VOLUME
I
DALLA PREISTORIA ALLA REPUBBLICA ROMANA
Lavorare sui documenti
LABORATORIO
SCRIVERE LA STORIA
Questo brano è tratto da La guerra del Peloponneso, l’opera dello storico Tucidide (V secolo a.C.). Si racconta la vicenda di Cilone, un atleta celebre per aver vinto un’Olimpiade, che dopo aver consultato l’oracolo di Delfi tenta di instaurare la tirannide ad Atene.
È importante sottolineare l’influenza esercitata dall’oracolo sulle scelte politiche al punto di legittimare anche un colpo di mano che
provocherà diverse vittime.
Dopo aver letto il brano sottolinea e trascrivi:
• le espressioni che caratterizzano il personaggio di Cilone;
• quali feste religiose erano dedicate a Zeus;
• come si comporta la cittadinanza in occasione delle feste Dionisie.
Scrivi infine un breve testo in cui, sulla base di questa testimonianza, si evidenzi il legame esistente tra feste religiose e politica.
Cilone era un cittadino ateniese, vincitore di un’Olimpiade, nobile per discendenza antica e politicamente influente. Aveva preso in moglie la figlia
di Teagene, un Megarese che in quegli
anni reggeva la tirannia su Megara.
Un giorno Cilone interpellò l’oracolo
di Apollo a Delfi: il dio profetò che
nella più fausta delle festività di Zeus,
Cilone avrebbe occupato l’acropoli di
Atene. Cilone si fece consegnare da
Teagene un nerbo d’armati e persuase
alcuni amici a seguirlo. Quando giunse il tempo delle feste olimpiche, che
si celebrano nel Peloponneso, occupò
l’acropoli con un colpo di mano, intenzionato a stabilirvi la tirannide. Aveva
interpretato quella come la solennità
più importante dedicata a Zeus e vi
aveva perfino intravisto una certa relazione con la sua persona perché
aveva conseguito una vittoria proprio
a Olimpia. Se però la festa in questione dovesse essere la più importante di
quelle celebrate in Attica, o in qualche altra parte di Grecia, Cilone non
se l’era chiesto; nemmeno dal testo
del vaticinio traspariva chiaro (ad
esempio ad Atene esistono le feste cosiddette Dionisie, le più solenni in
onore a Zeus Meilichio: vengono celebrate fuori le mura e la cittadinanza
interviene al completo, porgendo in
offerta non vittime di sangue, ma altri
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prodotti locali). Persuaso di aver inteso esattamente l’oracolo, pose mano
all’impresa: al diffondersi della voce,
gli Ateniesi accorsero in folla dalle
campagne, li circondarono sull’acropoli e si disposero all’assedio. […]
L’assedio e soprattutto la scarsità di
cibi e d’acqua intaccavano pesantemente la resistenza di Cilone e dei
suoi: finché Cilone e il fratello riusciI resti del santuario di Apollo a Delfi.
rono a fuggire. I loro compagni prostrati e decimati dagli stenti si trascinarono supplici all’altare collocato
sull’acropoli. Gli Ateniesi che vigilavano li fecero alzare, come si accorsero che stavano spirando in uno spazio
consacrato […] li trassero fuori e li
giustiziarono.
Tucidide, La guerra del Peloponneso, I, 126