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SANTA MARIA MAGGIORE a Roma
di Mario Necci
Un vecchio stornello “romanesco” così diceva:
Santa Maria Maggiore
È tutta d’oro
Tu spasimi d’amore
E io per te moro!
Ma perché tutta d’oro? Che cosa vuol dire?
Andiamo con ordine partendo daccapo.
La chiesa (pardon Basilica) era chiamata Santa Maria ad Nives ricordando il miracolo della nevicata nel 5
agosto il cui miracolo indusse il Papa Liberio nel V secolo (la Basilica viene anche chiamata liberiana) a
tracciare con l’aratro il perimetro della chiesa che sarebbe stata chiamata Maggiore appunto perché la
massima costruzione dedicata alla Madonna.
La basilica è la più antica delle altre basiliche perché conserva la stessa struttura dagli inizi del millennio ed
anzi nel settecento Ferdinando Fuga ebbe l’incarico di rifare la facciata non ebbe il coraggio di abbattere la
preesistente ma “appiccicò” la nuova facciata alla vecchia che tuttora esiste e si potrà vedere attraverso la
loggia delle benedizioni.
Torniamo all’oro.
Entrando nella Basilica, nel portico si nota la statua bronzea di Filippo IV di Spagna.
E che c’entra?
Si che c’entra perché questo re donò al Papa (allora Alessandro VI) il primo oro che Colombo portò
dall’America. E questo oro fu destinato a ricoprire tutto il soffitto dove troneggia lo stemma del Papa.
La Chiesa oltre ad edificare la statua (attenzione! È una rarissima scultura bronzea del grande Gian Lorenzo
Bernini) nominò il re e tutti i suoi discendenti Canonico onorario della Chiesa.
Entriamo nella Basilica e restiamo abbagliati dal magnifico pavimento Cosmatesco (la famiglia Cosmati era
rinomata per pavimentazioni sacre) e ci dirigiamo all’altare maggiore (detto della Confessione) nella cui
cripta si trova la veneratissima reliquia della mangiatoia dove fu adagiato Gesù alla nascita.
Lungo la balaustra nel pavimento si nota l’iscrizione molto modesta della tomba di famiglia di Gian Lorenzo
Bernini.
Alla sinistra la grande cappella (Borghese) dove c’è la madonna della neve detta “Salus populi romani” che
la tradizione attribuisce a San Luca, apostolo, medico e pittore.
In questa cappella – definita dai cultori d’arte – la più bella cappella del mondo celebrò la sua prima messa
PioXII e sotto c’è la tomba di famiglia dei Borghese dove riposa la celebre Paolina Borghese ricordata a noi
dal capolavoro di Antonio Canova.
A sinistra abbiamo la cappella Sistina e nella cripta dell’altare, trovasi il Presepe più antico del mondo,
opera di Arnolfo di Cambio (quello della statua bronzea di San Pietro).
Vediamo anche il monumento funebre della tomba di Pio V che favorì la crociata che coronò con la celebre
Battaglia navale di Lepanto. La salma rivestita dei paramenti sacri viene esposta il 30 aprile.
Ultima curiosità. Nel tardo pomeriggio di tutti i giorni, dal campanile si sente un tocco di campana ed i
vecchi locali (ma ce ne sono ancora?) dicono “E’ la sperduta”.
Dice la leggenda che nel primo medioevo le basiliche si S.M.Maggiore e S.Giovanni non erano collegate
come oggi ma c’erano boschi e principalmente molte vigne. Si smarrì una bambina e la madre disperata si
rivolse alla Chiesa che suonò la campana che fece orientare la bambina alla sua mamma.
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