Orchestra dei Popoli
Fare
la differenza
Ricordate i corsi per bambini e ragazzi rom nati in seno
al Conservatorio di Milano? Oggi da quell’esperienza-pilota è nata
una formazione interculturale di musicisti dai 9 ai 20 anni
di EDOARDO TOMASELLI
M
ilano, è la sera del 23 aprile 2013. Franco Battiato
sale sul palco della Sala Verdi del Conservatorio,
davanti a un auditorium stracolmo. Bisogno di
musica, certo, ma soprattutto un’occasione speciale. Perché
assieme a Battiato esordisce un’orchestra di una sessantina
di elementi, dove assieme a violini, violoncelli e contrabbassi
suonano tamburi africani, charangos sudamericani, duduk
mediorientali, fisarmoniche e tabla. I musicisti sono
perlopiù giovani, quando non giovanissimi, e provengono
da mezzo mondo. Sudamerica, Turchia, Senegal, Filippine,
Brasile, Cina, Ucraina, Iran, e assieme una nutrita
rappresentanza di musicisti rom (di origine rumena), questi
ultimi di un’eta compresa tra i nove e i vent’anni. Senza
dimenticare alcuni musicisti del Conservatorio di Milano
e il direttore d’orchestra Alessandro Cerino, sassofonista,
flautista, arrangiatore e performer jazz.
Il debutto dell’Orchestra dei Popoli ha segnato la
realizzazione di un’idea – o se si preferisce di un sogno – e
uno dei punti di arrivo di un percorso iniziato nel 2010 che
Amadeus ha raccontato nel suo divenire (vedi n. 259, giugno
2011). Grazie agli sforzi dell’allora presidente del
Conservatorio, Arnoldo Mosca Mondadori, e con la
fondamentale collaborazione della Casa della Carità guidata
da Don Virginio Colmegna – una realtà milanese
46
particolarmente attiva nel combattere fenomeni di
esclusione sociale – si lancia un progetto che punta a
insegnare la musica a giovani e talentuosi musicisti rom, con
corsi gratuiti di violino e fisarmonica. Il progetto nasce in un
momento sociale particolarmente difficile: vengono coinvolti
come insegnanti dei giovani diplomati del Conservatorio, si
trovano le aule, si selezionano i musicisti, passano dei mesi e
i corsi finalmente si avviano. È la prima, fondamentale
pietra. Se le istituzioni tengono chiusi i cordoni della borsa,
da un lato il Conservatorio mette a disposizione i suoi spazi,
mentre dall’altro il progetto riceve un fondamentale
contributo economico dalla moglie dell’ingegner Vittorio
Baldoni, industriale che nel corso della sua esistenza, a fianco
dell’attività lavorativa, si è sempre occupato di questioni
sociali. Il progetto del Conservatorio vuole puntare
sull’eccellenza, e soprattutto sulla possibilità di valorizzare i
talenti superando qualsiasi pregiudizio. Anche la casa
circondariale di Opera viene coinvolta nell’iniziativa: dentro
il carcere alle porte di Milano viene creato un laboratorio di
liuteria, dove quattro detenuti (oggi sostenuti da altrettante
borse lavoro) imparano l’arte di costruire strumenti a corda.
E proprio da Opera vengono molti dei violini dell’orchestra
dei Popoli: gli ultimi sono stati consegnati – e suonati davanti
agli artigiani che li hanno realizzati – nella serata milanese di
Per saperne di più
N
L’Orchestra dei Popoli e alcuni momenti del concerto
tenuto nell’aprile scorso nella Sala Verdi del
Conservatorio di Milano; a destra, Arnoldo Mosca
Mondadori con un detenuto del carcere di Opera
dove si realizzano molti dei violini suonati dall’orchestra
el sito www.orchestradeipopoli.it
si può approfondire la storia
dell’orchestra, sostenerla concretamente e
conoscere e le attività future del Vivaio dei
Popoli. Il sito della Fondazione è online su
www.casadellospiritoedellearti.org, ed
è una realtà supportata dalla Fondazione
Cariplo, con la collaborazione di Cavotec.
Nell’attesa del primo cd dell’orchestra,
a breve sarà disponibile un dvd dedicato
al concerto di Milano. e.t.
aprile. Nel novembre del 2011, dopo un primo concerto in
cui i giovani strumentisti rom si esibiscono davanti al
pubblico – accompagnati dai loro insegnanti – il progetto si
espande nel tentativo di rappresentare attraverso la musica
la mescolanza di razze che ci circonda ogni giorno: nasce
così l’idea di dar vita all’Orchestra dei Popoli, con il
supporto della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti
creata da Marisa Baldoni e Mosca Mondadori. Nei mesi
scorsi, mentre l’orchestra si formava, sono arrivate una serie
di possibilità e riconoscimenti: alcuni dei violinisti hanno
suonato con Eugenio Finardi a Sanremo, ma si sono anche
fatti ascoltare dal Presidente della Repubblica, suonando tra
l’altro gli strumenti nati ad Opera. Uno dei violinisti rom
più talentuosi, Eduard Ion – sedici anni – sta studiando
regolarmente in Conservatorio, e in Conservatorio entrerà
regolarmente a studiare il piccolo Patrizio, che a nove anni
ha già molto da dire con il suo piccolo violino. Ma il
progetto non si ferma: «Abbiamo finalmente uno spazio di
oltre mille metri quadrati nel pieno centro di Milano»,
spiega Emanuele Vai, presidente della Fondazione Casa
dello Spirito e delle Arti, «che ci è stato dato gratuitamente
dall’Istituto Beata Vergine Addolorata. Si tratta di un vero
supporto, un gesto di mecenatismo che ci permetterà di
costruire quello che noi chiamiamo Il vivaio dei popoli. Sarà
uno spazio per l’orchestra, per imparare la musica
attraverso corsi di vari strumenti, ma non solo. Ci siamo
presentati alla città con una grande festa alla fine di
settembre: la sfida è adesso quella di trasformare questo
luogo in un centro di scambio di esperienze e culture,
restando sempre e comunque aperti verso l’esterno. In
primo luogo con il Conservatorio – dove è attivo un
laboratorio dedicato alla Popular Music che si vuole
trasformare in un corso accademico di primo e secondo
livello – poi con le scuole della Lombardia in modo da
fare conoscere il nostro progetto. Vogliamo che questo
luogo sia un vivaio di idee, esperienze e creatività basato
sull’intercultura». «L’idea fondante è sempre la stessa»,
spiega Arnoldo Mosca Mondadori, «ed è quella di mettere
al centro l’essere umano e la sua espressione artistica
come forma di dignità e unione. Si tratta di lottare per
sviluppare una visione educativa di respiro globale, che
nel nostro caso si ispira al progetto messo in piedi da
Abreu in Venezuela: un progetto in cui la bellezza sia il
perno attorno a cui tutto ruota, nel tentativo di sostenere
ogni forma ed espressione artistica...».
L’orchestra sta ricevendo continue richieste per esibirsi in
tutta Italia: nel suo primo programma – al quale con Franco
Battiato hanno partecipato il chitarrista Franco Cerri, il
compositore Roberto Cacciapaglia e la formazione dei Nuovi
Trovatori – si sono ascoltate tra l’altro musiche della
tradizione rom, brani di Ennio Morricone (che per
l’orchestra sta scrivendo una partitura da eseguire forse
davanti a Papa Francesco), pagine latinoamericane e un
magnifico concerto per duduk (uno strumento ad ancia di
origine armena) composto da Alberto Serrapiglio, il docente
del Conservatorio di Milano che si occupa della direzione
musicale dell’orchestra: «Il 24 ottobre suoneremo nella
Basilica di San Marco a Milano, in occasione del
conferimento di un premio a Mosca Mondadori per il
progetto legato all’Orchestra dei Popoli», spiega Serrapiglio.
«Assieme alla musica, puntiamo a costruire reti e contatti
con realtà simili alla nostra, lavorando a fondo sulle scelte di
repertorio che tengano conto della diversità presente
nell’orchestra. È un lavoro complesso, ma si viene ripagati
dall’entusiasmo di questi ragazzi, che quando iniziano a
suonare non vorrebbero smettere più...». Suoni dal mondo,
suoni che raccontano il mondo: «La musica è un linguaggio
dell’anima che abbatte le barriere di età, di razza, di
nazionalità, di cultura; non crea differenza, perché nel
profondo le differenze non ci sono», ha scritto Ennio
Morricone a proposito dell’Orchestra dei Popoli. «La musica
non conosce differenze. Ma può fare la differenza».
w
47