L'Islam e l'espansione araba La comparsa dell'Islam Nel VII secolo le tribù arabe, unificate dalla predicazione di Maometto nella comune fede musulmana, iniziarono un movimento di espansione che le condusse a dominare un vasto territorio dal Medio Oriente all'Atlantico e, a est, fino ai confini dell'India, smantellando l'Impero persiano e circoscrivendo la potenza di quello bizantino. Dalla Mecca alla Medina Nel 622 un capo politico e religioso, di nome Muhammad, aveva abbandonato con i suoi seguaci la città di Mecca e si era recato nella vicina Yathrib. Quest'uomo conosciuto poi come Maometto era il profeta di una nuova religione, il cui inizio coincide con quella migrazione (in arabo ègira) dalla Mecca a Yathrib (nota da allora come Medina, “città”, sottinteso del profeta). La casa dell'Islam e la casa della guerra La nuova rivelazione che veniva annunciata si presentava come la parte finale di quella stessa che Dio aveva trasmesso ad Abramo e Mosé e poi a Gesù (considerato da Maometto il più grande dei profeti che lo avevano preceduto) e che ora si concludeva con le parole divine comunicate da un angelo a Maometto. Queste parole, trascritte qualche anno dopo nel Corano, contengono i precetti dell'Islam, parola che significa “sottomissione”, ma che è anche connessa con salàm, che significa “pace”. I seguaci della nuova religione, i sottomessi (muslìm, musulmani), vivono nella Dar al-islam (casa dell'Islam), mentre tutti gli altri popoli non ancora convertiti vivono nella Dar al-harab, (casa della guerra), un territorio che dovrà essere ricondotto alla vera fede. A differenza del Cristianesimo, l'Islam si diffuse fra popolazioni combattenti, unificate e fortificate dalla missione di diffondere ovunque la nuova religione. Le parole-chiave dell'Islam Islam. Indica il sistema di credenze, riti, regole di vita basato sul Corano. La parola significa “sottomissione” ed è costruita sulla stessa radice (slm) da cui derivano anche muslim (musulmano), che significa “sottomesso” e salam che significa “pace, protezione”. La pace è quella che deriva dalla protezione di Dio, dalla sottomissione alla sua legge. Essere nell'Islam significa quindi essere nella pace mentre la guerra è prevista solo per chi si sottrae alla pace di Dio. Jihad. Sbrigativamente tradotto con “guerra santa”, significa letteralmente “sforzo verso un determinato obiettivo” → lotta contro i nemici di Dio, contro il male e l'ingiustizia. Allah. Parola che letteralmente potrebbe essere tradotta con “Iddio” dal momento che in essa l'articolo Al si lega al sostantivo ilah (Dio). Il Dio di cui parola la religione islamica è lo stesso Dio di Abramo e dei profeti biblici e quindi lo stesso degli ebrei e dei cristiani. Shariah. Letteralmente significa “via, strada”; nella legislazione dei paesi musulmani è spesso invocata dai gruppi fondamentalisti. Questa parola, nel senso di “via da seguire” viene usata come sinonimo di diritto islamico, ovvero insieme delle norme di comportamento civile, ma anche di morale personale, che i musulmani osservanti ritengono siano state stabilite da Dio e conosciute dall'uomo attraverso la rivelazione. Corano. I musulmani accolgono tutta la tradizione profetica contenuta nella Bibbia e nei Vangeli 1 ma è il Corano il testo nel quale, secondo loro, sono contenute letteralmente le parole di Dio riferite a Maometto dall'arcangelo Gabriele. Per questo i musulmani lo considerano il più sacro dei libri, perché non è stato scritto da uomini che riportavano a modo loro il pensiero di Dio, ma è stato dettato da lui parola per parola. Una religione difficile da riformare La religione musulmana non si è mai data una struttura stabile e centralizzata. Mentre il cristianesimo ha costituito una chiesa cattolica riconosciuta da centinaia di milioni di fedeli, l'islam non ha mai espresso un'autorità terrena capace di imporre la propria interpretazione dei dogmi di fede. Così i fedeli musulmani sono sempre stati tenacemente attaccati al testo del Corano e alle parole e azioni di Maometto tramandate dalla tradizione. L'unicità di Dio e il divieto di riprodurre immagini Per l'Islam esiste un unico Dio. Ciò è comune anche agli ebrei e ai cristiani, ma il monoteismo musulmano è radicale e non concepisce la presenza di altre figure che possano attenuarlo come succede, a giudizio dei musulmani, nel cristianesimo che parola di trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo) e consente che si rivolgano preghiere, sia pur per intercessione, alla Madonna e ai Santi. La paura che si possa cadere nell'idolatria, ossia nella venerazione di cose e persone che distolgano dall'unico Dio, è all'origine del divieto assoluto di introdurre immagini di esseri viventi nei luoghi di culto (lo stesso divieto vige anche tra gli ebrei ed è stato condiviso dai cristiani orientali al tempo dell'iconoclastia, che era il movimento religioso contrario al culto delle immagini sacre diffusosi nell'Impero bizantino nel VIII e IX secolo). Al posto delle immagini i fedeli musulmani crearono caratteri ornamentali (gli arabeschi) con cui riprodurre le parole sacre. Il primo dovere di un musulmano è affermare l'unicità di Dio e si compie ripetendo la shahada (professione di fede: non vi è altro Dio all'infuori di Dio e Maometto è il profeta di Dio). È questo il principale dei 5 pilastri dell'islam. Gli altri sono: il digiuno nel mese del Ramadan, il pellegrinaggio alla Mecca (almeno una volta all'anno), la preghiera (da ripetere 5 volte nella giornata, rispondendo alle chiamate del muezzin – colui che invita a pregare – dal minareto) e l'elemosina rituale (che dev'essere fatta almeno una volta all'anno; nella maggior parte dei casi questo implica il pagamento annuale del 2,5% del capitale in eccesso a quello necessario per i bisogni primari). L'islam dopo Maometto Alla morte del profeta (632) i suoi successori (i “califfi”) condussero gli arabi a conquistare i territori vicini e in pochi decenni i musulmani estesero la loro presenza su un'area sterminata. Due antichi imperi sconfitti Gli arabi si impossessarono rapidamente dell'antichissimo Impero persiano (650) e penetrarono nell'Impero bizantino a cui sottrassero le regioni della Palestina e della Siria arrivando a occupare vaste zone della penisola anatolica (denominata dai Romani e dai Greci Asia Minore, è una regione geografica dell'Asia sudoccidentale compresa nell'odierna Turchia). Non riuscirono però a conquistare Costantinopoli che cadde solo nel 1453 per mano dei Turchi ottomani. L'espansione araba occupava rapidamente anche la fascia mediterranea del continente africano fino al Maghreb, da dove, nel 711, un'armata mista di arabi e berberi (abitanti del Nordafrica 2 convertiti all'islam) mosse alla conquista della penisola iberica (Spagna, Portogallo, Gibilterra, Andorra, Alta Cerdagna). I popoli del Libro I seguaci della altre religioni era divisi in due gruppi: i politeisti, ai quali non era concessa alternativa alla conversione all'islam, e gli ebrei e cristiani, che erano invece tollerati perché considerati “popoli del Libro”, seguaci della Bibbia. Ad ebrei e cristiani non veniva richiesto di convertirsi, veniva anzi offerta la protezione dei conquistatori che pretendevano in cambio il pagamento di una tassa. La maggior parte degli abitanti delle regioni conquistate si convertì all'islam, ma quelli (numerosi fra gli ebrei) che vollero mantenersi fedeli alle proprie tradizioni godettero di una relativa libertà. La frontiera fra cristianità e islam La frontiera “fluttuante” fra cristianità e islam veniva attraversata oltre che dalle incursioni dei pirati saraceni (popoli arabi e berberi che si affacciavano sul mediterraneo), anche dai pellegrini che si recavano in Terrasanta e da qualche avventuroso viaggiatore o dai rari mercanti. Il ruolo degli arabi come mediatori culturali Insediatisi stabilmente sulle rive del Mediterraneo, gli arabi svilupparono una civiltà raffinata che seppe raccogliere e mettere in circolazione i contribuiti culturali dei popoli con cui venne a contatto e intrattenere rapporti conflittuali, ma anche di proficuo scambio, con l'occidente medievale. I “califfi ben guidati” I successori di Maometto vennero scelti nell'ambito dei suoi parenti e collaboratori, ma dopo i primi quattro, che la tradizione chiama “califfi ben guidati”, si aprì una violenta lotta fra diversi clan familiari che portò alla separazione della minoranza sciita. Questa si differenziava dalla maggioranza sunnita per una diversa concezione del potere religioso, al quale veniva riconosciuta una particolare autorità nell'interpretazione del Corano. Gli Omayyadi e gli Abbasidi Dopo la morte di 'Ali, cugino e genero del profeta, si impose la dinastia degli Omayyadi che spostarono la capitale a Damasco, in Sira, e diedero al califfato una struttura più stabile e centralizzata. Contro loro si imposero nel 750 gli Abbasidi, che spostarono nuovamente la capitale verso oriente fondando la città di Baghdad. Il califfato di Cordova I superstiti alla distruzione della dinastia omayyade si rifugiarono nella penisola iberica che era stata conquistata a partire dal 711 da un'armata di arabi e berberi. Qui si costituì un califfato indipendente che raggiunse nei secoli successivi un alto livello di sviluppo culturale in un clima di tolleranza religiosa. La Sicilia musulmana Fra il IX e XI secolo ebbe luogo la dominazione araba della Sicilia, poi soppiantata dall'arrivo dei normanni. Nello stesso periodo si susseguivano lungo le coste italiane le incursioni dei pirati 3 saraceni alle quali la presenza araba in Sicilia forniva un'utile base per le loro scorrerie. L'occidente si espande La dominazione dei turchi selgiuchidi Sia i bizantini sia gli arabi subivano i colpi di una nuova grande migrazione proveniente dall'oriente: quella dei turchi. Questi erano una popolazione asiatica convertita alla religione musulmana, guidata dalla dinastia dei Selgiuchidi. I turchi invasero la Persia e l'Iraq e arrivarono a conquistare Baghdad (1058). I turchi attaccarono anche l'Impero bizantino, sottraendogli gran parte dell'altopiano anatolico. Ma Costantinopoli resistette conservando il controllo di un territorio non grande ma strategicamente importante, dislocato in una posizione chiave tra Europa e Asia (corrispondente all'attuale Grecia, Macedonia e parte occidentale dell'odierna Turchia). L'Impero bizantino era un impero cristiano, ma profondamente diviso dalla Cristianità di Occidente. La Chiesa bizantina non riconosceva il primato del papa e dipendeva direttamente dall'imperatore. Nel 1054 si arrivò allo scisma: il papa Leone IX e il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario si scomunicarono a vicenda. Da questo scisma nacque la Chiesa ortodossa. Cristiani e musulmani La presenza musulmana in Sicilia e in Spagna favorì i contatti tra il mondo cristiano e quello islamico. Oltre ai saperi scientifici e artistici che gli arabi avevano ereditato dalla tradizione grecoromana, arrivavano in Europa numerose merci che i musulmani facevano affluire dall'Oriente e dall'Africa centrale tra cui sete, pietre preziose, oro e spezie. Le esportazioni occidentali verso l'Islam riguardavano invece tre generi principali: gli schiavi, provenienti in particolar modo dall'Europa orientale, le armi e la lana inglese. Infedeli contro infedeli la divisione del mondo in paesi e popoli, propria del pensiero cristiano, era estranea alla cultura islamica, che divideva l'umanità in sole due parti: la Casa dell'Islam, che riuniva i paesi in cui si seguiva la legge coranica, e la Casa della guerra che comprendeva il resto del mondo. Nei paesi islamizzati, alle minoranze cristiane e ebraiche era permesso di praticare la loro religione, di frequentare i luoghi di culto e di svolgere le loro attività dietro il pagamento di una tassa speciale, che doveva sancire il riconoscimento della superiorità musulmana. Aggressività cristiana, debolezza islamica Dopo il Mille, insieme allo sviluppo economico e demografico i regni europei conobbero una fase di espansione territoriale a danno dei possedimenti musulmani in Sicilia e in Spagna. La prima fu conquistata dai normanni, guidati da Ruggero d'Altavilla, mentre nella penisola iberica il movimento della Reconquista ridusse progressivamente i territori occupati dai musulmani, che alla fine del XIII secolo controllavano esclusivamente il Regno di Granada. L'occidente cercò di approfittare della debolezza islamica attraverso una serie di spedizioni militari, note come crociate, che iniziarono nel 1096 e proseguirono fino al 1272, mediante le quali diverse coalizioni di sovrani europei tentarono di conquistare la città di Gerusalemme e le regioni limitrofe (la Palestina, ovvero la Terrasanta). La Palestina ha un'importanza ideologica per tre religioni: per gli ebrei è la Terra promessa, il luogo dove sorgono il Muro del Pianto (unico resto del 4 Tempio di Gerusalemme) e il Tempio per i cristiani è la regione dove si trova il Santo Sepolcro, dove è nato (Betlemme) e cresciuto Gesù (Nazareth, luogo in cui Maria ha ricevuto l'annunciazione) per i musulmani è il paese della montagna dove Dio mise alla prova Abramo e da dove Maometto salì al cielo Le crociate furono possibili grazie all'aumentata forza politica e militare dell'Europa e soddisfacevano alla necessità di conquistare nuove terre e di garantire una facile e sicura circolazione delle merci. Ma ebbero anche una forte carica religiosa (pellegrinaggio armato). Le crociate La prima crociata, bandita dal papa Urbano II nel 1095, venne anticipata da un vasto movimento popolare, che incrociava entusiasmo religioso e aspettative di avventure e ricchezze, in cui confluirono migliaia di contadini e di poveri dai territori francesi e tedeschi. Questi si rovesciarono sui territori dell'Impero bizantino compiendo saccheggi e crudeli stragi di ebrei per poi finire a loro volta massacrati e fatti schiavi dai turchi al loro arrivo in Asia Minore. Nel 1096 partì la prima vera crociata, detta “dei cavalieri”, alla quale inviarono le loro forze diversi sovrani cristiani. Questa crociata raggiunse il suo obiettivo, la conquista di Gerusalemme nel 1099. Le crociate, otto complessivamente, di cui l'ultima nel 1270, divennero un'istituzione permanente. Ogni anno, con l'arrivo della primavera, dai porti europei partivano convogli di navi che portavano in Terrasanta una folla di cavalieri, soldati, pellegrini, mercanti, monaci (vi furono addirittura le “crociate dei bambini”). Di questa situazione beneficiarono le città italiane che monopolizzavano i trasporti marittimi e ottenevano privilegi ed esenzioni doganali da parte degli Stati crociati. Lì nei territori vicini si formarono dei regni cristiani e vennero fondati nuovi ordini monasticomilitari (i Templari e gli Ospitalieri) che avevano lo scopo di difendere i luoghi santi dalla controffensiva musulmana. La riconquista araba di Gerusalemme Negli anni successivi la debolezza della presenza militare cristiana sollecitò l'iniziativa dei sovrani musulmani che culminò nel 1187 con la riconquista di Gerusalemme da parte del sultano d'Egitto, conosciuto come Saladino. Venne allora organizzata una terza crociata (1189) a cui parteciparono personalmente sia l'imperatore Federico Barbarossa, sia i re di Francia Filippo Augusto e d'Inghilterra Riccardo Cuor di Leone. La spedizione sostenuta anche da numerose città italiane non ottenne alcun successo significativo. Federico Barbarossa morì nell'attraversamento di un fiume. La quarta crociata alla conquista di Costantinopoli La quarta crociata (1202) fu sostenuta finanziariamente dalla Repubblica di Venezia e da questa dirottata contro Costantinopoli che fu conquistata e saccheggiata (1204) diventando il centro di un effimero Impero latino d'Oriente (legato a Roma, i feudatari “franchi” si spartirono le varie province bizantine e i mercanti veneziani dilagarono in tutti i porti ottenendo il controllo delle principali vie di traffico) che sarebbe sopravvissuto fino alla riscossa bizantina del 1261 (il signore di Nicea, Michele Paleologo, grazie all'appoggio dei genovesi, riconquistò Costantinopoli nel 1261 e cinse la corona imperiale, dando inizio alla dinastia che avrebbe regnato fino alla caduta di Costantinopoli per opera dei Turchi ottomani, nel 1453). 5 Con la sesta crociata, l'Imperatore Federico II ottenne la liberazione dei luoghi santi per un decennio, prima che Gerusalemme venisse di nuovo ripresa dai turchi. Nel 1291 cadde l'ultima roccaforte cristiana posta nella città di Acri e gli ordini dei Templari e degli Ospitalieri si rifugiarono nell'isola di Cipro e poi a Rodi. La Reconquista La penisola iberica era caduta in mano ai musulmani a partire dall'VIII secolo; ma in seguito, da parte dei Regni cristiani del nord, iniziò un lento movimento di riconquista, che crebbe di intensità con lo “spirito di crociata”. Protagonisti della Reconquista furono i sovrani d'Aragona e di Castiglia, che alleatisi con quelli di Navarra e Portogallo, inflissero ai musulmani la sconfitta di Las Navas e Tolosa (1212). Il processo proseguì in modo graduale e costante nei due secoli successivi giungendo alla sua conclusione solo alla fine del XV secolo, con la caduta di Granada (1492), ultima roccaforte araba. I mongoli: cavalieri nomadi ai confini della Cina Nella vasta regione delle steppe dell'Asia orientale, ai confini con la Cina, vivevano innumerevoli tribù nomadi riconducibili alla popolazione dei mongoli. Essi erano dediti alla pastorizia e all'allevamento dei cavalli di piccola taglia che sapevano montare con gran abilità (ciò conferirà loro un notevole vantaggio in battaglia e una superiorità militare). Contro di loro era stata costruita già nel III secolo a.C. La “grande muraglia”, un vasto sistema difensivo che segnava in modo netto il confine tra la zona climatica favorevole alle colture e abitata dai sedentari cinesi e quella arida e stepposa da dove giungevano le scorrerie dei popoli dediti alla guerra. L'Impero di Gengis Kahn e la conquista della Cina I mongoli vennero unificati all'inizio del Duecento da un capo locale, Temujin, ricordato con il titolo di Gengis Kahn (sovrano oceanico, universale), il quale impose il suo dominio su tutte le tribù di quell'area (in Europa noti come tartari). I mongoli riuscirono a conquistare la Cina (Pechino fu occupata nel 1215), grazie a una tattica di combattimento che puntava ad affamare la popolazione attraverso la distruzione dei raccolti e dei terreni e massacri impiegati come arma di terrore psicologico. Dopo la morte di Gengis, nel 1227, l'avanzata proseguì sotto la guida dei suoi figli e nipoti. I mongoli arrivarono a conquistare l'Iran e l'Armenia e a occupare anche la Russia (pirncipati di Kiev e Mosca) giungendo fino in Polonia. Poi conquistarono l'Ungheria e misero a ferro e fuoco le campagne di Vienna. Un'altra colonna mongola si abbatté sull'Iraq (arrivando a conquistare Baghdad) e la Siria. Unico in grado di resistere fu il sultano di Egitto. L'impero mongolo manteneva una dimensione sbalorditiva. L'enorme compagine mongola unificò gli spazi dell'Asia sotto un'unica potenza, rendendo quindi più sicure le grandi vie di comunicazione che i mercanti e i missionari cristiani potevano ora percorrere con una certa libertà. Mercanti in cerca di fortuna e di avventure, come Marco Polo, si avventurarono lungo le vie carovaniere che dalla Crimea, attraverso la Russia meridionale e il Turkestan, portavano in Cina, risalivano i valichi della Persia e dell'Afghanistan, si affidavano ai monsoni e sbarcavano sulle coste dell'India, proseguiendo per i mari dell'Estremo Oriente. Il nuovo sovrano Kubilai Kahn, nipote di Gengis Kahn, incontrò Marco Polo. Kubilai pur volendo restare il kahn di tutti i mongoli, dava al suo regno un'impronta sempre più cinese, fissando la 6 propria capitale nei pressi di Pechino e avvicinandosi al buddismo. Le tribù della steppa si ribellarono contro di lui e nelle regioni centro-asiatiche e mediorientali fu l'elemento turco a imporsi e con esso l'adesione all'islam. 7