodo, infatti, tale zona
era sede di paludi alimentate da corsi d’acqua ruscellanti dalle pendici dei Colli
Albani, dei Monti Lepini e Ausoni.
Nel settore meridionale dell’Agro Pontino si possono individuare due
collettori principali: il F. Sisto e il Canale Linea Pia, naturale il primo, artificiale il
secondo.
Il sistema idrografico del bacino di Fondi ha come collettore principale il
lago omonimo nel quale si immettono, sia naturalmente che artificialmente, tutti i
corsi d’acqua che scendono dalla cerchia di monti che lo circondano e che al loro
sbocco in pianura raccolgono le acque di un importante gruppo di sorgenti. Il Lago
di Fondi ha due emissari: il Canale Canneto, a occidente, e il Canale S. Anastasia ad
oriente; questi probabilmente costituivano i canali di marea dell’ampia laguna
originatasi per sbarramento ad opera della “Duna Rossa”.
E’ da osservare come la piana di Fondi, nonostante la sua limitata
estensione, raccolga circa il doppio (6.690 l/s) delle acque che defluiscono nella
parte orientale dell’Agro Pontino (3.475 l/s). I valori di portata stimata, calcolati per
estrapolazione sulla base di altri sistemi carbonatici di aree limitrofe, lasciano
desumere, per il sistema Ausoni-Aurunci, un bilancio idrico deficitario. Ciò
suggerisce l’esistenza di perdita a mare dove le dorsali raggiungono la costa; tali
perdite sono maggiori nel tratto Sperlonga-Gaeta, molto minori in corrispondenza
del Monte Circeo e di Terracina (Boni et al., 1988).
Il limite meridionale dell’area in esame è individuato dal F. Garigliano,
unico corso d’acqua di una certa importanza; esso prende origine dalla confluenza
dei fiumi Liri e Gari presso S. Rocco e si sviluppa per circa 30 km. Considerando
anche il Liri, lo sviluppo totale è di circa 180 km, con un bacino di circa 5.000 km2 e
una portata media, a 16 km dalla foce, di 122.000 l/s.
6.2 Dati a disposizione per un’indagime in chiave mineraria
In questo settore di piattaforma erano disponibili circa 1.300 km (circa 700
miglia nautiche) di prospezioni di sismica a riflessione monocanale, ad alta ed
altissima risoluzione (Tab. 11), rilevate con rotte circa parallele e perpendicolari a
costa (Tav. E1). La densità della maglia sismica è molto variabile, andando da 0.4
km/km2 nella piattaforma esterna tra Capo Circeo e Gaeta, a circa 2 km/km2 nella
piattaforma interna della stessa area e nel Golfo di Gaeta. Ne consegue che, la
copertura dei profili non è omogenea: la zona compresa tra Capo Circeo e Gaeta
presenta una maglia sismica più fitta nei settori di piattaforma interna ed intermedia,
mentre nel settore di piattaforma esterna la maglia risulta estremamente diradata
(interdistanza fino a 7 km). Il Golfo di Gaeta risulta, invece, coperto con una maglia
più regolare, con interdistanza di 900 m (perpendicolarmente alla costa) e 1.800 m
(parallelamente alla costa).
E’ da sottolineare che non tutti i profili sono di buona qualità; infatti quelli
ubicati sulla piattaforma interna e intermedia tra Capo Circeo e Sperlonga
(campagna oceanografica Andromeda) hanno fornito solo indicazioni molto
sommarie sulla stratigrafia del sottofondo e ciò a causa sia della scarsa penetrazione
dello strumento a più alta frequenza (S.B.P.), sia del forte ringing e dell’elevato
fondo scala (500 ms) dello strumento a maggior penetrazione (Uniboom).
Tutte le prospezioni sismiche analizzate sono ubicate con il sistema di
radiolocalizzazione LORAN C, che fornisce una precisione di circa 1.000 m. Ciò è
particolarmente importante per un utilizzo applicativo diretto dei dati riportati in
questo rapporto.
Nome
Campagna
Bellatrix
Andromeda
Trasferimenti
Fonte/i
Energizzante
Sub Bottom
Profiler
Bubble Pulser
Sub Bottom
Profiler Uniboom
Sub Bottom
Profiler
Lunghezza
Profili (km)
Sistema di
localizzazione
Sigla
~ 900
LORAN C
G
~ 400
~ 40
LORAN C
LORAN C
P
TCG-TAG
TGT
Risoluzione/
penetrazione
0.2 m/150ms
1m/250ms
0.2/160ms
1m/500ms
0.2m/150ms
Qualità della
Registrazione
buona
cattiva
discreta
6.3 Analisi dei profili sismici
6.3.1 Batimetria e morfologia dei fondali
Per la realizzazione della carta batimetrica (Tav. E2) sono stati utilizzati i
grafici di scandagliamento dell’Istituto Idrografico della Marina, fino alla
batimetrica dei -100 m mentre, dai -100 m in poi le profondità sono state misurate
direttamente sulle registrazioni sismiche. E’ stata utilizzata un’equidistanza di 2 m
dalla linea di battigia all’isobata di -10 m e un’equidistanza di 10 m dall’isobata dei
-20 m in poi; inoltre è stata riportata l’isobata dei -15 m.
Tabella 11
Dati a disposizione
per lo studio.
Da un punto di vista generale, mentre nel settore di piattaforma interna
l’andamento del fondale si presenta abbastanza parallelo a quello della linea di costa,
nella piattaforma interna i fondali tendono ad assumere un orientamento circa estovest. La pendenza media è di circa 0.4°.
Dal punto di vista fisiografico l’area in esame può essere suddivisa in
almeno tre settori aventi caratteristiche distinte. Il primo, in corrispondenza di Capo
Circeo, risulta caratterizzato da una grossa “anomalia” con orientamento nordnordovest - sud-sudest, che provoca una vistosa deflessione verso il largo delle
isobate tra la profondità di -15 m e quella di -60 m. Oltre gli 80 m di profondità si
osservano altre “anomalie”, ma di minore dimensione, che evidenziano un
andamento del fondo piuttosto articolato, imputabile alla presenza di numerosi relitti
d’erosione in corrispondenza di testate di strato. Le testate di strato creano, infatti,
delle morfologie positive nel fondo marino con dislivelli, rispetto alle zone
circostanti, anche di 5-10 m ed estensione di alcuni km2. Le culminazioni, in genere,
non sono ricoperte da sedimento mentre piccole tasche con depositi pelitici sono
presenti nelle zone più depresse.
Nel secondo settore, da Capo Circeo a Gaeta, si osserva una differenza nella
pendenza fra fondali inferiori e superiori a -70 m. Al di sotto di questa quota infatti,
la pendenza è relativamente elevata e crescente da ovest verso est (ovvero
approssimandosi alla costa alta del promontorio di Gaeta), passando da 0.4° a 3°.
Oltre la profondità di circa -70 m si ha invece una zona notevolmente più
pianeggiante (0.25°) fino al ciglio della piattaforma.
Infine nel Golfo di Gaeta (nel terzo settore) si rileva una pendenza più
blanda dei fondali inferiori ai -15 m, specie in corrispondenza del Fiume Garigliano,
mentre la diminuzione di pendio nel settore esterno della piattaforma avviene fra i 80 e i -90 m di profondità (da 0.1° a 0.2°).
Nel grafico di figura 34 sono riportati quattro profili batimetrici che
evidenziano i caratteri precedentemente descritti ovvero: 1) la morfologia irregolare
dei fondali a largo di Capo Circeo; 2) la forte acclività dei fondali nella piattaforma
interna in prossimità di Gaeta; 3) la presenza di una zona sottocosta quasi
pianeggiante in corrispondenza della foce del Fiume Garigliano; 4) una generale
rottura di pendio in tutti i settori a circa -70/-80 m di profondità, con pendenze più
blande nella piattaforma esterna; 5) l’aumento di profondità del ciglio della
piattaforma, procedendo da est verso ovest.
Figura 34
Profili batimetrici
rappresentativi della
morfologia del settore di
piattaforma esaminato.
Nella zona compresa tra il Monte Circeo e il Lago Lungo (a profondità
comprese tra i -10 e i -40 m), sono state rilevate, anche se in modo discontinuo,
estese praterie di Fanerogame marine le quali impediscono la penetrazione del
segnale sismico (Fig. 35). Tra Terracina e il Lago Lungo, tra i -15 e i -20 m, essi
danno luogo ad andamenti anomali delle isobate.
6.3.2 Sismostratigrafia di dettaglio della sequenza deposizionale post-glaciale
Data la finalità della ricerca, lo studio sismostratigrafico si è concentrato
sulle prime decine di metri di sottofondo e si è spinto fino alla massima risoluzione
possibile. Infatti, i depositi superficiali, nel caso di una loro idoneità, sono quelli di
più facile accesso per i campionamenti e per una possibile coltivazione.
Sulla base della diversa qualità delle registrazioni sismiche, l’area di studio è
stata suddivisa in due settori:
Capo Circeo - Sperlonga;
Sperlonga - Fiume Garigliano.
6.3.2.1 Capo Circeo - Sperlonga
In questo settore di piattaforma, a causa della già menzionata cattiva qualità
delle registrazioni sismiche (scarsa penetrazione del S.B.P. e forte ringing nelle
registrazioni Uniboom), non è stato possibile definire con precisione la stratigrafia
dell’immediato sottofondo. Quindi è stato soltanto possibile effettuare in prima
approssimazione una distinzione fra alcuni tipi di facies acustiche (la facies acustica
è “l’immagine” sismica di un intervallo sismostratigrafico e consiste nell’insieme
delle caratteristiche delle riflessioni come continuità, ampiezza, frequenza, polarità,
ecc.). Nel caso specifico, la cattiva qualità delle registrazioni ha consentito solo di
effettuare una approssimativa definizione del sedimento costituente il fondo e
l’immediato sottofondo in base alla più o meno scarsa penetrazione dell’impulso
sismico a più alta frequenza.
Sono state individuate quattro principali facies acustiche (Tav. E3):
la prima è caratterizzata da una quasi totale mancanza di penetrazione
dell’impulso acustico. Essa è localizzata in tre aree situate tra i -30 e i -50 m di
profondità: una, di maggiore estensione tra Capo Circeo e Terracina e le altre due
più modeste, rispettivamente al traverso di Capo Circeo e di Torre S. Anastasia;
la seconda, presente al di sotto dei -40 m profondità tra il F. Portatore e Torre S.
Anastasia, è caratterizzata da una scarsa penetrazione del segnale acustico
(dell’ordine del metro);
la terza è quella maggiormente diffusa ed è caratterizzata da una maggior
penetrazione del segnale acustico rispetto a quelle precedenti. Al suo interno si
riconosce una leggera stratificazione suborizzontale;
la quarta infine, si rinviene principalmente a profondità maggiori di -50 m, al di
sotto di un’esile copertura pelitica (1-2 m) trasparente all’impulso acustico. Essa
presenta una scarsa penetrazione del segnale acustico.
6.3.2.2 Sperlonga - Fiume Garigliano
In questo settore di piattaforma la sequenza deposizionale post-glaciale
risulta formata da due differenti unità sismiche: una inferiore, caratterizzata da
scarsa trasparenza acustica e una superiore in genere sismicamente trasparente.
Gli spessori della sequenza deposizionale post-glaciale sono abbastanza
bassi sulla piattaforma esterna, mentre si osserva un forte incremento nella zona di
piattaforma interna, dove i depositi post-glaciali comprendono anche il cuneo
litorale attuale.
Nel Golfo di Gaeta questa sequenza deposizionale raggiunge i massimi
spessori (fino a 39 m), è stata, inoltre, riscontrata la presenza di gas biogeni
all’interno della coltre sedimentaria attuale, segnalato da fenomeni di pull-down
sulle registrazioni sismiche rilevati tra i 40 e i 50 m di battente d’acqua.
Figura 35
Profili: Sub Bottom
Profiler (in alto, al traverso
di Capo Circeo) e
Uniboom (in basso, al
traverso di Torre S.
Anastasia). Si osserva
come le praterie di
Fanerogame marine diano
luogo a diffrazione a
piccola scala e a scarsa
penetrazione del segnale
sismico.
P70 (17÷19)
P66 (51÷53)
6.3.2.3 Paleomorfologie fluviali (paleoalvei).
L’andamento della superficie d’erosione presenta forme negative
interpretabili come prodotti dell’erosione fluviale in fase di emersione della
piattaforma continentale. I depositi che le colmano sono in genere caratterizzati da
riflessioni sub-parallele discontinue ad alta ampiezza, probabilmente dovute a
depositi fluviali litologicamente molto eterogenei, che spesso inibiscono la
penetrazione del segnale sismico e rendono difficile il riconoscimento delle singole
morfologie. Queste hanno forme e dimensioni piuttosto variabili nelle diverse zone.
In particolare tra la foce del F. Sisto e il promontorio di Gaeta, si osserva una diffusa
presenza di morfologie erosive (Fig. 36) anche molto ampie (parecchie centinaia di
metri), spesso tra loro coalescenti e vicarianti, che ribassano la superficie d’erosione
anche di alcune decine di metri.
La distribuzione caotica dei paleoalvei lungo questo tratto di costa indica una grande
ricchezza d’acqua proveniente dai massicci carbonatici e distribuita in un reticolo
poco organizzato. Questa situazione è probabilmente da correlare all’assenza,
nell’entroterra, di valli fluviali con corsi d’acqua ben individuati. In corrispondenza
di Punta Stendardo è stato rilevato un probabile paleoalveo che si sviluppa
parallelamente a costa. Esso potrebbe rappresentare una antica linea di drenaggio
che agiva da collettore dei corsi d’acqua che raggiungevano la rada di Gaeta e che
non confluivano nel paleoalveo del F. Garigliano (Fig. 36). Al limite meridionale
dell’area considerata si è infine riconosciuta una morfologia di grandi dimensioni
corrispondente all’alveo di basso stazionamento del F. Garigliano; i depositi che
colmano tale struttura si rilevano fino a una profondità di circa -80 m e coprono una
fascia di 2.5 km.
Figura 36
Profili Uniboom (in alto) e
Bubble Pulsar (in basso)
paralleli a costa. Si
osservano due paleovalli
fluviali riferibili
rispettivamente all’attività
del F. Sisto e del F.
Garigliano in fase di basso
stazionamento del livello
del mare.
P70 (26÷36)
G1÷2 (41÷5)
6.3.2.4 Depositi trasgressivi
Tra Sperlonga e il Fiume Garigliano dai -15 fino ai -100 m circa di
profondità, sono stati rilevati depositi con facies acustica caratteristica, giacenti al di
sopra della superficie d’erosione. Nelle sezioni sismiche questi corpi sono
caratterizzati da base piana e superficie superiore ondulata e non affiorano mai sul
fondo del mare in quanto ricoperti dalla sedimentazione successiva, anche se questa
a volte ha spessore minimo (specie nelle zone più lontane da costa).
Nonostante siano in alcuni casi piuttosto superficiali, questi depositi sono
scarsamente penetrati dal S.B.P. e questo può essere indice della presenza di
sedimenti a granulometria piuttosto grossolana. Con le prospezioni a maggior
penetrazione (Bubble Pulser) è stato possibile riconoscere una struttura interna
progradante verso mare e con riflettori interdistanziati di circa 2 m. Gli spessori del
deposito (Tav. E4) variano da pochi metri fino al massimo di 12 m, con uno
spessore medio di circa 7-8 m.
Dalla distribuzione degli spessori e dalla correlazione tra profili continui
(Fig. 37) è stato possibile riconoscere una serie di tre cordoni allineati secondo una
direzione ovest-nordovest - est-sudest. La posizione stratigrafica dei cordoni (tra la
Figura 37
Profili normali a costa nel
Golfo di Gaeta; nei
depositi trasgressivi si
riconoscono tre possibili
paleocordoni litorali. Le
frecce lunghe indicano la
profondità di 50 e 75 ms
t.d.; le frecce corte
indicano i fenomeni di pull
down.
superficie d’erosione e la coltre pelitica attuale), la loro geometria esterna (cordoni
allungati parallelamente alle isobate, con base piana e tetto ondulato), la loro
geometria interna (foreset inclinati verso mare) e la loro facies acustica
(penetrazione quasi nulla degli impulsi ad altissima frequenza), fanno interpretare
queste strutture come paleobarre litorali, probabilmente sabbiose, deposte durante la
risalita del livello del mare (trasgressione versiliana) (Figg. 38 e 39). La presenza di
tali corpi potrebbe indicare un rallentamento nella velocità di risalita o uno
Figura 38
Profilo Bubble Pulsar all’interno del Golfo di Gaeta. Si osserva la struttura interna progradante dei depositi trasgressivi e nella parte a sinistra, sottocosta, l’effetto acustico del pull down causato dalla presenza
di gas biogeno.
G6 (11÷19)
Figura 39
Profilo sismico Sub Bottom Profiler all’interno del Golfo di Gaeta. Si osserva come i depositi trasgressivi non vengono penetrati dalle alte frequenze, sulla sinistra in tratteggio zone con perdita di segnale sismico.
G14 (10÷16)
stazionamento del livello del mare durante la fase trasgressiva in un’area ben
alimentata da apporti continentali. Tali apporti proverrebbero dai fiumi Garigliano e
Volturno.
6.3.2.5 Depositi attuali
Al di sopra dei depositi trasgressivi si rileva una coltre di sedimenti,
caratteristica per facies acustica, che rappresenta la più superficiale unità sismica
rilevata e quindi, probabilmente, la sua deposizione è ancora in corso.
I suoi caratteri sismostratigrafici la rendono facilmente riconoscibile,
essendo acusticamente piuttosto trasparente (senza variazioni verticali di impedenza
acustica ovvero di differenze litologiche) e avendo, nella sezione perpendicolare a
costa, una configurazione dei riflettori interni in genere inclinata e parallela (Fig.
40). Per questi caratteri e per similitudine con quanto osservabile in altri settori di
piattaforma continentale tirrenica, il deposito è attribuibile all’attuale
sedimentazione pelitica di piattaforma. In realtà verso terra si osserva un passaggio
eteropico ad un cuneo deposizionale progradante, con forti gradienti di spessore e
perdita di trasparenza acustica, che costituisce l’attuale cuneo litorale.
Gli spessori massimi (~30m) si rinvengono nella rada di Gaeta, all’interno di
un’area a forma di lente allungata parallelamente a costa. La distribuzione degli
spessori (Tav. E5) evidenzia un depocentro leggermente spostato verso ovest
rispetto al depocentro dell’unità trasgressiva sottostante. Ciò potrebbe essere
imputabile a un fenomeno di compensazione delle due unità.
Figura 40
Profilo Sub Bottom
Profiler al traverso di
Sperlonga. I depositi attuali
di piattaforma sono
acusticamente molto
trasparenti.
P70 (88÷90)
6.4 Considerazioni minerarie
Lo scopo della ricerca è stato l’individuazione dei depositi sabbiosi da
utilizzare per il ripascimento delle spiagge in erosione del litorale laziale.
Da questo punto di vista si possono fare le seguenti considerazioni:
1) Depositi trasgressivi nel tratto Sperlonga - F. Garigliano (§ 6.3.2.4): sono
sicuramente l’obiettivo più promettente in quanto la facies acustica (poco
trasparente), la geometria esterna (base piana e tetto ondulato), la loro distribuzione
(lateralmente continui e allineati parallelamente a costa), li fanno interpretare come
paleocordoni litorali relitti, probabilmente sabbiosi.
2) Depositi attuali (§ 6.3.2.5): sono sicuramente poco interessanti e
probabilmente rappresentano un’inerte dal punto di vista minerario. Infatti, la loro
facies acustica (trasparente alle alte frequenze), la loro geometria interna (riflettori
paralleli e concordanti con la superficie di base) testimoniano tessitura fine e
sedimentazione per decantazione.
3) Facies acustiche nel tratto Capo Circeo – Sperlonga (§ 6.3.2.1): la loro
poco trasparenza o la quasi totale mancanza di penetrazione all’impulso acustico,
potrebbe indicare la presenza di litologie grossolane, anche affioranti sul fondo del
mare.
6.4.1 Obiettivi minerari
Dal punto di vista minerario, quindi, i possibili obiettivi sono rappresentati
dalle sei aree indicate in tavola E6 ricadenti 3 nel tratto Capo Circeo-Sperlonga e 3
in quello Sperlonga-F. Garigliano.
Capo Circeo – Sperlonga
Le zone potenzialmente sfruttabili dal punto di vista minerario individuate
tra Capo Circeo e Sperlonga hanno carattere del tutto indicativo, a causa della più
volte menzionata cattiva qualità delle registrazioni sismiche. Quindi si tratta più che
altro di siti in cui concentrare le prospezioni nella seconda fase della convenzione.
La prima zona è ubicata al traverso di Capo Circeo, ad una profondità di 80/-90 m e a circa 5 km dalla costa. Qui è presente un corpo deposizionale
totalmente (o quasi) affiorante sul fondo del mare, caratterizzato da una scarsa
trasparenza del segnale acustico e da una superficie di tetto ondulata. Questo corpo
potrebbe essersi formato durante le prime fasi della trasgressione versiliana.
La seconda e la terza sono poste tra le foci dei fiumi Sisto e Portatore, a
profondità tra i -30 e i -40 m e in corrispondenza di strutture affioranti sul fondo del
mare. Queste hanno una superficie di tetto che varia da convessa a piana (a est di
Terracina) e sono caratterizzate da scarsa penetrazione del segnale sismico.
Sperlonga - Fiume Garigliano
La prima area (circa 18 km2), localizzata nella fascia batimetrica tra i -50 e i
-65 m nella rada di Gaeta, ha spessori fino a 12 m e una cubatura di circa
130.000.000 di m3. Gli spessori della copertura pelitica variano tra i 4 e gli 8 m.
La seconda (11 km2), tra Torre Capovento e S. Agostino, a profondità
comprese tra i -50 e i -70 m, ha spessori massimi fino a 12 m, con una cubatura
totale di 55.000.000 di m3. Gli spessori della coltre pelitica attuale variano da 4 a 10
m.
La terza, non ben definita in quanto localizzata su di un unico profilo
sismico, è situata al traverso del promontorio di Gaeta a circa 45 m di profondità.
Sono stati individuati 18 possibili siti di campionamento (Tab. 12), che
consentiranno la definizione precisa delle litologie dei depositi individuati su base
geofisica. Di questi siti, 11 ricadono tra Capo Circeo e Sperlonga e 7 tra Sperlonga e
il F. Garigliano.
Di tutti questi possibili siti di campionamento vengono fornite (in appendice)
le copie delle sezioni sismiche, con indicazioni di:
sigla ed orientazione della corsa sismica;
scala orizzontale e verticale (quella verticale sia in ms td, sia in m);
battente d’acqua;
spessore della copertura pelitica (solo per i siti posizionati tra Sperlonga e il F.
Garigliano);
spessore del probabile deposito sabbioso (solo per i siti posizionati tra Sperlonga e
il F. Garigliano).
6.5 Conclusioni
Il riesame in chiave mineraria di oltre 1.300 km di profili sismici a diverso
grado di risoluzione e penetrazione ha permesso di individuare, nel tratto di
piattaforma compreso tra Sperlonga e il F. Garigliano, la presenza di un’unità
sismica le cui caratteristiche geometriche sia esterne (base piana e tetto convesso),
sia interne (riflettori progradanti verso il largo) e la cui facies acustica (scarsa
trasparenza al segnale a maggior frequenza) lasciano ipotizzare si tratti di corpi
deposizionali di probabile ambiente litorale.
A tale unità sismica corrisponde un deposito distribuito su una superficie di
N°
Profilo
Fix
Coordinate
LORAN C
Lat.
Long.
Prof. (m)
CG1
G94
4
41°09,90’
13°04,62’
92
CG2
P38
4÷5
41°10,41’
13°04,77’
81
CG3
P76
7÷8
41°14,49’
13°11,00’
30
CG4
P76
8÷9
41°14,30’
13°11,30’
32
CG5
P46
6÷7
41°14,23’
13°12,16’
40
CG6
P46
9
41°14,57’
13°11,65’
32
CG7
P45
7
41°14,55’
13°10,01’
28
CG8
P47
9÷10
41°15,22’
13°12,38’
30
CG9
P47
13
41°14,56’
13°12,98’
38
CG10
P80
4÷5
41°15,40’
13°19,84’
34
CG11
P53
15
41°15,22’
13°20,08’
36
CG12
G31
9÷10
41°12,07’
13°35,01’
45
CG13
TGT
18÷19
41°12,46’
13°29,74’
53
CG14
P70
92÷93
41°12,21’
13°28,83’
64
CG15
P62
8
41°12,12’
13°28,20’
70
CG16
G4
15÷16
41°07,60’
13°41,88’
63
CG17
G8
15÷16
41°09,39’
13°39,72’
66
CG18
G6
17
41°08,85’
13°39,72’
65
circa 150 km2 con cubatura complessiva di circa 1.000.000.000 di m3. In realtà il
deposito non è distribuito uniformemente su tutta la superficie in quanto gli spessori
maggiori si rinvengono al traverso del F. Garigliano, in corrispondenza delle
culminazioni dei tre cordoni allineati parallelamente a costa.
Il deposito non è però facilmente accessibile per il campionamento e per
l’eventuale coltivazione. Infatti, a profondità ragionevoli (fino a -40/-50m) essi, per
la maggior parte, sono sepolti da una coltre sedimentaria, di prevalente natura
pelitica, con spessori anche notevoli (circa 30 m al traverso di Scauri); d’altra parte,
là dove la copertura pelitica è esigua, si hanno sia spessori minimi dei probabili
depositi sabbiosi sia profondità notevoli dei fondali (oltre i -70 m).
Le uniche aree di più facile accesso sono rappresentate da quelle: al traverso
del F. Garigliano, tra Torre Capovento e S. Agostino e al traverso di Gaeta.
Principalmente le prime due potrebbero fornire una notevole quantità di sedimento
utile (185.000.000 m3) a profondità comprese tra i -50 e i -70 m.
Per quanto riguarda il settore di piattaforma compreso tra Capo Circeo e
Sperlonga, è da sottolineare che la cattiva qualità delle registrazioni sismiche di cui
si è potuto disporre non ha consentito di definire con precisione la stratigrafia
dell’immediato sottofondo. Poiché la scarsa e, in alcuni casi, quasi totale mancanza
di penetrazione del segnale sismico ad alta frequenza potrebbe indicare la presenza
di litologie grossolane anche affioranti sul fondo del mare, sarà opportuno eseguire
delle prospezioni con una strumentazione più idonea. Sono state comunque indicate
delle aree in cui il prelievo di carote potrà consentire la definizione precisa delle
litologie da associare alle diverse facies acustiche.
Tutti i siti di campionamento sono stati ubicati con il sistema di
posizionamento LORAN C che, come più volte detto, è dotato di una precisione non
superiore a 1.000 m. Si raccomanda quindi una rilocalizzazione dei carotaggi perché
i siti hanno spesso estensione inferiore alla precisione dell’ubicazione.
Tabella 12
Siti di carotaggio.
6.6 TAVOLE
In scala 1:100.000
TAVOLA E1: Localizzazione dei dati
TAVOLA E2: Carta batimetrica
TAVOLA E3: Facies acustiche
TAVOLA E4: Spessore dei paleocordoni litorali nel tratto Sperlonga–F. Garigliano
TAVOLA E5: Spessore dei depositi attuali nel tratto Sperlonga–F. Garigliano
TAVOLA E6: Possibili obiettivi minerari
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