REGIONE PIEMONTE Assessorato alla Sanità – Direzione Sanità Pubblica La febbre catarrale degli ovini è una malattia virale delle pecore, che si diffonde attraverso la puntura di insetti. Minuscole zanzare, i ccuulliiccooiiddii, così piccole da attraversare le normali reti antizanzare, dopo aver succhiato il sangue di animali malati o portatori, sono in grado di trasmettere l’infezione ad altri allevamenti. I venti possono trasportare gli insetti per lunghe distanze, favorendo la diffusione geografica della infezione. In Italia la malattia è arrivata nel 2000, probabilmente a partire dal continente africano, e ha interessato inizialmente le isole maggiori e la Calabria. Nonostante le misure adottate (limitazione degli scambi di animali, vaccinazioni), l’infezione ha continuato a risalire la penisola, fino a interessare tutto il sud e il centro: e’ arrivata alle porte della Liguria, con l’interessamento della provincia di Massa. L’eventuale introduzione della malattia in Piemonte causerebbe danni economici eccezionalmente gravi, poiché il commercio di ruminanti dovrebbe subire rigide restrizioni in vaste aree. La malattia è chiamata bblluueettoonngguuee, che significa lingua blu, a causa di uno dei sintomi che può provocare nelle PECORE, la specie colpita più frequentemente. La malattia inizia con la febbre e uno stato di malessere e deperimento di alcuni soggetti del gregge. Si possono notare segni caratteristici: infiammazioni e ulcere nella bocca e intorno alla bocca; scolo nasale di muco o pus e formazione di croste al musello; gonfiore della testa: le labbra e la lingua possono diventare tumefatte e cianotiche; zoppie dovute a lesioni all’attaccatura degli unghielli; indebolimento e distacco del vello; emorragie visibili sotto la pelle, soprattutto sul ventre. Ci può essere una certa mortalità, ffiinnoo aall 3300%%, soprattutto negli agnelli. Non esiste alcuna terapia efficace contro la febbre catarrale degli ovini. I vaccini devono essere controllati per la loro innocuità e utilizzati solo in casi di necessità particolari (aree in cui la malattia è endemica) o per ragioni di polizia veterinaria (cosiddetta vaccinazione accerchiante). Una misura utile è la lotta agli insetti con prodotti di buona efficacia, che devono essere innocui per gli animali e persistenti. ATTENZIONE: I bovini e le capre si infettano ma di solito non mostrano nessun segno della malattia. La prima regola è PPRREEVVEENNIIRREE: evitare di introdurre animali che provengono dalle regioni in cui la malattia è presente o soggetti di provenienza ignota. L’ identificazione è fondamentale : nelle pecore il tatuaggio all’orecchio o alla grassella indica l’azienda di origine, la marca indica il numero di identificazione dell’animale. La certificazione sanitaria è una garanzia: il modello 4 deve riportare l’azienda di origine e la sua qualifica. D Daa R RIIC CO OR RD DA AR REE Dalle zone colpite dalla malattia il commercio di bovini, ovini e caprini può essere vietato: è consigliabile non prendere accordi commerciali prima di avere verificato con il Servizio Veterinario che sia possibile acquistare animali fuori dal Piemonte. E’ sempre meglio informarsi con anticipo, perché è necessario assumere informazioni ufficiali dai Servizi Veterinari della zona di origine e controllare i requisiti previsti dalla regolamentazione. IIN NTTR RO OD DU UR RR REE AAN NIIM MAALLII CCLLAAN ND DEESSTTIIN NAAM MEEN NTTEE CCO OM MPPO OR RTTAA G GR RAAVVII R RIISSCCH HII SSAAN NIITTAAR RII EED GG GEE.. UN N CCO OM MPPO OR RTTAAM MEEN NTTO O PPEER RSSEEG GU UIIB BIILLEE PPEER R LLEEG D EE’’ U La seconda regola è SSEEG GNNAALLAARREE: qualsiasi segno di anormalità delle pecore che possa far sospettare la malattia deve essere immediatamente segnalato al Servizio Veterinario dell’ASL. Non segnalare il fatto comporta la denuncia, pene molto severe e la perdita al diritto di tutti gli indennizzi previsti in caso di malattia La terza regola è IIG GIIEENNEE: buone condizioni di pulizia e di igiene, con rimozione frequente del letame, e la lotta agli insetti riducono la possibilità di diffusione e la gravità della malattia. La blue tongue potrebbe arrivare in Piemonte con il commercio clandestino di animali dalle zone infette, causando un’emergenza. • Se colpisse i bovini, non si vedrebbe nessun segno di malattia: sarebbero le indagini di laboratorio a mettere in evidenza la presenza del pericoloso virus. • Quando invece l’infezione interessa gli ovini, i sintomi sono in genere evidenti, ma il sospetto deve comunque essere confermato dal laboratorio. Le misure per arrestare la malattia sono problematiche: gli animali infetti vengono eliminati, ma questo non sempre è sufficiente perché i culicoidi possono aver diffuso il contagio agli allevamenti circostanti. Le autorità sanitarie decidono le misure da adottare verificando le informazioni che provengono dalla rete di sorveglianza permanente (allevamenti sentinella) e dai controlli straordinari eseguiti dai Servizi Veterinari nella fase di emergenza. Quando si verifica un focolaio, nella zona tutti gli scambi di bovini, ovini e caprini sono precauzionalmente vietati. Per proteggere gli animali dal contagio, è anche necessario limitare l’esposizione agli insetti vettori, mantenendo una buona igiene, utilizzando insetticidi e ricoverando al chiuso gli animali dopo il tramonto, per quanto possibile. CIRCOSTANZE DI EMERGENZA È ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILE ATTENERSI ALLE DISPOSIZIONI DEI SERVIZI VETERINARI, PERCHÉ SI POSSA RISOLVERE IL PROBLEMA E CHIUDERE IL CASO CON IL MINOR DANNO POSSIBILE PER TUTTI. IN Indennizzi adeguati ai prezzi di mercato sono previsti per tutti gli allevatori i cui capi sono abbattuti per ordine dell’autorità sanitaria. IDENTIFICAZIONE INDIVIDUALE Gli animali devono essere identificati tramite: TATUAGGIO alla grassella o all’orecchio sinistro: IT + codice aziendale MARCHIO individuale all’orecchio destro A partire dal 9 luglio 2005 gli animali dovranno essere identificati tramite un doppio marchio auricolare (IT + 13 cifre). REGISTRO DI CARICO-SCARICO Tutte le aziende devono detenere un registro di carico e scarico degli animali che riporti: - alla data del 15 marzo di ogni anno: il numero di capi presenti in allevamento; - ogni 90 giorni: il numero di femmine che hanno raggiunto l’età di 12 mesi o che hanno figliato; - il numero di animali entrati con l’indicazione dell’origine, la data ed il numero del certificato (modello 4); - il numero degli animali usciti con l’indicazione della destinazione, la data ed il numero del certificato (modello 4).