Lo Stato tra aziende e opinione pubblica

LO STATO, TRA AZIENDE E OPINIONE PUBBLICA
Nr 5/6, 2004 de La Professione
L'informazione scientifica in Italia. Ne parliamo con Silvio Garattini, direttore dell'istituto Mario
Negri di Milano
Professor Garattini, l'inchiesta "Giove" sembra avere dimensioni tali che diventa
difficile pensare al cattivo comportamento di singole persone.
È vero, anche se sarà necessario aspettare che ci siano i risultati definitivi e, quindi, per il
momento, è giusto usare un po' di prudenza. Certamente il fatto che i medici coinvolti siano
così tanti è una cosa che fa pensare, soprattutto perché il topotecan (il principio attivo di uno
dei prodotti Glaxo sul quale stanno vertendo le indagini n.d.r.) è un farmaco antitumorale non
così differente da quelli che già esistono, ma ha un prezzo molto elevato: all'incirca 1.800 euro
per una fiala da 4 milligrammi.
Questo permette di supporre che su una cifra di quella entità ci possa essere un
ampio spazio per esercitare forme di promozione. Non è il prezzo riconosciuto come
legittimo dal Prontuario?
Sì, ma quel prezzo è il frutto di una contrattazione tra parte pubblica e azienda e bisogna tener
presente che se non fosse stato concesso il rimborso del farmaco tutti avrebbero reclamato
perché lo Stato sottraeva un farmaco fondamentale per i malati di tumore. Purtroppo chi deve
giudicare, e non sono io, deve tener conto anche di questa forma di "ricatto" che viene fatta
dall'opinione pubblica, opinione influenzata in parte dai medici, in parte dalle società
scientifiche e anche dalla stessa industria che, naturalmente, cerca di far sapere che viene
sottratto un farmaco fondamentale.
Sta quindi dicendo che il Prontuario non dà certezza?
Intanto c'è un elemento fondamentale: le leggi sono fatte sotto l'influsso delle lobby, anche
delle industrie farmaceutiche. La normativa prevede che il prezzo dei farmaci debba attenersi a
quello medio europeo. Nei Paesi in cui non esiste contrattazione viene accettato il prezzo
deciso dall'industria. In un Paese come il nostro, il prezzo industriale viene invece preso come
riferimento per una contrattazione. Solitamente, quindi, in Italia si riesce a ottenere un po' di
riduzione, ma non molta, altrimenti l'azienda rifiuta di concedere la rimborsabilità.
La rimborsabilità è però una garanzia per le aziende.
Certo, ma se loro non ottengono quello che vogliono non accettano comunque il prezzo. È un
tira e molla senza una concorrenza alla quale appellarsi, perchè l'industria è l'unica depositaria
di quel farmaco.
È allora necessario un intervento pubblico sull'informazione scientifica.
Che ruolo potrebbe avere in proposito l'Agenzia del farmaco?
Operare per migliorare le conoscenze e quindi le informazioni sul farmaco è una parte esplicita
delle funzioni dell'Agenzia. Oggi l'informazione è fondamentalmente fatta dall'industria con 30
mila informatori farmaceutici che non vanno certamente in giro a dire "State attenti, usate i
farmaci con criterio", perché il loro lavoro viene valutato in base all'aumento delle prescrizioni.
Anche le pubblicazioni scientifiche non offrono un quadro del tutto equo, nel senso che quelle
che attestano risultati positivi vengono pubblicate più frequentemente di quelle con risultati
negativi. Questo determina il fatto che si diffonda una percezione di efficacia dei farmaci più
importante di quella reale. Completamente assente, invece, l'informazione indipendente da
parte di Stato, Regioni e Asl.
E l'Agenzia ce la farà a colmare questo vuoto?
L'Agenzia ha la possibilità di stabilire delle regole quanto più oggettive possibile e forse sarà
anche in grado di far comprendere ai cittadini che se non si prevede la rimborsabilità di un
farmaco non lo si fa per risparmiare soldi, ma perché è evidente che non vale la pena di
introdurre un altro farmaco con la stessa efficacia di quelli che già esistono e costano di meno.
Si tratta, però, di un concetto molto difficile da far passare perché i medici, e ancor più gli
assistiti, pensano che la cura più costosa sia la più efficace, che l'obiettivo dello Stato sia
sempre il risparmio e che l'ultimo farmaco in circolazione sia il migliore. Idee diffuse, ma non
sempre vere.