Università degli Studi di Messina Cattedra di Chirurgia Generale Titolare: Prof. Salvatore Gorgone Chirurgia Cardiaca Prof. Salvatore GORGONE Anatomia della Parete toracica n n n n n n n n Forma cilindro-conica ad apice superiore tronco Parete anteriore: dal giugulo all’apofisi xifoidea (~18 cm), costituita dallo sterno e prime 10 cartilagini costali Pareti laterali: costituita dalle ultime 10 coste Parete posteriore: costituta dalle 12 vertebre toraciche con i loro processi trasversi e dalle 12 coste L’apertura superiore è delimitata dalle prime coste, dal manubrio dello sterno e dal corpo della I vertebra toracica L’apertura inferiore, circoscritta dalla XII vertebra e dalle coste, anteriormente dalle cartilagini VII e XII costali e dal processo xifoideo, è obliterata dal diaframma Muscoli estrinseci (grande e piccolo pettorale, dentato anteriore; trapezio, gran dorsale, romboide, dentato posteriore, lunghi del dorso) e muscoli intrinseci (intercostali esterni, medi, interni) Vasi e nervi intercostali ♂ l’altezza del torace è maggiore che nella donna: le coste sono più oblique in basso e lo sterno più verticale ♀ il torace è meno alto: le coste più orizzontali, lo sterno più proiettato in avanti; è più simile alla gabbia toracica di età infantile Mediastino n n Spazio toracico centrale compreso tra le due cavità pleuriche Mediastino anteriore » » » » n Mediastino posteriore » » » » » n Timo Vene brachiocefaliche Nervi frenici e nervi vaghi Arco aortico Esofago Dotto toracico Tronchi simpatici Aorta discendente Vene azygos ed emiazigos Mediastino medio » Trachea » Ili polmonari Pericardio Cuore n n n n n n n n Il cuore è un organo muscolare cavo, che genera un flusso continuo di sangue per mantenere un livello pressorio nell’albero circolatorio Si presenta come un cono appiattito antero-posteriormente con l’asse della punta diretto in basso, indietro ed a sinistra La faccia anteriore, convessa, corrisponde prevalentemente alla parete libera del ventricolo destro, al cono d’efflusso polmonare, ad una piccola porzione del ventricolo sinistro ed all’origine dell’aorta e dell’arteria polmonare. Il solco interventricolare anteriore divide le superfici dei due ventricoli, mentre il solco atrioventricolare anteriore divide la superficie ventricolare da quella atriale. Separata dal pericardio, tale faccia è in rapporto con la parete sternocostale e la porzione mediastinica pleuropolmonare La faccia infero-posteriore poggia per buona parte sul diaframma ed è costituita dai due ventricoli e dai due atri. Il solco interventricolare posteriore divide le superfici dei ventricoli, il solco atrioventricolare posteriore i ventricoli dagli atri ed il solco interatriale i due atri. Separata dal pericardio, questa faccia è in stretto rapporto con alcune strutture del mediastino posteriore: l’esofago e l’aorta discendente toracica Il margine acuto corrisponde ad una porzione del ventricolo destro; è in rapporto con la superficie del diaframma Il margine ottuso, più ampio, costituisce la parete laterale del ventricolo sinistro ed è in stretto rapporto con la parete mediale del polmone sinistro La base del cuore è formata dalle pareti atriali, dallo sbocco della vena cava superiore in atrio destro e dallo sbocco delle quattro vene polmonari in atrio sinistro L’apice cardiaco appartiene esclusivamente al ventricolo sinistro e corrisponde all’itto della punta n Atrio destro – n n è tricuspide, ogni cuspide è a forma di coppa che nella porzione libera presenta margine ispessito con un nodulo Valvola polmonare – n più ampia della mitrale. I tre lembi non sono di uguale dimensione. Corde tendinee più esili Valvola aortica – n due lembi la cui superficie di collabimento è ampia. Le corde tendinee nascono dai muscoli papillari Valvola tricuspide – n costituito da una porzione membranosa e da una ampia porzione muscolare. Superiormente esso si continua con lo scheletro, struttura connettivale che circonda le valvole mitrale, aortica e tricuspide Valvola mitrale – n comprende una porzione di afflusso ed una di efflusso separate solo dall’ampio lembo anteriore della valvola mitrale. Ha due muscoli papillari. La struttura muscolare parietale è ben rappresentata. Durante la sistole spinge il sangue nel circolo generale Setto interventricolare – n ha una camera di afflusso sotto la tricuspide ben separata dalla camera di efflusso o infundibolo polmonare. Ha diversi muscoli papillari. La struttura della parete muscolare non è molto sviluppata. Durante la sistole spinge il sangue nel circolo polmonare Ventricolo sinistro – n costituito in gran parte dalla struttura costituita dal collabimento dei due foglietti primitivi che in età neonatale collabiscono ed in seguito chiudono il forame ovale Ventricolo destro – n riceve le vene polmonari. L’auricola è allungata Setto interatriale – n riceve le vene cave superiore e inferiore e il seno coronarico. L’auricola è ad ampia base d’impianto Atrio sinistro – n Anatomia del cuore Simile all’aortica ma manca lo scheletro fibroso di sostegno e le cuspidi sono più sottili Nodo del seno, Nodo atrio-ventricolare, Fascio di His deputati alla diffusione ritmica e coordinata dell’eccitazione elettrica del muscolo cardiaco Coronaria destra, Coronaria sinistra arterie che irrorano la massa muscolare Il cuore è rivestito da una membrana fibroelastica il pericardio, tra pericardio e miocardio vi è una cavità virtuale, la cavità pericardica, che in condizioni normali contiene ~50 ml di liquido pericardico, per permettere al cuore di muoversi liberamente durante la contrazione e il rilasciamento Fisiologia cardiaca n n n n n n n Il cuore è una pompa muscolare atta a generare un flusso continuo di sangue ed a mantenere un livello pressorio nell’albero circolatorio Il ciclo cardiaco presenta la ritmica alternanza da uno stato di contrazione ad uno di rilasciamento muscolare. Il movimento d’apertura e di chiusura delle valvole segue passivamente le variazioni pressorie che si determinano all’interno delle cavità cardiache per effetto del meccanismo contrazione-rilasciamento muscolare, garantendo un flusso unidirezionale del sangue Le sezioni del cuore costituiscono due sistemi idraulici posti in serie – il circolo polmonare (sezione destra) a bassa pressione – il circolo sistemico (sezione sinistra) ad alta pressione Il sangue è un fluido incomprimibile circolante all’interno di un sistema idraulico chiuso (albero circolatorio) Portata cardiaca: la quantità di sangue espulsa dal ventricolo sinistro in un minuto deve essere pari a quella che giunge al ventricolo destro nella stessa unità di tempo Il cuore è quindi in grado di adeguare la portata cardiaca alle esigenze metaboliche dei tessuti periferici attraverso semplici variazioni dei due parametri: frequenza cardiaca e gittata sistolica L’aumento della frequenza non è in grado di migliorare la portata cardiaca in modo lineare; oltre un limite critico, infatti, la riduzione del riempimento diastolico e della perfusione coronarica che ne consegue comportano un sensibile calo della portata Fisiologia cardiaca n Dalla ritmica attività delle contrazioni atriale e ventricolare vengono generati i toni cardiaci provocati dalla rapida accelerazione e decelerazione che il sangue subisce durante il ciclo cardiaco n I tono origina dalla sistole ventricolare segnandone l’inizio; è causato dall’urto del sangue contro le valvole atrio-ventricolari e all’oscillazione del sangue tra le valvole e le pareti e dall’oscillazione del sangue che esce dalla dall’aorta e dall’arteria polmonare II tono origina dalla fine della sistole ventricolare; è causato dalla vibrazione della colonna di sangue sui lembi chiusi delle valvole aortica e polmonare III tono origina alla fine della fase diastolica di riempimento rapido; è causato dalla vibrazione di tutto il sistema atrio-ventricolare IV tono origina a metà della sistole atriale; è causato dalla stessa sistole n n n Fisiologia cardiaca n n n Diastole ventricolare: comincia subito dopo l’onda T dell’ECG con il rilasciamento della muscolatura ventricolare. Le valvole semilunari si chiudono per effetto di un regime pressorio più elevato in aorta ed in arteria polmonare rispetto alle cavità ventricolari; le valvole mitrale e tricuspide, al contrario, si aprono in seguito alla caduta delle pressioni ventricolari al di sotto di quelle atriali ed il sangue fluisce attraverso di esse ad una velocità che progressivamente si riduce, con il riempimento dei ventricoli, al termine della diastole Sistole atriale: comincia dopo l’onda P ed attraverso la contrazione della muscolatura atriale contribuisce ad un 20% del riempimento ventricolare Sistole ventricolare: ha inizio dopo il complesso QRS dell’ECG con la contrazione del miocardio e la rapida chiusura delle valvole atrioventricolari per l’improvviso aumento di pressione all’interno delle cavità ventricolari. Si distingue una fase isometrica della sistole durante la quale tutte le valvole cardiache risultano chiuse e la tensione sviluppata dalle pareti muscolari si trasmette alla massa sanguigna contenuta nelle cavità ventricolari aumentandone la pressione interna; quando quest’ultima supera la pressione diastolica in aorta ed in arteria polmonare, con l’apertura delle rispettive valvole semilunari, ha inizio la fase isotonica durante la quale la tensione di parete si trasmette alla massa sanguigna espulsa nelle arterie ad un determinato regime pressorio Meccanismi dello scompenso cardiaco – Perdita di massa contrattile con sostituzione fibrotica per danno cellulare diretto – Aumento di massa muscolare in risposta ad un sovraccarico di pressione o di volume Elettrocardiogramma introdotto alla fine dell’800 da Einthoven n n n L’ECG è la registrazione superficiale dell'attività elettrica del cuore Si ottiene posizionando gli elettrodi sulla cute, sei sul torace anteriore e quattro sulle estremità degli arti Si può dividere in cinque parti – Inizia con un'onda di modeste dimensioni, l'onda P, provocata dalla sistole atriale, che offre indicazioni del tempo impiegato dall'impulso per propagarsi a entrambi gli atri – Segue un tratto piano privo di onde, il segmento PQ, che indica il passaggio dell'impulso dagli atri ai ventricoli – Successivamente troviamo il complesso QRS, formato dall'onda Q, breve e verso il basso, l'alta e stretta onda R e la piccola onda S, anch'essa verso il basso; il complesso caratterizza la sistole ventricolare con l'arrivo dell'impulso ai ventricoli (onda Q) e l'estensione a tutto il tessuto (onde R e S) – Il lungo intervallo ST che segue l'onda S e comprende l'onda T rappresenta il periodo in cui i ventricoli si contraggono e poi (con l'onda T) ritornano a riposo. L’onda U ha significato scarso e incerto – Esistono anche altre grandezze (come l'intervallo QT), significative per patologie particolari Le due derivazioni A e B hanno differente morfologia ma registrano gli stessi fenomeni n n n n n Il tracciato elettrocardiografico è costituito da una sequenza di onde che esprimono la depolarizzazione (attivazione) e la ripolarizzazione (recupero) delle diverse sezioni del cuore La medesima sequenza di onde (P,QRS,T,U) si ripete costantemente ad ogni battito cardiaco, almeno in condizioni normali Il tracciato elettrocardiografico registrato su carta comprende 12 derivazioni, 6 delle quali definite periferiche (I, II, III, aVR, aVL, aVF) perché ottenute ponendo gli elettrodi alle estremità degli arti, mentre le altre 6, denominate precordiali, perché si registrano con elettrodi posti sul torace, si distinguono con i simboli V1,V2,V3,V4,V5,V6 Tutte le derivazioni registrano la stessa serie di fenomeni, cioè la medesima sequenza di onde, anche se la forma e l’ampiezza di queste varia da una derivazione all’altra. In realtà ciascuna derivazione “vede” il cuore da un punto di osservazione diverso, per cui tutte insieme offrono un panorama completo della realtà Oltre che registrato sulla carta apposita, l’ECG può essere osservato su un monitor. Nelle Unita Coronariche, nelle Terapie Intensive, nelle Sale Operatorie la monitorizzazione dell’ECG fornisce informazioni di grandissima importanza sull’attività cardiaca Extrasistole n n Extrasistole significa extra contrazione (o sistole) ventricolare, cioè che si è originata nel ventricolo sinistro. Ma come si può vedere (frecce rosse) la contrazione, come tempo, non arriva interpolata esattamente tra due contrazioni normali (le punte nere più basse), ma arriva anticipata (prematura) e con un periodo di pausa più lungo. È proprio questa pausa compensatoria che, insieme alla extrasistole, fa sentire il sintomo caratteristico di "vuoto alla gola". Anche perché l'extrasistole ventricolare non esprime una corretta funzione di pompa del cuore. Il cuore infatti, nella contrazione extra, non ha la capacità di riempirsi come dovrebbe e quindi all'atto della sistole la funzione di pompa non è efficace l'extrasistole più prematura è più può essere pericolosa per la possibilità di dar luogo a un insieme di tante extrasistoli consecutive (run = corsa) che potrebbero portare alla insufficiente funzione di pompa cardiaca e quindi a perdita di coscienza Radiografia del torace Ecocardiogramma n n n n n n Permette la visualizzazione dell'anatomia cardiaca con ultrasuoni emessi da una sonda, le immagini ottenute vengono elaborate dalle onde riflesse raccolte dalla sonda stessa Evidenzia le varie componenti del cuore ed il movimento delle pareti cardiache Tecnica monodimensionale, bidimensionale e tridimensionale L'ecocardiografia color-doppler è idonea allo studio dei flussi di sangue nelle cavità cardiache e attraverso le valvole Indicata nelle valvulopatie, nelle cardiomiopatie di diversa eziologia e naturalmente nella cardiopatia ischemica. Indispensabile è il contributo diagnostico che si può ottenere nelle cardiopatie congenite sia del bambino che dell'adulto, inoltre può fornire indicazioni decisive circa i tempi e le modalità degli interventi cardiochirurgici correttivi delle valvulopatie L'ecocardiografia transesofagea, sfrutta la vicinanza dell'esofago alle pareti cardiache permettendo una migliore definizione di alcune parti del cuore. La sonda ad ultrasuoni viene introdotta nell'esofago endoscopicamente. Trova indicazione nelle cardiopatie congenite, valvolari e per la visualizzazione di trombi endocavitari Coronarografia - Scintigrafia n n n n n n La coronarografia è una metodica diagnostica che prevede l'introduzione di cateteri nelle arterie dell'inguine per poter iniettare un mezzo di contrasto e visualizzare le arterie coronarie direttamente all'origine. L'esame viene eseguito mediante la tecnica radiografica tradizionale La metodica permette di valutare l'anatomia del circolo coronarico. Viene effettuato in anestesia locale e solitamente è bene accetta dal paziente Il catetere viene fatto avanzare nelle arterie, in aorta e fino all'imbocco delle arterie coronarie dove l'iniezione del mezzo di contrasto "colora" e opacizza i vasi rendendoli visibili ai raggi X. È possibile evidenziare eventuali ostruzioni, come placche aterosclerotiche, all'interno dei vasi coronarici. Si tratta generalmente di un esame gravato da una bassissima incidenza di complicanze L'indicazione alla coronarografia, tranne nelle urgenze, viene solitamente posta dopo aver eseguito gli altri esami diagnostici cardiologici (ECG da sforzo, Ecocardiografia, Scintigrafia miocardica) e riguarda in particolar modo la cardiopatia ischemica che non risponde convenientemente alle cure farmacologiche oppure nelle condizioni considerate a maggior pericolo per il paziente L'esame coronarografico viene generalmente eseguito in previsione di un intervento di rivascolarizzazione miocardica di angioplastica oppure con by-pass aorto-coronarico L'esame ha una durata di circa 60 minuti, prevede un breve ricovero di 2-3 giorni anche se in alcuni ambienti si sono stati ottenuti tempi di ricovero non superiori alle 24 ore, ed è eseguibile presso centri dotati di laboratori di emodinamica Cateterismo cardiaco n n È possibile introdurre nel cuore, attraverso vene o arterie periferiche, sottili sonde flessibili (cateteri) a scopo diagnostico o terapeutico A scopo diagnostico – il catetere, spinto sotto controllo radiologico fin dentro le cavit cavitàà cardiache, può misurare la pressione intracavitaria o registrare l’ l’elettrocardiogramma direttamente all’ all’interno del cuore – attraverso il catetere si può effettuare un prelievo di sangue per per misurare la saturazione d’ d’ossigeno nelle diverse cavità cavità cardiache (questa tecnica si impiega per misurare la portata cardiaca cardiaca o per calcolare l’ l’entità entità di uno shunt intracardiaco) – si può iniettare mezzo di contrasto per opacizzare le cavità cavità del cuore o i vasi arteriosi (per esempio, le coronarie) o venosi n A scopo terapeutico – il cateterismo cardiaco può consentire di dilatare vasi stenotici stenotici (ristretti) od occlusi (tecnica denominata angioplastica) ) o valvole stenotiche (valvuloplastica valvuloplastica) ) angioplastica ( – si possono correggere alcune malformazioni congenite del cuore come come il difetto interatriale o interventricolare e la pervietà pervietà del dotto arterioso di Botallo – numerose aritmie cardiache possono essere curate con una metodica metodica di stimolazione transcatetere: transcatetere: per esempio nel blocco AA-V è possibile introdurre nel cuore un elettrocatetere che, connesso ad uno stimolatore (pacemaker) pacemaker) stimola il cuore evitando che insorga l’ l’arresto cardiaco dovuto all’ all’asistolia – somministrando attraverso la punta del catetere, posta a contatto contatto con la superficie interna del cuore, energia a radiofrequenza, radiofrequenza, è possibile creare piccole lesioni che provocano a carico del tessuto tessuto un danno termico, il quale evolve poi in fibrosi; si possono così così eliminare piccole zone miocardiche dalle quali si origina un’ un’aritmia; questa metodica prende il nome di ablazione transcatetere Circolazione extracorporea Dennis 1951 n Permette di sostituire temporaneamente (ore) la funzione di pompa del cuore e di scambiatore di gas dei polmoni n L’ipotermia (moderata 32°C - 25°C, profonda 25°C - 18°C) e la cardioplegia (uso di soluzioni che arrestano il cuore, riducendo le richieste metaboliche del miocardio e stabilizzando lo stato fisico-chimico delle membrane cellulari, proteggendolo dall’insulto ischemico) permettono di protrarre anche per due – tre ore il tempo di ischemia miocardica n Monitoraggio continuo del paziente intra e postoperatorio n Trattamento intensivo postoperatorio CEC in cardiochirurgia » necessità dell’arresto cardiaco controllato » necessità di disporre di un cuore fermo, esangue » necessità di sostituire la funzione cardiopolmonare n n n La circolazione extracorporea può essere definita come un dispositivo per l’ossigenazione e la propulsione a flusso/pressione controllati del sangue venoso L’intero flusso ematico venoso refluo in atrio destro viene aspirato e dirottato verso una macchina esterna ove viene ossigenato e pompato a pressione controllata e quindi reintrodotto nell’albero arterioso (aorta o arteria femorale) Ne consegue che: – il sangue deve passare attraverso condotti non endotelizzati – gli organi ricevono un flusso non pulsatile ma continuo n La specie umana tollera questa condizione, che può essere definita “parafisiologica” Circuito extracorporeo n n n n Il sangue, dopo eparinizzazione del paziente viene raccolto da una cannula posta in atrio destro o da due cannule inserite nelle vene cave e raggiunge l’ossigenatore da dove, depurato dalla CO2 e ossigenato, quindi opportunamente riscaldato o raffreddato, viene pompato nell’albero arterioso attraverso una cannula inserita nell’aorta ascendente o nell’arteria femorale In questo modo il sangue del paziente bypassa il cuore e i polmoni rendendo possibili interventi a cuore aperto con campo esangue e cuore fermo Circuiti accessori permettono di aspirare il sangue eparinato dal campo operatorio, che viene raccolto e convogliato in un serbatoio (cardiotomo), filtrato e fatto defluire nell’ossigenatore. Necessari sono i filtri per fermare microemboli e piccole bolle d’aria, uno scambiatore di calore e sistemi di monitoraggio della pressione e della temperatura Per evitare l’immissione di aria in circolo si adoperano per il priming soluzioni idroelettrolitiche bilanciate fino ad ottenere un ematocrito del 20% Metodologia clinica della circolazione extracorporea n n n n n n n n n n n n n n n n Monitoraggio dei parametri vitali fondamentali (FC, ECG, P.A., pressione arteriosa polmonare, diuresi, temperatura nasofaringea e vescicale/rettale, emogasanalisi arteriosa, parametri ematochimici, ematocrito, emoglobinemia, pH) Preparazione del campo chirurgico (stermotomia mediana, pericardiotomia longitudinale) Eparinizzazione (per ottenere la scoagulazione completa) Incannulazione arteriosa (aorta ascendente) Incannulazione venosa (vena cava inferiore o inferiore/superiore) Inizio della circolazione extracorporea Raffreddamento corporeo (con l’ausilio della heart-lung machine) Clampaggio dell’aorta Somministrazione di cardioplegia “Tempo centrale cardiochirurgico” Riperfusione cardioplegica Declampaggio aortico Ripristino della normotermia Ripresa dell’attività elettromeccanica del cuore Sospensione della CEC Decannulazione dell’aorta e delle vene cave Metodologia clinica della cardioplegia n n n n n n n Dopo il clampaggio aortico, la soluzione cardioplegica viene iniettata nel bulbo aortico (via anterograda) La stessa soluzione viene iniettata anche nel seno coronarico (via retrograda) Si ottiene l’arresto elettromeccanico del cuore in diastole Si monitorizza la temperatura del setto interventricolare con apposita sonda e si provvede al mantenimento di una temperatura settale < 15 °C con regolari somministrazioni di soluzione cardioplegica ogni 20 minuti La cardioplagia viene mantenuta per tutta la durata del tempo cardiochirurgico centrale Al termine del tempo centrale, la fase della riperfusione inizia per via retrograda fino alla ripresa dell’attività elettromeccanica del cuore Si procede quindi al declampaggio aortico ed alla perfusione coronarica ematica fisiologica n n n n n n n n La pressione arteriosa, mediante agocannula in un’arteria periferica, permette di valutare l’efficacia contrattile del miocardio e di controllare la volemia del paziente La pressione venosa centrale si ottiene incannulando una vena centrale (succlavia, femorale, giugulare interna) e serve a valutare sia l’attività cardiaca che l’entità della massa circolante La misurazione della gittata cardiaca serve a valutare la funzione di pompa del cuore La diuresi viene monitorata con un catetere vescicale a palloncino La funzione respiratoria viene controllata con l’esame emogasanalitico ripetuto a intervalli regolari A fine intervento vengono posizionati due drenaggi in mediastino sia per drenare le perdite ematiche sia per misurare le perdite ed effettuare un adeguato rimpiazzo Il bilancio idroelettrolitico si calcola comparando le perdite (diuresi, perdite ematiche, drenaggio dal sondino naso-gastrico, perspiratio insensibilis) con le entrate (soluzioni somministrate per endovena e per os) Il tempo di risveglio del paziente, il suo orientamento nel tempo e nello spazio, la capacità di muovere gli arti su richiesta sono i parametri neurologici principali che vanno eventualmente completati con l’esame neurologico e con l’EEG Trattamento intensivo n La ridotta riserva cardiaca, l’instabilità circolatoria, le ripercussioni della circolazione extracorporea sui vari apparati, l’elevata richiesta metabolica (per lo stato di “infiammazione generalizzata” e per la necessità di riscaldarsi dall’ipotermia) impongono il trattamento in Unità di Terapia Intensiva nell’immediato periodo postoperatorio n Il paziente ancora sedato e intubato viene collegato ad un respiratore automatico e monitorizzato. Raggiunta la stabilità circolatoria e riscaldato l’operato viene gradualmente lasciato emergere dalla sedazione e quindi estubato n Sono necessarie 8 - 12 ore postoperatorie per raggiungere una situazione di equilibrio stabile e 24 ore per recuperare il normale stato di coscienza Arresto circolatorio n n Complicanza del decorso postoperatorio, soprattutto delle prime 24 ore postoperatorie Cause più frequenti – – – – – – n infarto postoperatorio tamponamento cardiaco ipovolemia acuta da sanguinamento massivo distacco di protesi valvolare ipokaliemia o iperkaliemia pneumotorace ipertensivo Terapia – massaggio cardiaco esterno: 80-100 compressioni al minuto che provochino la depressione dello sterno di 4-5 cm – ventilazione in ossigeno puro: 12-15 insufflazioni al minuto sincronizzate con le compressioni toraciche – defribillazione elettrica: scarica non sincronizzata di corrente continua fino a 360 Joule di energia – Farmaci: adrenalina in bolo di 0,5-1 mg o in infusione continua nella linea venosa centrale e cloruro di calcio – massaggio cardiaco interno: dopo riapertura d’emergenza del torace – contropulsatore aortico: catetere a palloncino posizionato in aorta discendente collegato ad un apparecchio esterno che gonfia il palloncino in diastole e bruscamente lo sgonfia all’inizio della sistole, in questo modo si ha un rialzo pressorio diastolico con aumento della perfusione coronarica Massaggio cardiaco esterno Insufficienza renale acuta postoperatoria n n Circa il 4% dei pazienti operati in CEC sviluppa insufficienza renale oligoanurica, condizione che è gravata da mortalità elevata (60-80%) Fattori predisponenti – – – – – – – n creatininemia preoperatoria > 1,6 mg/dl insufficienza cardiaca preoperatoria età avanzata durata della CEC bassa portata postoperatoria politrasfusione uso di mezzi di assistenza circolatoria meccanica Una volta instaurata, l’insufficienza renale acuta oligoanurica insensibile al trattamento con i diuretici deve essere trattata aggressivamente con emofiltrazione o dialisi per evitare le conseguenze dell’uremia, della ritenzione idrica e dell’iperpotassiemia n European System for Cardiac Operative Risk Evaluation o EUROSCORE serve a valutare il rischio chirurgico (1999) n L’end point analizzato è la mortalità entro 30 giorni – da 0 a 2 punti stima di mortalità 0,8% – da 3 a 5 punti stima di mortalità 3,0% – oltre i 5 punti stima di mortalità 11,2% Le tecniche mininvasive consentono di evitare la sternotomia, permettendo di diminuire il trauma e di praticare minitoracotomie, penetrando tra una costa e l'altra. L'incisione chirurgica varia dai 5 ai 7 cm, contro i 25 cm della chirurgia tradizionale. I vantaggi sono evidenti: minore traumatismo osseo, minore incidenza di infezioni. Attraverso queste mini incisioni, si fanno penetrare all'interno del torace microtelecamere orientabili, manuali o computerizzate, con le quali si può esplorare la cavità e intervenire con la massima precisione. La durata dell'operazione è più breve di quella tradizionale Dolore n Compare nella cardiopatia ischemica e nella pericardite acuta – Nella cardiopatia ischemica si deve quasi sempre a stenosi (restringimento) o occlusione di un’arteria coronaria o di un suo ramo che determinando l’ischemia causa il dolore – Nella pericardite si verifica un’infiammazione del pericardio; il dolore si deve in questo caso proprio al processo infiammatorio che stimola le terminazioni nervose dolorifiche del pericardio n Il dolore cardiaco ischemico è molto più comune di quello pericardico, e può essere localizzato ovunque nel torace, ma più spesso è retrosternale e s’irradia ad entrambe le braccia e al giugulo. Questo dolore può essere di durata variabile: quando dura da qualche minuto fino a 20-30 m, la malattia sottostante è l’angina pectoris, mentre durate maggiori corrispondono di solito all’infarto miocardico. È non di rado difficile precisare l’origine (cardiaca o no) di un dolore toracico solo in base alle sue caratteristiche (sede, irradiazione, intensità, durata), ma è spesso necessario ricorrere a indagini strumentali (elettrocardiogramma, ecocardiogramma) o di laboratorio per escludere o affermare l’origine cardiaca del dolore di un determinato paziente. Nella diagnosi differenziale del dolore cardiaco, vanno considerate le seguenti condizioni: – – – – – Nevriti e nevralgie toraciche (p.e. herpes zoster) Affezioni gastriche o esofagee (p.e. ernia jatale) Affezioni respiratorie (p.e. pneumotorace, pleurite) Affezioni cardiovascolari (p.e. aneurisma dissecante dell’aorta) Embolia polmonare Dispnea n n n n È la sensazione che per respirare si deve fare uno sforzo, come per vincere un ostacolo. Questo sintomo riconosce numerose cause, ed è comune sia nelle malattie dell’apparato respiratorio che in quelle cardiache La dispnea d’origine cardiaca è solitamente sintomo di scompenso cardiaco, esprime cioè quella condizione in cui il cuore non riesce a fornire una portata circolatoria (cioè una quantità di sangue) sufficiente a soddisfare le richieste dell’organismo La dispnea interviene dopo sforzo se la compromissione del cuore è lieve o moderata, mentre quando lo scompenso è d’entità rilevante il sintomo compare a riposo. Allora il paziente è costretto a dormire con più cuscini o deve addirittura mettersi seduto o in piedi per respirare Una dispnea grave e ad insorgenza improvvisa rappresenta un’emergenza, e richiede un trattamento immediato. Cianosi n n n n Con questo termine s’indica il colorito bluastro che si osserva a carico della cute e delle mucose quando il sangue è particolarmente povero d’ossigeno I globuli rossi contengono l’emoglobina, proteina il cui compito è quello di trasportare O2; l’ossigeno si lega all’emoglobina nei polmoni e viene poi ceduto dall’emoglobina ai tessuti a livello capillare. L’emoglobina si può trovare in due differenti stati: può contenere l’ossigeno o non contenerlo (in questa seconda situazione prende il nome di emoglobina ridotta) perché non è riuscita a captarlo a livello degli alveoli polmonari oppure perché lo ha già ceduto ai tessuti. Il contenuto normale di emoglobina nel sangue è pari a 16 g/100 ml. Quando il sangue capillare contiene più di 5 g/100 ml di emoglobina ridotta compare la cianosi Questo reperto non è specifico delle malattie di cuore ma compare anche in alcune malattie respiratorie Per accertare la presenza della cianosi è necessario valutare il colorito della cute e delle mucose, osservando particolarmente le guance, le labbra, le dita delle mani e dei piedi, le unghie, i padiglioni auricolari Cardiopalmo n n Normalmente il battito cardiaco non viene avvertito dall’individuo, se non in particolari condizioni (per esempio, dopo una corsa). La sensazione che deriva dal sentire il battito del proprio cuore viene definita cardiopalmo. Spesso il cardiopalmo dipende dall’aumento del numero dei battiti (tachicardia), ma i due fenomeni non sono sempre associati: è possibile, infatti, non accorgersi del battito cardiaco anche in presenza di una tachicardia ad elevata frequenza, al contrario si può “sentire” il cuore anche se questo batte a frequenza normale (60-100 battiti m' nell’adulto) Davanti ad un paziente che riferisce cardiopalmo, la prima cosa da fare è palpare il polso. Questa semplice manovra consente di rilevare due dati: la frequenza (numero di battiti al minuto) e la regolarità o irregolarità del polso. È così possibile comprendere se alla base del cardiopalmo vi sia un’alterazione del ritmo cardiaco (aritmia) o della frequenza o se invece non sia presente alcun’anomalia che spieghi il sintomo Sincope n n La sincope viene definita come una transitoria perdita della coscienza e del tono posturale; essa dipende da un’improvvisa alterazione del metabolismo delle cellule cerebrali, le quali necessitano, per il loro funzionamento, di un continuo rifornimento di ossigeno e di glucosio Le cause più comuni della sincope sono: – Le alterazioni vascolari quali l’occlusione di un’arteria succlavia (Sindrome da furto della succlavia) – L’improvvisa caduta della pressione arteriosa, che comunemente consegue a vasodilatazione arteriolare (sincope da vasodepressione) – La perdita del tono delle arteriole è, in genere, di natura riflessa, cioè consegue a un determinato stimolo che eccita (riflesso) il nervo vago, responsabile della vasodilatazione – L’improvvisa mancanza del battito cardiaco. Se il cuore non si contrae per 6 secondi o più l’individuo perde i sensi perché viene meno il flusso di sangue al cervello – L’alterazione cerebrale che consegue all’occlusione di un’arteria che porta il sangue al cervello – Malattie cardiache come la stenosi della valvola aortica o il mixoma atriale, l’ipersensibilità del seno carotideo (risposta riflessa eccessiva alla compressione dell’arteria carotide nel punto in cui si biforca) e altre condizioni di minore rilievo Edema n n n Si definisce edema la condizione in cui siero fuoriuscito dai capillari si raccoglie nel sottocutaneo, nel parenchima di un viscere, o in una cavità (pleura, pericardio, peritoneo) L’edema sottocutaneo si accumula, a causa della forza gravità, nelle zone declivi. Il gonfiore si rileva esercitando una pressione, con il polpastrello del pollice, sul dorso del piede, alla caviglia o sulla faccia anteromediale della tibia, là dove l’osso non è ricoperto da muscolo: se è presente edema, la pressione genera un avvallamento (segno della fovea). Nel caso in cui il malato decomba da tempo a letto bisogna invece metterlo a sedere e comprimere in corrispondenza del sacro dove si apprezzerà il segno della fovea L’edema si può riscontrare in diverse condizioni, soprattutto: – Scompenso cardiaco – Malattie del fegato o del rene in cui è alterata la composizione delle proteine plasmatiche Circolazione fetale e alla nascita n n n n n n I due circuiti sono posti in parallelo e non in serie Solo poco sangue perfonde i polmoni non espansi, che rappresentano un circolo ad alta resistenza e pressione Dal ventricolo destro il sangue passa nell’aorta discendente attraverso il dotto arterioso di Botallo Dall’atrio destro parte del sangue defluisce attraverso il forame ovale nel ventricolo sinistro L’equilibrata distribuzione dei flussi è uno dei principali fattori che consentono il normale sviluppo di tutte le camere cardiache Alla nascita dopo i primi atti respiratori si ha una marcata vasodilatazione arteriolare polmonare con grande aumento del flusso; nel contempo aumentano le resistenze periferiche per la chiusura dei vasi ombelicali. L’incremeto della pressione nell’atrio sinistro determina la chiusura del forame ovale. Pochi giorni dopo la nascita si ha prima la costrizione e quindi la chiusura del dotto arterioso di Botallo Diagnostica delle cardiopatie neonatali n Valutazione clinica – – – – – – presenza di cianosi rumori cardiaci aggiunti difficoltà nell’alimentazione mancata crescita ponderale frequenti infezioni respiratorie facile stancabilità ed irritabilità n Alterazioni della frequenza cardiaca e respiratoria, della perfusione periferica, epatomegalia n Radiografia del torace, ECG, ecocardiografia bidimensionale e Doppler, cateterismo cardiaco Cardiopatie congenite n Difetto interatriale – Comunicazione di varia dimensione tra gli atri (7%) » ostium secundum (aritmie sopraventricolari, dispnea da sforzo, frequenti bronchiti, scompenso cardiaco) » ostium primum (forma più più benigna, spesso asintomatica) » seno venoso – Trattamento chirurgico solo nei casi di scompenso refrattario alla terapia medica n Difetto interventricolare – Comunicazione tra i ventricoli (shunt sinistro-destro con grave iperafflusso polmonare e scompenso cardiaco. Se lo shunt è bidirezionale può comparire cianosi) » Porzione perimembrabnosa (85%) » Porzione muscolare del setto – L’85% dei difetti interventricolari si chiude spontaneamente nel primo anno di vita o subito dopo – Un terzo dei pazienti è asintomatico. In caso di scompenso conclamato ed intrattabile intervento di chiusura con patch di dacron attraverso una ventricolotomia destra Cardiopatie congenite n Persistenza del dotto arterioso di Botallo – Il dotto arterioso costituisce una comunicazione tra l’aorta e la parte distale del tronco dell’arteria polmonare. Nei nati a termine il dotto arterioso si chiude nei primi giorni di vita. Se esso rimane pervio si verifica iperafflusso polmonare con graduale tendenza allo scompenso cardiaco – Il 5% muore entro il primo anno di vita per scompenso cardiaco e complicanze polmonari. Nella prima infanzia si osservano frequenti infezioni dell’apparato broncopolmonare con scompenso cardiaco; nei bambini più grandi i sintomi sono sfumati ma è presente un soffio sistodiastolico sul focolaio della polmonare Cardiopatie congenite n Tetralogia di Fallot – Malformazione caratterizzata da stenosi infundibolare e valvolare valvolare polmonare, ampio difetto del setto interventricolare, cavalcamento aortico del setto ed ipertrofia del ventricolo destro – Costituisce il 12% delle cardiopatie congenite. È dovuta alla deviazione anteriore del setto infundibolare male allineato con le restanti porzioni del setto interventricolare – Si realizza nelle forme tipiche un quadro di shunt destro - sinistro con ridotta portata polmonare, elevata portata aortica, cianosi marcata, dispnea dispnea da sforzo, ippocratismo digitale, squatting, policitemia – Se la stenosi polmonare è moderata lo shunt sarà sarà prevalentemente sinistro – destro con cianosi modesta – La gravità gravità e l’ l’età età di comparsa della sintomatologia sono in rapporto al grado di severità à della stenosi polmonare severit – La tetralogia di Fallot è spesso associata con difetti di crescita, ma se viene riparata precocemente, può essere ottenuta a lungo termine una crescita normale. normale. L'intervento precoce, prima dei 5 anni di età età, determina un'accelerazione della crescita in altezza e peso, con con normalizzazione del processo di crescita a lungo termine. Consiste nella chiusura della comunicazione comunicazione interventricolare con eventuale allargamento della via di efflusso del ventricolo destro – In considerazione della prognosi naturale molto severa (la sopravvivenza sopravvivenza media spontanea è di 12 anni, con mortalità mortalità del 50% nel primo anno) e degli ottimi risultati tecnici raggiunti, raggiunti, la tetralogia di Fallot rappresenta una indicazione assoluta all’ all’intervento chirurgico correttivo. Il trattamento medico serve a prevenire le crisi asfittiche Cardiopatie congenite n Stenosi polmonare – 10% delle cardiopatie congenite – Causa un’ un’ostruzione alla fuoriuscita del sangue dal ventricolo destro con conseguente aumento della pressione intraventricolare – È sempre presente un soffio sul focolaio polmonare; nei casi gravi gravi crisi ipossiche e scarsa crescita; dispnea da sforzo e facile stancabilità stancabilità; possibilità possibilità di morte improvvisa – Il trattamento di scelta consiste nella dilatazione valvolare percutanea percutanea con catetere a palloncino (valvuloplastica) oppure nella commissurotomia valvolare n Coartazione aortica – Restringimento dell’ dell’aorta a livello dell’ dell’istmo – In epoca neonatale provoca scompenso cardiaco con mortalità mortalità elevata (75% nel primo anno di vita). Si impone il precoce intervento chirurgico di resezione dell’ dell’istmo aortico stenotico e successiva anastomosi terminotermino-terminale dell’ dell’aorta. Può rimanere asintomatica fino all’ all’adolescenza quando compaiono i sintomi: astenia, crampi da sforzo agli arti inferiori, cefalea, epistassi epistassi n Trasposizione dei grossi vasi – Frequente cardiopatia cianogena del neonato (30 - 40%) – È la risultanza di una anomala divisione del tronco bulbare nel corso corso dello sviluppo embriologico, così così che l’ l’aorta origina dal ventricolo destro e l’arteria polmonare dal ventricolo sinistro – L’ossigenazione ematica è possibile solo attraverso il mixing delle due circolazioni per l’ l’esistenza di un difetto interatriale o interventricolare L’assenza del mescolamento è incompatibile con la vita; mortalità mortalità 90% – I sintomi sono precoci: cianosi di vario grado, scompenso cardiaco cardiaco – La correzione deve essere precoce ed è gravata di alta mortalità mortalità Cardiopatie congenite n n n n n n n n n n Stenosi aortica Ritorno venoso anomalo totale Anomalia di Ebstein (sviluppo anomalo della tricuspide) Atresia della tricuspide Tronco arterioso comune Cuore sinistro ipoplasico Cor triatrium Ventricolo unico Anomalie coronariche Malposizione del cuore Cardiopatie acquisite n Stenosi aortica n Insufficienza aortica n Stenosi mitralica n Insufficienza mitralica n Insufficienza tricuspidale n Stenosi tricuspidale Valvulopatie cardiache n n n La stenosi valvolare si crea quando le cuspidi o foglietti valvolari si inspessiscono e si fondono tra loro negli angoli in cui si toccano (commissure). Separando le due parti fuse tra di loro si può ridurre la stenosi e permettere ai foglietti di muoversi più liberamente L’insufficienza valvolare può essere causata dall’indebolimento o allungamento dei foglietti valvolari o delle corde tendinee. Il bordo dei lembi che normalmente devono combaciare viene spostato, la valvola non chiude più correttamente ed il sangue refluisce indietro. Il rigurgito stesso del sangue fa ulteriormente progredire la disfunzione valvolare causandone la dilatazione; diventa quindi necessario restaurare chirurgicamente i corretti rapporti tra le diverse componenti della valvola. Per far questo può essere necessario asportare il tessuto in eccesso, oppure accorciare le corde tendinee, oppure ancora stringere l’anello valvolare rinforzandolo con anelli di supporto In alcuni casi le due alterazioni sono presenti contemporaneamente nella stessa valvola: "steno-insufficienza" Valvulopatie aortiche n Stenosi aortica – Di origine congenita, degenerativa o reumatica (50% dei casi) – Inizialmente si ha ispessimento, retrazione e fusione delle cuspidi cuspidi valvolari che successivamente, a causa della turbolenza del flusso ematico a livello dell’ dell’ostio valvolare alterato, vanno incontro a calcificazione e/o fusione fusione di una o più più commissure – L’ostacolo che la valvola aortica stenotica oppone all’ all’uscita del sangue dal ventricolo sinistro determina un aumento del lavoro necessario per mantenere adeguata la portata cardiaca – Pazienti portatori di stenosi aortica possono essere asintomatici. asintomatici. I pazienti sintomatici hanno sincopi, sincopi, vertigini, angina pectoris o dispnea durante lo sforzo fisico. Nel 10% si verifica la morte improvvisa. improvvisa. La sopravvivenza media senza intervento è di 2 anni – Bisogna intervenire alla comparsa dei primi sintomi o quando all’ all’esame emodinamico si riscontri un gradiente pressorio transvalvolare superiore a 75 mmHg – L’intervento chirurgico correttivo consiste nella sostituzione della della valvola aortica con una protesi n Insufficienza aortica – Il reflusso di sangue dall’ dall’aorta al ventricolo sinistro durante la diastole determina un aumento aumento del lavoro del cuore, il ventricolo sinistro ad ogni sistole deve espellere oltre oltre alla gittata sistolica anche il sangue refluito durante la diastole precedente. – L’etiologia può essere secondaria a malattia reumatica, ad ectasia dell’ dell’anulus aortico, ad endocardite infettiva, secondaria ad aneurisma aterosclerotico dell’ dell’aorta, essere complicanza della sifilide o di malattie autoimmuni autoimmuni – Può essere un vizio valvolare cronico ingravescente, che spesso gode di una lunga fase asintomatica, o avere un inizio improvviso e acuto – I sintomi dominanti sono: dispnea da sforzo, angina pectoris, pectoris, cardiomegalia – Sostituzione valvolare in tutti i pazienti sintomatici e negli asintomatici asintomatici con cardiomegalia o con tendenza al sovraccarico ventricolare in cui non raramente è necessario un intervento d’ d’urgenza Valvulopatie mitraliche n Stenosi mitralica – Causa più frequente (99%) è la malattia reumatica. Si manifesta con un’incidenza doppia nel sesso femminile rispetto al maschile – Il paziente lamenta dispnea da sforzo, ortopnea e dispnea parossistica notturna – Complicanze della stenosi mitralica sono: la fibrillazione atriale episodica o persistente con concomitante embolia arteriosa sistemica, l’edema polmonare acuto, l’emottisi, l’ipertensione polmonare che può determinare scompenso ventricolare destro – Tre tipi di intervento chirurgico, consigliabile in tutti i pazienti sintomatici a causa del basso rischio operatorio e della possibilità di episodi embolici cerebrali, possono essere praticati: la commissurolisi mitralica “a cuore chiuso” mediante un divulsore che forza sui lembi valvolari in modo da separare le commissure fuse; la commissurotomia in circolazione extracorporea; la sostituzione della valvola mitralica con protesi n Insufficienza mitralica – Il reflusso di sangue dal ventricolo sinistro all’atrio sinistro può essere ad etiologia cronica dovuto a malattia reumatica, a mesenchimopatia, a prolasso della mitrale, a lesioni valvolari determinate da una endocardite infettiva o ad una malformazione della valvola, o acuta per rottura dei muscoli papillari da ischemia miocardica – La forma cronica può restare asintomatica per anni. Sintomi caratteristici sono: astenia e ridotta tolleranza allo sforzo, dispnea da sforzo e parossistica notturna, ortopnea, palpitazioni, cardiopalmo – Insufficienza mitralica sintomatica refrattaria al trattamento medico o asintomatica con ingrandimento progressivo del ventricolo sinistro va trattata con riparazione della valvola o con la sua sostituzione con protesi Commissurotomia mitralica a cuore chiuso mediante dilatatore ad espansione transventricolare Valvuloplastica mitralica con catetere a palloncino Valvulopatie tricuspidali n Insufficienza tricuspidale – É il vizio più frequente a carico della valvola tricuspide. Determina un reflusso di sangue dal ventricolo destro all’atrio destro durante la sistole – Riconosce nella maggior parte dei casi una etiologia reumatica. Con l’eccezione delle forme da endocardite settica, frequenti nei tossicodipendenti, non si presenta in forme isolate, ma spesso è associata a valvulopatie mitraliche – Il quadro clinico comprende edemi declivi, turgore giugulare, epatomegalia, frequente è la fibrillazione atriale – L’insufficienza tricuspidale isolata lieve o moderata non ha indicazione a correzione chirurgica perché ben tollerata, quella severa richiede il trattamento chirurgico di riparazione o di sostituzione quando determina una netta riduzione della capacità funzionale del paziente n Stenosi tricuspidale – Il quadro anatomico è caratterizzato dalla fusione dei lembi valvolari che delimitano una piccola apertura centrale di 1 - 1,5 cm di diametro, con alterazioni più o meno gravi delle corde tendinee – Per la sua correzione si può procedere alla commissurotomia o alla sostituzione valvolare, in base alle alterazioni anatomiche dei lembi e delle corde tendinee specie quando si corregge la concomitante e più importante patologia mitralica 1980 Starr 1960 Non essere ostruttiva Protesi meccaniche • a palla Non essere incontinente Non provocare emolisi • a disco oscillante • a due semidischi Protesi biologiche Carpentier 1960 Non essere trombogenica Essere biologicamente inerte Essere facile da inserire Avere lunga durata Endocardite infettiva n Infezione localizzata – – – n n n n sulle valvole cardiache (endocardite valvolare da Streptococco) sulle protesi (endocardite protesica da Stafilococco) sull’endocardio parietale Sintomatologia: febbre, segni sistemici di infezione, insorgenza o aggravamento di un rigurgito valvolare Frequenti le complicanze emboliche o microemboliche Trattamento medico mirato, dopo antibiogramma, per via endovenosa Intervento chirurgico sollecito – se la sepsi non è controllata rapidamente (10 gg) dall’antibiotico – se compare scompenso cardiaco – se si verificano embolie Cardiopatia ischemica n n n n Squilibrio fra fabbisogno e apporto di O2 che si determina o per aumentato consumo miocardico o per riduzione del flusso coronarico La causa più importante è la malattia aterosclerotica La lesione fondamentale è la placca ateromasica a sviluppo intraluminale e intraparietale nei vasi arteriosi Nella genesi dell’ischemia miocardica accanto al fattore organico partecipa quello funzionale: presenza di spasmo dei vasi coronarici n Lo spasmo coronarico in assenza di placca aterosclerotica è possibile ma molto raro. Un tipo del tutto particolare di malattia coronarica su base non aterosclerotica si manifesta nel trapianto cardiaco (a causa della denervazione). Si va diffondendo la cardiopatia ischemica da cocaina n L’aterosclerosi coronarica può essere asintomatica o può determinare vari gradi di angina per giungere fino all’infarto, allo scompenso, alle aritmie, alla morte improvvisa Sintomo principale è il dolore anginoso (improvviso, intenso, di breve durata ~10 m, alla parete anteriore del torace, si irradia alla spalla e alla faccia ulnare dell’arto superiore sinistro o alla mandibola). Talora: pallore, sudorazione, senso di angoscia Nei pazienti con infarto miocardico a breve o lungo termine possono insorgere complicanze dell’episodio necrotico (perforazione del setto interventricolare, insufficienza mitralica, aneurisma ventricolare sinistro), che determinano alterazioni dell’emodinamica cardiaca n n Placca che ostruisce il lume dell’arteria; angiografia By-pass coronarico n n n n n n Consiste nella sostituzione del tratto di coronaria compromesso con un innesto di un segmento di vaso che aggira l'ostruzione Per l'innesto si possono usare sia segmenti di arterie sia segmenti di vene Quando si sceglie un segmento di arteria, è possibile suturare le due estremità una alla aorta e l'altra alla coronaria interessata al di sotto dell'ostruzione, oppure si può lasciare l'estremità più lontana attaccata all'arteria "donatrice" e limitarsi a suturare l'estremo libero alla coronaria (sempre al di sotto dell'ostruzione) Si preleva l'innesto dall'arteria mammaria interna del torace, dalla vena safena della gamba, dall'arteria radiale del braccio o anche da altre arterie più o meno periferiche Il numero di bypass che si possono effettuare dipende dal numero di coronarie o di rami delle coronarie ostruiti: uno, tre, cinque, teoricamente non c'è limite. Complicanze 5%, Mortalità 2% Chirurgia coronarica a cuore battente n n n n n n La macchina cuorecuore-polmone ha permesso di eseguire con sicurezza molti interventi al al cuore ma non è esente da complicanze o ripercussioni sull’ sull’ organismo dovute ad una risposta infiammatoria generalizzata innescata innescata dal contatto del sangue con materiale non biologico e all’ all’incisione dell’ dell’aorta e di altre strutture cardiache per l’ l’inserzione di cannule per il drenaggio e l’ l’iniezione del sangue. Tali complicanze sono probabile danno neurologico neurologico (ictus, emorragie cerebrali), insufficienza renale, alterazione dei componenti del sangue con emorragie massive postoperatorie, ischemia intestinale e danno polmonare La chirurgia a cuore battente consiste nell’ nell’eseguire l’ l’intervento senza la circolazione extracorporea evitando alcune complicazioni, utilizzando degli appositi device mentre il cuore continua a muoversi Viene selezionato un tratto di coronaria a valle dell’ dell’occlusione dove si decide di eseguire il bypass. Vengono applicate applicate dei punti di sutura per l’ l’occlusione del vaso stesso, a distanza di circa 2 cm un dall’ dall’altro. Questa zona viene stabilizzata mediante l’ l’utilizzo dei sistemi a suzione o compressione, compressione, per renderla immobile il più più possibile mentre il cuore continua a battere. Vengono serrati i 2 punti di sutura in maniera maniera tale da fermare il passaggio di sangue nella zona prescelta. Viene inciso il vaso coronarico e confezionata l’ l’anastomosi con il condotto prescelto. In questa fase, il miocardio si trova in una condizione di ischemia e, per tale motivo, si deve eseguire il bypass in circa 7-10 minuti per evitare un danno irreversibile al cuore. Per ovviare a questa situazione, situazione, si possono utilizzare dei cosiddetti shunt intracoronarici, intracoronarici, che vengono inseriti nel vaso coronarico dopo la sua apertura e che permettono il passaggio del sangue durante l’ l’esecuzione del bypass La chirurgia a cuore battente è applicabile nella maggior parte dei pazienti, tranne in quelli con instabilità instabilità emodinamica, aritmie pericolose, disfunzione ventricolare sinistra ra con cardiomegalia, patologia coronarica diffusa, in sinist presenza di piccoli vasi coronarici calcifici Vantaggi: possibilità possibilità di operare pazienti a rischio per circolazione extracorporea, maggiore maggiore stabilità stabilità cardiaca postoperatoria, minore sanguinamento postoperatorio, minori complicanze complicanze polmonari e renali, riduzione del tempo medio di degenza ospedaliera postoperatoria Svantaggi: minore perfezione nella tecnica di confezionamento delle anastomosi, anastomosi, possibile rivascolarizzazione incompleta, necessità à di una maggiore esperienza del chirurgo necessit Angioplastica coronarica percutanea transluminale n n n n n n L'angioplastica a palloncino diminuisce la resistenza al flusso ematico del lume coronarico stirando e lacerando la placca aterosclerotica e la parete del vaso e ridistribuendo la placca lungo il diametro longitudinale del vaso Il meccanismo più importante per il miglioramento del flusso sanguigno sembra essere la rottura e la frammentazione della placca aterosclerotica che determina la formazione di numerose fissurazioni e di canali subito riempiti dal sangue La frequenza di successo è del 90% Complicanza immediata è l'occlusione improvvisa del vaso (4-8%) complicanza a distanza è la ristenosi (30-40%) Lo stent è il metodo di scelta per trattare la minaccia di chiusura improvvisa del vaso. In base al loro disegno, rivestimento e composizione, gli stent differiscono per forze radiali, flessibilità, profilo, rintracciabilità , radio opacità, biocompatibilità, trombogenicità e rischio di ristenosi intra-stent La malattia di una singola coronaria è la principale indicazione alla PTCA Rivascolarizzazione laser transmiocardica in casi di angina pectoris refrattaria non suscettibile di terapia chirurgica o percutanea Aneurisma dell’aorta toracica n L´aneurisma aortico è una dilatazione del vaso in cui le tre tuniche parietali (intima, (intima, media ed avventizia) sono normalmente e contemporaneamente presenti – n n n n n n n n Gli aneurismi dell´ dell´aorta toracica rappresentano il 35% degli aneurismi aortici » Aneurismi dell´ dell´aorta ascendente (45%) » Aneurismi dell´ dell´arco aortico (10%) » Aneurismi dell´ dell´aorta discendente (35%) Eziologia: patologia aterosclerotica, patologie degenerative, aortiti aortiti e lesioni congenite. Le lesioni aterosclerotiche danneggiano danneggiano la tunica intimale riducendo l´ l´elasticità elasticità della media. L´ L´ipertensione trova nelle lesioni aneurismatiche un locus minoris resistentiae determinando un progressivo incremento del diametro aortico. Le lesioni luetiche sono invece tra le cause più più frequenti di aortite. La presenza di coartazione aortica, di una persistenza del dotto arterioso arterioso pervio e di stenosi valvolari aortiche favorisce lo sviluppo sviluppo di dilatazioni aneurismatiche L´evoluzione naturale degli aneurismi vascolari è la progressiva dilatazione sino alla rottura del vaso. vaso. Al progressivo aumento del diametro corrisponde un incremento della tensione di parete con conseguente tendenza alla fissurazione La comparsa di dolore indica una rapida espansione della massa aneurismatica La radiografia del torace documenta la dilatazione dell´ dell´aorta ascendente ed il tracciato dell´ dell´ECG può evidenziare i segni di un´ ´ ipertrofia ventricolare sinistra da ipertensione arteriosa. L´ ´ ecocardiogramma confermerà un L confermerà la diagnosi fornendo dati sulla continenza valvolare. La TC spirale con mezzo di contrasto e la RM consentono di definire i rapporti dell´ dell´aneurisma con le strutture circostanti. Lo studio agiografico è indispensabile per definire l´ l´anatomia delle coronarie L´intervento chirurgico è indicato in presenza di un aneurisma di diametro superiore ai 5 cm: accesso chirurgico attraverso sternotomia mediana; sostituzione del tratto aneurismatico dell´ dell´aorta ascendente con una protesi vascolare in circolazione extracorporea e clampaggio aortico La patologia aterosclerotica è l´eziologia più più comune degli aneurismi dell´ dell´aorta toracica discendente. In tale sede, soprattutto a livello istmico, sono molto frequenti anche gli pseudoaneurismi postpost-traumatici (dilatazione sacciforme dell´ dell´aorta il cui lume è in diretto contatto con quello aortico ma la cui parete non è composta interamente dalle tre tuniche aortiche) La sintomatologia è rappresentata dal dolore in regione interscapolare. interscapolare. L´ L´intervento è indicato se il diametro dell´ dell´aneurisma supera i 6 cm e consiste nella sostituzione del tratto aortico dilatato con una na protesi vascolare u La sintomatologia degli aneurismi toracotoraco-addominali è rappresentata da algie toraciche ed addominali. L´indicazione chirurgica è definita da un marcato incremento dei diametri aortici (sopra i 6-7 cm). L´ L´accesso chirurgico avviene tramite una toracofrenotoracofrenolaparotomia e l´ l´intervento è condotto con clampaggio dell´ dell´aorta a monte ed a valle del tratto aneurismatico Tumori del cuore n Primitivi – Benigni » » » 5 - 11% Mixoma Lipoma Fibroelastoma papillare Asintomatici Riscontro occasionale – Maligni (sarcomi) • stenosi mitralica per ostacolato passaggio del sangue al ventricolo sinistro • embolia arteriosa per sfaldamento del tumore • sincope per completo ostacolo al flusso transmitralico n Secondari 21% » metastasi di carcinoma del polmone, della mammella, da linfomi e leucemie » infiltrazione da tumori contigui affaticamento, dispnea, edemi, turgore giugulare, epatomegalia, anemia Pericarditi n Pericardite essudativa – Pericardiocentesi o sternotomia e drenaggio n Pericardite costrittiva – Rimozione più ampia possibile del pericardio (pericardiectomia) tamponamento cardiaco Christian Barnard (1922-2001) 3/12/1967 il Indicazione al trapianto cardiaco n I pazienti candidati al trapianto sono pazienti con insufficienza cardiaca avanzata: – refrattaria alla terapia medica a dosi piene – con caratteristiche di progressione nel tempo, nonostante le cure mediche e non migliorabile con procedure interventistiche o con la cardiochirurgia. n Sono pazienti con un’importante limitazione funzionale e una ridotta qualità di vita Controindicazioni al trapianto cardiaco n n n n n n n Età (paziente > 65 anni, con una certa elasticità che tiene conto dell'integrità biologica più che l'età anagrafica del paziente) Ipertensione polmonare con elevate resistenze polmonari non modificate dal trattamento acuto o prolungato con farmaci (vasodilatatori e/o inotropi) Storia di malattia neoplastica che non possa essere considerata radicalmente curata Infezioni maggiori in atto da agente sconosciuto Ulcera peptica attiva sanguinante Dimostrazione di non-compliance del paziente alle cure Positività degli anticorpi per HIV Fattori che aumentano il rischio o riducono il potenziale vantaggio del trapianto cardiaco n n n n n n n n n n n n n n n Scompenso congestizio cronico con disfunzione d'organo (specie epatica) persistente Pregressa cardiochirurgia multipla con esiti che determinano un elevato rischio di sanguinamento intra - e postoperatorio Cachessia cardiaca Grave obesità Vasculopatia polidistrettuale (specie se con interessamento del circolo cerebrale o aneurisma dell'aorta) Diabete mellito insulinodipendente di difficile controllo e/o con danno vascolare e neuropatia Insufficienza renale Infezioni maggiori in atto da agente noto Presenza di foci infettivi non eradicati Colelitiasi sintomatica Diverticolosi sintomatica Epatite da virus B o C Grave osteoporosi Grave broncopneumopatia Embolia polmonare recente (<3 mesi) Quando possibile queste condizioni devono essere corrette prima dell'ammissione in lista d’attesa. La coesistenza di più problemi non correggibili, anche se nessuno singolarmente assolutamente cotroindicante il trapianto, può essere causa d’esclusione Screening e follow-up dei pazienti in lista d’attesa n n n Lo screening è la valutazione atta a verificare l’opportunità reale dell’indicazione al trapianto e ad escludere la presenza di controindicazioni o di condizioni che possono limitare il successo dell’intervento. Viene eseguito con esami clinico-strumentali, in parte presso i centri proponenti il trapianto ed in parte presso i centri dove il paziente viene messo in lista d’attesa per il trapianto Durante questa fase ed i successivi controlli, viene anche stabilita dal centro trapianti la priorità o meno di un candidato a ricevere il cuore disponibile. Tale priorità è determinata dalle condizioni cliniche del paziente, in quanto vengono prediletti a ricevere l’organo disponibile i pazienti compatibili ed in condizioni cliniche più gravi, purché ancora tali da non compromettere il successo dell’intervento Il follow-up dei pazienti in lista d’attesa per trapianto cardiaco è mirato a verificare il mantenimento delle condizioni di idoneità al trapianto e a verificare nel tempo la persistenza dell’opportunità dell’indicazione. Viene attuato con visite periodiche (generalmente mensili) e con aggiornamento periodico (generalmente annuale) degli esami cardiologici e della situazione infettivologica e immunologica, valutando le diverse condizioni che possono o meno condizionare la priorità del paziente nella lista d’attesa Valutazione di idoneità del donatore n n n n n Il numero di interventi di trapianto dipende strettamente dall’identificazione e dal reperimento di donatori L’identificazione e la valutazione d’idoneità dei potenziali donatori di organi al prelievo del cuore è un momento estremamente importante sia per evitare che un cuore idoneo non venga utilizzato, sia per evitare che un cuore non idoneo (perché a sua volta malato) venga prelevato e trapiantato con insuccesso (si ricordi che la disfunzione grave e precoce del cuore trapiantato porta quasi sempre a morte il ricevente) Esistono delle controindicazioni assolute all’utilizzo di determinati cuori a scopo di trapianto Il donatore deve essere di età inferiore a 60 anni, deceduto per causa naturale o accidentale, sieronegativo per HBV, HCV, HIV Una volta stabilità l’idoneità del donatore viene segnalata la disponibilità al Centro di coordinamento che provvede ad identificare uno o più potenziali riceventi e ad eseguire le prove di compatibilità immunologica (AB0 e HLA). In tale sede vengono tenuti in considerazione anche i criteri di priorità dei vari candidati a ricevere il cuore del donatore Trapianto cardiaco n n n n n n n Il trapianto di cuore è ancora in grande prevalenza ortotopico, per sostituzione del cuore del ricevente con quello del donatore. Nel trapianto eterotopico il cuore donato viene posizionato nell’emitorace destro Alla tecnica tradizionale, nota anche come tecnica biatriale, si è aggiunta di recente la tecnica bicavale che prevede la resezione della vena cava superiore e inferiore, conservando l’integrità dell’atrio destro Appena viene segnalata l’esistenza del potenziale donatore, il primo paziente compatibile in lista d’attesa deve entrare in ospedale e prepararsi per la possibile operazione, mentre nell’altro ospedale l’equipe incaricata valuta le caratteristiche dell’organo Una volta accertata l’idoneità del cuore, l’equipe chirurgica inizia l’asportazione, in stretto coordinamento con i medici dell’ospedale del ricevente Il cuore del donatore viene lavato con una soluzione fisiologica salina fredda (4 gradi), prelevato e immerso in un contenitore con la stessa soluzione, in grado di conservarlo per 4-5 ore L’intervento poi dura poco più di un’ora, dopodiché il paziente viene portato nell’unità di terapia intensiva per le cure post-operatorie dove è necessario seguire una terapia con farmaci che impediscono i fenomeni di rigetto. Altre frequenti complicanze sono le infezioni, la cui insorgenza viene ridotta da protocolli di farmaci antibiotici, antivirali e antimicotici, e le coronaropatie Nel reparto di degenza ordinaria il paziente si ferma per un periodo di circa 3-4 settimane Rigetto n Il rigetto può essere: – Assente – Lieve caratterizzato da soli infiltrati linfocitari perivasali – Moderato presenta edema interstiziale, infiltrati pericellulari e focolai di miocitolisi – Severo vi è necrosi miocardia diffusa e marcata attivazione dei linfociti » Sintomatologia: malessere, febbre, mialgie, linfocitosi; ipotensione arteriosa segni di alterata funzionalità cardiaca all’elettrocardiogramma e all’ecocardiogramma) n Nel rigetto moderato si impone il trattamento steroideo n Nel rigetto severo oltre al trattamento medico è indispensabile il precoce controllo bioptico endomiocardico per via endoscopica Ventricular Artificial Device