Napoleone Sommario 1. La guerra rivoluzionaria in Europa 2. La campagna d'Italia di Napoleone 3. Napoleone in Italia 4. I patrioti italiani 5. I sanfedisti 6. Napoleone in Egitto 7. Napoleone primo console 8. Napoleone al potere 9. Le Riforme 10. Napoleone console a vita 11. La conquista dell’Europa 12. La superiorità degli eserciti napoleonici 13. L’Impero 14. La lotta con Inghilterra e Russia 15. La fine di Napoleone 16. L’importanza storica di Napoleone 1. La guerra rivoluzionaria in Europa Dopo aver respinto la minaccia della coalizione antifrancese degli stati europei, le armate rivoluzionarie nel 1793-1794 iniziarono ad allargare i confini della repubblica con la conquista del Belgio e diedero vita alla Repubblica Batava in Olanda. Dopo l'ascesa al potere del Direttorio gli eserciti francesi penetrarono anche in Svizzera e in Italia, dove sorsero altre "repubbliche sorelle", ispirate cioè agli ideali della rivoluzione. La guerra decisa, dalla Francia rivoluzionaria nel 1792 per difendersi dalla minaccia delle monarchie europee, si era dunque trasformata in una "crociata ideologica" contro tutti i regimi assolutistici e per la libertà dei popoli europei. Infatti, i rivoluzionari francesi sentivano il dovere di diffondere in tutta l'Europa i princìpi di libertà, uguaglianza e sovranità popolare sui quali si era fondata la rivoluzione. Ma la spinta militare della Francia era dovuta anche a interessi politici ed economici. Per i dirigenti repubblicani la mobilitazione patriottica contro il nemico e contro la congiura degli aristocratici era servita a cementare l'unità del popolo, scaricando all'esterno i contrasti e le difficoltà della repubblica. Inoltre essi dichiaravano che la conquista dei territori confinanti e la confisca delle ricchezze dei popoli sconfitti dovevano essere ritenute una giusta ricompensa per i sacrifici sostenuti dall'armata rivoluzionaria. A sua volta la borghesia francese, protagonista della rivoluzione, vedeva nella guerra contro l'Inghilterra un mezzo per contrastare lo sviluppo impetuoso delle industrie e dei commerci britannici. 2. La campagna d'Italia di Napoleone Dopo il colpo di stato di termidoro un ruolo fondamentale nell'espansione militare della Francia fu svolto dal giovane generale Napoleone Buonaparte, nato nel 1769 ad Ajaccio, in Corsica, messosi in luce nella difesa del Direttorio contro le minacce realiste. Nel 1796 a Napoleone era stato affidato il compito di intervenire in Italia, su un fronte considerato di secondaria importanza nella guerra tra la Francia e le potenze straniere. L'Armata d'Italia era composta di soli 38 mila uomini, male equipaggiati e poco addestrati. Ma il giovane e ambizioso generale in poco tempo seppe riorganizzare e galvanizzare le sue truppe e con rapide azioni militari riuscì a battere Piemontesi e Austriaci giungendo alla conquista dell'Italia settentrionale. Dopo aver varcato le Alpi infatti, l'esercito francese sbaragliò a più riprese i Piemontesi e costrinse il re Vittorio Amedeo III a firmare un armistizio con cui furono cedute alla Francia Nizza e la Savoia. Dopo essere entrato come trionfatore a Milano e dopo aver costretto alla capitolazione Mantova, Napoleone penetrò nei territori veneti e costrinse l'Impero asburgico a firmare il trattato di Campoformio (1797): l'Austria cedeva alla Francia il Belgio e la Lombardia e in cambio riceveva la Repubblica di Venezia che così vedeva terminare la sua plurisecolare indipendenza. 3. Napoleone in Italia L'ingresso dell'esercito napoleonico in Italia e le vittorie sui Piemontesi e sugli Austriaci favorirono la nascita di alcune "repubbliche sorelle" che si ispiravano agli ideali e alle conquiste della rivoluzione francese. Nel dicembre del 1796 le popolazioni di Reggio, Modena, Ferrara e Bologna proclamarono la Repubblica cispadana, che per prima adottò come emblema il tricolore bianco, rosso e verde. La Cispadana, però, ebbe breve vita, perché nel luglio del 1797 fu sciolta e aggregata assieme alla Romagna e ad alcuni territori veneti e toscani alla Repubblica Cisalpina, sorta in Lombardia, con capitale Milano. Nel 1798 le truppe francesi conquistarono Roma e deposero il papa Pio VI, poi deportato in Francia; Lazio, Umbria e Marche furono riuniti nella Repubblica Romana. Infine nel gennaio del 1799 a Napoli, in seguito alla penetrazione dell'esercito napoleonico nell'Italia centrale e meridionale, nacque la Repubblica Napoletana (o partenopea). Le repubbliche italiane ebbero, come vedremo, una vita molto breve perché furono tutte abbattute nel 1799. Tuttavia riuscirono a darsi delle costituzioni simili a quella francese e presero importanti provvedimenti economici e civili: l'abolizione dei privilegi fiscali, la riforma del sistema giudiziario con l'introduzione dei codici napoleonici e la confisca e la vendita delle proprietà della Chiesa. 4. I Patrioti italiani. Fin dai primi anni della rivoluzione francese, le notizie degli avvenimenti e le nuove idee rivoluzionarie provenienti da Parigi si erano diffuse in Italia, malgrado la rigida censura e i controlli imposti dai sovrani degli stati italiani. Si formarono così anche nel nostro paese gruppi di giacobini appartenenti soprattutto alle classi urbane (intellettuali, professionisti, borghesi) che erano stati già sensibilizzati dalle idee dell'Illuminismo. Nel biennio 1792-1793 questi gruppi organizzarono insurrezioni e congiure in diverse regioni, che furono tutte scoperte e si conclusero con condanne a morte. Il programma dei giacobini italiani, tra i quali spiccava Filippo Buonarroti, affrontava alcuni problemi che diventeranno centrali nella prima metà dell'Ottocento, durante il Risorgimento: "La difesa delle libertà democratiche, il problema dell'unità e dell'indipendenza nazionale, l'istruzione e l'educazione delle masse contadine e proletarie per legarle alla repubblica e alla democrazia, l'esigenza di rinnovare tutte le forme tradizionali della cultura e della vita civile" (C. Zaghi). 5. I sanfedisti L'arrivo delle truppe francesi e la nascita delle repubbliche italiane trovarono l'appoggio entusiastico dei giacobini italiani, ma furono seguiti anche da un'ondata di insurrezioni controrivoluzionarie in tutta l'Italia. Particolarmente violenta fu la reazione nel sud, dove si formò un esercito di "sanfedisti", formato da contadini, popolani e anche briganti che combattevano in nome della santa fede e dei Borboni contro la Repubblica partenopea. Nel 1799 l'esercito sanfedista, appoggiato da una flotta inglese, abbatté la Repubblica partenopea riportando sul trono Ferdinando VI di Borbone, le cui truppe ristabilirono il governo pontificio sui territori romani. Intanto un esercito austro-russo, approfittando del ritorno di Napoleone in Francia, era avanzato nella pianura Padana, mettendo in difficoltà la Repubblica Cisalpina. Ma la minaccia fu respinta da Napoleone il quale nel 1800 sconfisse gli Austriaci a Marengo e nel 1802 trasformò la Repubblica cisalpina nella Repubblica italiana. 6. Napoleone in Egitto Nel 1798 Napoleone, dopo aver abbandonato l'Italia, aveva ottenuto dal Direttorio il comando di una spedizione nel Mediterraneo e in Egitto; la spedizione aveva un duplice scopo: colpire i traffici coloniali dell'Inghilterra e tenere lontano dalla Francia il generale, che stava acquistando troppo potere. Ma mentre l'esercito francese procedeva alla conquista dell'Egitto, la flotta inglese distrusse quella francese nella baia di Abukir, tagliando così i collegamenti tra l'esercito napoleonico e la Francia. Dopo aver tentato invano di occupare anche la Siria, nel 1799 Napoleone abbandonò l'Egitto e fece ritorno in Francia. 7. Napoleone console Napoleone, forte dei successi militari conseguiti in Italia e in Egitto e del sostegno della popolazione, nell'aprile del 1799 attuò un colpo di stato imponendo ai Francesi un nuovo ordinamento politico: il Direttorio e il "Consiglio dei cinquecento" furono sciolti e venne formato un governo composto da tre "consoli", con a capo Napoleone, nominato primo console. Napoleone fece approvare una nuova Costituzione, nel 1799, che diede alla Francia una organizzazione politica molto accentrata e autoritaria. Infatti il potere legislativo ed esecutivo erano controllati dal primo console che consultava a suo piacere alcuni organismi legislativi (Senato, Tribunato, Corpo legislativo, Consiglio di stato) privi di potere effettivo. Anche le assemblee locali elette dal popolo furono soppresse e sostituite da prefetti e sindaci di nomina governativa. La nuova Costituzione fu approvata a larghissima maggioranza dai Francesi con un plebiscito. 8. Napoleone al potere Con il nuovo ordinamento politico Napoleone si era assunto il compito fondamentale di chiudere definitivamente il periodo turbolento della rivoluzione, pur conservandone le conquiste fondamentali, come la forma repubblicana dello stato e i diritti dei cittadini accolti nella nuova Costituzione. Napoleone, inoltre, voleva garantire ai Francesi, in particolare alla nuova borghesia, la pace civile e la sicurezza delle persone e delle proprietà. Per dimostrare la sua volontà di pacificazione, Bonaparte permise a tutti coloro che erano emigrati o erano stati allontanati dalla Francia di ritornare in patria, purché giurassero fedeltà al nuovo governo. Inoltre nel 180 fu firmato tra lo stato e la Chiesa un Concordato che poneva fine alle violenze e alle incomprensioni della rivoluzione; in base a tale accordo lo stato garantiva alla Chiesa cattolica libertà di culto e il riconoscimento del cattolicesimo quale religione della maggioranza dei Francesi, mentre la Chiesa garantiva fedeltà allo stato attraverso il giuramento dei sacerdoti alla nuova Costituzione. 9. Le Riforme Durante il consolato Napoleone realizzò una profonda riforma amministrativa dello stato, attraverso la creazione di una burocrazia di funzionari fedeli, provenienti da un nuovo tipo di scuola superiore, i Licei. Una delle più importanti riforme realizzate da Napoleone in questo periodo fu l'approvazione del codice civile (1804) che riordinava le leggi secondo i principi della Costituzione. Infatti questo codice riconosceva l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, i diritti civili (di stampa, di coscienza, di lavoro) e il diritto alla proprietà. Tuttavia, accanto a questi principi fondamentali, nel codice napoleonico erano presenti anche aspetti negativi, legati al carattere autoritario del regime napoleonico, quali il divieto di organizzazione sindacale da parte dei lavoratori e il principio di autorità del marito sulla moglie all'interno della famiglia. Napoleone riuscì a bloccare l'inflazione e la crisi economica attraverso la riduzione del debito pubblico e l'istituzione della Banca di Francia. Durante il consolato fu istituito anche un sistema fiscale più efficiente e fu favorito losviluppo delle industrie e del commercio. 10. Napoleone console a vita Diventato ormai arbitro della vita politica francese, Napoleone giunse a trasformare definitivamente il suo potere personale in un regime monarchico: nel 1802 fu nominato console a vita e nel 1804 fu proclamato dal Senato imperatore dei Francesi. Dopo aver fatto ratificare la decisione da un plebiscito popolare, si fece incoronare anche dal papa Pio VII. Con il passaggio dal consolato alla monarchia ereditaria la Francia perse ogni parvenza di repubblica e di democrazia. Le assemblee legislative e i ministri divennero dei semplici strumenti delle decisioni personali di Napoleone, regioni e dipartimenti della Francia furono privati di ogni autonomia amministrativa. Anche le libertà civili conquistate con la rivoluzione subirono una drastica riduzione e la polizia divenne un oppressivo strumento di controllo della vita pubblica e privata dei cittadini. Per certi aspetti la Francia durante l'età imperiale di Napoleone era molto simile a quella dell'ancien régime: dalla repubblica si era passati a una monarchia di tipo assolutistico; la famiglia Bonaparte aveva allacciato alleanze con i sovrani europei per mezzo di una politica di matrimoni, allo scopo di rafforzare la dinastia. Napoleone, inoltre, aveva richiamato in patria numerosi aristocratici che avevano lasciato la Francia in seguito alla rivoluzione ai quali vennero restituite le proprietà confiscate. Tuttavia per altri aspetti fondamentali la società francese dell'epoca napoleonica si presentava ormai molto diversa da quella dell'ancien régime. Infatti la classe aristocratica che Napoleone aveva ricostituito non si basava più, come quella settecentesca, sui privilegi fiscali, ma apparteneva in gran parte a una nuova borghesia che aveva rafforzato il suo potere economico durante la rivoluzione. 11. La conquista dell’Europa Dal 1799 al 1815, durante il consolato e l'Impero napoleonici, la Francia continuò a essere impegnata in guerre contro le altre potenze europee che si erano alleate sin dal 1792. Ma adesso il conflitto non si presentava più come una crociata ideologica della Francia per la difesa della rivoluzione e per la diffusione dei suoi ideali, ma piuttosto come una guerra di conquista, voluta da Napoleone per consolidare il suo potere e per trasformare la Francia nella maggiore potenza europea. Dal 1799 al 1809 Napoleone affrontò vittoriosamente diverse coalizioni guidate dall'Austria e dall'Inghilterra e nel giro di pochi anni riuscì a costituire un impero europeo senza precedenti nella storia francese. Gli eserciti di Napoleone, impegnati contro le potenze europee alleate fra loro (l'Inghilterra, l'Austria, la Russia, l'Impero ottomano e il Regno di Napoli), conseguirono brillanti vittorie a Marengo (1800) e a Ulma (1805) contro gli Austriaci, ad Austerlitz (1805) contro gli eserciti austro-russi. Intanto però la flotta inglese guidata dall'ammiraglio Nelson aveva battuto i Francesi nella battaglia navale di Trafalgar (1805), assicurando così il controllo britannico sui mari. Sul continente gli eserciti napoleonici restavano comunque per ora imbattibili . 12. La superiorità degli eserciti napoleonici La "grande armata" che portò Napoleone a conseguire strepitose vittorie militari e a costruire un impero europeo, presentava molte caratteristiche dell'esercito nazionale nato in Francia durante la rivoluzione; era infatti un esercito basato sulla coscrizione obbligatoria, con migliaia di soldati in armi, pronti a combattere per la patria. Potendo disporre di un numero così elevato di soldati, Napoleone divideva le truppe in molteplici schieramenti, che nelle battaglie attaccavano in modo rapido su diversi fronti, creando disorientamento tra il nemico. Per provocare ancora più scompiglio, i soldati francesi usavano una tattica adottata durante i primi anni della guerra rivoluzionaria: attaccavano di corsa e in massa, provocando una furiosa mischia di corpo a corpo. Gli eserciti napoleonici erano veloci anche negli spostamenti da una zona all'altra. Anche l'artiglieria francese, molto mobile ed efficace, giocava un ruolo fondamentale nel creare scompiglio nelle file avversarie con un continuo e violento fuoco di sbarramento che precedeva l'assalto dei soldati. All'interno dell'esercito napoleonico avevano un ruolo di primo piano gli ufficiali, molto legati al loro capo; erano scelti tra gli esponenti di tutte le classi sociali e sulla base delle loro effettive capacità, e gratificati con ricchi stipendi e con prestigio sociale. Infine, non dobbiamo ignorare le eccezionali qualità militari e strategiche di Napoleone e la sua capacità di suscitare entusiasmo e cieca fedeltà tra i soldati e gli ufficiali. 13. L’Impero Nel 1812, dopo aver sconfitto ripetutamente le coalizioni nemiche, Napoleone era giunto al culmine della sua potenza perché dominava su gran parte dell'Europa continentale, dalla Spagna alla Polonia, dall'Italia alla Germania. Alcuni territori conquistati dagli eserciti francesi erano entrati a far parte dei nuovi confini dell'Impero francese, come il Belgio, l'Olanda, il Piemonte, la Toscana. Altri stati europei erano diventati regni famigliari, perché Napoleone aveva messo sul trono suoi parenti: i fratelli Giuseppe e Girolamo erano diventati re di Spagna e di Westfalia, il cognato Gioacchino Murat re di Napoli. Quanto al Regno d'Italia, costituito nel 1805 con i territori della Repubblica cisalpina e della Repubblica di Venezia, la corona era stata assunta dallo stesso Napoleone che aveva nominato come viceré suo figlio adottivo Eugenio Beauharnais. L'Impero germanico era stato dichiarato decaduto nel 1806 e al suo posto era stata costituita la Confederazione del Reno, posta sotto il protettorato della Francia; una posizione simile aveva il Granducato di Varsavia, costituito nel 1807. Vi erano poi alcuni regni europei sotto l'influenza della Francia o ad essa alleati, come i Regni di Danimarca e Norvegia. Austria e Prussia, che erano state due delle maggiori avversarie di Napoleone nelle coalizioni antifrancesi, avevano perduto ampi territori nazionali e di fatto erano diventate succubi della politica napoleonica. L'alleanza tra Francia e Austria era stata suggellata dal matrimonio tra l'imperatore francese e Maria Luisa d'Asburgo, figlia dell'imperatore austriaco. Anche la Russia aveva stretto un accordo con Napoleone, in base al quale l'Europa era stata di fatto divisa in due zone d'influenza, una orientale russa e una occidentale francese. 14. La lotta contro Inghilterra e Russia L'unico stato che continuava a essere nemico di Napoleone e immune dalla sua influenza politica era il regno britannico. Dopo la spedizione d'Egitto, Napoleone aveva progettato altri interventi militari contro le colonie inglesi (India, Caraibi) e addirittura un piano d'invasione della Gran Bretagna. Poi nel 1806, di fronte all'offensiva della flotta inglese e alla vittoria di Trafalgar, aveva proclamato il blocco continentale, cioè il blocco di qualsiasi commercio tra l'Europa continentale e l'Inghilterra, con l'obiettivo di soffocare l'economia inglese. Ma ben presto il blocco si rivelò irrealizzabile perché avrebbe comportato un controllo navale di tutte le coste e di tutti i porti europei; inoltre il blocco aveva fatto aumentare il contrabbando tra l'Inghilterra e alcuni porti non controllati dai Francesi, come quelli del Portogallo. D'altra parte i commerci dell'Inghilterra con l'Europa costituivano solo un terzo del suo traffico commerciale globale. Alla lunga invece, il blocco continentale danneggiò i paesi europei sottomessi alla Francia, perché ridusse i commerci e provocò un aumento dei prezzi; crebbe così il malcontento delle popolazioni europee già duramente provate dalle guerre. Per cercare di bloccare il traffico di merci che all'Inghilterra giungevano soprattutto attraverso il Portogallo, Napoleone decise di intervenire nella regione iberica: nel 1807 con la rapida guerra di Spagna Napoleone fece occupare il Portogallo e l'anno seguente destituì il re di Spagna Carlo IV per porre al suo posto suo fratello Giuseppe. Ma gli Spagnoli si ribellarono ai Francesi, appoggiati dalle truppe inglesi che erano sbarcate in territorio iberico. Dopo le prime sconfitte Napoleone decise di intervenire personalmente e occupò Madrid; ma ben presto fu costretto ad abbandonare la Spagna per affrontare una nuova coalizione costituitasi tra le potenze europee; così la guerriglia spagnola antifrancese riprese con più vigore. Intanto nuove difficoltà si profilavano per Napoleone a oriente. Infatti lo zar di Russia Alessandro 1 aveva deciso di riprendere i commerci con l'Inghilterra e aveva indebolito la sua alleanza con la Francia. La risposta di Napoleone fu la mobilitazione di una "grande armata", quasi 700 mila uomini che nel giugno del 1812 iniziarono ad avanzare in territorio russo. Le truppe francesi ottennero alcune vittorie sui Russi e giunsero fino a Mosca. Ma Napoleone non aveva fatto i conti con il terribile inverno russo e aveva sottovalutato la tattica del generale russo Kutuzov, che aveva ordinato di fare "terra bruciata", cioè di distruggere tutti i depositi alimentari. Privo di rifornimenti e con l'inverno ormai alle porte, Napoleone decise la ritirata di Russia, che si trasformò in una tremenda catastrofe per l'armata decimata dal freddo, dalle malattie e dagli attacchi dei Russi. 15. La fine di Napoleone Abbandonati i resti dell'armata di Russia, Napoleone si precipitò a Parigi per prepararsi a fronteggiare una nuova coalizione formata da tutte le potenze antifrancesi. In una prima fase Napoleone riuscì a ottenere alcune vittorie, ma a Lipsia, nella cosiddetta "battaglia delle nazioni" (16-19 ottobre 1813), gli eserciti della coalizione inflissero una terribile sconfitta alle truppe francesi. Mentre il sistema dei regni vassalli dell'Impero si disgregava, gli eserciti alleati penetravano in Francia, fino a Parigi. Il 6 aprile 1814 Napoleone fu costretto ad abdicare in favore di Luigi XVIII e a trasferirsi all'isola d'Elba, concessagli come principato personale. Appena un anno dopo, Napoleone, spinto dal desiderio di rivincita e incoraggiato dal malcontento suscitato in Francia dalla politica del nuovo re, nonché dai contrasti tra le potenze vincitrici, volle giocare l'ultima carta. Fuggito dall'isola d'Elba, sbarcò sul suolo francese dove riuscì a raccogliere un nuovo esercito di soldati a lui fedeli, anche con la promessa di ricostituire una repubblica di tipo democratico. Ma le armate anglo-prussiane inflissero una nuova decisiva sconfitta all'esercito napoleonico, nella battaglia di Waterloo (18 giugno 1815): finiva così l'ultimo disperato tentativo di Napoleone di riconquistare il potere e la gloria con la forza delle armi. Costretto di nuovo ad abdicare Napoleone fu inviato in esilio a Sant'Elena, un'isoletta sperduta in mezzo all'Atlantico, dove morì il 5 maggio 1821. 16. L’importanza storica di Napoleone Nel 1814-1815 i diplomatici degli stati europei che avevano battuto Napoleone si riunirono nel congresso di Vienna. Lo scopo del congresso era quello di restaurare l'ancien régime, sconvolto dalla rivoluzione, e ridisegnare la carta politica dell'Europa, modificata profondamente dalle conquiste napoleoniche. Tuttavia, la rivoluzione francese e l'epoca napoleonica avevano prodotto in Francia e in Europa cambiamenti politici, sociali e culturali assai profondi che i sovrani europei non riusciranno a cancellare e che costituiranno le basi di partenza della storia del XIX secolo. Soprattutto in Francia, ma anche in altre regioni europee conquistate da Napoleone, si era verificata una drastica riduzione delle proprietà terriere della Chiesa e della nobiltà; a trarne i maggiori vantaggi era stata la classe borghese che, anche in seguito alla diffusione delle attività industriali dall'Inghilterra all'Europa, diventerà la protagonista della storia europea dell'Ottocento. Le truppe napoleoniche, che erano giunte quasi in ogni angolo del continente, avevano sì portato guerre e distruzioni, ma anche alcune conquiste fondamentali della rivoluzione, come il codice civile, con i suoi princìpi di libertà, e il riconoscimento dei fondamentali diritti civili. Un altro principio scaturito dalla rivoluzione francese e diffuso in Europa anche grazie a Napoleone era il sentimento di nazione. Il concetto di nazione indica un insieme di genti unite dalla lingua, da un territorio e da tradizioni comuni. Napoleone in principio aveva favorito il risveglio dello spirito di nazionalità presso i popoli oppressi dall'assolutismo. Poi, con la salita al trono imperiale, egli aveva tradito quei princìpi; ma proprio la sua politica di soffocamento delle libertà nazionali diede nuovo alimento al sentimento nazionale dei popoli, al loro desiderio di libertà e indipendenza, come era accaduto in modo evidente in Spagna, in Italia e in Russia.