Scuola di Psicologia e Psicoterapia Filosofica Integrale

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Scuola di
Psicologia e Psicoterapia
Filosofica Integrale
Tradizionale
1) L’uomo, la psiche e la salute psichica.
L’uomo sensibile, anthropos, è un composto ternario la cui essenza è nous, il suo veicolo animatore è psyche, il suo supporto
sensibile è soma. L’origine dell’essenza individuale è Dio stesso in quanto Demiurgo, principio dell’Intelletto Divino Eterno e
Unità Molteplice dell’Essere Intelligibile, nel quale tutti gli enti
sono fondati e unificati. In quanto Essenza Intelligibile unitaria
Dio trascende tutte le attività determinate delle singole essenze, perciò si trova al di sopra dei modi degli intelletti costituiti
nell’Unità, dell’Intelletto Divino.
In sostanza, nell’Unità dell’Ente Divino sussistono: l’Essere Intelligibile, propriamente Dio in quanto Unità e Principio
Indeterminato dell’ordine ontologico; l’Intelletto Divino, atto
proprio dell’essenza di Dio, che costituisce in quanto Padre l’Unità distinta delle molteplici essenze divine; infine le molteplici essenze divine distinte.
Dunque l’essenza di Dio è semplice e indeterminata, e riunisce
nella unità intelligibile tutte le essenze prima della loro distinzione; l’Intelletto Divino è atto di Dio che costituisce il luogo
dell’unità molteplice delle essenze determinate; infine le singole essenze, idee e intelletti, sono sussistenti nell’unità molteplice
dell’Intelletto e fondano nell’unità-essere di Dio.
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La dimensione ontologica e intelligibile di cui abbiamo descritto i livelli gerarchici, è puramente immateriale, incorruttibile
ed eterna, dunque non è soggetta a mutamento, né a riduzione
di potenza. L’essenza individuale dell’uomo è puro intelletto,
nous, immateriale, il cui atto originale è costituito dalla visione
modale dell’Essenza Divina, attraverso la mediazione dell’Intelletto Divino, Intelletto la cui visione di Dio è invece diretta, immediata e senza modi. L’intelletto determinato dell’uomo, nudo,
essenziale e puro da ogni alterità, gode della “visione facciale”
di Dio, ciò definisce la perfezione della sua attività secondo la
sua natura. L’intelletto fruisce del suo atto perfetto contemplando Dio, perché ha la funzione di mediare Dio secondo i modi,
perciò fra la sua costituzione essenziale e la determinazione della
contemplazione modale di Dio non c’è distinzione. Perciò l’intelletto dell’uomo è un modo dell’attività di Dio, ciò per cui Egli
rende immanente la sua presenza in un dato grado della esistenza.
Nella Realtà vi è solo Dio, e l’intelletto in se stesso deve conoscersi come Dio secondo il modo dell’intelletto, perciò quando
l’intelletto conosce Dio, conosce anche se stesso così come è, o,
viceversa, solo quando conosce Dio l’intelletto è in sé e compie
il suo atto teofanico perfetto secondo la sua natura. Nello stato di
visione di Dio, l’essenza dell’uomo, l’intelletto, si colma, si satura dell’Essere Divino, in questo modo è costituito nella quiete del
suo atto proprio, per il quale fruisce della scienza divina e della
beatitudine incorruttibile e impassibile, partecipazione alla beatitudine sovraindividuale e sovramodale di Dio. In questo stato di
esistenza separata e sovrapsichica, l’intelletto, il nous, contempla
l’Essere Intelligibile e le essenze divine in Dio, la sua contemplazione è noesis, gnosis, e si svolge nella sfera iperurania, stante
oltre il cielo che delimita il mondo. La sfera iperurania o empirea
è il luogo metafisico in cui regna la luce intellettuale piena di
amore, che trascende e sorregge l’intero universo intelligibile e
sensibile, in quel luogo la psyche non è distinta, né determinata,
in quanto è contenuta in modo preesistente nel nous ed è perciò
consustanziale ad esso. La psyche viene generata come una pro2
iezione luminosa del nous, come un suo riflesso immaginale e
costituisce un logos, il quale ha una funzione analoga a quella del
nous, ma ad un piano inferiore, ovvero la psyche è ciò che media
le forme eterne presenti in Dio nelle forme sensibili, attraverso
la sua forma logico-razionale. La psyche-anima riceve il nous
come logos, l’idea eterna come ragione e simbolo, secondo un
rapporto di analogia e somiglianza, in funzione della veicolazione
dell’Essere Intelligibile Principiale nella manifestazione sensibile; l’anima ha perciò una funzione teofanica secondaria rispetto
all’intelletto. L’atto di riflessione del nous costituisce la psyche, e
il suo logos, pertanto nell’anima non esiste più la visione dell’Essenza Divina, né delle essenze eterne, ma in essa si costituisce una
visione concettuale e immaginale, en logismos, delle stesse, visione che si riduce ad una rappresentazione alterata, di tipo discorsivo, della forma divina essenziale. La psyche-anima dell’uomo
possiede così una posizione gerarchica di quarto grado rispetto
all’Essere Intelligibile o Dio, all’Intelletto Divino e all’intelletto
individuale. Inoltre, così come l’intelletto dell’uomo è costituito in eterno nell’Intelletto Divino, l’anima dell’uomo è costituita
nell’Anima Mvndi, nella Psyche del Kosmos, la quale possiede un
Logos-Ratio sempre in atto, in quanto ricettacolo delle forme divine eterne, secondo il modo di logoi, ragioni, simboli, leggi, rapporti, misure, ecc. La psyche individuale non ha un logos sempre
in atto, perché esso attualizza l’intellezione secondo il modo di
una parte dell’Anima del Mondo, perciò è necessario che, affinché il suo logos sia sempre in atto, venga costituito in modo da attualizzare in esso l’immediata concezione del nous come accade
per l’Anima del Mondo, ma ciò richiede una conformazione perfetta dello stesso logos all’attività dell’intelletto sempre operante.
La psyche dell’uomo, nel suo primo concepimento, riflette in maniera polare, ma relativamente immediata, il nous, la sua sostanza
e il suo atto sono sospesi ad esso, perciò l’anima accoglie senza limitazione o passione la luce intelligibile e la scienza divina
in modo razionale, fruendo dell’essere, della beatitudine e della
quiete che ne deriva. Il possesso della scienza divina, la fruizione
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razionale dell’essere vero costituisce la salute propria dell’anima e della sua facoltà essenziale, la ragione. Costituita in questa
fruizione l’anima si rende immune dal divenire, dalla ignoranza
e dall’errore, elementi che si costituiscono quando l’anima non
fonda stabilmente nell’intelletto e tramite esso in Dio.
La catabasi dell’anima modifica lo stato di originale costituzione della perfezione della visione immaginale di Dio, a causa
della catabasi l’anima discende i gradi della scienza celeste fino a
prendere anche l’ultimo e più “opaco” stato contemplativo quando viene associata al soma-corpvs, al quale essa dà forma, vita,
ordine e direzione finale razionale. Con la catabasi viene costituito l’uomo vivente sensibile, il cui principio essenziale è l’intelletto, del quale l’anima costituisce veicolo mediatore, affinché
la forma eterna di Dio sia resa presente nel mondo. Attraverso
l’anima la Gloria Divina, il Regno di Dio e la Sua Giustizia si
costituiscono nella terra e nel corpo dell’uomo, così la pienezza
dell’Opera Divina colma ogni stato dell’esistenza.
2) La psicologia e la psicopatologia secondo la
filosofia tradizionale integrale
La psicologia filosofica, ovvero la scienza dell’anima fondata
su sophia ed orientata ad essa, in quanto scienza divina rivelata,
costituisce la conoscenza integrale della psyche, perciò in essa è
compresa ogni cognizione retta e completa sull’anima. Solo una
scienza integrale della psyche, comprende la natura, la funzione
e il bene, dunque anche la salute, dell’anima; qualsivoglia limitazione di questa scienza, per non dire degli errori, produrranno
limiti ed errori nella cura dell’anima. L’anima ha una funzione
teofanica, perciò religiosa e religente, secondo questa funzione
deve essere trattata. Se l’impostazione psicologica è corretta né
deriva anche una corretta antropologia, nella quale si definisce
una costituzione dell’anima teocentrica, perciò il senso delle sue
facoltà particolari, ciascuna al suo livello è di tipo teofanico, per4
ciò quando esse sono ordinate al loro fine sono virtuose e sane,
quando non sono orientate al loro fine sono viziose e malate. È
chiaro che una salute psichica non teocentrata non ha senso, tutte
le fantasie oggi prodotte in merito sono forme di psicopatologia.
L’anima è una forma riflessiva irradiante, un logos prophorikos attraverso il quale Dio fa sussistere, unifica e conserva, la
manifestazione sensibile, il mondo temporale inferiore, in perpetuo divenire. Grazie all’anima, al mondo materiale è data intelligibilità, misura e ordine, vita e bellezza, una vita partecipata
e una bellezza riflessa, che altrimenti non avrebbe. Il centro riflesso dell’Anima del Mondo è la Ragione Divina, nella quale si
ha la polarizzazione dell’essenza intellettuale eterna, attraverso
la Ragione l’Anima è conservata nell’Unità dell’Intelletto, e il
mondo partecipa di Esso, il quale è sempre in atto nella contemplazione divina e allo stesso immane, apparendo riflesso nella sua
potenza riflessiva. La costituzione del riflesso dell’Intelletto in
atto equivale alla costituzione della coscienza razionale e immaginale, ad ogni livello, la quale ha solo la natura di effetto e l’identità ad essa inerente sussiste solo fino al sussistere della riflessione. Perciò la coscienza riflessa e razionale non ha consistenza in
se stessa, ma fonda il suo essere, ha la sua essenza ontologica,
nel suo principio fontale, l’intelletto. Se nell’Anima del Mondo
il centro riflesso della Ragione Universale si costituisce per la
durata di un mondo, per cui l’Anima del Mondo è riassorbita nel
pleroma intellettuale divino una volta che si è compiuta l’intera
metacosmesi, il centro riflesso della coscienza razionale e discorsiva dell’anima dell’uomo si costituisce per tutto il tempo in cui la
ragione umana opera nel ciclo delle esistenze determinate, fino ad
estinguersi nell’intelletto, sua fonte, al compimento della palingenesi e dunque della restaurazione dello stato originale, precedente
la determinazione dell’anima stessa, una restaurazione che comporta un’uscita dal mondo e perciò anche da ogni ciclo di nascita
e morte, dalla metempsicosi e dalla metemsomatosi.
Il nous proiettato ad extra, il nous logizomenos o il dianoetikon, non è sempre in atto secondo il suo modo proprio, perciò non
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si trova sempre in possesso della scienza intelligibile e non produce una concezione unitaria dell’idea nella sintesi del suo logos,
ragione di tutti gli esseri esistenti. Quando il logos della psyche
viene separato da ogni processo discorsivo sensibile, riceve direttamente la Luce Intelligibile, infusa e riflessa immediatamente dal
Nous agente, il nous logizesthai parechon, perciò la sua concezione unitaria dell’idea risulta stabile, quieta e beata, perché esso
fruisce del vero essere incorruttibile. In quanto assorbito nel nous,
il logos è detto endiathetos, inespresso e inarticolato, in questo
modo esso è reso stabile nell’unità della visione divina, secondo il
modo dell’anima preesistente nell’intelletto, questo logos coglie
“tutto insieme”, la molteplicità dispiegata delle ragioni nell’unità
indispiegata della loro essenza. Questo stato di perfezione dell’attività logica dell’anima costituisce la sua salute, la sua sapienza,
ogni alterazione di questo stato è per essa diminuzione e perciò
anche soggezione a gradi di oblio, di malia, di errore che costituiscono un pathos, una sottomissione, un sub-ferire, una riduzione
alla servitù impotente.
L’anima sussiste originalmente a titolo inespresso e predistintivo nell’intelletto, il quale contempla immediatamente le essenze
eterne, in questo stato l’anima si identifica essenzialmente con
l’intelletto. Ma l’anima sussiste anche in modo espresso, quando
si costituisce la coscienza riflessiva e discorsiva, la quale nel suo
principio, ovvero nello stato costitutivo originale della psycheanima in quanto ente immaginale determinato, è integrata e centrata nell’immediata illuminazione intellettuale, senza opporsi
in alcun modo all’intelletto. L’anima, in quanto supporto di mediazione e animazione, deve sviluppare le sue potenze in modo
articolato e discendere nella materia del corpo. Ad ogni passaggio distintivo la polarità e la distanza che si crea, rispetto alla
situazione originaria di immediata ricezione della luce intellettuale, si accentua, fino a che la forza e la luce originaria della contemplazione intellettuale si indeboliscono, contemporaneamente
l’ascendente della sensazione e della dimensione corporea si accresce, fino al punto in cui l’associazione col corpo sospende ogni
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ricezione della luce dell’intelletto e il relativo coglimento delle
forme intelligibili. Costituita l’incorporazione si determina la coscienza sensibile, oscura e umbratile, una volta assorbito il lethe
della sensazione l’anima non è più cosciente di sé, né della sua
origine, né coglie più le forme in modo razionale, ma solo secondo il senso, perciò “sente” le forme immanenti negli enti corporei
con il corpo. L’anima incorporata non ha più in atto l’intelletto,
ma neanche la ragione è in atto adeguatamente, perduta la sua
immediata attualizzazione da parte dell’intelletto agente, l’anima
riceve le forme in modo capovolto, tramite il senso, attraverso il
quale si trova in immediato contatto con le forme immanenti nei
corpi, le icone e gli eidola. L’intellezione diretta diventa prima razionale e poi sensibile, il riflesso dell’intelletto immerso nel corpo
è sottomesso alla sensazione a causa della incorporazione. Ogni
cosa cambia dallo stato dell’anima preincarnato a quello incarnato, la libertà intellettuale, così come la relativa libertà razionale,
vengono perdute e si costituisce uno stato cieco di sensazione e
soggezione ai determinismi corporei. Anche l’identità passa da
intellettuale a razionale, quindi diviene sensibile e corporea, nel
degrado la coscienza dello stato sovra determinato nell’intelletto, diviene subdeterminata nel senso. Dalla sua prima determinazione psichica al principio costitutivo dell’anima immaginale,
la coscienza viene progressivamente ridotta a stati sempre meno
illuminati fino a che, al momento dell’associazione con il corpo,
la sua consistenza non procede più dall’intelletto, ma viene solo
dal corpo. Perciò la coscienza dell’uomo sensibile, o brotos, è
determinata totalmente dal soma, dall’elemento titanico ed è accidentale e corruttibile tanto quanto il corpo che la definisce. L’ego,
nel suo principio ha una consistenza intellettuale, una volta che si
costituisce la polarizzazione dell’anima rispetto all’intelletto, si
costituisce un egoità limitata e ridotta in senso psichico e riflesso,
ma la stessa identità egoica razionale diviene sensibile e oscura,
consistente solo nel corpo e dipendente dall’ombra fantasmatica
della sensazione corporea. L’anima, nella condizione carnale, è
“morta”, in quanto, per essa, vivere equivale ad essere in atto se7
condo la sua essenza, ma il soma-tomba, alla costituzione natale
del corpo, inibisce completamente l’atto della sua natura, perciò
per l’anima lo stato nel corpo è stato di soggezione, chiusura in un
“carcere cieco”, nel quale patisce la sofferenza radicale, la sottomissione completa ad altro da sé.
L’ego riflesso ed immaginale costituito nell’intelletto non è
soggetto inizialmente ad alterità, egli si conosce come immmagine, riflesso razionale dell’intelletto, intelletto secondo un dato
modo, perciò è presente al suo fondamento e ha cognizione distintiva di sé nell’unità dell’intelletto, una cognizione non separata
dal suo essere ontologico. La cognizione originaria di sé che ha
il principio dell’anima, è possibile perché il nous paziente, nella
sua prima costituzione, è perfettamente conformato al nous agente e illuminato senza impedimento da esso. Ma la consapevolezza
riflessiva della propria identità ontologica si oscura progressivamente con l’inviluppo catabasico dell’anima, che delimita l’identità egoica al solo soggetto corporeo oscuro. Con il primo atto di
isolamento psichico dell’identità, si costituisce la prima forma di
oscuramento della cognizione intellettuale di sé, da cui procede
l’ignoranza psichica di sé e dell’origine della coscienza riflessa,
costituita dall’essenza intellettiva. Con la costituzione originaria
di questa ignoranza cessa anche la conoscenza razionale originale dell’essenza degli enti, una conoscenza esperita attraverso
la luce dell’intelletto, perciò l’ignoranza psichica ha la sua origine primaria nella anoia. L’anoia costituisce la malattia essenziale dell’anima, l’unica vera psicopatologia di cui essa soffre,
a causa della quale si costituiscono l’ignoranza, l’amathia, ovvero la mancanza di cognizione di sé e dell’Essere, e la mania,
l’alterazione assimilativa dell’anima ad altro da sé, uno stato di
“follia” originario da cui procedono tutti i successivi mali, fino
ai più estremi. A causa dell’anoia cessa la conoscenza immediata
che l’anima ha di sé in quanto nous e, allo stesso tempo, è perduta
l’attività che deriva dalla consistenza dell’anima nel suo essere
ontologico sovrariflesso, pertanto anche gli stati superiori, ontologici, della scienza vengono oscurati. Al posto della vera cono8
scenza di sé, come nous irriflesso, subentra il coglimento della
coscienza riflessa come autocostituita e indipendente in se stessa, inoltre si produce l’illusione di sostanzialità della coscienza
riflessa, mentre essa ha la natura di un’immagine inconsistente
e avventizia dell’intelletto, totalmente dipendente da esso e non
avente una natura perfettamente incorruttibile.
Il senso dell’ego immaginale è illusorio se isolato in se stesso,
la coscienza del “me”, di questo “io”, ovvero la coscienza individuata e delimitata di una singola esistenza formale e della relativa
esperienza particolare, non ha alcuna sostanzialità permanente,
è solo un effetto di una causa efficiente che la sottointende e che
rimane oscura all’immagine che non si ripiega sul suo fondamento. La soggezione all’identità psichica determinata produce una
visione falsata e illusoria che si sovrappone alla realtà, quando
l’anima riflessa si isola in se stessa, essa sperimenta ogni cosa svb
specie animae. Rinchiusa nell’illusione psichica, nella quale è assente la scienza del reale, del vero, dell’eterno, del non divenuto,
ogni cosa appare all’anima “secondo sé”, determinata dal divenire
coscienziale e dall’alterità del molteplice. La malia originale a cui
è soggetta l’anima diviene via via sempre più grave, dopo la sua
prima determinazione si producono successivi inviluppi dell’illusione, portando l’anima all’oscuramento e all’alienazione dalla
realtà. La consistenza ontologica del riflesso psichico è illusoria,
ciò costituisce la radice primaria della malia, ma con l’incarnazione questa illusione di consistenza viene addirittura trasferita
alla coscienza somatica e al suo centro di identità corporea, così
la malia subita dall’anima è completa.
In prima istanza vi è dunque la perdita della conoscenza immediata dell’anima nell’intelletto e l’isolamento illusorio dell’attività riflessa e immaginale della ragione in se stessa. Da questo
punto segue una perdita progressiva della referenza dell’anima
al suo principio intellettivo fino a che, quando l’anima si associa
al corpo, essa perde anche la conoscenza di sé in quanto ente immateriale procedente dall’intelletto e patisce un secondo grado
di oblio, una “seconda morte”. L’incorporazione ottunde definiti9
vamente la coscienza riflessa che prima di questo evento era trasparente a se stessa, perciò essa si intorbidisce e si spegne nella
sensazione del corpo. Si costituisce così l’identità egoica sostanziata dal sentire, l’io somatico avverte di essere, perché “sente di
essere”, così la sensazione, e tutta l’esperienza sensibile, divengono la sua sola “realtà”. Dal concepimento carnale in poi tutti gli
atti dell’anima procedono da questa menomazione della visione
originale, dall’occultamento che l’incorporazione produce.
Una volta che l’anima è completamente sprofondata nella
sensazione e si è identificata col corpo, rinuncia alla sua naturale
libertà e alla sua sovranità; l’ignoranza di sé, che è la radice, la
causa prima di ogni sofferenza, inclina l’ego psichico al di sotto
di sé e lo pone sotto il giogo di altro da sé. L’anima, perduta la
conoscenza, giace nell’ignoranza, essa, la cui sostanza è ragione
ed intelletto, subisce l’oblio, la privazione del suo atto puro, impressionata dalla sua immagine sensibile, viene turbata dalla vita
corporea che ad essa inerisce, in tal modo l’anima accoglie le passioni e patisce le afflizioni che le rappresentazioni sensibili producono. La ragione riflessiva, priva dell’illuminazione intellettuale,
subisce l’ascendente dal basso, dal corpo, dai sensi, dall’esperienza sensibile, dall’immaginazione e si produce in opinioni vuote
ed errate fondate sull’inganno che queste producono. Mancando
della luce della verità, dell’illuminazione offerta dall’intelligenza
in atto, la ragione viziosa dell’uomo comune si smarrisce nella
rete della vita corporea mortale.
Le opinioni false circa la natura di sé, della realtà, degli oggetti, degli eventi, dell’insieme della vita della persona umana,
rendono il soggetto incapace di esercitare un atto morale libero,
in quanto egli è afflitto dall’ignoranza del vero e dall’illusione
che ne deriva. La ratio soggetta ai sensi, alla malia-illusione, è
ammaliata-ammalata, giace sottomessa alla sensvalitas e alla passio che ne deriva e può essere sanata solo dalla sua completa liberazione dal sensibile e dall’opinione fondata sui sensi.
Ma il malato, nella sua ignoranza, presume di sapere, perciò
è afflitto anche da superbia, a causa della quale non crede di aver
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bisogno della Scienza Divina, la sola che possa liberarlo dal male
e dall’inganno a cui è sottomesso. Il giudizio fondato sul sensibile
è sempre afflitto da errore, ogni sottomissione della ragione al
corpo e alla vita corporea è maligna, portatrice di male, perciò il
soggetto che dipende dal corpo e dalla vita corporea deve essere
considerato malato, asservito, condizionato, quindi sofferente in
diverso grado. La ragione in questo caso è adoperata per la ricerca
del piacere e per fuggire il dolore, in quanto il soggetto è condizionato dall’appetito sensibile irrazionale, proprio anche agli
animali, a causa del quale persegue la conservazione della vita
carnale, col piacere statico o dinamico ad essa connessa, come
scopo primario o esclusivo della esistenza. Ma l’uomo ha un fine
diverso dall’animale, se l’uomo ignora la sua natura, lo scopo per
cui è stato costituito, il suo fine, il disegno a cui deve essere ordinata la sua vita, se ignora il suo bene, giace nell’errore, nell’illusione, perciò non può, in nessun modo, risanare il suo giudizio,
non può acquisire la scienza oggettiva della giustizia, perciò non
può attingere al bene, e dunque non può nemmeno essere libero,
a qualsiasi titolo.
Il superbo scambia le opinioni false, sorte dall’ignoranza, per
conoscenza, queste opinioni si radicano in lui e si fissano come
convinzioni. Ma dalle convinzioni false, reputate erroneamente
vere, derivano i giudizi erronei e i moti deviati della volontà e
dell’appetizione, atti che fanno sprofondare stabilmente l’anima
nella malattia. Quando il soggetto non dispone della scienza del
Vero Bene, egli scambia il male per bene e viceversa. A causa di
ciò si stabiliscono gradi di sudditanza, via via maggiori, rispetto
al corpo e alla sensazione, fino a pervertire completamente l’anima e la sua azione, e dunque anche il fine della vita della persona.
Le passioni e i vizi, piuttosto che l’impassibilità e la virtù, divengono il fine di ogni azione, nella più completa ignoranza. Nella
presunzione e nell’illusione di essere libera guida della propria
persona, il soggetto malato si sottomette a potenze inferiori a lui
estranee, che via via lo asservono, fino a pervertirlo completamente in senso maligno.
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Quando la ragione è malata, la volontà ne subisce le conseguenze, quando il soggetto autentico si è assimilato all’ego sensibile, fantasmatico ed effimero, determinato dal corpo, e lo serve
con tutto se stesso, la volontà abdica al desiderio e alla concupiscenza, finendo sovrastata, fino ad essere spossata e ridotta a
serva del vizio. Una volta indebolita alla radice, la ragione perde il tono, a causa dell’ignoranza il soggetto va incontro al suo
male senza nemmeno accorgersene, essendo persino convinto di
perseguire il proprio bene. Così sprofonda sempre più nel corpo
e si assimila ad esso, fino a dipenderne pressoché totalmente e
in modo estremamente grave. Se la ragione abdica, le potenze
inferiori assumono il comando, se la volontà è abbandonata il
soggetto viene trascinato senza opposizione dal desiderio, così
si sviluppano passioni, vizi in diverso grado, così ogni potenza
irrazionale, senza misura e ordine, esercita sull’animo la sua padronanza a capriccio.
A questo punto il soggetto non può governare con giustizia
la sua persona, perché non può stabilire in alcun modo l’isonomia delle potenze della sua anima e del suo corpo. La passione e
l’afflizione penetrano sempre di più nella sua anima, l’equilibrio
psichico viene prima alterato, poi destabilizzato e completamente
perduto. La debolezza di fronte alle contingenze corporee della
vita sensibile si accresce così giorno dopo giorno e con essa le
paure e le afflizioni di ogni genere. Se l’anima ritiene un bene
abbandonarsi alle passioni e ai vizi, questi penetrano sempre più
profondamente in essa e la devastano, in tal modo perde ogni ordine e ogni misura, l’ametria si fa spazio e la capacità di condurre
una vita sociale e civile giusta viene del tutto meno.
La piena disposizione libera della ratio equivale ad un preciso
stato di hvmanitas, quando la persona non dispone della hvmanitas, che comporta il dominio completo della ragione sulla sensazione e sul corpo, si consegna alla bestialitas, all’irrazionalità
e alla concupiscenza. Il soggetto che presenta una decisa dipendenza dal corpo manifesta uno stato di malattia già molto grave,
quando tutta l’anima del soggetto presenta i diversi vizi, l’abitudi12
ne inveterata al male e l’approvazione di esso, oltre all’assenza di
ogni moto tendente a virtù e ragione, la malattia è allo stadio terminale. Quando la malignità e la malattia si sono aggravate a tal
punto, l’anima può risultare incurabile e con essa tutta la persona.
Una volta che nell’azione è subentrata l’intemperanza, e perciò
anche l’incontinenza, il corpo stesso ne subisce le conseguenze,
l’ametria e la dismisura dell’anima raggiungono anche quest’ultimo. Esiste una diretta relazione fra il principio direttivo dell’anima, le sue facoltà (razionale, volitiva, sensibile e vegetativa) e
gli spiriti vitali, gli umori, gli organi e i sistemi del corpo, per cui
un’alterazione delle facoltà, causata dalle passioni, delle quali il
soggetto malato soffre di continuo, più o meno coscientemente,
come ad esempio le afflizioni, le paure, le ansie, ecc., indebolisce
la costituzione vitale e determina uno squilibrio del flusso degli
spiriti e degli umori. Per questa via si corrompe la fisiologia degli
organi, dei sistemi e l’equilibrio della costituzione e del temperamento generale della persona, a cui segue la corruzione concreta
del corpo.
Quando non sussiste la piena attività dell’intelletto, l’uomo è
in pena, la anoia è una privazione di atto del suo essere, perciò
costituisce una riduzione della sua dignità e della sua virtù, una
limitazione ontologica equivalente ad una debolezza, ad una infermità. Più l’atto d’essere dell’ente è limitato, più la pena che
patisce è grande, quando l’attività dell’intelletto è compiutamente
occultata nell’anima ed essa si affida alla sola sensazione corporea, l’uomo si trova nel massimo della sua pena. Il male e la
malattia che derivano dalla soggezione alla falsa identità carnale
sono radicali, perciò il pathos e le patologie psicofisiche si presentano nella loro completezza.
Per il vero essere dell’uomo, l’intelletto, il piacere sensibile
non è un bene, così come la sensazione di “benessere” inerente alla vita corporea, ma ogni orientamento dell’uomo al piacere
sensibile è un male, perché il suo bene è costituito dalla beatitudine eterna, che inerisce alla sua essenza in atto, la quale non ha
alcuna relazione con la sensazione contingente, e si costituisce
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quando ogni relazione dell’anima con il sensibile, di qualsivoglia
tipo, è cessata. L’uomo deve orientare ogni suo atto alla beatitudine non al piacere, ogni atto che non attualizza la sua essenza è
maligno e produce pena. Va da sé che è insensato parlare di uomo
in “salute” se questa “salute” equivale ad uno stato di “benessere
fisico, psichico e sociale”, ovvero ad uno stato di piacere sensibile dell’uomo somatico, dell’ego carnale, questo stato costituisce
invece la negazione della vera salute, la quale non inerisce al piacere e non conosce accidentalità, perché non dipende da circostanze, esistenza, tempo, corpo, ecc.
L’anima imprime nel corpo diversi segni che indicano la sua
vita deviata, la sua mancanza di rispetto per se stessa, conseguenza
della ignoranza di sé. Sprofondata nei suoi veicoli di espressione,
l’anima è inclinata a compiere il suo male, sviata da falsi filosofi,
falsi psicoterapeuti e falsi medici, che non fanno che mantenerla
nell’alienazione di sé e inclinarla al vizio, non ha scampo, la degenerazione finale, epilogo drammatico di una condotta contraria
al bene, sopraggiunge, fra afflizioni e dolori inutili. Questa è la
fine inevitabile di un’esistenza condotta superbamente nell’ignoranza, mancante di ogni giustizia, felicità e salute.
3) La psicoterapia filosofica, l’unica prassi per
ristabilire la salute dell’anima
La salute dell’anima ha un carattere metafisico e ontologico,
per attuarla è necessario compiere un’ascesi virtuosa e sapienziale, dunque solo l’approccio filosofico può restituire l’anima
alla sua attività normale e beata, al suo ufficio religioso teofanico,
altre vie che escludono la conoscenza metafisica sono limitate e
illusorie. La catabasi ha prodotto ben due gradi di oblio, l’anima nel corpo è priva di noesis-gnosis, di attività contemplativaconoscitiva diretta dell’Essere Intelligibile e della natura della
Divinità in Se Stessa, inoltre è priva anche della scienza razionale
inerente l’essere vero. In prima istanza si è prodotta l’alterità psi14
chica, in seconda istanza l’alterità somatica, all’ignoranza noetica
ed ontologica è subentrata l’ignoranza razionale e psicologica,
l’effetto finale a cui l’anima è soggetta è un’ignoranza radicale,
che sostanzia direttamente la costituzione dell’ego somatico ed
empirico, la cui consistenza è del tutto fantasmatica ed effimera,
semplice accidente determinato delle condizioni del corpo. L’ego
a cui si riferisce l’uomo comune ha la consistenza di un’ombra
sensibile, come ombre sono le percezioni sensibili e le figure corporee, sonno profondo è l’esperienza titanica delle cose, alienazione completa dall’essere e dalla realtà, oblio del vero.
La soluzione dell’anima dalla soggezione alla natura titanica,
corporea, costituisce il primo grado di salute, la quale può essere
ottenuta con la psicoterapia filosofica, la “fuga dal corpo”, alla
quale segue l’assimilazione dell’anima all’intelletto e a Dio. La
fuga dal corpo costituisce il primo grado di psicoterapia, di cura
dell’anima, mentre il secondo grado è costituito dalla “fuga dal
mondo”, dalla soluzione della soggezione all’alterazione psichica, alla coscienza immaginale e riflessa. La psicoterapia ha la sua
conclusione nella riattualizzazione della noesis originaria e della
contemplazione-visione beatifica iperurania, nella quale consistono il riposo e la quiete dell’anima, accolta nel cuore dell’Essere
Divino Eterno. La vera salute-salvezza della psyche-anima, che
consiste nella sua estinzione reintegrativa nell’intelletto, è il fine
della Scuola di Psicologia e di Psicoterapia Filosofica Integrale,
la cui integralità riguarda la perfezione dell’attualità dell’essenza
di psyche a cui porta l’insegnamento. La realizzazione degli stati sovraindividuali e compiutamente universali dell’Essere viene
perseguita nella Scuola di Filosofia Medica Integrale Tradizionale
Pitagorico-Platonica, nel suo terzo livello di insegnamento, quando il discente accede alla realizzazione dell’iniziazione divina.
Solo nel caso dell’ascenso agli stati universali è possibile trascendere la polarità sovrapsichica intelletto-Dio, nell’unità principiale
dell’Uno, fino a svelare infine l’Identità Suprema.
La Scuola di Psicologia e Psicoterapia è dedicata perciò alla
divinizzazione dell’anima individuale attraverso la disciplina del15
le virtù ordinate alla sapienza intellettiva e iperurania, nella quale si fruisce la beatitudine eterna. Questo scopo è conforme alla
costituzione originaria della filosofia in Pitagora, il quale ordinò
la disciplina per liberare l’anima dalla prigione del corpo e farla
risalire attraverso i cieli alla sua dimora olimpica originaria; ciò
equivale al superamento del dominio dell’Anima del Mondo e alla
liberazione dal ciclo delle nascite e delle morti, relato alla trasmigrazione, in virtù della theosis e della palingenesi. Akolouthein to
theo, “seguire il Dio”, e Epou theo, “segui Dio”, costituiscono dei
moniti essenziali della via filosofico-terapeutica, l’unica via che
restituisce l’anima all’attività pura della mens-nous e perciò risolve la sua dementia-anoia. Solo il sapiens-sophos è dunque psichicamente sano, egli è il solo che ha ricostituito in atto nell’anima
la mens-nous, egli ha praticato la therapeia, perciò ha rimosso
l’elemento contrario, il therion, ciò che è difforme, alieno, rispetto all’essenza dell’anima e alla sua attività normale. Il sapiente ha
separato l’anima dall’elemento corporeo-titanico e poi dal mondo
sensibile inferiore, così si è costituito noeticamente secondo la
sua forma divina, liberandosi da ignoranza, errore e malia e dunque anche da mania. Ottenuta la virtù della sua essenza, la sapienza, la quale per l’anima costituisce la sua salute perfetta, il sapiente si stabilisce nella beatitudine incorruttibile. Nella Repubblica
Platone definisce il sapiente come colui che possiede il sapere
vero, certo, inerrante, esente da errore, grazie a questo sapere egli
possiede anche la perfetta attività di tutte le facoltà dell’anima,
perciò anche tutte le virtù inerenti. Fermo nella perfezione della
prudenza e della giustizia, il sapiente è moralmente impassibile,
perciò gode già nella vita presente di una beatitudine relativamente incorruttibile, la quale avrà risoluzione nella beatitudine eterna
e trascendente, quando egli lascerà definitivamente il corpo e il
mondo. Libero da ogni errore il sapiente non è soggetto a giudizi
errati, perciò non patisce alcuna passione, né va soggetto ad alcuna sofferenza, dunque egli è sempre felice.
Il sapiente costituisce il modello normativo della salute psichica, dell’anima integrata spiritualmente, perciò perfettamente
16
sana. La personalità del sapiente costituisce un esempio immutabile, il criterio di misura della condotta psico-morale retta e giusta, perciò egli costituisce anche il fine esemplare della terapia
filosofica. Prima di raggiungere la virtù della ragione, l’anima non
può essere sana, il non saggio, specie se non pratica filosofia, è
continuamente soggetto a pathos-passio, e dunque è psicopatico, specie perché in lui non c’è attività della mens, perciò patisce
amentia, mania, follia. L’insipiente non può essere felice, perché
solo la terapeutica filosofica permette di raggiungere la virtù e
la sapienza, cioè l’unica vera salute psichica e mentale, dunque
felici ed integri sono solo coloro che vivono secondo la vera
scienza [Platone, Carmide, 173d e segg.]. Allo stesso modo solo
il sapiente può essere terapeuta, coloro che sono ancora soggetti
a psicopatologie come l’ignoranza, l’errore, il falso giudizio, la
passione, il vizio, non sono in grado di curare veramente nessun
altro. L’insipiente, nel migliore dei casi, ha solo una conoscenza
dottrinale della prassi psicoterapeutica autentica e perciò non può
condurre nessuno nella via che guarisce dal vero male psichico,
l’anoia, che dà ignoranza e mania.
Il virtuoso possiede il potere e l’autorità che gli permettono
la psicagogia e lo sviluppo dell’anabasi, solo esso può trattare la
causa da cui tutte le alterazioni psichiche, irrazionali e somatiche,
derivano. Chi tratta l’anima deve condurla a vivere secondo la
sua natura, perciò deve permetterle di praticare l’igiene psichica
salutare, quindi l’anima deve essere convertita alla vita filosofica virtuosa, altrimenti nessuna cura e nessuna risoluzione della
sofferenza psichica sarà mai possibile. Ma l’ignoranza e la superbia caratterizzano molti sedicenti “terapeuti”, i quali presumono di possedere tutte le virtù principali e persino la sapienza, ma
in realtà trascinano le anime nei loro errori e nelle conseguenze che ne derivano. Se l’anima non espelle tutti gli errori che in
essa sono presenti e non estingue la radice da cui provengono,
l’ignoranza, causata a sua volta dalla soggezione alla natura titanica, nulla in essa può essere sanato. Ma le false psicoterapie
si svolgono nell’ambito dell’illusione-alienazione e le loro dina17
miche favoriscono la soggezione dell’anima alla determinazione
titanico-somatica.
L’insipiente, la cui anima non ha alcun orientamento filosofico
autentico è un “demente”, un alienato, un brotos, un malato che
non ha alcuna speranza di uscire dallo stato di pena e sofferenza
in cui si trova, né tantomeno può improvvisarsi terapeuta e ingannare altre povere anime, trascinandole nella stessa dimensione dell’illusione e della malignità perpetua in cui esso si trova.
L’azione curativa deve sottomettere interamente l’epithymia, la
facoltà concupiscibile, al loghistikon, perché la facoltà razionale
deve dominare in tutto il corpo, fino a che il dominio razionale
non sarà costituito, l’anima sarà soggetta a varie forme di pathemata, patologie psichiche, dalle quali derivano continui nosemata al corpo, morbi corruttivi. Con l’incarnazione l’anima patisce
il corpo, ad esso sottomette la sua ragione e le facoltà razionali, nulla potrà restituirla al suo stato normale se non si sottrae
completamente dalla soggezione agli accidenti del corpo e alla
corruttibilità della vita sensibile. La soggezione all’arbitrio delle
facoltà irrazionali come quella concupiscente e quella arditiva è
pathema, la misura razionale di queste facoltà costituisce invece
la base della salute psichica, una salute che l’anima otterrà solamente quando sarà completamente separata dal corpo e dalla natura titanica. Diceva Epicuro: “Vuoto è il discorso di quel filosofo
che non cura (therapeutai) le passioni (pathemata) dell’uomo.
Come infatti non c’è alcun vantaggio dalla medicina che non cura
le malattie del corpo, così nemmeno dalla filosofia [e dalla psicologia] che non caccia le passioni dall’anima “[Arr. 247]. Dunque
è vana la psicoterapia che non rende l’anima virtuosa, ma non ci
può essere virtù senza la scienza del vero essere dell’anima e del
suo bene, elementi che mancano completamente nelle psicologie profane, moderne e postmoderne, dunque le psicoterapie che
non procedono da esse sono vane e ingannevoli. Inoltre, la salute
psichica non può essere data da altri, perché è compito dell’anima stessa, dunque alla cvra animi l’uomo deve dedicarsi da se
stesso, sebbene sotto la guida psicagogica di un’autorità filoso18
fica, di un saggio o di un sapiente: “…ci dobbiamo sforzare con
tutti i mezzi, con tutte le nostre energie, per poterci curare da noi
stessi (nobis mederi)” [Cicerone, Tusculanae, III, 6]. Dunque chi
non pratica da sé la filosofia non può raggiungere la vera salute
dell’anima, inoltre fino a quando l’anima non raggiungerà almeno
un primo grado di autarchia relativa non potrà essere considerata
priva di soggezione a passione e dunque priva di psicopatologie.
Si deve ricordare poi che il dominio autarchico del corpo, di tutta
la vita corporea e dei suoi accidenti, costituisce solo un piccolo
passo lungo la via della salute psichica, perciò deve essere considerato solo come una tappa funzionale alla completa separazione dell’anima dal corpo, una separazione che, a sua volta, è
necessaria affinché l’anima possa risalire alla regione iperurania,
grazie alla prassi contemplativa di carattere anagogico-anabasico,
che risolve gli effetti della catagogia catabasica, il cui prodotto
è costituito dall’incarnazione. La “patria” dell’anima è olimpica, la sua condizione di piena salute si realizza quando l’anima
si riunisce all’intelletto trascendente, sua quiete, suo essere, suo
fine. Fino a che l’anima non riposa estinta nell’intelletto non avrà
pace e non godrà della quiete olimpica, che è il termine a cui tutti i suoi atti, coscienti o incoscienti tendono. Liberata dal corpo,
l’anima può finalmente dedicarsi alla realizzazione dell’unione
attraverso la contemplazione che, di cielo in cielo, di luce in luce,
di scienza in scienza, la conforma a Lui, fino a risolversi in Lui,
trasfigurata divinamente nella visio intellectvalis, costituente la
divina beatitvdo. Il cuore della prassi psicoterapeutica è anamnesis, rammemorazione anagogica, ricordo iniziatico che consente
la risalita. Il ri-cordo restituisce l’anima al suo cuore essenziale,
al suo centro, al suo principio, che è intelletto, presenza di Dio
in essa, sua vera sostanza ontologica permanente. Risalire i cieli
riflessi delle scienze psichiche o cosmiche equivale a risalire i
riflessi, le determinazioni razionali della scienza intellettiva, divina e unitaria. Risalire i cieli equivale a risolvere l’alterità della
coscienza riflessa, l’attività immaginale e rappresentativa della
determinazione simbolica prodotta dalla ragione. Risalire oltre il
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cielo equivale invece a superare il dominio dell’analogia, della
somiglianza, dell’enigma, porta l’animo a superare la cosmicità,
la temporalità, il ciclo di nascita e morte fino all’unione col modello divino fondamentale, col sintema, con il Dio. L’anamnesi è
disciplina che porta al cuore dell’Essere e permette di attingere a
mnemosyne, con l’anamnesi l’anima oltrepassa tutti i velami di
lethe, per giungere ad aletheia, all’alethes nous, l’Intelletto Vero,
nudo senza veli, al nudo essere Apollo. Chi attinge a mnenosyne è
“divenuto perfetto, perché completamente iniziato ai perfetti misteri” [Platone, Fedro, 249 c], dunque chi ha “ricordato” l’Essere
è giunto al termine del risanamento dell’anima, eliminando da
essa ogni suo oblio, perciò può contemplare il Bello Intelligibile
in Se Stesso. L’apatheia divina è lo stato finale che l’anima deve
raggiungere, questa è la sua vera hyghieia, con l’attingimento di
sophia si ottiene la liberazione dalla natura titanica e dalla prigionia nella caverna del mondo; l’anima divinizzata dalla sapienza
condivide lo statuto degli Dei, già nella vita presente al corpo,
una vita che grazie alla divinizzazione viene completamente trasfigurata. Lo stato divino è lo stato che l’anima possedeva prima
di entrare nel mondo, quando preesisteva nell’intelletto e, a fortiori, prima di essere associata al corpo, questo stato dell’anima,
isotheos, sarà conservato anche quando, compiuto il theon bios,
avverrà l’ultima e definitiva purificazione dalla carne e dal mondo, attraverso la quale l’anima si stabilirà nella regione olimpica iperurania, dove fruirà della beatitudine eterna incorruttibile,
completamente separata dalla materia.
4) Fondamentali differenze fra la psicologia e la
psicoterapia filosofica tradizionale e le psicologie
e le psicoterapie moderne e postmoderne.
È necessario completare questa introduzione alla Scuola di
Psicologia e Psicoterapia Filosofica Integrale Tradizionale mostrando brevemente quali siano le principali differenze che la
20
Scuola presenta rispetto agli indirizzi pseudo psicoterapeutici
contemporanei. Un’autentica psicologia deve possedere la conoscenza integrale della psiche, perciò deve avere una chiara nozione della sua origine, della sua natura, della sua funzione, della
sua attività, inoltre deve conoscere esattamente quale sia il bene
dell’anima e perciò anche quale sia la sua salute. Se poi la psicologia vuole essere fondamento di psicoterapia deve possedere una
completa cognizione del male in sé, poi del male relativo all’anima, inoltre deve distinguere che cosa è realmente patologico da
ciò che non lo è, quindi deve descrivere la genesi del male e distinguere i diversi gradi di malignità-malattia che caratterizzano
l’anima malata. In relazione a tutto ciò non può essere esclusa da
un’autentica psicologia la conoscenza della catabasi, del processo che associa l’anima al corpo e costituisce l’uomo sensibile e
vivente, delle relazioni esistenti fra anima e corpo, dei rapporti
che le facoltà dell’anima costituiscono col cervello e il sistema
nervoso e infine occorre conoscere la situazione dell’anima incarnata e la condizione di pena dell’uomo carnale. Allo stesso modo
un’adeguata psicoterapia non può ignorare l’insieme della prassi anabasica che consente di risolvere la soggezione dell’anima
alla natura titanica e poi di trascendere la dimensione cosmica e
temporale.
L’insieme della prassi filosofica integrale tradizionale costituisce un patrimonio di valore universale, trasmesso nei millenni dai
maestri e dai discenti nell’arte, questa prassi fonda sulla scienza
metafisica integrale dell’anima e si traduce in una disciplina terapeutica consolidata e sperimentata, di sicura efficacia. Qualsiasi
“terapia” che si arroga il trattamento della sofferenza dell’anima, senza disporre dei fondamenti descritti è destinata a fallire,
come infatti succede oggi nel campo delle pseudopsicoterapie
contemporanee. Senza un’adeguata conoscenza dell’anima, senza la dovuta autoconoscenza, nessuna cura psichica è possibile,
all’ignoranza seguono errore e malia, dunque malattia. L’anima
che dimora nell’ignoranza metafisica dell’Essere, del Bene e di
sé, è “morta” a se stessa e giace sepolta nel soma, nella “tomba”,
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priva di ogni felicità. La via che risolve lo stato di morte e fa
“risorgere” l’anima è una via di conoscenza, di autoconoscenza,
la cui essenza è definita dal gnothi sauton, “conosci te stesso”,
monito espresso dal Dio Apollo in quanto Medico e trasmesso dal
Dio attraverso la sua presenza nelle teofanie dei maestri sapienti
della tradizione. L’ignoranza ontologica è il primo elemento che
costituisce malia, soggezione al male, all’illusione e all’alienazione. Dalla malia-illusione deriva inquietudine, pena di esistere,
vuoto ontologico, inconsistenza, paura, angoscia, vuota brama
dell’impermanenza, del non essere, tendenza ad affermazioni
vuote e fantasmatiche, ecc.
L’anima deve rientrare in se stessa, nel suo fondamento ontologico, ciò può essere fatto solo attraverso la conoscenza metafisica che libera dall’ignoranza, dall’errore illudente, dall’alienazione della coscienza riflessa e dell’alterità del mondo e del corpo.
L’anima deve prendere atto della radice del male e rimuoverla
completamente, altrimenti non ci sarà soluzione alla sua pena,
una pena non riconosciuta, che si manifesta con la brama di esistere, con l’attaccamento al divenire, all’identità avventizia e accidentale, che si ripiega nel desiderio di vita corporea, nella brama
del piacere carnale e del benessere sensuale. Tutti questi caratteri
sono patologici, sono i prodotti della soggezione all’ignoranza e
alla relativa malia, la loro durata è legata alla permanenza dell’illusione, costituita da potenze oscure che opprimono l’anima.
L’illusione infonde all’anima anche la paura del dolore e della
morte, ma queste paure sono inestinguibili se non si risolve lo
stato di prigionia costituita con la venuta al mondo e al corpo. In
ogni caso, se non si rimuove completamente l’ignoranza, e perciò
se non si ricompone lo stato di integrità intellettuale originale,
l’anima si muoverà solamente di illusione in illusione, di malia
in malia, di malattia in malattia, magari sviata da falsi psicoterapeuti. Solo con l’eliminazione dell’ignoranza cesseranno l’errore
e l’errare, e con essi ogni vana agitazione inquieta nell’esistenza
penosa.
22
Occorre comprendere che ogni diminuzione dell’attività contemplativa dell’Essere Intelligibile, del Vero, del Bello, costituisce una privazione, un procedere nella dimensione inferiore
dell’essere. Ma degradare, discendere, andare sotto è svb-ferire,
perciò quando l’anima patisce una privazione del suo atto plenario, prova pena e fino a quando questa privazione non è stata
risolta, l’anima soffrirà, proverà una pena dolorosa, che cercherà
di lenire con vari palliativi, non solo in una singola esistenza, ma
anche in molteplici esistenze. Un vero terapeuta sa riconoscere i
segni della pena, sa vedere la sofferenza ontologica, gnoseologica
ed epistemica. Ad esempio, la presenza inestinguibile del desiderare, de-siderare, ovvero di uno stato che costituisce la negazione
del con-siderare, è segno di soggezione alla pena. Il verbo “siderare” è sinonimo di “contemplare”, in quanto rivolgere la mente
ad sidera significa rivolgerla agli astri, agli enti siderei, celesti,
presenze immanenti e sensibili dei principi divini trascendenti.
Tanto più l’anima riduce l’attività contemplativa, tanto più si sviluppa in lei la presenza del desiderio, quando la contemplazione
celeste, il considerare, si estingue del tutto a seguito dell’incarnazione, l’anima si riduce completamente al desiderare, perciò patisce la privazione, la pena del suo atto, la soggezione al non essere,
alla oscura inerzia immersa nella corporeità. Questa pena è una
sofferenza che può essere risolta solamente ripiegando l’anima su
se stessa, sul suo essere proprio, convertendola all’attività intelligibile, conformi alla sua natura. Ma quanti sono coloro, nell’attuale panorama della pseudopsicologia e della relativa pseudopsicoterapia, che trattano il desiderio dell’anima a partire dalla sua
natura misterica e metafisica? Quanti sono poi quelli che sono in
grado di dirigere l’anima alla completa risoluzione del desiderare? Purtroppo nell’ambito delle false psicologie profane non vi
sono psicoterapeuti che indirizzano l’anima verso l’estinzione del
desiderio, che propongono la risoluzione dell’attività concupiscibile, anzi è proprio il contrario. Vi sono sedicenti psicoterapeuti
che fomentano lo sviluppo del desiderio, in tutte le sue indefinite
varianti e considerano persino benefico per l’anima sottomettersi
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alla fruizione del piacere sensibile o, come oggi si dice, del “benessere”. In questo caso si produce uno scambio diabolico, invece
di orientare l’anima alla sapienza, sua vera salute, e alla relativa
beatitudine, immateriale e separata, la si consegna al male, allontanandola in maniera definitiva dalla sua destinazione finale.
Vi sono false psicologie e relative false psicoterapie, che giudicano la soggezione dell’anima al corpo come un bene, lo stato
brotos dell’anima, come una normale condizione psichica. Inoltre
reputano che vi siano desideri umani “buoni”, per cui, sulla base
di questi grossolani errori, che inducono tanti malcapitati ad una
terapia a rovescio, nelle persone che si sottomettono ai vari trattamenti sono coltivate le illusioni e ingigantiti gli errori più diversi. Quando poi si parla dello sviluppo dell’uomo, dell’uomo
carnale, come uno sviluppo esistenziale “in pienezza”, si dicono
cose propriamente diaboliche, in quanto la costituzione nell’esistere è propriamente un inviluppo, l’esistenza è un vuoto, non un
“pieno”, è una sovrapposizione illusoria all’Essere, la cui natura,
i più diversi cultori di vane psicoterapie, nemmeno immaginano.
E poi, che ne è della rigorosa disciplina morale che l’anima deve
porre in atto come condizione indispensabile per ogni suo risanamento? Le varie psicoterapie trattano della realizzazione delle
diverse virtù? No, non si trova pressoché traccia della virtù nelle
varie proposte psicoterapeutiche profane, tanto meno vi è traccia
di discipline che consentano la piena emancipazione dell’anima
dal corpo, in vista della sua elevazione al cielo, un’elevazione
che è la sola che restituisce l’anima alla sua salute. Ma nel contesto profano descritto non si tratta nemmeno della prima separazione dal corpo, che costituisce il primo grado di salute relativo
dell’anima stessa.
Le moderne psicoterapie si sono costituite a seguito dell’abbandono delle psicologie e delle psicoterapie filosofiche e religiose tradizionali. Il processo di alienazione si è sviluppato particolarmente fra il XVI e il XVIII secolo e ha permesso nel XIX e nel
XX secolo, di dare corpo a diversi indirizzi “curativi” dell’anima,
aventi un carattere aberrante. Da quando Wolff, a metà del XVIII
24
secolo, ha inaugurato la distinzione fra la psicologia sperimentale, di carattere fenomenico ed empirico, e la psicologia filosofica,
di carattere essenziale e metafisico, la psicologia moderna ha lasciato progressivamente l’orizzonte dei suoi fondamenti ontologici e ha spostato il fuoco dell’attenzione sulle attività esteriori
delle facoltà dell’anima, distogliendolo da ciò che costituisce la
sua essenza eterna, la sua natura metafisica, la sua origine, la sua
funzione. I principi fondamentali della retta conoscenza filosofica dell’anima sono stati prima posti sullo sfondo e poi, dal XIX
secolo, abbandonati. Così è calato il velo su ciò che comporta
l’associazione dell’anima al corpo e sulla sua condizione carnale,
così come sui processi di liberazione dell’anima dai vincoli corporei e dalla sofferenza che produce l’incarnazione.
Con l’affermazione del positivismo, la scienza psicologica
ha ridotto ancora il suo campo di indagine, la sua ricerca, sempre più oscura, si è limitata esclusivamente all’esame dei processi psichici contingenti ed esteriori delle facoltà dell’anima
incarnata. Dalla metà del XIX secolo si è consumato il passaggio dalla filosofia dell’anima, ancora sviluppata fra Seicento e
Settecento, alle neuroscienze di carattere positivistico e materialistico, da allora ogni discorso astratto sull’anima è stato reputato “non scientifico”, perché solo ciò che risulta empiricamente dimostrabile può essere tenuto in considerazione come
“vero”. In questo modo all’anima viene progressivamente tolta
qualsiasi identità sostanziale permanente, la “coscienza” e la
“mente”, così come i loro processi, finiscono per essere considerati come epifenomeni contingenti della materia, attività inerenti al corpo che, con la dissoluzione del corpo, si dissolvono.
Le cosiddette “scuole” della psicologia moderna nascono su queste basi, quando la psicologia tradizionale, ormai profanata, ha
perduto l’anima.
Nonostante il nome che porta, la psicologia moderna non possiede più una rigorosa “scienza dell’anima”, è un ente dal carattere
molto involuto, un prodotto del degrado della psicologia religiosa
e filosofica tradizionale, che in qualche modo si era conservata fra
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Seicento e Ottocento. L’anima è la grande assente nella moderna
“psicologia senz’anima”, le vaghe e confuse descrizioni della psiche, che si trovano ancora raramente nei trattati o nei testi scolastici, sono largamente insufficienti e piene di errori. Negli ultimi
tempi sia la psicologia, sia la psicoterapia, si sono conformate
all’ambito delle “scienze della natura”, perciò hanno accresciuto la loro dipendenza nei confronti delle neuroscienze, facendosi
assorbire via via in futili dettagli contingenti di processi psichici
esteriori, perdendo così ogni possibilità di approcciare adeguatamente l’anima dell’uomo. L’ultimo indirizzo psichiatrico è un
evidente segno di questo processo. Con decisione e precisa avversione la psicologia moderna ha voluto prendere le distanze dalla
religione, il caso di Freud è esemplare a questo proposito, ma
anche dalla filosofia, per ricostituire una parodia della psicologia
e della psicoterapia. Così la cura dell’anima di tipo tradizionale è stata riproposta in termini rovesciati e caricaturali, la figura
di Jung è la più emblematica al riguardo, la sua “psicoterapia”
è priva di una vera conoscenza della psiche, perciò la cura che
viene indicata è del tutto inefficace per costituire la salute psichica autentica. Perduto ogni fondamento metafisico, abbandonata
ogni visione autenticamente religiosa e filosofica tradizionale, la
psicologia è divenuta oggi un fenomeno vuoto, privo di basi epistemiche. Poggiando sul non essere, ogni “psicoterapia” moderna
non è che illusione, la sua prassi accresce il vincolo titanico e
l’alienazione, perciò costituisce l’opposto di ogni autentica cura
dell’anima.
Nell’attuale situazione sociale europea, ogni orizzonte religioso e filosofico tradizionale è stato pressoché abbandonato,
per essere sostituito con il suo contrario, perciò ovunque domina una visione radicalmente materiale del mondo e dell’uomo,
dalla quale procede la negazione di ogni elemento spirituale che
trascenda la materia. Questo indirizzo ha favorito la concezione
aberrante dell’uomo come ente carnale radicale, totalmente determinato dal principio titanico e ha determinato lo sviluppo delle
diverse possibilità inferiori dell’esistenza sensibile, in modo che
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l’anima possa sprofondare nella radice oscura e terminale della
manifestazione inferiore. Il processo di alienazione dell’anima
dall’Essere Divino è stato ormai completato, a causa di ciò l’uomo conduce una vita pressoché esclusivamente dedita all’irrazionalità edonistica estrema, promossa dall’errore del progressismo
materiale, del salutismo carnale e dell’efficientismo lavorativo ed
economico. La dipendenza credula da queste mostruosità, favorisce il senso crescente di vuoto, di angoscia, di tristezza e depressione, stati dell’anima ai quali si associano anche un senso
di instabilità, varie insicurezze, paure di ogni genere, sofferenze
esistenziali, che portano alle più estreme forme di compensazione
e alla ricerca di vie di fuga e di stordimento. In questa situazione sociale sono proliferate le nuove psicologie e le relative varie
psicoterapie, prive di ogni natura religiosa o filosofica autentica,
favorite dalla decomposizione della struttura psichica e morale
dell’uomo, seguita al suo sradicamento dalle autentiche tradizioni spirituali. Le varie proposte psicologiche e psicoterapeutiche
attuali sono anch’esse fenomeni appartenenti al degrado ultimo
dell’umanità, sono espressioni della sua sofferenza, dell’ignoranza e dell’alienazione dell’ultimo uomo. Gli indirizzi curativi postmoderni sono privi di un’autentica scienza dell’anima, perciò non
possono conoscere quali siano il bene e il male psichico, inoltre
non possiedono un’adeguata scienza della genesi della patologia
psichica, pertanto non possono disporre di un’appropriata terapia.
Le diverse “terapie” hanno perciò un carattere vano e ingannevole, ciò è palesemente evidente nelle psicologie e nelle psicoterapie più grossolanamente materialistiche, ma questi caratteri sono presenti anche in quegli indirizzi che, accortisi in certo modo dell’aberrazione in corso, hanno tentato di recuperare
l’autentica scienza dell’anima e i mezzi appropriati per risolvere
il male psichico. In questo ultimo senso non si è fatto di meglio
che fare ricorso in modo irregolare alle tradizioni spirituali plurimillenarie, alle loro dottrine e alle loro pratiche, plagiandole e
alterandole attraverso giudizi e opinioni umane e profane, per
adattarle alle aberranti visioni del mondo e dell’uomo dei singoli
27
“psicologi”, alcuni di essi intenti a concordare la loro opera con
le “scoperte” della fisica postmoderna o con le concezioni evoluzionistiche nate nella seconda parte dell’Ottocento e giunte oggi
a sviluppi estremi. E’ ad esempio il caso della psicologia analitica junghiana, così come della psicologia umanistico-esistenziale,
ma anche della psicosintesi e in special modo della psicologia
transpersonale, ultimamente definita anche psicologia integrale. In quest’ultimo caso è presente il tentativo di ricostituire una
vera e propria tradizione spirituale rinnovata, ma presa in qualche
modo a rovescio, con fini parodistici e sovversivi. La vera natura
della psicologia transpersonale o integrale è ignota ai suoi fattori, i quali dicono di rifarsi alla “filosofia perenne”, ma in realtà,
interpretandola male, se ne discostano completamente, infatti le
“dottrine” che presentano sono fondate su concezioni che non
hanno la benché minima corrispondenza con le dottrine religiose tradizionali, come ad esempio la concezione evoluzionistica o
quella temporalistica o quella reincarnazionistica. La psicologia
transpersonale, così come quella integrale, sono fra i più inquietanti e pericolosi indirizzi della psicologia postmoderna; il loro
carattere è antitradizionale, ma il loro potere suggestivo è molto
forte, perché mescolano verità tradizionali con falsità profane,
con lo scopo di fare servire le prime alle seconde, tutto ciò sortisce i peggiori effetti, dai quali molti soggetti ignari e bisognosi
non sanno sottrarsi.
Vi è da dire infine sulla pretesa rinascita delle pratiche filosofiche antiche nella postmodernità, un fenomeno che ha preso
corpo grazie all’opera di alcune figure come Gerd Achenbach,
Pierre Hadot, Michel Focault, Marta Nussbaum. In queste personalità gli studi eruditi sulle tradizioni filosofiche antiche sono
stati mescolati con grossolani pregiudizi profani moderni, cosa
che accade spesso oggi, specie in Achenbach e Focault. Il loro
intento comune è stato quello di fornire una nuova via per affrontare il disagio esistenziale e psichico dell’uomo postmoderno,
sollecitato anche dalla manifesta inefficacia delle diverse forme
della psicoterapia contemporanea. Perciò hanno pensato di rivi28
talizzare la filosofia, sottraendola dallo sterile ed autoreferenziale
ambiente accademico, per farne un’efficace disciplina per la soluzione dei “veri problemi vitali degli uomini” [Achenbach G.,
La consulenza filosofica, Milano 2004, pagg. 15-16]. Nonostante
gli sforzi in atto da alcuni decenni, il prodotto derivato non è che
una caricatura dell’autentica filosofia religiosa e iniziatica tradizionale. Appiattito su una conoscenza assai riduttiva dell’anima
e della sua cura filosofica, fortemente dipendente da uno stoicismo limitato, come quello imperiale di Seneca, Epitteto e Marco
Aurelio, il recupero della filosofia antica nasce mutilo e spurio.
L’esasperazione del pragmatismo esteriore e la concentrazione
sulla dimensione esistenziale o addirittura fenomenologico non
può venire incontro all’uomo attuale. La pressoché assenza di
ogni indirizzo contemplativo trascendente, alla quale si aggiunge, molto spesso, lo scambio del dominio spirituale con quello
psichico, fanno di questo indirizzo neofilosofico una forma di riadattamento rovesciato, uno pseudo recupero della filosofia tradizionale. Ma l’applicazione produce danni, più o meno seri, alle
anime che si rivolgono alle nuove “pratiche filosofiche”, le quali
convinte persino di percorrere una via migliore delle altre, dalle
quali si sono sottratte, stanno in realtà percorrendo un’altra variante di ciò le svia dal bene.
Dal tentativo generale di recupero di pratiche filosofiche originarie, volte alla cura di “sé”, si è poi sviluppata un’indefinita
e profana “consulenza filosofica”, organizzata ormai in istituti
scolastici e ordinata in albi professionali, che raccolgono quanti
si sono formati sulle “idee” dei fautori di questo indirizzo “filosofico” negli ultimi trenta anni. Alla consulenza filosofica si dà il
crisma di “professione”, è insomma un lavoro, con un preciso fine
di lucro, una modalità del tutto impropria e completamente priva
di ogni corrispondenza con ciò che costituisce la vera attività filosofica, specialmente con quanto professato da Socrate, al quale
i sedicenti consulenti filosofici vorrebbero spesso rifarsi in modo
empio e strumentale. Ogni tentativo rivolto all’anima, in funzione
del suo bene, è destinato a fallire se si pone fuori dall’autentica e
29
regolare tradizione filosofica e quindi dalla relativa disciplina che
libera dall’ignoranza originaria. Va precisato ancora una volta, le
scienze e le discipline filosofiche sono state costituite in principio
dal Dio Apollo e trasmesse secondo una regolare ed autorevole
tradizione nei millenni, affinché fossero conservate le modalità
originarie della prassi e, con esse, la loro efficacia curativa. È
Apollo che ha fondato in principio la Divina Filosofia Medica e
dunque la cura esemplare e perfetta dell’anima, a ciò che il Dio
ha costituito nella perfezione nulla può essere aggiunto, né può
essere modificata impunemente la sua disposizione da parte di
uomini profani. Il rispetto della tradizione divina è fondamentale,
la tradizione va osservata con rigore, pena la perdita del suo senso, del suo fine e della sua efficacia. Tutta la vera filosofia procede sempre dal principio della sapienza medica eterna, Apollo, ad
esso ogni filosofo e ogni praticante la direzione filosofica autentica deve riferirsi, in quanto il Dio è il principio, il mezzo e la fine
di ogni soluzione dell’ignoranza, essendo il Vero in Se Stesso, il
Perfetto Essere nudo.
La Scuola di Psicologia e Psicoterapia Filosofica Integrale
Tradizionale si distingue perciò da tutti gli indirizzi psicologici,
filosofici e religiosi non tradizionali e da ogni concezione profana che neghi la natura dell’anima, il suo bene e la via che la
costituisce nella sapienza autentica e quindi nella perfezione della
sua salute. Ad ogni approccio profano all’anima manca sempre
l’essenziale, la Verità Divina, l’Autorità Spirituale, l’esperienza
ieratica e la tradizione plurimillenaria dei maestri inerranti.
Inviato dal Dio Apollo, Socrate, per primo, ha definito dialetticamente una “psicologia filosofica” e una conseguente “psicoterapia mistica”, una scienza e una prassi che, sebbene precisamente delineate, non furono completamente sistematizzate, ma vennero ben radicate nel contesto dell’iniziazione misterica orfica e
della sapienza metafisica pitagorica e parmenidea. Nell’Alcibiade
Maggiore Socrate dimostra che la cura dell’anima, psyches-therapeia, è tutto per l’uomo, perché il vero uomo è anima, specialmente è principio essenziale dell’anima, nous, la cui natura è
30
divina, immateriale e immortale. Perciò dunque la cura essenziale
di sé è cura dell’essenza dell’anima, del nous, dell’intellectvs, elemento incorruttibile che costituisce la reale identità permanente
di ogni soggetto individuale determinato. Non si possono abbandonare i fondamenti metafisici della psicologia e della psicoterapia, altrimenti queste perdono ogni significato e dunque anche il
senso della loro esistenza, riducendosi a mere parodie vuote delle
loro forme originarie.
Non esiste una vera psicologia se non è fondata su una compiuta ed autentica scienza sacra dell’anima, non vi può essere psicoterapia se non produce una psicagogia iniziatica. Chi non conosce l’anima non può curarla, né può prendersi cura di sé. Perciò
l’autoconoscenza essenziale dell’anima è principio di ogni cura,
therapeia, non nel senso di un trattamento di presunte “malattie
psichiche” esteriori, ma nel senso di cultura, sviluppo dell’attività
fondamentale dell’anima, attraverso la liberazione da ciò che ne
impedisce la libera e virtuosa azione. Gli squilibri psichici esteriori derivano dalla malattia essenziale di cui soffre l’anima nel
corpo, ovvero la anoia o agnosia, la mancanza dell’attività del
nous-intellectvs-mens. Se il nous non è attivo vi è amathia, insipienza, in primis ignoranza di sé e della propria natura, da ciò
derivano l’alienazione nel falso ego psichico prima e poi nel falso
ego carnale sensibile e tutte le passioni-vizi che queste identificazioni alienanti comportano.
La vera therapeia è disciplina del therapeuein, è eliminazione, separazione, attraverso l’esercizio della “parola misurante” o
del verbo “rimediante”, del teras, della smisuratezza, di ciò che
non è conforme alla misura essenziale dell’essere dell’uomo. La
therapeia è dunque cura dell’essere, purificazione dell’essenza da
ciò che non attiene alla sua misura, al suo atto, ma la terapia è
arte apollinea, l’arte propria di Apollon Iatros, ovvero del Dio
che si identifica all’Essere Uno Supremo. Rimuovendo il teras, il
difforme, ciò che non inerisce alla sua natura, il nous dell’uomo
ritrova la sua unità e la sua pura attività. Dunque la vera therapeia tradizionale è cultura dell’essere essenziale dell’uomo, al fine
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di attuare pienamente ciò che costituisce la sua natura. Socrate
chiama la cultura dell’anima paideia, attraverso la paideia l’anima ricostituisce il suo stato originario di perfezione, quello stato
che possedeva nella sua costituzione iperurania, nella quale contemplava il Bene, l’Uno. Perciò la scienza dell’anima, la psicologia autentica, rende possibile la vera psicoterapia, centrata sulla
conoscenza metafisica di sé e sulla cultura dell’essere inerente.
La paideia svincola progressivamente la psiche dai vincoli della individuazione titanica, attraverso la disciplina filosofica essa
porta alla realizzazione di diversi stati superiori dell’essere a cui
conseguono precise virtù. La paideia attua la catarsi dalla natura
titanica, da ciò che è teras per l’anima, così il suo atto essenziale
può essere ripristinato e con esso la perfetta contemplazione divina del Bene. Il pieno possesso dell’atto libero del nous si identifica propriamente con sophia-sapientia, solo in questo atto l’anima
è in sé e fruisce della sua salute autentica.
La via filosofica platonica è fondata sui termini metafisici
esemplari della scienza divina dell’anima e, allo stesso tempo,
esprime la prassi terapeutica integrale della psiche. È attraverso la paideia filosofica, la cultura reale dell’anima essenziale
dell’uomo, che si traduce nel bios theoretikos, che l’anima può
raggiungere la sua hyghieia, la sua salute, ovvero sophia. Sophia è
dunque il risultato della cultura-cura filosofica che libera l’anima
dalla soggezione alla natura titanica, questo risultato è prodotto
dalla disciplina della omoiosis theo, fino alla costituzione della
contemplazione diretta dell’Uno Bene, che identifica l’anima ad
Esso nella henosis. Qualsiasi limitazione della scienza originale
dell’anima, e della relativa psicoterapia, costituisce un degrado,
un inviluppo, che dà luogo a forme parziali ed erronee, perciò
false, di “psicologia” e “psicoterapia”, così come a forme vane
di “cura di sé” o di “consulenza filosofica”. Quando il degrado
è completo, come nella psicologia postmoderna o nella pratica
filosofica di natura nichilistica, della vera psicologia e della vera
psicoterapia nulla rimane, restano solo forme vuote, illusorie,
parodie che si sostituiscono alle forme originarie, che svolgono
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la funzione di condurre l’uomo, attraverso un radicale inganno,
all’annientamento nel non essere, sottomettendolo alla pena più
atroce in cui possa incorrere.
5) Natura e contesto della Scuola di Psicologia
Psicoterapia Filosofica Tradizionale Integrale.
La Scuola di Psicologia e Psicoterapia Filosofica è espressione
della tradizione della Filosofia Divina pitagorico-platonica, tratta
esclusivamente della natura dell’anima e del suo bene secondo la
sua vera essenza metafisica e la sua specifica funzione teofanica
e religiosa. Ogni insegnamento della Scuola fonda perciò sulla
gnosi metafisica integrale trasmessa nella tradizione divina dai
maestri autorevoli nei millenni, una gnosi che garantisce la certezza della sua verità e della sua efficacia ed inoltre l’assenza di
alterazioni umane ed opinioni profane, che sono causa di ogni
errore. Il metodo tradizionale di insegnamento utilizzato nella Scuola esclude tassativamente ogni ricorso a filosofie umane
profane, specialmente quelle costituite nella modernità, vere e
proprie parodie della filosofia tradizionale. È inoltre escluso ogni
ricorso sovversivo e modernistico alla filosofia tradizionale in
funzione dello sviluppo del titanismo superbo dell’uomo ateo e
areligioso contemporaneo. La Scuola non tratta perciò di false
“relazioni di aiuto” e sedicenti “problemi esistenziali”, secondo
la visione propria dell’insipiente “consulente filosofico” o del
“risolutore di problemi”, o, ancora peggio, del “facilitatore della
vita”. Perciò la Scuola non fa uso della manipolazione sovversiva
della prassi dell’ironia, della maieutica, della dialettica, della logica per proseguire i fini individualistici dell’ego titanico e della
sua vita corruttibile e mortale. È escluso poi ogni riferimento
alle psicologie e alle psicoterapie moderne e postmoderne, alla
loro concezione della psiche, della sua salute e della sua malattia.
Perciò si marca la massima differenza rispetto a questi indirizzi
svianti dal bene, specie in riferimento a “diagnosi” psicologiche,
33
strumenti diagnostici e varie altre aberrazioni, come la classificazione delle “malattie psichiche” e le modalità del loro “trattamento”, elementi nei confronti dei quali nessuna critica rettificatrice
verrà risparmiata.
La Scuola trasmette un insegnamento integrale sull’anima, secondo una visione metafisica che è assente sia dalla religione exoterica cristiana, sia, a fortiori, dalle filosofie non tradizionali, così
come dalla psicologia atea moderna. La Scuola condivide la sapienza metafisica integrale, comune a tutta l’umanità, con le principali tradizioni spirituali ed iniziatiche complete, dal Buddismo
Zen al complesso del Buddismo Mahayana, dal Taosimo esoterico di Lao Tzu all’Advaita Vedanta, dal Jnana al Raja Yoga, dalla
Gnosi Cristica Integrale al Sufismo di Muhyi-d-din Ibn Arabi e ad
altre tradizioni analoghe. Allo stesso modo la Scuola tratta delle
discipline per la cura mistagogica ed iniziatica dell’anima, volte
alla realizzazione della Sophia, e perciò dell’accesso ai Grandi
Misteri, dimensione nella quale l’anima ottiene la sua vera salute.
Perciò l’epimeleia eautou, la cura di sé, si sviluppa secondo modalità analoghe alle regolari e complete prassi iniziatiche universali,
in accordo con il platonismo integrale, insegnato specialmente dai
Maestri del periodo Tardo Antico, da Plotino a Damascio.
Ogni aspetto della Scuola ha un carattere “henocentrico”, perciò ogni insegnamento e ogni disciplina procede dall’Uno-Apollo,
permane nell’Uno ed è in funzione dell’Uno. È questa l’impostazione regolare della prassi filosofica tradizionale, nella quale l’individuo, sia esso concepito come intelletto o come anima o anche
solo come corpo, non assume mai un’importanza esclusiva, ma,
al contrario, l’individuo è concepito solo e sempre in riferimento
all’Uno e in funzione dell’Uno, in quanto ogni suo aspetto trae
ragione e fondamento solo da Esso. Pertanto l’esclusione del fondamento henocentrico della filosofia equivale all’esclusione del
fondamento del filosofare e alla negazione della realtà ultima attinente all’anima e all’uomo, con conseguenze disastrose. A partire
da questa impostazione, che rispetta rigorosamente la consegna
divina originale, la Scuola tratta l’iter di liberazione dell’anima
34
dalla soggezione al corpo e al mondo, in funzione della restaurazione del suo stato originale di sophia, sua autentica salute. Tutto
ciò che inerisce alla sofferenza dell’anima, sia esso causato da
alterazione proveniente dal corpo, da passioni procedenti dalla
soggezione alla vita carnale, dall’ignoranza psicologica o ontologica, viene trattato in modo filosofico-religioso, dato che l’unica
possibile cura dell’anima non può che essere filosofico-religiosa.
L’anima è costituita nel piano demiurgico universale con una
funzione teofanica, essa rivela e media l’ordine divino e spirituale nell’esistenza sensibile e temporale, in questa mediazione
si risolve la funzione propria dell’anima, una mediazione che è
religione. Infatti l’intelletto “relega” l’intelligibile e costituisce
in forma di ragione ciò che ha carattere sovrarazionale e ideale,
così rende possibile attraverso la sua potenza mediatrice, l’anima,
l’infusione di misura e limite nella materia, effettuando così la
generazione demiurgica del mondo e degli enti sensibili in esso
costituiti. Ma la mediazione-religione dell’anima può avvenire
rettamente, per quanto riguarda l’uomo, solo se l’anima è sapiens,
se il soggetto è sophos e perciò possiede in atto l’intellezione immediata delle idee eterne, intellezione che permette la concezione
diretta delle ragioni formali nel suo cuore, così, attraverso la sua
attività prudente, può immetterle nella materia, nel corpo e nella
condotta dell’esistenza. Ma, per l’anima, essere sapiens non è un
dato alla sua nascita carnale, ma è il suo scopo finale in questo
periodo dell’umanità, perciò per attuare la sua natura e svolgere la sua funzione, l’anima deve ordinarsi in modo filosofico per
ottenere ciò che costituisce il suo fine proprio, la sophia. Solo
in questo modo il suo essere sarà posto in atto e la beatitudinefelicità sarà raggiunta.
Il cardine della vita dell’uomo religioso o tradizionale è costituito dalla disciplina della conoscenza, lo stvdivm sapientiae,
altrimenti detto philosophia, quindi tutta la vita è ordinata all’attuazione del suo essere religioso. L’allevamento, l’educazione,
l’istruzione non hanno altro fine, “fare l’uomo completo”, ovvero “fare l’anima religiosa”, i due processi sono sostanzialmen35
te equivalenti. L’anima normale dell’uomo è dunque sapiens e
religiosa, perciò il suo corretto sviluppo deve essere religioso e
la sua educazione filosofica. Se manca l’adeguato sviluppo filosofico-religioso dell’anima si produrrà un sottosviluppo, una deficienza, una debolezza, un’insufficienza delle attività delle facoltà dell’anima, oppure un’attività disordinata delle stesse. Perciò
l’alterazione della formazione filosofico-religiosa è causa di ogni
problema psichico, sia esso relativo all’identità o alla personalità,
alla condotta o alle relazioni civili e religiose. Ogni sofferenza
dell’uomo deriva da uno sviluppo dell’anima non virtuoso, non
adeguato alla sua natura religiosa, un’anima insipiente e non religiosa ha sempre mancanze, perciò patisce pene di varia natura e
subisce stati patologici, che l’inducono a soffrire in diversi modi.
Ogni anima che soffre è dunque un’anima non religiosa. La filosofia, così come ogni psicologia o psicoterapia, devono fondare
sulla natura e sulla funzione religiosa dell’anima, devono metterla in condizioni di attuare il suo ufficio religioso, altrimenti
hanno un carattere deviato e dannoso. Solo in un’ottica religiosa
“i problemi “ dell’anima possono essere risolti, altrimenti niente
sarà mai adeguato, se a priori viene escluso ciò per cui l’anima è
stata costituita, la religione, e il suo bene finale l’Uno-Bene, il Dio
nella sua pienezza infinita, l’anima è perduta. Perciò la Scuola
di Psicologia e di Psicoterapia Integrale Tradizionale tratta l’anima solo in modo filosofico e religioso ed esclude ogni attenzione all’essenza dell’anima che escluda l’esatta concezione della
sua sostanza, del suo atto, del suo fine. In definitiva ogni azione
dell’iter scolastico ha di fronte sempre e solo il vero bene dell’anima, ogni illusione derivata da fini errati è dissipata e l’insipienza
delle filosofie e delle psicologie profane è additata come causa di
disorientamento delle anime e mezzo di rovina della loro salute.
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6) Programma generale della Scuola.
L’Associazione Igea propone una prassi filosofica graduale.
Nella Scuola di Igiene Filosofica Fondamentale la disciplina filosofica parte dalla cura del corpo in funzione della risoluzione
delle passioni che attraverso di esso si producono nell’anima. La
soggezione primaria alla vita corporale viene affrontata per raggiungere, a livello elementare, la virtù della prvdentia e perciò
anche la tranquillità dell’anima nella vita pratica, ovvero un primo grado relativo di salute psichica e di vita beata. Nella Scuola
di Psicologia e di Psicoterapia Filosofica Integrale Tradizionale,
la prassi filosofica è trattata in modo più profondo e impegnativo
e con un fine superiore. Dopo avere trattato la scienza dell’anima
nel suo complesso e lo sviluppo filosofico e religioso dell’anima, nei suoi diversi livelli di oikeiosis il discente percorre tutto l’iter delle virtù morali fondamentali. L’insegnamento della
Scuola di Psicologia e Psicoterapia approfondisce la natura e il
fine dell’anima in tutti i suoi aspetti, mentre la Scuola di Igiene si
limita solo ad un’introduzione di queste conoscenze fondamentali, in funzione della basilare prassi morale. Inoltre, la Scuola di
Psicologia e Psicoterapia tratta tutta la preparazione dell’anima
alla disciplina teoretica, lo sviluppo delle virtù contemplative e
la realizzazione della sapientia-sophia di carattere sovrapsichico, perciò la Scuola affronta tutto lo sviluppo filosofico-religioso
dell’anima, fino al perfezionamento della sua salute, la quale, una
volta raggiunta, libera completamente l’anima da ogni pena mondana. Perciò la Scuola si sviluppa nel campo della realizzazione
individuale della sapienza e dunque immette alla visione immediata delle essenze eterne, primo grado di sviluppo nel dominio
dei Grandi Misteri. I gradi della realizzazione spirituale successiva, che hanno un carattere universale e supremo, sono trattati
nella Scuola di Filosofia Medica Integrale Pitagorico-Platonica,
alla quale hanno acceso discenti la cui conversione primaria alla
filosofia è completa e sono in possesso delle qualificazioni necessarie per la prassi iniziatica regolare. Alla Scuola di Psicologia e
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Psicoterapia possono invece accedere tutti coloro che hanno svolto completamente, o anche solo in parte, l’itinerario che si svolge
nella Scuola di Igiene Filosofica Fondamentale, oppure coloro
che presentano un avanzato stato di conversione filosofica e sono
disposti e qualificati sia per una vita filosofica più completa e di
carattere superiore, sia per svolgere il magistero filosofico della
cura dell’anima. Vi è da dire infine, quale ultimo proposito, che
la Scuola di Psicologia e Psicoterapia presenta una serie di insegnamenti interamente rivolti alla cvra animae, basandosi sulla
psicologia filosofica tradizionale e sulla relativa concezione della
psicoterapia, al fine di condurre l’anima alla sua perfezione morale e teoretica, illuminandola e guidandola nell’erta via che dalla
terra deve ricondurla al cielo, alla sua vera patria, vero luogo di
salute eterna.
7) Struttura generale dell’insegnamento
La Scuola di Psicologia e Psicoterapia Filosofica Integrale
Tradizionale prevede un periodo di quattro o cinque anni di studi
e di discipline, organizzati in un preciso regime filosofico pitagorico-platonico. Il periodo scolastico è diviso in due sezioni, la
prima sezione, della durata di un primo triennio, è dedicata specificamente alla psicologia filosofica e alla prassi individuale della
cura dell’anima, volta a realizzare la perfezione morale e contemplativa del discente, il quale è favorito a conseguire la noesis nella
sua fruizione elementare. Il discente accede alla seconda sezione
della Scuola dopo che ha praticato la cura della sua anima, la psyches therapeia, perciò dispone di uno stato adeguato per dirigere
altre anime alla salute. La seconda sezione è divisa in due parti,
la prima ha la durata di un anno ed è dedicata alla formazione
specifica del discente nella psicoterapia filosofica ordinata all’acquisizione del magistero filosofico fondamentale, per dirigere la
cura delle anime nel dominio della loro perfezione morale, fino
al raggiungimento della tranquillità impassibile nella vita pratica
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beata. Nella seconda parte, della durata di un anno, il discente
apprende la direzione della cura delle anime nello svolgimento
dell’ascesa contemplativa, fino a guidarle alla loro salute perfetta.
Ciascuno dei due anni di formazione nella psicoterapia filosofica
viene definito dopo il completamento del primo triennio di insegnamento dalla Direzione Filosofica autorevole della Scuola,
in modo personale e secondo modalità specifiche a seconda dei
diversi discenti.
1° Anno – La scienza psicologica filosofica e i fondamenti della cura dell’anima
• La Divina Filosofia e la perfezione della sapienza trasmessa
dai Maestri della tradizione. La Verità divina e il Principio di
Autorità.
• La disposizione del discente di fronte all’insegnamento autorevole. La prospettiva dell’esposizione della Scienza Sacra
Tradizionale. Il linguaggio dell’esposizione della Scienza Sacra.
• Fondamenti Metafisici della Scienza della Realtà e del Mondo.
L’Ordine Supremo della Realtà Ineffabile. L’ordine Henologico.
Principio Supremo / Uno Bene / Uno Diade / Uno Tutto / Enadi.
L’Ordine Ontologico. L’Ente o l’Uno che è / Intelletto Divino /
Idee eterne. Il Mistero del Velo. Ordine degli Dei Intellegibili.
• L’Ordine Cosmologico 1. Demiurgo e Anima del Mondo.
Funzione dell’Anima del Mondo. Relazione fra Intelletto e
Anima del Mondo. La Materia. La Natura. Il Mondo Sensibile.
• L’Ordine Cosmologico 2. Demiurgia, Analogia, Generazione,
Mondo. Harmonia Mvndi. Sintema, Simbolo, Icona. Le tappe
dell’ordinamento dell’Esistenza Universale. Ordine dei principi
divini, angelici e demonici.
• L’Ordine cosmologico 3. Anima e Tempo. Ciclo cosmico
Integrale. Metacosmesi.
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• La psicologia sacra. Confutazione delle false psicologie.
• La costituzione essenziale dell’uomo in Dio. La generazione dell’intelletto dell’uomo. Relazioni esistenti fra Intelletto
Ipostatico Agente e intelletto dell’uomo. Natura, funzione
e operazioni dell’intelletto. La determinazione dell’anima.
Origine, natura, funzione dell’anima. L’immaterialità, l’incorruttibilità, l’immortalità, l’intelligibilità dell’anima. Lo stato
originale dell’anima.
• L’anima: identità, senso dell’io, coscienza, autocoscienza,
autoconoscenza.
-Le parti razionale e irrazionale del’anima. Funzioni. Le facoltà
dell’anima e loro funzioni.
-La facoltà formativa. La facoltà vegetativa e le funzioni
corporali. La facoltà appetitiva e la natura del desiderio. Il
piacere e il dolore. L’appetito irascibile.
-La facoltà sensibile. La sensazione, la percezione, la memoria
sensibile, l’immaginazione sensibile, l’opinione.
La facoltà irascibile.
-La facoltà razionale. Senso, Ragione, Volontà, Deliberazione.
Libertà. Amore.
• Ragione pratica e ragione speculativa. La morale e la scienza.
Cenni di gnoseologia e dottrina della conoscenza. Cenni di epistemologia e dottrina della verità e della certezza.
• La contemplazione razionale e l’attività teoretica mediata.
• L’intelletto. Natura sovrarazionale dell’intelletto. Trascendenza
e immanenza dell’intelletto rispetto all’anima. Attività intellettiva e funzioni intellettuali. La contemplazione intellettiva.
La visione diretta delle essenze e di Dio. La noesis-gnosis. La
sapientia-sophia.
• La discesa dell’anima nel corpo. La catabasi. I veicoli costitutivi dell’uomo vivente. Lo stato dell’anima prima dell’incarnazione. L’assegnazione del destino fatale. L’incarnazione. La
formazione del corpo. Il composto umano.
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• L’anima nel suo stato carnale natale. L’anima e le sue relazioni
con il corpo. L’anima e le sue relazioni con il cervello.
• La soggezione all’ignoranza e alla malignità radicale.
• L’anima insipiente e l’uomo in quanto brotos e kakos.
• La soggezione alla natura titanica e all’animalità. La vita bestiale. La pena e la sofferenza integrale dell’anima soggetta alla
corporeità e alla sensazione.
• L’uomo e l’ordine universale. Il Favore Divino e i diversi gradi della Provvidenza. Provvidenza e Fato. Libertà e Necessità.
L’anima, la Provvidenza e la sua funzione religiosa teofanica.
• L’anima e la metacosmesi. Metacosmesi, metempsicosi e trasmigrazione. Stato originale dell’anima e catabasi dell’umanità.
• Escatologia individuale, l’anima e il suo fine ultimo. La morte,
il post-mortem. Stati infernali ed elisiaci.
• Escatologia individuale ed escatologia universale. Palingenesi
iniziatica e Giudizio Universale. La Palingenesi Universale.
• La via di liberazione dalla soggezione al corpo e al mondo.
Trascendenza dell’esistenza cosmica e del ciclo della generazione e corruzione. Sophia e Hyghieia. Sapienza e salute finale.
• La perfezione della realizzazione metafisica integrale e l’Identità Suprema.
• Dall’ignoranza radicale e dalla pena integrale alla completa liberazione dal male.
• La via della Divina Filosofia Medica. Natura della Divina
Filosofia. L’anima e la necessità della conversione delle sue potenze. La periagoghe e la metanoia.
• La costituzione dell’anima come discente. Raggiungere il sapere di non sapere e disporsi a seguire il Dio.
• L’anabasi filosofica. Metafisica dello sviluppo dell’anima e della persona umana. Stadi della vita e stadi di realizzazione.
Sviluppo retto e sviluppo patologico dell’anima.
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• Problemi psico-morali dovuti a sviluppo psichico scorretto. La
mancanza di educazione filosofico-religiosa e la genesi della
psicopatologia. La cura filosofico-religiosa dell’uomo. La scala delle virtù. I gradi di realizzazione dell’hvmanitas. L’Uomo
Universale. Metafisica della dignità dell’uomo.
• La vita filosofica fondamentale e la condotta esistenziale ordinata alla salute-sapienza.
• La concezione metafisica filosofica della cura dell’anima. La
psyches therapeia.
• La cura di sé, la psyches therapeia e la paideia filosofica.
2° Anno - La cura morale dell’anima e la realizzazione
della vita buona e felice
• Metafisica e fondamenti della filosofia morale. Definizione della morale e campo di applicazione. Il Sommo Bene e il Male.
Metafisica della Provvidenza e della Giustizia Divina. I livelli
del Bene e del Male.
• Sulla natura dell’uomo. Bene e male in relazione all’uomo.
Livelli del bene e del male in relazione all’uomo.
• La perfezione dell’atto secondo l’essenza e l’attuazione del
bene. La fruizione del bene e la beatitudine. Livelli di beatitudine. L’attuazione del bene e la felicità. Livelli di felicità.
• La divinizzazione e la glorificazione perfetta dell’uomo. La beatitudine e la felicità integrali.
• Le opinioni comuni, gli endoxa, sulla felicità. Confutazione
delle false dottrine sul bene e sul male. Confutazione degli errori sulla felicità. Vera e falsa felicità.
• L’essenza della morale. Che cos’è l’atto morale. La scienza del
bene e del male. La valutazione. Il giudizio. La deliberazione.
L’atto pratico.
42
• Che cos’è l’animo buono. Che cos’è l’atto morale buono.
Difetti dell’atto morale, volontà deviata e condotta perversa.
Il libero arbitrio. Condizioni del libero arbitrio. Libero arbitrio
e atto volontario. Libero arbitrio e Volontà Divina. Quando è
libero l’uomo.
• La dottrina fondamentale relativa a ciò che è in potere dell’animo dell’uomo, a ciò che dipende da noi. Senso della responsabilità morale e della colpa.
• Il concetto di officivm, concetto di honestvm, di ivstvm, di dignitas, di decorvm e decens. Che cosa è bene per l’uomo, che
cosa è male per l’uomo.
• La dottrina generale della oikeiosis. La oikeiosis animale, la
oikeiosis deontologica e la oikeiosis logica. Per quale atto è
giudicato buono o maligno l’uomo. La vita umana secondo natura. La vita contro natura, la soggezione alla natura animale:
la bestialitas.
• Che cos’è la vita buona, giusta, beata e felice. Livelli della vita
buona, giusta, beata e felice. Confutazione dei generi di vita che
non conducono all’autentico bene dell’anima. I tre bioi e il bios
philosophikos.
• La salute originale dell’anima dell’uomo. Condizioni, realtà
e status. La sapienza, virtù perfetta dell’anima dell’uomo. La
contemplazione divina dell’Essere Vero.
• La virtù, natura, modo, grado e fine. Natura e origine del male
in relazione all’anima dell’uomo. La radice ontologica e gnoseologica del male.
• La genesi dell’ignoranza e costituzione della psiche. Il primo
grado di oblio di sé e la soggezione alla malia. Il senso dell’esistenza e la disposizione dell’anima nell’alterità polare. La contemplazione diminuita.
• La patologia dell’anima. Dottrina del pathos, passione. Natura,
origine, qualità, gradi ed effetti delle passioni. La genesi delle
passioni a partire dalla ignoranza e dall’errore del giudizio.
43
• Il vizio, genesi, natura, effetti. La negazione della natura
dell’uomo e la deviazione di ogni atto.
• La patologia dell’anima soggetta al corpo e alla vita sensibile.
L’ignoranza radicale della Realtà, di sé, del bene e del fine dei
suoi atti. La perversione viziosa della facoltà della conoscenza,
la soggezione all’illusione e la proiezione allucinatoria dell’attività conoscitiva. La presunzione e la patologia del conoscere,
la superbia fondamentale. La perversione patologica della volontà. La falsa identità e il falso amor proprio. L’errore dello
scambio di sé con il corpo e la costituzione dell’identità carnale
titanica di tipo avventizio. La perversione e la patologia della
facoltà arditiva: la irascibilità deviata. La perversione e la patologia della facoltà concupiscibile e la deviazione degli appetiti.
• La vita mortale, corruttibile, soggetta ad ogni pena. La malignità e la viziosità radicale dell’anima affetta da duplice ignoranza
e superbia. L’uomo diabolico e titanico capovolto rispetto al suo
essere proprio. Il ribaltamento della stella salvtis.
• I Fondamenti della cura dell’anima, la psyches therapeia: conversione, periagoghe, metanoia. La fede in Apollo Medico e
nella Tradizione Divina.
• L’anima rigetta la superbia fondamentale, rinuncia alla sua presunzione di sapere e giunge a riconoscere la falsità della conoscenza umana naturale.
• Il processo che forma la conversione: ironia, elenco, confutazione, catarsi. La coscienza della soggezione all’ignoranza e al
vizio: la volontà di guarire.
• Le due fasi della therapeia filosofica. La praktike e la theoretike.
Gli elementi fondamentali della pratica terapeutica filosofica.
• L’ascesi corporale. La vita filosofica generale. Gli esercizi filosofici fondamentali, la prassi meditativa e la disciplina del
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pensiero e del giudizio. La pratica della dialettica e del dialogo
soteriologico. La prassi religiosa.
• Lo stato di discente. La retta costituzione del rapporto del discepolo con l’autorità spirituale, il maestro filosofo. La comunicazione dell’animo e la pratica del dialogo soteriologico.
• L’ordine della cura dell’anima. L’autoconoscenza, principi fondamentali. Autoconoscenza e modestia. Natura della virtù della
modestia. I gradi della modestia nel principiante.
• La modestia, la gravitas, la vigilantia e l’attentio animi. La meditatio in actio. La disciplina della modestia e la cura delle patologie dell’identità e della coscienza.
• La falsa identità corporea, l’ego titanico e la soggezione
dell’anima alla natura mortale. Il superamento della superbia,
dell’opinare vuoto, della vanità, dell’orgoglio e del falso amor
proprio.
• La soluzione della hvmilitas, dell’opinare vuoto, della falsa
svalutazione di sé, timidezza, viltà e pusillanimità. Il retto temere e il dovuto timore razionale di Dio.
• La temperantia, natura. La facoltà vegetativa e appetitiva
dell’anima. La metafisica del desiderio. La metafisica del piacere e del dolore. La disciplina del desiderio secondo natura nello
stato dell’anima associato al corpo.
• Intemperanza, incontinenza, continenza e temperanza.
• La disciplina generale delle virtù naturali. Cosa sono e come si
attuano.
• La disciplina generale delle virtù morali. Cosa sono e come si
attuano le virtù naturali.
• La cura generale della concupiscenza e della lvxvria. Disciplina
del desiderio e del piacere e del dolore. La cura della lussuria
sessuale. La virtù della castitas.
• La cura del vizio della gola e la virtù della sobrietas-frvgalitas.
La cura del vizio dell’avarizia e la virtù della liberalità.
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• La facoltà arditiva e la virtù della fortezza. La cura del vizio
dell’ira, la pazienza e la mitezza. La cura del timore eccessivo
o carente e la virtù della fermezza. La cura della vanità, della
vanagloria, dell’orgoglio: la magnanimità. La cura dell’accidia
e le virtù dell’alacrità e della perseveranza.
• La fermezza d’animo e la fortitvdo nel dolore, nell’afflizione,
nella tristezza, nell’angoscia, nelle circostanze esterne avverse
e violente. La fortezza di fronte alle ingiurie, all’ingiustizia e ai
diversi soprusi. La virtù della forza di fronte alla morte.
• La prima tranquillità dell’anima. Il primo risultato della cura di
sé. La prima vera sanità dell’anima.
3° Anno- La completa catabasi dal corpo, la disciplina
contemplativa e l’ascesa alla sapienza salute
• Introduzione alla natura e ai fondamenti della prvdentia. La retta ragione delle azioni da compiersi per attuare compiutamente
il bene secondo la natura dell’uomo. Prudenza, virtù indispensabile per condurre una vita buona, giusta e felice.
• La perfezione della virtù morale, la rettitudine della volontà e il
pieno possesso della scienza del bene e del male morale.
• L’adeguamento della volontà umana a quella divina, l’esercizio
fondamentale della prvdentia-providentia.
• L’azione di risanamento di terzo grado: la prvdentia. L’esercizio
inerrante del retto giudizio morale e la compiuta attuazione del
bene morale.
• I tipi della prudenza: individuale, relativa al bene personale;
economica, domestica e gentilizia, relativa al bene della propria
famiglia o gente; politica, relativa al bene comune e universale,
sia del popolo, sia dell’umanità. Le parti della prudenza relative ai diversi ambiti personali di impiego.
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• Gli atti impliciti nella prudenza: bene giudicare, bene deliberare,
bene comandare. Le virtù implicate nella prudenza: il comando, l’ordine, il consiglio secondo la legge universale e umana.
Risoluzione dell’attività contraria a retta ragione: imprudenza,
precipitazione, sconsideratezza, incostanza, negligenza.
• La prudenza e la giustizia. Introduzione ai fondamenti della virtù della giustizia. Virtù morale e virtù civile. L’azione di
risanamento di terzo grado. L’ingiustizia, l’inganno, la frode,
il mendacio. L’azione contro la legge universale e la dignità
dell’uomo. Le diverse contrarietà e gli abusi dell’imprudenza e
dell’ingiustizia. Prudenza, giustizia e pietà religiosa.
• La perfezione della virtù morale e la salute dell’anima.
Impassibilità e libertà, beatitudine e felicità nella vita pratica.
• Il primo grado di tranquillità dell’anima e la invulnerabilità relativa. La felicità terrena e la vita beata.
• Il passaggio dalla disciplina morale alla disciplina contemplativa. Le basi dell’elevazione dell’anima nelle scienze celesti.
• Avviamento alla disciplina della completa separazione dell’anima dal corpo e dalla natura titanica. La sanctitas, i suoi gradi e
la salute divina dell’anima.
• La separazione dell’anima dal corpo. La disciplina catartica integrale della sensazione. La virtù catartica e l’anima purgata.
• La perfezione della impassibilità. Carattere e natura dell’animo impassibile e della perfezione della vita buona e beata nella
azione.
• La perfezione psichica fondamentale e l’accesso alla theoretike.
La preparazione alla contemplazione e alla vita contemplativa.
• Approfondimento della natura delle facoltà conoscitive e della psicologia. Sensi esterni e sensazione. Il senso interno .
Immaginazione, memoria, coscienza sensibile.
• La coscienza razionale, morale, logica, speculativa.
Immaterialità della conoscenza razionale. Opinione, ragione,
intellezione.
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• La coscienza razionale separata e la contemplazione psichica.
Astrazione dall’apparecchio cerebrale, dal corpo e dalla sensazione esteriore ed interiore.
• L’oggetto immediato della ragione separata. L’applicazione
della ragione separata all’oggetto. La meditazione astratta.
• L’autocoscienza negli stadi della conoscenza razionale superiore. Stadi di coscienza superiori e gradi di accesso alle scienze
cosmologiche celesti.
• Metafisica della contemplazione-theoria. La contemplazione
divina essenziale. La contemplazione noetica e la contemplazione dianoetica.
• L’autocontemplazione di Dio in quanto Ente e Persona. La contemplazione intellettuale e il mondo intelligibile, il kosmos noetos. La contemplazione razionale e il mondo razionale.
• La visione immediata dell’essenza dell’ente in Dio. La visione
trasparente dell’essenza divina attraverso l’intelletto. La visione formale delle essenze nella ragione.
• La disciplina contemplativa e il bios theoretikos. Ricondurre
l’anima-psyche al suo centro, il cuore. La sede essenziale del
nous-intelletto: il cuore. Relazione del nous con la colonna vertebrale, la testa e la fronte.
• La relazione fra nous-intelletto, psyche-anima e pneuma-soffio
vitale e respiratorio. La relazione fra anima e sangue.
• La disciplina di astrazione e ritrazione dai sensi: l’introversione
delle facoltà. Il sostegno degli esercizi respiratori e il raccoglimento del pneuma nel diaframma.
• La purificazione pitagorico-platonica. Il distacco dai contenuti sensibili e la concentrazione della ragione sull’oggetto puramente intelligibile. Il raccoglimento centrale dell’attività razionale separata da ogni relazione con la corporeità. Controllo
del respiro e delle facoltà razionali. L’isolamento, il silenzio,
l’immobilità interiore.
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• L’ascesa contemplativa della ragione epistemica all’intelletto.
La progressiva semplificazione dell’attività discorsiva rivolta
all’oggetto intelligibile, necessario ed eterno.
• La dialettica catartica ed anagogica. Il metodo dialettico e le
scienze celesti. La contemplazione naturale, physike theoria.
• La visione delle ragioni ideali degli esseri terrestri, celesti e divini. La visione divina secondo l’anima nelle ragioni seminali.
L’intelligenza della manifestazione simbolica di Dio.
• La visione delle intelligenze angeliche celesti e delle intelligenze demoniache terrestri. La visione analogica perfetta di ciò che
è al di là dell’analogia.
• L’accesso alla luce del cuore e lo sviluppo della esperienza della
Luce Divina quale fondamento dell’essere dell’anima.
• L’assunzione del veicolo sottile e luminoso dell’anima. La conoscenza separata dal corpo e il veicolo di ascesa dell’anima nei
cieli delle scienze cosmiche. I gradi della beatitudine psichica.
• I sette cieli della gloria immanente. Lo sviluppo completo del
veicolo di luce, astroeides. Virtù contemplative e poteri psichici.
• Il termine dell’ascesi contemplativa psichica. La visione diretta
delle essenze divine, oltre l’immagine, l’analogia e la ragione.
L’intellezione sovrapsichica, la noesis, la sophia e la hyghieiasalvs. Lo stato estatico dell’anima e la enstasis nel nous. Il primo accesso alla gloria trascendente. La sospensione del respiro
mortale. Il veicolo di fuoco dell’anima, augoeides. La beatitudine intelligibile eterna. Superamento della coscienza psichica,
dell’autocoscienza riflessiva e del pensiero discorsivo.
• Il principio della contemplazione divina, thea theoria. La visione
degli Iddii nel loro essere eterno e sintematico. L’identificazione
del contemplante col contemplato.
• L’accesso alla Divina Scienza di Dio, theologia, e alla divina
arte operativa sacerdotale, teurgheia. Virtù ieratiche e poteri
spirituali e taumaturgici.
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• L’accesso al Pleroma Empireo, il veicolo igneo dell’anima e il
corpo di gloria. L’accesso alla divina palingenesi, la perfezione
della salute. L’uomo divino stellato,
• La gnosi del nous, l’accesso alla preghiera intellettiva pura e al
comando ieratico e rituale. Il sapiente e la preghiera filosofica
divina. L’enthousiasmos e il primo grado di ispirazione divina.
• Cenni agli stati superiori della realizzazione intellettiva e metaintellettiva. L’assimilazione dell’intelletto dell’uomo all’Intelletto Divino Ipostatico. L’identità con l’Essere Intelligibile
attraverso il vertice dell’intellezione e la perfezione della contemplazione essenziale. La sovracontemplazione dell’Uno,
la Henosis e l’Identità Suprema. Lo svelamento dell’Identità
Suprema nella trascendenza dell’intelletto. Estinzione del nous
e svelamento dell’Essere Supremo. La soluzione di ogni conoscenza modale, formale ed essenziale ed accesso alla inconoscenza del Dio Supremo. Il Dio Supremo è oltre alla conoscenza e all’inconoscenza.
• Cenni di escatologia superiore. L’anima e le condizioni della
morte. La condizione dell’anima nel post-mortem a seconda
della realizzazione compiuta nello stato associato al corpo.
• Le stazioni infernali, le stazioni celesti. Le stazioni sovracelesti
e la stazione suprema. Palingenesi universale e reintegrazione
delle anime.
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4° anno. La direzione filosofica della cura delle anime
nel dominio della perfezione morale.
La vita buona e felice.
Questo anno della Scuola è dedicato all’acquisizione dell’autorità
magistrale basilare al fine di esercitare la direzione filosofica
nell’ambito della cura dell’anima fino ad ottenere la salute psichica
basilare: il pieno possesso della prvdentia dalla quale procede la
perfezione della vita pratica, nella impassibilità, nella libertà, nella
felicità.
• Approfondimento della diagnosi fondamentale dello stato
dell’anima e valutazione della sua curabilità. Esame delle determinazioni fatali, esame fisiognomico della costituzione fisica,
esame dello stato corporeo, dell’eloquio, della condotta, dello
stato di coscienza. Esame della presenza di forme specifiche
di proclivitas mali o pronitas ad malvm. I caratteri dell’anima
potenzialmente buona e dell’anima potenzialmente malvagia.
• Approfondimento del prognostico filosofico medico e definizione del regime filosofico di salute dell’anima per l’uomo aspirante al bene . La conduzione filosofica dell’anima nel percorso
convertivo. La discenza filosofica nelle fasi ironica, elenchica
e catartica . Verifica dello stato retto di discenza e curabilità
dell’anima.
• Esame approfondito delle cause spirituali e ontologiche della psicopatologia. Definizione specifica della psicopatologia e
delle sue cause contingenti. Le cause corporee, umorali e vitali
della psicopatia secondo la visione filosofico-religiosa. Le cause morali, gnoseologiche e demonologiche della psicopatologia.
• Approfondimento della psicoterapia speciale. La cura essenziale dell’ignoranza fondamentale, causa di ogni male. La cura
della svperbia e della hvmilitas. La cura specifica dei vizi nelle
loro diverse varianti.
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• Le passioni e i vizi e i loro effetti sulla facoltà razionale, sulla
facoltà arditiva, sulla facoltà sensibile, sulla facoltà vegetativa
dell’anima.
• Le passioni e i vizi e le alterazioni degli spiriti vitali, degli umori e del corpo.
• Semiologia dei vizi e delle passioni. Tipi di costituzione e predisposizione a passioni e vizi.
• La specifica relazione di passioni e vizi coi più grandi squilibri
psichici: mania e melanconia, frenite e fatuità, ebefrenismo ed
idiotismo, delirio ed epilessia, isterismo. Dementia e alienatio
mentis. Cenni alla possessione demoniaca, i suoi gradi e le sue
relazioni coi diversi tipi di psicopatologia.
• Le condizioni per esercitare la cura filosofico-religiosa delle anime. La direzione filosofica e la formazione del filosofo
medico prudente. La natura del filosofo medico. La funzione e
l’opera del filosofo medico prudente. La presenza provvidenziale apollinea del filosofo medico. I caratteri e la condotta del
maestro filosofo medico. La disposizione filosofica medica e
l’impassibilità dell’anima.
• Il filosofo terapeuta di fronte all’anima degradata e alla sua soggezione al male radicale. La fuga dal bene, la soggezione al
principio titanico, la ribellione al medico e la durezza del cuore.
La vita nella superbia e nel vizio e la insensibilità al bene, alla
salute, alla sapienza.
• L’azione di penetrazione filosofica nell’anima. Come si innesca
la conversione del cuore. La giustizia e la carità filosofica.
• Le condizioni per affrontare il dialogo protreptico esortativo,
il dialogo ironico, il dialogo catartico. Come suscitare l’amore
intenso e univoco per la salute-sapienza.
• La psicogogia generale e gli stati di sviluppo dell’anima. La
mistagogia filosofica.
• L’assunzione iniziale delle pratiche filosofiche fondamentali.
• La pratica dell’igiene corporale in ordine alla disciplina filosofica virtuosa.
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• La direzione filosofica della disciplina della temperanza, della
forza, della prudenza e della giustizia.
• La direzione filosofica della pietà religiosa.
• L’esame dei diversi metodi della direzione filosofica secondo i
diversi maestri. La conduzione filosofico-religiosa tradizionale
e il suo adattamento ad ogni persona, dalla consolazione alla
dialettica anagogica.
• Il perseguimento dello stato di salute fondamentale dell’anima
nella vita presente: imperturbabilità, libertà, vita buona, giusta
e beata. La vera felicità.
Questo anno della Scuola, quello successivo e gli ulteriori perfezionamenti, saranno aperti ai discenti che hanno raggiunto pienamente le condizioni di salute psichica fondamentale individuale, ovvero l’obiettivo che si pone la prima sezione della Scuola,
divisa nei tre anni basilari di disciplina. Per accedere al quinto
anno della Scuola e condurre filosoficamente le anime nella disciplina contemplativa fino alla noesis, occorre aver raggiunto prima
lo stato di direttore filosofico di salute morale e saper condurre
l’uomo fino all’attuazione della vita buona e beata. Il perfezionamento delle capacità direttive avviene in ulteriori sessioni di
insegnamento facoltativo disposto a seconda della situazione in
corso dalla Direzione Filosofica Generale della Scuola.
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10 - Modulo per domanda di iscrizione alla Scuola di Psicologia
e Psicoterapia Filosofica Integrale Tradizionale
Il/la sottoscritto/a…………………………………….......……………
Nato/a a………………………………………… il……………………
di nazionalità……………………………………………...........……
residente a ……………………………............. C.A.P. ……….......
via ……………………………………………………N……………
e-mail …………………………………………Tel.…………………
documento di identità……………N…………...……………………
rilasciato a………………………………….......……………………
titolo di studio…………………………………........………………
professione…………………………………………......……………
stato civile …………………………………………......…………
in qualità di socio/a ………………………dell’Associazione Igea,
richiede la iscrizione al livello
…………………………………
della Scuola di Scuola di Psicologia e Psicoterapia Filosofica Integrale
Tradizionale
e dichiara di :
-aver preso visione delle modalità di partecipazione alla Scuola;
-aver preso visione del regolamento della Scuola e di accettarlo in ogni
sua parte;
-produrre i documenti richiesti (copia della carta di identità);
-avere versato la quota sociale di iscrizione alla Scuola secondo le
modalità richieste.
Città………………………data …………………
Firma …………………………………
Normativa sulla privacy
Vostri dati saranno trattati ai sensi del D.Lgs. 196/03, in particolare: Il trattamento sarà
effettuato in modo informatico, ed a i soli fini di inviare comunicazioni riguardanti l’oggetto
della presente informativa. I dati non saranno comunicati ad altri soggetti e non saranno
oggetto di diffusione.
In ogni momento Lei potrà esercitare i Suoi diritti ai sensi dell’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
Do il consenso o
54
Nego il consenso o
11 - Modulo di preiscrizione non vincolante alla Scuola di
Psicologia e Psicoterapia Filosofica Integrale Tradizionale
Il/la sottoscritto/a…………………………………….......……………
Nato/a a………………………………………… il……………………
di nazionalità……………………………………………...........……
residente a ……………………………............. C.A.P. ……….......
via ……………………………………………………N……………
e-mail …………………………………………Tel.…………………
documento di identità……………N…………...……………………
rilasciato a………………………………….......……………………
titolo di studio…………………………………........………………
professione…………………………………………......……………
stato civile …………………………………………......…………
dichiara di :
-essere interessato/a a partecipare alla Scuola di Psicologia e
Psicoterapia Filosofica Integrale Tradizionale
-nulla dovere e nulla versare alla Associazione Igea fino all’atto
ufficiale della mia eventuale iscrizione alla Scuola stessa.
- Fare riserva di iscrivermi alla Scuola solo quando avrò conosciuto
adeguatamente programmi, quote, calendari e sedi e li avrò ritenuti
opportuni per la mia partecipazione alla Scuola.
-Non essere vincolato/a in alcun modo ad iscrivermi alla Scuola e a
nessun altra attività associativa a seguito della compilazione di questo
modulo.
Città………………………………… data ……………………………
Firma …………………………………
Normativa sulla privacy
Vostri dati saranno trattati ai sensi del D.Lgs. 196/03, in particolare: Il trattamento sarà
effettuato in
modo informatico, ed a i soli fini di inviare comunicazioni riguardanti l’oggetto della
presente informativa. I
dati non saranno comunicati ad altri soggetti e non saranno oggetto di diffusione.
In ogni momento Lei potrà esercitare i Suoi diritti ai sensi dell’art. 7 del D.Lgs. 196/03.
Do il consenso o
Nego il consenso o
55
Associazione I G E A
Filosofia Medica Integrale Tradizionale
C.so Garibaldi, 120 - Forlì
• Tel 0543/490050 fax 0543/496091 •
Lun.-Sab. ore 11.00-13.00
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