LABORATORIO DI ELETTRONICA Note sui componenti elettronici Un componente passivo è un dispositivo caratterizzalo da un valore nominale e da una tolleranza percentuale che dipende dalla tecnologia impiegata perla sua costruzione. La tolleranza fornisce una indicazione sul possibile scostamento del valore reale rispetto a quello nominale. L'indicazione del valore nominale di un componente passivo è Nome Simbolo Moltiplicatore legata ad alcune norme che riguardano il numero di cifre pico p 10-12 signifcative e l'uso della notazione tecnica. In particolare il nano n 10-9 valore espresso dalle cifre signifcative è di norma compreso tra micro μ 10-6 0.1 e 1000; esso viene fatto seguire da uno dei simboli della notazione tecnica riportati in tabella 1 e dall'indicazione milli m 10-3 dell'unità di misura appropriata. Ad ogni simbolo corrisponde kilo k 103 un moltiplicatore espresso come potenza del 10 il cui mega M 106 esponente è multiplo o sottomultiplo di 3. giga G 109 I componenti passivi sono disponibili in commercio con valori teta T 1012 nominali defniti da una serie standard di valori per decade; le serie commerciali sono denominate con sigle particolari e Tabella 1. Prefissi utilizzati quelle maggiormente difuse sono riportate in tabella 2. nella notazione tecnica. SERIE SERIE E48 E24 E12 E6 E3 E48 E24 E12 10.0 10 10 17.8 10 10 10.5 11.0 11 19.6 12 21.5 23.7 15 15 26.1 20 28.7 E48 E24 E12 E6 31.6 33 34.8 33 33 E3 22 22 22 38.3 42.2 36 61.9 27 46.4 39 68.1 51.1 56 62 68 68 68 71.5 43 75.0 75 78.7 47 46.7 30 E3 64.9 39 44.2 27 56 E6 59.0 40.2 24 E48 E24 E12 56.2 36.5 22 27.4 16 SERIE 32.2 24.9 15 15.4 16.2 18 22.6 13 14.0 14.7 E3 20.5 12 12.7 13.3 E6 18.7 11.5 12.1 18 SERIE 47 47 47 82.5 82 82 86.6 51 90.9 91 Tabella 2. Serie commerciali maggiormente utilizzate per l’indicazione del valore nominale dei componenti elettronici passivi. L’elenco comprende le cifre significative tra 10 e 100; i valori delle altre decadi si ottengono moltiplicando i valori per una potenze del 10. I valori delle serie commerciali sono defnite con una progressione di tipo logaritmico che consente di suddividere ogni decade in un numero uguale di valori. Altri tipi di progressione numerici non sono adatti alla defnizione di una scala di valori commerciali; in particolare, con una progressione di tipo lineare la tolleranza potrebbe, provocare la sovrapposizione di alcuni valori posti all'estremita superiore della decade. Una progressione di tipo logaritmico consente invece di defnire a priori un numero fnito di valori per decade, valido per tutte le suddivisioni della scala, tale da non causare la sovrapposizione dei valori reali dei componenti anche in caso di elevata tolleranza. Infne è importante osservare che in alcune situazioni sperimentali può accadere di utilizzare un resistore di valore non compreso tra quelli delle serie commerciali, si può allora realizzare una confgurazione serie o parallelo dei componenti passivi. Tale soluzione ha però signifcato pratico solo se la tolleranza complessiva dei componenti non supera lo scarto esistente fra il valore commerciale e quello desiderato. Giorgio Ginelli 1 Classe terza LABORATORIO DI ELETTRONICA Note sui componenti elettronici Ad esempio la realizzazione di una resistenza di 23 ohm mediante il collegamento in serie di due resistori al 5% da 22 Ω e 1 ohm è vanifcata considerando che il primo può valere da solo 22 + 1.05 = 23.1 Ω. RESISTORI Nei resistori i parametri di fondamentale importanza sono il valore nominale, la tolleranza e la massima dissipazione di potenza. Il valore nominale e la tolleranza sono codifcati sul corpo del resistore per mezzo di un codice a colori, mostrato nella tabella 3: le fasce che lo compongono indicano il valore in ohm (Ω) per il quale il componente è stato costruito e la tolleranza percentuale che lo caratterizza. I valori tipici della tolleranza sono ±1%, ±2%, ±5% e ±10%.; tolleranze dello 0.1% e dello 0.01% si hanno per resistori di alta precisione. La serie commerciale E12 è caratterizzata da una tolleranza dei 5%. La massima potenza dissipata dal resistore è espressa in watt (W) e permette di ricavare l'intensità massima di corrente che può attraversare il componente senza che venga danneggiato. Per resistori dello stesso tipo la massima potenza dissipabile è proporzionale alle dimensioni fsiche dei componente. Nei circuiti digitali i resistori più usati sono da 0. 125 W, 0.25 W, 0.5 W. Esistono in commercio anche resistori di potenza cementati con valori di 1W, 2 W, 5 W e 10 W, per questi resistori il valore nominale è stampato sull'involucro del componente. Colore I fascia (decine) II fascia (unità) argento oro III fascia IV fascia (moltiplicatore) (tolleranza) x 10-2 ± 10% x 10 -1 ± 5% nero 0 0 x 100 marrone 1 1 x 101 ± 1% 2 x 10 2 ± 2% 3 rosso 2 arancione 3 3 x 10 giallo 4 4 x 104 verde 5 5 x 105 6 blu 6 6 viola 7 7 grigio 8 8 bianco 9 9 x 10 ± 0.5% Tabella 3. Codice dei colori per il riconoscimento del valore nominale e della tolleranza dei resistori. La necessita di avere un resistore che possa variare il valore della propria resistenza e determinante in tutte le situazioni in cui è richiesta la regolazione o la taratura di un circuito. A tale scopo i resistori variabili vengono costruiti in diverse fogge e con tecniche di varia natura per la variazione della resistenza. La variazione della resistenza fra il cursore e un estremo del potenziometro si ottiene ruotando la posizione del cursore stesso; la relazione di dipendenza può essere lineare o logaritmica. I resistori variabili possono essere di diverso genere a seconda delle applicazioni a cui sono destinati: a seguito vengono brevemente descritti quelli utilizzati in prevalenza nelle applicazioni di elettronica Giorgio Ginelli 2 Classe terza LABORATORIO DI ELETTRONICA Note sui componenti elettronici digitale. La massima dissipazione di potenza di questi resistori variabili si aggira attorno a 1 W a causa del sottile supporto resistivo impiegato. Per raggiungere potenze superiori si devono utilizzare particolari resistori variabili a flo denominati reostati. I potenziometri e i trimmer a singolo giro sono resistori variabili il cui cursore compie una sola rotazione con escursione massima pari a circa 270°; i primi trovano impiego dove occorrano frequenti regolazioni (ad esempio nel controllo dei volume di una radio), mentre i secondi nelle tarature semifsse di un circuito (ad esempio nella calibrazione del trace rotation di un oscilloscopio). Per quanto riguarda i potenziometri una lettera A successiva alla stampigliatura dei valore nominale sul corpo del componente identifca la variazione lineare della resistenza; una lettera B indica invece una variazione di tipo logaritmica. Le serie commerciali di riferimento per questi componenti sono normalmente la E6 e la E3 riportate in tabella 2; a volte è anche possibile trovare in commercio trimmer normalizzati con una serie composta dai valori 1 (10 Ω, 100 Ω, 1 kΩ , ...) e 5 (50 Ω, 500 Ω, 5 kΩ , ...). Gli helipot e i trimmer multigiri sono resistori variabili di elevate prestazioni il cui cursore ha la possibilità di efettuare almeno 10 giri (20 nei modelli più sofsticati) alfne di procedere a una regolazione estremamente precisa della resistenza; anch'essi sono destinati ai due diversi impieghi descritti in precedenza e commercialmente sono disponibili in serie normalizzate composte dai valori indicati per i potenziometri. L'helipot permette inoltre all'utente di individuare l'esatta posizione del cursore, e quindi del corrispondente valore della grandezza controllata, se associato ad una manopola graduata con l'indicazione delle frazioni di giro. CONDENSATORI Il più importante criterio di classifcazione dei condensatori si fonda sul dielettrico impiegato: carta, mica, ceramica, poliestere oltre che tantalio o elettrolita solido per quelli polarizzati. Sul contenitore dei condensatori può comparire la sola indicazione del valore nominale oppure, a seconda del tipo, anche la tolleranza, il coefciente di temperatura, le tensioni di prova e di lavoro. Tutti questi dati difcilmente vengono stampati nella loro globalità sul corpo del componente; l'identifcazione può avvenire mediante un codice colori simile a quello usato per le resistenze. Il valore nominale è indicato di norma da un numero seguito dal simbolo del sottomultiplo di farad (F). Un caso particolare è rappresentalo dai condensatori ceramici a disco; il valore nominale del componente è espresso in pF con tre cifre numeriche, l'ultima delle quali rappresenta il numero di zeri da aggiungere alle prime due, come negli esempi mostrati nella tabella 4. Codice Capacità Codice Tolleranza 010 1 pF C ± 0.25 pF 120 12 pF D ± 0.5 pF 471 470 pF F ± 1 pF 102 1000 pF 0.001 μF J ± 5% 103 10000 pF 0.01 μF K ± 10% 104 100000 pF 0.1 μF M ± 20% P (–0 ÷ +100)% Z (–20 ÷ +80)% Tabella 4. Codici utilizzati sul corpo dei condensatori ceramici a disco per indicare capacità nominale e tolleranza. Giorgio Ginelli 3 Classe terza LABORATORIO DI ELETTRONICA Note sui componenti elettronici Tutti i condensatori per impieghi generali sono disponibili con tolleranze uguali a ±20%, ±10% e ±5%; per impieghi speciali la tolleranza può essere ridotta fno a 0.1%. L'identifcazione di una lettera sul corpo del componente consente di ricavare il valore della tolleranza della capacità. I componenti attivi sono dispositivi a semiconduttore, cioè che utilizzano la conduzione degli elettroni in materiali a stato solido; si presentano in commercio in numerose fogge e contenitori, determinate dall'ambito di utilizzo e dalle caratteristiche di montaggio del componente stesso. Possono essere disponibili in forma discreta oppure integrata, nella qual caso sono utilizzati milioni di dispositivi simili su un singolo chip. La maggior parte componenti attivi sono identifcati mediante una sigla, a volte stampata direttamente sul corpo del componente: in ogni caso è quasi sempre indispensabile fare riferimento ai relativi data sheet per individuare i parametri e le caratteristiche di funzionamento di ognuno. DIODI Il diodo è caratterizzato da due terminali denominati anodo (A) e catodo (K) e presenta una particolare conformazione costruttiva (giunzione p-n) che permette di far scorrere la corrente al suo interno in un solo verso quando è polarizzato in modo diretto ( VA > VK); in tal caso la tensione ai suoi capi (forward voltage, VF) assume un valore di qualche frazione di volt. I parametri forniti dai costruttori sono comunque sempre relativi a due condizioni di funzionamento: - polarizzazione diretta, caratterizzata dalla Parameter Test conditions Min Max Unit tensione VF (forward voltage) e dalla VBR IR = 100 µA 100 V rispottiva corrente IF (forward current); VR = –7.5 V 5 ΜA - polarizzazione inversa, caratterizzata dalla IR V 0.025 µA R = –20 V tensione VR (reverse voltage), dal massimo VR IF = 10 mA 1 V valore della tensione di rottura VBR (breackdown voltage) e dalla corrente di Tabella 4. Principali caratteristiche del diodo 1N4148 fuga IR (reverse current). riportate nel data sheet della società Texas Instruments. Una classifcazione di massima del componente è operata in base al valore massimo di corrente diretta (forward current) che la giunzione può sopportare. Un ulteriore parametro di fondamentale importanza è costituito dalla massima tensione ammessa durante la polarizzazione inversa (V A < VK), ovvero quando il diodo non consente il passaggio di corrente. Un caso particolare è quello dei diodi che VZ rd rd sfruttano l'efetto Zener che si manifesta IZ = 5 mA IZ = 5 mA IZ = 1 mA Serie nelle giunzioni polarizzate inversamente e BZY55 Min Max Min Max che rendono questo genere di semi[V] [V] [Ω] [Ω] conduttori ideali come limitatori negli stabilizzatori di tensione, rivestono parC4V7 4.4 5.0 60 600 ticolare importanza i parametri tipici di C5V1 4.8 5.4 35 550 lavoro riportati nella tabella 5. C5V6 5.2 6 25 450 Tabella 5. Parametri relativi alla condizione di lavoro di alcuni diodi zener della serie BZX55 della Philips. Giorgio Ginelli C6V2 5.8 6.6 10 200 C6V8 6.4 7.2 8 150 4 Classe terza LABORATORIO DI ELETTRONICA Note sui componenti elettronici Fra questi i più signifcativi sono la tensione di zener V Z (defnita per un valore costante delle corrente IZ) il coefciente di temperatura TC, la massima dissipazione di potenza P Z e la resistenza diferenziale rd (considerata come il rapporto tra la variazione di V AK e la corrispondente variazione subita dalla corrente). Light Emission Diode (LED) In linea di principio i LED sono costituiti da materiale semiconduttore con specifche proprietà elettro-ottiche tali da permettere la conversione diretta dell'energia elettrica in luce. Questi particolari dispositivi a giunzione PN, appartengono alla categoria dei componenti optoelettronici e sono concepiti per emettere una piccola quantità di luce nel caso di polarizzazione diretta. Comunemente sono considerati dispositivi a corrente continua che operano a partire da una sorgente a corrente continua a basso voltaggio. I LED hanno un terminale positivo (A) ed uno negativo (K), e per funzionare devono essere inseriti in circuito rispettando tale polarità; il terminale positivo (Anodo) è quello più lungo, ma lo si può individuare con certezza osservando l'interno del LED in controluce: come si vede in fgura, l'anodo è sottile, a forma di lancia, mentre il Figura 1. Rappresentazione e struttura di un LED THT (Through Hole Technology). negativo ha l'aspetto di una bandierina. Un tipo di LED molto difuso è quello denominato Trough Hole Technology (THT), la cui sigla sta per “tecnologia da foro”, a indicare che in genere si posizionano all’interno di buchi per svolgere la loro funzione di segnalazione. Sono dispositivi molto piccoli, protetti da capsule tonde di materiale plastico di diametro 3 o 5 millimetri, usati come spie luminose nei più svariati dispositivi elettronici. Un'altra applicazione molto difusa è con diodo che emette nell’infrarosso (IR), utilizzato come telecomando a distanza, dalle comuni TV fno ad arrivare a sistemi molto più complessi di trasmissione dati. Un diodo fotoemittente è costituito da vari strati di materiale semiconduttore; quando si utilizza il diodo con corrente diretta, nello strato attivo si produce luce. La luce prodotta viene poi separata direttamente o per rifessione. Il dispositivo sfrutta le proprietà ottiche di alcuni materiali semiconduttori per produrre fotoni a partire dalla ricombinazione di coppie elettrone-lacuna. Quando sono sottoposti ad una tensione diretta per ridurre la barriera di potenziale della giunzione, gli elettroni della banda di conduzione del semiconduttore si ricombinano con le lacune della banda di valenza rilasciando energia sufciente da produrre fotoni. A causa dello spessore ridotto del chip un ragionevole numero di questi fotoni può abbandonarlo ed essere emesso come luce. Il colore della radiazione emessa è defnito dalla distanza in energia tra i livelli energetici di elettroni e lacune e corrisponde tipicamente al valore della banda proibita del semiconduttore in questione. All'interno della giunzione PN tipica di un LED avvengono continuamente fenomeni di generazione e di ricombinazione di coppie elettrone-lacuna. Nella generazione, gli elettroni vengono promossi in banda di conduzione tramite iniezione di portatori o per illuminazione della giunzione (assorbimento), creando così una coppia elettrone-lacuna. In pratica, l’energia dei portatori iniettati nella giunzione Giorgio Ginelli 5 Classe terza LABORATORIO DI ELETTRONICA Note sui componenti elettronici permette agli elettroni di portarsi in banda di conduzione ad un livello energetico superiore lasciando in banda di valenza una lacuna. Le caratteristiche della giunzione P N variano a seconda dei materiali utilizzati. La lunghezza d'onda della radiazione emessa dipende dal materiale utilizzato ed è strettamente dipendente dall’energia dell'elettrone emesso, causa per cui il LED idealmente emette luce monocromatica di lunghezza d'onda costante. Nella realtà l’efcienza è ridotta perché non tutte le ricombinazioni elettrone l’emissione di un fotone e lo spettro è allargato perché gli elettroni che si ricombinano non hanno tutti la stessa energia. La ricombinazione è il fenomeno fsico responsabile dell'emissione luminosa in seguito all'eliminazione di una coppia elettrone-lacuna. In questo caso l’elettrone in banda di conduzione torna in banda di valenza cedendo la sua energia sotto forma di un fotone. L'energia del fotone emesso è strettamente legata al materiale con cui è realizzato il semiconduttore e, idealmente, è pari al salto Figura 2. Relazione tra tensione di polarizzazione efettuato dall'elettrone (bandgap d e l diretta ed energia di bandgap. semiconduttore). I LED sono caratterizzati da forma, dimensioni e spettro di emissione (colore) diferente. Diversamente dalle lampade a incandescenza con rifettore, che emettono uno spettro continuo, un LED emette luce di un determinato colore a seconda dal materiale semiconduttore utilizzato. La lunghezza d'onda delle radiazioni emesse è I composti attualmente usati nella produzione di inversamente proporzionale al bandgap del semi- LED sono sostanzialmente i seguenti. conduttore utilizzato, come si intuisce dal Semiconduttore Tipo di luce diagramma in fgura 2. Si ha quindi che a bandgap Arseniuro di gallio bassi (silicio e germanio) corrispondono lunghezze Rosso scura (GaAs) d'onda alte nella zona dell'infrarosso; a bandgap alti Arseniuro di gallio e Rossa in varie invece, corrispondono lunghezze d'onda basse nella alluminio (GaAlAs) tonalità zona dell’infrarosso. Fosfuro e arseniuro Per riuscire ad ottenere lunghezze d’onda tali che la Arancione e gialla di gallio (GaAsP) radiazione elettromagnetica diventi luce visibile, è Fosfuro di gallio e necessario quindi realizzare giunzioni fatte di Verde alluminio (GaAlP) semiconduttori aventi bandgap maggiore, ad Nitruro di gallio esempio, di quello del silicio. A tale scopo fu Verde scuro e blu (GaN) introdotto l’arseniuro di gallio (GaAs), il primo Nitruro di gallio e semiconduttore sintetico usato per realizzare gli Blu e bianco indio (In-GaN) “storici” LED a luce rossa. Seleniuro di zinco Nello spettro della luce visibile, compreso tra 380 Blu (ZnSe) e 740 nm, tra i colori tipici di luce emessa da un Carburo di silicio LED vi sono il rosso, l'arancio, il giallo ed il verde. Blu e bianco (SiC) Giorgio Ginelli 6 Classe terza LABORATORIO DI ELETTRONICA Note sui componenti elettronici La caduta di tensione dei LED è relazionata al colore della luce emessa. I valori di tensione tipici sono per il rosso, giallo, arancione e verde dai 1.8 ai 2V, per il bianco e blu dai 3V fno ai 3.5V per l'ultravioletto dai 4V ai 4.5V. Esistono anche LED infrarossi che hanno una lunghezza d'onda non percepibile dall'occhio umano cioè nel campo infrarosso e hanno una tensione di soglia di 1.3V. In molti casi i LED sono alimentati in continua con una resistenza in serie per limitare la corrente diretta al valore di lavoro, il quale può variare da 5-6 mA fno a 20 mA quando è richiesta molta luce. La diferenza di potenziale può essere stimata da quella data per una corrente di 20 mA nel datasheet del prodotto. I LED devono essere fatti operare solo con tensione diretta e non devono essere sottoposti a tensioni inverse che potrebbero danneggiarli. In linea generale, quando non si possiede il datasheet specifco, si può considerare per i LED consueti di diametro 5 mm una tensione V f pari a circa 2 V ed una corrente di lavoro If prudenziale di 10-15 mA, fno a 20 mA. Valori superiori di corrente sono in genere sopportati, ma non assicurano un funzionamento duraturo. Tipo di LED Tensione di soglia VS Infrarosso Tensione inversa VZ Massima corrente diretta Id Materiale semiconduttore 1.3 V 150 mA GaAs Rosso 1.8 V 100 mA GaAsP Giallo 2.3 V 60 mA GaP Verde 2.3 V 60 mA GaP Blu 3.5 ÷ 4.0 V 50 mA SiC 3V In tabella sono riportate le principali specifche per alcuni tipi di LED commercializzati. Un particolare assemblaggio di LED rettangolari dà luogo ai display a sette segmenti luminosi, che formano un 8 stilizzato; in tale modo è possibile rappresentare i numeri da 0 a 9. Si defnisce il display a catodo o ad anodo comune quando rispettivamente tutti i catodi o tutti gli anodi di ciascun LED interno sono collegati fra loro in comune. In commercio esistono numerosi tipi di dispositivi di questo genere, ognuno con un package e disposizione dei piedini diferente, ma uguali caratteristiche elettriche. A fanco è riportato un esempio di display della famiglia HDSP prodotti da Agilent Tecnologies. Giorgio Ginelli 7 Classe terza LABORATORIO DI ELETTRONICA Note sui componenti elettronici Circuiti integrati Un circuito integrato (integrate circuite) in generale è un circuito elettronico complesso, contenente a volte molte migliaia di componenti singoli (transistor, diodi, resistenze etc.) interamente realizzato su un'unica piastrina (chip) di materiale semiconduttore (di solito silicio). Per garantire l'isolamento elettrico e il corretto collegamento del circuito, il chip viene incapsulato in un contenitore, di solito di materiale plastico, detto package. Dal package spuntano i terminali metallici (piedini o pin) di connessione del circuito. Il tipo di package più usato è il DIP (Dual In-Line Package), il quale presenta 14 o 16 pin suddivisi in due fle di 7 o 8 sui due lati del contenitore. Un valido esempio sono le porte logiche, che non sono commercializzate come singoli componenti, ma sotto forma di circuiti integrati. In un unico circuito integrato sono dunque contenute più porte logiche, come l’esempio mostrato in fgura che mostra la piedinatura (pin-out) di un integrato contenente al proprio interno sei porte NOT. Si può notare che oltre ai terminali di ingresso e di uscita delle singole porte, l'integrato presenta anche un terminale di alimentazione V CC e un terminale di massa GND. I circuiti integrati fanno riferimento a diferenti parametri di funzionamento che sono raccolti assieme a diverse curve caratteristiche in appositi data sheet, riuniti a loro volta in specifci data book, di norma messi a disposizione dalle diferenti case costruttrici di dispositivi. È perciò possibile per un determinato tipo di circuito integrato, contraddistinto da una specifca sigla, avere diferenti data sheet, tutti riportanti le medesime informazioni, ma organizzate in modo non sempre omogeneo. Famiglie logiche TTL e CMOS I dispositivi digitali vengono suddivisi in famiglie logiche ciascuna delle quali diferisce dalle altre per la tecnologia utilizzata e per il circuito di base con cui si realizzano le porte logiche. Nell'ambito della stessa famiglia logica vi sono diverse serie atte a migliorare alcune caratteristiche elettriche rispetto ad altre. Le famiglie logiche più utilizzate sono denominate TTL (Transistor -Transistor Logic) e CMOS (Complementary MOS). La prima prende il nome grazie alla presenza di transistor sia nello stadio di ingresso che di uscita, mentre la seconda perché fa uso di MOSFET, cioè transistor ad efetto di campo MOS (Metal Oxide Semiconductor). Famiglia logica TTL Tutti i circuiti integrati della famiglia logica TTL sono alimentati con Vcc=+5V (+4.5/5.5 V) e sono caratterizzati da un numero di serie che ha come cifre iniziali 74 (serie commerciale che funziona tra 0 e 70°C) o 54 (serie militare che funziona tra -55 e +125 °C). I livelli di tensione da applicare in ingresso sono: - VIL compreso tra 0 e +0.8 V per il riconoscimento del livello logico basso; Giorgio Ginelli 8 Classe terza LABORATORIO DI ELETTRONICA Note sui componenti elettronici - VIH compreso tra +2 V e +5 V per il riconoscimento del livello logico alto. I valori di tensione compresi tra 0.8V e 2V individuano una zona di indeterminazione che è bene non utilizzare. I livelli di tensione che si ottengono in uscita sono: - VOL compreso tra 0 e 0.4 V con corrente di sink IOL <16 mA; - VOH compreso tra 2.4 V e circa 4 V con corrente di source IOH <400 µA. Famiglia logica CMOS I circuiti integrati appartenenti alla famiglia logica CMOS utilizzano al loro interno dispositivi MOSFET, sia a canale N che a canale P, quindi di tipo complementare. La caratteristica fondamentale di un componente CMOS è la ridottissima potenza dissipata in condizioni statiche (circa 10 nW per porta logica) e un ampio intervallo di valori di tensione di alimentazione (da 3V a 15V). In commercio sono disponibili diverse serie della famiglia logica CMOS. - CD4000 ormai obsoleta; - 74C piedinatura compatibile ai corrispondenti integrati della famiglia logica TTL; - 74HC e 74HCT come la precedente, ma con tempi di propagazione ridotti (intorno a 10-15 ns) e valori di alimentazione da 2V a 6V (HC) e 5V (HCT) - 74AHC simile alla famiglia 74HC ma con prestazioni più avanzate. L'utilizzo dei dispositivi CMOS impone anche l'osservanza di alcune regole. - La tensione applicata in ingresso deve essere compresa tra 0 e VCC. - I piedini di ingresso non devono essere mai inutilizzati (vanno collegati al livello logico alto o basso). - La tensione di soglia di commutazione è circa la metà della tensione di alimentazione applicata. I livelli di tensione da applicare in ingresso sono: - VIL compreso tra 0 e +VCC/3 per il riconoscimento del livello logico basso; - VIH compreso tra +2VCC/3 e +VCC per il riconoscimento del livello logico alto. I valori di tensione compresi tra V CC/3 e 2VCC/3 individuano una zona di indeterminazione che è bene non utilizzare. I livelli di tensione che si possono ottenere in uscita, in assenza di carico applicato, sono V OL = 0 V e VOH = VCC. Le correnti di ingresso IIL e IIH sono praticamente nulle, perché l'ingresso dei MOSFET presenta resistenza infnita. Le correnti di uscita I OL e IOH dipendono dalla particolare serie CMOS utilizzata e comunque generalmente non superano il valore di alcuni mA. Giorgio Ginelli 9 Classe terza