Appunti lezioni di Sociologia della famiglia Università degli Studi di

Appunti lezioni di Sociologia della famiglia Prof. Paola Di Nicola
Università degli Studi di Verona
SOCIOLOGIA DELLA FAMIGLIA
Definizione ed introduzione a concetti e termini fondamentali
Lucidi di lavoro relativi al corso di
Sociologia dei processi culturali e della famiglia
Prof. Paola Di Nicola
a) famiglia
b) tavole
c) concetti base
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CONOSCERE LA FAMIGLIA
La famiglia è una esperienza di vita multidimensionale che si muove su un
registro temporale che è ascendente, collaterale e discendente ed è definita da un
insieme di relazioni che presentano sempre componenti :
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
giuridiche
economica
affettive
psicologiche
funzionali (di scambio con l’esterno)
biologico-sessuali
solidaristiche
culturali (norme e valori di comportamento, valori ed orientamenti all’azione)
E’ quindi impossibile spiegare e comprendere la famiglia alla luce di teorie: la si
può comprendere solo all’interno di specifici approcci conoscitivi
I diversi approcci (organicismo, funzionalismo, teoria del conflitto, strutturalfunzionalismo, interazionismo simbolico, approccio dello scambio, ecc.) si
possono inscrivere all’interno delle due grandi tradizioni sociologiche dell’olismo
(macro) e dell’individualismo (micro) metodologico
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TENDENZE DI CAMBIAMENTO DELLA FAMIGLIA
(IN ITALIA: A PARTIRE DAGLI ANNI ’50)
1. Tendenze emergenti
a) semplificazioni delle strutture familiari
b) riduzione dell’ampiezza media della famiglia
c) segmentazione per classi di età
d) complessità crescente (nuove forme familiari)
e) privatizzazione/pubblicizzazione delle relazioni familiari
f) de-istituzionalizzazione della famiglia e delle relazioni sociali che la
sostengono (sempre più ‘sentimentalizzate’)
2. Fattori sottesi alle tendenze di cambiamento
a) economici:
- famiglia come unità di consumo
- famiglia come insieme di soggetti che si rapportano individualmente al
mercato del lavoro
- famiglia come produttrice e riproduttrice di forza lavoro
- nascita del welfare state
b) demografici
- invecchiamento della popolazione
- riduzione di tassi di fecondità, natalità, nuzialità
c) culturali
-privatismo
-individualizzazione delle (prima) e nelle (successivamente) relazioni dentro
la famiglia
-etica dell’autorealizzazione, dell’autodeterminazione, della negoziazione
-personalità
di
base
formata
attraverso
processi
di
separazione/individualizzazione, piuttosto che legame/fusione
-spostamenti di confine tra pubblico e privato nelle relazioni familiari
d) giuridici
- tendenza alla de-giurisdizzazione delle relazioni familiari
- il diritto, lo Stato non ‘prescrive’ più come normale un unico modello
familiare
e) storici
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-
l’attuale panorama delle famiglie (sia dal punto di vista strutturale che
relazionale) dipende anche dall’eredità del passato: dalla forza e/o dalla
debolezza dei tradizionali modelli di vita
ALCUNE PUNTUALIZZAZIONI
Cambiamenti della famiglia sintetizzati nel processo di nuclearizzazione e di
depotenziamento funzionale
Se per nuclearizzazione si intende il passaggio, unilineare, dalla famiglia
complessa (estesa o multipla) alla famiglia nucleare per effetto dei processi di
urbanizzazione, industrializzazione e modernizzazione, la famiglia nucleare era
presente anche nelle società tradizionali, con un peso percentuale non trascurabile.
Oggi, come nel passato, è riscontrabile la compresenza di una molteplicità di
forme familiari
Se per nuclearizzazione si intende la diffusione di tale tipo di famiglia in tutti i
gruppi sociali, si può sostenere che effettivamente con la modernità le diverse
forme familiari si svincolano dai condizionamenti strutturali, che a seconda delle
aree territoriali, delle classi sociali e dei rapporti di produzione favorivano alcune
forme familiari come tipiche di specifici raggruppamenti sociali.
Le forme familiari del passato ‘covariavano’ fortemente con i ceti, le classi sociali
di appartenenza
Oggi la famiglia nucleare è trasversale a tutte le classi sociali e presente in tutte le
sub-aree territoriali.
Se nel passato le condizioni di vita erano tali da rendere più probabile una
famiglia nucleare (rispetto ad un modello atteso di famiglia complesso), oggi la
famiglia nucleare è tanto diffusa da essere divenuta sinonimo di famiglia
Se per nuclearizzazione si intende la nascita di una forma familiare caratterizzata
da relazioni fortemente esclusive, ad elevato contenuto emotivo ed affettivo, tale
forma familiare è il prodotto della modernità
Nell’analisi dei cambiamenti familiari, sia in prospettiva diacronica che
sincronica, è bene sempre ricordare che ad analoghe strutture non corrispondono
analoghe relazioni familiari e che, quindi, per avere un’idea effettiva del
mutamento è necessario analizzare sia le strutture che le relazioni familiari
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Se per depotenziamento funzionale si intende il passaggio da una famiglia unità di
produzione e consumo ad una famiglia unità di solo consumo, è evidente che la
famiglia contemporanea si è depotenziata, rispetto al passato.
E questo anche se nel passato alcune famiglie (in particolare le famiglie
aristocratiche) non erano affatto unità di produzione e consumo (polifunzionali)
Ma se il concetto di ‘funzione’ che la famiglia svolge viene applicato al sistema di
interscambio che connette la famiglia con la società di riferimento, appare
evidente che la famiglia anche moderna continua a svolgere una funzione di
mediazione, che ha connotazioni economiche, di socializzazione, di controllo
interno, di influenza
LE NUOVE FORME FAMILIARI
Nel panorama della famiglia in Italia, sono etichettate come ‘nuove’ le seguenti
tipologie familiari:
a)unipersonali (single)
b)monogenitoriali
c)famiglie lunghe
d)famiglie ricostituite (o ricomposte)
e)famiglie di fatto (o matrimoni informali)
Epurato il “nuovo” alla luce della variabile ‘invecchiamento della popolazione’,
che contribuisce ad alimentare in maniera significativa quasi la metà delle nuove
forme familiari, e ricordando che tali strutture familiari esistevano anche nel
passato, la novità di queste forme familiari dipende dalla diversità dei fattori che,
oggi, portano, ad una loro diffusione: non più la vedovanza, ma la
separazione/divorzio.
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MUTAMENTI DELLE RELAZIONI FAMILIARI
(Relazioni di autorità e di gender)
Prima fase (dal XVII secolo in poi):
Individualizzazione delle relazioni familiari:
-
nascita del matrimonio solidale
la famiglia si costituisce come ambito privato
la famiglia si appropria della funzione educativa
la famiglia si emancipa dalla parentela e dalla comunità di appartenenza
Indicatori:
- mutamento nelle forme allocutorie (meno distanza e deferenza)
- scelta del coniuge
- solidarietà coniugale più centrale della solidarietà alla famiglia di origine
- la dote della moglie è amministrata dal marito
- lenta riappropriazione dei figli da parte della famiglia: fine
dell’apprendistato presso altre famiglie per gli adolescenti,
delegittimazione del baliatico
- separazione tra dentro e fuori della casa
- separazione tra mondo degli adulti e mondo dei bambini
- primi orientamenti puerocentrici: dal figlio come destino, al figlio come
investimento per il futuro
Non è più la famiglia che determina il matrimonio, ma è il matrimonio che
determina la famiglia
Matrimonio come sodalizio, famiglia come “impresa” di vita della coppia
coniugale
Seconda fase (dalla seconda guerra mondiale in poi):
Individualizzazione nelle relazioni familiari
-
ogni componente la famiglia assume una sua individualità ed unicità che
non può essere facilmente rimpiazzata o sostituita
simmetrizzazione strutturale della relazione di coppia
scompare la dote
la relazione coniugale diventa ‘negoziabile’
si affievoliscono, dentro la famiglia, le differenze di genere e di autorità
la famiglia si ‘sentimentalizza’. Viene percepita solo come unità degli
affetti
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-
i diritti individuali vengono prima dell’interesse, dell’unità familiare
la famiglia si de-istituzionalizza
l’individuo si emancipa dalla famiglia
Indicatori:
- matrimonio, da fatto sociale totale, a fatto privato
- de-normativizzazione del matrimonio: crescita delle unioni di fatto
- matrimonio come autorealizzazione di un progetto di vita individuale:
crescita della logica della negoziazione e quindi del conflitto coniugale:
dal divorzio sanzione al divorzio fallimento
- matrimonio come comune problematizzazione del mondo
- aumento della regolazione ‘de-giurisdizzata’ dei conflitti coniugali:
crescita delle separazioni consensuali
- il figlio come scelta di autorealizzazione
- rafforzamento dei legami affettivi e di dipendenza tra le generazioni
Matrimonio come esperienza di vita, famiglia come fase di un corso di vita
individuale fortemente de-istituzionalizzato
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Tavole
Configurazione delle famiglie in Italia
a) Famiglie senza nucleo
a.1. persone sole
a.2. persone con altri
b) Coppie
b.1. coppie coniugate con figli
b.2. coppie non coniugate con figli
b.3. coppie coniugate senza figli
b.4. coppie non coniugate senza figli
c) Genitori soli
c.1. padre solo con figli
-celibe
-separato di fatto
-separato legalmente
-divorziato
-vedovo
c.2. madre sola con figli
-nubile
-separata di fatto
-separata legalmente
-divorziata
-vedova
Totale
(Fonte: Istat, Indagine Multiscopo, 1989-90)
Tipologia della famiglia in Italia
Distribuzione %
a) Famiglie senza nuclei
- una sola persona
b) Famiglie con un nucleo
b.1. un nucleo senza altre persone
- coppie senza figli
- coppie con figli
- un solo genitore con figli
b.2. un nucleo con altre persone
- coppie senza figli
- coppie con figli
- un solo genitore con figli
c) Famiglie con due o più nuclei
Totale
(In migliaia)
(Fonte: Istat, Indagini multiscopo, anni vari)
8
Distribuzione %
21.52
20,14
1,38
70,72
50.78
0.45
19,04
0.45
7.76
1.32
O.03
0.27
0.10
0.07
0.85
6.44
0.40
0.80
0.54
0.34
4.36
100.0
1988
1990
20.7
19.3
78.0
74.1
17.8
49.4
6.9
4.0
0.9
2.7
0.4
1.2
100.0
(19.872)
21.7
20.3
77.2
73.5
17.9
48.5
7.1
3.7
0.9
2.4
0.4
1.0
100.0
(20.284)
19931994
22.9
21.1
75.8
72.0
18.7
45.7
7.6
3.8
1.0
2.3
0.5
1.3
100.0
(20.665)
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Tipologia della famiglia in Italia
Distribuzione % per ripartizione
geografica
a) Famiglie senza nuclei
- una sola persona
b) Famiglie con un nucleo
b.1. un nucleo senza altre persone
- coppie senza figli
- coppie con figli
- un solo genitore con figli
b.2. un nucleo con altre persone
- coppie senza figli
- coppie con figli
- un solo genitore con figli
c) Famiglie con due o più nuclei
Totale
Nord- Nord- Centro Sud
Ovest Est
Isole
Italia
26.1 22.8 24.3 18.6
24.3 20.5 23.0 16.8
73.3 75.6 73.4 80.0
70.1 70.2 68.6 76.7
20.2 20.4 19.0 15.8
41.5 42.4 42.0 53.9
8.4
7.4
7.6
7.0
3.2
5.4
4.8
3.3
0.9
1.6
1.3
0.7
1.9
3.2
3.1
1.8
0.4
0.6
0.4
0.8
0.6
1.6
2.3
1.4
100.0 100.0 100.0 100.0
21.0 22.9
19.5 21.1
78.1 75.8
76.3 72.0
17.2 18.7
52.1 45.7
7.0
7.6
1.8
3.8
0.3
1.0
1.2
2.3
0.3
0.5
0.9
1.3
100.0 100.0
(Fonte: Istat, Indagine multiscopo,1993-94)
Coppie con figli per numero di figli
1
2
3
4e più
Totale
(Fonte: Istat, Indagine multiscopo,1993-94)
Distribuzione %
43.8
42.5
11.0
2.7
100.0
Coppie con figli per ripartizione geografica (per 100 coppie con figli della stessa
zona)
Ripartizione
1 figlio
2 figli
3 figli
4 figli e più
geografica
Nord-Ovest
53.1
38.7
6.6
1.5
Nord-Est
50.3
40.6
7.5
1.7
Centro
47.8
44.5
6.6.
1.3
Sud
30.6
44.8
19.1
5.5.
Isole
36.2
45.1
15.2
3.5
(Fonte, Istat, Indagine multiscopo,1993-94)
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CONCETTI BASE
FORZE E MEZZI DI PRODUZIONE, RAPPORTI DI PRODUZIONE,
MODO DI PRODUZIONE
Nella prospettiva marxiana l'insieme delle forze e dei mezzi di produzione,
ossia delle condizioni materiali (risorse naturali disponibili) e tecniche (insieme
delle cognizioni scientifiche e degli strumenti) che sono proprie di una società
determinata in un dato momento storico, nonché i rapporti di produzione
(proprietà dei mezzi di produzione, tipo di rapporti di lavoro interni
all'organizzazione produttiva) e il modo di produzione, ossia l'insieme delle forze,
dei mezzi e dei rapporti di produzione che caratterizza il sistema dominante di
produzione di una data società (ad esempio l'agricoltura nelle società preindustriali, l'industria nelle società capitalistiche sviluppate, ecc.), costituiscono la
struttura portante o infrastruttura del sistema sociale.
Tale infrastruttura ha quindi una sua forma storica concreta, legata al grado di
sviluppo delle forze di produzione e alle forme particolari assunte di volta in volta
dall'organizzazione produttiva.
L'infrastruttura nella concezione marxiana viene considerata, in ultima
analisi, come determinante le forme della sovrastruttura, ovvero l'insieme delle
rappresentazioni (immagini del mondo, mito, religione, filosofia, ecc.) e dei
sistemi normativi (leggi, istituzioni, apparati statali, politici e amministrativi, ecc.)
presenti nel sistema sociale, e si riflette anche nei contenuti della coscienza
individuale e collettiva (valori, motivazioni, percezioni del sé, dell'altro, ecc.).
Quando si presentano, ad esempio, nuove possibilità di produzione a causa
dello sviluppo delle tecnologie di tipo industriale e del nuovo modo di produzione
ad esse collegato (impiego delle macchine, concentrazione della mano d'opera
nelle fabbriche, divisione del lavoro, accumulazione del capitale, nuove tecniche
di produzione, ecc.), allora i vecchi rapporti di produzione basati sulla situazione
precedente a tale sviluppo (ad esempio modo di produzione dominante di tipo
agricolo o artigianale) debbono anche essi essere trasformati e mutano le diverse
forme sovrastrutturali. Il cambiamento sociale viene quindi inteso come il
risultato dell'esplodere delle contraddizioni createsi tra livello infrastrutturale e
livello sovrastrutturale.
K. Marx, Per la critica dell'economia politica, 1859
K.Marx, Il capitale, 1867,1885, 1894
(ex F. Crespi, Le vie della sociologia, Il Mulino, Bologna, 1998, p.152)
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STRUTTURA
1. modelli istituzionalizzatiti di cultura normativa (T. Parsons)
(I caratteri della struttura sociale, intesi come insieme di azioni ‘concertate’ sono
garantiti da una conformità motivata all’ordine legittimo)
Insieme di relazioni relativamente stabili, basate su mediazioni simboliche di tipo
normativo, sulle quali si regge il sistema sociale come unità che persiste nel tempo
Il concetto di struttura è intimamente connesso con quello di totalità o di sistema,
fino quasi a confondersi con essi
2. Forme, mezzi di produzione e rapporti di produzione costituiscono la
struttura portante o infrastruttura del sistema sociale (K. Marx)
3. Le leggi generali che presiedono alle diverse formazioni sociali e culturali
particolari, devono essere cercate in una struttura sottostante inconscia,
che si nasconde sotto le relazioni concrete (C. Lévi-Strauss)
La struttura profonda può essere colta andando al di là dei contenuti manifesti
delle norme sociali come delle esperienze coscienti del vissuto soggettivo, e
attraverso la costruzione di modelli deduttivi astratti, analoghi a quelli di tipo
matematico, a carattere a-storico o sincronico
Se l’attività inconscia dello spirito consiste nell’imporre forme a un contenuto e se
queste forme sono fondamentalmente le stesse, per tutti gli individui, antichi e
moderni, primitivi e civili – come dimostra in modo folgorante lo studio della
funzione simbolica, quale si esprime nel linguaggio – occorre ed è sufficiente
cogliere la struttura inconscia sottostante a ogni istituzione o a ogni usanza, per
ottenere un principio di interpretazione valido per altre istituzioni e altre usanze
Dal momento che la struttura sottostante è una dimensione universale e invariante
che s’impone ai singoli individui e si autoriproduce autonomamente ed in modo atemporale, regolando l variazioni delle forme storiche contingenti, Lévi-Strauss
non considera la storia come un processo evolutivo, ma come l’attualizzazione di
modalità temporali delle leggi universali dell’attività inconscia dello spirito,
ovvero di diverse possibilità di combinazione di relazioni strutturali costanti
Esempio: i diversi meccanismi concreti che fondano lo scambio esogamico
possono essere considerati, secondo Lévi-Strauss, come casi particolari di una
forma volta a instaurare e conservare la reciprocità: è tale forma che l‘analisi
strutturale deve mettere in luce.
In questa prospettiva, le regole matrimoniali ed i sistemi di parentela possono
essere considerati come una forma particolare di linguaggio, ossia come un
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insieme di ‘operazioni’ destinate ad assicurare tra gli individui e gli uomini un
certo tipo di comunicazione.
(Fonte, F. Crespi, Le vie della sociologia, Il Mulino, Bologna)
TERMINI E CONCETTI DELLO STRUTTURAL FUNZIONALISMO
a) Azione sociale = ogni tipo di agire dotato di senso in quanto tiene conto
dell’agire altrui. L’agire è considerato in base all’intenzionalità del soggetto e
alle sue motivazioni, secondo un modello di razionalità orientato in senso
finalistico (razionale rispetto allo scopo)
L’agire è condizionato dai valori e dai modelli sociali propri del contesto in cui
l’agire si sviluppa
b) Cultura: sistema coerente delle credenze, delle rappresentazioni, dei valori,
delle norme e delle istituzioni che producono consenso e controllano le spinte
disordinate dell’agire individuale
c) Attore o soggetto sociale, in quanto motivato e guidato dai significati che
l’attore scopre nel mondo esterno. Tale concetto presuppone:
- la situazione: condizioni oggettive rispetto alle quali si sviluppa l’azione
(ambiente naturale, condizioni economiche, strutture dell’ambiente sociale
e culturale)
- l’ordine simbolico o insieme dei riferimenti culturali che orientano
l’azione
d) Sistema: insieme delle relazioni di interdipendenza tra più elementi ed è retto
dal principio della propria conservazione e del mantenimento del proprio
equilibrio nel rapporto sia con l’ambiente esterno (ambiente naturale, altri
sistemi), sia con le forze che agiscono al suo interno
e) Struttura: componente relativamente stabile delle modalità di organizzazione
del sistema, fondato sulla presenza di modelli normativi e di alternative
costanti (le variabili strutturali)
f) Funzione: attività svolta al soddisfacimento dei bisogni essenziali del sistema
come tale, connessi al problema della sua sopravvivenza nel tempo e del
mantenimento del suo equilibrio (integrazione fra le varie parti) ed esterno
(adattamento all’ambiente). La funzione assicura infatti il collegamento tra le
dimensioni strutturali stabili e gli elementi variabili e dinamici del sistema
Ogni sistema di azione (insieme di azioni e interazioni, condizioni oggettive o
forme simboliche) può essere analizzato come unità
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-
sia dal punto di vista del suo rapporto con l’esterno, sia da quello dei
problemi che nascono dall’esigenza della sua organizzazione
inoltre, il sistema di azione può essere considerato in termini degli scopi
che esso come tale persegue o dei mezzi di cui dispone
A partire dalle quattro categorie esterno-interno, scopi-mezzi, Parsons individua
quattro imperativi o prerequisiti funzionali di ogni sistema di azione:
a)adattamento: insieme dei rapporti tra il sistema e l’ambiente esterno (ambiente
naturale-rapporti con altri sistemi).
Trarre le risorse necessarie al sistema per la sua sopravvivenza e nella produzione
di oggetti e attività che possono essere scambiati. Controllo e modifica delle
condizioni esterne dell’ambiente
b)conseguimento degli scopi: ha il compito di indirizzare il sistema, nei rapporti
con l’esterno, verso i suoi scopi, selezionandoli tra i molti possibili e ordinandoli
tra di loro in modo che non turbino l’integrazione del sistema stesso
c)mantenimento delle strutture latenti: è la funzione che assicura i valori, i
significati e le motivazioni necessarie per orientare l’azione in maniera adeguata
alle esigenze del sistema. Garantisce la stabilità dei valori, significati, motivazioni
attraverso norme e modelli di comportamento istituzionalizzati. Comprende i
meccanismi fondamentali di socializzazione
d)integrazione: tale funzione permette di equilibrare reciprocamente i diversi
elementi del sistema e i sotto-sistemi presenti in essi, armonizzandoli in maniera
coerente tra di loro e controllando le spinte che possono turbare l’unità del sistema
stesso
Tale modello di azione è integrato dalle modalità fondamentali di ogni tipo di
agire, a seconda dei criteri di valori prevalenti che lo orientano
Poiché risorse e possibilità sono sempre ‘finite’, scarse, ogni attore deve
distribuire le proprie azioni, che sono sempre significative per lui e per gli altri, tra
diversi tipi di aspettative e diverse opportunità.
E’ necessario scegliere tra una serie di opportunità (variabili strutturali o pattern
variables):
-universalismo/particolarismo
-realizzazione/attribuzione
-affettività/neutralità
-specificità/diffusione
Le variabili strutturali, combinandosi diversamente tra loro, danno origine ad una
complessa tipologia delle varie forme di azione e dei diversi tipi di aspettative
(Fonte: F. Crespi, Le vie della sociologia, Il Mulino, Bologna)
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Insieme di ruoli coordinati e orientati ad uno scopo = istituzione
Insieme di istituzioni coordinate ed orientate ad uno scopo = sistema sociale
STRUTTURA E RELAZIONI FAMILIARI
1. Struttura familiare: componente relativamente stabile del sistema famiglia,
definita dalle interazioni tipizzate
Interazione tipizzata= ruolo (comportamento atteso da una persona in base alla
posizione che occupa; comportamento che ci si aspetta una persona metta in atto
per il fatto che occupa una particolare posizione sociale)
Struttura familiare = insieme dei ruoli che interagiscono all’interno di una unità di
coabitazione
Ruoli-base: madre-moglie, padre-marito, figlio, figlia
-
Tipologia ISTAT (censimenti)
Tipologia ISTAT (indagini multiscopo)
Definizione di aggregato domestico
2. Relazione familiare = contenuti storicamente, socialmente e culturalmente
definiti dei diversi ruoli familiari.
Modo di stare insieme e di interagire: componenti affettive, psicologiche, di
autorità e potere, solidaristiche dei diversi ruoli in un sistema di interdipendenza
Le strutture familiari sono definite a partire dai ruoli: famiglia unipersonale, di
coppia, nucleare estesa, complessa, multipla, senza nucleo, con un nucleo, con
due o più nuclei, aggregato semplice, etc.
Le relazioni familiari possono essere etichettate come forme familiari o modelli
(se per modello si intende una costruzione semplificata o ideal-tipica, che
rappresenta i caratteri fondamentali di un oggetto): es. la famiglia borghese, la
famiglia proletaria, la famiglia simmetrica, la famiglia companionship (o
cameratesca)
Nell’analisi dei cambiamenti familiari, sia in prospettiva diacronica che
sincronica, è bene sempre ricordare che ad analoghe strutture non corrispondono
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analoghe relazioni familiari e che, quindi, per avere un’idea effettiva del
mutamento è necessario analizzare sia le strutture che le relazioni familiari
L’analisi dei soli cambiamenti strutturali, ha portato alla luce una situazione di
forte stabilità e continuità nelle strutture familiari, che mostrano un’inerzia più che
secolare
L’analisi dei mutamenti nelle relazioni familiari ha consentito di cogliere una
discontinuità che, collocabile agli albori della modernità (più o meno nel XVII
secolo), ha portato alla famiglia nucleare definita da E. Shorter non come struttura
ma come stato spirituale.
MODELLO MATRIMONIALE
Matrimonio = meccanismo di regolazione dei rapporti tra i sessi e le generazioni
Il matrimonio può essere monogamico o poligamico, che a sua volta può
assumere la forma della poliandria o della poliginia
Universalità del matrimonio, nel senso che ogni società, dalla più semplice alla
più complessa, ha sempre sancito con rituali più o meno formalizzati, l’unione di
un uomo con una donna, come ‘fatto’ dal quale scaturiscono specifici diritti e
doveri specifici (peculiari di questo contratto-sodalizio) tra i coniugi ed i loro
discendenti, ascendenti e collaterali
A seconda del tipo di contratto matrimoniale, a seconda delle regole che
definiscono il matrimonio (chi sposare, come e quando; tipo di residenza –
matrilocale, patrilocale, neolocale- etc.) si hanno diversi tipi di matrimonio e di
famiglia
Dall’universalità del matrimonio deriva l’universalità della famiglia, intesa come
struttura relazionale che nasce dall’unione normativamente sancita e riconosciuta
di un uomo e una donna
In ogni società, all’interno del corpo sociale e dei diversi gruppi (anche parentali)
è possibile individuare la coppia che si occupa della riproduzione biologica e
culturale della specie
L’universalità della famiglia nulla ha a che fare con le forme storicamente
rilevabili di famiglia. Molteplici sono le forme familiari: non si può parlare di una
‘forma’ (tipo) di famiglia universale, rilevabile in tutte le epoche storiche e in tutte
le società umane.
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Il matrimonio può essere concepito (definizione sociale, culturale, religiosa,
filosofica, giuridica) come patto, sodalizio, paradigma delle relazioni sociali in
quanto alleanza tra due estranei (S. Agostino, il diritto romano, Lèvi-Strauss),
ovvero come strumento di controllo sociale (delle pulsioni sociali: S. Paolo)
Modello matrimoniale = insieme di regole scritte e non scritte che definiscono chi
deve sposare chi, a quale età ed a quali condizioni
J. Hajnal sulla base di tre criteri:
- età al matrimonio
- tasso di celibato definitivo
- esperienze lavorative extra-domestiche primo del matrimonio
individua due modelli matrimoniale, che danno origine a due tipi di famiglia
a) Modello occidentale: elevata età al matrimonio sia per l’uomo che per la
donna, alto tasso di celibato definitivo, esperienze lavorative extra-domestiche
= residenza neolocale = famiglia nucleare
b) Modello orientale: bassa età al matrimonio sia per l’uomo che, soprattutto, per
la donna, bassa quota di celibato definitivo, nulla la pratica del lavoro extradomestico = residenza patrilocale (più raramente matrilocale) = famiglia
complessa
MODELLO DI FECONDITA’
Anche se il controllo della fecondità sembra un prodotto della modernità, la
riproduzione della specie umana ha precocemente conosciuto forme di controllo
(attraverso, ad esempio, la valvola del matrimonio)
Si parla di fecondità controllata vs la fecondità naturale quando quote
statisticamente significative di donne entro una specifica società completano la
loro fase riproduttiva (generano l’ultimo figlio) molto prima dell’inizio della
menopausa
Modello di fecondità = insieme di regole, pratiche, usi e norme che definiscono
l’età e la condizione (coniugata o meno) ottimale perché una donna generi il
primo figlio, la distanza tra un figlio e l’altro, l’età per generare l’ultimo figlio
Modello di fecondità è dunque definito dall’età della madre al primo e all’ultimo
figlio, dal numero di figli, dal suo stato civile
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Appunti lezioni di Sociologia della famiglia Prof. Paola Di Nicola
Università degli Studi di Verona
I modelli di fecondità, unitamente ai tassi di mortalità, giocano un ruolo centrale
nelle transizioni demografiche, vale a dire nel passaggio da un regime
demografico ad un altro.
NOTAZIONE GENERALE SULLE DINAMICHE DELLA POPOLAZIONE
Sino agli inizi del ‘900 la popolazione europea è cresciuta molto lentamente, ed ha
conosciuto fasi alterne di crescita e calo.
E’ dalla seconda metà del 1700 che la popolazione inizia a crescere, per quanto
lentamente
I transizione demografica: cala la mortalità, rimane alta la natalità: la popolazione
inizia a crescere
II transizione demografica: cala ancora la mortalità, ma inizia a scendere la
natalità: la popolazione rallenta la sua crescita, sino a raggiungere la crescita
‘zero’
III transizione demografica: a causa dell’invecchiamento della popolazione
crescono i tassi di mortalità, mentre la natalità raggiunge i minimi storici: la
popolazione comincia a diminuire
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