Cedrus libani A. Richard FAMIGLIA: Pinaceae ETIMOLOGIA: l’epiteto generico deriva dal latino cedrus e dal greco kédros, che in epoca molto remota indicavano un albero non ben identificato, probabilmente una specie di Juniperus (ginepro). Il nome specifico libani = “del Libano”, sta ad indicare una delle aree della regione di provenienza della specie. SINONIMO: Pinus cedrus L.; Cedrus libanotica Link; Cedrus libanitica (Trew) Pilger; Cedrus libanensis Juss. ex Mirb.; Cedrus cedrus Huth.; Cedrus. patula K. Koch. NOMI VOLGARI: Cedro del Libano (italiano). Emilia-Romagna: Zedar del Leban (Reggio). Toscana: Cedro del Libano. FORMA BIOLOGICA E DI CRESCITA: fanerofita sempreverde. TIPO COROLOGICO: Mediterraneo orientale, spontaneo nelle montagne del Libano, della Siria e sui monti Tauri della Turchia meridionale. Coltivato in parchi e giardini di tutta Europa dove fu introdotto nel 1683. FENOLOGIA: fiore: X-IX, frutto: nei due anni successivi alla fecondazione. LIMITI ALTITUDINALI: 1300-3000 m di altitudine. ABBONDANZA RELATIVA E DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA IN ITALIA: nel nostro Paese è un’essenza pregiata molto coltivata nei parchi e nei giardini del nord della Penisola (Pianura Padana e Prealpi specialmente della Lombardia) e del centro. I primi esemplari furono piantati nel 1782 nell’Orto botanico di Pisa. HABITUS: albero sempreverde, a lenta crescita, molto longevo (può vivere 1500-2000 anni), di prima grandezza, raggiunge infatti i 40 m. Il tronco, massiccio e possente, colonnare e largo alla base, spesso è diviso in più fusti (policormico), ed è dotato di rami orizzontali. La chioma, densa, ha forma piramidale negli esemplari giovani, tabulare negli individui più vecchi. La scorza è prima liscia e di colore grigio, poi fessurata e bruno nerastra. I rami di secondo ordine si espandono a formare larghi palchi orizzontali. FOGLIE: persistenti, aghiformi, di colore verde scuro, lunghe circa 2-3 cm, larghe 1 mm circa, acuminate. Crescono solitarie, inserite a spirale intorno ai rami degli anni precedenti (macroblasti), a rosette di 20-25 sui rami dell’anno incorso (brachiblasti). FIORE: pianta monoica. I fiori sono sporofilli a sessi separati sulla stessa pianta; i fiori maschili (detti microsporofilli) riuniti a spiga in coni numerosi più o meni cilindrici, eretti, lunghi 4-5 cm, grigio verdi, poi flaccidi di colore giallo-bruno; i femminili (detti macrosporofilli) sono anch’essi riuniti a spiga in coni di colore verdastro e di forma ovoidale, più piccoli. FRUTTO: i coni femminili evolvono in strobili a barile (pigne) ovoidali, di consistenza legnosa, con apice piatto o leggermente concavo; dapprima sono di colore porpora poi, a maturità, grigio verdastro. Hanno un diametro di 4-6 cm e una lunghezza di 8-10 cm. Maturano in agosto-ottobre dei seguenti due anni; successivamente le squame della pigna (larghe fino a 5 cm, strettamente appressate), si disarticolano lasciando sul ramo l’asse di attacco. In genere le pigne non compaiono prima che l’esemplare abbia raggiunto i 40-50 anni di età. SEMI: acheni allungati lineari-oblunghi, di 1,2-1,4 mm di lunghezza arrotondati all’apice di colore bruno e costoluti longitudinalmente, alati con alette lunghe 20-30 mm. I semi hanno 2-3 capsule, contenenti una resina dall’odore disgustoso che viene ritenuta una difesa contro gli scoiattoli.. POLLINE: il polline è liberato dai fiori maschili in grande quantità in novembre. SOTTOSPECIE E/O VARIETÀ: a seconda dei diversi studi i raggruppamenti sistematici dei Cedri possono essere leggermente diversi. La maggior parte dei testi botanici considera valide 4 specie di Cedri: Cedrus libani A. Richard, Cedrus atlantica Manetti, Cedrus brevifolia (Hook. f.) A. Henry, Cedrus deodara Loud. Altri propongono invece il livello di sottospecie (o varietà) per il Cedro di Cipro e il Cedro dell'Atlante: Cedrus libani A. Richard: Cedrus libani ssp libani. Cedro del Libano. Montagne del Libano, Siria occidentale e Turchia centro-meridionale. Foglie da verde scuro a verde glauco, 10-25 mm, strobili con scaglie lisce. Cedrus libani var. stenocoma. Cedro di Turchia. Montagne della Turchia sud-occidentale. Differisce dalla specie tipica per avere un portamento piramidale o colonnare. Foglie verde glauco, lunghe 8-25 mm. Cedrus libani var. brevifolia [o Cedrus brevifolia (Hook. f.) A. Henry]. Cedro di Cipro. Montagne di Cipro. Foglie verde glauco, lunghe 8-20 mm. Cedrus libani var. atlantica (o Cedrus atlantica Manetti). Cedro dell'Atlante. Montagne dell'Atlante in Marocco e Algeria. Foglie da verde scuro a verde glauco, lunghe 10-25 mm. Cedrus deodara Loud. Cedro dell'Himalaya. Himalaya occidentale. Foglie da verde brillante a verde glauco, lunghe 30-50 mm; strobili con scaglie appuntite. Come per le altre specie di Cedro, risulta a volte difficile la determinazione specifica degli esemplari di Cedrus libani A. Richard, presenti nei parchi, in quanto gli esemplari coltivati sono spesso delle cultivar. In generale, per distinguere le diverse specie di Cedrus, mentre negli esemplari vecchi l’identificazione risulta abbastanza facile osservando il portamento (cima piatta nel Cedro del Libano, conica nel Cedro dell’Atlante e pendula nel Cedro himalayano), negli esemplari più giovani quando l’albero non ha ancora assunto la silhouette adulta si devono osservare i coni maschili di 4-5 cm nel Cedro del Libano (5-7 cm nel Cedro himalayano, 3-4 cm nel Cedro dell’Atlante) e gli aghi lunghi 1-3,5 cm nel Cedro del Libano (contro i 2-6 cm del Cedro himalayano e gli 1-2,5 cm del Cedro dell’Atlante). HABITAT ED ECOLOGIA: allo stato spontaneo il Cedro del Libano predilige il clima fresco delle montagne, ma dove la temperatura non è molto rigida: si trova infatti sui pendii rocciosi e calcarei esposti a nord, tra 1300-3000 m di quota, dove l’inverno è nevoso e l’estate asciutta. Specie però rustica che può sopportare geli fino a circa -25 °C. SYNTAXON (SYNTAXA) DI RIFERIMENTO: vive in boschi puri aperti, poveri di sottobosco, o in boschi misti con l’Abete di Cilicia, il Ginepro turco (Juniperus excelsa) e diversi pini. LIFE-STRATEGY (SENSU GRIME & Co.): stress-tollerante. IUCN: basso rischio (LR/nt). Oggi, nella Lista delle specie minacciate dello IUCN, il Cedro del Libano è considerato a basso rischio (LR/nt). Questa classificazione non corrisponde a nessuno dei criteri di minaccia adottati per altre categorie: [specie estinta (EX), estinta in natura (EW), gravemente minacciata (CR), minacciata (EN), vulnerabile (VU), quasi a rischio (NT), non a rischio (LC), dati disponibili insufficienti per valutare il rischio (DD), rischio non valutato (NE)]. La designazione “nt” significa che è quasi minacciato, molto prossima alla qualifica di vulnerabile (VU). La specie comunque non è minacciata in Turchia benché lo sia pesantemente in Libano ed estremamente in Siria. AVVERSITÀ: il Cedro del Libano, come del resto gli altri Cedri, è oggetto di attacchi da parte di specifici parassiti. Fra quelli animali frequenti sono gli attacchi ai germogli, ai rami ed ai ciuffi fogliari da parte di afidi appartenenti al genere Cinara, dannosi sia direttamente con le punture, sia indirettamente con la produzione di molta melata. Possono inoltre essere annoverati i danni agli organi legnosi da parte di coleotteri scolitidi e le defogliazioni da parte della processionaria del Pino (Thaumetopea pityocampa). Infine i Cedri possono essere attaccati dal ragnetto delle conifere (Oligonychus ununguis) che provoca bronzature, arrossamento degli aghi e filloptosi. Fra le malattie sono frequenti i marciumi del colletto e delle radici provocati dal fungo Armillaria mellea, specie su piante poste in substrati compatti, asfittici e con ristagno d’acqua. L’apparato radicale ed il colletto possono essere anche colpiti dal marciume fungino provocato da Phytophthora cinnamoni. Gli organi legnosi possono infine essere soggetti a lesioni cancerose e deperimenti determinati dal fungo Diplodia pinea. ALBERI MONUMENTALI: con il censimento degli alberi monumentali del 1982 compiuto dalla Guardia forestale sul territorio italiano, sono stati rilevati numerosi esemplari di notevoli dimensioni. Se ne citano alcuni (il primo dato è l’altezza in metri, il secondo la circonferenza in metri): Varallo Pombia (NO), Villa comunale, altezza 28 m, circonferenza 7 m; Agliè (TO), Parco del Castello, 40, 6,5; Alpignano (TO), strada per Collegno, 27, 5,3; Salò (BS), Via Cure del Lino, 27, 5,3; Blevio (CO), Villa Cademartori, 27, 5,8; Casatenovo (CO), Villa Montereggio, 30, 4,8; Como, Villa Olmo, 25, 7,6; Menaggio (CO), Loveno-Villa d’Azeglio, 30, 6,3; Merate (CO), Osservatorio, 28, 5,9; Monticello Brianza (CO), Villa Greppi, 25, 7; Musso (CO), Villa Orombelli, 33, 5,2; Monza (MB), Parco Reale, 34, 7; Varese, Villa Mirabello, 28, 11,3; Varese, Villa Ponti, 29, 6,8; Venegono Superiore (VA), Parco Caproni di Taliedo: 35, 6 - 40, 6,5 - 40, 7,4; Pavia di Udine (UD), Villa Lovaria, 28, 5,2; San Giorgio di Nogaro (UD), Villa Frangipane, 28, 5,15; Santa Maria La Longa (UD), Parco Cottolengo, 33, 6; Forlimpopoli (FO), Selbagnone, Villa Paulucci de Calboli, 27, 9,1; Pavullo sul Frignano (MO), 30, 5,75; San Pietro a Sieve (FI), Parco Mozzate, 30, 8,7; Pontremoli (MS), Chiosi, 28, 6,25 - Villa Dosia, 30, 6; Capranica (VT), Acquaforte, 37, 4,15. NOTE STORICHE: il Cedro del Libano è menzionato spesso nel Vecchio Testamento. Si ritiene che esso sia stato impiegato per la costruzione del Tempio del re Salomone a Gerusalemme (I Re 5:6). Lo stesso re, nel Cantico dei Cantici afferma: “Le assi della nostra casa sono di cedro”. Origene, commentando il versetto, spiegava che “fare di cedro le travi delle nostre dimore significa preservare l’anima dalla corruzione”. Gli Ebrei vi ravvisarono l’emblema della Grandezza e della Potenza. Nella lingua ebraica viene chiamato Erez (con la z pronunciata alla bolognese). Un passaggio biblico di profondo significato mitologico vede la “nazione imperiale”, l’incarnazione della storia, sotto l’aspetto di qualcosa che richiama l’albero del mondo (Ezechiele 31.1-18), dove il taglio del Cedro è visto come la distruzione degli imperi del mondo, ossia la fine della storia. E la storia del declino del Cedro del Libano è molto lunga. Se ne trova traccia dalla notte dei tempi, ossia circa 4.700 anni orsono, nell’Epica del viaggio di Gilgamesh nella foresta, primo poema epico della storia dell’umanità, denominato successivamente Epopea di Gilgamesh. Si tratta di una leggenda babilonese, il cui nucleo principale risale ad antiche leggende sumeriche, ma che venne trascritta molto tempo dopo il periodo in cui è ambientata la storia. La prima stesura, pervenutaci in frammenti, appartiene alla letteratura sumerica, ma la versione più completa sinora nota venne incisa su undici tavolette di argilla che furono rinvenute tra i resti della biblioteca reale nel palazzo del re Assurbanipal a Ninive, capitale dell’impero assiro. Questa redazione tarda della leggenda risale al VII secolo a.C. Gilgamesh, o anche Bilgames nei primi testi sumerici, è un personaggio della mitologia mesopotamica. Mitico re dei Sumeri, fu il quinto re di Uruk, il più antico agglomerato urbano dell’odierno Iraq, nelle vicinanze del Golfo Persico. Nella storia si racconta che questo re, alla ricerca di legname per terminare la sua magnifica città, venne attratto dalla foresta nella parte meridionale della Mesopotamia del sud protetta dal semidio Enlil. Enlil aveva profetizzato che una volta che gli umani fossero penetrati nella foresta, avrebbero distrutto tutti gli alberi, considerati la “bellezza divina”. Scoppiò una grande battaglia tra il semidio custode degli alberi e gli umani dalla quale questi ultimi uscirono vincitori e la conseguenza fu la completa distruzione della foresta dove al suo posto non restò che il suolo nudo. Il destino della foresta dei Cedri fu segnato se non altro perché il suo sfruttamento ha aiutato la società umana non soltanto culturalmente ma ha costituito la base per lo sviluppo di numerose economie per le antiche civilizzazioni. Il Cedro è stato usato per la costruzione di templi, palazzi, navi. L’esportazione del legno di Cedro verso l’Egitto è stato un importante fattore di crescita della prosperità fenicia; i Fenici avevano bisogno del suo legno per la costruzione di navi e, grazie a questa risorsa naturale, sono stati la prima nazione al mondo dedita al commercio internazionale marittimo, alla navigazione, nelle arti e nei manufatti. Ma i Fenici non sono stati gli unici nell’utilizzare il legno di Cedro. Hanno avuto la loro parte gli Assiri (Nebuchdrezzar), Re Davide, i Romani, il re di Babilonia Erode il Grande e i Turchi dell’impero ottomano. L’espansione in Siria dei Romani ebbe effetti ancora peggiori sui Cedri. È stato solo con l’avvento al potere dell’imperatore Adriano che il declino del Cedro è stato rallentato, quando si posero attorno alle restanti foreste confini a protezione dichiarandole allo stesso tempo dominio imperiale. Durante la Prima guerra mondiale (1914-1918), una parte preponderante dei Cedri delle ridotte foreste sono stati sfruttati come combustibile per i treni a vapore. Come conseguenza, oggi le grandi foreste di Cedro del passato non esistono più, sostituite da un suolo brullo e sterile, stentato, coperto da una macchia che non gli consente di trattenere l’acqua. La presenza del Cedro è limitata nel Libano a soli dodici siti separati per un totale di 2.000-3.000 ettari sparsi per il Paese. Uno di questi si trova a Jabal el-Barouk, localizzato sui pendii della sezione centrale della catena del Monte Libano, il più grande sito autorigenerante del paese che dà riparo ad alcuni lupi e cinghiali. Comunque i Cedri universalmente considerati più belli e spettacolari sono quelli che si trovano proprio in Libano, precisamente nella Forest of the Cedars of God. Per la protezione di questa pianta il governo libanese ha istituito tre aree protette: la riserva dei cedri dello Shuf, la riserva di Horsh Eden e la riserva delle foreste di Tannourine. MITI, LEGGENDE E CREDENZE POPOLARI: il longevo e imponente Cedro del Libano ha ispirato in ogni tradizione simboli di immortalità e di eternità. Pitagora lo raccomandava insieme con l’alloro, il cipresso, la quercia e il mirto per onorare degnamente la divinità. Secondo la magia caldea era considerato l’albero protettore per eccellenza, capace di respingere gli spiriti maligni. Il suo legno veniva considerato incorruttibile, tant’è vero che una cosa degna di essere immortalata era indicata dai Latini come digna cedro. Secondo una leggenda greca del Medioevo l’albero che procurò il legno per la croce era nato da tre virgulti di cedro, cipresso e pino che si erano miracolosamente riuniti in un solo tronco. Il primo era simbolo del Padre. Una leggenda ancor più celebre del Medioevo narrava che l’angelo del Signore diede a Set tre semi ordinandogli di metterli sotto la lingua di Adamo dopo la sua morte. I tre semi si trasformarono in tre virgulti (uno di olivo, il secondo di cedro, il terzo di cipresso) che rimasero, senza crescere, nella bocca di Adamo fino ai tempi di Mosè, al quale il Signore ordinò di tagliarli. Costui obbedì e con quei virgulti operò molti miracoli. Prima di morire li ripiantò nella valle di Ebron dove re Davide, grazie a una rivelazione dello Spirito Santo, si recò a prelevarli per poi guarire molti infermi toccandoli con quei legni. Tornato a Gerusalemme pose i virgulti in una cisterna. Quando al mattino si recò a riprenderli li trovò riuniti in una sola pianta e profondamente radicati. Decise allora di lasciarli in quel luogo e per proteggerli costruì intorno a essi un muro. La pianta cresceva rigogliosa e Davide la circondò ogni anno, per trent’anni, di un cerchio d’argento. Quando Salomone costruì il tempio, tentò inutilmente di adoperare quell’albero per innalzare l’edificio; ma, non riuscendovi, ordinò di sistemarlo all’interno di esso. Un giorno vi si appoggiò una donna di nome Maximilia i cui abiti cominciarono ad ardere mentre lei esclamava: “Gesù, Dio e Signor mio!”. A quelle parole gli Ebrei la lapidarono mentre il legno veniva gettato nella piscina del tempio dove operò molte guarigioni. Gli Ebrei, irritati da quei miracoli, lo sistemarono sopra un ruscello a guisa di ponte. Ma la regina di Saba si rifiutò di passarvi sopra prosternandosi di fronte a esso in segno di adorazione e profetizzando che da quel legno si sarebbe ricavata la Croce del Cristo. Alphonse Marie Louis de Prat de Lamartine (Mâcon, 21-10-1790 – Parigi, 28-2-1869), poeta, scrittore, storico e politico francese, riportando di una sua visita nel 1833 a El-Herze, su un altopiano della catena del Libano scriveva che “gli arabi di ogni setta hanno una venerazione tradizionale per questi alberi (i Cedri del Libano): attribuiscono loro non soltanto una forza vegetativa che li fa vivere eternamente, ma anche un’anima che consente loro di dar segni di saggezza, di preveggenza, simili a quelli dell’istinto negli animali, dell’intelligenza negli uomini. Conoscono in anticipo le stagioni, muovono le loro vaste fronde come membra, allargano e stringono i gomiti, innalzano verso il cielo o chinano verso terra i rami secondo che la neve si prepari a cadere o a fondere. Sono esseri divini in forma d’alberi”. USI: migliaia di anni fa, quando estesi boschi coprivano i pendii montuosi di tutto il Medio Oriente, il Cedro del Libano era uno degli alberi più diffusi e famosi; forniva infatti il legno aromatico, pregiato, compatto e durevole. Viene impiegato per la produzione di strumenti musicali. Nella produzione tradizionale di archi e dei suoi componenti il legno di cedro viene usato ancora oggi per la costruzione delle frecce. In gemmoterapia vengono impiegati i germogli del Cedro del Libano per la cura dell’eczema secco e per calmare il prurito che ne deriva. Dalla pianta viene anche estratta una trementina con ottime proprietà antisettiche e balsamiche. CURIOSITÀ: nell’arte pittorica, fino al XVII secolo il Citrus medica (Cedro inteso come agrume) è stato facilmente confuso con il Cedro del Libano, per cui è facile vedere dipinto un Cedro (che è un agrume) per indicare invece la conifera. Tra gli esempi noti, uno è rappresentato da Marco Palmezzano, pittore del XVI secolo, in cui il Cedro, dipinto come agrume, ha sempre valore di simbolo religioso di origine biblica: nel dipinto dell'Immacolata (1510), in alto a destra, appare un bel "cedro" pieno di frutti che sta al posto di un Cedro del Libano. Il Cedro è il simbolo nazionale del Libano, rappresentato nella propria bandiera. La resina del Cedro del Libano è stata utilizzata in passato per alleviare il mal di denti. La segatura del Cedro allontana i serpenti per cui dormire all’ombra di un Cedro è relativamente sicuro. Inoltre, sulla base di analisi storiche, si sa che il Cedro è stato utilizzato in Egitto, attraverso l’estrazione di un olio, nella imbalsamazione dei defunti; con il legno, inoltre, gli Egiziani costruivano i sarcofagi. Teofrasto (filosofo e studioso greco del III secolo a.C.) nella sua Storia delle piante intende senz’altro parlare del Cedro del Libano quando afferma che “in Siria e in Fenicia le navi sono costruite con il legno di cedro” e che “nelle montagne della Siria i fusti di cedro vincono per grossezza e altezza. Alcuni sono così grandi che tre uomini in fila non riescono ad abbracciarli”. BIBLIOGRAFIA: ENRICO BANFI, FRANCESCA CONSOLINO, Alberi (Conoscere e riconoscere tutte le specie più diffuse di alberi spontanei e ornamentali), Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 2001. MARIO FERRARI, DANILO MEDICI, Alberi e arbusti in Italia (Manuale di riconoscimento), Edagricole, Bologna 2001. BERNARDO TICLI, Enciclopedia degli alberi d’Italia e d’Europa, De Vecchi Editore, Milano 2007. PAOLA LANZARA, MARIELLA PIZZETTI, Alberi, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1977. 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