MASSIMO BALDACCI LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA RIVISTA MARITTIMA (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 2 RIVISTA MARITTIMA MASSIMO BALDACCI Mensile della Marina dal 1868 DIREzIONE E REDAzIONE Via Taormina, 4 - 00135 Roma Tel.: 06 3680 7248 Telefax: 06 3680 7249 Internet:www.marina.difesa.it/documentazione/ editoria/marivista/Pagine/default.aspx e-mail redazione: [email protected] NELLA MESOPOTAMIA ANTICA DIRETTORE RESPONSABILE Capitano di Vascello Patrizio Rapalino REDAzIONE Attilio De Pamphilis Francesco Rasulo Tiziana Patrizi Gaetano Lanzo L’immagine del frontespizio è il disegno di un sigillo mesopotamico da Tell Asmar (ca. 2200 a.C.— Oriental Institute Museum, Chicago) con il dio solare in processione su un battello. SEGRETERIA Giovanni Ioannone SEGRETERIA AMMINISTRATIVA Vito Nicola Netti Tel.: 06 3680 7252 Codice fiscale: 80234970582 Partita IVA: 02135411003 ABBONAMENTI E SPEDIzIONI Antonio Campestrina Tel.: 06 3680 7251 e-mail abbonamenti: [email protected] Per quanto riguarda eventuali Copyright sul materiale iconografico utilizzato, l’Autore e l’Editore rimangono a disposizione per tutti gli aventi diritto. (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 3 MASSIMO BALDACCI LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA RIVISTA MARITTIMA (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 4 4 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA A mia moglie Elena A mio figlio Gabriele Supplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 5 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA Introduzione I niziando a scrivere le prime parole di questo breve saggio (1), mi sono ricordato di quanto letto tempo fa nella introduzione al primo volume di un’opera francese sul Medio Evo e che vorrei riproporre per questa occasione: quest’opera non ha la pretesa di essere sapiente, vuole solo essere uno strumento di riferimenti in grado di introdurre il lettore nell’ambito di un argomento troppo spesso ignorato o volutamente sacrificato, quello della marineria nel mondo mesopotamico. Se alla fine della lettura il quadro d’insieme risulterà più chiaro, il merito sarà del materiale esplicativo usato; in caso contrario avrò saputo rendere io poco evidente la chiarezza di quest’ultimo. Contrariamente a quanto si potrebbe a prima vista pensare, la storia del mondo occidentale ha avuto il suo inizio nel Vicino Oriente antico e ciò non solo per quanto concerne l’invenzione e la diffusione della scrittura alfabetica: nata ap- Palazzo di Sargon II, Khorsabad. Bassorilievo in alabastro (3,08x4,09 mt. Ca. 707 a.C.). Trasporto di tronchi di cedro dal Libano su dieci navi con prora a forma di testa di cavallo (AO 19889, Musée du Louvre/A. Dequier). Da Sidone i tronchi raggiungevano il porto di Tiro e costeggiando la costa del Libano giungevano alla foce del fiume Oronte da dove proseguivano via fiume e canali. (1) L’idea è nata a seguito di alcune conversazioni avute con mio padre, il capitano di vascello (c.a.) Giuseppe Baldacci. È anche a lui e al privilegio di avere ancora al fianco chi ha saputo e voluto mantenere alto il valore della Marina Italiana nei non facili anni della Guerra e in quelli successivi che questo piccolo volume è idealmente e affettuosamente dedicato. Ottobre 2011 5 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 6 6 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA punto nella antica Siria, questa venne perfezionata nel mondo cananeo (Ugarit, XIV sec. a.C.) e successivamente esportata in tutto il Mediterraneo attraverso il commercio fenicio e l’uso del mezzo più veloce e appropriato allora a disposizione, la nave. Anche se, come si vedrà, in questo contesto il termine «nave» — comunemente usato per comodità in tutto il lavoro — esula da quelle caratteristiche tecniche e non a cui siamo soliti oggi riferirci. La valle del Nilo, per quanto riguarda l’Egitto, e soprattutto il fortissimo rigoglio culturale ed economico a cui diedero origine e alimentarono le culture mesopotamiche di Sumere e Akkad gravitanti nell’area del bacino del Tigri e dell’Eufrate, seppero infatti creare (l’Egitto meno a causa della particolare idiosincrasia della propria identità poco incline a esportare i propri clichès o a importare di converso esperienze esterne) quei presupposti di interscambio che furono a loro volta alla base non solo della capillare diffusione della scrittura cuneiforme in tutto il Vicino Oriente antico, pur con gli adattamenti alle differenti realtà locali, ma anche di una fiorente attività commerciale che fin dai primi momenti oltrepassò i limitati orizzonti di casa per affacciarsi in buona parte del mondo allora conosciuto, attraverso lo sviluppo di una marineria ben presto diventata audace quanto intraprendente e la dislocazione di numerosi sbocchi portuali posti non soltanto sulle coste del Mediterraneo con la duplice funzione di ricovero navale e di aree commerciali per lo stoccaggio delle merci e le successive operazioni di distribuzione. Supplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 7 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA Lo sviluppo di attività marinaresche fu principalmente supportato e garantito da un indubbio fattore di successo: l’affermazione diffusa e accettata di una lingua che entrava non solo nella redazione dei «documenti di bordo» — i lasciapassare definiti nelle documentazioni dell’epoca con il nome di «tavolette del re», senza i quali i molti checkpoints posti lungo l’Eufrate non avrebbero aperto gli sbarramenti e dunque impedito la prosecuzione del viaggio — o degli elenchi delle diverse tipologie di beni trasportati, ma della quale ci si serviva anche come lingua franca nei rapporti internazionali e interpersonali. L’utilizzo potremmo dire millenario di un unico vettore costituito da un’unica grafia (quella cuneiforme, in cui ogni segno è una parola — logogramma — o una sillaba — sillabogramma) e da un’unica lingua (il Sumerico prima, l’Akkadico poi, diventato anzi lingua franca e diplomatica in tutto il Vicino Oriente antico, dall’Egitto fino all’impero ḫittita in Anatolia) unito a quell’eccezionale materiale — l’argilla — con cui erano realizzate le tavolette su cui veniva incisa la scrittura con l’aiuto di uno stilo appuntito di canna, hanno consentito oggi di avere a disposizione un patrimonio documentale immenso e forse inesauribile per ogni campo della ricerca: alle svariate centinaia di migliaia di tavolette già pubblicate e depositate soprattutto nei Musei di tutto il mondo e alle migliaia di nuovi inediti che ogni anno vengono pubblicati, corrispondono infatti altrettante centinaia di migliaia di tavolette ancora interrate nei siti archeologici. Ciò è naturalmente anche valido per quanto riguarda l’argomento del presente studio, la marineria in generale mesopotamica di cui, per la prima volta, si da contezza nella nostra lingua e in cui cercheremo di entrare gradualmente, in modo da tenere conto non solo della multifattorialità dell’argomento — come vedremo, i navigli entravano a fare parte di più realtà della società dell’epoca e dunque non solo in un ambito più intuitivamente commerciale — ma anche della specificità della sua allocazione, il Vicino Oriente antico, una realtà forse per qualcuno non del tutto quotidiana. L’attività marinaresca della Mesopotamia è soprattutto messa in evidenza dalle scoperte epigrafiche fatte negli ultimi decenni: queste hanno dimostrato non solo la presenza di navi cargo fluviali — gli importanti insediamenti portuali che l’archeologia ha man mano potuto portare alla luce nelle diverse parti del Vicino Oriente antico dimostrano, come si è detto e per ogni periodo storico, una altrettanto importante attività commerciale — atte al trasporto di beni tra i più vari, ma anche le tecniche di costruzione delle stesse imbarcazioni, i materiali impiegati e la terminologia di riferimento per le diverse parti che tali navi componevano. La loro dimensione — alcune ancore in pietra trovate a Ugarit (XIII Ottobre 2011 7 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 8 8 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA sec. a.C.) pesano centinaia di chili — indicano esperienze di lunga data da parte delle maestranze dedicate. I testi della III Dinastia di Ur (2112-2004 a.C.) forniscono ulteriori dettagli sulla marineria dell’epoca il cui uso, ancorchè preponderante nell’ambito commerciale, era certamente ben presente anche in un contesto militare: l’accerchiamento navale di Cipro o le lettere fatte redigere dall’ultimo re di Ugarit e inviate alla corte ḫittita come richiesta di soccorso contro l’attacco navale perpetrato da parte dei «popoli del mare» sono solo due degli eventi che molto chiaramente riferiscono di impieghi bellici e dunque di navi da guerra. Il contesto proto-storico e storico G ià a partire dagli anni 1960 si iniziò a capire che le tecnologie relative alla cantieristica navale della antica Mesopotamia e alla conseguente navigazione dovevano essere particolamente avanzate, nonostante che fino a quel momento la ricerca scientifica in merito avesse prodotto ben poche informazioni al riguardo. L’identificazione tuttavia di alcune tipologie ceramiche originarie della Mesopotamia, risalenti al VI-V millennio a.C. e rinvenute in numerosi siti costieri dell’Arabia Saudita, di Baḥrain, di ʿOman e del Qaṭar, ha reso evidente l’esistenza di un certo tipo di relazioni via mare tra la Mesopotamia e i paesi rivieraschi, anche se in quel momento venne aprioristicamente negata l’esistenza di un qualunque legame di tipo commerciale. La maggior parte della ceramica rinvenuta in questi siti è tuttavia riferibile alla tipologia che gli archeologi hanno identificato come ʿUbaid dal nome dell’epicentro culturale mesopotamico che tale materiale aveva prodotto ed esportato — talora a oltre 450 kilometri di distanza, come in questi casi — e temporalmente posizionabile nella fase 3 o 4 di questa cultura (ca. 5300-4800 a.C.). Un passo in avanti verso l’identificazione di un risvolto marinaresco per un paese come la Mesopotamia che si riteneva dedito unicamente allo sviluppo delle risorse naturali interne, fu la scoperta di alcuni modellini di nave che facevano parte dell’arredo di alcune tombe rinvenute a Eridu nel corso della seconda campagna di scavi insieme a materiali ceramici di epoca ʿUbaid: uno di questi modellini in argilla — 26 cm di lunghezza, 15,5 cm di larghezza, 10 cm di altezza — è oggi al Iraq Museum di Baghdad (IM 54900). Ulteriori evidenze si ebbero durante le campagne di scavo 1990-1991 al sito siriano di Tell Mašnaqa, quando vennero recuperati altri frammenti di modellini di imbarcazioni del periodo ʿUbaid. Nonostante il tentativo fatto da alcuni studiosi (Barber, Dothan, Strasser) (2) di voler spiegare questi manufatti non Supplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 9 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA come modellini di nave ma come spolette impiegate nel quotidiano lavoro di tessitura a telaio svolto dalle donne (uno di essi venne in realtà trovato in una tomba di Eridu a corredo femminile), i successivi e numerosi ritrovamenti di materiale navale pongono seri dubbi sulle ipotesi avanzate. Scoperte archeologiche ancora più recenti hanno infatti riproposto, per questo stesso contesto storico e geografico, evidenze navali al di là Distribuzione di ceramica ʿUbaid nei siti del Golfo di ogni possibile dubbio. (da R. Carter, Antiquity 80). Gli scavi condotti a partire dal 1999 nell’area H3 del sito di Raʾs as-Sabiyah in Kuwait, per esempio, non solo hanno permesso di recuperare ingenti quantitativi di ceramiche del tipo ʿUbaid, ma hanno anche consentito di definire meglio l’evoluzione di queste società umane verso modelli più complessi alla cui realizzazione contribuirono in modo determinante quegli interscambi commerciali via mare con la Mesopotamia sui quali erroneamente in passato hanno gravato (e forse in parte gravano tuttora) errori di interpretazione da parte sia di archeologi che di storici (3): oggi la ceramica mesopotamica ʿUbaid è stata recuperata in oltre sessanta siti archeologici, tra costieri e non, posti fuori dalla Mesopotamia. (2) T. Dothan, «Spinning-bowls», in Israel Exploration Journal 13 (1963) 97-112; E. Barber, Prehistoric Textiles, Princeton University Press, Princeton NJ 1991; T.F. Strasser, The Boat Models from Eridu: Sailing or Spinning during the Ubaid Period, Antiquity 70 (1996) 920-925. (3) Un tentativo di correzione in tal senso si trova in R.A. Carter – H.E.W. Crawford – S. Mellalieu – D. Barrett, The Kuwait-British Archaeological Expedition to as-Sabiyah: Report on the first Season’s Work, Iraq 61 (1999) 43-58; R.A. Carter – H.E.W. Crawford, The Kuwait-British Archaeological Expedition to as-Sabiyah: Report on the second Season’s Work, Iraq 63 (2001) 1-20; R.A. Carter – H.E.W. Crawford, The Kuwait-British Archaeological Expedition to as-Sabiyah: Report on the third Season’s Work, Iraq 64 (2002) 1-13; R.A. Carter – H.E.W. Crawford, The Kuwait-British Archaeological Expedition to as-Sabiyah: Report on the fourth Season’s Work, Iraq 65 (2003) 77-90; id., Maritime Interactions in the Arabian Neolitic. The evidence from H3, As-Sabiyah, an Ubaide-related site in Kuwait, Leiden 2010. Ottobre 2011 9 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 10 10 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA Allo stesso modo, oggetti provenienti dalle enclaves commerciali nel Golfo sono stati abbondantemente reperiti in Mesopotamia. In quasi ogni struttura architettonica — abitativa o artigianale che sia — scavata nel sito di Raʾs al-Junayz (III millennio a.C.) sono stati per esempio recuperati consistenti quantitativi di anelli in conchiglia (Pinctada margaritifera ) dello stesso tipo di Conchiglie di Fasciolaria trapezium. Tombe Reali di Ur quelli che, via mare, giun- (ca. 2500 a.C.) (Oriental Institute Museum, Chicago). gevano in Mesopotamia. Sempre nello stesso sito archeologico, sono state rinvenute conchiglie di Fasciolaria trapezium che, lavorate a forma di bicchiere, hanno trovato spazio come oggetti di pregio negli arredi funebri delle tombe reali di Ur, in Mesopotamia. Conchiglie bivalve appartenenti alle specie Glycimeris o Anadara, anch’esse reperite in gran numero nel sito, erano invece utilizzate come piccoli contenitori di khol (pirolusite, cioè cristalli di ossido di manganese polverizzati e uniti ad altre sostanze a formare una pasta), un ombretto per gli occhi molto apprezzato dalle donne in Mesopotamia. Tutto ciò costituisce una straordinaria fonte di informazioni sulla navigazione commerciale e sui mezzi navali, in questo caso del III millennio a.C. Il sito di Raʾs as-Sabiyah è collocato in una piccola baia, a ridosso del promontorio roccioso di Jazirat Dubaij. L’80% del materiale ceramico ivi rinvenuto è di origine mesopotamica e risale alle fasi 2 e 3 (ca. 5500-5300 a.C.) del periodo ʿU(4) Una cronologia precisa dei quattro periodi che caratterizzano la cultura ʿUbaid è tuttavia difficile da ottenere, pur con le raffinate tecniche del radiocarbonio 14C. È comunque possibile calibrare orientativamente i diversi periodi come segue: ʿUbaid 0 = seconda metà del VII millennio a.C.; ʿUbaid 1 = i primi del VI millennio a.C.; ʿUbaid 2-3 (tuttora poco rappresentata) = seconda metà del VI millennio a.C. (ca. 5500-5300 a.C.); ʿUbaid 4: prima metà del V millennio a.C.. I dati più completi (sito alʿUbaid in Mesopotamia) sono comunque quelli che si trovano in H. Valladas – J. Evin – M. Arnold, Datation par la méthode du charbon 14 des couches Obeid 0 et 1 de Tell el-Oueili (Iraq), in J.-H. Huot ed., Oueili: travaux de 1987 ey 1989, 381-383, Paris 1996. Supplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 11 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA baid (4): tra i reperti figura anche un modellino di imbarcazione in ceramica che ne propone la tipologia più antica, vale a dire quella che si serviva di canne intrecciate per la sua realizzazione (5). Un disco in ceramica dipinta con la raffigurazione Modellino di nave in ceramica da Raʾs as-Sabiyah di una nave e quasi ottanta (da R. Carter, Antiquity 80). frammenti di bitume derivati dalle normali operazioni di calafatura completano il numero dei reperti ascrivibili ad attività di tipo marinaresco: una ulteriore conferma sembra essere data anche dall’abbondante presenza di conchiglie lavorate — forse una vera e propria industria locale dedicata all’eDisegno del modellino dall’area H3, Raʾs as-Sabiyah sportazione verso la Meso- (da R. Carter, BAR 1826). potamia (6) — rinvenute all’interno di edifici in pietra, probabilmente magazzini o ateliers di artigiani. Il modellino di imbarcazione in ceramica tridimensionale (14,5 cm. di lunghezza; 7 cm. di larghezza; 5 cm. di altezza), trovato nel corso della campagna di scavo del 2001, è del tutto simile ad altri esempi ceramici di questo tipo e di questo periodo recuperati in altri can5) R.A. Carter, «Ubaid-period Boat Remains from as-Sabiyah: Excavation by the British Archaeological Expedition to Kuwait», in Proceedings of the Seminar for Arabian Studies 32 (2002) 13-30; R.A. Carter, «The Neolitic Origins of Seafaring in the Arabian Gulf», in Archaeology International 202/2003 44-47. (6) In questo senso vanno i lavori di A.H. Masry, tra i primi studiosi a porsi questo tipo di domande. Si veda, per esempio, Prehistory in Northeastern Arabia: the problem of interregional interaction, Coconut Grove 1974. Tra gli oggetti più apprezzati in Mesopotamia e realizzati in conchiglia figurano ami da pesca (ottenuti dalla lavorazione della conchiglia Pinctada margaritifera) e piccoli contenitori per il khol, un trucco femminile per gli occhi in pasta. Ottobre 2011 11 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 12 12 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA tieri di scavo: al-ʿUbaid, Uruk, Eridu, Tell ʿUqair, tutti in Mesopotamia; Tell Mašnaqa, in Siria. Nessuno di questi ha tuttavia offerto migliori dettagli rispetto a Raʾs as-Sabiyah che dunque, meglio di altri, riesce a dare contezza sulle tecniche navali dell’epoca e sui mezzi con cui le merci venivano trasportate via mare. Le linee parallele incise sul modellino di nave, per esempio, se non hanno una funzione puramente decorativa (come per esempio forse a Tell Mašnaqa) (7), possono invece dare una precisa idea del materiale impiegato nell’originale, vale a dire le canne, anche se si potrebbe comunque pensare alla necessità di voler indicare in tal modo eventuali stacchi tra materiali diversi o tra aree bituminate e aree non trattate. Dentature o approfondimenti sono visibili lungo entrambi i bordi superiori e sono probabilmente da considerare come gli alloggiamenti dei remi, alla stessa stregua del modellino di imbarcazione trovato a Eridu e a cui ci si è riferiti poco prima. Una ulteriore differenza con gli altri modellini navali è data dal fatto che mentre questi raffigurano imbarcazioni per la navigazione di fiumi e quindi impiegate per il breve tragitto, la nave di as-Sabiyah è invece rappresentativa di un uso in mare, come fanno d’altronde capire i frammenti di bitume con incrostazioni marine (gusci e conchiglie) rinvenuti nel sito. Le dimensioni reali delle navi di questo periodo storico non appartengono purtroppo che all’ambito delle ipotesi, anche se un sigillo mesopotamico da Uruk (IV millennio a.C.) mostra capi di bestiame trasportati su un battello fatto di canne, materiale tuttora considerato come primario dalle popolazioni locali per la costruzione di barche: ancora oggi esistono infatti imbarcazioni in canna (in arabo sono chiamate maddarrʾat, letterale «assemblate con foglie di palma») usate per i piccoli spostamenti o per la pesca lungo la costa, ma che comunque non sono adatte a un trasporto di più di due o tre persone. Gli studiosi si sono comunque interrogati sulla funzione che questi modellini di nave potevano avere: quello di Eridu è stato rinvenuto nei pressi della tomba 51 in un cimitero del periodo ʿUbaid; anche i frammenti di nave da Tell Mašnaqa sembrano aver avuto a che fare con sepolture, alla stessa stregua dei numerosi modellini di barche di epoca successiva (Antico Dinastico, ca. 2900-2500 a.C., o periodo Akkadico, ca. 2300 a.C.). Realizzati in metallo o bitume, anch’essi sono stati trovati all’interno di tombe a Ur, dove erano deliberatamente posizionati alla fine dei condot(7) I. Theusen, Ubaid Expansion in the Khabur. New Evidences from Tell Mashnaqa, in O. Rouault – M. Wäfler edd., Le Djéziré et l’Euphrate Syriens, de la Protohistoire à la fin du IIe Millénaire av. J.C. (Subartu 8), 71-79, Turnhout 2000. Supplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 13 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA ti per le libagioni. Se per questi è dunque possibile pensare a temi rituali connessi con la presentazione delle offerte ai defunti, lo stesso non si può invece dire per quanto riguarda il modellino di nave del periodo ʿUbaid di Raʾs as-Sabiyah. L’importanza dei ritrovamenti di Raʾs as-Sabiyah relativi alla cantieristica navale non si esaurisce tuttavia con questo modellino di nave: come accennato, all’interno di una delle strutture architettoniche in pietra che hanno permesso di portare alla luce elementi tipici del neolitico locale uniti a elementi tipici invece del periodo mesopotamico di ʿUbaid (8), è stato recuperato un disco in ceramica di 7 cm. di diametro ricavato da un grosso frammento di vaso ʿUbaid. L’immagine posta sul disco è quella di una nave con due albeDisco ceramico da Raʾs as-Sabiyah con la più antica ri: ciò suggerisce una conoscenza raffigurazione di una nave a vela della navigazione a vela già nel (da R. Carter, Antiquity 80). periodo ʿUbaid 3 (ca. 5300 a.C.), oltre a costituire la più antica documentazione oggi disponibile relativa all’uso di alberatura navale e dunque di un adeguato e corrispondente sistema di vele. (8) Ciò sembra rientrare nell’ottica di sistematiche relazioni di lunga data tra la Mesopotamia e i Paesi rivieraschi del Golfo, dove i mercanti mesopotamici avevano le loro aree preferenziali di approvvigionamento di perle e di gioielleria basata sulla lavorazione di conchiglie nonché di pesce, lavorato e non, e di bitume, in cambio di ceramica, pellami, prodotti di allevamento e materie prime lavorate. Sul problema si veda H.P. Uerpmann – M. Uerpmann, Ubaid Pottery in the Eastern Gulf – New Evidence from Umm al—Qawain, Arabian Archaeology and Epighaphy 7 (1996) 125-139; R.A. Carter, Excavations and Ubaid-Period Boat Remains at H3, as-Sabiyah (Kuwait), in E. Olijdam – R.H. Spoor edd., Intercultural Relations between South and Southwest Asia. Studies in Commemoration of E.C.L. During Caspers, BAR International Series 1828 (2008) 92-102. Il reperimento di numerosi esempi di ceramiche dipinte di tipo ʿUbaid in alcune aree cimiteriali, fa ritenere come queste fossero particolarmente apprezzate dalle popolazioni locali e dunque altrettanto richieste come oggetti di importazione e di scambio. Ottobre 2011 13 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 14 14 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA La terza tipologia di reperti aventi a che fare con la cantieristica navale che il sito archeologico neolitico di Raʾs as-Sabiyah ha permesso di recuperare è costituito da frammenti di materiale bituminoso usato per la impermeabilizzazione di scafi realizzati con le canne. Già recuperati nel corso della prima campagna di scavo (1999), la loro funzione venne tuttavia definita solo con la terza campagna quando, inseriti in un contesto più ampio di ritrovamenti, ne venne stabilita con certezza la tipologia d’uso. Questi frammenti, la cui dimensione varia tra i cinque e gli otto centimetri, costituiscono i più antichi materiali navali fino a oggi reperiti nel Vicino Oriente e, comunque, possono essere considerati come i più antichi resti navali in assoluto. Alcuni di essi presentano ancora i segni lasciati dalle canne, mentre altri (la maggior parte: 22 su 35) hanno incastonati concrezioni marine e gusci. Nessuno di essi presenta segni lasciati dalle canne su entrambi i lati, così come nessuno presenta concrezioni marine su entrambi i lati: solo cinque hanno da un lato i segni delle canne (lato interno) e dall’altro le concrezioni marine (lato esterno). Potrebbe essere questa la dimostrazione più evidente del loro uso, cioè la impermeabilizzazione degli scafi di imbarcazioni che andavano regolarmente per mare. Le concrezioni marine, inoltre, si trovano solo su questi frammenti e non, per esempio, su vasellame o su pietra, cosa che potrebbe significare l’avvenuta sommersione (anche temporanea ma reiterata, come nel caso delle alte maree) di aree abitative da parte del mare. È comunque probabile che questi frammenti bituminosi non si siano staccati autonomamente, ma che siano invece stati rimossi da vecchie imbarcazioni in disarmo — come ulteriormente dimostrano le concrezioni marine di cui alcuni sono dotati — per essere riutilizzati in seguito come materiale di cantiere per ristrutturazioni o per la finitura di nuove navi. Un testo neosumerico databile al secondo anno di regno di Amar-Suʾen (2045 a.C.) e conservato al Louvre (AO 5673) aiuta a capire meglio queste tecniche di recupero e riciclaggio dei materiali ritenuti eventualmente riutilizzabili. Nel testo si fa riferimento in modo dettagliato ai materiali usati per la costruzione / revisione di undici navi e delle loro innumerevoli parti — il testo è infatti lungo 177 linee suddivise in quattro colonne. A proposito del bitume — dei differenti tipi di bitume — impiegato, se ne menziona un tipo «in pezzi» (il verbo gul in sumerico vale «rompere», «fare a pezzi») verosimilmente frantumatosi in seguito a precedenti opere di rimozione della calafatura da altre imbarcazioni (1 talento corrisponde a circa 30 kili; 1 gur a 300 litri/kili): Supplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 15 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA 1 má 120 gur ésir-ḫa5-bi 204 gú ésir-gul-gul-bi 12 gú ésir-é-a-bi 2 gur ì-ku6-bi 1 1 nave da 120 gur. Bitume secco per questa: 204 talenti; bitume in pezzi per questa: 12 talenti; bitume liquido per questa: 2 gur; olio di pesce per questa: 1 (gur). Oltre alla funzione di impermeabilizzazione dello scafo, è probabile che l’impiego del bitume avesse anche funzione di antivegetativo. Le analisi effettuate hanno rilevato che il materiale bituminoso di Raʾs as-Sabiyah era costituito da una densa componente vegetale (paglia o canna sminuzzata per aumentarne la flessibilità e quindi la resistenza alla tensione) unita a una parte minerale: il tutto doveva essere prima scaldato e poi applicato una volta raggiunto lo stato liquido (9). Tra i reperti trovati nel sito di Raʾs al-Hamra (ʿOman, V-IV millennio a.C.) figura un orcio in ceramica risalente a circa il 3500 a.C. e usato per scaldare il bitume da impiegare nei lavori di calafatura. La non purezza del bitume impiegato aveva quindi un motivo essenzialmente pratico: doveva infatti assicurare impermeabilità, ma anche flessibilità per evitare rotture, resistenza per esempio nei confronti di impatti accidentali, mancanza di craquelé e quindi resistenza al calore del sole, leggerezza per non appesantire la barca, plasticità per aderire alle sottostanti strutture in qualunque condizione. Per ottenere tutto ciò era stato quindi studiato uno specifico amalgama di bitume e di modificatori. Le ricerche condotte da alcuni ricercatori hanno dimostrato che al bitume erano infatti associati materiali inorganici (sabbie e carbonati) e materiali organici (fibre e grassi animali) (10). Uno studio compiuto dall’Università di Roma ma non pubblicato sui resti bituminosi trovati nel sito di Raʾs al-Junayz (seconda metà del III millennio a.C.) ha messo in evidenza una composizione fatta di bitume (fino al 46%), carbonato di calcio (fino al 54%), oli di pesce (fino al 2-3%), canne sminuzzate (del tipo Phragmites australis, cioè la canna comune) e fibre di lana. In alcuni casi — per esempio parte del materiale di Raʾs al-Junayz, sito di RJ-2 — (9) J. Connan, R.A. Carter, H.E.W. Crawford, M. Tobby, A. Charré-Duhaut, D. Jarvie, P. Albrecht, K. Norman, A Comparative Geochemical Study of Bituminous Boat Remains from H3, as-Sabiyah (Kuwait) and RJ-2, Ra’s al-Jinz (Oman), Arabian Archaeology and Epigraphy 15 (2005) 1-46; M. Schwartz, D. Hollander, Annealing, Distilling, Reheating and Recycling: Bitumen Processing in the Ancient Near East, Paléorient 26 (2001) 83-91. (10) S. Cleuziou – M. Tosi, Black Boats of Magan. Some Thoughts on Bronze-age Water Transport in Oman and beyond from the Impressed Bitumen Slabs of Raʾs al-Junayz, in A. Parpola – P. Koskikallio edd., South Asian Archaeology vol. II, Helsinki 1994, 745-761; S. Cleuziou – M. Tosi, «Raʾs al-Jinz and the Prehistoric Coastal Cultures of the Jaʾalan», in Journal of the Oman Studies 11 (2000) 19-73. Ottobre 2011 15 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 16 16 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA le percentuali di grassi animali variano tra il 4 e il 9%. Per quanto riguarda il sito H3 di Raʾs as-Sabiyah, la reperibilità di questi frammenti è risultata maggiore durante gli scavi condotti nell’area abitata durante le fasi ʿUbaid 2 e 3 (ca. 5500-5300 a.C.) per poi diminuire sostanzialmente durante il periodo successivo (fase 4: poco dopo il 4800 a.C.), non tanto per l’abbandono o per il minor uso di attività commerciali nave-correlate, quanto forse per le diversificate tecniche costruttive. Una compresenza di frammenti di bitume con resti di canne o bituminosi con impressioni di canne di corde (= sartie) e di ceramica di eFrammenti concrezioni marine da Ra?s as-Sabiyah tipo ʿUbaid è verificabile anche in (da R. Carter, Antiquity 80). altri siti dell’area, come per esempio ʿAin as-Sayh — siti C e D. Per quanto riguarda l’uso esclusivo di canne che in questo periodo storico veniva fatto, è probabile che questo sia stato in parte sostituito o affiancato da altri materiali solo verso il 2300 a.C., in piena Età cioè del Bronzo. Alcuni ritrovamenti effettuati nel sito di Raʾs al-Junayz, per esempio, hanno infatti evidenziato due diverse tipologie di tecnica cantieristica navale: una prima, ancora legata alla vecchia tecnologia basata sull’uso delle canne; una seconda, certamente più moderna, che affiancava strutture realizzate in canna ad altre realizzate invece con fasciame in legno inchiodato. Le tecniche relative alla calafatura sono comunque note in tutta l’area del Vi- Supplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 17 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA cino Oriente antico, con un ulteriore sviluppo a partire dall’età del Bronzo in poi (11). Materiali bituminosi del periodo ʿUbaid infatti sono stati recuperati nel sito di Raʾs al-Junayz, mentre materiali analoghi ma risalenti al periodo antico Dilmun (prima metà del II millennio a.C.) sono presenti tra i reperti di al-Khidr, forse uno dei centri di smistamento merci di provenienza dalla Mesopotamia per la particolare struttura ricettiva delle sue insenature e per il ritrovamento di 6 grosse giare intatte di ceramica Dilmun superiori ai 300 litri di capacità. Gli scavi ai siti di Umm an-Nar e Qalaʾat al-Baḫrain (entrambi del III millennio a.C.) hanno messo in evidenza simili materiali bituminosi. Alcuni di questi frammenti (as-Sayh, periodo ʿUbaid; Qalaʾat al-Baḫrain e al-Khidr, Età del Bronzo) presentano gli stessi segni della giustaposizione delle canne o di incrostazioni di molluschi marini di quelli trovati a Raʾs as-Sabiyah (12). Il materiale bituminoso recuperato e il suo utilizzo nella cantieristica navale, pone questo tipo di imbarcazioni (es. Raʾs as-Sabiyah) nella categoria ormai unanimemente accettata dal mondo scientifico di imbarcazioni costruite con «fasci di canne legate insieme a creare una forma concava e impermeabilizzate con bitume» (13) e nella sottocategoria C12 relativa a imbarcazioni il cui «scheletro è dotato di coperture idrorepellenti determinate da opere di trasformazione». È chiaro che questa tipologia di imbarcazioni servì ai mercanti mesopotamici del periodo ʿUbaid per spingersi oltre i confini della Mesopotamia già durante la seconda metà del VI millennio a.C. e, se raffrontate alle informazioni da altre fonti che abbiamo in merito (ʿUbaid mesopotamico e iconografia mesopotamica dei periodi successivi), è altrettanto chiaro che la tipologia di queste navi sia mesopotamica e che le maestranze coinvolte nella costruzione e i cantieri navali possano essere stati quelli della Mesopotamia, anche se esiste la possibilità di cantieri locali nel Golfo Persico a cui sembra fare pensare l’origine del bitume impiegato, derivato dalla zona mineraria di Burgan in Kuwait. L’identificazione da parte dei paleozoologi di ossa di agnelli nel sito H3 di as-Sabiyah lascia adito a (11) E. Ochsenschlager, Ethnographic Evidence for Wood, Boats, Bitumen and Reeds in sourthern Iraq. Ethnoarcaheology at al-Hiba, Bulletin of Sumerian Agricolture 6 (1992) 47-78; S. Cleuziou – M. Tosi, Raʾs al-Jinz and the Prehistoric Coastal Cultures of the Ja?alan, Journal of the Oman Studies 11 (2000) 19-73. (12) H.A. McClure – N.Y. al-Shaikh, Paleogeography of an ʿUbaid Archaeological Site, Arabian Archaeology and Epigraphy 4 (1993) 107-125; P. Barta – L. Benediková et al., Al-Khidr on Failaka Islands: Preliminary Results of the Fieldworks at a Dilmun Culture Settlement in Kuwait, Tüba-Ar (Türkiye Bilimer Akademisi Arkeoloji Dergisi) 11 (2008) 121—127.(13) S. McGrail, Towards a Classification of Water Transport, World Arcaheology 16 (1984) 289-303. (13) S. McGrail, Towards of waterTtransport, World Arcaheology 16 (1984) 289-303. Ottobre 2011 17 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 18 18 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA supporre che la pastorizia locale si sia anche potuta servire di navi e battelli per il trasporto di greggi o di parte di essi: si è accennato a un sigillo da Uruk IV (tardo IV millennio a.C.) che mostra un avvenimento simile, un bovide trasportato su un battello di canne. Le nuove campagne di scavo effettuate sui nuovi siti archeologici hanno comunque ulteriormente confermato l’impiego di imbarcazioni e quindi la diffusione del commercio da e Sigillo W 14772. Lapislazzuli da Uruk IV (ca. 3200 a.C.). per la Mesopotamia tramite nave: le imbarcazioni ‘marine’ non sarebbero dunque altro che specializzazioni delle imbarcazioni fluviali che da sempre hanno percorso i fiumi e i canali della Mesopotamia. Gli scavi di Raʾs al-Junayz (14), per esempio, un sito dell’Età del Bronzo attivo tra il 2500 e il 2300 a.C., hanno permesso di recuperare più di 300 frammenti di materiale bituminoso in tutto simile a quello mesopotamico o a quello recuperato a Raʾs asSabiyah (pur all’interno di un intervallo temporale di quasi tre millenni). Anche in questo caso, l’estrazione potrebbe essere avvenuta nel sito neolitico di Burgan, una località mineraria posta a settanta kilomentri a sud di Raʾs as-Sabiyah e dove è possibile reperire con facilità agglomerati bituminosi perfino in superficie. A conferma della diffusione geografica della tipologia costruttiva dei cantieri navali dell’epoca — canne e bitume — recenti studi effettuati su materiali bituminosi recuperati sul sito di Hacinebi Tepe (ca. 3800 a.C.), posto nella porzione turca della valle dell’Eufrate, hanno evidenziato anche per questi un utilizzo na(14) S. Cleuziou – M. Tosi, Black Boats of Magan. Some Thoughts on Bronze-age Water Transport in Oman and beyond from the Impressed Bitumen Slabs of Raʾs al-Junayz, in A. Parpola – P. Koskikallio edd., South Asian Archaeology vol. II, Helsinki 1994, 745-761; S. Cleuziou – M. Tosi, Raʾs al-Jinz and the Prehistoric Coastal Cultures of the Ja?alan, Journal of the Oman Studies 11 (2000) 19-73. Supplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 19 19 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA Bassorilievo assiro dal palazzo di Sennacherib (705-681 a.C.): scene di battaglia su navi di canna (British Museumm). vale in opere di calafatura di manufatti navali in canna e ipotizzato ancora una volta la diffusione di tecnologie che, a mezzo del commercio via mare, dalla Mesopotamia si irradiavano in tutto il Vicino Oriente (15). Il contesto geografico G li scambi culturali a cui frequentemente si è accennato — quegli stessi che avrebbero in seguito arricchito culture e civiltà più vicine a noi come quelle siro-cananea e fenicia — avvennero principalmente attraverso quei privilegiati contatti commerciali e quelle mire espansionistiche che le città-stato della Mesopotamia ebbero verso tutti quei paesi che si affacciavano direttamen(15) M. Schwartz – D. Hillander – G. Stein, Paléorient 25 (1999) 67-82; G. Stein et al., «Uruk Colonies and Mesopotamian Communities: An Interim Report on the 1992—93 Excavation at Hacinebi, Turkey», in American Journal of Archaeology 100 (1996) 205-260; G. Stein, Rethinking World System: Diasporas, Colonies and Interaction in Uruk Mesopotamia, Tucson 1999; M. Schwartz, «Early Evidence of Reed Boats from Southeast Anatolia», in Antiquity 76 (2002), 617-618. Ottobre 2011 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 20 20 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA te sul mare, tra cui naturalmente quelli posti sul Mediterraneo. Tuttavia, la meticolosità talora parossistica con cui gli antichi mesopotamici trattarono ogni aspetto della loro vita quotidiana, anche quello più apparentemente banale, ha consentito a noi moderni di poter accedere a informazioni che altrimenti sarebbero irrimediabilmente andate perdute: è questo per esempio il caso di una iscrizione akkadica pubblicata nel 1955 sulla rivista Syria e che è tra l’altro pertinente con l’argomento di questo volume (16). Il re che l’ha commissionata è un personaggio già incontrato: Yaḫdun-Lim (XIX sec. a.C.) sovrano di Mari, uno dei regni più importanti dell’alta Mesopotamia. Nel breve testo con cui si volle dare gloria alla rapida e fortunata campagna militare che diede al re il potere su gran parte della regione del medio Eufrate e che lo fece giungere fino al Libano, scopriamo un altro dei motivi che, oltre a quello economico-commerciale, determinò un così grande interesse degli antichi mesopotamici verso il mare Mediterraneo: la sua divinizzazione. Il Mediterraneo era un dio; non solo per i Cananei della costa. Anche nella Mesopotamia il mare Mediterraneo era divinizzato «Fino dai tempi più antichi, da quando dio fondò Mari, nessun re residente a Mari raggiunse mai il Mare. Alla montagna dei cedri (= Libano), alla (montagna) dei bossi, alla grande montagna, essi non erano mai arrivati; per sé non avevano abbattuto alberi. Yaḫdun-Lim, figlio di Yaggid-Lim, il potente re, un toro selvaggio tra i re, è arrivato fino al litorale del Mare con una irresistibile forza. Al grande Mare egli ha offerto solenni sacrifici reali e le sue truppe si sono purificate nelle acque del grande Mare». Al di là comunque di possibili implicazioni religiose, l’importanza di uno o più sbocchi sul mare non poteva sfuggire ad amministrazioni che avevano fatto del commercio fluviale sul Tigri e sull’Eufrate uno dei cardini di una sempre più fiorente industria di scambi, già comunque attiva e sviluppata nel V-IV millennio a.C. A causa infatti del pessimo stato delle vie carovaniere — spesso battute anche da predoni — e della difficoltà di effettuare viaggi in asino o in cammello, i grandi cargo fluviali (in Sumerico: má-gur; in Akkadico: makurru, evidente prestito dal più antico Sumerico) erano di gran lunga i preferiti soprattutto per i commerci a lunga distanza, mentre una diversa tipologia di navi a piccolo, medio e grande cabotaggio venivano invece usate per diverse e minori necessità. (16) L’iscrizione, inventariata come ARM HC M.2802, è stata pubblicata da G. Dossin, L’inscription de fondation de Iaḫdun-Lim, roi de Mari, Syria 32 (1955) 1-28. Supplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 21 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA Come si è visto, non solo le evidenze archeologiche ma anche quelle testuali riferiscono di importanti attività mercantili su nave verso e da i mercati del Golfo Persico: i testi in nostro possesso fanno capire per esempio che gli insediamenti di Meluḫḫa e di Dilmun, due enclaves commerciali di grande impegno per il volume di affari che annualmente impegnavano questi porti, erano attivi riguardo al commercio sul mare già all’inizio del III millennio a.C. Un testo in sumerico di Sargon il Grande, re di Akkad (2334-2279 a.C.), menziona Dilmun in un contesto di auto-esaltazione e di celebrazione della regalità. È lo stesso Sargon che parla «Le terre del mare tre volte io le ho espugnate! Ho conquistato Dilmun, fino alla grande Der- (…) mi sono spinto! Qualunque re verrà dopo di me, conquisti anche lui le terre del mare tre volte! Conquisti anche lui Dilmun! Si spinga anche lui fino alla grande Der- (…)». Dilmun è comunque spesso menzionata anche nei testi letterari sumerici, denunciando in tal modo una conoscenza di essa sufficientemente elevata e di lunga data e certo dovuta alle fiorenti relazioni economico-commerciali che le importazioni di datteri da quel Paese alimentavano. Per chi non abbia sufficiente dimestichezza con la letteratura sumerica basti sapere che il testo più famoso che contiene un suo ricordo è forse quello relativo al Diluvio sumerico, in cui ziusudra — «Quello dalla lunga vita», il Noè sumerico — è trasportato a Dilmun, il posto «dove nasce il sole», per viverci alla stessa stregua degli dèi «Ed ecco che ziusudra il re prosternandosi davanti ad An e Enlil ne ottenne la benevolenza: così gli accordarono una vita comparabile a quella degli dèi! Un soffio di immortalità, come quello degli dèi! Lo posero in una terra oltre il mare, a Dilmun, là dove sorge il sole». Strettamente correlata con il dio Enki, divinità tra le maggiori del Pantheon sumerico e connessa con il mondo delle acque e dunque dei fiumi e dei mari, Dilmun è ancora menzionata in un altro grande mito arcaico sumerico, certamente risalente al III millennio a.C., dove anzi costituisce l’intero sfondo davanti al quale si svolge uno dei più importanti miti della creazione mesopotamici. DilOttobre 2011 21 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 22 22 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA mun ha il posto d’onore venendo rinnovata dall’azione divina: da laguna in cui ristagnava l’acqua salmastra del mare («Nessun altro all’infuori di me percorre questa laguna» dice all’inizio il dio) a luogo pieno di vita e di bellezza, grazie alla trasformazione dell’acqua salata e sterile in acqua dolce e feconda. Le dee che a Dilmun nasceranno (Nin-sar, la «Signora delle piante da orto» e Nin-kura, la «Signora delle piante da fibra») assicureranno a Dilmun quelle caratteristiche in cui fioriranno sia la bellezza della vita che l’operosità dell’ingegno umano e del conseguente commercio. Il refrain che il mito contiene non può allora che andare in questa direzione «Dilmun è santità! Dilmun è purezza! Dilmun è purezza! Dilmun è luce!» Basta prendere in mano un atlante per vedere come la penisola araba sia in realtà circondata per da tre lati dal mare: il Golfo Persico a Est, il Mare di Arabia a sud e a lambire la costa omonima, il Mar Rosso a Ovest. Per secoli, la fertile area localizzata tra Yemen, Haḍramaut, ʿOman e Baḥrain ha costituito un importante carrefour lungo le rotte commerciali da e per l’India: la documentazione archeologica in nostro possesso, basata soprattutto sul ritrovamento di elementi ceramici della cultura mesopotamica cosiddetta di ʿUbaid (V millennio a.C.) e di quella policroma della cultura altrettanto mesopotamica di Jemdet Nasr (ca. 3000 a.C.) largamente reperiti in tutta quell’area costiera, dimostra come esistesse un fiorente e duraturo interscambio di cultura materiale promosso e sostenuto dalle attività commerciali. Sembra che la Mesopotamia esportasse verso questi paesi cultura e tecnologia a essa applicata (ceramica, tessili e manufatti in argento) per importare invece materiali pregiati e rame, valutandoli non secondo il sistema di pesi e misure usato in Mesopotamia, bensì secondo quello vigente a Dilmun e DILMUN — per esempio nei testi cuneiformi della proto-urbana Ebla (ca. 2350 a.C.) ma non solo — è il logogramma che indicava un tipo di siclo, quello «pesato». La Dilmun della documentazione cuneiforme è stata identificata con le isole che costituiscono Baḥrain, tranne che per i periodi storici indicati come Tardo Uruk e Antico Dinastico (ca. 3400-2350 a.C.) quando era collocata sulle coste orientali dell’attuale penisola araba. Dilmun era comunque uno dei mercati più apprezzati in Mesopotamia non solo per le alte richieste di tessili e lane, di olio di sesamo e orzo, ma soprattutto per l’approvvigionamento di pietre dure e semidure che ivi arrivavano direttamente dal continente indiano e per i legni esotici. Un testo amministrativo del periodo di Ur III (2112-2004 a.C.) contiene Supplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 23 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA l’inventario del tesoro del tempio della dea Nin-gal di Ur e menziona un certo numero di queste pietre provenienti da Dilmun «Tre monili con pietre a forma di rene in cornalina, tre monili con perle a forma di occhio di pesce; tre agate; cinque mine di bastoncini in avorio; tre mine di pietre elligu, due grani di antimonio, tre sicli di arasum, due sicli di ḫulumun. (Il tutto proveniente) da una spedizione a Dilmun». Si è precedentemente fatto cenno al sito dilmunita di Al-Khidr (prima metà del II millennio a.C.): le campagne di scavo, effettuate a partire dal 2004, hanno evidenziato — come già detto — numerosi frammenti bituminosi da calafatura di navi che, se letti insieme alle crescenti evidenze di un commercio marittimo dilmunita verso la Mesopotamia, testimoniano sull’importante ruolo avuto dalla navigazione. Anche 52 sigilli a stampo sono stati recuperati e, insieme a essi, un sigillo d’epoca Ur III che reca l’iscrizione «Ab-gina, marinaio su un cargo, figlio di UrCalco del sigillo di Ab-gina, al-Khidr Abba». (Da Barta-Benediková, Tüba-Ar 2008). Meluḫḫa sembra invece identificabile con la Valle dell’Indo, dove le grandi città sorte nell’ambito della cultura di Ḫarappa e di Mohenjo Daro (ca. 25001900 a.C.) provvedevano alle necessità mesopotamiche relative all’ebano, all’oro, all’avorio e alla cornalina. Un sigillo proveniente dagli scavi compiuti sul Tell di es-Suleymeh, risalente agli inizi del II millennio a.C. e attualmete all’Iraq Museum di Baghdad, nonostante sia di fattura tipicamente mesopotamica mostra animali esotici di derivazione dal continente indiano; anche i personaggi raffigurati sono chiaramente vestiti con vesti non mesopotamiche. Ciò costituisce un’ulteriore testimonianza sul commercio marittimo mesopotamico verso mercati appetibili come quelli asiatici. Anche le informazioni fornite dall’epigrafia vanno nello stesso senso. Una tavoletta cuneiforme, per esempio, del periodo tardo-sarOttobre 2011 23 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 24 24 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA gonico (ca. 2200 a.C.) menziona un mercante mesopotamico come «proprietario di una nave di Meluḫḫa» che abbiamo visto essere una delle tipologie navali dell’epoca. Una nuova conferma sulle rotte commerciali verso Oriente delle navi mesopotamiche è data da un sigillo oggi al Louvre (inv. AO 22310) e databile all’epoca di Ur III (2112-2004 a.C.) o forse al periodo immediatamente precedente (2200-2113 a.C.). In esso figura il nome di un certo Šuilišu che la leggenda del sigillo indica come «interprete della lingua di Meluḫḫa» (emebal me-luḫ-ḫaki), forse un mercante mesopotamico — almeno a giudicare dal nome — che aveva Meluḫḫa come sede commerciale preferenziale (17). Ancora una volta la vita quotidiana permea la letteratura e riceve da questa amplificazione e risalto. Un testo letterario scritto in sumerico, la Maledizione di Agade, narra della distruzione di questa Copia di parte dell’iscrizione di Sargon città voluta da Naram-Sin (2254- in sumericorelativa alle navi provenienti dal Golfo. 2218 a.C.) da parte degli dèi adirati da comportamenti anti-sumerici da parte di Naram-Sin. Nel racconto trovano tuttavia posto l’import-export mesopotamico e il Paese di Meluḫḫa «Il suo re, il Pastore Naram-Sin risplendeva come la luce del giorno sulla santa città di Agade: le sue mura di cinta, come una montagna, toccavano i cieli! Fu come il Tigri che si butta in mare, allorchè la santa Inanna aprì i battenti della porta urbica, rendendo possibile a Sumer di portare fuori ciò che produceva con le barche. I Martu delle montagne, gente che non conosceva la coltivazione della terra, portarono capi di bestiame e vitelli. Gli (17) G.L. Possehl, Shu.Ilishu’s Cylinder Seal, Expedition 48 (2006) 42-43. L’autore riferisce anche dell’ xpertise effettuata a suo tempo da Edith Porada, la compianta massima esperta di glittica mesopotamica a livello mondiale, che ne confermò autenticità e datazione (ca. 2220-2159 a.C.) sulla base di alcune caratteristiche dell’incisione. La scena raffigurata è di tipo devozionale-culturale con alcuni personaggi oranti di fronte a una divinità. Supplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 25 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA abitanti di Meluḫḫa, la gente della terra nera, portarono merci dai paesi stranieri». La lettura del brano consente alcune conferme: la conoscenza del mare, l’uso di mezzi navali, la consistenza del commercio da e verso l’estero, l’ampiezza degli orizzonti che con Meluḫḫa arrivavano fino alle terre dell’India. La terza delle aree esotiche di approvigionamento era Magan, il Paese della diorite, da localizzare a sud di Dilmun e da identificare probabilmente con ʿOman o con il più lontano Balochistan: rotte verso Magan resistettero fino a tutto il periodo della III Dinastia di Ur (2112-2004 a.C.), epoca in cui vi fu una altissima richiesta di spezie (remunerazione molto alta per piccole quantità), per poi cessare nel successivo periodo antico-babilonese, a partire dal quale solo Dilmun restò come interlocutore commerciale esotico della Mesopotamia. Alla base di ciò possono forse esserci motivazioni per una maggiore intraprendenza commerciale da parte di Dilmun, l’unica ad aver resistito in ogni periodo storico. Sembra infatti che Dilmun sia riuscita a diventare l’interlocutore commerciale privilegiato tra gli appetibili mercati della costa indiana (Ḫarappa) e la Mesopotamia: un non trascurabile motivo di crescita economica è probabilmente dovuto all’acquisizione di tecniche amministrative tipiche della cultura di Ḫarappa, più snelle rispetto a quelle della Mesopotamia. Per esempio, nella siglatura dei documenti contabili o viaggianti via mare, al posto del sigillo mesopotamico — di più complessa realizzazione in quanto andava fatto rullare sul materiale (es. argilla) su cui doveva essere imposto — venne adottato il più semplice sigillo a stampo usato in tutta la valle dell’Indo (18.) Tutte e tre sono comunque menzionate in una iscrizione cuneiforme risalente al regno di Sargon il Grande di Akkad (2334-2279 a.C.): «… navi (in Sumerico: má) da Meluḫḫa, navi (má) da Magan e navi (má) da Dilmun sono attraccate alle banchine del porto di Akkad». Un documento conservato al British Museum e risalente al fondatore della Dinastia di Ur III, Ur-nammu (2112-2095 a.C.), ricorda il ritorno del re da un (18) J. Eidem – F. Højlund, Trade or Diplomacy? Assyria and Dilmun in the Eighteenth Century, World Archeology 24 (1993) 441-447; B. Vogt, Bronze Age Maritime Trade in the Indian Ocean: Harappan Traits on the Oman Peninsula, in J. Reade ed., The Indian Ocean in Antiquity, London 1996. Ottobre 2011 25 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 26 26 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA viaggio diplomatico e d’affari a Magan e ancora Magan figura nel primo codice di leggi mesopotamico — oggi al Museo di Istambul —, ben antecedente a quello voluto da Ḫammurapi di Babilonia. Pur se attribuito a Ur-nammu, è probabilmente il figlio Šulgi l’artefice di questa rivoluzione legale, di cui uno degli articoli riguardava il ripristino di parte del traffico commerciale navale sotto l’egida del tempio. «A mezzo del potere del dio Nanna, mio signore, io feci in modo che le navi di Magan (má má-ganki) tornassero alle banchine di attracco (ki-SAR) di Nanna». Un testo cuneiforme risalente alla III Dinastia di Ur, la cui esasperazione amministrativa ci ha permesso di entrare in possesso di centinaia di migliaia di tavolette, informa su almeno una delle motivazioni per cui le navi riparavano nei porti, vale a dire la necessità di manutenzione. È questo infatti il caso di cui si parla nel testo, a proposito di un certo numero di navi di Magan, per le quali viene stilata la lista dei materiali da impiegare per le opere di restauro «178 grandi tronchi di palma da dattero; 36 grandi tronchi di tamerice; 32 grandi tronchi di alberi še-ḫi; 10 tamerici di tre cubiti l’una; 276 talenti di sartie fatte con fibre di palma; 34 talenti di sartie fatte con foglie di palma; 418 talenti di giunchi; 3170 gur (=951.000 l.) di bitume purificato». Il mare ha sempre esercitato un fascino particolare sull’uomo al punto che, limitandosi al solo ambito letterario, John Kohnen nel 1999 ha stilato un elenco di quasi 900 autori che hanno scritto almeno un romanzo avente a che fare con il mare. Comunque sia, il primato della più antica fraseologia marittima lo detiene il faraone Snefru (ca. 2650 a.C.), una cui iscrizione ricorda che: «Sono arrivate 40 navi cariche di legno di cedro». Il legno, in un paese senza alberi come l’Egitto, era necessariamente fatto arrivare da fuori, in questo caso dal Libano i cui tronchi di legno di cedro erano apprezzati in tutto il Vicino Oriente antico come elementi fondamentali nella edificazione e nelle rifiniture di templi e palazzi. Una iscrizione celebrativa di Šar-kali-šarri (2217-2192 a.C.), quinto re della dinastia di Akkad, oggi al British Museum di Londra attesta la stessa tipologia di viaggio anche per l’ambito mesopotamico Lui (= Šar-kali-šarri) ha raggiunto le fonti del fiume Tigri e le fonti del fiume Eufrate e ha tagliato legno di cedro sui monti dell’Amano al fine di (edificare) il tempio della dea Aštar (BM 38302 ll. 45-57). Supplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 27 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA Mappa di alcuni canali e sistemi di irrigazione a Ovest dell’Eufrate. Tavoletta da Babilonia (ca. 1680 a.C.) (Collezione Schøyen (MS 3196)). Legni esotici e materiali pregiati da costruzione rientravano d’altronde nel bagaglio cognitivo di ogni architetto dell’epoca: più il manufatto edile era importante — il palazzo reale o comunque di un notabile o un tempio — maggiore doveva essere l’impiego di elementi strutturali e / o decorativi che potessero determinare stupore in chiunque potesse venire in contatto visivo con esso: nulla di meglio, dunque, che impiegare quanto il commercio marittimo faceva giungere in Mesopotamia da oltre mare. Un esempio sarà sufficiente per capire meglio quanto detto. Tra la corrispondenza in lingua akkadica dei vassalli cananei dell’area siro-palestinese nei confronti del potere centrale egizio all’epoca del faraone Amenofi IV (XIV sec. a.C.) ve ne è una — la numero 89 — inviata dal re di Biblo Rib-Ḫadda che si lamenta per alcuni problemi di cattivo vicinato con il regno di Tiro. Il tono della lettera è quello classico in questi casi: mettere in cattiva luce l’avversario, anche riferendo particolari spesso non veritieri ma comunque capaci di suscitare nell’interlocutore quel sottile senso di invidia che da sempre è alla base del rancore umano Ottobre 2011 27 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 28 28 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA «Forse che il faraone non si dovrà informare a proposito del reggente di Tiro? Poiché i suoi possedimenti hanno la stessa vastità del mare: lo so bene io! Ecco, non vi è dimora regale simile a quella della reggia di Tiro. È come la reggia di Ugarit: smisuratamente grandi sono le ricchezze che contiene! — per poi chiudere utilizzando la subdola arma dell’avvertimento — Che il faraone presti attenzione alle parole del suo servitore!». I rendiconti delle campagne di scavo condotte sul sito di Ugarit, una città-stato cananea del XIV sec. a.C. posta sulla costa siriana a poca distanza da Lattaqiyah e molto attiva nel commercio merittimo, oltre agli studi specialistici di settore apparsi nei diciassette volumi della serie francese Ras Shamra — Ougarit, hanno effettivamente e costantemente evidenziato il carattere di opulenza con cui si circondava la corte ugaritica e che naturalmente traspariva anche dai materiali importati via mare e impiegati nella realizzazione degli edifici più importanti o delle supellettili che templi, palazzi o dimore di notabili contenevano. Quanto di pregiato i mercanti mesopotamici riuscivano a procurarsi sui mercati stranieri e a trasportare con le loro navi, finiva per essere impiegato nella stessa maniera che a Ugarit, nella lavorazione cioè e nell’abbellimento dei palazzi e dei templi della Mesopotamia. Anche se l’attuale modo di studiare il Vicino Oriente antico è alquanto cambiato rispetto, per esempio, alla metà del secolo scorso e dunque è stata ridimensionata l’enorme importanza che in quel momento si pensava che potesse avere il tempio e tutto quanto gli ruotava attorno, è comunque indubbio che anche in Mesopotamia il tempio — la «casa di dio» — godesse di un inequivocabile grado di supremazia ed essenzialità nei confronti dell’insediamento umano che a esso faceva riferimento. Come è facilmente intuibile, ciò scatenò frequenti ‘guerre teologiche’ con il solo scopo di vedere primeggiare il proprio tempio rispetto agli altri e dunque la scuola di pensiero religioso che vi era connessa e che alimentava il culto del dio che a quel tempio faceva riferimento. In attesa allora che le dispute teologiche fossero in grado di competere sul piano dottrinale riguardo all’affermazione e all’eventuale supremazia di un dio sugli altri, non restava altro che affidarsi a materiali pregiati come l’avorio o l’alabastro o a legni dalle essenze particolari per cercare di vincere la competizione. Legni e materiali pregiati erano infatti impiegati — oltre che nella costruzione vera e propria dei templi — anche per le statue degli dèi, per i tessuti con cui vestire le divinità in occasione delle diverse cerimonie, per le maschere — spesso in materiali preziosi — che venivano apposte a volti e Supplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 29 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA arti, per gli impianti di occhi e di denti — per i quali erano usate pietre dure di diverso tipo. Infine anche per le barche degli dèi. Questa mercanzia di lusso, al pari tuttavia di altre materie prime o di altre merci, una volta arrivata sulle coste della Mesopotamia, veniva imbarcata su navigli di dimensioni minori per poter giungere a destinazione sfruttando altre vie d’acqua rispetto al mare, quelle cioè offerte da fiumi e canali. L’Eufrate, con i suoi circa 2400 kilometri a partire dall’Anatolia, è sicuramente insieme con il Tigri il fiume di Il Tigri e l’Eufrate (Foto satellitare: 29 Luglio 2004, ore 7.22). maggiore interesse in tutto il Vicino Oriente antico, al punto che la piana alluvionale che questo forma in Siria unitamente ai suoi affluenti Baliḫ e Ḫabur ha visto nascere ben più di un insediamento urbano. Non solo tuttavia i fiumi erano percorribili dai battelli, ma lo erano anche i canali, soprattutto i grandi canali, anche se a essi era riservato un uso limitato, locale, in pratica sulle corte distanze. I testi fanno capire che lungo i fiumi o i canali i battelli, in discesa, navigavano a filo d’acqua e avevano la precedenza per motivi di sicurezza oltre che per le intrinseche difficoltà di manovra a pieno carico. In salita, si navigava invece per alaggio e sempre i testi fanno capire che un’imbarcazione di una tonnellata riusciva a effettuare una percorrenza su canale pari a circa dieci kilometri per giorno. Il vantaggio di un tale sistema di trasporto navale è immediatamente apprezzabile se si tiene conto che il trasporto terrestre dell’epoca si avvaleva per lo più di asini i quali, a seconda della razza, potevano portare tra i sessanta e i centoventi kili di basto e che dovendo bere tra i trenta e i quaranta litri di acqua Ottobre 2011 29 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 30 30 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA al giorno dovevano seguire vie carovaniere che costeggiassero fiumi o canali. Ciò al di là di una intrinseca lentezza che esponeva il carico delle merci a un maggiore rischio di (quasi sicuri) assalti di briganti . È almeno quanto fa capire una lettera degli archivi di Mari (XVIII sec. a.C.) «Al mio signore dì: così parla Sumḫu-rabi, tuo servo. Ili-iddinam, messaggero del mio signore che era stato inviato a Eluḫut e Tuliš, il suo caposcorta di Eluḫut, stavano portando dieci asini con un carico di (legno di) ginepro e un cavallo. Tra Bit-Kapan e Bit Yabanni-Ilum sono stati aggrediti e Ili-iddinam è stato ucciso con quattro suoi servi e due beduini che erano con lui. Lo stesso è capitato a Tuliš, con cinque suoi servi e una compagna di viaggio. I dieci asini sono stati rubati e anche il cavallo che essi portavano. Di tutti loro si sono salvati solo due uomini … ma ogni loro bagaglio è andato perduto». Nulla era tuttavia lasciato al caso, almeno a partire da un certo periodo storico, anche se è logico ipotizzare che la fase di redazione scritta fosse solo l’ultima di precedenti tradizioni orali di più antica data. Una precisa normativa scritta, di tipo legale, in grado di comporre contenziosi in tema di diritto navale, si trova nel famoso Codice voluto da Ḫammurapi (1792-1750 a.C.) ma storicamente precedente nelle sue redazioni orali «Se una nave che va controcorrente sperona e affonda una nave che va nel senso della corrente, il proprietario della nave che è stata affondata dovrà indicare sotto giuramento che cosa è andato perduto sul suo battello e il proprietario della nave che andava contro-corrente e che ha affondato la nave che andava nel senso della corrente dovrà rifondere all’altro la sua nave e qualunque cosa sia andata perduta» (§ 240). Un certo tipo di inconvenienti, per essere evitati o quanto meno ridotti al minimo, necessitavano allora come oggi di personale specializzato: questa doveva comunque essere anche l’idea dell’epoca se una lettera, ancora dall’archivio di Mari, riferisce quanto segue «Al mio signore dì: così parla Apil-kubi, tuo servo. Io ho fatto arrivare 200 tronchi d’albero in assi al porto di Karkemiš: sessanta uomini devono venirmi incontro a Emar, lungo il fiume. Perché ciò possa avvenire è necessario che un capitano o qualcuno che tra i pescatori conosca l’arte della navigaSupplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 31 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA zione (nell’Akkadico di Mari: murutum, da una radice verbale warum, «guidare») vada con loro, lungo il fiume». Il sistema di canalizzazioni messo a punto in Mesopotamia raggiunse molto spesso livelli di assoluta eccellenza e non solo come sussidio all’agricoltura, ambito per il quale era stato ideato dovendo contrastare l’aridità di zone steppiche. L’importanza di un timbrigliamento delle acque di questo tipo non solo per la vita agricola del paese mesopotamico, ma anche per l’andamento dei commerci che queste vie d’acqua usavano nella movimentazione delle merci a mezzo nave, si intuisce per esempio dalla rapidità con cui erano risolti eventuali problemi che potevano sorgere in merito. In una lettera, sempre dall’archivio di Mari, si legge per esempio «Al mio signore dì: così parla Baḫdi-Lim, tuo servo. Un masso che costituiva la parte anteriore di antichi avamposti, ad Ḫabur, è precipitato nel canale. Ciò ha ridotto la portata dell’acqua di mezzo cubito. Avendolo saputo, ho radunato una squadra di quaranta operai di Appan e di Ḫumsan e ho iniziato il lavoro. Ora ho fatto frantumare il masso e ripristinato la normale portata per l’irrigazione: l’acqua non mancherà a Mari nel modo più assoluto». E ancora. L’importanza di questo sistema di managment idrico è anche assicurata dallo stesso contesto lessicale: recenti studi hanno infatti dimostrato come nel lessico mesopotamico esistessero molteplici termini per descrivere ogni sorta di dighe, di argini, di sbarramenti, di chiuse, di bacini e di quant’altro servisse per modificare e re-indirizzare il naturale percorso delle acque. Se la realizzazione e la manutenzione di queste opere idrauliche era affidata come si è visto a maestranze esperte, in genere supervisionate dal governatore locale, le stesse erano invece volute dal re che, molto spesso, univa il proprio nome a quello che in Sumerico o in Akkadico indicava il «canale» (Sumerico i7; Akkadico iku), dedicando l’intera realizzazione dell’opera al dio o alla dea tutelare della dinastia. A seconda della importanza dell’opera realizzata — la navigabilità figurava tra i requisiti preferenziali — era anche possibile che questa facesse la sua comparsa nelle iscrizioni reali o nelle formule di datazione che caratterizzavano i vari anni di regno e che sovente contenevano, appunto, menzione dell’avvenimento più saliente dell’anno. Un’iscrizione celebrativa di Ur-nammu (2112-2095 a.C.), re della potente III Dinastia di Ur, ricorda la realizzazione di uno di questi canali e la conseguente dedica a una divinità Ottobre 2011 31 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 32 32 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA «A Nanna, figlio primogenito di Enlil, suo signore: Ur-nammu, l’uomo forte, il re di Ur, re di Sumer e di Akkad, nel momento in cui edificò il tempio di Enlil, lì scavò anche il canale il cui nome è i 7 -Nanna-gú-gal come canale di confine e connesse la sua parte Modellino di barca cultuale (British Museum). estrema con il mare». Ancora Ur-nammu, in un’altra iscrizione (auto-celebrativa — il Codice a cui si è accennato prima —, fa capire che la sua attenzione era rivolta all’intero sistema di navigabiltà tramite canale e dunque non a situazioni particolari «A quel tempo regolamentai il traffico dei battelli di fiume lungo le rive del Tigri e lungo le rive dell’Eufrate e lungo le rive di ogni fiume» (ll. 150-154). Non infrequentemente la stessa presenza di agglomerati urbani deve essere posta in relazione con questi sistemi di canalizzazione la cui funzione, come si è detto, era duplice: sostegno all’agricoltura e via carovaniera alternativa. Questo è per esempio il caso della città siriana di Mari, un sito nell’alta Mesopotamia la cui fondazione va collocata verso il 2900 a.C. e la cui stessa esistenza dipendeva da una strabiliante opera di ingegneria idraulica che previde e realizzò non soltanto un canale di navigazione ma anche un canale di raccordo che doveva unire la città all’Eufrate, posto ad alcuni kilometri da essa. Aver capito questo particolare del doppio canale ha consentito di dare risposte plausibili ad alcune semplici domande per le quali non si avrebbero spiegazioni se le cose fossero andate diversamente. Come avrebbero infatti potuto i suoi abitanti approvvigionarsi di acqua dolce, dal momento che la nappa freatica salata sottostante non poteva essere utilizzata? O come avrebbero fatto le donne deputate agli approvvigionamenti idrici effettuare ogni giorno oltre quattro kilometri per raggiungere il fiume e quindi l’acqua? O come avrebbero potuto le imbarca- Supplemento alla Rivista Marittima (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 33 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA zioni raggiungere la città di Mari, dal momento che i testi (XVIII sec. a.C.) parlano di un porto (karum), di navi a esso attraccate e di merci stoccate nei suoi magazzini? Questo canale di raccordo, lungo dai quattro ai sette kilometri — scoperto anche con l’aiuto di fotografie aeree —, è comunque la conferma dell’alto livello raggiunto dalle maestranze dell’epoca oltre che dell’importanza data alla navigazione dei due grandi fiumi della Mesopotamia, il Tigri e soprattutto l’Eufrate. La lettura dei testi fa tuttavia emergere alcune problematiche — si potrebbe dire — vecchie come il mondo «Al mio signore dì: così parla Kibri-Dagan, tuo servo. Ho passato in rassegna le maestranze del distretto e gli operai di Terqa che lavorano al canale di Mari. Riguardo alle maestranze delle diverse località benjaminite, la metà non si è presentata: la località a cui erano stati richiesti cinquanta lavoratori ne ha mandati venticinque e quella a cui ne erano stati richiesti trenta ne ha mandati solo quindici. Allora, ho gridato allo scandalo e ho fatto rapporto al mio signore!». Come si è detto, questa opera di ingegneria idraulica non era tuttavia l’unica a rendere possibile a Mari un ‘trattamento’ delle acque d’avanguardia. Il canale di raccordo era infatti affiancato da altre due opere similari: un canale di irrigazione, installato in posizione elevata, in modo che le acque potessero facilmente raggiungere le campagne per cascata gravitazionale; un canale di navigazione che, seguendo il corso dell’affluente Ḫabur, sfociava nell’Eufrate dopo oltre centodieci kilometri di percorso e con un diametro che oscillava tra gli otto e gli undici metri per tutta la sua lunghezza. Era questo terzo canale che i battelli solcavano per fare giungere a Mari e ai suoi mercati merci imbarcate altrove. Era questo terzo canale che le barche degli dèi di Mari percorsero dall’inizio del III millennio in poi, in occasione di spostamenti, pellegrinaggi e processioni rituali (19). Si è potuto capire come non sia infrequente leggere nei testi della Mesopotamia che questo o quel dio era in viaggio: i motivi erano sempre di natura religiosa e, allo stesso modo in cui oggi le statue di alcune Madonne particolarmente venerate o di santi vengono portate in processione in luoghi diversi da quelli di origine, anche allora gli dèi viaggiavano servendosi naturalmente di (19) Uno dei pochi lavori in questo senso è M. Artzy, Cultic Ship Representation in Late Bronze Age Mediterranean, in Forth Symposium on Ship Construction in Antiquity, Atene 1991. Ottobre 2011 33 (1-33) Mesopotamia (corrdepa 19ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 9:42 AM Page 34 34 LA MARINERIA NELLA MESOPOTAMIA ANTICA battelli. Un esempio tra tutti, per fare meglio comprendere la natura di questi spostamenti, è quello contenuto nel lungo poema sumerico Lugal-e, una composizione storico-mitologica databile a circa il 2100 a.C., anche se i manoscritti giunti fino a noi non oltrepassano la metà del II millennio. Incentrato su una teologia improntata all’esaltazione del dio Ninurta, il «Signore della terra da arare», divinità sumerica in cui erano confluiti due altri dèi arcaici, un dio agricolo e un dio della guerra, il poema — oltre settecento versi — prende il titolo dal primo verso della composizione, come era prassi in quell’epoca: lugal-e ud-me-lám-bi nír-gál, «O Re! Luce risplendente e sovrana!». Vi si narra in modo letterario ancorchè fantastico i difficili rapporti tra il paese di Sumer (in Sumerico: kalam, il «Paese» per antonomasia) e le ribelli popolazioni del Nord — la regione montuosa dello zagros e dei contrafforti dell’Iran, da cui il commercio mesopotamico derivava approvvigionamenti di legname e pietre — dedite a continue razzie e sconfinamenti in territorio sumerico e per l’occasione trasformati in esseri fantastici, gli uomini-pietra. Verso la metà del poema è contenuta una sorta di lapidario fantastico, in cui ognuna delle pietre (uomo) menzionate è analizzata in relazione al suo comportamento nei confronti di Ninurta e di conseguenza giudicata ed eventualmente punita, vale a dire — trattandosi di pietre — declassata agli usi meno nobili o a essere spezzettata (e dunque privata della sua integrità) nel corso delle lavorazioni. Una volta ristabilita la sua sovranità divina, Ninurta — prima della dossologia finale che ne sottolinea la definitiva promozione all’interno del consesso divino — parte per un pellegrinaggio che lo condurrà ad altri templi e negli altri luoghi in cui era venerato, quasi a sancire il suo passaggio a dio universalmente onorato. Ciò viene fatto servendosi naturalmente di un battello (vv. 648-651) «Allorchè, vinto il paese della Montagna, egli si mise in cammino nella steppa, il Campione risplendeva come il sole. Tra la folla che lo acclamava egli procedeva come un re! Avanzò gioioso verso il suo battello preferito, il má-gur8 (= nave da processione), per imbarcarsi sul suo má-kar-nun-ta-è (= nave che attracca al molo migliore)». Come si è già detto, la nave má-gur8 era un tipo di imbarcazione frequentemente impiegata dagli dèi e di un particolare tipo di má-gur8 che oggi si preferisce tradurre con «Arca» ci occuperemo nel prossimo capitolo. Supplemento alla Rivista Marittima (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 35 la marineria nella mesOpOtamia antiCa il contesto epigrafico n elle fonti cuneiformi, la mesopotamia del sud era indicata come kur a-ab-ba, cioè «il paese del mare». Che la mesopotamia sia stato un paese attivo anche per mare è intuibile da un testo del 2044 a.C. redatto durante il secondo anno del re neosumerico amar-suʾen (2046-2038 a.C.) e oggi al musée du louvre (aO 5673): il documento riguarda operazioni di cantieristica navale per la costruzione di navi o la loro manutenzione e riporta interventi effettuati su otto diverse navi di 60 gur di stazza ognuna (má 60 gur 8-a-kam) per Canne intrecciate ancora oggi usate nel Golfo per la un totale di 7.200 giornate lavorati- costruzione di battelli. ve — non viene però indicato il numero delle maestranze impiegate. alla fine sono menzionati i nomi di altrettanti marinai (má-laḫ4), verosimilmente i loro capitani, i quali oltre alle incognite del mare sono riusciti a sfidare anche quelle del tempo: Otto navi da 60 gur (di stazza) affidate a lugal-magurri, abilani, Daʾaga, Šukanni, lugal-kuzu, Ur-nungal, lu-suʾen, Ur-suʾen: marinai. il periodo storico mesopotamico che vide l’egemonia della iii Dinastia di Ur è considerato come uno dei meglio conosciuti anche per ciò che concerne la vita Ottobre 2011 35 (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 36 36 la marineria nella mesOpOtamia antiCa quotidiana in ragione della amplissima documentazione scritta che l’amministrazione locale ha lasciato per ogni campo delle attività umane. tra questi documenti figurano alcuni «registri» di personale (kurum7-aka) che si riferiscono ad attività lavorative svolte all’interno di un «arsenale navale» (mar-sa) da parte di maestranze contingentate e specializzate in opere navali. la struttura amministrativa indicata con il termine sumerico mar-sa altro infatti non è se non un «cantiere navale» in cui le imbarcazioni venivano sia costruite che fatte oggetto di lavori di manutenzione e le categorie dei lavoratori specializzati allo scopo sono per lo più indicate come «carpentieri» (nagar), má-laḫ4 letteralmente «marinai» ma nel contesto della cantieristica navale anche «costruttori di imbarcazioni», «maestri calafati» (má-gín), ad-kup4 letteralmente «cestai» ma nel contesto navale «lavoratori (specializzati nell’intreccio) di canne» e šà mar-sa, maestranze di rinforzo insieme alle categorie dei guruš e degli ḫé-dab5, poste in genere sotto la responsabilità di un «caposquadra» (ugula). Gli stessi testi informano sul fatto che tali maestranze venissero reclutate in funzione delle attività lavorative e che ad essi spettassero razioni alimentari quotidiane normali, dimezzate o nulle in relazione alla loro attività giornaliera, se svolta cioè a tempo pieno o a mezza giornata o non lavorata in caso di assenza: la meticolosità delle registrazioni (kurum7-aka) arriva a posizionare – prima del nome della persona – un indicatore (1 – il segno DiŠ -, 1/2 – il segno maŠ o nulla) per indicare appunto la quantità delle spettanze alimentari (Bm 110154 v.i:2-5, nisaBa 23 2009 45): 1(DiŠ) lugal-ḫé-gál nagar 1(DiŠ) lú-uš-gi-na ad-kup4 razione completa per l. il carpentiere razione completa per l. lo specialista in canne razione dimezzata per l. lo specialista 1/2(maŠ) lugal-iti-da ad-kup4 in canne 1(DiŠ) lú-sig5-pa-da-du muḫaldim razione completa per l. il cuoco. Oltre alla stazza delle navi o ai nomi dei capi cantiere, a volte veniamo a sapere anche qualcosa sui proprietari. Un testo proveniente da Umma (ca. 2050 a.C.) e ora a leningrado (erm 15259) ci informa sul futuro proprietario della neo-varata nave — il figlio del re — e sul relativo passaggio delle consegne 1 nave da 10 gur: un battello per il figlio del re da lugal-e-bansa (= il capo cantiere) supplemento alla rivista marittima (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 37 la marineria nella mesOpOtamia antiCa lu-saizu ( = il messo reale) ha ricevuto. in linea con le aspettative, dunque, anche i testi (20) dalla mesopotamia stanno portando il loro contributo a ciò che l’archeologia ha messo in evidenza tramite il recupero dei materiali navali. Un testo antico-babilonese (Uet V 645), databile al sedicesimo anno del regno di rim-sin re di larsa (1822-1763 a.C.), menziona il capo di un cantiere navale come destinatario di materiali in canna e i paleobotanici hanno identificato le canne usate in mesopotamia come appartenenti a due possibili tipologie: phragmites australis o phragmites communis. lo stesso materiale entra negli elenchi delle attrezzature impiegate nella costruzione di imbarcazioni secondo numerosi testi risalenti alla iii Dinastia di Ur (2112-2004 a.C.). Uno di questi, oggi all’ermitage di leningrado (erm 7820), databile al quarantatreesimo anno (2052 a.C.) — «anno in cui la sacerdotessa en del dio nanna venne scelta in base ai presagi» — del lunghissimo regno di Šulgi, il secondo dei cinque re della iii Dinastia di Ur, menziona appunto le canne tra i materiali allora in uso nei cantieri navali di Umma 102 manufatti in canna per l’interno delle navi: il loro volume è di 8,5 sar (1 sar = 36 mq), il (numero delle) fascine è 306, i giorni di lavoro 51, 1040 gli uomini (impiegati) per una giornata. sempre di canne — ma in questo caso sfilacciate in vista della particolare lavorazione cui erano destinate — era fatto un certo tipo di cordame, in sumerico gilim ( nella grafia del cuneiforme sumerico). secondo un altro testo, ancora da Ur iii, per realizzare una gomena di 27 metri furono necessari 48,5 kili di canne e un giorno e mezzo di lavoro. Ct Vii 31a è invece un documento redatto sem- (20) nelle pagine che seguono saranno utilizzate alcune sigle che fanno riferimento a pubblicazioni di materiale epigrafico edito in vario modo. non essendo di facile comprensione per i non assiriologi, se ne dà contezza al fine di migliorare la comprensione e l’accettabilità: Bm = British museum; Ct = Cuneiform texts, london; itt = inventaire des tablettes de tello, paris; mCs = manchester Cuneiform studies, manchester; nisaBa = studi assiriologici messinesi; tCl = textes Cunéiformes du louvre, paris; tpts = m. sigrist, tablettes du princeton theological seminary. Époque d’Ur iii, philadelphia 1990; UCp = University of California publications, Berkeley; Uet = Ur excavation texts, london; YOs = Yale Oriental series, Babylonian texts, new Haven; WmaH = H. sauren, Wirtschaftsurkunden aus der Zeit der iii. Dynastie von Ur im Besitz des musée d’art et d’Histoire in Genf, napoli 1969. Ottobre 2011 37 (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 38 38 la marineria nella mesOpOtamia antiCa pre nello stesso periodo che riferisce su materiali di canna impiegati nella costruzione di navi di magan: la «nave di magan» era infatti una delle tipologie di imbarcazioni marine della mesopotamia — insieme con la «nave di mari» e altre — a cui evidentemente corrispondeva un particolare progetto e forse anche una specifica lavorazione. lo stesso testo menziona 276 talenti (ca. 8 tonnellate) di fibre di foglie di palma (šu-sar Kaxsa) per sartie e cordami e 34 talenti (ca. 1 tonnellata) di gomene ottenute dalla lavorazione dello stesso materiale (šu-sar peš): una così elevata quantità di materiale specializzato come sartie e gomene, fa pensare che queste dovessero servire a mantenere le navi alla fonda nei diversi porti della mesopotamia. ancora nello stesso testo troviamo elencati 207 talenti (ca. 6.200 kili) di olio di pesce, da usare forse come antivegetativo sulle stesse sartie e gomene. il testo dell’ermitage prima citato (erm 15259) relativo alla costruzione della nave per il principe della casa reale, migliora le nostre conoscenze in merito alla ingegneria navale dell’epoca indicando non solo alcuni degli elementi costitutivi della nave (il segno GiŠ è un determinativo che in sumerico indica che quanto segue è un manufatto in legno) ma anche il quantitativo che di essi serviva per assemblare le varie parti 1 nave da 10 gur: (per) il suo bitume secco: 22 talenti; (per) il suo olio di pesce: 5 sìla; (per) la sua parte sommersa (GiŠ·-a-ra): 6 pezzi; (per) le sue fiancate (GiŠ·-a-da): 4 pezzi; (per) il suo albero (GiŠ·-mi-rí-za): 50 pezzi; (per) la sua cabina (GiŠ·-ḫum): 1 pezzo; (per) il suo rostro (GiŠ·-umbin): 8 pezzi; (per) i suoi remi (GiŠ·-gi-muš): 3 pezzi; (per) il suo impiantito (GiŠ·-gìri): 35 pezzi. Un altro testo (WmaH 3), anch’esso risalente alla iii Dinastia di Ur ma redatto a lagaš durante il primo anno di regno di amar-suʾen (2046 a.C.), dice qualcosa in più sui legni, in questo caso impiegati per l’alberatura delle navi, facendo capire che provenivano da aree — «piantagioni» (kiri6) — gestite da imprenditori locali o, in alcuni casi, dal tempio cittadino 120 tronchi per alberatura (GŠi·-mi-rí-za) dal vivaio (kiri6) di Ureninnu supplemento alla rivista marittima (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 39 39 la marineria nella mesOpOtamia antiCa 60 pezzi di legno per impiantito (GiŠ-eme-sig) dal nuovo vivaio (kiri6 gibil) della sacerdotessa ‘nin’; 21 tronchi per alberatura dal vivaio della sacerdotessa ‘nin’ dedicato al dio iškur. Durante il periodo antico-babilonese (2003-1595 a.C.) il sumerico cessò di esistere come lingua parlata, soppiantato dal più moderno akkadico. Così, le nuove generazioni di scribi che dovettero imparare quella lingua fossile rimasta in alcuni ambiti del sapere (per esempio i testi religiosi o letterari) si servirono anche di liste lessicali per imparare a memoria parole che non ricorrevano più nel parlato quotidiano. Composte a partire dall’epoca antico-babilonese e tuttora anacronisticamente etichettate con la titolatura ur5-ra con cui avevano inizio le versioni più tardive, queste liste costituiscono per noi moderni una preziosa fonte di informazioni. in questi elenchi tematici — veri e propri vocabolari — i termini sumerici (circa 3500 nomi vi compaiono) sono riportati nella categoria di pertinenza e tradotti in akkadico. Ognuno di questi «capitoli» contiene dalle 500 alle 700 linee: nel iV dei Vi capitoli totali — quello cioè che riguarda pietre e piante, pesci e uccelli — trovano posto anche i termini lessicali inerenti alla marineria. Dopo il generico nome sumerico per «nave» — má — tradotto con il corripondente akkadico elippu, troviamo per esempio GiŠ-má-gur8 GiŠ-má-tur GiŠ-má-u5 GiŠ-má-illat GiŠ·-má-ti-la GiŠ·-má-gíd-da GiŠ·-má-gud4-da GiŠ·-má-gu-la GiŠ·-má-sig GiŠ·-má-šu-ḫa GiŠ·-má-la-ga GiŠ·-má-má-ri GiŠ·-má-uri-ki GiŠ·-má-dilmun-ki GiŠ·-má-má-gan-na-ki GiŠ·-má-me-luḫ-ḫa GiŠ·-má-ša-ḫa Ottobre 2011 makurru maturru rukubu tillatu muballittu makittu makkutu rabitu qallatu elip bairi alakitu mairitu uritu tilmunitu makkanitu meluḫḫitu šaḫḫitu nave da processione nave piccola nave cargo nave appoggio nave da canale rimorchiatore nave corta nave grande nave leggera nave da pesca nave da crociera nave di mari nave di Ur nave di Dilmun nave di magan nave di meluḫḫa nave a vela (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 40 40 la marineria nella mesOpOtamia antiCa GiŠ-má-gibil GiŠ-má-libir GiŠ-má-šu-lál GiŠ-má-dirig-ga eššetu libirtu lupputtu nebiru nave nuova nave vecchia nave danneggiata nave traghetto. anche se il termine GiŠ-má-gur8 è tradotto con «nave da processione», è comunque probabile, almeno a giudicare dalla forma che a questa nave o a una sua tipologia è stata data sui sigilli — con un rostro cioè tagliente — che essa sia stata impiegata anche per scopi bellici. Con l’inizio del iii millennio a.C. le carestie che nei periodi storici precedenti avevano costituito la principale causa di avversità per le popolazioni mesopotamiche, vennero infatti rapidamente affiancate e superate da una nuova minaccia per l’uomo, la guerra. anche le navi ne divennero protagoniste e con un ben diverso ruolo rispetto alla norma, dal momento che l’intera mesopotamia era attraversata non solo dal tigri e dall’eufrate ma anche da centinaia di canali navigabili attraverso i quali nemici d’ogni genere su nave potevano spingersi fino all’interno di quella miriade di piccoli e medi villaggi non protetti e posti negli hinterland delle città mesopotamiche. il testo che segue risale al periodo antico Dinastico (ca. 2200 a.C.) ed è stato pubblicato per la prima volta nel 1902. Come spesso capita nella letteratura religiosa sumerica, anche questo testo riprende alcune realtà del mondo terreno — in questo caso il dolore della violenza a seguito di un attacco nemico perpetrato tramite nave — trasferendole nel mondo iperreale divino per mitizzarle e conferire a esse un maggiore impatto emotivo: nel testo (Ct XV 24) è una dea a parlare, ma nella realtà del mondo è una donna a esserne la protagonista «Oh, quel giorno della mia vita in cui fui annientata! Oh, quel giorno della mia vita in cui fui annientata! Fino a me, nella mia casa, lui giunse! Oltrepassò le montagne, per giungere fino a me! la nave, fino a me giunse (percorrendo) il mio fiume! per colpire me, la nave attraccò al mio molo! il comandante della nave venne verso di me, le sue sporche mani allungò verso di me, e a me gridò: ‘sali! sali a bordo!’. a prua venne radunato il bottino; a poppa, io — la regina — venni issata a bordo. Gelavo, dai brividi di paura! il nemico strascicò i piedi fino nella mia stanza! supplemento alla rivista marittima (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 41 41 la marineria nella mesOpOtamia antiCa Copia del testo religioso sumerico Ct XV 24 (linee 14-25) Circa 2200 a.C.. Quel nemico le sue sporche mani allungò su di me! la sua mano allungò su di me, terrorizzandomi! Quel nemico la sua mano allungò su di me, facendomi morire di paura!» (linee 14-25). nello stesso testo lessicale precedentemente citato, ai nomi delle navi comuni segue una nomenclatura più specializzata e relativa alle imbarcazioni legate al culto degli dèi: a ogni GiŠ-má, «nave», è associato il nome del dio che ne faceva uso (linee 292-334). talora erano le stesse navi ad avere diritto a un nome, soprattutto quando erano navi di dèi importanti: ecco allora che troviamo titolature come GiŠ-má-úr-nu-ub-zu GiŠ-má-kir-zal-nun-na Ottobre 2011 nave che non ha conosciuto costruzione nave orgoglio degli abissi. (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 42 42 la marineria nella mesOpOtamia antiCa Bassorilievo in pietra con immagine di nave.Šuruppak (ca. 2600—2500 a.C.: circa 300 anni dopo la data presunta del diluvio). Da H.W.F. saggs, Babylonians. in questa sotto-categoria sono inserite anche navi dedicate a usi «cultuali» o «liturgici», come per esempio GiŠ-má-nisan nave per il trasporto dei primi frutti nave per la santa processione. GiŠ-má-gur8-kug-ga altrove, i testi riferiscono di impieghi più tradizionali riservati alle navi che tuttavia fanno pensare a tipologie particolari, anche se queste sfuggono a distanza di millenni: così leggiamo di «navi per il trasporto d’argento» (GiŠ·-má-kù), «navi-silos per il trasporto di cereali» (GiŠ·-má-še), «navi per il trasporto di mele» (GiŠ·-má ḫašḫur), «navi caricate con cetrioli» (GiŠ·-má úkuš-a), «navi dedicate alle messi» (GiŠ·-má še-GÁna túm-a): questi termini compaiono per la verità solo nei testi letterari. Di essi soltanto le «navi-silos per il trasporto di cereali» (GiŠ·-má-še) sono attestate anche nei testi dell’amministrazione quotidiana. in mesopotamia, gli anni erano datati utilizzando come formula di datazione l’avvenimento più importante capitato in quell’anno: così, in mancanza d’altro, apprendiamo da un testo di Umma ora al Danish national museum (n° 10072) che il secondo anno di regno di Šu-suʾen (2035 a.C.), quarto re della iii Dinastia di Ur, era datato con la seguente formula mu má-den-ki ba-ab-du8 anno: (in cui) la barca del dio enki venne calafata. supplemento alla rivista marittima (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 43 la marineria nella mesOpOtamia antiCa È ovvio allora che in molti documenti dell’epoca si faccia ampio riferimento al più importante componente usato in questa tecnica cantieristica, il bitume. la parola sumerica ésir(-ḫax), «bitume (raffinato)» o — a seconda del periodo storico e dunque della lingua in vigore — la corrispondente akkadica kupru o i loro sinonimi indicano il materiale che, oltre ad altre applicazioni (ad es. tappi per recipienti o coibentazioni per cesti), serviva appunto per calafatare le imbarcazioni. i testi tuttavia non si limitano a indicare il nome con cui gli antichi abitanti della mesopotamia chiamavano questo materiale, ma danno anche conto delle quantità che di esso erano necessarie per le diverse tipologie di navi: un síla (= ca. un litro) di «bitume secco» (ésir-ḫa5-rá) pesava all’incirca una mina e cioè 500 grammi, stando ad alcuni testi cuneiformi amministrativi oggi conservati nel museo del louvre (es. tCl V 5680). Un testo antico-babilonese da larsa, databile al dodicesimo anno del regno di rim-sin (ca. 1810 a.C.), riporta per esempio i quantitativi di bitume (ésir) per due navi da 20 gur ciascuna (= 6000 litri) di stazza: oltre a menzionare una quantità pari a quattro gur (= 1200 litri) per imbarcazione, il testo cita anche 150 síla (= 150 litri) di ulteriore bitume per operazioni di rivestimento. i 1350 litri totali per nave corrispondono a circa 675 kili totali di bitume, con una resa di 33.75 kili per ogni gur di stazza. Che ciò non possa tuttavia costituire la regola generale nei lavori della cantieristica navale mesopotamica, è dimostrato da un altro testo — ancora di periodo anticobabilonese — in cui si ricorda che un’imbarcazione di venti gur di stazza necessitò invece di otto gur (= 2.400 litri = 1.200 kili) di bitume, con una resa quindi di 150 kili per ogni gur di stazza. È probabile che queste significative differenze fossero in realtà dovute al diverso stato della nave e quindi alla differente manutenzione di cui poteva necessitare, oltre al diverso impiego che della stessa poteva essere fatto: una imbarcazione per la navigazione in mare avrebbe certamente richiesto materiali in qualità e quantità superiori. Vediamo nel dettaglio uno di questi testi che aveva a che fare con il bitume, questo componente essenziale nella cantieristica navale dell’epoca. Databile al periodo paleo-akkadico (ca. 2350-2200 a.C.) e redatto in sumerico il testo, attualmente facente parte della collezione michail, è stato pubblicato nel 1997 (21) e menziona quantità di bitume che sarebbero servite alla costruzione di navi (21) G. pettinato, l’uomo incominciò a scrivere. iscrizioni cuneiformi della Collezione michail, milano 1997. Ottobre 2011 43 (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 44 44 la marineria nella mesOpOtamia antiCa che, una volta trattate avrebbero preso il nome di má-du8-a, «nave calafata con bitume» (itt V 8234) [x]+10 ésir-ḫa5-rá gú [ ]-gal [x]+10 ur-á 20 a-zi 10 lugal-ezen ur-dinanna ga:ra? mu-túm 10 ésir-é-a gur x+10 talenti di bitume secco (da parte di) …-gal x+10 talenti (di bitume secco) da parte di Ur-a 20 talenti (di bitume secco) da parte di a-zi 10 talenti (di bitume secco) da parte di lugal- ezen. Ur-inanna, il mercante fluviale, ha portato 10 gur di bitume liquido. È possibile che i personaggi elencati siano stati importatori di bitume dai paesi fornitori o più semplicemente distributori dello stesso e comunque le esigue quantità di bitume qui elencato (10 talenti corrispondono a 300 kili odierni) verosimilmente servivano per calafatare piccole imbarcazioni per il commercio fluviale, quindi a piccolo o medio raggio: anche il trasporto di parte di questo bitume era avvenuto a mezzo dell’imbarcazione di un mercante fluviale. nel testo sono contenuti anche i nomi di due diversi tipi di bitume: quello secco (ésir-ḫa5rá), in pezzi, e quello liquido (ésir-é-a), pronto per essere invece usato. i 10 gur di bitume liquido a cui si riferisce il testo corrispondono a 2400 sìla (= 2400 litri): nel sistema di misura per aridi adottato in quel periodo, 1 gur era infatti suddiviso in 240 sìla. altri testi (YOs V 231 o YOs V 234 o UCp iX 90) sono più espliciti in merito e menzionano espressamente «bitume per calafatura» oppure «materiali bituminosi da impiegare sulle navi». Una tavoletta di lagaš (WmaH 3), appartenente al primo anno di regno di amar-suʾen, parla di una nave di 60 gur su cui erano stati caricati 150 talenti (ca. 4500 kili) di bitume, del quale si attestano alcune ulteriori tipologie 299 sìla (= litri) di bitume liquido (ésir-é-a), 9 misure di bitume grezzo (22) (ésir-a-ba-al), (22) Che il bitume indicato come «grezzo» (letteralmente: «terroso») fosse di scadente qualità è dimostrato da un passo dello stesso testo dove si dice che per la nave di un armatore, al tempo stesso sacerdote del dio Baba, «al posto di bitume grezzo, sono state impiegate 30 misure di bitume (derivante) da navi purificato con il fuoco». supplemento alla rivista marittima (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 45 45 la marineria nella mesOpOtamia antiCa 31 misure di bitume di montagna (ésir-ḫur-sag), bitume da madga, dal deposito sulla riva del canale. Un testo da Girsu (Ct Vii 31), anch’esso appartenente agli sterminati archivi della iii Dinastia di Ur, oltre a specificare grandi quantitativi di legname, sartie in fibra di palma, cordami e oli per la costruzione di un numero non riportato di navi, menziona anche 3170 gur di un particolare tipo di bitume (ésir-luḫ, «bitume purificato») per la manutenzione di navi battenti bandiera di magan. nei cantieri navali, le conoscenze specifiche dovevano comunque essere ad alto livello. lo scafo era suddiviso in parti diverse, ognuna delle quali aveva un nome ben preciso che è ancora il testo lessicale già citato a fare conoscere GiŠ·-igi-má GiŠ·-egir-má GiŠ·-da-da-má GiŠ·-gissu-má panu elippi arkatu elippi ṭeḫatu elippi ṣillu elippi prora della nave poppa della nave fiancata della nave coperta della nave. i testi arcaici di Uruk iV (3350-3200 a.C.) contengono un segno pittografico — che dalla forma e dalla successiva lettura (una volta trasformatosi in segno cuneiforme) ha fatto pensare a una vela, il cui uso era conosciuto nella marineria mesopotamica già dal iV millennio a.C., come dimostrano non solo il ritrovamento del modellino di eridu — dotato appunto di un alloggiamento per l’albero maestro — ma anche i molti sigilli che evidenziano questa struttura. Frequentemente avveniva che non disponendo di una propria imbarcazione, chi voleva trasportare merci si trovava nella condizione di doverne affittare una. nei testi cuneiformi troviamo informazioni anche su questa tipologia di offerta commerciale 30 (sìla) di orzo molito (ricevuti) come affitto per una nave da Ur-nintu: convalidato con il sigillo di lusi-anna (WmaH 14) 10 maestranze affittate, specializzate nella navigazione: il loro compenso — come vitto — (ammonta) a 7 sìla ognuno. per sei giorni e mezzo la spettanza in orzo è di 1 gur. 152 sìla è la paga di chi affitta la nave. Ottobre 2011 (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 46 46 la marineria nella mesOpOtamia antiCa 1 nave da 30 gur di stazza: il suo affitto è di 6 sìla. 1 barcaiolo annesso: il suo compenso — come vitto — è di 7 sìla. per sette giorni la spettanza in orzo è 95 sìla (WmaH 15). nel periodo della iii dinastia di Ur, i costi di affitto per esempio erano proporzionali alla distanza da coprire e al peso delle merci: il prezzo era dunque quello corrispondente a 1 sìla (= 1 litro) di orzo per ogni gur trasportato moltiplicato per 1 danna. il danna o da-na è una parola sumerica che indicava una unità di lunghezza (ca. 6,7 miglia marine), quella nella fattispecie che si riusciva a coprire in due ore di navigazione. Così, se una nave si trovava a trasportare 40 gur di carico su una distanza di 30 danna, il pagamento pattuito era di 40x30 = 1200 sìla (cioè la somma che sarebbe stata necessaria all’acquisto di 1200 sìla di orzo). stando ai testi di Umma, un’altra delle città-stato della mesopotamia, l’affitto giornaliero era invece relazionato alle dimensioni della nave e dunque alla sua capacità di carico: per una imbarcazione di 60 gur di stazza si pagavano 20 sìla; 15 sìla era invece l’affitto di una nave di 40 gur e una più modesta cifra di 5-6 sìla era sufficiente per una nave da 20 gur (23). in altri casi, l’affitto sembra essere stato forfettario: un testo ancora da Umma (mCs 6 82 H.7165) riferisce che una nave che aveva trasportato 30 gur di cereali, 20 gur di datteri e 2 gur e 140 sìla di sfarinati, era stata affittata per 30 sìla totali. la meticolosità amministrativa neo-sumerica arriva al punto di dire che il pagamento dei 30 sìla totali era stato però suddiviso in 15 sìla per il trasporto di orzo e 15 sìla per quello dei datteri. Un testo di Ur iii da Umma — ora nel museo nazionale Danese (n° di inventario 15361) (24) — databile al nono anno di regno di amar-suʾen (2038 a.C.) aiuta a capire meglio quanto detto e a prendere cognizione anche delle possibili (23) nel periodo della iii Dinastia di Ur, i testi di Umma menzionano dimensioni di stazza che variavano da 10 a 60 gur (1 gur aveva una capacità di circa 300 litri), con tutte le misure intermedie, anche se è evidente che il cabotaggio dei canali intorno alla città di Umma era possibile solo per i più ampi e da parte di piccole o medie imbarcazioni. testi contemporanei da Ur (es. Uet iii 272) menzionano invece imbarcazioni la cui stazza oscillava tra 1 e 300 gur. (24) C. Halvgaard – C. Johansen, Ur iii texts in the Danish national museum, revue d’assyriologie 98 (2004) 8. supplemento alla rivista marittima (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 47 47 la marineria nella mesOpOtamia antiCa penali applicate in caso di inadempienza r. 1) 239 sìla še gur 2) á má-ḫun-gá 3) ki lugal-e-ba-an-sa6-ta 4) ba-zi V. 1) kišib ÁraD-da 2) tukum-bi 3) iti min-èš-a nu-mu-DU 4) 30 gur-àm íb-su-su-a 5) mu lugal in-pà 6) mu en dnanna ba-ḫun 239 sìla di orzo: ammontare per l’affitto di una nave registrato a carico di lugale-bansa. sigillo di araD-da. Qualora al settimo mese egli non abbia (ancora) pagato, risarcirà con 30 gur (e) avrà tradito il giuramento (fatto) in nome del re. anno in cui la sacerdotessa ‘en’ del dio nanna è stata eletta. naturalmente, a viaggiare per nave per giungere in mesopotamia non era soltanto il bitume; lo stesso mezzo di trasporto era utilizzato anche per altri materiali di tipo navale, per esempio il fasciame di legno che, da un certo periodo storico in poi, venne ad affiancare e poi a sostituire la canna testo nella costruzione di navi. Un testo da Umma ancora di Ur iii (amherst 66) rela(3,2x3,1 cm.) tivo alla cantieristica navale menCollezione ziona ben 11.787 pezzi di legno. schøyen (ms anche un testo da Umma dello 1947/10). stesso periodo, redatto nel settimo anno di regno di amar-suʾen (2040 a.C.) e oggi nella collezione privata schøyen, contiene un elenco di materiali lignei per la manutenzione di navi fluviali e che, in questo caso, erano stati importati in mesopotamia tramite la nave cargo di un certo lugal-bangar. Ottobre 2011 (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 48 48 la marineria nella mesOpOtamia antiCa i legni per la carpenteria marittima facevano parte di essenze pregiate che molto spesso venivano importate perché non presenti sul suolo mesopotamico. le maestranze egizie della seconda metà del iii millennio a.C. usavano per esempio legno di cedro per le costruzioni navali, importandolo dal libano e anche in mesopotamia il legno di cedro era particolarmente apprezzato, insieme a legni locali come l’acacia, il tamericio, il sicomoro. tra i legni importati figurano la quercia — fatta arrivare dai monti Zagros, nel nord del paese —, uno tra i legni preferiti per la sua durezza e la inattaccabiltà da parte della teredine, un mollusco bivalve vermiforme e xilofago in grado di scavare gallerie in qualunque tipo di legname. moorey (25), analizzando i materiali lignei recuperati negli scavi di vari siti archeologici, ha potuto stabilire che i legni più adoperati nella cantieristica navale in mesopotamia erano il frassino, il cedro, il cipresso, l’olmo, la quercia, il pino, il tamericio, il teak e il salice: ciò a partire dalla seconda metà del iii millennio a.C. Un testo oggi conservato nel museo di Genf e redatto nel corso del quarto anno del regno di ·Šu-suʾen (2033 a.C.) menziona un notevole numero di tronchi di pino (GiŠ·-ù-suḫ) tra i materiali che nel cantiere navale erano impiegati per la costruzione di navi da 120, 60 e 30 gur. alcuni testi commerciali sumerici d’epoca pre-sargonica (ca. 2400 a.C.) riferiscono di legni appositamente importati e utilizzati nei cantieri navali per tre diverse tipologie di nave: má-gula, má-lugud-da (26) e má-gur8-ra. infatti, se la maggior parte del legname importato era impiegato dall’industria di trasformazione (= prodotti finiti), parte di esso era invece usato nelle costruzioni navali dove serviva per la scheletratura o per il fasciame che era a sua volta rivestito di bitume, di pelli o di altro materiale e dunque non necessitava di dimensioni importanti in lunghezza o in altezza. molte navi, soprattutto quelle adibiti ai viaggi di media-lunga distanza, erano cabinate e anche la glittica mesopotamica conferma questo particolare facendo vedere, tra le raffigurazioni di navi incise sui sigilli, alcune che sono dotate di cabina, la cui funzione variava a seconda del tipo di nave: sulle navi processionali, per esempio, essa costituiva la proiezione del tempio stesso del dio che, a mezzo della nave, poteva giungere in altre sedi di culto. a conferma dell’anti(25) p.r.s. moorey, ancient mesopotamian materials and industries, Winona lake in 1999. (26) má-gula era verosimilmente una barca fatta di materiali di canna: gula, in sumerico, indica appunto la fascina di canna legata; má-lugud-da era invece una barca «leggera» (lugud), usata per la navigazione lungo i fiumi dove era richiesta appunto una struttura che abbinasse facilità di manovra a misure contenute: un altro significato del sumerico lugud è infatti «corto». supplemento alla rivista marittima (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 49 49 la marineria nella mesOpOtamia antiCa chità di questa tecnica, possono essere citati alcuni sigilli del periodo Jemdet nasr / Uruk iV (3200 ca. a.C.) oltre che alcuni segni pittografici dei testi di Uruk. la lista di parole cui abbiamo accennato contiene anch’essa numerose conferme epigrafiche di queste cabinature GiŠ·-u5-má GiŠ·-é-má GiŠ·-é-gag-má GiŠ·-gag-má ḫinnu elippi bitu elippi ḫinnu elippi sikkatu elippi cabina della nave cabina (lett. casa) della nave cabina della nave cabina piramidale della nave. lo stesso testo lessicale menziona decori per alcune navi e ulteriori particolari li leggiamo in un testo akkadico in cui un re si vanta di aver abbellito con essi una nave: «le sue fiancate, la prora e la poppa ho equipaggiato con lavori in oro e (figure di) dragoni», mentre Šulgi, il secondo re della iii Dinastia di Ur, in una delle composizioni poetiche da lui scritte dice che «la sua (= della nave) cabina — il sumerico ha é-gal, «la grande casa» — ho decorato di stelle come il cielo». Un altro tipo di decorazione usata per abbellire le navi divine o quelle regali era la «polena» in materiale pregiato — corno o avorio: così infatti è probabile che vada inteso il termine si (‘corno’ in sumerico è si) che un testo letterario anticobabilonese (ca. 1800 a.C.) unisce a GiŠ-má, la nave: «sulla prora della mia nave con la sua polena (GiŠ-má si-bi) veleggerò verso casa» (nanše B iV:14) dice la dea nanše all’interno di un frammento di una più ampia composizione in sumerico da inserire nell’ambito di quella sempre sfumata ma mai scissa attività templare-amministrativa del suo tempio durante la iii Dinastia di Ur nel territorio di lagaš-Girsu. in realtà, questa bipolare attività teologico-temporale fu propria di ogni tempio, non solo quindi del tempio di nanše. l’importanza di poter disporre di legname scelto, specifico e in alcuni casi pregiato, doveva certo essere fondamentale per la carpenteria navale di alto profilo se perfino i testi letterari si scomodano per ricordarla. nella letteratura su- Ottobre 2011 (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 50 50 la marineria nella mesOpOtamia antiCa merica esiste infatti un lungo testo poetico che oggi conosciamo per le trascrizioni che di esso vennero fatte dalle scuole scribali (27) di nippur in epoca paleobabilonese, ma la cui composizione originaria probabilmente avvenne già durante la iii Dinastia di Ur (2112-2004 a.C.). i principali protagonisti del poema sono tre: il dio lunare nanna-suʾen - che con la sua presenza conferisce una dimensione sovrannaturale al re di Ur, mitizzando un reale pellegrinaggio a nippur compiuto via fiume dal re in accompagnamento della statua del dio; la città di Ur — che da questa simbiosi dio-re sembra trarre ogni tipo di vantaggio; il pellegrinaggio stesso Ur→nippur — che a sua volta mitizza e dà enfasi alle quotidiane spedizioni fluviali lungo l’eufrate che collegavano Ur (a sud) con nippur (a nord), quella nippur i cui «palmizi erano slanciati quando Dilmun non esisteva ancora!». nanna-suʾen ha bisogno di una nave fluviale per poter effettuare questo pellegrinaggio rituale e parte del poema racconta la sua costruzione (28) «per costruire una nave da pellegrinaggio (Gi·-má-gur8), per approntare una nave da pellegrinaggio, per cercare fascine di canne (Gi.KiD.BÚr) (29) suʾen inviò qualcuno. per le canne (gi)(30) della nave da pellegrinaggio, a tummal nanna-suʾen ha mandato un uomo. per il bitume (ésir) della nave da pellegrinaggio, ad apsu ašimbabbar ha mandato un uomo. per i suoi giunchi (ú-a-númun), a Du-ašaga, nanna-suʾen ha mandato un uomo. (27 )le é-dub-ba (lett. «casa delle tavolette») paleo-babilonesi, oltre ad essere scuole dove i giovani apprendisti scribi (dub-sar) imparavano la loro arte anche attraverso l’esercizio del sumerico ormai non più lingua viva, erano sofisticate comunità di pensiero all’interno delle quali lo studio e la copia di testi poetici come questi erano usati per creare un comune patrimonio letterario sumerico ed un legame con la storia sumerica, oltre che per implementare il background personale degli scribi. (28) il testo, studiato in tutti i suoi manoscritti, è stato pubblicato da a.J. Ferrara, nanna—suen’s Journey to nippur, roma 1973. le linee del brano riportato vanno dalla 37 alla 52. (29) secondo un altro testo letterario, queste «fascine» (Gi.KiD) servivano per «rivestire la nave» (nígin-nígin-na-má). (30) Un testo neosumerico da lagaš (WmaH 5) menziona un elevatissimo numero di queste «fascine di canne» (sa-gi; ‘canna’ in sumerico è gi), il cui uso era riservato anche in questo caso alla cantieristica navale: il numero a cui la prima parte del testo fa riferimento è di «9714 fascine di canne». a queste se ne aggiungeranno, nella seconda metà del documento, altre 8800, di cui 4740 da considerare «sul conto del re». supplemento alla rivista marittima (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 51 la marineria nella mesOpOtamia antiCa modellino in argento di nave cultuale (65x20x8 cm.). tombe reali di Ur (iraq museum, Baghdad). per le sue gaffe (GiŠ·-mi-rí-za), alla foresta dei cedri ašimbabbar ha mandato un uomo. per il suo impiantito (GiŠ·-eme-sig), alla foresta di Kununa nanna-suʾen ha mandato un uomo. per le sue bordature (a-da) di poppa, alla montagna dei cedri fragranti ašimbabbar ha mandato un uomo. per le sue fiancate (GiŠ·-ù), alla foresta di ebla ašimbabbar ha mandato un uomo. per il suo legno di pino (GiŠ·-ù-suḫ5), alla foresta dei cedri fragranti nanna-suʾen ha mandato un uomo. per il suo … in legno di ginepro (GiŠ·-li), a langi ašimbabbar ha mandato un uomo. per il suo … , a … ašimbabbar ha mandato un uomo. per il suo … di canne, a … nanna—suʾen ha mandato un uomo». Questo testo non è unico ma affonda le sue radici in un milieu letterario-religioso comune: altre composizioni analoghe sono infatti rintracciabili nella letterarura della mesopotamia, dove ogni divinità poteva in pratica avvalersi della realizzazione di una barca cultuale. Un altro testo di epoca medio-Babilonese (ca. XiV sec. a.C.), scritto in un sumerico non corretto in quanto ormai lingua fossile utilizzata solo in ambito letterario, ripercorre infatti un simile cliché a proposito della nave del dio enki (4r 25, linee 6-19) Ottobre 2011 51 (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 52 52 la marineria nella mesOpOtamia antiCa Calco da un sigillo in steatite rosa: divinità in viaggio su una nave in un fiume «la nave: il materiale in canna (gi) è importato da magan, il bitume (ésir) è fornito dall’abisso, il materiale in canna da rivestimento (Gi.KiD-má-nígin) è …, il suo impiantito (GiŠ·-eme-sig) è in lapislazzuli, la sua gaffa (GiŠ·-mi-rí-za) è fatto d’oro, il suo timone (GiŠ·-gi-muš6) è stato portato da meluḫḫa, i suoi remi (GiŠ·-gisal) — sette volte sette — sono leoni della steppa con fauci digrignanti. la nave: le sue fiancate (é-gar8) sono cedri (abbattuti) nelle loro foreste, la sua copertura (an-má-dul) sono (foglie) di palma da dattero di Dilmun». il modellino di nave in argento trovato nel cosiddetto Cimitero reale di Ur (circa 1850 tombe del periodo dinastico e sargonico, 2600-2500 a.C.) (31) può forse dare una idea visiva più precisa di questo tipo di navi cultuali fatta costruire per gli dèi, anche se è certo evidente anche a chi non vada per mare che queste descrizioni nei testi letterari dovevano essere ben diverse da quelle reali che solcavano i canali della mesopotamia, diverse a loro volta da quelle che veleggiavano sul mare del Golfo. la documentazione epigrafica in nostro possesso informa ampiamente anche su questa tipologia di barche che potrebbero essere definite come processionali (31) C.l. Woolley, the royal Cemetery: report on the pre—Dynastic and sargonid Graves excavated between 1926 and 1931. Ur excavations vol. 2, london 1934; r.l. Zettler – l. Horne, treasures from the royal tombs of Ur, philadelphia 1998. supplemento alla rivista marittima (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 53 53 la marineria nella mesOpOtamia antiCa — il nome che nei testi compare è appunto quello di má-gur8, cioè «nave processionale» — , legate ai frequenti spostamenti che le statue degli dèi dovevano compiere da un tempio all’altro e da una città all’altra per esigenze di fede. Come si è visto, i re locali — anche per garantire un imprinting celeste alla propria regalità e il conseguente favore divino di cui necessitavano — spesso presenziavano in prima persona a questi pellegrinaggi che avvenivano tramite rete di canali e su battello. il testo relativo al viaggio di nanna-suʾen riferisce non senza humor di un numero di imbarcazioni talmente elevato da ingolfare un intero canale per una lunghezza di quasi dodici kilometri: «Quanto al convoglio (di navi), l’inizio era già arrivato a Uruk, ma la fine era ancora a larsa». anche le navi dei pellegrinaggi divini figurano nelle formule di datazione: all’interno di esse capita infatti di trovare ricordato qualche evento inerente alle navi degli dèi. Gli esempi che seguono, per brevità, sono limitati al solo periodo della iii Dinastia di Ur regno di Šulgi anno in cui fu calafata la nave del dio nin-lil anno seguente a quello in cui fu calafata la nave di nin-lil (2087 a.C.) (2086 a.C.) regno di ·u-suʾen anno in cui Šu-suʾen re di Ur costruì la nave di enki detta ‘lo stambecco degli abissi’ (2035 a.C.) anno seguente a quello in cui la nave di enki, lo ‘stambecco degli abissi’, fu costruita (2034 a.C.) anno in cui Šu-suʾen re di Ur costruì una grande nave per en-lil e nin-lil (2029 a.C.) anno seguente a quello in cui Šu-suʾen re di Ur costruì una grande nave per en-lil e nin-lil (2028 a.C.). il re-poeta Šulgi, figlio e successore del fondatore della iii Dinastia di Ur, sembra aver voluto ulteriormente confermare un legame al mondo divino anche per questa ingegnosa invenzione con cui si potevano solcare le acque, dedicando — alla nave in generale — una composizione poetica da lui strutturata come un inno reale alla dea nin-lil: la vicenda principale era determinata dalla costruzio(32) il testo è stato recentemente ripreso da J. Klein, Šulgi and ninlil’s Boat: a Hymn of building and dedication, in J. Klein - a. skaist edd., Bar-ilan studies in assyriology, 80-131, Bar-ilan 1990. Ottobre 2011 (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 54 54 la marineria nella mesOpOtamia antiCa ne della barca processionale per questa dea, avvenuta nell’ottavo anno del suo regno. l’inno, voluto dal re ma probabilmente composto a più mani e con l’aiuto delle scuole scribali, è oggi conosciuto per le circa 90 linee arrivate fino a noi. nella sua prima parte (linee 1-39), il testo racconta in modo poetico la costruzione di questa nave divina, dedicando un intero verso a ogni termine nautico e cercando di raggruppare questi ultimi in blocchi funzionali: si avrà così una sezione dedicata ai congegni propellenti; una dedicata agli impiantiti; una alla cabina e alle sue componenti; una a parti differenti. tutto è mitizzato e trasportato in una dimensione virtuale — la banchina da cui salpa la nave si chiama «Banchina ‘gloria delle correnti d’acqua’ (kar-me-te-a-gi6-a)»; il tratto di eufrate che percorre per giungere fino a nippur prende il nome di «Canale ‘anno dell’abbondanza’ (i7-mu-ḫé-gál-la)» — ma allo stesso tempo tutto ha una strettissima relazione con il mondo reale della cantieristica navale. Cerchiamo di leggere quella parte del testo che più esplicitamente di altre tratta delle tecniche di costruzione navale — nel testo l’autore parla della nave rivolgendosi a lei in seconda persona, come con un reale interlocutore (32) «la tua dea, nin-lil, dette ordini per la tua costruzione: al fedele ?ulgi dette istruzioni a tuo riguardo e lui, dalla perspicace intelligenza, seppe cosa fare a tuo riguardo: il pastore giorno e notte non dormì, lui, l’astuto e programmatore, colui che conosce ogni cosa, nella fitta foresta di cedri fece abbattere grandi cedri per te. Quanto alle grandie quantità di materiali in canna (muru12), sei come la luce del giorno che è diffusa sulla pura terra; quanto alle pertiche (gi-zi), sei come un dragone che dorme sonni sereni nella tana; quanto alle gaffe (GiŠ-mi-rí-za), sei come un serpente il cui ventre è pressato sui flutti; quanto all’impiantito (GiŠ-eme-sig), sei come una corrente di flutti che rutilano insieme nel limpido eufrate; quanto alle fiancate (GiŠ-ù-má), sei come una scala che porta a una sorgente montana; quanto al traversino (GiŠ·-ḫum), sei come un’elevata predella, eretta nel mez zo dell’abisso; quanto alla cabina (GiŠ·-iGi.DUB), sei come l’aratta, pieno di tesori; supplemento alla rivista marittima (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 55 la marineria nella mesOpOtamia antiCa scena processionale con nave. Disegno da un frammento in pietra di epoca Cassita (ca. 1180 a.C.) (da m. De Graeve, the ship of the ancient near east fig. Viii). quanto alle insegne (GiŠ·-an-ti-bal), adorne dei simboli di regalità, sei come una foresta di cipressi su cui scintillano gocce d’acqua; quanto alle piccole parti in canna (gi-KiD-ŠÚ-má), sei come il cielo di sera illuminato di stelle; quanto al palo d’ormeggio (GiŠ-dimgul), sei come un nastro celeste …; quanto alla lunga fiancata (GiŠ-ad-úš), sei come un guerriero che cozza contro un altro guerriero; quanto alla prora (má-sag), sei come il dio-luna che rischiara con la sua luce il cielo; quanto alla poppa (GiŠ-egir-má), sei come il dio-sole la cui luce sorge all’oOttobre 2011 55 (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 56 56 la marineria nella mesOpOtamia antiCa rizzonte». Una simile fraseologia, al di là della specifica utilità nel permettere di recuperare molti dei termini tecnici della cantieristica navale dell’epoca, se pone il concetto di nave in una dimensione certamente iper-reale, dimostra comunque la particolare considerazione — unicamente derivata da un uso quotidiano — che le popolazioni della mesopotamia avevano per questo mezzo di trasporto. l’ennesima dimostrazione è la parte finale della composizione poetica in sumerico, in pratica il panegirico della nave di enki di cui si è parlato prima (4r 25, linee 22-30) «la nave è benedetta da enki, di lei si è presa cura Damgalnunna, un nome felice le è stato dato da asarluḫi. sirsir, il (divino) marinaio di eridu, e ninildu, il capo carpentiere celeste, l’hanno costruita con cura con le loro mani divine. Oh nave, possa la fortuna camminare davanti a te! Oh nave, possa la prosperità camminare dietro a te!» (33). Come accennato, gli dèi e di conseguenza i templi che a loro facevano riferimento, in quell’epoca non gestivano unicamente la res theologica e dunque ciò che gravitava nell’ambito della religione e gli aspetti a questa connessi, ma interagivano in molti altri settori della vita cosiddetta laica, compreso quello marinaresco. È questo il caso riportato da due testi redatti all’epoca di Ur-nammu (2112-2095 a.C.), il fondatore della iii Dinastia di Ur, entrambi al British museum di londra. nel primo di essi (Bm 30086) si fa riferimento alla costruzione (forse semplicemente si trattò di una ri-fondazione) del tempio del dio nanna e alla ristrutturazione di alcune banchine di scalo per i grandi cargo mercantili abbandonate da lungo tempo e che entravano nella giurisdizione amministrativa della stessa area templare «al dio nanna, primogenito di enlil, suo signore: Ur-nammu, l’uomo potente, il re della terra di sumer e di akkad, colui che ha edificato il tempio del (33) il testo sul viaggio a nippur del dio lunare nanna—suʾen di cui si è tradotta poc’anzi una sua parte, a questo proposito dice che quando il dio enki “veleggia” (u5-a-ni) l’anno sarà ricolmo di abbondanza. supplemento alla rivista marittima (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 57 la marineria nella mesOpOtamia antiCa dio nanna, lui ha ripristinato un antica consuetudine commerciale! al lido, ha fatto sì che il commercio potesse raggiungere le aree di scalo (ki-sar) e ha fatto tornare le navi di magan sotto la sua (= di nanna) giurisdizione» (34). le spedizioni dei valletti divini nel mondo allora conosciuto di cui abbiamo letto nel poema sul viaggio in barca del dio nanna-suʾen, altro non sono che amplificazioni dei reali viaggi commerciali che i mercanti della mesopotamia compivano — dal Golfo persico al mediterraneo, dal libano alla costa siriana e ai contrafforti dell’anatolia — non solo per vendere all’estero manufatture della mesopotamia, ma anche per acquistare in altri paesi ciò che in mesopotamia mancava, per esempio il legname per la carpenteria navale. il testo letterario fa anche capire che legni diversi erano impiegati per le diverse parti dello scafo e probabilmente così era anche nella realtà cantieristica. Una volta costruita e ancora all’interno del cantiere, la nave era collocata su basamenti in legno («piedi») per essere messa in assetto; dopodichè avveniva il varo, tramite dispositivi sempre in legno per «trascinare» la nave in acqua: lo stesso testo a cui ci si è già riferiti — la lista lessicale ur5-ra -, alle linee 391-392 parla infatti di GiŠ-uš-má-du (variante: GiŠ-má-dù-uš) «dispositivo in legno (GiŠ) per trascinare (uš) una nave (má) costruita (du)». Diversamente dagli dèi che potevano comunque disporre di risorse illimitate a cui attingere, le condizioni economiche in cui talora venivano a trovarsi le diverse corti del Vicino Oriente antico potevano non consentire di affrontare spese straordinarie o impreviste, magari imposte da repentini mutamenti di alleanze diplomatiche e dalle conseguenti guerre che da ciò potevano scaturire. anche le armi navali dunque potevano veder diminuiti i propri budget in momenti di contingenza economica. a mali estremi estremi rimedi, dice un proverbio millenario a cui dovette comunque pensare anche il re assiro Šamši-addu che, dopo aver conquistato la città di mari, vi insediò come re il figlio Yašmaḫ-addu (ca. 1795 a.C.). avendo bisogno di importanti quantità di bronzo per l’imminente campagna militare, il re non si peritò di ordinarne il recupero dagli arredi tombali di un antico re di mari, Yaḫdun-lim, di cui egli aveva sconfitto il successore: non appartenedo alla stessa linea dinastica, il gesto per quanto discutibile non assume (34) D. Frayne, Ur iii period. the royal inscriptions of mesopotamia. the early periods vol. 3/2. toronto 1997. Ottobre 2011 57 (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 58 58 la marineria nella mesOpOtamia antiCa quelle connotazioni sacrileghe che invece avrebbe se inserito in un contesto di rottura dinastica. la lettera è inedita e appartiene agli archivi di mari con il numero di inventario a 2177 e fa esplicito riferimento anche ad armamenti navali, facendo in tal modo capire che le navi erano usate anche per scopi militari oltre che per il commercio «al nostro signore (=Yašmaḫ-addu) dì: così parlano i tuoi sudditi la?um e mašiya. riguardo al fatto di fare costruire mille navi e diecimila lance, il re (=·Šamši-addu) ci ha scritto e noi diamo risposta alla tavoletta del re in questo modo: il nostro signore (=·Šamši-addu) ci ha scritto in questi termini: ‘nella tomba di Yaḫdun-lim il bronzo è abbondante!’. il bronzo che serve per diecimila punte di lancia da sei sicli ognuna (ammonta) a sedici talenti e quaranta mine di bronzo. Ora, il bronzo che può essere recuperato dalla tomba di Yaḫdun-lim ammonta appena a trenta mine! … se il re interroga il nostro signore (=Yašmaḫ-addu), che egli attiri l’attenzione del re sul fatto che non abbiamo potuto fabbricare le lance mancando il bronzo e che non essendo in grado di far costruire mille navi, ne faremo realizzare trecento». la documentazione epigrafica (35) in nostro possesso consente anche di desumere informazioni riguardo alla lavorazione materiale che avveniva all’interno dei cantieri navali. Un testo oggi conservato al museo nazionale Danese (Copenhagen 30) indica che cinque maestranze specializzate (guruš) impiegarono cinque giorni per costruire lo scheletro in legno di una nave per il re neosumerico amar-suʾen, mentre secondo un altro testo (WmaH 3) — anch’esso di epoca Ur iii — la riparazione o la costruzione di una nave di 60 gur di stazza implicò un lavoro pari a 602 giorni-uomo «1 nave di 60 gur: Kuš è il capitano / l’armatore. (35) la contabilità amministrativa del comparto navale doveva essere, soprattutto nell’epoca di Ur iii, di particolare mole ed impegno se un testo neosumerico (tpts 1 549) menziona un certo lugale—bansa nella qualifica di «scriba (dub-sar) dei capitani di vascello», una sorta quindi di amministrativo nella capitaneria di porto, il cui compito doveva essere quello di redigere quanto avveniva in quello specifico contesto. (36) il fatto che nello stesso documento sia citato un tipo di bitume definito gibil, cioè «nuovo», fa ritenere che quello indicato «a/in pezzi» sia in realtà un bitume già calafato in precedenza e che sia stato successivamente rimosso – staccandosi appunto in pezzi – per l’eventuale disarmo di navi ormai vetuste o irrimediabilmente danneggiate supplemento alla rivista marittima (34-56) Mesopotamia (iniziato corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:15 AM Page 59 la marineria nella mesOpOtamia antiCa Bitume in pezzi (36) (ésir-ḫax-bi) per questa: 160 misure; bitume liquido (ésir-é-a-bi) per questa: 350 litri; manovalanza: 602 operai impiegati 1 giorno». Un documento antico babilonese da Ur (Uet V 468) specifica che nel momento di redazione del testo vi erano non meno di 186 operai impiegati nella lavorazione delle gomene. il legno o le canne non erano comunque i soli materiali impiegati: talora e per le barche di maggiore prestigio — quelle per il re o per gli dèi — veniva impiegata anche la pelle conciata, anche se i testi che menzionano questo materiale per gli allestimenti navali non sono antecedenti all’epoca della iii Dinastia di Ur. Bm 105587, un testo sempre di epoca Ur iii, attesta che a un lavoratore specializzato (guruš) era stato affidato l’incarico di eseguire rifiniture in pelle per la barca del re e che il tempo da lui impiegato per quest’incarico era stato di otto giorni. sempre il testo Copenhagen 30 di cui si è già detto contiene un ulteriore dato sulla realizzazione della barca per amar-suʾen (2046-2038 a.C.): parte del fasciame in legno della barca avrebbe dovuto essere rivestito di pellame in tre colori differenti. Questa finitura aveva coinvolto cinque maestranze per cinque giorni di lavoro e utilizzato un totale di ottantacinque pellami. Ottobre 2011 59 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 60 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA Il contesto letterario U n impiego quotidiano di mezzi adibiti alla navigazione e una conoscenza ad un così alto livello delle tecniche che intorno a tali mezzi ruotavano — dalla costruzione al restauro, dalle opere di ingegneria idraulica alla capacità di trarre vantaggi dalle stagionali esondazioni dei fiumi, alla vigoria impartita al commercio navale — non potevano passare inosservati a chi aveva il compito di registrare gli avvenimenti del mondo per poi vestirli con le parole del mito, idealizzando e rendendo immortali contenuti e contenitori. In questo caso, il contenitore è il mito del Diluvio, ma anche la particolare nave realizzata per sopravvivere al Diluvio. Tra i contenuti figura invece lui, l’uomo di Dio: quello che forse tutti conosciamo meglio con il nome di Noè. Má-gur8-maḫ: questo è il nome con cui i testi della Mesopotamia hanno identificato l’Arca, la «grande nave» che ha traghettato il genere umano tra un ‘prima’ — quegli spazi temporali ancora avulsi da convenzioni umane e che sfumano nei primordi dell’Universo — e un ‘dopo’, legato invece a più piccole realtà terrene. Má-gur8-maḫ Non sono soltanto due parole, i concetti racchiusi sono molti: è una nave (má), ma è una nave che appartiene alla categoria delle imbarcazioni cultuali-processionali (má-gur8), quelle usate anche dagli dèi. È inoltre una nave dalle dimensioni insolite (maḫ): si vedrà come questa grandezza sia non soltanto legata alle dimensioni fisiche, reali, ma come racchiuda complesse indicazioni simboliche. Anche la sua navigazione è simbolica prima che reale, solcando la storia prima che i mari. Parlare dell’arca, di questa grande e particolare nave, vuol comunque dire parlare del suo contesto, vale a dire di quella gigantesca scenografia che prende il nome di Diluvio. Ognuno dei due è indissolubilmente legato all’altra. «Noè era un uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio» (Genesi 6,9). Così, quasi in punta di piedi Noè entra nella storia della Bibbia e nella storia dell’uomo: la semplicità e l’essenzialità delle parole della Bibbia è in tema con chi nella propria vita altro non cerca che la vicinanza di Dio. L’ebraico nḥ, Noè, è affine a nwḥ, il verbo ebraico della tranquillità, dell’attesa fiduciosa, di chi — con l’aiuto di Dio — è in grado di aver ragione perfino sulla furia incontrollabile degli elementi della natura. Noè è allora «Colui che dà sollievo», nei confronti del quale neppure il Diluvio potrà alcunchè. Il Diluvio non è infatti per chi cammina sulla strada indicata da Dio. Il Diluvio è per tutti gli altri. Alcune linee di un testo mesopotamico sul Diluvio aiutano a capire proprio questo concetto: Ottobre 2011 60 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 61 61 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA «Vi era in quei tempi Atra-?asis: enki il suo dio lo teneva al corrente. Lui poteva parlare con il suo dio e il suo dio poteva parlare con lui». A-ma-ru (in sumerico), abubu (in akkadico): così chiamavano il Diluvio le antiche genti della Mesopotamia. Quanto ai nomi degli eroi del Diluvio, essi sembrano legati a epoche metastoriche per le quali il filo dell’effettivo ricordo si è strettamente intrecciato con quello della leggenda, all’interno del gomitolo delle esperienze umane. se Noè, «Colui che dà sollievo», è l’eroe del Diluvio della Bibbia, leggendo i frammenti del Diluvio della Mesopotamia spuntano i nomisoprannomi dei suoi predecessori: Zi-ud-sud-rá, «Quello dalla lunga vita», Atraḫasis, «Il supersaggio», Ut-napištim, «Colui che ha trovato la vita (eterna)». strana storia quella del Diluvio. Fino al 1872 ognuno avrebbe saputo collocarlo unicamente nella Bibbia. Nel 1872 venne invece letto il primo frammento di un Diluvio diverso da quello biblico, al di fuori della Bibbia: l’evento è ugualmente universale, ma la scenografia è cambiata, è quella dell’antica Mesopotamia e anche la lingua, il babilonese, è una delle lingue della Mesopotamia. rispetto a quello biblico, il racconto mesopotamico diventa la redazione più antica: fino al 1914 però, anno in cui venne scoperto a Filadelfia un frammento cuneiforme ancora più antico, scritto non in babilonese ma in sumerico e databile al 1600 a.C. «Quanto io avevo lo caricai sull’arca: quanto io avevo in argento, lo caricai; quanto io avevo in oro, lo caricai; quanto io avevo in ogni specie di seme di vita, lo caricai. Feci entrare nell’arca tutta la mia famiglia e parentela, animali selvatici dei campi, animali domestici dei campi» (XI 80-85). Chi parla è Ut-napištim, l’eroe di una delle redazioni del Diluvio mesopotamico e il racconto va inserito nel più noto Poema di Gilgameš. Grandi Diluvi, grandi navi anche se in questo caso non di nave si tratta ma di ‘arca’. Così, se calcolata con i moderni parametri di misura, le dimensioni dell’arca, di questa speciale nave in grado di affrontare e oltrepassare la distruzione del mondo, sono veramente notevoli: 137 metri di lunghezza, 22 metri di larghezza, 13 metri di altezza e oltre 43.000 tonnellate di stazza. Berosso, un sacerdote del dio Marduk nella città di Babilonia scrive in greco la sua Babyloniakà — la storia Babilonese composta verso il 275 a.C. In essa la lunghezza dell’arca era pari a supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 62 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA «cinque tiri di freccia» (circa un kilometro), mentre la larghezza era pari a «due tiri di freccia» (mezzo kilometro). In Mesopotamia, prima di Berosso, dovevano pensarla nella stessa maniera se i testi definiscono l’arca con il trasparente nome di elippu rabitu, la «grande nave». È ancora il Poema di Gilgameš a darci qualche informazione in merito. Fantasia e realtà, storia e leggenda sembrano giocare tra loro «Il quinto giorno gettai le basi del suo esterno. Un campo intero era la sua superficie: le sue fiancate erano dieci volte dodici cubiti in altezza, i lati della parte alta erano di uguale lunghezza: dieci volte dodici cubiti. Così progettai il disegno della sua struttura. La dotai di sei ponti, suddividendola in sette livelli. Di ognuno suddivisi la superficie con nove (divisori). Nella zona centrale misi otturatori per (drenare) l’acqua. Mi occupai delle pertiche e stivai quanto necessario. Tre volte tremilaseicento unità di bitume naturale versai nel forno; tre volte tremilaseicento unità di pece resinosa» (XI 56-66). Costruire una simile imbarcazione non doveva essere un’impresa facile neppure per gli architetti navali dell’epoca, neppure per chi — come i protagonisti del Diluvio — stava entrando nella storia attraverso la porta riservata agli eroi. su un frammento di una tavoletta cuneiforme del VII secolo a.C. scoperto nel 1873 a Ninive sono infatti dipinte le reazioni di timore e di incertezza di Atraḫasis, uno dei ‘Noè’ della Mesopotamia (DT 42)(37) «Atra-ḫasis aprì la bocca per parlare e si rivolse a ea, suo signore: Mai ho costruito una nave! Traccia, ti prego, il disegno sulla terra così che io possa vederlo e costruire la nave! ea tracciò sulla terra il disegno» (DT 42 11-16). (37) È curioso sapere che la sigla di questa tavoletta – DT – detiva dal nome del giornale inglese Daily Teleghaph che finanziò con fondi propri la ‘campagna archeologica’ (1873 a Ninive) nella quale venne scoprta la tavoletta in questione. Ottobre 2011 62 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 63 63 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA Una popolare canzoncina spagnola per bambini inizia con le parole Cuando tengo sed y bebo … «Quando ho sete e bevo, quando mi bagno sulla riva e gioco con le mie berchette, quando vedo il mare piatto e le goccerelle di pioggia che mi baciano il viso, grido sempre: viva l’acqua e il buon Dio che la regala!». Non tutte le acque hanno comunque questa rassicurante simbologia: altre acque operano sprigionando energie negative. A-ma-ru kalam-ma ba-ùr-ra, «il Diluvio sulla terra dilagò»: così è detto nelle memorie cuniformi della Mesopotamia, tramandato con la saggezza dell’antichità, a cui non servono molte parole. Tutto viene lavato dalle acque simboliche e, al loro defluire, tutto riceve il suo adeguato compenso. La zavorra della vita affonda; sul pelo dell’acqua rimangono le cose veramente importanti della vita; tutto il resto è confinato in un copione privo di senso. L’io narrante che ci accompagna in questo viaggio all’interno del senso stesso della vita è Ut-napištim e lo fa attravesro i segni cuneiformi del Poema di Gilgameš «Ogni chiarore è mutato in tenebra. Le fondamenta della terra sono in pezzi, come un’orcio. Per tutto un giorno soffia la tempesta, sferzante soffia e gonfia i flutti. Come l’incubo della guerra, essa calpesta gli uomini: tra loro non riescono più a vedersi. … Le acque si placano, la tempesta si fa silente, il Diluvio cessa. Aprii allora la finestra e il calore del sole colpì le mie guance. Guardai il giorno: un silenzio di morte regnava, l’intero genere umano era tornato fango. La terra si tendeva uniforme, come una tettoia. rimasi in ginocchio, piangente: lungo le guance colavano le lacrime» (XI 106-111; 131-137). È parte della vita stessa il Diluvio. Né va cercato dove non può esserci. Allora come oggi è il quotidiano incontro-scontro tra l’uomo e i suoi atavici nemici: il male e la morte. Non a caso i nomi degli eroi del Diluvio evocano concetti di eternità: così il sumerico Zi-ud-sud-rá, «Quello dalla lunga vita»; così il babilonese Ut-napštim, «Colui che ha trovato la vita». Non a caso il racconto del Diluvio e dell’Arca-nave-traghetto è stato inserito nel Poema di Gilgameš, l’uomo alla ricerca della vita eterna. La Bibbia scoprirà che non di vita dei corpi si tratta, ma di un’altra Vita. Ma forse tutto ciò era già stato scoperto: «egli vive né supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 64 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA mai morrà» dice un’epigrafe funeraria di Ugarit nel XIV secolo a.C. È un racconto perpetuato, nella sua perenne attualità, da ogni generazione e per ogni uomo sarà la forza del proprio io a decretare la sconfitta del Diluvio. Per chi come me ha avuto il padre in Marina, nel leggere parte del testo di una delle tante versioni che questo racconto ha avuto — una assira del VI secolo a.C. e oggi al British Museum di Londra — gli sembrerà di sentire l’eco delle parole che hanno accompagnato i tanti racconti fatti sul mare in tempesta quando, giovani guardiamarina in guerra, si trovarono sbalottati su navi non meno in pericolo dell’Arca. Le lacune del testo anziché impoverirlo sono come i buchi su un tessuto logoro: parlano di storie antiche ma con la riservatezza di voler sottacere qualcosa «Il vento … e recò il turbine. Cavalcò Adad i quattro venti, i suoi destrieri: il vento del sud, il vento del Nord, il vento dell’est, il vento dell’Ovest — Tempesta, Burrasca, Turbine e Pioggia a raffiche. Venti cattivi … i venti si erano sollevati. Il vento del sud … insorse al suo fianco, il vento dell’ovest spazzò al suo fianco, … andò … Il carro degli dèi … s’avventò in avanti, uccise, devastò. Ninurta giunse e fece straripare le dighe, Nergal sradicò le paline di sbarramento, con i suoi artigli Anzu lacerò il cielo, sgretolò la terra come un coccio, scompaginò le sue fondamenta. … comparve il Diluvio. La sua furia si abbattè sugli uomini come una guerra. … l’urlo del Diluvio … atterrì gli dèi» (BM 98977+99331 2-21). Nelle molte allusioni che la simbologia del Diluvio contiene, capita a un certo punto di accorgersi — quasi con stupore — che l’impressionante e gigantesco mito cosmico altro non è che la piccola vicenda personale di ogni uomo tessuta giorno dopo giorno con il filo della sofferenza e dove le minacciose acque del Caos altro non sono che dolore-sfiducia-amarezza-negazione-malattia-vuoto interiore. È la piccolezza della natura umana il fulcro intorno a cui ruota la granOttobre 2011 64 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 65 65 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA Poema di Gilgameš. Tavoletta neo-assira: Ninive, VII sec. a.C. British Museum. dezza del Diluvio. secondo la Bibbia piovve per quaranta giorni e quaranta notti (Genesi 7,12) e supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 66 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA «le acque restarono alte sopra la terra per centocinquanta giorni» (Genesi 7,24). Andò meglio al Diluvio della Mesopotamia secondo quanto raccontato nel Poema di Gilgameš «sei giorni e sette notti soffiò il vento e la tempesta: il Diluvio sconvolse la terra. Come fu il settimo giorno, la tempesta, il Diluvio, la distruzione cessò. Il mare — colui che si era contorto come una donna tra le doglie — si calmò; la tempesta si fece silente; il Diluvio cessò» (XI 127-131). «scrutai le rive, fino ai confini del mare: a dodici leghe emergeva una terra. Fu il monte Nimuš dove l’arca si fermò. Così fu per un primo e un secondo giorno. Così fu per un terzo e un quarto giorno. Così fu per un quinto e un sesto giorno. Quando spuntò il settimo giorno, feci uscire una colomba e la lasciai andare. La colomba partì ma ritornò a me: nessun posatoio era visibile, così tornò a me. Feci uscire una rondine e la lasciai andare: nessun posatoio era visibile, così tornò a me. Feci uscire un corvo e lo lasciai andare: il corvo partì e vide che le acque erano rientrate: mangiò, raspò, crocidò ma non tornò a me» (XI 138-154). Nippur è il nome di una delle città della Mesopotamia sumerica, capitale della teologia di sumer e una delle maggiori aree di scavo, al punto che le quattro campagne di scavo condotte tra il 1889 e il 1900 portarono alla luce oltre trentamila tavolette che presero la strada del Philadelphia Museum of Arts. Una di esse, CBs 10673, redatta tra la fine del XVIII sec. a.C. e l’inizio del XVII, contiene la versione più antica del Diluvio e della sua nave. Il testo è unico: finora non sono stati reperiti duplicati. Il Diluvio è stato progettato all’interno del consesso divino, ma non all’unanimità. Uno degli dèi, il dio enki, non partecipa alla votazione né è d’accordo con lo scempio che verrà fatto del genere umano Ottobre 2011 66 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 67 67 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA «Cercherò di impedire la distruzione della mia umanità. Cercherò di fermare il genocidio delle mie creature. Voglio che la gente torni (ad abitare) le terre da loro abitate» (38-40). Intrecciato con il mito e anzi da esso supportato vi è un chiaro tema teologico: l’antico sacerdote di enki prende lo spunto dal racconto per tessere le lodi del suo dio rispetto agli altri dèi e cercare di privilegiarne la teologia; nonostante l’azione disgregante e dirompente del Diluvio, s’impone il lessico mistico della stabilità determinata dal calore dell’appartenenza reciproca: ‘mia’ è definità l’umanità e ‘mie’ le creature che la compongono. Dio e il suo popolo entrano in risonanza. Tutto è fatto in funzione uno dell’altro «Non arginò l’alluvio, ma scavò il suolo e incanalò l’acqua; dispose la pulitura dei piccoli canali e dei fossati per l’irrigazione» (99-100). Con la quarta colonna ha inizio la storia del Diluvio e dell’arca anche per il più antico testo sumerico. Tutto concorrea creare una scenografia incisiva e drammatica: Ziusudra che origlia le ultime confabulazioni degli dèi; l’ineluttabilità di un evento ormai imminente; il particolare lessico della distruzione: «abbattersi», «essere annientato», «aver fine» sono i verbi impiegati che non sottendono speranza alcuna. su tutto, comunque, l’intervento salvifico di enki «La loro opposizione portarono gli dèi fino al Ki-ur. Zi-ud-sud-rá udì, stando sul lato, stando sulla sinistra del muro laterale … Muro laterale, ti devo parlare! Presta attenzione alle mie parole, presta orecchio al mio avvertimento! Per nostra iniziativa un Diluvio si abbatterà, la progenie dell’umanità sarà annientata!» (151-157). I colori diventano presto quelli della tempesta: la veste del cielo non è più colore azzurro orlato di pioggia. Nelle lacune del testo trovano posto la costruzione della nave, grande e fatta di legno (GIŠ, come si è già visto): GIŠ-má-gur8-gur8, la «grande nave» — il duplice segno gur8 usato sembra raddoppiarne la dimensione. Trova anche posto una ovattata e surreale realtà, come se gli eventi si formassero e difformassero al di là del mutevole fuoco di una lente «I venti maligni e i venti di tempesta tutti insieme si adunarono: supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 68 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA il Diluvio imperversò. sette giorni e sette notti il Diluvio sul paese dilagò. L’arca nel Diluvio il vento maligno sballottò» (201-205). Un altro testo della Mesopotamia che, anche se più recente, come questi è incentrato sul tema del Diluvio, aggiunge golosi particolari alla vicenda. La III tavoletta del poema akkadico di Atra-ḫasis mostra un Diluvio diverso dai precedenti: oltre a essere un Diluvio di acque è anche un Diluvio di preghiera e di giustizia. La supplica dell’uomo a Dio perché egli sia con lui si fonde con la supplica di Dio all’uomo perché questo lo ascolti. Disponibilità reciproca e corrente biunivoca di intesa emergono allora dal racconto «Atra-ḫasis aprì la bocca e disse al suo signore: Trasporto su nave del legno di cedro dal Libano. Particolare di un rilievo neo-assiro (713706 a.C.) Palazzo di sargon II, Khorsabad. Musée du Louvre (Foto A. Dequier). Ottobre 2011 68 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 69 69 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA Mostrami il significato dei sogni; che io conosca e possa valutarne le conseguenze! enki aprì la bocca e disse al suo fedele: Presta attenzione al messaggio che ti dirò! Muro: ascoltami! Canniccio: custodisci le mie parole! Demolisci la casa e costruisci un’arca! L’arca che costruisci sia come … Ponile un tetto, come ha l’abisso, così che il sole non possa entrarvi. Dotala di ponti superiori e di ponti inferiori. Che sia robusta la sua struttura! Che il bitume sia forte da conferire forza!» (I colonna 11-32). Come già nel racconto sumerico o in quello della Bibbia, al Diluvio akkadico non servono molte parole per presentarsi: ne bastano due, «uscì il Diluvio» (itta-ṣa-a a-bu-bu). Connotazioni negative sono apprezzabili fin da subito: il verbo akkadico aṣu è infatti spesso usato per contesti avversi che subentrano con una rapidità ostile: la rovina, il veleno, l’oscurità perniciosa «Il giorno cambiò il suo aspetto. … … il Diluvio uscì. Come una mazza da guerra si abbattè sulle genti: nessuno potè più vedere l’altro; non riuscirono più a vedersi nella catastrofe. Il Diluvio mugghiava come un toro, come un onagro urlava il vento. L’oscurità divenne densa, il sole scomparve» (II e III colonna, 10-18). Alla fine del mito di Atra-ḫasis, il numero dei concertanti si è drasticamente ridotto; ne è rimasto solo uno, il fedele timorato di Dio, simbolo della nuova comunità di credenti. È lui che con note solenni suona l’inno per il conseguito risultato finale. Autore della pièce e direttore d’orchestra è il suo Dio di cui sono tessute le lodi per aver salvato l’umanità con una nave che solca i mari della storia e della leggenda. Gli altri, soprattutto loro, quegli dèi che avevano ordinasupplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 70 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA to il Diluvio, non contano più e l’indovinata immagine plastica con cui escono di scena è quella di uno sciame di insetti: ridotti alla stregua di losche, la loro teologia ne esce totalmente ridimensionata, se non addirittura azzerata «egli, (Atra-ḫasis), pose … preparò l’offerta … Gli dèi sentirono il profumo: come mosche si ammassarono sull’offerta» (V colonna, 31-34). Lentamente ci si prepara alla venuta del Dio solo: pur in un contesto politesista si inizia a definire chi ha un ruolo più importante di altri, chi è il vero Dio. La conclusione non può essere allora diversa da questa «Possano gli dèi ascoltare questo canto così da poterti lodare. Possano gli Igigi ascoltarlo così da celebrare la tua grandezza» (VIII colonna, 9-12). È una storia nella storia quella del Diluvio e della sua nave. Tell Asmar. sigillo akkadico con divinità su barca cultuale.Ca. 2200 a.C.. Oriental Institute. Chicago Ottobre 2011 70 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 71 71 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA Appendice 1 Cronologia della Mesopotamia Periodo Halaf (Nord) Periodo ʿUbaid (Nord) Periodo ʿUbaid (sud) Uruk arcaico Uruk tardo Jemdet-Nasr (sud) Antico Dinastico I Antico Dinastico IIIa-b Impero Akkadico Interregno Guteo III Dinastia di Ur 6500-5500 5500-4000 6200-4000 3900-3600 4000 3750 3400-3200 3300 3100-2900 2900-2750 2600-2500 2340-2125 2154-2112 2112-2004 Periodo Isin-Larsa 2025-1887 2025-1863 2017-1887 Periodo Antico Assiro 2025-1365 2025 1753 1715 1500-1365 Periodo Antico Babilonese 1994-1595 1728-1685 1753 1595 Periodo Medio Babilonese 1570-689 1520-1170 1225-1186 1186-1157 1157-1156 contatti commerciali con siria e Arabia fondazione di Uruk colonizzazione della Mesopotamia invenzione della scrittura (Uruk) contatti commerciali con l’egitto cultura sumerica cultura sumerica periodo sargonico conquista di Akkad impero sumerico conquista di Ur da parte di elam dinastia amorrea di Larsa dinastia sumero-akkadica di Isin conquista amorrea conquista antico-babilonese indipemdenza assira conquista da parte dei Mitanni Hammurapi di Babilonia conquista dell’Assiria saccheggio di Babilonia da parte hittita dinastia kassita dominazione assira indipendenza di Babilonia conquista elamita supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 72 72 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA Periodo Medio Assiro Periodo Neo Assiro Periodo Neo Babilonese 1365-883 1225-1186 883-609 714-681 668-626 689-625 671-663 612 625-539 609-539 605-565 539 conquista di Babilonia regno di sennacherib regno di Assurbanipal conquista di Babilonia conquista dell’egitto caduta di Ninive conquista dell’Assiria regno di Nabucodonosor caduta di Babilonia; inizio della dominazione persiana Mappa della Mesopotamia antica (The University of North Carolina at Pembroke). Ottobre 2011 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 73 73 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA Appendice 2 La Paleozoologia conferma l’antichità della marineria (38) FAMILY COMMON NAMe H3 ABU DOs ALM J19-UP ALM J19-LOW Chondrichthyes Dorosomidae Clupeidae shark/ray/skate Gizzard shad Herrings sardines/shads sea catfifh Needlefish silversides Flathead Grouper Jack/Trevally Ponyfish Mojarra Ponyfish/Mojarra ** *** ** * Arridae Belonidae Atherinidae Platycephalidae serranidae Carangidae Leiognathidae Gerreidae Leiognathidae/ Gerreidae Lutjanidae Haemulidae Lethrinidae sparidae scaridae Mugilidae sphyraenidae siganidae scombridae KeY H3 ABU DOs ALM-J19-UP 2000 ALM-J19-LOW 2000 KH-FB KH-P sH DA-11 UAQ1+2 UA Q69 snapper Grunt emperor seabream Parrotfish Mullet Barracuda rabbitfish Tuna/Mackerel *** * ** ** * *** * ** *** ** * * ** *** * * *** * * ** ** sITe KH-P sH DAII * *** * * * *** * * * * ** * * ** ** * *** 6h - * 5th UAQ 69 * *** ** * * * * ** *** DATe UAQ 1+2 * * *** * *** * * * * * * * KH-FB reCOVerY sOUrCe * * * * * *** *** * * * ** *** * * ** * site H3, sabiyah, Kuwait Abu Khamis, saudi Arabia Dosariyah, saudi Arabia Al Markh site J19 Late early mill. BC early 4th mill. BC 5h mill. BC 4h mill. BC 4 mm ? 5 mm ? 5 mm 4 mm BeeCH, 2004 MAsrY, 1974; BeeCH, pers. obs. MAsrY, 1974; BeeCH, 2004 VON DeN DrIesCH & MANHArTH, Upper levels, Bahrain Al Markh site J19 4h mill. BC 4 mm VON DeN Lower levels, Bahrain Khor site FB, Qatar Khor site P, Qatar shagra, Qatar site DA11, Daima, UAe Umm al-Qaiwain sites 1+2, UAe Umm al-Qaiwain site 69, UAe 5h mill. BC 5h mill. BC 5h mill. BC Late 6h- early 5th mill. BC 5h mill. BC 5h mill. BC (some 1,5 mm) ? 3-4 mm ? 3-4 mm ? 3-4 mm 4 mm 1 mm ? 4-5 mm DrIesCH & MANHArTH, Desse, 1988 Desse, 1988 Desse, 1988 BeeCH, 2004 BeeCH, 2004 UerPMANN & UerPMANN, 1996 supplemento alla rivista Marittima * * (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 74 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA UAQ 69 H, H, * * Le lische di pesce trovate nei siti archeologici neolitici — VI-IV millenni a.C. — del Golfo Persico danno una precisa idea dello sviluppo raggiunto dalle moderne tecniche di Paleobiologia e dalle informazioni che da esse si possono desumere se applicate all’Archeologia. Le lische di pesce dimostrano infatti come già nel neolitico la pesca in mare fosse una pratica diffusa e dunque ciò costituisce una testimonianza indiretta ma incontrovertibile sull’uso di imbarcazioni di canna da parte delle popolazioni locali. erano queste stesse o altre imbarcazioni a esse simili che andavano e venivano dalle coste della Mesopotamia, da cui per esempio importavano in larga misura ceramiche della cultura di ?Ubaid, la cui reperibilità nei siti del Golfo è stata ampiamente dimostrata dalle campagne di scavo che hanno anzi dimostrato come il punto di partenza di questa ceramica fosse proprio la Mesopotamia meridionale (39). Una spiegazione plausibile a questa considerevole mole di materiale mesopotamico fuori dalla Mesopotamia è certamente connessa alla intraprendenza di abili mercanti di Ur specializzati nel commercio marittimo(40) o, forse più verosimilmente, a vere e proprie ‘organizzazioni’ adibite al commercio inter-territoriale tramite nave. Un testo risalente a circa il 2100 a.C. — Dinastia di Akkad — attualmente al Museo di Istambul dà informazioni concrete sulla pesca di pesce in mare e sulle importazioni in Mesopotamia «5400 pesci di mare 2 gur e 2/5 di pesci … di proprietà di Nin-maḫ che si trovano nella (sua) barca. Nin-maḫ li ha portati» (ITT I 1407). (38) Le due tabelle – la seconda contiene la chiave per le sigle citate nella prima — sono tratte dall’articolo di M.J. Beech – e. Glover, The environmnent and economy of an Ubaid—related settlement on Dalma Island, United Arab emirates, Paléorient 31 (2005), 97-107. Per un aggiornamento: L. Benediková - P. Barta, A Bronze Age settlement at Al-Khidr, Proc semin Arab stud 39 (2009), 43-56; W. Chen et al., Discriminant analysis as a tool to identify catfish (Ariidae) species of the excavated archaeological otoliths, environ Biol Fish 90 (2011), 287-299. (39) s. Méry - G. schneider, Mesopotamian Pottery Wares in eastern Arabia from the5th to the 2nd Millennium BC: A Contribution of Archaeometry to the economic History, Proc sem Arab stud 26 (1996) 79-96; id., De l’isle de Dalma au raʾs al-Jinz: les céramiques mesopotamiennes dans la pénisule d’Oman aux Ve-IIIe millénaires, in C. Breniquet - C. Kepinski-Lecomte edd., etudes mésopotamiennes, Paris 2000, 263-273. (40) M. roaf - J. Galbraith, Pottery and p-Values: seafaring Merchants of Ur re-examined, Antiquity 68 (1994) 770-783; J. Oates, Trade and Power in the Fifth and Fourth Millennium BC: New evidence from Northern Mesopotamia, World Archaeology 24 (1993) 403-422. Ottobre 2011 74 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 75 75 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA Appendice 3 Il ruolo del comparto navale nel commercio estero. In epoche protostoriche come quella mesopotamica convenzionalmente indicata come Tardo Uruk — ultima parte del IV millennio a.C. —, l’idea che la rapida espansione del commercio (anche navale) sia in certo qual modo legata alla nascita e allo sviluppo della scrittura non è sicuramente una novità (41). Già oltre dieci anni fa’ venne infatti proposta l’accattivante teoria secondo la quale il proto-cuneiforme di Uruk (42) (ca. 3200 a.C.) sarebbe servito a suggellare transazioni commerciali tra le più varie (43), forse ancora prima di essere usato per altri scopi: è infatti innegabile che beni e materiali chiaramente di importazione abbiano trovato posto in modo quasi concomitante sulle tavolette di argilla — come segni di scrittura — e nelle case degli abitanti di Uruk e delle altre città della Mesopotamia — come beni di consumo. È quindi ipotizzabile come all’interno delle strette interconnessioni esistenti tra scrittura e commercio internazionale, la prima (= la scrittura) possa costituire quella tracciabilità visiva di relazioni commerciali tra le diverse città e paesi altrimenti non visibili. È dunque quasi unicamente attraverso la scrittura dei documenti amministrativi dell’epoca se oggi riusciamo a risalire alle relazioni commerciali più varie, anche se per quelle veicolate dalle carovane sulla terra ferma e per il periodo storico che ci riguarda, la ricostruzione del traffico commerciale non può avvenire che in maniera approssimativa, basandosi per esempio sul numero di volte che una città è menzionata nei testi trovati scavando un’altra città: è verosimile che il volume commerciale sia infatti direttamente proporzionale all’entità delle citazioni. Pochi altri parametri — la distanza territoriale, le affinità culturali, le alleanze politiche — possono entrare in gioco, soprattutto nei periodi storici successivi, all’epoca cioè della crescente urbanizzazione della Mesopotamia. A differenza delle strade d’acqua, assai più numerose e veloci, le vie carovaniere su pista si riducevano principalmente a due: quella che da sippar raggiungeva Mari (41) Tra i pittogrammi del proto—cuneiforme di Uruk ve ne sono due o tre che raffigurano una nave – la forma del segno varia da quella della luna crescente a quella della mezza nave —, a ulteriore significazione che tale mezzo di trasporto era conosciuto ed usato intorno al 3200 a.C. (42) I testi di Uruk non sono tuttavia i soli documenti scritti più antichi della Mesopotamia. Tavolette similari sono state recuperate nel contemporaneo sito di Jemdet Nasr, nella Babilonia del nord, e nei siti limitrofi di Tell Uqair e di Khafaji. (43) r. Matthews, The emergence of Writing in the Ancient Near east, in Ph. Talon – K. van Lerberghe edd., en syrie. Aux origines de l’écriture, Brussels 1997 supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 76 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA e, attraverso il deserto, Qatna e la costa fenicia e quindi il Mediterraneo; e quella che, partendo ugualmente da sippar, costeggiava il Tigri fino a Ninive e poi piegava verso Nagar e Ḫarran per arrivare al mare. Le stesse materie prime aiutano tuttavia a identificare l’orizzonte geografico di approvvigionamento delle merci che giungevano in Mesopotamia: il rame arrivava dall’Anatolia, lo stagno dalla Persia, l’argento dall’Armenia, l’oro dall’India e dall’egitto, il legno dal Libano, le pietre dai monti dello Zagros, le pietre dure e preziose dall’India, le perle e i gioielli in conchiglia dal Golfo. Il bronzo, scoperto verso la fine del IV millennio a.C., contribuì notevolmente come merce privilegiata di scambio ad aumentare l’entità dei traffici commerciali, buona parte dei quali — come già più volte detto — avveniva tramite nave lungo rotte ben stabilite che percorrevano in lungo e in largo il Mare Mediterraneo (egitto ⇔ Costa siro-Cananea; Cilicia ⇔ Costa della siria del Nord; Costa siro-Cananea ⇔ Cipro ⇔ egitto; egeo ⇔ Costa siro-Cananea; egeo ⇔ egitto). Come si può ben immaginare, le navi da trasporto anche allora erano soggette ai naufragi e i dati che derivano da uno dei naufragi meglio studiati, quello di una nave cananea avvenuto (ca. 1316 a.C.) a Ulu Burun presso Kafl sulla costa Il Mediterraneo orientale nel periodo dell’età del Bronzo. Ottobre 2011 76 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 77 77 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA sud occidentale della Turchia — scoperta nel 1982 e recuperata nel corso di una decennale (1984-1994) e sofisticata campagna di archeologia marina condotta dal Institute of Nautical Archaeology —, sembrano confermare il ruolo preponderante che le marine commerciali dell’epoca avevano in tutto il bacino del Mediterraneo orientale (44). Il cargo in questione misurava circa 15 metri di lunghezza e poteva trasportare fino a venti tonnellate di merci. La navigazione a lungo raggio è altresì dimostrata dal notevole sistema di ancoraggio a bordo: 24 ancore in pietra di peso variabile tra i 120 e i 210 kili. sono state comunque le merci trasportate ad aver da subito attirato l’attenzione degli studiosi per via dell’ampio ventaglio di paesi rappresentati e dunque per l’importanza che il relitto di Ulu Burun mostrava di avere nell’ambito degli studi sul commercio navale antico: tra di esse sono infatti rappresentati beni provenienti da quasi tutte le realtà territoriali allora conosciute. Il legno di cedro con cui era fatto lo scafo proveniva dal Libano e anche la sua forma farebbe pensare a cantieri navali cananei, in quel tempo all’avanguardia. Ugualmente cananee erano le 149 anfore di magazzinaggio: molte contenevano resina di terebinto, usata nella profumeria, mentre le dieci tonnellate di rame che erano stivate a bordo sotto forma di lingotti provenivano da Cipro. L’ulteriore tonnellata di stagno rinvenuta, anch’essa in lingotti, proveniva sicuramente dalla Turchia, punto di transito per questo minerale che vi giungeva dal vicino Afghanistan. Quanto ai beni di lusso trasportati, l’ebano veniva dall’alto egitto, l’avorio — sia da zanne di elefante che da denti di ippopotamo — ancora dall’egitto dove giungeva dalle zone interne dell’Africa, i manufatti di oreficeria micenea dall’egeo. I pesi in pietra recuperati sulla nave, oltre a costituire l’unità di misura ponderale, denotano una sofisticata imprenditoria commerciale in cui certamente si voleva identificare il mercante proprietario del cargo e al tempo stesso riflettono il sistema di misura siro-palestinese allora in vigore in quella parte di Mediterraneo. La parola sumerica má, «nave», deve ancora essere pubblicata all’interno del Pennsylvania sumerian Dictionary ma si sa già che conterrà oltre mille rimandi. (44) Il Metropolitan Museum of Art nel suo sito Web offre un istruttivo gioco interattivo, partendo proprio dal più antico naufragio conosciuto, quello della nave cananea ad Ulu Burun. Il gioco, che si trova associato ad un video dell’INA (Institute of Nautical Archaeology, T&AUniversity, Texas) sul ritrovamento del relitto, si chiama ‘shipwreck: An Ancient sea Trade Game’ e si raggiunge dal sito internet www.metmuseum.org/explore/shipwreck/index.html supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 78 78 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA Appendice 4 Una battaglia navale nel Mediterraneo Orientale Il tempio funerario di ramses III costruito a Medinet Habu presso Tebe nell’Alto egitto è tra i più noti monumenti dell’arte egizia. Ciò anche per il vivace Ottobre 2011 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 79 79 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA racconto che viene fatto — attraverso i rilievi posti su una delle sue pareti — della più famosa battaglia navale dell’antichità preclassica (ca. 1176 a.C. — ottavo anno di regno di ramses III) con lo scopo di arginare l’ondata di morte e distruzione determinata in tutto il Mediterraneo Orientale dall’invasione di una coalizione di poche popolazioni, per lo più originarie dell’egeo (anche se non mancano genti cananee e dunque navi cananee) e prevalentemente marinare, comunemente indicata con il nome a essa dato dagli studiosi moderni di Popoli del Mare. Le tecnologie che queste popolazioni esportarono nel corso del loro veloce e distruttivo raid a partire dalle coste dell’Anatolia per giungere fino all’egitto portarono tuttavia un indubbio contributo alle culture locali: non soltanto infatti conoscevano e usavano un particolare tipo di tecnica nello squadro dei blocchi di pietra che risultò in molti casi migliorativa rispetto a quella fino ad allora impiegata, ma avendo una grande dimestichezza con il mezzo navale — una lettera scritta dalla corte ḫittita chiede informazioni su questa gente «che abita sulle navi» —, usavano tecniche di navigazione alternative che consentivano loro di evitare l’uso dei remi. Le immagini che il tempio di Medinet Habu offre delle navi dei Popoli del Mare le mostra infatti prive di remi, anche se il modo da essi preferito di attacco — colpire e fuggire — implica un uso veloce del mezzo navale, indipendente quindi dalle condizioni del vento. Anche se l’impatto dei Popoli del Mare e il decisivo contributo da loro dato al precario equilibrio con cui si stava gestendo la crisi del Tardo Bronzo — che difatti dopo poco collassò — non riguarda il tema di questo studio, si è voluto comuque ugualmente darne conto, pur in appendice, per due motivi principali: il primo è determinato dalla particolare tipologia delle scorribande di queste popolazioni che possono sovrapporsi a quelle dei pirati che anche nell’epoca mesopotamica usarono la stessa tecnica di attacco, almeno a giudicare dai pochi accenni a cui i testi della Mesopotamia fanno riferimento e che in piccola parte si è avuto modo di leggere. Il secondo motivo è che la presenza dei Popoli del Mare figura anche nei testi cuneiformi akkadici, oltre che nelle iscrizioni dell’antico egitto, e anche se può essere considerato come un Akkadico periferico, essendo quello di Ugarit o della corte ḫittita o di Cipro, è comunque — almeno linguisticamente — associabile con la Mesopotamia. Prima duqnue che venisse combattuta la battaglia navale di cui parla il tempio di Medinet Habu, tutto il bacino orinetale del Mediterraneo era in allarme: una lettera trovata a Ugarit (XIV sec. A.C.) e risalente all’ultimo periodo prima della sua distruzione a opera dei Popoli del Mare, riferisce di alcuni timori del governatore di Cipro supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 80 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA «Così dice ešuwara, il capo governatore di Cipro. Al re di Ugarit, dì: Che tu e il tuo paese possiate stare bene! Per ciò che riguarda questi nemici: è la gente del tuo paese e le tue navi che hanno avuto (danni) da questa situazione. Le venti navi nemiche non sono alla fonda ma si muovono velocemente e dove siano stazionate io non lo so» (45). Gli avvenimenti precipitano, le città costiere vengono assalite e date alle fiamme, l’imminenza di una fine si prospetta sempre più vicina. È ancora una lettera da Cipro indirizzata alla corte di Ugarit e negli archivi di Ugarit trovata, a tenerci informati sugli ultimi sviluppi «Così dice il re (di Cipro): Ad Ammurapi, re di Ugarit, dì: Possa tu stare bene e possano gli dèi darti buona salute! riguardo a quanto mi hai scritto: ‘sono state avvistate navi nemiche nel mare’, se è vero che sono state avvistate (tali) navi, allora più agguerrito possibile: Dove stazionano le tue truppe e i tuoi carri? Non sono con te? se non lo sono, chi ti salverà dalle forze nemiche? Circonda di mura le tue città: fa entrare truppe e carri. Poi aspetta il nemico in piena forza!»(46) La risposta non si fa attendere e il carteggio aumenta di volume. È il re di Ugarit a scrivere questa volta al suo corrispettivo di Cipro: sono gli ultimi giorni prima della caduta di Ugarit «Al re di Cipro, mio signore, dì: così parla il re di Ugarit … ecco che stanno arrivando le navi nemiche e con il fuoco distruggono le mie città. Cose mai viste hanno fatto nel paese! Forse non sapevi che le mie truppe stazionano nel paese ḫittita e che le mie navi sono in Licia: non sono ancora arrivate e il paese è perduto! Il convoglio di sette navi che si è appena avvicinato ci ha dato molto fastidio!» (47) (45) La lettera (rs 20.18) è stata pubblicata nel 1968 in Ugaritica V e il suo studio ripreso da G. steiner, schiffe von Ahhijawa oder Krieg—schiffe von Amurru im Šaušgamuwa—Vertrag, Ugarit—Forschungen 21 (1989) 393—411. (46) Anche questa lettera (rs L 1) appartiene all’archivio pubblicato nel volume Ugaritica V. si veda anche e. Linder, The Maritime Texts of Ugarit: A study of Late Bronze Age shipping (Tesi non pubblicata, Brandeis University 1970) 69—72. (47) rs 20.238 è la sigla con cui questa tavoletta, anch’essa in Akkadico, è stata pubblicata in Ugaritica V. su questo testo, ancora e. Linder, The Maritime Texts of Ugarit: A study of Late Bronze Age shipping (Tesi non pubblicata, Brandeis University 1970) 58—62. Ottobre 2011 80 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 81 81 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA BIBLIOGrAFIA Gli studi sulla ‘Marineria’ antica hanno recentemente avuto un rinnovato vigore, anche se va riconosciuto che questo argomento costituisce tuttora la minima parte della vastissima produzione scientifica che mese dopo mese incrementa considerevolmente il volume della letteratura sul Vicino Oriente antico. La nascita di database come Tropis pubblicato sul sito www.underwaterarchaeology.gr o di riviste scientifiche specializzate come International Journal of Nautical Archaeology, organo della Nautical Archaeology society (sul Web: www.nauticalarchaeologysociety.org) insieme all’attenzione che alcuni Istituti di ricerca — come la britannica society of Nautical research (sul Web: www.snr.org.uk), che pubblica il trimestrale Mariners’ Mirror, o il Centre of Maritime Archaeology dell’Università di Oxford (sul Web: www.ocma.ox.ac.uk) o come l’americano Institute of Nautical Archaeology (= INA) della Texas A&M University (TAMU, sul Web: nautarch.tamu.edu) — iniziano a rivolgere a questo argomento sta gradualmente migliorando lo stato dell’arte. Quanto segue è solo un ulteriore aiuto dato al lettore che volesse ampliare le proprie conoscenze in merito, anche se logicamente l’elenco offerto è lontano dal volersi considerare completo. Allo scopo comunque di aumentare la sua utilità, sono state inserite anche bibliografie relative ad altri comparti marinareschi del Vicino Oriente (es. l’egitto o il mondo egeo-miceneo) anche se naturalmente esulano dalla presente trattazione. Le abbreviazioni — soprattutto per le riviste — seguono in genere l’elenco pubblicato in American Journal of Archaeology 95 (1991) 4-16. GeNerALe 1. A. Amstead, A Dictionary of sea Terms, Glasgow 1956. 2. r.r.C. Anderson, The sailing ship. six Thousand Years of History, New York 1963. 3. r.D. Barnett, early shipping in the Ancient Near east, Antiquity 32 (1958) 220-230. 4. L. Basch, Le musée imaginaire de la marine antique, Atene 1987. 5. G.F. Bass, A History of seafaring Based on Underwater Archaeology, New York - London 1972. supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 82 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA 6. J.L. Bintliff, Natural environment & Human settlement in Prehistoric Greece (= BAr. suppl. 28), Oxford 1977. 7. e. Black - D. samuel, What Were sails made of?, Mariner’s Mirror 77 (1991) 217-226. 8. L. Casson, The Ancient Mariners, 2nd ed. Princeton 1991. 9. ——————, Illustrated History of ships and Boats, New York 1964. 10. ——————, ships and seamanship in the Ancient World, Baltimore MD 1995. 11. C.-M. de Graeve, The ships of the Ancient Near east (c. 2000-500 B.C.), Leuven 1981. 12. A. Digby, Boats and ships in A History of Technology I, Oxford 1954. 13. J. Hornell, Water Transport: Origins and early evolution, Cambridge 1946. 14. D. Jones, A Glossary of Ancient egyptian Nautical Titles and Terms, London - New York 1988. 15. —————, Boats, Austin 1995. 16. H.J. Kantor, The relative Chronology of egypt and its Foreign Correlations Before the First Intermediate Period in r. ehrich ed., Chronologies in Old World Archaeology I, Chicago - London 1992. 17. B. Landström, The ship, London - New York 1961. 18. s. McGrail, Towards a classification of water transport, World Archaeology 16 (1984) 289-303. 19. J.s. Morrison - r.T. Williams, Greek Oared ships 900—322 B.C., Cambridge 1968. 20. K. Muckelroy, Archaeology Under Water, An Atlas of the World’s submerged sites, New York - London 1980. 21. D.T. Potts, Watercraft of the lower sea, in r. Dittmann — U. Finkbeiner — H. Hauptmann edd., Beiträge zur Kulturgeschichte Vorderasiens. Festschrift für rainer Michael Boehmer, 559-571, Mainz 1995. 22. ——————, Mesopotamian civilization: the material foundations, Ithaca, NY, 1997. 23. P. Throckmorton, The sea remembers: shipwrecks and Archaeology, New York 1987. 24. C. Torr, Ancient ships, Chicago 1964 (rist.). 25. s. Vinson, egyptian Boats and ships, shire egyptology 1994. 26. s. Wachsmann, seagoing ships and seamanship in the Late Bronze Age Levant, TAMU Press 1977. 27. K. Westerberg, Cypriote ships from the Bronze Age to ca. 500 B.C., Gothenburg 1983. Ottobre 2011 82 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 83 83 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA I. eTA’ NeOLITICA. 1. r. Anderson, The sailing ship: six thousand years of history, New York 1947. 2. r. Barnett, early shipping in the Near east, Antiquity 32 (1958) 220-230. 3. B. de Cardi, some aspects of Neolitic settlement in Bahrain and adjacent regions, Khalifa & rice 1986 87-93. 4. r. Carter, The Neolitic origins of seafaring in the Arabian Gulf, Archaeology International 2002/2003 44-47. 5. —————, Boat remains and maritime trade in the Persian Gulf during the sixth and fifth millennia BC, Antiquity 80 (2006) 52-63. 6. A. Jawad, The eridu material and its implications, sumer 30 (1974), 11-46. 7. P. Johnstone, The sea-craft of Prehistory, London 1980. 8. J. Oates, Ubaid Mesopotamia reconsidered, in T.C. Young Jr. ed., The hilly flanks and beyond: essays on the prehistory of southwestern Asia (= sAOC 36), 251-281, Chicago 1983. 9. —————, Trade and power in the fifth and fourth millennia BC: new evidences from northern Mesopotamia, World Archaeology 24 (1993) 403-422. 10. C. Qualls, Boats in Mesopotamia before 2000 BC (Tesi non pubbl. Columbia University), 1981. 11. M. roaf - J. Galbraith, Pottery and p-values: ‘seafaring merchants of Ur?’ re-examined, Antiquity 68 (1994) 770-783. 12. T.F. strasser, The boat models from eridu: sailing or spinning during the ʿUbaid period?, Antiquity 70 (1996), 920-925. II. QUINTO - QUArTO MILLeNNIO A.C. 1. r. Boucharlat - r. Dalongeville - A. Hesse - M. Millet, Occupation humaine et environnement au 5e et au 4e millenaire, Arabian Archaeology and epigraphy 2 (1991) 65-71. 2. G. Brunton - G. Caton-Thompson, The Badarian Civilization, BsAe 46 (1928). 3. L. Casson, The ancient Mariners, Princeton 1991 (2° ed.). 4. W.M.F. Petrie, Prehistoric egypt, BsAe 31 (1920). 5. ————— - J. e. Quibel, Naqada and allas, BsAe 1 (1896). 6. s. Lloyd - F. safar, eridu, sumer 4 (1948) 18. supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 84 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA 7. M. schwartz, early evidence of reed boats from southeast Anatolia, Antiquity 76 (2002) 617—618. 8. ————— D. Hollander - G. stein, recostructing Mesopotamian exchange networks in the 4th millennium BC: geochemical and archaeological analyses of bitumen artifacts from Hacinebi Tepe, Turkey, Paleorient 25 (1999) 67-82. 9. T.s. strasser, The Boat Models from eridu: sailing or spinning During the ‘Ubaid Period?, Antiquity 70 (1996) 920-925. 10. s. Vinson, Boats of egypt Before the Old Kingdom (Tesi presso il TAMU, 1987). 11. T. Vosmer, ships in the ancient Arabian sea: the development of a hypotetical reed boat model, Proceedings of the seminar for Arabian studies 30 (2000) 235-242. III. NAVI DeI PerIODI UrUK AND JeMDeT NAsr. 1. H. Frankfort, stratified Cylinder seals from the Diyala region, Chicago 1955 35-37 e tavv. 27, 30, 33, 34, 35, 36, 46, 47, 49, 52, 84, 85. 2. C.L. Wooley, excavations at Ur II, III, X. London. IV. NAVI e NAVIGAZIONe A sUMer. 1. s. Alivernini, Two additions to the corpus of inspection texts of shipyard (kurum7-ak mar-sa), NABU 2011/52. 2. s. Alivernini, some considerationon the management of an administrative structure in Ur III Mesopotamia: the case of ‘mar-sa’, in stampa 3. A.-H. A. al-Fouadi, enki’s Journey to Nippur: The Journeys of the Gods, Tesi Univ. Pennsylvannia 1969. 4. L. Casson, The river Boats of Mesopotamia, Mariner’s Mirror 53 (1967) 286288. 3. M.-C. de Graeve, The ships of the Ancient Near east (c.2000-500 B.C.), Leuven 1981. 5. F. D’Agostino – e. santagati, BM 106145: un nuovo testo da Umma che menziona personale del cantiere navale (mar-sa), in P. Michalowski ed. On the Third Dynasty of Ur. studies inn Honor of Marcel sigrist, Boston 2008, 1-9. 6. A. Göttlicher, Das sumerische Bootsmodell sydney 40.12, Antike Welt 5 (1974) 43-44. Ottobre 2011 84 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 85 85 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA 7. A. Koester, schiffährt und Handelsverkehr des östlicher Mittlemeeres in 3. und 2. Jahrtausund v. Chr., Leipzig 1924. 8. L. Legrain, Ur excavation Texts III: Business Documents of the Third Dynasty of Ur, London 1937. 9. P.r.s. Moorey, Unpublished early Dynastic sealings from Ur in the British Museum, Iraq 41 (1979) 118-119. 10. J. Oates - T.e. Davidson - D. Kamilli - H. McKerrell, seafaring Merchants of Ur?, Antiquity 51 (1977) 221. 11. A.L. Oppenheim, The sea-Faring Merchants of Ur, JAOs 74 (1954) 6-17. 12. I.M. Price, Transportation by Water in early Babylonia, AJsL 40 (19231924) 111-116. 13. C. Qualls, Boats of Mesopotamia before 2000 B.C. (Tesi non pubbl., Columbia University 1981). 14. A. salonen, Toward an Understanding of the sumerian shipbuilding Text AO 5673 with respect to Text VAT 7035, st.Or. 8 (1938). 15. ————, Die Wasserfahrzeuge in Babylonien, st.Or. 8 (1939). 16. ————-, Nautica Babylonica, stOr 11 (1942) 1-118. 17. M. sigrist, effectifs d’un poste de navigation à Umma, salmanticensis 28 (1981) 387- 397. V. GOLFO PersICO: ʿUBAID, DILMUN, MAGAN, MeLUḪḪA. 1. s.H.A. Al Khalifa - M. rice, Bahrain Through the Ages: The Archaeology, London — New York 1986. 2. P. Barta - L. Benediková - M. Hajnalová - Z. Miklíková - T. Belanová — A.H. shehab, al-Khidr on Failaka island: preliminary results of the fieldworks at a Dilmun culture settlement in Kuwait, Tüba-Ar (Türkiye Bilimler Akademisi Arkeoloji Dergisi) 11 (2008) 121-127. 3. M. Beech - J. elders- e. shepherd, reconsidering the ʿUbaid of the southern Gulf: new results from excavations on Dalma Island, Proceedings of the seminar for Arabian studies 30 (2000) 41-47. 4. T. Bertoud, and s. Cleuziou, Farming Communities of the Oman Peninsula and the Copper of Makkan, JOs 6 (1983) 239-46. 5. G. Bibby, Looking for Dilmun, London 1996. 6. r. Boucharlat - r. Dalongeville - A. Hesse - M. Millet, Occupation humaine et environnement au 5e et au 4e millenaire, Arabian Archaeology and epigraphy 2 (1991) 65-71. supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 86 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA 7. ————— e. Haerinck - C.s. Phillips - D.T. Potts, Note on an ʿUbaid—pottery site in the emirate of Umm al-Qaiwain, Arabian Archaeology and epigraphy 2 (1991) 65-71. 8. G. Burkholder, An Arabian Collection: Artifacts from the eastern Province, Boulder City, NV, 1984. 9. r. Carter, ʿUbaid-period boat remains from as-sabiyah: excavations by the British Archaeological expedition to Kuwait, Proceedings of the seminar for Arabian studies 32 (2002) 13-30. 10. —————, The Neolitic origins of seafaring in the Arabian Gulf, Archaeology International 2002/2003 44-47. 11. —————, Boat remains and maritime trade in the Persian Gulf during the sixth and fifth millennia BC, Antiquity 80 (2006) 52-63. 12. --------------- - H. Crawford, Maritime Interactions in the Arabian Neolitic. The evidence from H3, As-sabiyah, an Ubaid-related site, Leiden 2010. 13. s. Cleuziou - M. Tosi, Black boats of Magan. some thoughts on Bronze-Age water transport in Oman and beyond from the impressed bitumen slabs of ra’s al-Junayz, in A. Parpola — P. Koskikallio edd., south Asian Archaeology II 745-761, Helsinki 1994. 14. B. de Cardi - r.D. Bell - N.J. starling, excavations at Tawi sa’id in the sharqiya, JOs 5 (1979) 61-94. 15. —————, D.B. Doe - s.P. roshams, excavation and survey in the sarquyah, Oman, 1976, JOs 3 (1977) 17-34. 16. K. Frifelt, evidence for a Third Millennium B.C. Town in Oman, JOs 2 (1976) 57-74. 17. —————, Further evidence of the Third Millennium Town at Bat in Oman, JOs 7 (1985) 89-104. 18. —————, ʿUbaid in the Gulf Area, in e.F. Henrickson - I. Thuesen edd., Upon this foundation — the ʿUbaid reconsidered (= CNI Publications 9), 405415, Copenhagen 1989. 19. V.M. Guerrero Ayuso, barcas de Ubaid. Navegaciones predinásticas en el Golfo Pérsico, Complutum 18 (2007), 61-78. 20. B.D. Hermansen, ʿUbaid and eD Pottery from five sites at ʿAin as-sayh, saudi Arabia, Arabian Archaeology and epigraphy 4 (1993) 126-144. 21. G.F. Hourani, Arab seafaring in the Indian Ocean in Ancient and early Medieval Times, Beirut 1963. 22 P. Kjaerum, The stamp and Cylinder seals, Moesgard 1983. 23. A. Khalaf, The Archaeological Bitumens of Bahrain from the early Dilmun period (c. 2000 BC) to the sixteenth century AD: a problem of sources and trade, Ottobre 2011 86 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 87 87 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA Arabian Archaeology and epigraphy 9 (1998) 141-181. 24. D.D. Luckenbill, Ancient records of Assyria and Babylonia, 2 vol., New York 1968. 25. H.A. McClure - N.Y. al-shaikh, Palaeogeography of an ʿUbaid archaeological site, Arabian Archaeology and epigraphy 4 (1993) 107-123. 26. D.T. Potts, The Arabian Gulf in Antiquity, Oxford 1990. 27. T. Vosmer, Model of a third millennium BC reed boat based on evidence from ra’s al-Jinz, Journal of Oman studies 11 (2000) 149-153. 28. —————, The Magan boat project: a process of discovery, a discovery of process, Proceedings of the seminar for Arabian studies 33 (2003) 49-58 29. —————, The naval architecture of early Bronze Age red-built boats of the Arabian sea, in D. Potts - H. al-Naboodah - P. Hellyer edd., Archaeology of the United Arab emirates. Proceedings of the First International Conference on the Archaeology of the U.A.e. 172-175, London 2003. a. Bitume e materiali bituminosi nella cantieristica navale. 1. J. Connan - J. Nishiaki, The bituminous mixtures of Tell Kosak shamali on the Upper euphrates (syria) from the early ʿUbaid to the post ʿUbaid: composition of mixtures and origin of bitumen, in Y. Nishiaki - T. Matsutani edd., Tell Kosak shamali — the Archaeological Investigations on the Upper euphrates, syria. Vol. II, 283-306, Tokyo 2003. 2. J. Connan - r.A. Carter - H.e.W. Crawford - M. Tobby - A. Charré-Duhaut D. Jarvie - P. Albrecht - K. Norman, A comparative geochemical study of bituminous boat remains from H3, as-sabiyah (Kuwait) and rJ-2, ra’s al—Jinz (Oman), Arabian Archaeology and epigraphy 16 (2005) 21-66. 3. M. Hlozek - M. Gregerová, scientific analyses of so-called mortars, carbonaceous sediments and natural bitumens from al-Khidr, Failaka Island, Kuwait (Materiale non pubblicato), Brno 2005. 4. A. Khalaf, The archaeological bitumens of Bahrain from the early Dilmun period (c. 2000 BC) to the sixteenth century AD: a problem of sources and trade, Arabian Archaeology and epigraphy 9 (1998) 141-181. 5. e. Ochsenschlager, ethnographic evidence for wood, boats, bitumen and reeds in southern Iraq. ethnoarchaeology at al-Hiba, Bulletin of sumerian Agricolture 6 (1992) 47-78. 6. M. schwartz - D. Hollander, Annealing, distilling, reheating and recycling: bitumen processing in the ancient Near east, Paléorient 26 (2001) 83-91. supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 88 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA VI. III MILLeNNIO a.C.: LA NAVIGAZIONe NeLLA CIVILTA’ DeLL’INDO. 1. s. Asthana, History and Archaeology of India’s Contact with Other Countries, Delhi 1976. 2. G.F. Dales, New Investigations at Mohenjo-Daro, Archaeology 18 (1965) 145-150. 3. H. Huglund, Dilmun and the sealand, Northern Akkadian Project reports 2 (1989). 4. s.N. Kramer, The Indus Civilization and Dilmun, The sumerian Paradise Lost, expedition 6 (1964) 44-52. 5. ——————, Dilmun: Quest for Paradise, Antiquity 37 (1963) 111-115 6. C.C. Limberg-Karlovsky, Third millennium structure and process: from the euphrates to the Indus and the Oxus to the Indian Ocean, OrAnt 25 (1986) 189219. 7. L.s. Leshnik, The Harrappan ‘Port’ at Lothal: Another View, American Anthropologist 70 (1968) 911-922. 8. e.J.H. Mackay, Further excavations at Mohenjo-Daro vol. II, New Delhi 1936. 9. r.K. Mookergji, Indian shipping: A History the sea-Borne Trade and Maritime activity of the Indians from the earliest Times, Bombay - New York 1912. 10. s. Pandaya, Lothal Dockyard Hypothesis and sea Level Changes, ecology and Archaeology of Western India (1977). 11. G.L. Possehl, Lothal: A Gateway settlement of the Harrappan Civilization, in K.A.r. Kennedy - G.L. Possehl edd., ecological Backgrounds of south Asian Prehistory, Ithaca 1976 118-131. 12 —————, Ancient Cities of the Indus, Durham 1979. 13. —————, Harrappan Civilization, New Delhi 1982. 14. s.r. rao, The excavations at Lothal, Lalit Kala 3-4 (1962) 82-89. 15. —————, Further excavations at Lothal, Lalit Kala 11 (1962) 14-30. 16. —————, Lothal and West Asia, International Congress of Asian Archaeology, New Delhi 1961. 17. ————, Maturity and Decline of Indus Valley Civilization: religion and Industry revealed in excavations at Lothal — Part II, ILN (1961) 387-389. 18. ————, New Light on the Indus Valley Civilisation: seals, Drains, and a Dockyard in New excavations at Lothal in India, ILN (1961) 302-304. 19. ————, The Oldest Dock in the World, The Onlooker Annual (1960-61). Ottobre 2011 88 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 89 89 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA 20. ————, shipping and Maritime Trade of the Indus People, expedition 7 (1965) 30-37. 21. ————, Lothal and the Indus Civilization, New York 1973. 22. ————, Lothal, A Harappan Port Town, 2 vols., New Delhi 1979. 23. V.P. shah, Lothal — a Port, Journal of the Oriental Institute 9 (1960) 31020. 24. K.M. srivastava, Community Movements in Protohistoric India, Delhi 1979. 25. T. Vosmer, Watercraft and Navigation in the Indian Ocean: an evolutionary Perspective, in G Afanas’ev - s. Cleuziou - J. Lukacs - M. Tosi edd., The Colloquia of the XII International Congress of Prehistoric and Protostoric sciences Vol. 16, 223-242, Forlì 1996. 26. T. Vosmer, The Naval Architecture of early Bronze Age reed-built Boats of the Arabian sea, in D. Potts - H. al-Naboodah - P. Hellyer edd., Proceedings of the First International Conference on the Archaeology of the U.A.e., London 2003, 152-157. VII. NAVI eGIZIe DeL DINAsTICO ANTICO. 1. D. O’Connor, Boat Graves and Pyramid Origins: New Discoveries at Abydos, egypt, expedition 33 (1991) 5-17. VIII. PICCOLe IMBArCAZIONI DeLL’ANTICO reGNO eGIZIO. 1. O. Bates, Ancient egyptian Fishing, Varia Africana 1 (1917). 2. M.C. Boreux, Études de nautique égyptienne, (= Mém. de l’Inst. Franc. d’Archéologie Orient. du Caire 50), Cairo 1925. 3. J.H. Breasted, The earliest Boats on the Nile, JeA 4 (1917) 174-76. 4. W.r. Dawson, Note on the egyptian Papyrus Boat, JeA 10 (1924) 46. 5. G.D. Hornblower, reed-floats in Modern egypt, JeA 17 (1931) 53-54. 6. J. Hornell, Water Transport, Cambridge 1946. 7. W.M.F. Petrie, egyptian shipping in Ancient egypt and the east I & II (1933) 1-14, 64-75. 8. A. servin, Les constructions navales sous l’Ancien empire, AsAe 34 (1934) 163. supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 90 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA IX. sCAFI e sArTIe NeLL’ANTICO reGNO eGIZIO. 1. A.M. Abubakr - A.Y. Mustafa, The Funerary Boat of Khufu, in Beitrage zür ägyptischen Bauforschung und Altertumskunde 12 (1971) 1-16. 2. M. Bietak, Zur Marine des alten reiches, in Pyramid studies and Other essays Presented to I.e.s. edwards, London 1988. 3. L. Borchardt et al., Das Grabdenkmal des Königs sahu-re’ II 1-28; 133-166, Leipzig 1913. 4. C. Boreux, Études de nautique égyptienne (= Mém. de l’Inst. Franc. d’Archéologie Orient. du Caire 50), Cairo 1925. 5. r. le Baron Bowen, raising sail in 3rd Millennium egypt, MM 36 (1960) 1-6. 6. L. Casson, Illustrated History of ships and Boats, New York 1964, 17-23. 7. s. Clarke - r. engelback, Ancient egyptian Masonry, Oxford 1930 34-45. 8. F. el-Baz, Finding a Pharaoh’s Funeral Bark, National Geographic 173 (1988) 512-533. 9. r.O. Faulkner, egyptian seagoing ships, JeA 26 (1940) 3-9. 10. J. Hornell, Water Transport, Cambridge 1946. 11. N. Jenkins, The Boat Beneath the Pyramid, New York 1980. 12. P. Lipke, The royal ship of Cheops (= BAr International series 225), Oxford 1984. 13. P. Miller, riddle of the Pyramid Boats, National Geographic 173 (1988) 534-550. 14. C.V. sølver, egyptian sea-Going ships, about 2600 B.C., MM 37 (1961) 2430. X. reMI e TIMONI NeLL’ANTICO reGNO eGIZIO. 1. L. Borchardt, Das Grabdenkmal des Königs sahu-re’ II, Leipzig 1913. 2. J.H. Breasted, egyptian servant statues (= Bollingen series XIII) 73-85, Washington 1948. 3. e.D. Jarrett-Bell, rowing in the XVIII Dynasty, in Ancient egypt 15 (1930) 11-19. 4. M.G.A. reisner, Models of ships and Boats in Catalogue général des antiquités égyptiennes du Musée du Caire nos. 4798-4796 and 5034-5200. Cairo 1913. Ottobre 2011 90 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 91 91 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA XI. NAVI e NAVIGAZIONe DeL NUOVO reGNO eGIZIO. 1. Ballard, G.A., egyptian shipping of about 1500 B.C., MM 23 (1937) 103-105. 2. C.D.J. Bell, The Obelisk Barge of Hatshepsut, Ancient egypt and the east, London - New York 1934. 3. s. Clark - r. engelbach, Ancient egyptian Masonry, Oxford 1930. 4. G.s.L. Clowes, Notes: Queen Hatshepsut’s Great Lighter, MM 13 (1927) 8990. 5. r.O. Faulkner, egyptian sea-Going ships, JeA 26 (1940)7-9. 6. s.r.K. Glanville, records of a royal Dockyard of the Time of Thutmose III: Papyrus British Museum 10056, ZÄs 66 (1931) 105-21; 68 (1932) 7-41. 7. J.J. Janssen, Two Ancient egyptian ship’s Logs: Papyrus Leiden I 350 verso and Papyrus Turin 2008+2016, Leiden 1961. 8. A. Köster, studien zur Geschichte des antiken seewesens, Leipzig 1934. 9. e. Lindner, Naval Warfare in the el-Amarna Age, in D.J. Blackman ed., Marine Archaeology, 317-324, London 1973. 10. T. säve-söderbergh, The Navy of the eighteenth egyptian Dynasty, Uppsala 1946. 11. C.V. sølver, The egyptian Obelisk-ships, MM 26 (1940) 237-256. 12. ————, egyptian Obelisk-ships, MM 33 (1947) 39-43. 13. ————, The egyptian Obelisk-ships, MM 34 (1948) 55. 14. ————, egyptian shipping of about 1500 B.C., MM 22 (1936) 430-469 XII. NAVI sTrANIere NeL NUOVO reGNO eGIZIO. 1. L. Casson, The Ancient Mariners, New York 1959. 2. N. Davies — r.O. Faulkner, A syrian Trading Venture to egypt, JeA 33 (1947) 40-47. 3. e. Marx, The First recorded sea Battle, MM 32 (1946) 242-251. 4. —————, The Origin of the ram, MM (1948) 118-119. 5. H.M. Nelson, The Naval Battle of Medinet Habu, JNes 2 (1943) 40-45. 6. A. raban, The Medinet Habu ships: Another Interpretation, IJNA 18 (1989) 163-171. 7. J. Vercoutter, L’Égypte et le monde égéen préhellenique, Cairo 1956. 8. s. Wachsmann, The ships of the sea Peoples, IJNA 10 (1981) 187-220. 9. —————, The ships of the sea Peoples, IJNA 11 (1982) 297-304. supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 92 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA XIII. NAVI DeLL’AMrAT DIPINTe sU CerAMICA. 1. e.J. Baumgartel, The Cultures of Prehistoric egypt, London 1947, 71, fig. 21. 2. W.M.F. Petrie, Prehistoric egypt, BsAe 31 (1920) 15. XIV. GrAFFITI rUPesTrI DI NAVI NeL DeserTO eGIZIANO. 1. W. Helck, Die Beziehungen Ägyptens zu Vorderasien im 3 und 2 Jahrtausend von Chr. V, Wiesbaden 1962. 2. W. Kaiser, stand und Probleme der ägyptischer Vorgeschichts Forschung, ZÄs 81 (1956). 3. s. Vinson, Boats of egypt Before the Old Kingdom, (Tesi presso il TAMU 1987). 4. H. A. Winkler, The rock Drawings of southern Upper egypt I — II, London 1938-1939. XV. NAVI ArCAICHe DIPINTe sU CerAMICA e sTOFFA. 1. A.J. Arkell, early shipping in egypt, Antiquity 33 (1959) 52-53. 2. W.F. edgerton, Ancient egyptian ships and shipping, AJsL 39 (1923) 109135. 3. P. e. Newberry, The Petty Kingdom of the Harpoon and egypt’s earliest Mediterranean Port, AnnLiv 1 (1908) 17-22. 4. ——————, some Cults of Prehistoric egypt, AnnLiv 5 (1913) 132-136. 6. W.M.F. Petrie, Prehistoric egypt, BAse 31 (1920) 16-22. 7. s. Vinson, Boats of egypt Before the Old Kingdom, (Tesi presso il TAMU 1987). XVI. LA BATTAGLIA NAVALe sUL MANICO DeL COLTeLLO DI GeBeL eL-ʿArAK. 1. G.Bénédite, Le couteau de Gebel-el-ʿArak, MonPiot 22 (1916) 1-34. 2. H. Frankfort, studies in early Pottery of the Near east I. Mesopotamia, syria, and egypt and their earliest Interrelations (= royal Anthropological Institute: Ottobre 2011 92 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 93 93 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA Occasional Papers, no. 6, London 1924) 118-124, 138-142. 3. H.J. Kantor, The Final Phase of Pre-dynastic Culture, JNes 3 (1944) 110-36. 4. P.P. Vertesalji, Le manche de couteau de Gebel el-ʿArak dans let contexte des relations entre la Mésopotamie et l’Égypte in D. Charpin - F. Joannès edd., La circulation des biens, des personnes et des idées dans le Proche-Orient ancien, Paris 1992 29-41. 5. s. Vinson, Boats of egypt Before the Old Kingdom, (Tesi presso il TAMU 1987). 6. B. Williams — T.J. Logan, The Metropolitan Museum Knife Handle and Aspects of Pharonic Imagery Before Narmer, JNes 46 (1987) 245-85. XVII. Le PITTUre TOMBALI sULLA BATTAGLIA NAVALe DI HIerAKONPOLIs. 1. H. Case - J.C. Payne, Tomb 100: The Decorated Tomb at Hierakonpolis, JeA 48 (1962) 5-18. 2. H.J. Kantor, The Final Phase of Predynastic Culture, JNes 3 (1944) 110-36. 3. J.e. Quibell - F.W. Green, Hierakonpolis II, London 1902. XVIII. NAVI e NAVIGAZIONe NeLL’eTA’ DeL BrONZO. 1. M. Artzy, Unusual late Bronze Age ship representation from Tel Akko, MM 70 (1984) 59-64. 2. —————, On Boats and sea Peoples, BAsOr 266 (1987) 75-84. 3. —————, Fighting Boats of the second Millennium B.C. in the eastern Mediterranean, rDAC (1988) 181-186. 4. J. Bartlett - Hobbs, An egyptian Burial Boat from Dashur, Chicago 1897. 5. G.F. Bass, sheytan Deresi: Preliminary report, IJNA 5 (1976) 293-303. 6. —————, The Wreck at sheytan Deresi, Oceans 1 (1977) 34-39. 7. J.-J. de Morgan, Fouilles à Dahchour: Mars-juin 1884, Vienna 1885. 8. ——————, Fouilles à Dahchour 1894-1895, Vienna 1903. 9. e. Galili - N. shmueli - M. Artzy, Bronze Age Cargo of Copper and Tin, IJNA 15 (1986) 25-37. 10. C. Haldane, The Dashur Boats, (Tesi presso TAMU 1984). 11. —————, A Fourth Boat from Dashur, AJA 88 (1984) 81-83. 11. —————, Boat Timbers from el-Lisht: A New Method of Ancient egyptsupplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 94 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA ian Hull Construction. Preliminary report, MM 74 (1988) 141-51. 12. —————, The Lisht Timbers, in D. Arnold, The Pyramid Complex of senwosret I, New York 1992. 13. F. Matz ed., Corpus der minoischen und mykenischen siegel, Berlin 1964. 14. D. Patch - C. Haldane, The Pharaoh’s Boat at the Carnegie, Pittsburgh 1990. 15. N.C. stampolidis - V. Karageorghis edd., Ploes … sea routes. Interconnessions in the Mediterranean, 16th-6th Centuries, Nicosia 2003. 16. D.r. Theochares, Iolkos, Whence sailed the Argonauts,Archaeology 11 (1958) 13-18. 17. F. Tiboni, Weaving and Ancient sails: structural Changes to ships as a Consequence of New Weaving Technology in the Mediterranean Bronze Age, The Internationa Journal of Nautical Archaeology 34 (2005), 127-130. 18 s. Wachsmann, seagoing ships and seamanship in the Bronze Age Levant (TAMU University Press), College station 1998. 19. H.e. Winlock, Models of Daily Life in Ancient egypt from the Tomb of Meket-r’ at Thebes, Cambridge, MA 1955. XIX. I POrTI DeL MeDIO BrONZO. 1. L. Borchardt, Das Grabdenkmal des Königs Ne-user-re’, ADOG in Abusir, 1902-1904, vol. 7, Leipzig 1907. 2. —————, Das Grabdenkmal des Königs sahu-re’, ADOG in Abusir, 19021908, vol. 14, Leipzig 1910. 3. H. Frost, Under the Mediterranean, London 1963 107-110. 4. G. Legrain, Textes graves sur le quai de Karnak, AA 34, 111-118. 5. M. Pillet, Le Quai du Nord, AsAe 24 (1924) 84-88. 6. B. Porter - rLB. Moss, Topographical Bibliography of Ancient egyptian Hieroglyphic Texts, reliefs, and Paintings II. Theban Temples, Oxford 1929. XX. NAVI CANANee DeL MeDITerrANeO OrIeNTALe. 1. A.J. Brody, each man cried out to his God. The specialized religion of Canaanite and Phoenician seafarers, Harvard semitic Monograph 58, Atlanta GA 1999. 2. e. Lindner, The Maritime Texts of Ugarit (Tesi non pubbl., Brandeis University 1970). Ottobre 2011 94 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 95 95 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA 3. —————, A sea-faring Merchant from Ugarit and the Cape Gelidonya Wreck, IJNA 1 (1972) 163-64. 4. e. Lindner - Y. Kahanov, The Ma?agan Mikhael ship: The recovery of a 2400-year-old merchantman. Final report (= Israel exploration society 12), Haifa 2003. 5. J.M. sasson, Canaanite Maritime Involvement in the 2nd Millennium B.C., JAOs 86 (1966) 126-38. XXI. ANCOre DeLL’ePOCA DeL BrONZO. 1. C. Davaras, Une ancre minoenne sacrée?, BCH 104 (1980) 47-71. 2. H. Frost, The stone-anchirs from Ugarit, Ugaritica XVII (1969) 235-244. 3. ——————, The stone-anchors from Byblos, Mélanges de l’Université de saint-Joseph 45 (1969) 425-442. 4. —————, some Cypriot stone-anchors from land sites and from the sea, rDAC 1970 14-24. 5. —————, Bronze Age stone-anchors from the eastern Mediterranean, dating and identification, MM 61 (1975) 377-394. 6. —————, Anchors sacred and profane, in M. Yon ed., ras shamra Ougarit VI: Arts et Industrie de la pierre, 355-410, Paris 1991. 7. —————, stone anchors: a reassessment reassessed, MM 79 (1993) 449458. 8. —————, Where did the Bronze Age ships keep their stone anchors?, Tropis III, 167-176, Atene 1995. 9. —————, stone Anchors: The Need for Methodical recording, Indian Journal of History of science 32 (1997) 121-126. 10. —————, Bronze Age stone Anchors, in J.P. Delgado ed., encyclopedia of Underwater and Maritime Archaeology, 74-75, New Haven 1998. 11. e. Galili, A Group of stone Anchors from Newe-Yam, IJNA 14 (1985) 143153. 12. G. Kapitän, Ancient Anchors — Technology and Classification, IJNA 13 (1984) 33-44. 13. D.e. McCaslin, stone Anchors in Antiquity, Göteborg 1980. 14. A. Nibbi, Ancient egyptian Anchors: A Focus on the Facts, MM 70 (1984) 247-266. 15. —————, stone anchors: The evidence re-assessed, MM 79 (1993) 5-26. 16. C.F.A. schaeffer, remarques sur les ancres en pierre d’Ugarit, Ugaritica VII supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 96 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA 371-381, Paris 1978 17. J.W. shaw, Two three-holed stone anchors from Kommos, Crete: their context, type and origin, IJNA 24 (1995) 279-291. 18. J.A. Tóth, Composite stone Anchors in the Ancient Mediterranean, Acta Archaeologica Academiae scientiarum Hungaricae 53 (2002) 85-118. 19. s. Wachsmann - D. Haldane, Anchors, in e.M. Meyers ed., The Oxford encyclopedia of Archaeology in the Near east I (1997) 139. XXII. COMMerCIO NAVALe DeI MeTALLI NeLL’eTA’ DeL BrONZO. 1. M.J. Becker, sardinia and the Mediterranean Copper Trade: Political Development and Colonialism in the Bronze Age, Anthropology 4 (1980) 91-117. 2. H.-G. Buchholz, Keftiubarren und erzhandel in zweiten vorchristlichen Jahrtausend, PZ 37 (1959) 1-40. 3. —————, Die Kupferhandel des 2. vorchristlichen Jahrtausends im spiegel der schriftforschung, in e. Grumach ed., Minoica (Festschrift sundwall), Berlin 1958. 4. N.H. Gale ed., Bronze Age Trade in the Mediterranean (=studies in Mediterranean Archaeology 90), Jonsered 1991. 5. N.H. Gale - Z.A. stos-Gale, Cycladic Lead and silver Metallurgy, BsA 76 (1981) 169-224. 6. —————, Oxhide Ingots from sardinia, Crete and Cyprus: New scientific evidence, in M. Balmuth ed., studies in sardinian Archaeology III (= BAr International series 387), 135-178, Oxford 1987. 7. J.D. Muhly, Homer and the Phoenicians: The relations between Greece and the Near east in the Late Bronze and early Iron Age, Berytus 19 (1970) 19-64. XXIII. LA NAVIGAZIONe NeLL’eGeO NeL III MILLeNNIO a.C. 1. G.F. Bass, A Hoard of Trojan and sumerian Jewelry, AJA 74 (1970) 335-341. 2. —————, Troy and Ur: Gold Links Between Two Ancient Capitals, expedition 8 (1966) 27-39. 3. P.B. Betancourt, The Maikop Copper Tools and their relationship to Cretan Metallurgy, AJA 74 (1970) 351- 58. 4. C. Broodbank, The Longboat and society in the Cyclades in the Keros-syros Culture, AJA 93 (1989) 319-337. Ottobre 2011 96 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 97 97 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA 5. L. Casson, ships and seamanship in the Ancient World, Princeton 1971. 6. L. Cohen, evidence for the ram in the Minoan Period, AJA 42 (1938) 487-94. 7 M. Cosmopoulos, exchange Networks in Prehistory: the Aegean and the Mediterranean in the Third Millennium B.C., in r. Laffineur - L. Basch, edd., Thalassa: L’égée préhistorique et la mer, Liège 1991. 8. P.F. Johnston, ship and Boat Models in Ancient Greece, Annapolis 1981. 9. —————, Bronze Age Cycladic ships: An Overview, Temple University Aegean symposium 7 (1982) 1-8. 10. V.e.G. Kenna, Cretan seals, Oxford 1960. 11. s. Marinatos, La marine créto-mycénienne, BCH 57 (1933) 170-235, fig. 1318 12. s. Wachsmann, The Thera Waterborne Procession reconsidered, IJNA 9 (1980) 287-295. XXIV. LA TALAssOCrAZIA MINOICA. 1. r.L.N. Barber, The Cyclades in the Bronze Age, London 1987. 2. K. Branigan, Minoan Colonialism, BsA 76 (1981) 23-33. 3. C. starr, The Myth of the Minoan Thalassocracy, Historia 1 (1955) 282-291. 4. P. Warren, The Place of Crete in the Thalassocracy of Minos, in r. Hagg - N. Marinatos edd., The Minoan Thalassocracy: Myth or reality, Göteborg 1984. 5. M. Wiener, Isles of Crete? The Minoan Thalassocracy revisited, in D.H. Hardy ed., Thera and the Aegean World III, London 1984. XXV. NAVI e NAVIGAZIONe NeL TArDO eLLADICO. 1. L. Basch, Appendix A, MM 71 (1985) 413-415. 2. ————, Bow and stern Appendages in the Ancient Mediterranean, MM 69 (1983) 395-412. 3. G.F. Bass, A History of seafaring based on Underwater Archaeology, New York — London 1972 16-17. 4. J.H. Betts, ships on Minoan seals, in D.J. Blackman ed., Marine Archaeology, (= Colston Papers 23) 325-336, London 1973. 5. —————, Die schweizer sammlungen, Berlin 1980. 6. L.M. Brown, The ship Fresco from Thera. some Thoughts on Iconography, BICs 24 (1977) 144-45. supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 98 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA 7. —————, The ship Procession in the Miniature Fresco, in C. Doumas ed., Thera and the Aegean World, 629-644, London 1978. 8. H.G. Buchholz, Bemerkungen zum schiffsfresko von Thera, Hellas, ewig unsere Liebe: Festschrift W. Zschietzachmann, Giessen 1975 5-14. 9. L. Casson, ships and seamanship in the Ancient World, 30-42, Princeton 1971. 10. —————, Bronze Age ships: The evidence of the Thera Wall Paintings» IJNA 4 (1975) 3-10. 11. —————, The Thera ships, IJNA 7 (1978) 232-33. 12. L. Cohen, evidence for the ram in the Minoan Period, AJA 42 (1938) 48694. 13. F. Dakoronia, Warships on sherds of LH III C Kraters from Kynos, in H. Tzalas ed., Tropis II, Delphi 1987. 14. C.G. Doumas, Thera: Pompeii of the Ancient Aegean, London 1983. 15. M.A. edey, The sea Traders, Amsterdam 1974. 16. J. ernstone, The ship Procession Fresco — The Pilots, IJNA 14 (1985) 31520. 17. A. evans, The Palace of Minos, vol. I 283-284; vol. II 239-243; vol. IV 249253. 18. C.e. Gibson, The Origin of the ram, MM 33 (1947) 164. 19. H.e. Giesecke, The Akrotiri ship Fresco, IJNA 12 (1983) 123-43. 20. —————, Appendix B, MM 71 (1985) 415-16. 21. —————, The Thera ships — A re-analysis, MM 64 (1978) 125-33. 22. —————, The Thera ships as sailing Vessels, MM 71 (1985) 401-13. 23. r. Hutchinson, Prehistoric Crete 91-115, Baltimore 1962. 24. s. Immerwahr, Mycenaeans at Thera: some reflections on the Paintings from the West House, in K.H. Kinzl ed., Greece and the eastern Mediterranean in Ancient History and Prehistory, New York 1977. 25. P.F. Johnston, Bronze Age Cycladic ships: An Overview, Temple University Aegean symposium 7 (1982) 1-8. 26. P. Johnstone, stern First in the stone Age, IJNA 2 (1973) 3. 27. —————, The seacraft of Prehistory, Harvard 1980 61-68. 28. —————, A Minoan Naval Triumph, IJNA 5 (1976) 285. 29. D.H. Kennedy, A Further Note on the Thera ships, MM 64 (1978) 135-137. 30. G.s. Kirk, ships on Geometric Vases, BsA 44 (1949) 116-17. 31. s. Marinatos, La marine créto-mycénienne, BCH 57 (1933) 170-235. 32. —————, Das schiffsfresko von Akrotiri, Thera, in D. Gray ed., seeweOttobre 2011 98 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 99 99 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA sen: Archaeologia Homerica I, Göttingen 1974. 33. ————, From the Miniature Fresco of Thera: A Detail of the Body-shield, AAA 6, 494-499. 34. L. Morgan, The Miniature Wall Paintings of Thera, Cambridge 1988. 35. ————, excavations at Thera VI, Athens 1974. 36. D. Page, The Miniature Frescoes from Acrotiri, Thera, PraktAtAth 51 (1976) 135-49. 37. M.G. Prytulak, Weapons on the Thera ships, IJNA 11 (1982) 3-6. 38. A. raban, ships and shipping in the Wall Paintings of Thera, Qadmoniot 10 (1977) 18-21. 39. ————, The Thera ships: Another Interpretation, AJA 88 (1984) 11-19. 40. C. renfrew, Cycladic Metallurgy and the Bronze Age Aegean, AJA (1967) 1-20. 41. C.G. reynolds, Note: The Thera ships, MM 64 (1978) 124. 42. G. saflund, Cretan and Theran Questions, in r. Hagg — N. Marinatos edd., sanctuaries and Cults in the Aegean Bronze Age, stockholm 1981. 43. A. sakellariou, Die minoischen und mykenischen siegel des Nationalmuseums in Athen, 463, Berlin 1964. 44. C.F.A. schaeffer, enkomi-Alasia I tav. 10, Paris 1952. 45. M.C. shaw, ship Cabins of the Bronze Age Aegean, IJNA 11 (1982) 53-58. 46. A.M. shephard, sea Power in Ancient History, Boston 1924. 47. J. Vercoutter, L’Égypte et le monde égéen préhellenique, Cairo 1956. 48. s. Wachsmann, Bird-Head Devices on Mediterranean ships, in H. Tzalas ed., Tropis IV. Proceedings of the 4th International symposium on ship Construction in Antiquity, Athene 1991. 49. —————, The Thera Waterborne Procession reconsidered, IJNA 9 (1980) 287-295. 50. P. Warren, The Miniature Fresco from the West House at Akrotiri, Thera and its Aegean setting, JHs 99 (1979) 115-29. XXVI. IL COMMerCIO NAVALe MICeNeO. 1. H. Kantor, The Aegean and the Orient in the second Millennium, AJA 51 (1947). 2. s. Immerwahr, Mycenaean Trade and Colonization, Archaeology 13 (1960). 3. F.H. stubbings, Mycenaean Pottery from the Levant, Cambridge 1951. 4. H.W. Catling, Minoan and Mycenaean Pottery: Composition and Provenance, supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 100 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA Archaeometry (1963). 5. Lord W. Taylor, Mycenaean Pottery in Italy, Cambridge 1958. 6. A.J.B. Wace - C.W. Blegen, Pottery as evidence for Trade and Colonization, Klio 32 (1939) 131-147. 7. J.D.s. Pendlebury, Aegyptiaca (Cambridge 1930). XXVII. NAVI e NAVIGAZIONe NeLL’ePOCA OMerICA. 1. V. Berard, Dans le syllage d’Ulysse, Paris 1933. 2. e. Bradford, Ulysses Found, New York 1963. 3. F. Brewster, The raft of Odysseus, Harvard studies in Classical Philology 37 (1926) 49-53. 4. L. Casson, New Light on Ancient rigging and Boatbuilding, American Neptune 24 (1964) 81-94. 5. —————, Odysseus’ Boat, AJP 85 (1964) 61-64. 6. —————, Odysseus’ Boat (Od. V:244-53), IJNA 21 (1992) 73-74. 7. D. Gray, seewesen (Archaeologia Homerica: Die Denkmaler und das frügriechishce epos) I, Göttingen 1974. 8. s. Mark, Odyssey V:234-53 and Homeric ship Construction: A reappraisal, AJA 95 (1991) 441-445. 9. J.s. Morrison, Notes on Certain Greek Nautical Terms, CQ 41 (1947) 122135. 10. T.D. seymour, Life in the Homeric Age, New York 1907. XXVIII. NAVI e NAVIGAZIONe FeNICIA. 1. G. Contenau, La civilization phénicienne, Paris 1949. 2. G. Daressy, Une flottilée phénicienne, rA 27 (1895) 286-292. 3. N. Davies - r.O. Faulkner, A syrian Trading Venture in egypt, JeA 33 (1947) 40-46. 4. M.-C. de Graeve, The ships of the Ancient Near east (c.2000-500 B.C.), Leuven 1981. 5. J.G. Fevrier, L’ancienne marine phénicienne, La nouvelle Clio 2 (1950) 128143. 6. T.H. Gaster, A Phoenician Naval Gazette, PeQ (1938) 105-112. 7. P. Bosch y Gimpera, Phéniciennes et grecs dans l’extrême occident, La nouOttobre 2011 100 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 101 101 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA velle Clio 3 (1951) 269-306. XXIX. IL seTTIMO seCOLO a.C. 1. J. Boardman, The Greeks Overseas, Baltimore 1964. 2. T. Georgiades, Les ports de la Grèce dans l’antiquité, Atene 1907. 3. K. Lehmann-Hartleben, Die antiken Hafenanlagen des Mittlemeeres, Leipzig 1923. 4. J. Paris, Contributions a l’étude des ports antiques du monde grec, BCH 40 (1916) 5-73. 5. C.A. roebuck, Ionian Trade and Colonization, New York 1959. XXX. NAVI e NAVIGAZIONe eTrUsCA. 1. N. Alfieri et al., Nave, in enciclopedia dell’arte antica V, 369-383, rome 1963. 2. e. Boucher, Ceramique archaique d’importation au Musée Lavigerie de Carthage, CahByrsa 3 (1953) 29-32. 3. V. Bruno, The Mystery of the etruscan Coastline, Archaeology 26 (1973) 198212. 4. L. Casson, The earliest Two-Masted ship, Archaeology 16 (1963) 108-111. 5. e. Colozier, Les Étrusques et Carthage, Melrome 65 (1953) 63-98. 6. C. Feuillet, Les Étrusques près de Montpellier, L’expresse (1966) 52-53. 7. F. Gehn, Die schiffe der etrusker, rM 34 (1919) 1-16. 8. J. Joncheray, L’épave greque, ou étrusque, de Bon-Porté, CahArchsubaq 5 (1976) 5-36. 9. G. Karo, etruskisches in Griechenland, Archeph (1937) 316-320. 10. e. Kunze, etruskische Bronzen in Griechenland, in G. Mylonas ed., studies Presented to David M. robinson I, 736-746, st. Louis 1951. 11. A. McCann et al., Underwater excavations at the etruscan Port of Populanio, JFA 4 (1977) 275-296. 12. F. Miltner, Über die Herkunft der etruskischen schiffe, ÖJh 37 (1948) 11322. 13. M. Moretti, Tarquinia: La tomba della nave, Milano 1961. 14. J. Oleson, Underwater survey and excavation in the Port of Pyrgi (santa severa), 1974, JFA 4 (1977) 297-308. supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 102 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA 15. s. Paglieri, Origine e diffusione della navi etrusco-italiche, stetr 28 (1960) 209-231. 16. r. Vighi, La piu antica rappresentazione di nave etrusco-italica, rendLinc, serie 6, no. 8 (1932) 367-75. 17. F. Villard, Les cantharos de bucchero et la chronologie du commerce étrusque d’exportation, in M. renard ed., Hommages Grenier, 1625-35, Brussels 1962. XXXI. I NAUFrAGI. a. I naufragi nel Tardo Bronzo. 1. e. Galili, remains of a Bronze Age ship from Kfar samir, C.M.s. News 10 (1984). 2. e. Galili - M. Artzy, Bronze Age ship’s Cargo of Copper and Tin, IJNA 15 (1986) 25-37. 3. A. raban - e. Galili, recent Maritime Archaeological research in Israel — A Preliminary report, IJNA 14 (1985) 326-332. 4. s. Wachsmann - K. raveh, Concerning a Lead Ingot from ha-Hotrim, Israel, IJNA 13 (1984) 169-176. 5. s. Wachsmann - K. raveh, An Underwater salvage excavation near Kibbutz ha-Hotrim, Israel, IJNA 10 (1981) 160. b. Il naufragio di Ulu Burun - Kafl. 1. C. Bachhuber, Aegean Interest on the Uluburun ship, AJA 110 (2006) 345363. 2. G.F. Bass, A Bronze Age shipwreck at Ulu Burun (Kas):1984 Campaign, AJA 90 (1986) 269-96. 3. —————, The Ulu Burun shipwreck, Kazi sonuçlari Toplantisi 7 (1986) 619-635. 4. —————, Oldest Known shipwreck reveals Bronze Age splendors, National Geographic Magazine 172 (1987) 692-733. 5. —————, Underwater excavation of the Ulu Burun shipwreck, Kazi sonuçlari Toplantisi 8 (1987) 291-302. 6. G.F. Bass, - D.A. Frey - C. Pulak, A Late Bronze Age shipwreck at Kas, Turkey, IJNA 13 (1984) 271-79. Ottobre 2011 102 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 103 103 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA 7. G.F. Bass - C. Pulak - D. Collon - J. Weinstein, The Bronze Age shipwreck at Ulu Burun: 1986 Campaign, AJA 93 (1989) 1-29. 8. C. Pulak, The Bronze Age shipwreck at Ulu Burun, Turkey: 1985 Campaign, AJA 92 (1988) 1-37. 9. —————, evidence from the Uluburun shipwreck for Cypriote Trade with the Aegean and Beyond, in L. Bonfante - V. Karageorgis edd., Italy and Cyprus in Antiquity 1500-450 BCe, 13-60, Nicosia 2000. 10. C. Pulak - D.A. Frey, The search for a Bronze Age shipwreck, Archaeology 38 (1985) 18-24. c. Il naufragio di Capo Gelidonia. 1. G.F. Bass, Cape Gelidonya Wreck: Preliminary report, AJA 65 (1961) 267276. 2. —————, A Bronze Age shipwreck, expedition 3 (1961) 2-11. 3. —————, Archaeology Under Water, London 1966; rev. ed., Baltimore 1970. 4. ———-—, Cape Gelidonya: A Bronze Age shipwreck (Transactions of the American Philosophical society 57, Philadelphia 1967. 5. ———-—, Cape Gelidonya and Bronze Age Maritime Trade, in H.A. Hoffner Jr. ed., Orient and Occident, essays Presented to Cyrus H. Gordon, (= AOAT 22) 29-38, Neukirchen-Vluyn 1973. 6. —————, Archaeology Beneath the sea (New York 1975)1-59. 7. —————, return to Cape Gelidonya, INA Newsletter 15 (1988) 1-5. 8. —————, evidence of Trade from Bronze Age shipwrecks, in N.H. Gale ed., Bronze Age Trade in the Mediterranean (= studies in Mediterranean Archaeology 90), 69-82, Jonsered 1991. 9. —————, excavating a Bronze Age shipwreck, Archaeology 14 (1961) 7887. 10. H. W. Catling, Cypriot Bronzework in the Mycenaean World, Oxford 1964. 11. —————, The Date of the Cape Gelidonya ship and Cypriot Bronzework, rDAC 1986 68-71. 12. r. Giveon, Dating the Cape Gelidonya shipwreck, Anatst 25 (1985) 99-101. 13. C. Pulak - e. rogers, The 1993-1994 Turkish shipwreck surveys, INA Quarterly 21 (1994) 20-21. 13. A.r. schulman, Three shipwrecked scarabs, expedition 3 (1961) 24-25. 14. P. Throckmorton, Thirty-Three Centuries Under the sea, National Geographsupplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 104 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA ic Magazine 117 (1960) 682-703. 15. —————, Oldest Known shipwreck Yields Bronze Age Cargo, National Geographic Magazine 121 (1962) 696-711. 16. ———-—, The Lost ships, Boston - Toronto 1964. d. Il naufragio di Punta Iria. 1. H. Pennas, Point Iria Wreck, enalia Annual 1990 (1992) 39-41. 2. Ch. Pennas - Y. Vichos - Y.G. Lolos, The 1991 Underwatter survey of the Late Bronze Age Wreck at Point Iria, enalia Annual 1991 (1995) 4-16. 3. Y.G. Lolos, Late Cypro-Mycenaean seafaring: New evidence From sites in the saronic and the Argolic Gulfs, in V. Karagheorghis - D. Michaelides edd., Cyprus and the sea, 72-77, Nicosia 1995. 4. K. Westerberg, Cypriote ships from the Bronze Age to c. 500 B.C., Gothenburg 1983. 5. A. Yannai, studies on Trade Between the Levant and the Aegean in the 14th to 12th Century B.C. (Tesi non pubbl., Linacre College), Oxford 1983. Ottobre 2011 104 (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 105 105 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA Ninive Palazzo sud-Ovest: pannello 11 della stanza VII. Nave bireme da guerra assira corazzata e con rostro appuntito per speronare le navi nemiche. Ca. 700 a.C. British Museum supplemento alla rivista Marittima (57-96) Mesopotamia (corrdepa 27ott) Veryfied:Trizio.qxd 11/7/2011 10:16 PM Page 106 LA MArINerIA NeLLA MesOPOTAMIA ANTICA L’Autore Massimo Baldacci insegna sia in Italia (Università di roma e L’Aquila) che all’estero (Università di stuttgart - Germania). È autore di oltre 180 pubblicazioni scientifiche su riviste specialistiche edite sia in Italia che all’estero. Come saggista ha pubblicato con le maggiori case editrici italiane: storia di Ugarit. Una città stato ai primordi della Bibbia, Piemme 1996; Il libro dei morti dell’antica Ugarit, Piemme 1998; Il Diluvio, Mondadori 1999 (2a ed. Oscar Mondadori 2000); Prima della Bibbia: sulle tracce della religione arcaica del Proto-Israele, Mondadori 2001 (2a edizione 2003); Il male antico, san Paolo edizioni 2008. Ottobre 2011 106