Energia solare, il futuro è già negli Emirati Arabi: una centrale galleggiante che si sposta Le centrali solari galleggianti potrebbero fornire quantità di energia maggiori rispetto a quelle sulla terraferma, e senza impatti ambientali. Ne è convinta la società svizzera Nolaris che sta sviluppando il progetto chiamato “isola solare”: un’isola artificiale rotonda galleggiante, ricoperta con specchi solari a concentrazione. Concettualmente si tratta di una struttura costituita da un anello circolare cavo (del diametro di circa 20 metri e di lunghezza variabile fino a molti km). La superficie interna è formata da un enorme telo di speciale materiale plastico appoggiato su grandi cavi di acciaio in tensione, ma di fatto sostenuto dalla pressione dell’aria che resta intrappolata tra il telo e la superficie del mare e che viene messa in pressione. Sul telo sono appoggiati gli specchi solari e le strutture di impianto. La Nolaris sta costruendo negli Emirati Arabi Uniti un prototipo su scala ridotta di 88 metri di diametro (circa 5.000 metri quadrati), per una potenza di picco di 1 MW (250 kW di potenza media) e una produzione di elettricità di circa 3.000 kWh al giorno. A regime, un’isola solare potrà coprire anche un’area di 20 chilometri quadrati (diametro di circa 5 km) per una capacità, nelle zone equatoriali, di 1.000 MW. Ma anche un’isola più piccola, di 6,4 chilometri quadrati, potrebbe produrre nelle condizioni più favorevoli 1,5 miliardi di kWh all’anno. “Una cifra paragonabile a una piccola centrale nucleare”, secondo il progettista Philippe Müller, ovvero a un ottavo della generazione annuale di una grande centrale nucleare. La tecnica dell’isola solare facilita di molto la possibilità di avere sempre un’inclinazione ideale rispetto ai raggi solari. Infatti, invece di ruotare i singoli specchi in base al movimento del sole, come nelle centrali solari tradizionali, in questo caso a ruotare è la piattaforma su cui sono fissati gli specchi. Inoltre, un’isola solare potrà anche spostarsi durante l’anno da una zona all’altra nei mari tropicali, in modo da ottimizzare sempre l’incidenza dei raggi solari. Per il trasporto dell’energia, invece che alla connessione con la rete elettrica a terra, Nolaris pensa di sottoporre a elettrolisi il vapore, per produrre idrogeno che potrà essere trasportato a terra in appositi contenitori. La manutenzione, invece, sarà affidata a robot telecomandati, con il compito primario di tenere puliti gli specchi. Secondo Thomas Hinderling, direttore esecutivo della Nolaris, “non basta mettere i pannelli fotovoltaici sui tetti: il mondo ha bisogno di energie pulite su vasta scala, ed è quello che fa l’isola solare”. Diversi Paesi hanno manifestato interesse per la tecnologia dell’isola solare, fra cui Cile, Malta e Qatar. Daniele Scuccato