Sanità animale Leucosi enzootica bovina e bufalina La malattia La Leucosi bovina enzootica (LEB) è una malattia contagiosa che colpisce i bovini ed i bufali, non trasmissibile all’uomo. L'agente eziologico appartiene alla famiglia delle Retroviridae che raccoglie virus in grado di causare forme tumorali nei mammiferi, negli uccelli e nei rettili. In questa famiglia è compreso anche il virus HIV dell'uomo. Il virus della LEB (BLV) determina una risposta anticorpale umorale che non blocca la sua replicazione nell'ospite e quindi dà luogo ad un'infezione cronica; dopo un lungo periodo di incubazione si può avere una manifestazione clinica della malattia con presenza di linfosarcomi. La letalità degli animali in allevamento non è molto elevata (2-5%). L'importanza della LEB deriva da fattori economici e di allarme sociale. I danni economici in particolare sono ascrivibili a: Blocco della commercializzazione nazionale ed internazionale degli animali se provenienti da allevamenti non indenni. Effetto del deprezzamento degli animali che provengono da una azienda in cui è presente la malattia (effetti disastrosi se gli animali sono di elevata genealogia). Costi sostenuti per piani di eradicazione o sorveglianza. Indipendentemente da qualsiasi danno economico, a rendere questa malattia molto attuale contribuiscono il fatto che l'agente eziologico è un Retrovirus non molto dissimile dall'HIV e che, pur non provocando malattia nell'uomo allo stato attuale delle conoscenze, si ritrova in prodotti alimentari destinati all'uomo, in particolar modo nel latte. Leucosi nei bovini e bufali Patogenesi La trasmissione della malattia avviene attraverso un contatto diretto prolungato fra animali infetti e sani o uno scambio di sangue, essudati o tessuti anche tramite aghi contaminati e strumenti chirurgici o zootecnici (infezione iatrogena). La trasmissione verticale da madre a figlio o attraverso il seme ha una importanza minore mentre non è del tutto confermata la trasmissione attraverso gli insetti ematofagi, che comunque avrebbero una funzione meramente meccanica.. L’infezione è strettamente legata alle cellule della serie bianca che possono ritrovarsi nel sangue, negli escreti e secreti come anche negli organi infetti. La leucosi enzootica viene definita come malattia bifasica con un lungo periodo d'incubazione. Viene definita bifasica perché presenta linfocitosi persistente (PL, ovvero aumento dei linfociti circolanti) o formazione di linfosarcoma (LSA). In alcuni casi si può presentare con entrambe le forme. Gli animali con PL molto spesso non mostrano segni clinici; quelli con LSA hanno sintomatologia che riflette la localizzazione del tumore. Visto il lungo periodo d'incubazione si definisce come malattia "degli adulti", visto che la forma clinica usualmente si riscontra in animali di 4-5 anni di età. Linfocitosi e forma tumorale non sono da considerarsi fra di loro patogenicamente correlate e dipendenti. 1 Sanità animale La linfocitosi persistente viene considerata una risposta benigna all'infezione, anche se i bovini linfocitosici possono contagiare facilmente i bovini sani. Sintomatologia Solo lo 0,4-10% degli animali infetti presenta lesioni tumorali. In questi casi tutti i linfonodi si possono presentare aumentati di volume, in varia misura e fino a 6-8 volte i valori normali, anche se è più frequente il solo coinvolgimento dei linfonodi presenti all’interno della cavità pelvica ed addominale. Oltre all’ingrossamento dei linfonodi si può verificare un’infiltrazione dei linfociti in vari organi, come ad esempio la parete abomasale ed il miocardio dell'atrio destro. Nel caso di localizzazioni nella milza, l'organo può raggiungere dimensioni tali da portare a lacerazione della capsula e morte per emorragia interna. Fenomeni emorragici possono determinarsi anche per ulcerazioni della mucosa abomasale. Si possono avere lesioni anche a carico dei reni. L'alterata funzione degli organi condiziona il decorso della malattia, con morti rapide e improvvise o decorso di qualche settimana o mese. Diagnosi di laboratorio La presenza del virus può essere confermata mediante anticorpi marcati (immunofluorescenza) o in microscopia elettronica, anche se queste procedure sono comunque complesse, richiedono apparecchiature sofisticate e sono ormai completamente in disuso. Molto più affidabile risulta la diagnosi indiretta di infezione attraverso metodi sierologici quali la precipitazione in gel di agar (AGID) e la tecnica immunoenzimatica ELISA. Entrambe consentono di evidenziare la presenza di anticorpi specifici entro 4-6 settimane dall'avvenuta infezione. Sorveglianza epidemiologica Nei paesi dell’Unione Europea, la maggior parte dei quali risultano essere ufficialmente indenni, è obbligatorio controllare periodicamente tutti gli allevamenti bovini e bufalini con un prelievo di sangue. Nel caso di riscontro di positività in un allevamento (focolaio) la leucosi va eliminata al più presto, tramite l’abbattimento obbligatorio degli animali positivi. Le prove ufficiali utilizzate nell’Unione Europea per la diagnosi della leucosi sono l’immunodiffusione su gel di agar (AGID) e l’ELISA. La sorveglianza viene garantita anche tramite la sorveglianza degli animali macellati al mattatoio (c.d. ispezione ante mortem e post mortem), con eventuale identificazione in laboratorio del virus. Misure di controllo Dal 1996 è stato reso obbligatorio su tutto il territorio nazionale un piano di eradicazione nei confronti della LEB (D.L. n. 358 del 2 maggio 1996). Le misure principali del piano di eradicazione consistono in: controllo periodico dei bovini e bufalini, dai dalle 12 mesi di età in poi, tramite AGID o 2 Sanità animale ELISA; in particolare nelle regioni italiane non ufficialmente indenni è previsto un controllo annuale in tutti gli allevamenti bovini e bufalini ufficialmente indenni abbattimento dei bovini e bufalini positivi esclusione dal consumo umano del latte proveniente da animali positivi applicazione di misure di biosicurezza all’interno degli allevamenti positivi (isolamento degli animali positivi, in attesa di essere inviati al mattatoio, dal resto della mandria, disinfezioni, bonifica dei pascoli ecc.) L’applicazione di tutte le misure sopra elencate hanno garantito anche in Italia un notevole abbassamento del livello di infezione negli animali, qualificando la maggior parte delle regioni italiane ufficialmente indenni. In Allegato 1 la diffusione della malattia in Italia nel 2009. In Allegato 2 le province e regioni italiane ufficialmente indenni. Normativa Decreto Ministeriale 2 Maggio 1996, n. 358 (Allegato 3) Decreto Ministeriale 12 agosto 1997, n. 429 (Allegato 4) Decreto Legislativo 22 maggio 1999, n. 196 (Allegato 5) Ordinanza Ministeriale 14-11-2006, in fase di rinnovo. 3