Una palestra di vita 1 Tessalonicesi 5,12-22 Questa settimana abbiamo vissuto un momento importante nella vita della nostra chiesa. Abbiamo riconosciuto che Dio ha suscitato tra noi un gruppo di uomini e donne per svolgere un servizio di conduzione e di diaconato. È un grande dono quando questo si verifica. Significa che Dio è all’opera nel formare uomini e donne secondo il suo cuore e che la chiesa è sufficientemente sana per vedere ed accogliere l’opera di Dio. È un passaggio fisiologico nella vita di una chiesa viva e in salute. Una cosa simile era successa a Tessalonica. Paolo e Sila avevano fondato questa chiesa, ma avevano dovuto lasciarla ben presto. La chiesa aveva comunque riconosciuto dei conduttori che erano diventati dei punti di riferimento. La chiesa aveva imparato da Paolo ad imitare le chiese mature della Giudea e quindi ad avere delle guide interne. Ogni chiesa locale ha bisogno di guide locali. In questo testo ci vengono presentate le caratteristiche dei conduttori timorati. Lo sguardo è tuttavia più ampio e comprende tre cerchi concentrici. Una chiesa sana, infatti, non ha solo delle guide e basta. Le guide sono dentro una vita di chiesa segnata da cerchi più ampi, da impegni trasversali, condivisi ed esercitati da tutti i membri. Inoltre, la chiesa sana coltiva delle pratiche di vita che alimentano gli impegni diffusi e sostengono l’azione delle guide. Vediamo questi tre cerchi concentrici in ordine. 1. Guide integre della chiesa Paolo descrive la figura dei conduttori in modo sintetico ma profondo. I conduttori, siano essi anziani o diaconi, sono prima di tutto coloro che si “affaticano” nell’opera del Signore (v. 12). Svolgono un servizio impegnativo di sorveglianza della comunità, di studio della Parola e di applicazione alla realtà circostante, di raccordo tra le varie componenti della vita della chiesa in vista della crescita. Sono persone che hanno le maniche rimboccate per la chiesa e la cui fronte è solcata da sudore spirituale. Paolo aveva lavorato notte e giorno dando l’esempio di operosità nel ministero (2,9). I conduttori dovevano continuare a svolgere il servizio con questo senso di passione totalizzante e votata all’azione. Queste persone sono “preposte dal Signore” (v. 12). È Dio stesso che le prepara, forma e propone alla chiesa. Non esiste un unico modo in cui ciò avviene e per questo la chiesa deve essere sempre all’ascolto della Parola e docile alla guida divina. È certo che Dio ha a cuore il benessere della chiesa e istituisce persone che possano guidarla in modo dignitoso. Noi abbiamo riconosciuto i nostri anziani e diaconi, ma è Dio che li ha costituiti. Non dimentichiamo mai che la conduzione non è un gioco di potere riconosciuto dal basso, ma una risposta ad una chiamata di Dio che trova in Lui l’origine del mandato. Ed è a Dio che ciascuno di noi risponderà del compito ricevuto. Le guide sono impegnate nell’opera di “istruzione”. La chiesa ha bisogno di essere educata nella Parola di Dio. Questa chiesa aveva ricevuto la parola di Paolo come parola di Dio (2,13) e continuava ad avere bisogno di crescere nella Parola nel mare di tensioni in cui viveva. Prima che essere intrattenuta o consolata, la chiesa ha bisogno di essere istruita nelle vie del Signore. Ha bisogno di essere nutrita dalla Parola, sfidata dalla Parola, guidata e corretta dalla Parola. Le guide sono coloro che, tramite la predicazione e l’insegnamento, istruiscono la chiesa e, tramite i servizi diaconali, mettono in moto forme di risposta concreta all’istruzione ricevuta dalla Parola. La chiesa è chiamata ad avere riguardo alle persone preposte, a stimarle e ad amarle con tutto il cuore (vv. 12-13). Loro sono un dono per la chiesa che va trattato con molta attenzione e sensibilità. Le guide non sono perfette ed infallibili; sbagliano e sbaglieranno. Per questo devono essere sempre modeste e docili. Eppure non deve mai venir meno la stima e l’amore per loro. Questa settimana abbiamo riconosciuto in voi delle persone preposte da Dio e che si affaticano per la chiesa. Vogliamo dirvi che vi stimiamo e vi amiamo. 2. Impegno di tutti nella chiesa Da soli le guide non sono in grado di garantire una vita della chiesa sana. Se intorno a loro non ci sono dinamiche virtuose di vita ecclesiale, la loro azione sarà come quella del motore acceso e potente che, però, non innestato alla marcia, fa rumore ma non muove l’auto di un centimetro. Avere guide timorate è una condizione necessaria, ma non sufficiente per la salute della chiesa. Questa è la responsabilità di tutti i credenti. Qui ne va della maturità diffusa della chiesa. Paolo esorta quindi tutti a sostenersi reciprocamente (vv. 14-15) nell’ammonire i disordinati, confortare gli scoraggiati, aiutare i deboli, essere pazienti con tutti. Alle guide non si può delegare tutto e non ci si deve aspettare che loro facciano quello che invece dobbiamo fare tutti insieme l’uno per l’altro. La vita della chiesa non è sempre rose e fiori. Ci saranno alti e bassi nella vita delle persone, nella mia e nella tua. Ci saranno momenti di disordine che vanno ripresi quando uno torna momentaneamente alla confusione del peccato e si allontana dall’ordine regale di Dio. Ci saranno momenti di sconforto di fronte alle prove dure della vita; lì si dovrà infondere coraggio. Ci saranno tempi di debolezza fisica e spirituale che andranno sostenuti. Tutto ciò andrà sempre fatto con pazienza. Tutti noi dovremo cercare il bene degli altri e quello della chiesa (v. 15), accanto al nostro. Quando crediamo in Cristo cessiamo di essere il centro egoista e malato della nostra vita e ci apriamo al “noi” della famiglia di Dio. Saremo una chiesa così? Avere guide timorate è essenziale, ma avere una chiesa impegnata per Dio e gli uni per gli altri è necessario per non vivere una vita cristiana di plastica, falsa ed astratta. Questa era l’ambizione per la chiesa di Tessalonica. Sarà anche la nostra? 3. Pratiche salutari per la chiesa Come si coltiva la profondità delle relazioni fraterne nella chiesa? C’è un terzo cerchio concentrico fatto di pratiche di vita cristiana che alimentano la fede, l’amore e la speranza e creano le condizioni per una vita personale integra e una vita comunitaria fiorente. Quali sono queste pratiche che nutrono la vita e la mettono nelle condizioni di non avvitarsi su se stessa? Innanzi tutto la disciplina della gioia (v. 16). La vita a Tessalonica non era facile come non è semplice a Roma. La vita cristiana non fa nessuno sconto al dolore, alla malattia e alle difficoltà. Ma c’è la gioia del Signore nei nostri cuori che fa la differenza. Gioia non significa frivolezza banale o superficialità. Significa rispondere al dono della vita ricevuta con passione e riconoscenza. Poi c’è la disciplina della preghiera (v. 17). È sempre il tempo giusto per la preghiera. La chiesa sana è una chiesa orante. La persona sana è una persona che prega. Invece di cedere al panico, prega. Invece di preoccuparti, prega. Invece di perdere tempo, prega. Poi c’è la disciplina della gratitudine (v. 18). Ci sono sempre motivi per lamentarsi e per mormorare. A Tessalonica come a Roma. Ma la vita cristiana coltiva sempre la gratitudine, il dire grazie a Dio e agli altri, l’essere riconoscenti per quello che Dio ha fatto per noi e per quello che gli altri sono per noi. Infine l’esercizio del discernimento continuo della volontà di Dio (vv. 19-22). Il fuoco vivo dello Spirito Santo va tenuto acceso contro tutti i tentativi di satana di spegnerlo. L’attenzione alla parola di profezia, cioè la parola predicata (quella che viene dall’istruzione degli anziani), va tenuta alta. Molti di noi, non tutti per la verità, prendono appunti proprio per onorare la profezia e lavorare su di essa nel tempo. I sensi spirituali vanno tenuti in stato d’allerta ed esercitati per esaminare ogni cosa. La meditazione, la riflessione, il confronto sono necessari. Meno tempo su facebook, più tempo nella condivisione reale e nella meditazione su ciò che accade per capire quello che Dio sta facendo e seguire la sua volontà. Queste sono le pratiche salutari che rendono robusta una chiesa. Abbiamo riconosciuto gli anziani e i diaconi: gloria a Dio! Per essere una chiesa sana, tuttavia, c’è bisogno di credenti che assimilano pratiche di vita rinnovate, guarite, in cammino. Il Signore Gesù ha dato la sua vita per creare una comunità di persone che imparano a vivere insieme crescendo nella fede, nell’amore e nella speranza, per la sua gloria e per il bene della città. Leonardo De Chirico