GUIDA ALLA PSICHIATRIA COMPETENZA PER UNA MIGLIORE QUALITÀ DI VITA INDICE PREMESSA 5 2010 1 Le MALAT TIE PSICHICHE SI CURANO BENE 2 MAMMA E FIGLIO: QUANDO LA GIOIA NON 6 VUOLE ARRIVARE 8 3 BUONI RISULTATI CON LA FITOTERAPIA 10 4 QUANDO LA PAURA DIVENTA TROPPO POTENTE 12 5 DEPRESSI, SENZA STIMOLI, TRISTI E SCORAGGIATI? 14 6 PRIMA E DOPO LA DIAGNOSI DI SCHIZOFRENIA – E ORA? 16 7 MALATI DI MENTE – IN CURA PSICHIATRICA INVECE CHE IN CARCERE 18 8 L’ALCOL – UN NEMICO TRAVESTITO DA AMICO 20 9 DEPRESSIONE SENILE – TERAPIE EFFICACI E…UN GAT TO 22 2011 1 0 PAZIENTI BORDERLINE: «TIENIMI FERMO MA NON MI TOCCARE» 24 11 NUOVA GIOIA DI VIVERE ANCHE CON L’ACUFENE 26 1 2 CLINICA DELLA MEMORIA – NIENTE PAURA DELLA DEMENZA 28 1 3 IN CURA PSICHIATRICA CONTRO IL DOLORE? 30 14 COSA FARE QUANDO È TROPPO? VIE D’USCITA DALLE CRISI 32 1 5 NESSUN DESIDERIO SESSUALE O TROPPO? 34 1 6 «BABY 17 BLUES»? NIENTE PANICO 36 TROPPO STRESS PORTA A UN BURN-OUT 38 QUANDO LE CELLULE GRIGIE PERDONO LE FORZE 40 18 1 9 PER NON AVERE PIÙ PAURA 2 0 UNA COPPIA DI SUCCESSO: FITOTERAPIA E PSICHIATRIA 2 1 IMPARARE COME COMPORTARSI CON I PENSIERI OSSESSIVI 42 44 46 2012 2 2 TROVARE UN BUON EQUILIBRIO ED EVITARE IL BURN-OUT 48 23 24 DEMENZA: FARE UNO SCHERZO ALLA PERDITA DI ME 50 LA FITOTERAPIA È EFFICACE IN PSICHIATRIA 52 2 5 SESSUALITÀ – NESSUN DESIDERIO, TROPPO DESIDERIO? 54 26 STRESS – IN SECONDA marcia ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE 56 2 7 QUANDO AL BABY BLUES FA SEGUITO UNA DEPRESSIONE 58 28 LAVORO ADEGUATO PER PERSONE CON RIDOT TA CAPACITÀ PSICHICA 60 2 9 ARCHE NOVA – UNA CASA SPECIALE, ASSISTITA 62 3 0 LA SINDROME ADHD: «QUANDO IL BAMBINO TROPPO VIVACE DIVENTA ADULTO» 64 31 LE PAURE «BUONE» E QUELLE CHE FANNO AMMALARE 66 3 2 IL BICCHIERE DI TROPPO CAUSA MOLTA SOFFERENZA AI FAMILIARI 68 3 3 BASTA CON LE DROGHE: IL CENTRO DIPENDENZE DANIS OFFRE UN’ANCORA DI SALVEZZA 70 CONTAT TI 72 COLOPHON Editore: Servizi psichiatrici dei Grigioni Pubblicato nella Bündner Woche Giornalista responsabile: Karin Huber Traduzione: Giuliana Santoro, Mathias Picenoni Fotografia: Susi Haas Grafica: Silvia Giovanoli, Coira Stampa: Südostschweiz Print, Coira PREMESSA Dalla primavera 2010 in abbinamento al settimanale Bündner Woche esce con cadenza mensile una guida del Servizio psichiatrico dei Grigioni. Negli articoli si presenta il quadro clinico di diverse malattie insieme alla loro sintomatologia. Esperti di diversi ambiti mettono a disposizione le loro conoscenze. Il lettore trova informazioni sui centri nei quali i malati e i familiari possono trovare assistenza. La giornalista Karin Huber ha condotto interviste con specialisti sui singoli temi e a partire da queste ha redatto gli interessanti testi della guida. La fotografa Susi Haas ha completato adeguatamente l’opera con i ritratti fotografici e con le immagini illustrative. La serie delle guide è proseguita con successo nel 2011 e nel 2012. Nell’opuscolo che avete tra le mani sono raccolti gli articoli pubblicati. Il fascicolo è disponibile anche in formato elettronico sul sito www.pdgr.ch. RINGRAZIAMENTI Desideriamo ringraziare la signora Portmann della Bündner Woche per l’opportunità di pubblicare regolarmente una guida alle malattie psichiche e alle loro cure. Un ringraziamento particolare va ai medici, al personale di assistenza sanitaria e agli psicologi, che hanno offerto il loro impegno sia nella fase di preparazione che nelle interviste. Un altro ringraziamento spetta a Karin Huber per la realizzazione delle interviste e per la redazione dei testi e a Susi Haas per le foto creative. Senza tutte le persone ricordate non sarebbe stato possibile portare la psichiatria all’attenzione del pubblico e sensibilizzare i lettori su questo tema. Markus Pieren Direttore del dipartimento Marketing e comunicazione 5 7 aprile 2010 LE MALATTIE PSICHICHE SI CURANO BENE Capita a molti: si ammalano di una malattia psichica, sono depressi, soffrono di sintomi schizofrenici, di disturbi della paura, di dipendenze o di demenza. Chi vuole guarire ha bisogno dell’aiuto di specialisti. Il servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) esiste per questo. L e forme delle malattie psichiche sono molteplici. Chiunque può esserne colpito. L’importante è cercare l’aiuto di uno specialista. In ogni caso i malati psichici trovano una buona assistenza nelle case di cura, nelle cliniche diurne e negli ambulatori del Servizio psichiatrico. 6 Suzanne von Blumenthal, primario delle cliniche PDGR Waldhaus a Coira e Beverin a Cazis, è responsabile del reparto di Psichiatria acuta ed è «la donna per le emergenze». È lei infatti che conosce le possibilità di cura più efficaci. «Non c’è motivo di vergognarsi se si soffre di una malattia CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di malattie psichiche deve rivolgersi prima di tutto, quando è possibile, al medico di famiglia o prendere un appuntamento con un medico del PDGR. Informazioni sul sito www.pdgr.ch. Si può trovare aiuto anche negli studi privati di psichiatri e psicoterapeuti. Nel caso di malattie schizofreniche è di supporto il gruppo di auto-aiuto VASK Malati e familiari (VASK Grigioni, casella postale, 7208 Malans). «La donna per le emergenze»: Suzanne von Blumenthal, primario delle cliniche PDGR Waldhaus a Coira e Beverin a Cazis, conosce tutte le malattie psichiche e le possibilità di cura più efficaci. È primario della clinica Beverin dal 1995 e di tutto il PDGR dal 2007. psichica» – dice. «Sono sempre di più le persone colpite e che necessitano di un aiuto specialistico. I pregiudizi spesso resistono dove la gente è male informata». Suzanne von Blumenthal suddivide le diverse malattie in categorie: malattie organiche, che sono conseguenze di un’apoplessia o di un’emorragia cerebrale e possono provocare modifiche strutturali del cervello (per esempio la demenza). Le dipendenze da sostanze che danno assuefazione (alcol, droghe), che modificano la psiche; le malattie schizofreniche e affettive (tra le altre le depressioni); i disturbi di adattamento, che possono sorgere per esempio dopo un trauma, o i disturbi della paura. Oltre a questi ci sono spesso disturbi alimentari e della personalità (come borderline, ecc.). Il servizio psichiatrico dei Grigioni si prende cura degli adulti. Per i bambini ci sono strutture specifiche. MOLTE CAUSE Molteplici e diverse quanto le cause sono anche le tipologie di malattia. Spesso si crea uno squilibrio tra corpo, anima e mente oppure esiste una predisposizione genetica. Tra le cause di un disturbo della paura possono rientrare senz’altro un lutto, la perdita del posto di lavoro o del partner. «In linea di massima» – dice Suzanne von Blumenthal – «tutte le malattie sono curabili. Spesso la cura dura solo poche settimane, a volte anche più a lungo.» COME MI RENDO CONTO CHE NON STO BENE? «Ci si accorge che qualcosa non funziona più quando, apparentemente senza motivo, ci si sente tristi, quando la mente si confonde, quando non si hanno più energie o ci si agita spesso. Quando questo stato peggiora la qualità della vita si dovrebbe cercare in ogni caso un aiuto specialistico» – consiglia Suzanne von Blumenthal. Il primo luogo di assistenza è lo studio del medico di famiglia. «Ma ci si può anche presentare direttamente nelle cliniche e nelle diverse basi PDGR» COSA SUCCEDE DURANTE LA CURA? Dopo l’anamnesi (la raccolta dei dati del paziente) si stabilisce il piano terapeutico. Le cure prevedono spesso la combinazione di medicinali e di terapie (terapia del disegno, del movimento, del linguaggio, del comportamento, ecc.). «Noi includiamo sempre anche i nostri pazienti nella cura, li informiamo sulla loro malattia e li aiutiamo a risolvere i loro conflitti». 7 5 maggio 2010 MAMMA E FIGLIO: QUANDO LA GIOIA NON VUOLE ARRIVARE A volte succede prima della nascita, a volte dopo: la mamma è esausta, triste, non ha più energie. Questo stato ha un nome: depressione da sfinimento. In questo caso si è in buone mani al reparto intensivo Salvorta della clinica psichiatrica Beverin a Cazis, specializzato proprio nel rapporto mamma/figlio. Ci si aspetta stanze tristi e desolate, ci si imbatte invece in allegre risate di bambini, in giocattoli, in un angolo ayurvedico con ogni tipo di tè, in oli da bagno profumati, fiori e disegni infantili. Si presenta così un reparto intensivo aperto nella clinica Beverin a Cazis. C 8 hristine Holzfeind, direttrice del reparto Cura patologie psichiatriche acute e Riabilitazione, conosce bene i pregiudizi di alcu- ne persone nei confronti di una clinica psichiatrica. «Quei tempi tristi sono finiti da un pezzo» – dice Christine Holzfeind con un sorriso caloroso. «Le CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di malattie psichiche deve rivolgersi prima di tutto, quando è possibile, al medico di famiglia o prendere un appuntamento con un medico del PDGR. Ecco il consiglio di Lora Vidic per le madri con i sintomi di una depressione da sfinimento: «Quando ci si accorge che qualcosa non funziona bisogna innanzitutto parlarne apertamente con il partner o con il medico» Informazioni sul sito www.pdgr.ch Lora Vidic dal 2006 è caporeparto alla clinica Beverin a Cazis. Christine Holzfeind, direttrice del reparto Cura patologie psichiatriche acute e Riabilitazione pazienti trovano da noi un clima accogliente, che le mette a proprio agio. Si muovono liberamente e in modo indipendente, partecipano individualmente a terapie di gruppo e per singoli, si occupano dei loro figli in maniera molto autonoma a seconda delle loro condizioni di salute o li danno in custodia ai nostri collaboratori.» «Le depressioni da sfinimento e i disturbi postnatali delle mamme si possono curare bene» – conferma Lora Vidic, caporeparto. «L’importante è che le mamme vengano curate il più presto possibile.» Ogni donna può essere colpita, tanto la manager quanto la commessa o l’impiegata con contratto collettivo. Un importante punto d’incontro del reparto Salvorta è un grosso tavolo. Qui si mangia insieme o semplicemente si fanno quattro chiacchiere. Intorno alla stanza del tavolo sono disposti gli spazi adibiti alla terapia e le camere dei pazienti. L’atmosfera sembra serena, anche se qui sono temporaneamente in cura mamme con la depressione da sfinimento. COME SI MANIFESTA UNA DEPRESSIONE? LE CAUSE Le cause di questa malattia sono varie. «Non soltanto le donne ansiose, insicure o sensibili sviluppano, dopo la nascita del loro bambino, una reazione alla nuova situazione; anche donne perfettamente sane possono sviluppare depressioni per via di compromesse condizioni ormonali o anche sociali o familiari» – spiega Lora Vidic, da quattro anni caporeparto presso il PDGR. «Probabilmente si è trattato semplicemente di un parto difficile oppure la mamma si sente sovraffaticata dal bambino che strilla.» «Le donne sono spesso stanche, senza stimoli, hanno eventualmente disturbi di memoria e di concentrazione o fanno semplicemente fatica a gestire la casa. Per questo motivo alcune sviluppano sensi di colpa e dubitano di se stesse. Molte si vergognano della loro condizione. In realtà non ce n’è motivo, perché le depressioni da sfinimento e i disturbi postnatali sono malattie ben curabili» – dice Lora Vidic. È lei a stabilire dopo un’anamnesi approfondita (diagnosi) il piano di cura, adattato ai bisogni individuali della paziente, all’interno di un programma che prevede trattamenti a base di farmaci, terapia del linguaggio, terapia del movimento, del disegno e fitoterapia. Sono previsti anche esercizi di rilassamento come i training di competenze sociali. «Ma facciamo attenzione che le nostri pazienti non vengano caricate eccessivamente.» Tra l’altro: il partner è sempre benvenuto, per le visite o anche per restare di notte. 9 2 giugno 2010 IL PDGR E LE CLINICHE BEVERIN E WALDHAUS: BUONI RISULTATI CON LA FITOTERAPIA Le cliniche Beverin e Waldhaus del Servizio psichiatrico dei Grigioni appartengono, nel campo della medicina complementare tra gli altri, alle cliniche più progressiste della Svizzera. Qui infatti, oltre alla terapia d’espressione e a quella cranio-sacrale, viene impiegata con successo anche la fitoterapia. I risultati parlano da soli: da quando in entrambe le cliniche psichiatriche del PDGR, Beverin e Waldhaus, a integrazione dei trattamenti farmacologici e terapeutici viene usata anche la fitoterapia, i pazienti si sentono presi ancora più sul serio. In accordo con il medico curante decidono a favore o contro la fitoterapia. «Oggi curiamo già più della metà dei nostri pazienti, parallelamente alla terapia farmacologica, con rimedi naturali» – dicono il caporeparto Michael Prapotnik ed 10 Eduard Felber, direttore del servizio sanitario. «E grazie a questi otteniamo buoni risultati, dimostrabili.» Nel 2007 la direzione del PDGR ha deciso di introdurre anche la fitoterapia in aggiunta ai trattamenti di medicina complementare già praticati con successo, come le tecniche di rilassamento o la terapia cranio-sacrale. Per il personale medico e sanitario sono stati organizzati corsi di forma- CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di malattie psichiche deve rivolgersi prima di tutto, quando è possibile, al medico di famiglia o prendere un appuntamento con un medico del PDGR. Informazioni sul sito www.pdgr.ch Il dottor Michael Prapotnik, caporeparto, ed Eduard Felber, direttore del servizio sanitario: «Con l’impiego della fitoterapia otteniamo buoni risultati. Noi vogliamo dare attenzione al malato psichico e considerarlo nella sua globalità.» zione in questo nuovo ambito della psichiatria. Come caporeparto Michael Prapotnik è ormai uno dei pochi medici psichiatri addirittura specializzati in fitoterapia. SENTIRE GLI ODORI E I SAPORI La medicina naturale viene utilizzata per la cura di molte malattie psichiatriche, tra le quali depressioni, stati di paura e di tensione o disturbi del sonno. Ma sembra che al PDGR alcune cose funzionino diversamente e in modo più progressista che altrove. «Noi consideriamo i nostri pazienti in senso globale e con grande attenzione e spieghiamo loro che aspetto hanno le piante, che odore e che sapore, come sono al tatto; raccontiamo anche come agiscono le piante e cosa possono provocare» – raccontano Prapotnik e Felber. Spesso la fitoterapia viene impiegata come completamento della cura a base di farmaci. «Ma abbiamo anche pazienti che dopo un certo periodo di tempo vengono curati esclusivamente con prodotti vegetali.» Poiché nel caso della fitoterapia non si tratta di un placebo, è molto importante armonizzare bene tra loro tutti i farmaci. tici possibili. «Oltre a questo, nella cura dei nostri pazienti andiamo sempre alla ricerca di soluzioni individuali» – spiega Michael Prapotnik. L’obiettivo è quello di ridurre i normali psicofarmaci a favore dei preparati fitoterapici e di ridurre in questo modo al minimo la dipendenza. «SIAMO APERTI» «Noi siamo aperti a nuovi concetti di terapia» dice Michael Prapotnik. Infatti al PDGR si occupano già di medicina ortomolecolare (che mira ad assicurare un’alimentazione con tutti i minerali, gli aminoacidi, le vitamine e i microelementi vitali). Attualmente un’esperta di medicina naturale sta conducendo un’indagine tra 60 pazienti che dovrebbe provare l’efficacia e l’utilità della medicina ortomolecolare. «Al momento facciamo parte delle cliniche più progressiste nel nuovo campo della medicina complementare alternativa» – assicurano Michael Prapotnik ed Eduard Felber. E hanno già in mente altri progetti nell’ambito della medicina complementare: forse l’impiego della medicina tradizionale cinese o anche promettenti terapie che si basano sull’impiego degli animali. Il futuro è già qui. Nelle cliniche Beverin e Waldhaus si acquistano esclusivamente preparati fitoterapici della qualità più alta, per ottenere i migliori risultati terapeu- 11 7 luglio 2010 QUANDO LA PAURA DIVENTA TROPPO POTENTE Molte persone, anche medici e celebrità, soffrono di disturbi della paura. Spesso le paure sono di natura incomprensibile, ma devono essere curate da specialisti, affinchè le persone colpite possano di nuovo andare per il mondo allegre e senza paura. Il PDGR è d’aiuto. N iki Lauda, Barbra Streisand, David Bowie, Johan Wolfgang von Goethe e anche Sigmund Freud – tutti loro hanno sofferto di disturbi della paura. «Le paure» dice il dottor G. Franco J. Arnold-Keller, psicoterapeuta e psicologo della riabilitazione presso il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) nella clinica Waldhaus a Coira «sono ampiamente diffuse.» Spesso esse salvaguardano gli uomini dal mettere a repentaglio la propria vita. Esse nascono di solito come reazioni ad avvenimenti e situazioni giudicati minacciosi, incerti e incontrollabili. Ma le reazioni di paura non sono determinate solo dalla biologia. Si formano anche nel contesto culturale, si imparano e si trasmettono nella società: «Un uomo non può avere paura» è una «tipica frase-dogma del passato» dice Arnold. «Se le paure aumentano eccessivamente al punto da ridurre la qualità della vita bisogna ricorrere a un aiuto specializzato.» PAURA DEI RAGNI, PAURA DI PERDERE IL LAVORO? Circa il 10% della popolazione svizzera soffre di disturbi della paura. Esistono molti tipi di paure. Alcuni hanno paura dei gatti, altri dei ragni. Altri ancora si intimoriscono a entrare in un determinato grande magazzino, subiscono attacchi di panico, hanno paura delle grosse concentrazioni di persone o temono di ammalarsi perché l’ambiente non è perfettamente igienico. Oggi molti hanno sempre più paura di perdere il lavoro e, con questo, anche il loro status sociale. «Se simili e altre grosse paure dominano la vita è importante fare rapidamente qualcosa contro di esse», 12 ricorda Franco Arnold. Lo psicologo specializzato ha già avuto in cura molti pazienti con disturbi della paura e in stretta collaborazione con loro ha elaborato delle strategie per risolvere i loro timori. REAZIONI Il motivo per cui le paure con il tempo arrivano a dominare la vita è spesso riconducibile a una condizione continua di stress e a carichi e pressioni insoliti. Può anche succedere che uno, da solo, finisca per concentrare tutti i propri pensieri solo sulle paure stesse e non più sulla vita nor- male. «Le persone con disturbi della paura mostrano dal punto di vista fisico, tra le altre cose, un’elevata frequenza respiratoria, palpitazioni e tensioni muscolari. Alcuni di conseguenza evitano le situazioni che scatenano la propria paura, altri impietriscono per lo spavento e altri ancora combattono contro le cause della paura» – spiega Franco Arnold. CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di malattie psichiche, anche disturbi della paura, deve rivolgersi prima di tutto, quando è possibile, al medico di famiglia Nelle cliniche del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) i pazienti che soffrono di disturbi della paura sono in buone mani. Qui personale specializzato si occupa delle persone e delle loro paure sia in formula day-hospital sia con il ricovero in clinica. Fanno parte del piano di cura tanto i trattamenti farmacologici quanto quelli psicoterapeutici, che vengono combinati con esercizi di rilassamento. Franco Arnold: «Quando si riescono ad apportare dei cambiamenti nel modo di pensare e di comportarsi spesso poi le paure scompaiono.» Il piano terapeutico viene adattato al singolo paziente e sempre stabilito insieme a lui. «Abbiamo bisogno di molto lavoro di motivazione e di capacità d’immedesimazione. E’ questa la base per trovare insieme le soluzioni per interagire con le o prendere un appuntamento con uno specialista del PDGR. Informazioni sul sito www.pdgr.ch «Le paure si possono curare in modo efficace.» Il dottor G. Franco J. Arnold-Keller, MBA, è psicoterapeuta, psicologo della carriera, del personale e della riabilitazione. Lavora presso il Servizio psichiatrico dei Grigioni nella clinica Waldhaus a Coira. paure.» E una volta che i pazienti hanno le paure sotto controllo si aprono di nuovo, per loro, strade ancora tutte da percorrere. Spesso cambia la situazione esistenziale e si vede con chiarezza che la vita senza paure pone tanti nuovi obiettivi da raggiungere. 13 4 agosto 2010 DEPRESSI, SENZA STIMOLI, TRISTI E SCORAGGIATI? LE DEPRESSIONI SI CURANO BENE Malattie croniche, sovraffaticamento da lavoro, difficili condizioni finanziarie o familiari, pesi interiori, ereditarietà: sono molti i fattori che possono provocare delle depressioni. Ma queste possono essere curate in modo efficace, come sanno gli specialisti del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). « Noi funzioniamo spesso come robot e non percepiamo più i nostri bisogni fisici e psichici. Prima o poi si arriva proprio a un crollo e allo sviluppo di una malattia depressiva» ricorda Manuela Brizzi, capo del progetto «Lega grigionese contro la depressione». All’inizio dell’anno 2010 il cantone Grigioni ha lanciato la «Lega grigionese contro la depressione» allo scopo di informare. «Purtroppo ancora oggi i malati depressivi vengono bollati. Per questo, sia attraverso il nostro sito web (www.bbgd.ch) sia attraverso i nostri eventi informativi, vogliamo divulgare più conoscenze sulle malattie depressive.» Una depressione può colpire chiunque: uno studente, un impiegato, un artigiano, un manager, un pensionato. Chiunque, per i motivi più diversi, può finire in un buco nero. Il buco nero ha un nome: depressione. Non è affatto una vergogna ricorrere a un aiuto professionale. «Al contrario. Quanto più velocemente si cura una depressione tanto migliori sono le possibilità di guarigione» – dice Manuela Barizzi. Il 15% della popolazione svizzera soffre di depressioni leggere e un altro 3% presenta addirittura sintomi di livello medio e grave. Riportando questi numeri alla realtà grigionese risulta che 28mila grigionesi soffrono di depressioni leggere e all’incirca 6mila di forme depressive di grado medio e grave. «Purtroppo solo una persona su quattro 14 con sintomi che vanno dal livello medio a quello alto comincia una cura specialistica» – dice Manuela Barizzi. «Quando c’è il sospetto di una depressione consigliamo ai malati e ai loro familiari CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di malattie psichiche, anche di disturbi della paura e depressioni, deve rivolgersi al medico di famiglia o prendere un appuntamento con uno specialista del PDGR. Informazioni sul sito www.pdgr.ch, tel. 058 225 25 25. Foto in alto. Manuela Barizzi, capo progetto «Lega grigionese contro la depressione», e Rahul Gupta, capo medico PDGR: le depressioni sono ben curabili. di recarsi subito dal medico di famiglia. Altri punti di riferimento per l’assistenza sono persone specializzate nel settore, guide spirituali o lßAssociazione Svizzera del Telefono Amico.» AUTOTEST DEPRESSIONE Non è sempre molto facile scoprire se si tratta «solo» di un malumore passeggero oppure di una depressione. Perciò specialisti del settore hanno sviluppato un autotest che può fornire un primo indizio. Le condizioni elencate di seguito possono essere sintomo di una malattia depressiva: se ci si sente spesso stanchi, abbattuti, se si avverte un’inquietudine interiore, se si è tristi, irritabili, si soffre di disturbi della paura, non si ha più desiderio sessuale. «Se condizioni fisiche o psichiche di questo tipo durano più di due settimane è importante confidarsi con del personale medico specializzato o con un terapeuta», spiega Raul Gupta, capo medico PDGR. A seconda del tipo e della gravità della depressione il medico di famiglia manderà il paziente da uno psichiatra o da uno psicoterapeuta. «Sono possibili sia cure ambulatoriali che ospedaliere», dice Gupta. «Nessuno deve avere paura delle degenze in ospedale. Anche chi ha una malattia fisica va in ospedale, no…?» E: «Gli antidepressivi non rendono dipendenti né modificano la personalità. Poiché il metabolismo nel cervello è alterato, i farmaci, semplicemente, ristabiliscono l’equilibrio.» Se una depressione viene curata si risveglia la voglia di vivere. 15 1 settembre 2010 PRIMA E DOPO LA DIAGNOSI DI SCHIZOFRENIA – E ORA? Una cosa è certa: nessuno è colpevole. Né il paziente né i familiari. Poiché chiunque può ammalarsi di schizofrenia. Le cure e le possibilità di guarigione di oggi sono buone. A offrire aiuto c’è il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). « Quanto più velocemente, in presenza di sintomi di schizofrenia, si cerca un aiuto specialistico, tanto più efficaci sono le terapie prescritte individualmente e tanto maggiori le possibilità di una guarigione completa.» Markus Büntner, co-primario e direttore del reparto di Psichiatria geriatrica del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR), parla in nome di un’esperienza pluriennale. «Da un quarto a un terzo degli episodi di schizofrenia guariscono spontaneamente. Ma anche i decorsi difficili spesso hanno un miglioramento se si svolge una terapia costante» dice Büntner. 16 La percezione dei malati di schizofrenia è spesso distorta. PERCHÉ CI SI AMMALA? Il motivo per cui uno si ammali di schizofrenia non è stato ancora, così come in passato, investigato a fondo. Le persone che si ammalano sono più vulnerabili a carichi fisici, psichici e sociali. Anche il consumo di cannabis può aumentare il rischio di ammalarsi. Nei casi più frequenti la malattia comincia tra i 18 e i 35 anni con l’apice di massima frequenza a 24 anni per gli uomini e a 28 per le donne. «Ma la malattia può colpire chiunque.» Spesso una schizofrenia comincia in modo impercettibile. Il fatto che una persona reagisca in CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di malattie psichiche e schizofreniche o di depressioni deve rivolgersi al medico di famiglia o prendere un appuntamento con uno specialista del PDGR. Informazioni sul sito www.pdgr.ch, tel. 058 225 25 25 CENTRO D’ASSISTENZA VASK Un importante centro d’assistenza è anche la VASK, l’Associazione dei familiari di malati psichici e schizofrenici, www.vaskgr.ch Il dottor Markus Bünter, co-primario e direttore del reparto di psichiatria geriatrica presso il PDGR, e Romy Lachmann, direttrice del reparto di riabilitazione C 22 nella clinica Waldhaus, aiutano e assistono i malati di schizofrenia sia ambulatoriali che ricoverati in clinica. modo molto sensibile a pesi interiori ed esteriori o che sia più vulnerabile degli altri può essere un sintomo. Anche il fatto di fare sempre più fatica ad alzarsi la mattina o un calo di prestazioni possono indicare l’inizio della malattia» – dice Romy ­Lachmann, direttrice del reparto di Riabilitazione C 22 presso il PDGR della clinica Waldhaus a ­Coira. In altri casi si modifica la percezione stessa dei malati. Le persone colpite da schizofrenia sentono, vedono, avvertono odori e sapori che per gli altri non sono percettibili. Alcuni credono che le altre persone possano percepire i loro pensieri più intimi. Allo stesso modo si può modificare la vita emotiva. «Spesso i primi sintomi non appaiono in modo evidente e perciò molte volte è difficile riconoscere la schizofrenia», dice Büntner. Presso il PDGR è a disposizione del pubblico una lista (che si può anche ordinare) dei segni che devono mettere in preallarme. IN CLINICA «Da noi non è molto diverso dall’ospedale. Nello stadio acuto, quando una persona è molto pericolosa per sé o per gli altri, viene ricoverata, proprio come in ospedale, nel reparto intensivo ossia d’emergenza, e qui viene curata per un breve periodo di tempo, in modo intensivo, con i medicinali. Successivamente e in tutti i casi non così acuti i malati ricevono terapie individuali nei reparti aperti» – spiegano Markus Bünter e Romy Lachmann. Le cure si basano su tre pilastri: i medicinali (neurolettici), le psicoterapie e l’assistenza sociale. L’obiettivo è quello di raggiungere una qualità della vita individuale il migliore possibile. Molti successivamente sono in grado di riprendere la loro professione. Nelle cliniche Waldhaus e Beverin la giornata è strutturata in modo molto vario: si va dalla terapia di disegno e di rilassamento all’attività motoria e allo sport, passando per il giardinaggio e altre possibilità di occupazione e di conversazione. Di sera i pazienti possono organizzare in prima persona il loro tempo libero con giochi di società, tv, letture o passeggiate. Possono anche intrattenersi a chiacchierare con gli altri pazienti, usare la sala fitness o andare al bar dei pazienti. «Sappiamo che il termine schizofrenia ha una connotazione fortemente negativa. Purtroppo i pregiudizi perdurano ostinatamente e anche per questo i malati di schizofrenia vengono stigmatizzati», si rammaricano Markus Büntner e Romy Lach­mann, che in modo altrettanto ostinato cercano di lottare contro tutto questo. Ma per il momento la loro battaglia è ancora contro i mulini a vento. 17 13 ottobre 2010 MALATI DI MENTE – IN CURA PSICHIATRICA INVECE CHE IN CARCERE Accanto al suo tradizionale, ampio spettro di cure, il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre anche terapie rivolte a persone che hanno commesso un crimine e soffrono di una malattia psichiatrica. L’obiettivo è reinserire queste persone nella società. « Il nostro obiettivo principale è quello di inserire di nuovo nella società, senza che sussista un rilevante rischio di recidiva, persone che hanno commesso un crimine e che sono affette da patologie psichiatriche.», dice Mathias Betz, caporeparto nella clinica Beveris a Cazis. Qui vengono sottoposti a terapia i criminali che dopo 18 un esame psichiatrico sono stati classificati dal tribunale come non imputabili o solo parzialmente. Invece che in carcere vanno in uno dei quattro ospedali psichiatrici giudiziari della Svizzera o nei centri di cura per un’intensiva terapia psichiatrica. Un reparto apposito si trova nella clinica Beverin a Cazis e viene gestito dal PDGR. Il malato psichico che commette un reato non va dietro le sbarre ma nella clinica Beverin, a Cazis, per una terapia efficace. RISCHIO DI VIOLENZA «SOT TO CONTROLLO» «Noi abbiamo in cura soprattutto criminali con disturbi della personalità e con sindromi schizofreniche, così come quelli che, in più, hanno problemi di alcolismo e di droga» spiega Mathias Betz. Per i medici curanti e per il personale sanitario il rapporto con i criminali è il pane quotidiano. E non hanno alcuna paura di essere aggrediti in prima persona. «Tuteliamo noi stessi e il nostro ambiente e ci accorgiamo velocemente quando la situazione sta per diventare davvero pericolosa» nota Sepp Weber, assistente sanitario specializzato, che dissipa così, immediatamente, ogni eventuale dubbio. «Io abito a Cazis e so che la popolazione locale ha molta fiducia nel nostro compito e non si preoccupa per il possibile aumento del rischio di violenza.» Il dottor Mathias Betz, caporeparto, e Sepp Weber, assistente sanitario specializzato: «Chi ha commesso un reato riceve nella nostra clinica intensive cure psichiatriche.» CENTRO D’ASSISTENZA PDGR, VASK O EQULIBRIUM Chi soffre di disturbi psichiatrici e commette un reato non finisce in carcere ma viene ricoverato, dopo un’adeguata perizia, in una clinica specializzata. Qui hanno luogo cure intensive che durano NIENTE PAZIENTI «ALTAMENTE CRITICI» «Già nel primo stadio riconosciamo il tipo di cura di cui ha bisogno il paziente», aggiunge Mathias Betz. «Con le giuste cure a base di farmaci e di terapie non appianiamo solo i possibili conflitti. L’intera cura è infatti strutturata in modo da permettere ai pazienti, una volta guariti, di essere di nuovo inseriti nella società. Ma qui non accogliamo pazienti altamente critici, che vengono invece curati in istituti specifici ad alta sicurezza.» In Svizzera ci sono troppo pochi posti di cura per i pazienti che hanno commesso un crimine. Per questo motivo il tempo medio di attesa (in carcere) per ricevere un posto in clinica è di almeno un anno. Il reparto Nova nella clinica Beverin dispone di 13 posti di cura e di due posti dedicati alla fase acuta della malattia (a partire dal 2011 ci saranno 14 letti in più nel reparto Selva). Ma il numero di criminali con problemi psichiatrici è in crescita costante. Di questo fenomeno sono probabimente responsabili – è il giudizio di Mathias Betz – la velocità con cui, per lo più, i tribunali riconoscono le problematiche e l’altrettanta, crescente rapidità con cui si procede alla denuncia. «Noi lavoriamo duramente con i pazienti. Loro devono modificare il loro modo di pensare e i diversi anni. Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di malattie psichiche e schizofreniche o di depressioni deve rivolgersi al medico di famiglia o prendere un appuntamento con uno specialista del PDGR. Informazioni sul sito www.pdgr.ch, tel. 058 225 25 25 (Hotline 24 ore su 24). Importanti centri d’assistenza sono anche la VASK, l’Associazione dei familiari di malati psichici/schizofrenici, www.vaskgr.ch, e l’Associazione per combattere la depressione, www.depressionen.ch. loro comportamenti, rivedere i propri problemi e riconoscere i propri reati per non ricadere nuovamente in fallo. E questo», sostengono Betz e Weber, «è tutt’altro che semplice per i pazienti e assolutamente non paragonabile a un comodo ‹soggiorno in hotel›, come si continua ancora, erroneamente, a raccontare.» Inoltre, il periodo di cura di questo tipo di pazienti dura in media dai tre ai tre anni e mezzo. Dopo questo arco di tempo i pazienti continuano a essere osservati e seguiti con attenzione nel loro ambiente privato. «Nella maggior parte dei casi si tratta di storie di successo. Questo dimostra che il nostro lavoro e le nostre terapie sono efficaci» si rallegra ­Mathias Betz. 19 3 novembre 2010 L’ALCOL – UN NEMICO TRAVESTITO DA AMICO Persone con dipendenza dall’alcol si trovano in ogni ceto sociale. Ma nessuno diventa alcolizzato per una mancanza di forza di carattere. Spesso la dipendenza è una conseguenza di difficoltà personali o professionali. Assistenza e comprensione nel campo offre il Centro dipendenze Danis del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR), nella clinica Beverin. Una terapia permette agli alcolizzati di scoprire un nuovo modo di vedere le cose e una nuova qualità della vita. P overi, ricchi, donne, uomini, giovani o vecchi – la dipendenza dall’alcol non conosce barriere sociali. Corrono il rischio di dipendenza soprattutto persone che hanno poca o nulla fiducia in se stesse e pensano che l’alcol le aiuti a diventare più sicure e coraggiose. «Una conclusione sbagliata» ricorda Claudio Blumenthal, 20 che da 25 anni è, con anima e corpo, il direttore organizzativo del Centro dipendenze Danis della clinica Beverin a Cazis. «Noi assistiamo i nostri pazienti in senso globale (medico e psicoterapeutico) durante la disintossicazione di circa una settimana e la terapia colle- gata, che dura in media dalle sei alle otto settimane» – dice Birgit Reimann Meisser, psicologa e psicoterapeuta al Centro dipendenze Danis del PDGR. Entrambi gli specialisti hanno molta comprensione per i loro pazienti e sanno benissimo quanto sia arduo per loro cambiare il proprio comportamento e imparare ad affrontare situazioni difficili senza fare ricorso all’alcol. ABBANDONARE I VECCHI RITUALI «Come posso vivere senza i rituali avuti sinora? Come sono io senza l’alcol? Come mi sento?» Sono queste, spiegano i due esperti, le esperienze fondamentali che le persone con dipendenza dall’alcol fanno durante la terapia. I due accompagnano i pazienti, con professionalità e con grande capacità di immedesimazione, durante la fase di disintossicazione e poi lungo tutto il percorso terapeutico. «Durante la terapia i nostri pazienti riconoscono da soli le condizioni della loro vita che non li soddisfacevano e in questo modo scoprono i motivi della loro fuga nell’alcol. Noi mostriamo loro come prendere nuove abitudini e scoprire una qualità della vita completamente nuova.» Hanno molta esperienza con gli alcolizzati e grande comprensione per la sofferenza Claudio Blumenthal, direttore organizzativo del Centro dipendenze Danis, e Birgit Reimann Meisser, psicologa e psicoterapeuta. CENTRO D’ASSISTENZA PDGR L’alcol non risolve nessun problema, come sanno gli specialisti del Servizio psichiatrico dei Grigioni e gli alcolisti che hanno trovato aiuto nel Centro dipendenze Danis della clinica Beverin. Spesso i datori di lavoro offrono ai loro collaboratori con problemi di alcolismo la possibilità, dopo la terapia di disintossicazione, di tornare al loro posto di lavoro. Importante è anche il coinvolgimento del partner e/o dei genitori nel processo di cura. Ai familiari sono dedicate le serate informative Nel centro terapeutico Danis lavora una squadra composta da sette persone che non hanno mai il dito puntato. «Siamo in grado di aiutare il paziente solo se quest’ultimo capisce quali processi sono avvenuti fino a quel momento nel suo pensiero e nelle sue azioni. Questa è la chiave per cambiare e guarire», dice Claudio Blumenthal. organizzate nel Centro dipendenze Danis. Qui tra le altre cose si scopre che non si tratta di assegnare colpe ma di toglierle. Offrono aiuto: il PDGR con i suoi centri d’assistenza ambulatoriali regionali e con il Centro dipendenze Danis, tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch; la Blaue Kreuz, tel. 081 252 43 37, www.blaueskreuz.gr.ch, gli AA, Alcolisti ­Anonimi, Hotline 0848 848 885, www.anonyme-alkoholiker.ch. DAY HOSPITAL O DEGENZA? Una terapia di disintossicazione a casa, in accordo e con l’assistenza del medico di famiglia, è possibile, anche se difficile. Più facili sono infatti le cure nella clinica Beverin, dove è garantita una costante assistenza medica e psicoterapeutica. Alla fase di disintossicazione segue la terapia vera e propria che si svolge in formula day hospital o con degenza in clinica. Il paziente che resta in clinica stipula con i suoi medici e terapeuti una sorta di «contratto d’astinenza», in cui promette press’a poco di non bere alcol, di non assumere droghe e anche di condividere gli obiettivi della cura. Le ricadute sono possibili, spiegano Blumenthal e Reimann Meisser. «Ma una ricaduta è sempre una nuova possibilità di capire ancora meglio se stessi. Non abbiamo mica pulsanti sul corpo che basta semplicemente programmare! E quindi vediamo una ricaduta sempre come una crescita e mai come la fine del mondo…Chi con il nostro aiuto trova il coraggio di abbandonare l’alcol come suo presunto amico trova anche la chiave per capire se stesso e avere una vita migliore.» 21 1 dicembre 2010 DEPRESSIONE SENILE – TERAPIE EFFICACI E…UN GATTO Molte persone tra i 55 e i 90 anni soffrono di sindrome depressiva. La maggior parte di loro va dal medico per via di disturbi fisici, che però sono spesso la spia di problemi psichici. In casi come questi si è in buone mani al reparto di psicoterapia «55+ Cresta» nella clinica Beverin a Cazis. N on lontano dall’orticello di erbe aromatiche e medicinali, Junis se ne sta sdraiato pigramente su una sedia da giardino nella terrazza del reparto «55+ Cresta». Il gatto bianco e nero, che già da anni si è scelto il reparto di psicoterapia come suo luogo di benessere, è ben tollerato dai pazienti e dalle pazienti, che lo viziano con numerose sessioni di carezze. Il micio, che qui probabilmente ha trovato la sua ragione di vita, continua ad aiutare le «sue» persone nel processo di guarigione. «Spesso la depressione senile non viene affatto percepita come tale», dicono il medico specializzato in psichiatria e psicoterapia Claudia Böttner 22 e il direttore del reparto Josef Sadiku. Sono loro a curare e ad assistere nel reparto «55+ Cresta» del PDGR (Servizio psichiatrico dei Grigioni) le persone nella loro seconda metà della vita che accusano crisi specifiche dell’età o soffrono di sindromi depressive. Le persone anziane, infatti, devono combattere con i sintomi della depressione più spesso di quelle giovani. MOLTEPLICI CAUSE Tra i fattori scatenanti ci sono spesso problemi di carattere sociale, come la mancanza di contatti, la morte del partner, la perdita del posto di lavoro, Molti soffrono di depressione senile. Durante una psicoterapia nel reparto «55+ Cresta» si riascquista il coraggio di vivere e spesso si stringono nuove amicizie durante le occasioni di gioco e di divertimento. CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di malattie psichiche, anche di depressioni senili, deve rivolgersi prima di tutto, quando è possibile, al medico di famiglia o prendere un appuntamento con uno specialista del PDGR, tel. 058 225 25 25, informazioni su www.pdgr.ch Claudia Böttcher, medico specializzato in psichiatria e psicoterapia, e Josef Sadiku, direttore del reparto, assistono i pazienti con grande capacità di immedesimazione nella loro situazione. il processo d’invecchiamento o anche un settore del cervello organico che si sta modificando. Piuttosto spesso persino la mancanza di sostanze nutritive può condurre alla depressione. «Le persone anziane non vogliono essere un peso per nessuno, non chiedono aiuto e, in numero sempre maggiore, si ritirano in isolamento», spiega Claudia Böttcher. «Le conseguenze sono le malattie depressive, che possono anche associarsi a pensieri suicidi. A partire dai 55 anni – è stato dimostrato – il tasso di suicidi cresce fortemente.» Non tutti i medici che visitano le persone anziane analizzano criticamente i disturbi fisici dei loro pazienti. Alcune cadute dalla scala si rivelano, a uno sguardo più da vicino, un grido d’aiuto. TERAPIE PER ANZIANI Quando ci si accorge che la voglia di vivere diminuisce è il momento giusto per parlarne con i familiari e con il medico di famiglia o per fissare un appuntamento da uno psicoterapeuta o direttamente al PDGR. Questi centri specializzati offrono aiuto psicoterapeutico mirato per le persone anziane. Nel reparto «55+ Cresta» della clinica Beverin a Cazis le terapie sono ben armonizzate tra loro. Nel programma terapeutico ci sono training mnemonici e sensoriali così come terapie della musica, del disegno e del linguaggio, esercizi di meditazione e di rilassamento. Ad accompagnare i pazienti ci pensa un team esperto, che lavora in modo interdisciplinare e si contraddistingue per la grande capacità di immedesimazione. Al termine della terapia i pazienti continuano a essere seguiti in ambulatorio attraverso incontri e appuntamenti. Molti partecipano anche volentieri all’incontro annuale degli ex pazienti del reparto «55+ Cresta». Su richiesta i familiari vengono inclusi nella terapia. I pazienti trascorrono i fine settimana per lo più a casa. E dopo la terapia, che dura dalle tre alle sei settimane, spesso la depressione senile non è che un lontano ricordo… 23 26 gennaio 2011 PAZIENTI BORDERLINE: «TIENIMI FERMO MA NON MI TOCCARE» Molte persone con un disturbo borderline di personalità sono sensibili, intelligenti e disciplinate. Eppure soffrono di paure, di crisi, di altalene di sentimenti, del loro «essere diversi». Si può trovare aiuto nella clinica diurna Waldhaus a Coira. « I pazienti borderline possono vivere bene con i loro disturbi di personalità, devono solo sapere come», dice Rahul Gupta, medico capo del reparto di Psichiatria specialistica del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Il «come» i pazienti con un «disturbo di personalità emotivamente instabile», come si definisce nel linguaggio scientifico il disturbo «borderline» (linea di confine), lo imparano durante una terapia, per lo più di carattere ambulatoriale, nella clinica Waldhaus a Coira. Spesso a essere colpite sono giovani donne tra 24 i 16 e i 25 anni. La loro vita è un’altalena di sentimenti. «Il motore è surriscaldato o sovraraffreddato»: sintetizzano così l’esperienza-borderline Rahul Gupta e Werner Guler, direttore del reparto di Psichiatria specialistica nella clinica diurna di psicoterapia Waldhaus. Chi è colpito da questo disturbo è in grado di distinguere soltanto tra «buono e cattivo» e tra «bianco e nero». «La vita quotidiana dei pazienti è caratterizzata da crisi, da conflitti relazionali, dalla paura dell’abbandono, da difficoltà sociali e talvolta anche da CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di disturbi di personalità emotivamente instabile (borderline) o di altre malattie psichiche deve rivolgersi prima di tutto, quando è possibile, al medico di famiglia o prendere un appuntamento con uno specialista del PDGR. Tel. 058 225 25 25, clinica diurna di psicoterapia a Coira: 058 225 23 15, informazioni su www.pdgr.ch, informazioni sui disturbi di personalità borderline: www.borderline.ch, www.borderline-selbsthilfe.ch. Il dottor Rahul Gupta, medico capo, e Werner Guler, direttore di reparto nella clinica diurna di psicoterapia Waldhaus a Coira: «Ai pazienti borderline offriamo aiuto per imparare ad autoaiutarsi». comportamenti autodistruttivi come l’abuso di droghe e alcol, da attacchi di fame, da desiderio cronico di suicidio o azioni di autolesionismo.» Ma dietro questi effetti e dietro le tipiche contraddizioni interiori come «ti odio, non mi lasciare», «tienimi fermo ma non mi toccare» si cela in realtà qualcos’altro. LE CAUSE La psichiatria fa risalire il disturbo borderline, in molti casi, a disturbi della prima infanzia. Elementi scatenanti possono essere esperienze traumatiche come un abuso sessuale, una violenza fisica o la trascuratezza emotiva. Ma solo a distanza di anni il disturbo di personalità emotivamente instabile diventa evidente. Nel periodo precedente i bambini hanno infatti imparato a distaccarsi dagli avvenimenti che li opprimono. Strategie di sopravvivenza di questo tipo sfociano spesso, in un secondo momento, in disturbi borderline, che si accompagnano di frequente ad altre malattie psichiche. LA TERAPIA – UN AIUTO PER L’AUTOAIUTO Nella clinica Waldhaus di Coira i problemi si discutono con i pazienti. «Lo facciamo in primo luogo nell’ambito della terapia comportamentale e offriamo aiuto per imparare ad aiutarsi da soli» spiegano Rahul Gupta e Werner Guler, professionisti nel campo con una lunga esperienza alle spalle. Al momento sono in cura da loro otto giovani donne, che attraverso training di gruppo e individuali imparano a migliorare il modo di affrontare le proprie tensioni interiori, i sentimenti e lo stress. Nel processo terapeutico ricoprono un ruolo di grande importanza anche i peperoncini piccanti. «Perché chi addenta un pezzetto di peperoncino sperimenta una sensazione (voluta) di pizzicore doloroso. In questa maniera focalizziamo l’attenzione sulle sensazioni, sui sapori e sugli odori invece che sui comportamenti autodistruttivi.» Il piano terapeutico si basa su cinque pilastri: attenzione, resistenza allo stress, rapporto con i sentimenti, capacità di relazioni interpersonali (competenze sociali) e ricostruzione della fiducia in se stessi e dell’autostima. «Pretendiamo molto dai nostri pazienti; ci aspettiamo che collaborino, che non compiano azioni autolesionistiche e acconsentano a percorrere nuove strade sotto una guida amorevole.» Una terapia dura all’incirca sei mesi, a volte un po’ di meno, a volte un po’ più a lungo. L’obiettivo è quello di mettere le persone con disturbi borderline in condizione di gestire la vita in prima persona. 25 23 febbraio 2011 NUOVA GIOIA DI VIVERE ANCHE CON L’ACUFENE Tintinnii, fruscii, sibili o fischi all’interno dell’orecchio: in questi casi la diagnosi, di regola, parla di acufene (in latino o inglese tinnitus). I rumori nell’orecchio sono continui, in parte molto opprimenti. Dal 2006 i pazienti con acufene vengono curati nella prima clinica svizzera specializzata in questo disturbo. Chi impara a farsi passare davanti il pensiero dell’acufene come una nuovola passeggera in cielo ha definitivamente trovato una nuova qualità della vita. « È come se accanto a me ci fosse sempre una sega circolare in funzione o il motore di un’auto che scoppietta. È rumoroso. Fastidioso. Continuo, senza pausa. C’è da disperarsi.» Que- 26 ste e altre sensazioni vengono raccontate da chi soffre di acufene. I pazienti che vengono ricoverati nella clinica di acufene, annessa alla clinica Waldhaus di Coira del Servizio psichiatrico dei Gri- gioni (PDGR), hanno un’acufene molto grave e un lungo periodo di sofferenza alle spalle. L’acufene può anche essere accompagnata da iperacuità uditiva (ipersensibilità ai rumori). Le cause sono molteplici e spesso a essere colpite da acufene sono persone affidabili, estremamente efficienti e produttive. «Attraverso terapie diverse e tecniche mirate i nostri pazienti imparano a trattare la propria malattia e a conquistare una migliore qualità della vita», dice Tatiana Miusskaya Fehr, caporeparto nella clinica di acufene del PDGR a Coira. Poiché l’acufene cronica con il suo fardello di sofferenza è una malattia psicosomatica, il principio di cura risiede nella terapia cognitivo-comportamentale (modi di vedere, pensieri, valutazioni, convinzioni). La vita quotidiana dei malati di acufene è pesantemente danneggiata da problemi di concentrazione e disturbi del sonno, dall’abbandono della vita sociale, da paure e depressioni. La dottoressa Tatiana Miusskaya Fehr, caporeparto Psicoterapia e clinica di acufene a Coira, e Karoline Julien, direttrice del reparto di psicoterapia e della clinica di acufene: da noi chi soffre di acufene ritrova una nuova qualità della vita. CENTRO D’ASSISTENZA PDGR/CLINICA DI ACUFENE La prima clinica svizzera di acufene è stata fondata nel 2006. È annessa alla clinica Waldhaus. Qui vengono accettati pazienti gravi ALLENARE L’AT TENZIONE E I SENSI Il caporeparto Tatiana Miusskaya Fehr e Karoline Julien, direttrice del reparto di psicoterapia e della clinica di acufene, si basano su terapie multimodali che prevedono la combinazione di esercizi per superare il disturbo uditivo con training basati sulla musica, sul rilassamento e sul biofeedback. Poiché tra le cause dell’acufene rientra spesso anche lo stress lavorativo e della vita di tutti i giorni, i pazienti praticano esercizi di rilassamento (secondo i princìpi di Jacobsen), allenano la capacità di attenzione e imparano a percepire di nuovo, in modo cosciente, i propri sensi. Se necessario, si abbinano alle terapie farmaci e rimedi della medicina complementare. «Per i pazienti è importante poter mobilitare in ogni attività la propria forza vitale di autoguarigione», dice Karoline Julien. Per le cure i pazienti restano in clinica dalle quattro alle sei settimane. Le giornate sono strutturate secondo i programmi terapeutici. Nel tempo libero i pazienti fanno camminate insieme, giri in bicicletta o altre attività. Nel fine settimana tornano a casa con la loro acufene ma anche con le conoscenze necessarie per affrontarla. e gravissimi, cioè con una grande sofferenza e spesso con malattie correlate. Obiettivo della cura di acufene è l’alleviamento della sofferenza dei pazienti. Durante le terapie multimodali i pazienti imparano a convivere meglio con la loro acufene. La domanda di posti letto in clinica per sottoporsi alle terapie è forte. Per questo la clinica di acufene di Coira dovrà forse essere ingrandita. Al momento si possono curare dalle 50 alle 60 persone all’anno. Informazioni su www.tinnitusklinik.ch, www.pdgr.ch, tel. 058 225 25 25. La lega svizzera acufene è l’organizzazione di auto-aiuto per le persone colpite dall’acufene in Svizzera: www.tinnitus-liga.ch, segretariato STL Ziegelgut 18, 7206 Igis, tel. 081 330 85 51. «Spesso non possiamo far scomparire l’acufene. Ma alleviamo la sofferenza dei pazienti, li facciamo diventare esperti della loro malattia e diamo loro gli strumenti per affrontarla nella vita di ogni giorno», assicurano Tatiana Miusskaya Fehr e Karoline Julien. Dopo la terapia in clinica la sofferenza è minore, il rumore nell’orecchio non conta più così tanto, si avverte di nuovo il terreno sotto i piedi e rifioriscono coraggio e gioia di vivere. 27 23 marzo 2011 CLINICA DELLA MEMORIA – NIENTE PAURA DELLA DEMENZA Demenza: la diagnosi precipita spesso i malati e i loro familiari nella paura e nel terrore. Nella clinica della memoria del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) a Coira conoscono le sensazioni, sanno come comportarsi in questi casi e hanno le terapie giuste. N ella clinica della memoria (clinica diurna di psichiatria geriatrica a Coira) i pazienti trovano comprensione, terapie (training della memoria, terapie di attivazione, della percezione e del movimento) e assistenza specializzata. Nelle stanze per il riposo si trovano i letti per il pisolino pomeridiano, nelle stanze di soggiorno fanno capolino dalle pareti foto colorate, sul tavolo ci sono pezzi di puzzle e matite da disegno. Di quando in quando in cucina i pazienti preparano insieme il pranzo per tutti. A volte c’è proprio una grande allegria. In ogni caso nessuno si immagina una clinica in questo modo. Ma alla clinica della memoria del PDGR sanno per esperienza che cosa fa bene ai pazienti con demenza. Accanto ai farmaci specifici per le malattie di Alzheimer dal grado leggero fino a quello medio-grave, che servono a man- 28 tenere più a lungo il lavoro del cervello, sono utili anche un regolare training della memoria e l’esercizio fisico. Nella definizione di demenza rientrano oltre 50 malattie. In tutte, anche nell’Alzheimer, compaiono perdite del patrimonio di ricordi e altri disturbi della capacità cerebrale, accompagnati spesso da problemi psichici e fisici e da disturbi del comportamento. Visite mediche e test permettono una diagnosi precoce. «Per i malati si tratta di una chance importante, perché in questo stadio possono ancora regolare bene da soli le proprie faccende personali» spiegano Birgit Walser e Christian Koch. I due però sono anche consapevoli del fatto che la diagnosi di demenza provoca paura e tristezza. «E alcuni, dopo, sono semplicemente contenti di sapere cosa succede loro.» Oltre alle forme più frequenti di demenza, come il morbo di Alzheimer, c’è una serie di cause della demenza ben curabili che, con la terapia adeguata, portano a un miglioramento o anche a una scomparsa dei disturbi della memoria. PROCESSO DI ACCERTAMENTO DELLA DEMENZA L’accertamento della demenza avviene in ambulatorio nel giro di due giorni e mezzo. Il primo giorno nella clinica della memoria è dedicato alla verifica della capacità mnemonica e di concentrazione. Si accertano anche i problemi del momento e viene ripercorsa la storia della malattia. La visita neurologica e un Imaging a risonanza magnetica (testa) hanno luogo il secondo giorno. Due settimane più tardi medico e paziente si incontrano per un colloquio diagnostico. In quest’occasione si spiegano e si discutono i risultati dell’accertamento, la diagnosi e le possibili terapie. Il medico di famiglia viene informato con una relazione dettagliata. Christian Koch, medico capo di Psichiatria geriatrica e direttore della Clinica della memoria, e Birgit Walser, direttrice della clinica diurna di Psichiatria geriatrica: le persone diventano sempre più anziane, perciò cresce notevolmente anche il numero dei malati di demenza. CONSIGLI PER I FAMILIARI - Cercare di mantenere le abitudini (le azioni di routine danno sicurezza). - Non avere pretese eccessive. AIUTO PER I FAMILIARI Nonostante oggi si ammalino di demenza anche persone giovani, «il più grosso fattore di rischio per la malattia è costituito dall’età», nota Christian Koch. Nei Grigioni soffrono di demenza circa 2700 persone. «Purtroppo», si rammarica Birgit Walser, «ancora troppo pochi familiari decidono di richiedere aiuto. Eppure nessuno è in grado di offrire un’assistenza continuativa per 24 ore. Bisogna assolutamente chiedere aiuto all’Associazione - Mantenere una comunicazione sincera con i propri familiari. Parlare forte e in modo chiaro. Usare frasi brevi. Non dare troppe informazioni alla volta. - Utilizzare espedienti mnemonici (come mettere cartelli nelle stanze, etichette sugli armadi, appendere foto). - Comportamento in caso di aggressioni e violenza: cercare di rimanere calmi. Spostare l’attenzione su un’attività tranquillizzante. - Confusione temporale: non cercare di dissuadere il proprio familiare malato dalle cose che vede o sente. Andare a prenderlo nella sua «finestra temporale». - Prendersi assolutamente anche tempo per se stessi. CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Per i primi accertamenti c’è il medico di famiglia. Altri punti di riferimento sono: il Servizio psichiatrico dei Grigioni, clinica Waldhaus la Clinica della memoria/ clinica diurna di Psichiatria geriatrica, Loëstrasse 220, 7000 Coira, tel. 058 225 25 25. Informazioni su www.pdgr.ch. Dal novembre 2010 il PDGR offre accertamenti per la diagnosi di demenza anche a St. Moritz, in Engadina. svizzera Alzheimer, sezione grigionese, a Coira, alla Pro Senectute, allo Spitex o ad altre organizzazioni che esistono per questo.» 29 27 aprile 2011 IN CURA PSICHIATRICA CONTRO IL DOLORE? Un dolore fisico che persiste da molto tempo si marca a fuoco nelle cellule nervose e nel cervello. Il dolore diventa involontariamente il centro dell’esistenza. Offre un grosso aiuto in situazioni del genere il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). A ffidarsi agli psichiatri in caso di malattie fisiche? Di primo acchito la domanda provoca stupore. Ma appunto nel caso di disturbi del dolore sarebbe proprio il Servizio psichiatrico dei Grigioni l’ente di assistenza a cui rivolgersi dopo la visita dal medico di famiglia o da uno specialista. Il dolore acuto è sempre un segnale d’allarme. Quando il dolore perdura per molto tempo e non viene curato può diventare cronico. Attraverso le cellule nervose il dolore viene trasmesso al cervello, che può salvare nella memoria i continui messaggi di sofferenza. Un’azione fatale per i malati, che spesso vanno di medico in medico, invano, perché allo stadio cronico i medici non possono (più) localizzare le cause del dolore. NON ASPET TARE TROPPO A LUNGO «Poiché spesso i pazienti aspettano troppo a lungo per farsi fare una diagnosi del loro dolore, di frequente, purtroppo, arrivano in clinica solo dopo un lungo calvario», dice Rahul Gupta, medico capo di Psichiatria specialistica del PDGR. «Di norma i medici vanno dapprima alla ricerca di cause fisiche. Perciò per lungo tempo il disturbo del dolore non viene riconosciuto. Quando poi i pazienti arrivano in clinica da noi in un primo momento probabimente non capiscono affatto cosa abbia a che fare il loro dolore con una cura psichiatrica» aggiunge Peggy Guler-Stützer, medico capo del Servizio ambulatoriale e delle cliniche diurne del PDGR. E invece sono proprio questi disturbi del 30 dolore cronici, che spesso alla base hanno anche la mancanza di neurotrasmettitori nel cervello, a rientrare nell’ambito della psichiatria specialistica. I conflitti psicologici vengono infatti trasferiti spesso sul piano fisico e si manifestano sotto forma di dolore. «Lo stress, la mancanza di movimento e di riguardo nei propri confronti» ricordano Rahul Gupta e Peggy Guler-Stützer «possono rinforzare ulteriormente il dolore.» CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre ai pazienti con disturbo del dolore un aiuto efficace nella propria clinica diurna a Coira. Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch Il dottor Rahul Gupta e la dottoressa Peggy Guler-Stützer permettono ai pazienti con disturbo del dolore di raggiungere una migliore qualità della vita. SITUAZIONI PESANTI Chiunque – è l’opinione degli specialisti del PDGR Gupta e Guler – può sviluppare un disturbo del dolore. Nel novero delle fasce d’età più a rischio rientra quella delle persone occupate tra i 35 e i 55 anni. Per un lungo arco di tempo prima della comparsa del dolore, le persone che soffrono di questo disturbo hanno vissuto situazioni gravose in importanti sfere della vita. Pesi di questo genere, paure, stress o anche l’apatia si manifestano sotto forma di dolore. Al PDGR – dopo precisi accertamenti precedenti – si cercano insieme ai pazienti le terapie adatte, che possono essere condotte in singoli colloqui in ambulatorio, in clinica diurna o nel reparto di Psicoterapia. Tra le altre cose la terapia comprende un trattamento a base di farmaci in combinazione con misure di carattere psicoterapeutico, come le terapie del dolore, di superamento dello stress o anche le terapie di movimento e rilassamento. «Durante la terapia è inoltre molto utile tenere un diario del dolore. Questo permette di osservare il decorso del dolore e adottare così terapie molto più mirate», dice Rahul Gupta. Il dolore non scompare mai del tutto, perché esso – più o meno come l’ABC che si imparava una volta – si può imprimere nel cervello. Per questo motivo nei pazienti con il disturbo del dolore è raro avere una scomparsa completa dei sintomi. Tuttavia è possibile raggiungere una qualità della vita molto più alta. I pazienti con il disturbo del dolore imparano a relazionarsi meglio con il proprio problema, imparano anche ad aumentare il loro livello di attività, a riprendere i contatti sociali e a uscire dal loro stato d’animo depressivo. «Per una terapia efficace occorre un po’ di tempo; bisogna preventivare come minimo dai sei ai dodici mesi», spiega Peggy Guler-Stützer. 31 25 maggio 2011 COSA FARE QUANDO È TROPPO? VIE D’USCITA DALLE CRISI A volte ne succede una dopo l’altra e non si sa più come affrontare situazioni partico­ larmente pesanti. In momenti del genere si può sprofondare in una crisi acuta. In circostanze come queste offre un aiuto importante, rapido e professionale, il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Durante e dopo le crisi ci sono sprazzi di luce. M agari oggi va ancora tutto a meraviglia. Ma poi, solo pochi mesi o appena una settimana dopo, il mondo è cambiato completamente: la partner vuole divorziare, un genitore si ammala e poi arriva anche il licenziamento sul lavoro o la disdetta dell’appartamento. Queste e altre situazioni pesanti possono «abbattere» anche l’uomo o la donna più forte. Una persona è sovraccarica, precipita nella disperazione, 32 subisce magari anche un crollo, le viene una depressione. Cosa bisogna fare allora quando ci si trova in crisi psicologiche acute di questo tipo? «In situazioni del genere i malati o i loro familiari dovrebbero contattare rapidamente il Servizio psichiatrico dei Grigioni o un altro ente specializzato» consigliano Tobias Müller, caporeparto Patologie psichiatriche acute, e Martin Aebi, direttore del reparto Patologie psichiatriche acute. Crisi acute e disturbi da sovraccarico hanno bisogno dell’intervento di specialisti. Durante la fase acuta il paziente viene assistito sin dal primo momento da una squadra del PDGR che lavora in modo interdisciplinare ed è composta da psichiatria, psicologo, assistente sociale, padre spirituale e da altri specialisti. In questa maniera è possibile affrontare i problemi in modo mirato. TERAPIE DIVERSE Per prima cosa i malati vengono sottoposti a cure intensive in uno dei reparti di Patologie psichiatriche acute. In qualità di direttore del reparto, Martin Aebi si trova spesso a vivere fatti stupefacenti. «Quando i malati riconoscono che la terapia li aiuta sono spesso pieni di gratitudine nei nostri confronti – anche per quelle misure che all’inizio potevano capire a stento.» Segue un’ampia tipologia di cure: si va dalla terapia del linguaggio e dall’aiuto farmacologico – tra gli altri anche con sostanze vegetali – fino alle terapie della creatività e a quelle occupazionali. «Spesso è già d’aiuto avere, una buona volta, un po’ di pace» dice Tobias Müller. Il dottor Tobias Müller, caporeparto Patologie psichiatriche acute del PDGR, e Martin Aebi, direttore del reparto Patologie psichiatriche acute, consigliano di cercare rapidamente aiuto in caso di crisi. CENTRO D’ASSISTENZA PDGR I primi interlocutori in caso di crisi psichiche sono i medici di famiglia, gli psichiatri e psicologi, le guide spirituali e anche gli ospedali. Nelle cure psichiatriche di questi casi è invece specializzato il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Tel. 058 225 25 25, informazioni su www.pdgr.ch. ULTERIORI INFORMAZIONI «Ovviamente siamo a conoscenza dei pregiudizi di molte persone nei confronti della psichiatria e tanto a noi quanto ai malattia psichici rincresce che il tema psichiatria rappresenti ancora un grosso tabù. Molti pregiudizi nascono proprio dal fatto che una malattia psichica non si vede e che i sintomi e quello che accade non sono misurabili come succede press’ a poco in chirurgia o in medicina interna.» Il team di auto-aiuto dei Grigioni può fornire a chi è interessato informazioni dettagliate sui numerosi gruppi di auto-aiuto. Tel. 081 353 65 15, www.teamselbsthilfe.ch. Un aiuto prezioso in caso di malattie psichiche è per esempio quello offerto dalla VASK, l’Associazione dei familiari dei malati schizofrenici/psichici, www.vaskgr.ch, e da Equilibrium, la Lega contro la depressione, www.depression.ch. Per i bambini che hanno un genitore malato ci sono anche libri adatti a loro (per es. «Fufu e il cappotto verde» o «Perché piangi, mamma?»), tel. 081 353 65 15, www.teamselbsthilfe.ch. LE SOLUZIONI CI SONO Per i malati psichici e per i pazienti in cura psichiatrica si ripropone sempre la stessa domanda: come comportarsi con i pregiudizi di questo tipo? Cosa rispondere quando qualcuno fa una domanda in proposito? Al PDGR conoscono bene simili preoccupazioni. pie di gruppo con gli altri pazienti quali segnali d’allarme precedono le crisi e come si possono evitare in futuro le crisi stesse.» Le malattie psichiche sono tra le malattie più diffuse in assoluto. Crisi psicologiche possono colpire tutti. Per questo è così importante conoscere i centri d’assistenza. «Discutiamo insieme ai nostri pazienti le soluzioni possibili per alleggerire questa fase difficile. Loro imparano anche in colloqui individuali e in tera- 33 29 giugno 2011 NESSUN DESIDERIO SESSUALE O TROPPO? Molte persone non riescono a vivere un rapporto sessuale felice. I disturbi sono molto diversi e si riconducono a molteplici cause. Una terapia sessuale è una strada utile per una vita sessuale soddisfatta. Il PDGR offre buone terapie nel campo. M olte donne e molti uomini sono colpiti da distrubi sessuali di carattere funzionale (cioè senza cause fisiche). Ma solo una piccola parte – sospettano gli esperti – cerca un aiuto specialistico. «Molti semplicemente accettano i loro problemi senza informarsi sulle possibilità di un miglioramento», dice Michael Prapotnik, vicecapo medico del reparto di Patologie psichiatriche acute e specialista di psichiatria e psicoterapia nella clinica Waldhaus del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). 34 «Una buona soluzione è prendere appuntamento per una terapia.» Ma Prapotnik e la sua collega Peggy Guler-Stützer sanno bene che le persone hanno bisogno di trovare il coraggio per parlare dei problemi sessuali. «Per questo offriamo un ambiente protetto e pieno di fiducia.» PROBLEMI DI COPPIA, STRESS… Spesso i disturbi sessuali sono condizionati da malesseri psichici. Le cause possono essere forti CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Le persone possono spesso risparmiarsi molta sofferenza cercando per tempo un aiuto di tipo terapeutico, dal momento che una terapia può portare un miglioramento anche nei problemi sessuali. Spesso una cura permette di avere di nuovo una sessualità soddisfacente. I disturbi possono comparire a causa di problemi psichici e anche fisici. Un aiuto efficace lo offrono i terapeuti sessuali del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Per un colloquio si può prendere un appuntamento telefonico: 058 225 25 25, il dottor Michael Prapotnik o la dottoressa Peggy Guler-Stützer offrono volentieri consulenza. Informazioni su www.pdgr.ch Il dottor Michael Prapotnik, terapeuta sessuale: una terapia sessuale è una strada utile per una vita sessuale piena. La dottoressa Peggy Guler-Stützer è la persona di riferimento per le cure ambulatoriali. carichi di lavoro, traumi psicosessuali come esperienze di abuso, problemi con il partner, ansia da prestazione, malattie corporee o dolori. Anche persone che sono meno sicure di sé, che hanno elevate pretese nei propri confronti o che hanno fatto esperienze sessuali negative possono dover combattere con disturbi sessuali. I disturbi si esprimono tra l’altro sotto forma di mancanza di desiderio sessuale, di avversione sessuale, di impotenza, di problemi di erezione e di orgasmo. Ma non di rado il desiderio sessuale è così impresso che i malati soffrono di dipendenza sessuale. La dipendenza sessuale può avere conseguenze disastrose, come danni finanziari o malattie inguaribili (HIV). OBIET TIVO: UNA VITA SESSUALE APPAGANTE «Nelle terapie affrontiamo i problemi individuali con l’obiettivo di rendere possibile ai pazienti una vita sessuale piena», assicura Michael Prapotnik. «Una parte del nostro lavoro terapeutico consiste nel ricostruire un comportamento sessuale senza disturbi, nel risolvere la paura del fallimento, nel chiarire il significato del disturbo di funzione sessuale per il partner e anche nel rielaborare con- flitti o esperienze traumatiche.» Anche quando il rapporto di coppia è già «assopito» – è il consiglio di Michael Prapotnik – una terapia sessuale può essere molto utile. In una prima fase vengono fatti sia colloqui individuali che di coppia. «Ogni volta che è possibile includiamo il partner nella cura», dice Prapotnik. Seguono analisi del comportamento e spiegazioni sul piano e sul processo terapeutico. Insieme ai pazienti e sulla base dei loro bisogni si stabiliscono gli obiettivi della cura. Durante la fase di terapia si curano i disturbi specifici e si completa il trattamento con esercizi particolari come il training per l’abilità comunicativa e la riduzione dello stress, le tecniche per il superamento della paura dell’erezione e del fallimento. Nella fase finale si stabilizzano i progressi fatti. Per lo più le terapie vengono condotte in formula day-hospital oppure la terapia in ambulatorio fa seguito a una breve degenza in clinica. Per quanto riguarda il tempo, bisogna preventivare dalle 25 alle 50 sedute. Spesso già nel corso della cura i terapeuti sessuali del PDGR si ritrovano davanti facce felici. «Molti non capiscono più loro stessi, perché hanno aspettato così a lungo per una terapia sessuale» nota Michael Prapotnik con un sorriso. 35 27 luglio 2011 «BABY BLUES»? NIENTE PANICO Ogni madre gioisce della nascita del proprio bambino. Ma a volte invece della gioia compare una tristezza inspiegabile, un profondo dolore interiore. E giorni di pianto al posto di giorni di gioia. In queste situazioni c’è bisogno di un aiuto specialistico, come quello offerto dal Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Una depressione cambia i sentimenti, anche quelli nei confronti dei propri figli. Dopo una terapia le mamme ritrovano la gioia per i propri bambini. M arianne* (il nome è stato cambiato) è raggiante quando, dopo sette settimane di degenza nella sezione «Mamma e figlio» del reparto Salvorta della clinica Beverin a Cazis, prepara la sua piccola valigia. È felice di aver potuto vivere qui con il suo bebè e di aver ricevuto aiuto psichiatrico. Prima di arrivare a Cazis aveva pianto per giorni, dopo era irritata, suscettibile, piagnucolosa, sfinita, insonne, e soprattutto 36 non riusciva più a essere felice del proprio bebè – senza un motivo oggettivo. Cosa è accaduto? Settimane dopo la nascita del bambino il cosiddetto «baby blues», manifestatosi con alcuni giorni di pianto, ha generato una vera e propria depressione puerperale (o post-partum). «Questo», dice Lyubka Caveziel, caporeparto nel reparto Salvorta della clinica Beverin, «può succedere a qualunque donna in salute, spesso soltanto settimane o mesi dopo la nascita. Le cause possono essere lo sbalzo ormonale, il sovraccarico fisico o anche semplicemente un’eccessiva pretesa nei propri confronti nella situazione che si sta vivendo.» Esiste però anche la possibilità che siano cause di carattere fisico (per es. ipo- o ipertiroidismo, anemia, carenza vitaminica) a condurre a una depressione puerperale o a una psicosi. DAL «BABY BLUES» ALLA PSICOSI PUERPERALE «Un ‹baby blues›, la forma leggera di depressione puerperale, spesso non viene riconosciuto subito.» Per questo motivo è importante che la mamma parli delle proprie sensazioni con il partner, con la famiglia, il ginecologo o con il medico di famiglia. Una diagnosi precoce può evitare eventualmente un ricovero in clinica. Di regola nella sezione «mamma e bimbo» del reparto Salvorta, un servizio del PDGR nella sede di Cazis, vengono curati tanto i casi più gravi quanto la psicosi puerperale, che è un po’ più rara. Quest’ultima causa vaneggiamenti e allucinazioni e deve essere curata in modo intensivo sotto l’aspetto psichiatrico. In tutte le forme di depressione puerperale le pazienti vengono stabilizzate da parte medica dapprima con i farmaci. Rientrano nella cura anche accertamenti, colloqui singoli e di gruppo, terapie individuali. «Sia durante le terapie che su richiesta, prendiamo in consegna i bambini per qualche ora. In questo spazio di tempo le mamme possono così partecipare a colloqui e terapie, possono leggere o passeggiare, insomma, fare cose che fanno loro bene», spiega Mirco Streiff, direttore del reparto Salvorta. Una consulente «Mamma e figlio» assiste e accompagna le madri, prestando anche attenzione a che il bebè sia ben accudito.» BUONI RISULTATI DI GUARIGIONE «Una depressione puerperale si può curare bene», assicura Lyubka Caveziel. Spesso una depressione si manifesta solo una volta. «Nessuna madre deve temere di avere una nuova depressione con il secondo figlio. Inoltre si può agire preventivamente, cercando aiuto medico già in presenza dei La dottoressa Lyubka Coviezel, caporeparto, e Mirco Streiff, direttore di reparto: «Le depressioni puerperali sono ben curabili.» CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Il Servizio psichatrico dei Grigioni (PDGR) offre cure per le depres­ sioni post-partum nella clinica Beverin, a Cazis («Mamma e figlio» reparto Salvorta). Informazioni: tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch L’assegnazione può avvenire tramite il medico di famiglia e il ginecologo o, nei casi d’emergenza, anche direttamente attraverso il reparto. Oltre alle terapie, alle mamme e ai papà si consiglia anche di frequentare i gruppi per genitori, nei quali si può parlare dei propri problemi personali e scambiarsi opinioni ed esperienze. primi sintomi.» La degenza in clinica per la cura di una depressione post-partum ha una durata diversa a seconda della gravità. Alcune mamme restano soltanto un mese, altre tre, quattro mesi. Alla degenza in clinica segue un’assistenza in day-hospital. «Molte mamme si vergognano di non riuscire a gioire del proprio bebè e pensano di essere cattive madri. Ma non è affatto così. Perché una buona madre può riconoscere che sta male e ha bisogno di aiuto», dicono Lyubka Caviezel e Mirco Streiff. È fondamentale che le mamme colpite dalla depressione vengano curate molto velocemente, affinchè il rapporto con il bebè si costruisca nel modo giusto e che il bimbo non soffra del fardello di carattere psichico della mamma. Quando le mamme già durante la terapia ritrovano se stesse, rifioriscono e provano di nuovo gioia per i loro bebè noi riceviamo il regalo più bello…» 37 24 agosto 2011 TROPPO STRESS PORTA A UN BURN-OUT A una situazione di stress negativo continuo spesso segue un sovraffaticamento cronico, che può arrivare al burn-out. Ma quest’ultimo si potrebbe evitare facendo più attenzione alle proprie esigenze. Il PDGR offre aiuto terapeutico – spesso anche con coinvolgimento della famiglia e del datore di lavoro. L a collega è in malattia. Ha un burn-out, si racconta in azienda. Alcuni colleghi si fanno pensierosi, altri lo trovano un po’ irrispettoso, «ah, adesso si prende una bella pausa». Per quanto diverse siano le reazioni a un bourn-out, dal punto di vista medico esso rimane una malattia che è conseguenza diretta dello stress e presenta sintomi di esaurimento fisico e psichico che possono condurre fino alla depressione. «Stigmatizzare i malati in casi del genere è sbagliato. Si farebbe loro un torto», ritengono Christina Blumenthal-Sonntag, caporeparto del servizio ambulatoriale del PDGR, e il suo collega Franco Arnold, psicologo specializzato in psicoterapia. «Chiunque può essere colpito da un burn-out, ma può anche prevenirlo completamente.» Spesso la conseguenza di uno stress negativo sopportato per lungo tempo è un sovraffaticamento. Da ciò deriva uno stato di sfinimento fisico ed emotivo. Chi in questo momento non tira il freno d’emergenza corre il rischio alla fine di ammalarsi di depressione. La persona in questione farà fatica a concentrarsi e a motivarsi, diventerà irritabile, cinica, si comporterà in modo irrispettoso con gli altri, dormirà male, soffrirà di disturbi fisici simili al mal di testa, suderà spesso e alla fine si ritirerà dalla vita sociale. «In queste fasi non si dovrebbe mai sollecitare i pazienti con parole come ‹fai uno sfor- Dietro la parola burn-out, che va tanto di moda oggi, si cela una malattia da stress che va presa sul serio e che si può curare bene. Importante è prendersi tempo per sé. 38 CENTRO D’ASSISTENZA PDGR In caso di burn-out e di altre malattie da stress per i primi accertamenti ci si rivolge al medico di famiglia, ma in caso di emergenza anche direttamente al PDGR. Quest’ultimo offre terapie in formula day-hospital (ma nei casi più gravi è previsto il ricovero). Grazie alla terapia si trova una nuova qualità della vita. Clinica Waldhaus, tel. 058 225 25 25, clinica Beverin tel. 058 225 35 35, informazioni su www.pdgr.ch. Per ulteriori informazioni: Lega grigionese contro la depressione, www.bbgd.ch La dottoressa Christina Blumenthal-Sonntag, caporeparto del Servizio ambula­ toriale della clinica Beverin, e Franco Arnold, psicologo specializzato in psicoterapia, clinica Waldhaus, curano con successo i pazienti con burn-out. zo›. Commenti sconsiderati di questo tipo gettano ancora più olio sul fuoco», dice Arnold. Molto più importante è invece un aiuto di carattere medico. PRESTARE AT TENZIONE AI SINTOMI Dietro il burn-out c’è un processo di sviluppo più lungo – e spesso il desiderio di approvazione e di stima. Una persona vuole «comprarsi» l’apprezzamento attraverso un carico esagerato di lavoro. Questa persona lavora molto, pensa di essere un dipendente diligente, lavora sempre di più, lavora letteralmente fino a cadere per terra. «La persona non ascolta più il proprio corpo e i propri bisogni psichici, non si prende più tempo per sé, per la famiglia e per gli amici. L’equilibrio tra lavoro e vita non esiste più.» Le malattie da stress come il burn-out causano in Svizzera, secondo la statistica utilizzata da Blumenthal-Sonntag e Arnold per quantificare in cifre le conseguenze monetarie, una spesa di circa 4,2 miliardi di franchi all’anno. Molte di queste malattie – dicono i due esperti – si potrebbero evitare se l’elevata pressione psicologica per aumentare il rendimento sul lavoro venisse meno. LE TERAPIE DEL PDGR Al Servizio psichiatrico dei Grigioni sono specializzati nella cura delle malattie da stress e delle depressioni, che ormai da tempo non colpiscono più solo i manager. Una volta fatta la diagnosi, si elaborano le terapie individuali. Queste poggiano su quattro colonne: aiuto farmaceutico, movimento, rilassamento e assistenza di tipo psicologico/ psichiatrico. La persona colpita da burn-out impara a riconoscere quali sono le cause e la struttura della personalità che si celano dietro la malattia, riflette sui propri valori, ne stabilisce di nuovi ed esamina il suo comportamento. Questo percorso di conoscenza di se stessi diventa più facile con l’aiuto di uno specialista. FAMIGLIA E DATORE DI LAVORO «Nel nostro lavoro di terapia includiamo spesso – d’accordo con i pazienti – il partner, la famiglia e anche il datore di lavoro oppure i superiori. Nella maggior parte dei casi vediamo che i datori di lavoro reagiscono in modo comprensivo e cooperativo. Questa collaborazione è molto utile per il lavoro di terapia e per un successo a lungo termine. Le soluzioni per i pazienti born-out le cerchiamo insieme» dicono i due specialisti. Ma ai fini della prevenzione è importante trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata. «Si resta in salute quando si conciliano tra loro i diversi campi: il lavoro e il rendimento, le attività sociali, il corpo e i sensi così come la cultura e la vita intellettuale-emozionale.» 39 28 settembre 2011 QUANDO LE CELLULE GRIGIE PERDONO LE FORZE Per i malati e i loro familiari l’Alzheimer è collegato alla paura e a un peso di carattere emozionale. Tuttavia si può influire tempestivamente sul proprio destino. Offre assistenza nel campo il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). C osa ci fanno le scarpe nella lavatrice e il giornale nel frigo? All’improvviso capitano cose strane, inspiegabili. Spesso non si vuole riconoscere che le cellule grigie stanno lentamente sospendendo il loro lavoro. «Ci vuole molto coraggio per essere sinceri con se stessi, per parlare di queste prime stranezze con il partner e con i familiari e per cercare un aiuto medico» dice Florian Kopper, caporeparto nella clinica diurna di Psichiatria geriatrica a Ilanz, una sede distaccata del PDGR che ha aperto i battenti il 5 ottobre 2011. «Ma l’arco di tempo nel quale, come malati, si può ancora contribuire a organizzare il proprio futuro, è troppo breve per nascondere la testa sotto la sabbia.» RALLENTARE IL PROCESSO Malati e familiari non hanno niente da perdere ma molto da guadagnare se tematizzano la «terribile» parola Alzheimer. «Se alla comparsa dei primi sintomi di demenza fa seguito una consulenza medica specialistica e vengono utilizzate terapie mirate si può fare moltissimo», confermano Florian Kopper e Ursula Giustiniani, direttrice della clinica diurna di Psichiatria geriatrica a Ilanz. All’inizio si può intervenire bene sul decorso della malattia di Alzheimer. Grazie ai farmaci e ai training poco alla volta la capacità della mente migliora un po’. «Non ci si può aspettare miracoli. Però nella vita di tutti i giorni anche i piccoli miglioramenti si notano. Il paziente trova più facilmente la porta del bagno o sa dove tiene il pane. Diven- 40 CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Clinica diurna di Psichiatria geriatrica a Ilanz (5 posti) e a Coira (6 posti) – sono possibili giornate di prova, tel. 081 925 38 50, www.pdgr.ch. ULTERIORI INFORMAZIONI Pro Senectute: www.gr.pro-senectute.ch; Telefono Alzheimer Grigioni: tel. 081 253 91 40, www.alz.ch/gr Il dottor Florian Kopper e Ursula Giustiniani lavorano ogni giorno con i pazienti che soffrono di Alzheimer nella clinica diurna di psichiatria geriatrica del PDGR a Ilanz. ta più autonomo e soddisfatto. Anche i malintesi e le discussioni con i familiari diminuiscono. Tutto questo migliora notevolmente la qualità della vita dei malati e dei familiari.» FARMACI E TRAINING NELLA CLINICA DIURNA La combinazione di farmaci e training nella clinica diurna di Psichiatria geriatrica del PDGR a Ilanz e a Coira consente ai pazienti malati di Alzheimer di vivere meglio nel loro quotidiano. «Durante i programmi individuali di sostegno i pazienti imparano a riattivare le competenze che si presumono perse. Questo aumenta la loro fiducia in se stessi. I familiari coinvolti in questi processi vengono sgravati dal lavoro di assistenza e ritrovano un rapporto più disteso con i pazienti», osservano Ursula Giustiniani e Florian Kopper. Le cure di psichiatria geriatrica nelle cliniche diurne consentono inoltre ai pazienti di restare più a lungo nel proprio ambiente. Il programma di esercizi e training nelle cliniche diurne è ampiamente diversificato e concordato individualmente. Si spazia dagli esercizi di memoria ai giochi, dai balli al giardinaggio. La cosa importante è la regolarità, perché i malati di Alzheimer hanno bisogno di una cornice abitudinaria, di una chiara organizzazione della giornata, di strutture e anche di rituali. Tutto questo dà loro sicurezza e qualità della vita» ricordano Giustiniani e Kopper. «Quando vediamo che i nostri pazienti diventano sempre più equilibrati e sono contenti delle visite in clinica per noi è un momento di felicità.» Con l’avanzare dell’età cresce anche il pericolo di ammalarsi di Alzheimer; si può verificare anche il ripetersi della malattia all’interno di certe famiglie, ma questa è piuttosto l’eccezione. La ricerca in questo campo avanza a pieno ritmo. Grosse speranze poggiano sullo sviluppo di una vaccinazione a scopo preventivo. 41 26 ottobre 2011 PER NON AVERE PIÙ PAURA Ci sono in calendario un colloquio, una festa di compleanno o una conferenza da tenere. Cose normalissime, che ai più non danno da pensare. Ma per le persone che soffrono di fobia sociale gli impegni di questo tipo sono un vero tormento. Aiuto e assistenza si trovano al PDGR. S ono più di quante si pensi le persone che nelle situazioni citate sopra si sentono insicure e fortemente inibite. Hanno una grossa paura di fallire, di fare brutta figura o di essere sminuite. In questo caso le mani cominciano rapidamente a sudare, la mente si trasforma in una scatola nera, le parole restano bloccate in gola e si diffonde il panico. «Chi lo ha già sperimentato una volta e lo risperimenta costantemente farà di tutto per evitare situazioni incresciose di questo tipo», dicono Gianetta Schäfer, caporeparto al Servizio psichiatrico ambulatoriale, e Marc Urben, psicologo del reparto di Psicoterapia. Entrambi lavorano presso il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) nella clinica Waldhaus a Coira. Tuttavia spesso una cosa si tira dietro l’altra. La paura di non riuscire a fare qualcosa o di rendersi ridicoli conduce spesso in un vicolo cieco. Mentre i colleghi e le colleghe ricevono i lavori migliori, chi soffre di questo disturbo resta al palo, perché la paura gli impedisce di adempiere i compiti che sarebbero destinati a lui. Anche la vita familiare e i rapporti di amicizia sono spesso danneggiati dalle paure di questo tipo, raggruppabili sotto la definizione di «fobia sociale». «Noi possiamo aiutare queste persone con terapie efficaci. Ma il problema è che gli interessati, proprio a causa delle Quando le paure dominano la vita sociale la voglia di vivere scompare. Le terapie aiutano a combattere le paure. 42 loro paure, spesso non vengono da noi», dicono Gianetta Schäfer e Marc Urben. «Auguriamo a chi soffre di fobia sociale il coraggio di fare un primo passo e di prendere appuntamento dallo psicoterapeuta per un primo colloquio.» CLASSIFICARE E CAPIRE LE PAURE Poiché una fobia sociale domina tutti gli ambiti della vita, anche la sofferenza è molto grande. Per questo i malati si ritirano dal mondo, si isolano e restano sempre più soli. Da questo, d’altra parte, possono nascere depressioni o problemi di alcol. «Noi spieghiamo ai nostri pazienti come con la psicoterapia possono superare le loro paure e ritornare a una vita degna di essere vissuta.» Schäfer e Urben sanno bene che i malati spesso valutano in modo errato la propria condizione. «Durante le terapie prendiamo in esame proprio questo aspetto. Da noi i pazienti imparano a classificare le loro paure in modo diverso e a capire soprattutto come si creano.» Augurano ai malati il coraggio di affrontare le loro paure: la dottoressa Gianetta Schäfer, caporeparto al Servizio psichiatrico ambulatoriale, e Marc Urben, psicologo del reparto di Psicoterapia della clinica Waldhaus a Coira. CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Una fobia sociale può essere curata bene. Chi ne soffre e cerca aiuto dopo se la cava molto meglio sia nell’ambiente professionale che in quello privato e la sua qualità della vita migliora note­ volmente. Informazioni e appuntamenti: Servizio psichiatrico RITROVARE LA VOGLIA DI VIVERE ANZICHÉ SOFFRIRE Una parte delle terapie è costituita da esercizi pratici. Dopo aver fatto un elenco delle situazioni ambulatoriale del PDGR, tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch difficili, i pazienti si esercitano ad affrontarle insieme ai terapeuti. A seconda del tipo di paura che hanno, imparano a rivolgere la parola ad altre persone per strada o a domandare l’ora a qualcuno alla fermata dell’autobus. «Così il malato fa l’esperienza che i suoi timori non si avverano affatto. Da questo deriva sicurezza e l’autostima cresce.» Le cause di una fobia sociale sono varie. Esse possono risalire a una predisposizione genetica o a esperienze negative della giovinezza. Da queste possono svilupparsi forme di forte insicurezza che non si riesce a superare senza un aiuto dall’esterno. Tuttavia non è mai troppo tardi per fare qualcosa per sè e per imparare, con l’aiuto di un terapeuta, come comportarsi con le proprie paure e come superarle. Chi non vuole più «fare solo un passaggio di nascosto nella vita» e riconquistare la voglia di vivere deve fare il primo passo e fissare un colloquio con uno specialista. 43 23 novembre 2011 UNA COPPIA DI SUCCESSO: FITOTERAPIA E PSICHIATRIA Yoga, massaggi, fitoterapia: la medicina complementare si è affermata con successo nelle cliniche del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Pienamente orientata alla medicina olistica è anche la clinica privata MENTALVA Resort & SPA, che inizia la sua attività a Cazis nel dicembre 2011. Ora la medicina naturale trova un impiego maggiore nelle cliniche Beverin e Waldhaus. F itoterapia e psichiatria? Yoga, massaggi e vitamine, minerali e altre sostanze nutritive bilanciate (medicina ortomolecolare) nella psichiatria? Sono combinabili? Funzionano? «Molto bene», ritengono la dottoressa Suzanne von Blumenthal, primario, ed Eduard Felber, direttore del servizio sanitario del PDGR. I pazienti in cura psichiatrica – raccontano i due – riferiscono degli effetti benefici delle terapie olistiche. E l’efficacia è dimostrata, è persino misurabile. Il concetto di terapia olistica si è affermato pienamente. 44 LE PIANTE AGISCONO La dirigenza si è decisa già nel 2007 per l’ampliamento del progetto di medicina complementare. I quadri medici e una parte del personale sanitario delle due cliniche hanno seguito una formazione completa in fitoterapia, in medicina ortomolecolare e in altre forme di terapie complementari, come le tinture Ceres. «In molti casi è possibile sostituire gli psicofarmaci con la fitoterapia od offrirla come integrazione per lenire i sintomi e gli effetti colla- CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Il PDGR prosegue ora con costanza sulla strada della medicina complementare, che viene applicata oggi in tutti gli ambiti di cura. Ancora più ampia è l’offerta di medicina olistica nella nuova clinica privata MENTALVA Resort & Spa (16 camere singole). Informazioni: tel. 058 225 33 50, www.pdgr.ch / www.mentalva.ch Del tutto convinti dell’utilizzo della medicina complementare come terapia integrativa: la dottoressa Suzanne von Blumenthal, primario, ed Eduard Felber, direttore del servizio sanitario. terali dei farmaci. Il potere curativo delle piante non si dimostra utile soltanto per i disturbi del sonno. Anche con le depressioni, con i disturbi della paura, con il burn-out, con i sintomi di disintossicazione nelle persone con dipendenze e nel caso di stitichezza e dolore la fitomedicina ha dato buoni risultati in combinazione con altre offerte integrative come l’ergoterapia, la terapia del movimento, della musica, del disegno e la terapia di rilassamento. L’attenzione è rivolta sempre di più alla mancanza di determinate sostanze nutritive come vitamine, minerali, microelementi, amminoacidi o acidi grassi. Se queste mancano si possono generare malattie. Con gli integratori alimentari (Ceres) la dottoressa Suzanne von Blumenthal ha fatto buone esperienze. «Naturalmente discutiamo di tutte le terapie che rientrano nella medicina complementare con i nostri pazienti, poiché sono loro a decidere se vogliono essere curati con queste. Per noi è importante il loro feedback. Come agiscono le gocce delle piante? E le erbe? Cosa provocano gli impacchi, lo yoga, i massaggi?» Il personale sanitario specializzato misura l’azione terapeu­ tica sulla base di un questionario che soppesa il «carico sintomatologico», annota le esperienze dei pazienti e le analizza. Ma è chiaro già ora che «nei nostri pazienti i sintomi della malattia sono migliorati con le terapie di medicina complementare», conferma Eduard Felber. Al momento non è ancora concluso uno studio sui risultati dei microelementi (medicina ortomolecolare) condotto da una persona esterna in stretta collaborazione con il PDGR. «Siamo curiosi anche di questo», dicono von Blumenthal e Felber. MEDICINA NATURALISTA NELLA CLINICA PRIVATA MENTALVA Entrambi, così come i loro collaboratori, appoggiano pienamente la fitoterapia e l’offerta ampliata di terapie della medicina complementare. «Siamo del tutto convinti della strada imboccata. Perciò ora, con l’apertura della clinica privata MENTALVA Resort & Spa all’interno dell’area della clinica Beverin a Cazis, facciamo un ulteriore, grande passo in questa direzione.» Da metà dicembre i pazienti privati che necessitano di cure psichiatriche ricevono un ampio spettro di offerte aggiuntive che rientrano nella medicina classica. Tra queste ci sono l’energetica psicosomatica, la medicina tra­ di­zionale cinese compresa la concezione nutrizionale, le offerte Spa e le cure idroterapiche di Kneipp, la medicina naturale a base di erbe (le erbe vengono coltivate proprio nel giardino nella clinica e servono anche come materiale didattico visivo). Oltre a ciò come novità dovrebbe essere offerta la pet therapy con l’ausilio di cani e cavalli. Tutte queste offerte particolari della MENTALVA sono sì per i pazienti privati, «ma in fondo ne traggono vantaggio tutti i pazienti che sono in cura nelle nostre cliniche psichiatriche.» 45 4 gennaio 2012 IMPARARE COME COMPORTARSI CON I PENSIERI OSSESSIVI Paul si lava continuamente le mani, perché pensa che altrimenti si ammala. Petra allinea con precisione gli oggetti sul tavolo per l’ennesima volta al giorno. Entrambi non possono fare diversamente. È il loro cervello che glielo «ordina». Paul e Petra soffrono di disturbi ossessivicompulsivi. In questo possono essere loro d’aiuto i medici specialisti del PDGR. È una disperazione… ma le persone come Paul e Petra non possono sfuggire ai loro pensieri ossessivi e ai loro comportamenti compulsivi. Nonostante il loro cervello sappia che i rituali compulsivi, come lavarsi le mani e rimettere continuamente a posto gli oggetti in modo simmetrico, sono completamente inutili, loro devono compierli per evitare che succeda qualcosa di grave. Altri devono controllare continuamente le piastre del fornello, ripetere frasi a voce alta, contare o toccare determinate cose. Nonostante l’incessante lotta con se stesse queste persone non riescono a tenere testa ai loro impulsi interiori. Chi è affetto da questo disturbo soffre molto. Di disturbo ossessivo soffriva anche Marianne* (il nome è stato cambiato), una paziente che si è fatta curare presso il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) nella clinica Waldhaus a Coira. Marianne aveva l’impulso interiore a pensare a delle cose precise affinchè non accadesse nulla di grave a suo marito. Altre persone hanno paura di trovarsi in una situazione imbarazzante, sentono l’obbligo di ferirsi con il coltello, di dover saltare da un ponte o temono di avvelenare il proprio marito. Le persone che soffrono di disturbi ossessivi-compulsivi di questo tipo hanno una malattia psichica. GLI AIUTI CI SONO Pensieri ossessivi e azioni compulsive sono una tortura per i malati. Con le terapie si ritrova la gioia di vivere. 46 «Con le terapie del linguaggio e del comportamento riusciamo a stabilizzare le persone con disturbi ossessivi-compulsivi fino a fargli riconquistare una buona autostima e permettergli di condurre una vita autodeterminata», confermano CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre un aiuto specialistico per tutti i tipi di malattie psichiche e psichiatriche. Attraverso terapie mirate i medici specializzati aiutano proprio le persone che soffrono di disturbi ossessivi-compulsivi ad avere una vita più felice. Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch Tatiana Fehr e Karoline Julien vorrebbero incoraggiare le persone con disturbi ossessivi-compulsivi a cercare un aiuto medico-specialistico. Tatiana Fehr, medico specializzato in Psichiatria e in servizio presso il PDGR, e Karoline Julien, direttrice del reparto di Psicoterapia. Gli specialisti del PDGR spiegano ai malati anche le strategie per il superamento dei disturbi e come affrontare questi ultimi nella vita di tutti i giorni. «Anche se una guarigione completa non è sempre possibile, tuttavia dopo una terapia i pazienti non soffrono più in modo così marcato della loro malattia. Hanno infatti imparato a vivere con determinati impulsi e a trattarli nel modo giusto.» COME SI ARRIVA AI DISTURBI OSSESSIVI-COMPULSIVI? le loro forme hanno conseguenze molto pesanti sui malati, sulle loro famiglie e sull’ambiente. Per i malati le azioni compulsive sono spesso collegate a grosse paure e a un forte senso del pudore, a volte anche con conseguenze di tipo depressivo. Ma molti sia per paura che per vergogna non vanno dal medico. «Sappiamo che questo passo richiede molto coraggio», dice Karoline Julien. «Ma noi possiamo dare un vero aiuto solo se chi è affetto da disturbi viene da noi.» Nei casi gravi è utile mettere in campo una terapia con ricovero in clinica. «Noi accompagniamo i nostri pazienti anche nell’apportare i cambiamenti nella vita di tutti i giorni, per condurre di nuovo un’esistenza felice.» Spesso le basi di un disturbo ossessivo-compulsivo si pongono nell’infanzia o nella giovinezza, dice Tatiana Fehr. Le cause possono essere le grosse pretese di rendimento dei genitori, che sovraffaticano il bambino, dei genitori severi o un freddo ambiente emotivo. «Esperienze simili rendono le persone più vulnerabili. E così in condizioni di stress aggiuntivo e di conflitti si possono sviluppare nei giovani adulti disturbi ossessivi-compulsivi», dice Tatiana Fehr. «Sulla base degli studi condotti oggi si suppone che si arrivi ai pensieri ossessivi e alle azioni compulsive quando la trasmissione di segnali tra il «centro del pensiero» e il «centro delle sensazioni» è disturbata.» I pensieri ossessivi e le azioni compulsive in tutte 47 25 gennaio 2012 TROVARE UN BUON EQUILIBRIO ED EVITARE IL BURN-OUT Non si deve arrivare al burn-out. Esiste una serie di strategie utili da applicare nella vita di ogni giorno per scongiurare questo pericolo. Ma se la sindrome di burn-out si è già manifestata ci si può rivolgere agli specialisti del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR), che aiutano a ritrovare l’equilibrio. U no studio pubblicato nel 2010 dalla Segreteria di stato per l’economia sul tema dello stress mostra un dato allarmante: il 75% dei lavoratori si sente stressato al proprio posto di lavoro. Secondo quanto è stato dimostrato, sono in primo luogo le numerose interruzioni del processo lavorativo, i ritmi elevati e la pressione dovuta alle scadenze a generare sovraccarico e stress. Dallo stress si sviluppano a loro volta molteplici problemi di salute con conseguenze economiche dell’ordine di miliardi di euro. Il burn-out è una reazione a una situazione di stress cronico. «Il burn-out», spiega Franco Arnold, psicologo del Trovare l’equilibrio interiore per evitare il rischio di burn-out. 48 PDGR specializzato in Psicoterapia e Psicologia della riabilitazione, «è una sindrome da esaurimento. Molti non prestano attenzione ai sintomi dell’esaurimento emotivo, fisico e mentale. Sarebbe invece proprio questa la cosa importante da fare per non finire in burn-out.» COSA FARE? Arnold consiglia a chi è tormentato dallo stress di porsi delle domande: mi sento carico e sovraccarico? Perché faccio così tante ore in più? Sono poco organizzato? Ho paura di fallire? Per il lavoro CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Il Servizio psichiatrico dei Grigioni è specializzato nella cura delle malattie da stress. Di regola per i primi accertamenti ci si rivolge al medico di famiglia, solo in casi di emergenza direttamente al PDGR. Il PDGR effettua le terapie in day-hospital (solo in casi gravi è previsto il ricovero). In questo modo si trova una nuova qualità della vita. Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch Il dottor Franco Arnold, psicologo specializzato in Psicoterapia e Psicologia della riabilitazione, ha una lunga esperienza con i pazienti con la sindrome di burn-out. trascuro gli altri miei bisogni personali? Mi prendo sufficienti pause per il riposo? Reagisco spesso in modo irritato? Mi porto il lavoro a casa? Sono reperibile a tutte le ore? So dire di no? Questo processo di riconoscimento della situazione porta con sè anche domande sul benessere fisico e psichico: riesco a rilassarmi? Mi sento sfinito? Dormo a sufficienza? Faccio movimento? Sono felice? «Chi impara a prestare attenzione a se stesso, alle proprie sensazioni e ai propri bisogni trova di nuovo l’equilibrio tra stress e non stress, tra carico di lavoro e benessere», dice Franco Arnold alla luce della sua lunga esperienza. A questo fine è molto utile: camminare ogni giorno a passo svelto nella natura per una mezz’ora; guardare di frequente in lontananza, mangiare in modo vario, dormire a sufficienza, limitare o evitare completamente alcol, sigarette e medicinali (d’accordo con il medico). Anche una diversa gestione del tempo aiuta a ritagliarsi nuovi momenti liberi e porta a una riduzione dello stress. «Oltre a questo, è molto importante analizzare criticamente il proprio modo di vedere e di ragionare. Per esempio chiedersi: mi sento bene soltanto quando gli altri mi elogiano?» Dogmi di dubbia validità come il classico «chi commette errori dimostra di essere incapace» accrescono poi, dice Arnold, molti problemi. «Chi impara a mettere in discussione i propri dogmi e a riformularli in modo diverso ridimensiona le situazioni di stress.» La nuova formulazione del dogma potrebbe suonare all’incirca così: «Anche se rendo meno di altri e commetto degli errori sono comunque una gran persona». L’OFFERTA DI TERAPIE Il PDGR offre terapie per curare il burn-out sia nella clinica Waldhaus a Coira che nella clinica Beverin a Cazis. «Noi lavoriamo secondo il principio delle «quattro E»1: riconoscimento del proprio bisogno di cura, alleggerimento (ridurre e arrestare lo stress), riposo (rilassarsi, muoversi), ritorno alla lucidità (limitare il perfezionismo e l’idealismo). Per le persone colpite da burn-out, dice Arnold, non è sempre molto facile ammettere di aver superato il limite. «Per questo motivo conduciamo insieme un’analisi del posto di lavoro e parliamo anche con i superiori delle possibilità di miglioramento di quest’ultimo. Ciò porta risultati sorprendentemente positivi. Inoltre, ogni volta che è possibile, includiamo in questo processo anche la famiglia della persona malata. Insieme ai pazienti mettiamo a punto le terapie individuali appropriate, come per esempio una terapia del comportamento o una del movimento. In appoggio offriamo anche fitoterapia ed ergoterapia. I sintomi del burn-out sono curabili», afferma Arnold. «Chi ne è colpito trova, con la terapia, una nuova qualità della vita.» 1NOTA DEL TRADUTTORE: i quattro sostantivi che seguono in tedesco cominciano tutti con la «E», da qui la definizione di «quattro E». 49 22 febbraio 2012 DEMENZA: FARE UNO SCHERZO ALLA PERDITA DI MEMORIA Diventiamo sempre più anziani e di conseguenza cresce il rischio di ammalarsi di demenza. Nessuno vuole che gli accada. Gli specialisti della clinica psichiatrica Waldhaus a Coira raccomandano di tenere in allenamento il proprio cervello, di mantenersi attivi, di fare movimento e mangiare in modo sano per contrastare la perdita di memoria. A llora esiste sul serio una prevenzione della demenza? «Sì», dice Christian Koch, vicecapo medico di Psichiatria geriatrica e direttore della Clinica della memoria del PDGR (Servizio psichiatrico dei Grigioni). Come è stato dimostrato, diversi fattori avrebbero un’influenza sul fatto di ammalarsi, prima o poi, di demenza. Christian Koch parla della buona salute fisica e mentale dell’essere umano. Anche se certi fattori di rischio della demenza, come forse quelli ereditari, potrebbero non esserne influenzati, un cervello sano riduce il rischio di malattia e può rinviare la comparsa della stessa. RALLENTARE IL PROCESSO Sotto Per mantenere efficiente la memoria: tenere in esercizio la salute fisica e mentale, mangiare in modo sano, essere creativi e coltivare le relazioni sociali. 50 Buone notizie dunque in un’epoca in cui gli esseri umani diventano sempre più vecchi e perciò aumenta il rischio di ammalarsi di una forma di demenza. I primi sintomi di demenza si riscontrano in persone di età compresa tra i 60 e i 65 anni. È perciò tanto più importante intervenire per tempo e prevenire. In questo modo si può fare uno scherzo alla perdita di memoria. Ma cos’è di concreto aiuto contro l’insorgere della demenza? Christian Koch elenca i più importanti mezzi di prevenzione: 1. Tenere in esercizio la mente attraverso giochi come gli scacchi, i memory, il gioco di carte o un training della memoria mirato («jogging cerebrale»), ma anche attraverso i cruciverba e la lettura di libri e giornali. Imparare qualcosa di nuovo come per esempio le lingue, l’uso del computer o a navigare in internet. «I training della memoria di questo tipo hanno un effetto di protezione nello stadio che precede la manifestazione della demenza, perché possono ritardare l’inizio e anche il decorso della stessa» dice Koch. 2. Rimanere in movimento. È adatto tutto quello che implica anche divertimento: correre, fare camminate in montagna, fare ginnastica, allenamento, andare in bicicletta, salire le scale. Anche tai chi e karate, così come il ballo, sono molto indicati per le persone anziane per tenere in allenamento mobilità e coordinazione. 3. Essere creativi: Koch consiglia anche di coltivare la propria creatività attraverso il canto, la musica, la danza, il disegno, il gioco o la cucina. In questo modo vengono toccati tutti i sensi. 4. Coltivare le relazioni sociali: chi si incontra regolarmente con gli altri rimane integrato. Inoltre, ci si confronta con le altre persone e con i loro desideri laddove se ne trae vantaggio anche in prima persona. 5. Mangiare in modo sano: «Molto importante è un’alimentazione sana ed equilibrata» ritiene Christian Koch. Frutta, verdura, insalate, latticini e prodotti integrali, pesce, carne. L’ideale è la dieta mediterranea. Se la forma di demenza è già in uno stadio avanzato gli specialisti prescriveranno anche terapie individuali a base di medicinali. Sopra Christian Koch, vicecapo medico di Psichiatria geriatrica e direttore della Clinica della memoria: «Ci sono misure efficaci per contrastare la demenza.» CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Nella clinica della memoria, la clinica diurna di Psichiatria geriatrica del PDGR, chi soffre di forme di demenza allo stadio iniziale e intermedio ha la possibilità di partecipare, in giornate singole, a programmi terapeutici d’accompagnamento. La clinica diurna di Psichiatria geriatrica è aperta dal lunedì al sabato. Si va dai sei fino agli otto posti. Gli stessi programmi terapeutici vengono offerti dalla clinica diurna geriatrica a Ilanz. Il PDGR offre accertamenti e diagnosi di forme di demenza anche a St. Moritz. Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch Diagnosi precoce Per l’accertamento della demenza Christian Koch consiglia una diagnosi precoce che permetta di avviare per tempo le misure opportune. L’Alzheimer è la forma più frequente di demenza; tra le altre ci sono anche le demenze vascolari. Inoltre, malattie neurologiche come il morbo di Parkinson o un disturbo della funzione tiroidea possono portare a una sintomatologia di tipo demente. «La conoscenza delle forme di demenza è cresciuta», dice Koch. Spesso si nota dalla reazione dei familiari che non tutto va come dovrebbe. Ma anche gli stessi malati notano i primi segnali (dimenticanza, disturbi dell’orientamento, difficoltà a fare programmi e così via). «Al più tardi subito dopo si dovrebbe andare dal medico» raccomanda Koch. In questo modo si può agire per tempo e pren- dere insieme decisioni importanti. Cosa succede davvero quando ci si ammala di demenza? Nel caso del morbo di Alzheimer per esempio, che è la forma di demenza più frequente, muoiono delle cellule cerebrali. Allo stesso tempo non vengono più prodotte le sostanze chimiche proprie del corpo che normalmente garantiscono lo scambio tra le cellule cerebrali, con il risultato che chi è colpito da demenza dimentica molto. È utile allora rallentare il processo. 51 21 marzo 2012 LA FITOTERAPIA È EFFICACE IN PSICHIATRIA La fitoterapia acquista un’importanza sempre maggiore nelle cliniche del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Spesso la fitoterapia si rivela un’integrazione efficace delle terapie della medicina classica e i pazienti rispondono bene al suo impiego. I farmaci vegetali aiutano il processo curativo. I l profumo di agrumi, di fiori d’arancia, di rose, di lavanda e anche di camomilla o timo fa spuntare come per magia un sorriso radioso sul viso dei pazienti del PDGR. Le foglie, le scorze, i fiori e le radici delle piante manifestano il loro effetto in diversi modi: gli agrumi e le foglie di rosa sono un eccellente antidepressivo; i fiori d’arancia usati come infuso di tè rilassano e alleviano la sindrome da sfinimento, la salvia è di aiuto in 52 caso di infiammazioni, la camomilla e il finocchio sono indicati per i problemi di stomaco e intestino. La lista potrebbe andare avanti quasi all’infinito. Il personale di cura specializzato e i quadri medici del PDGR hanno acquisito approfondite conoscenze di medicina complementare e fitoterapia attraverso corsi di formazione interni. Conoscono decine di piante, la loro azione terapeutica e gli ambiti in cui possono essere impiegate in psichia- CENTRO D’ASSISTENZA PDGR All’interno della psicoterapia il PDGR dà un ampio spazio d’impiego alla fitoterapia– anche nella clinica privata Mentalva aperta da poco a Cazis. Poiché nella fitoterapia sono necessarie molte conoscenze specialistiche, i collaboratori del PDGR si aggiornano e si perfezionano continuamente attraverso corsi interni e supervisioni. La fitoterapia è molto adatta per malattie psichiatriche leggere ma è anche oltremodo utile come integrazione dei trattamenti della medicina tradizionale. Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch Karoline Julien, direttrice del reparto PTS, cura efficacemente i pazienti con le piante officinali. tria, come per esempio per le depressioni, per le paure, i disturbi del sonno e i fenomeni concomitanti come dolori e infiammazioni. Fitoterapia e medicina «Nelle forme di malattia più leggera la fitoterapia aiuta i nostri pazienti persino più delle altre terapie», dice con convinzione Karoline Julien, direttrice del reparto di Psicoterapia (PTS). «Noi utilizziamo la fitoterapia in psichiatria e nelle psicoterapie, spesso come efficace integrazione alle cure della medicina classica.» I pazienti delle cliniche psichiatriche del PDGR sanno apprezzare questa forma di terapia. «Discutiamo insieme della malattia, della causa e dei tipi di cura. Da ciò vediamo quale rimedio è di maggior aiuto per i pazienti. Poiché la fitoterapia qualche volta non mostra subito effetto il paziente deve essere disposto a mettere in preventivo un tempo più lungo» dice Karoline Julien. Un esempio: se un paziente soffre di disturbi della paura può dover aspettare un paio di giorni prima che i preparati vegetali facciano effetto. Karoline Julien ha fatto ottime esperienze con il fiteuma, impiegato con i pazienti che, oltre ai disturbi psichici, accusavano anche disturbi reumatici. «Ma il fiteuma fa effetto solo dopo tre settimane di trattamento. È importante saperlo per poter dare al processo di guarigione il tempo sufficiente», dice la specialista. Assumere le dosi giuste Ma non è il caso di prendere troppo a lungo gli stessi preparati vegetali. Bisogna prestare attenzione alle dosi, perché nemmeno le piante sono innocue e prive di effetti collaterali. Per esempio, una dose troppo massiccia di iperico può portare, tra le altre cose, alla fotosensibilità. Per questo è irrinunciabile concordare la fitoterapia con i medici e con il personale di cura specializzato. I nostri avi non potevano comodamente andare in farmacia e comprarsi una pasticca contro il mal di testa o un sonnifero. Perciò da sempre gli uomini hanno curato le malattie con le piante più diverse. Oggi i loro effetti e il loro uso sono stati studiati in modo molto più approfondito. Karoline Julien: «Tuttavia per ottenere risultati soddisfacenti bisogna conoscere bene come agiscono le piante.» La fitoterapia viene utilizzata nelle forme più variegate: estratti di piante, oli, tinture, gocce, pillole, capsule, polvere, pomate o gelatina messa in acqua o in alcol, impacchi, bagnoschiuma, tè, parti di piante secche o fresche. «Un bagno, un tè o un impacco fanno sempre bene anche all’anima», nota Karoline Julien. Inoltre, la specialista constata sempre come durante l’utilizzo della fitoterapia migliori la qualità del rapporto tra pazienti, medici e personale curante e cresca la fiducia. «Soprattutto trovo positivo che oggi la fitoterapia conquisti un grosso spazio nella psichiatria.» 53 18 aprile 2012 SESSUALITÀ – NESSUN DESIDERIO, TROPPO DESIDERIO? La sessualità è un tema importante in ogni rapporto di coppia. Ma molte persone soffrono di disturbi sessuali riconducibili a cause psichiche. Contro questi disturbi si può fare molto e con mezzi semplici. Gli specialisti del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) spiegano come si può vivere a pieno la propria sessualità. U n numero di persone che va dal 20 al 30% soffre di disturbi sessuali funzionali, cioè di riduzioni della sessualità dovute a motivazioni di carattere psichico e non fisico, come dice la statistica. «Effettivamente i problemi psichici spesso si ripercuotono sulla vita sessuale della coppia», conferma il dottor Michael Prapotnik, specialista del PDGR in Psichiatria e medicina psicoterapeutica. Di frequente altre malattie psichiche già presenti come disturbi della paura, depressioni o conflitti inconsci, che possono risalire anche all’infanzia, portano a disturbi sessuali. Un altro motivo pos- sono essere i medicinali che vanno assunti per malattie fisiche o psichiche e che hanno effetti collaterali di tipo sessuale. Stress e pressione da rendimento lavorativo La mancanza di desiderio sessuale ha molte cause: carico lavorativo (stress), trauma psicosessuale, problemi con il partner, ansia da prestazione sessuale o una malattia fisica. «Le persone che sono poco sicure di sé, che hanno grosse pretese nei propri confronti o hanno avuto in precedenza Di nuovo una vita sessuale soddisfacente: durante le terapie vengono risolti problemi e disturbi. 54 CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Un aiuto efficace è offerto dai sessuologi del Servzio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Per una consultazione con il Dr. med. Michael Prapotnik è possibile annunciarsi telefonicamente: 058 225 25 25. Informazioni: www.pdgr.ch Il dottor Michael Prapotnik, specialista in Psichiatria e psicoterapia FMH del PDGR e vicecapo medico. esperienze sessuali negative lamentano più spesso problemi sessuali», dice Prapotnik. Da questi problemi si possono sviluppare paura di fallire, avversioni sessuali, impotenza psicogena, disturbi di erezione e orgasmo o persino dolori durante il rapporto sessuale. A esserne colpiti sono sia donne (fino al 43%) che uomini (fino al 31%). Parlarne Michael Prapotnik: «Poiché l’argomento sessualità è spesso, purtroppo, ancora un tabù, le coppie parlano troppo poco o per nulla delle proprie paure, delle difficoltà e dei propri desideri nel campo sessuale. Affrontare l’argomento sarebbe invece un primo passo importantissimo per raggiungere una sessualità soddisfacente.» Lo specialista del PDGR consiglia perciò di parlare con un medico di propria fiducia. Oppure, nel caso di un problema grave, di iscriversi a una terapia presso il PDGR. Vale la pena vincere se stessi, superare il proprio imbarazzo e pudore e cercare un aiuto terapeutico. Alla fin fine ci si ha solo da guadagnare, ritiene Prapotnik. Vivere una sessualità soddisfacente Cosa ci vuole per vivere pienamente la propria sessualità? «Sicuramente una disposizione positiva nei confronti della sessualità e del proprio corpo. Bisognerebbe anche conoscere i propri bisogni e parlarne con il partner.» La fiducia in se stessi e l’autostima hanno in questo un ruolo chiave. Salute fisica, depressioni e disturbi sessuali sono strettamente collegati tra loro. Se la psiche e il corpo sono in armonia una coppia può vivere di nuovo una sessualità piena. In una terapia sessuale si affrontano e risolvono, tra le altre cose, paura di fallire, paure e conflitti in generale, vengono chiariti i disturbi sessuali nel rapporto di coppia e si costruiscono nuovi comportamenti sessuali senza disturbi. Spesso le coppie ricevono «compiti» assolutamente piacevoli, come per esempio gli «esercizi di carezze», per esplorare in modo completamente nuovo il proprio corpo e quello del partner. Durante una terapia vengono date anche istruzioni su come una coppia può riprendere il dialogo e imparare a parlare dei propri sentimenti e dei propri bisogni. «Come prima cosa chiariamo se è il caso di fare una terapia individuale o di coppia. Soltanto in un secondo momento procediamo all’analisi dei problemi e ai colloqui psicoterapeutici.» Per le persone con dipendenza sessuale il PDGR offre anche terapie con ricovero in clinica. «La clinica offre un ambiente protetto a chi soffre di dipendenze. Essa è un luogo da cui la vita quotidiana resta fuori e già solo per questo diventano possibili altri tipi di comportamento. Insieme ai pazienti elaboriamo nuove strategie che li aiutano a condurre una vita senza dipendenza.» 55 23 maggio 2012 STRESS – IN SECONDA MARCIA ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE La velocità alla quale viviamo aumenta continuamente. E con essa anche il livello di stress. Chi non impara a rilassarsi può ammalarsi: nel corpo, nell’anima e nella mente. Ognuno di noi può introdurre nel proprio quotidiano, a scopo preventivo, degli esercizi di rilassamento. Il Servizio psichiatrico dei Grigioni offre un aiuto nel campo e terapie per combattere lo stress. La velocità alla quale viviamo cresce e con essa anche lo stress. Perciò i luoghi in cui potersi rilassare diventano sempre più importanti. D i per sé le situazioni di stress non sono negative. Esse stimolano il sistema cardio-circolatorio, la respirazione diventa più veloce, i muscoli si tendono: l’intero corpo e anche il cervello viaggiano a pieno regime per metterci in condizione di prendere decisioni fulminee. Questo succede in continuazione ed è pienamente normale. Ma se il livello di stress rimane costantemente a un livello alto alla lunga il nostro corpo non è in grado di sopportarlo. 56 Il nostro corpo – una Ferrari? «Se con la nostra auto preferita, magari addirittura una Porsche o una Ferrari, viaggiamo per lungo tempo in seconda a una velocità di 140/160 chilometri orari facciamo un danno alla macchina. Sapendo questo, non pretenderemmo mai una cosa del genere dalla nostra auto. A noi stessi, invece, imponiamo spesso, ogni giorno, fatiche del genere. E questo alla lunga non può andare CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Oggigiorno le malattie legate allo stress sono in aumento. È pensato in particolar modo per manager stressati e per persone che hanno dimenticato come relazionarsi con lo stress. Il corso di prevenzione, della durata di due settimane, è offerto dalla clinica privata Mentalva a Cazis. L’obiettivo è evitare le malattie che lo stress porta con sè. Le persone a rischio di stress imparano come affrontarlo al meglio. Per chi non ha tirato in tempo il freno d’emergenza e soffre già di malattie legate allo stress il PDGR offre anche trattamenti con degenza in clinica. Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch Tatiana Miusskaya Fehr: «Chi impara ad affrontare lo stress nel modo giusto e a stare attento rimane sano a lungo.» bene», spiega Tatiana Miusskaya Fehr, caporeparto nella clinica privata Mentalva Resort & Spa nella clinica Beverin, a Cazis, del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Ohi, un leone in ufficio… E Tatiana Miusskaya Fehr spiega con un altro esempio come persino situazioni di stress di breve durata possano avere una ripercussione nociva sul nostro corpo e sul nostro cervello. «Immagina di aprire la porta dell’ufficio e di trovare un leone che ti guarda. Cosa succede? La paura sale dentro di te, la pelle si raffredda, i muscoli si tendono, la bocca si secca, la respirazione accelera, il cuore batte a velocità folle. Il corpo e la mente si preparano a fuggire o a combattere – a seconda di quello che decidiamo.» Se allo stress legato al leone si aggiungono altre situazioni pesanti (il capo è insoddisfatto, un incarico è sfumato, i figli mettono i nervi alla prova…) i nostri reni all’improvviso al posto della noradenalina rilasciano il cortisolo. Questo aumenta la tensione dei muscoli. Se i muscoli, a causa dello stress cronico, sono continuamente in tensione, tra le conseguenze ci sono per esempio malattie legate al dolore come fibromialgie, acufene (tinnitus), burn-out, depressioni e altro ancora. Il leone non c’è più, l’immagine resta Anche se il leone fisicamente non c’è più (è stato catturato o è fuggito…), spesso la sua immagine resta in testa. E continua a stressarci. «La nostra memoria fisica non dimentica nulla così velocemente. Essa spedisce sempre gli stessi segnali, fa raffreddare la pelle, fa battere forte il cuore, e produce di nuovo tutte le reazioni fisiche già sviluppatesi durante l’incontro con il leone. E il cervello va alla ricerca di soluzioni, senza però trovarne.» Tatiana Miusskaya Fehr sa cosa c’è da fare in questi casi: «Non possiamo cambiare il mondo esterno. Ma possiamo esercitare un influsso sui nostri pensieri e anche sul nostro corpo.» Lei consiglia perciò esercizi di attenzione e di rilassamento per essere consapevoli del hic et nunc. «Attraverso un’inspirazione e un’espirazione consapevoli così come attraverso la meditazione possiamo tranquillizzare il nostro cervello, notare le nostre sensazioni e sapere che la paura arriva e se ne va.» Nelle cliniche del PDGR si lavora anche in modo mirato con gli esercizi di rilassamento di Jacobson: questo significa imparare a tendere e poi a rilassare i muscoli in maniera consapevole e nella giusta proporzione. «Spesso si tratta di piccoli esercizi che ognuno può introdurre nella propria vita quotidiana», dice Tatiana Miusskaya Fehr. «Chi fa questo tipo di prevenzione sarà in grado di superare bene anche i giorni di stress.» 57 20 giugno 2012 QUANDO AL BABY BLUES FA SEGUITO UNA DEPRESSIONE Dopo il parto talvolta le donne soffrono di malumori. Questo stato d’animo, conosciuto anche come baby blues, spesso scompare nel giro di pochi giorni. Se però, nonostante la gioia per il bebè, la tristezza non passa, è il caso di cercare rapidamente l’aiuto di uno specialista. I medici del PDGR aiutano a chiarire la situazione. Una depressione diagnosticata presto può essere curata bene. P roprio per evitare che anche il neonato risenta dei suoi sbalzi d’umore, dei suoi disturbi del sonno e della depressione, la madre dovrebbe cercare rapidamente l’aiuto di 58 uno specialista. «Una gravidanza e una depressione sono una situazione difficile e complessa», dice la dottoressa Suzanne von Blumenthal, primario del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre un aiuto rapido ed efficace per le depressioni da puerperio nella clinica Beverin di Cazis. Informazioni: tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch L’assegnazione può avvenire tramite il medico di famiglia e il ginecologo o, nei casi d’emergenza, anche direttamente attraverso il reparto. Oltre alle terapie, alle mamme e ai papà si consiglia anche di frequentare i gruppi per genitori, nei quali si può parlare dei propri problemi personali e scambiarsi opinioni ed esperienze. La dottoressa Suzanne von Blumenthal, primario del PDGR: «Le depressioni post partum andrebbero curate rapidamente». «Purtroppo le mamme spesso aspettano troppo a lungo prima di rivolgersi a uno specialista. Ma proprio quest’attesa indefinita porta più danno che giovamento.» La cura della depressione post partum è infatti tanto più lunga quanto più a lungo è mancato un intervento medico-specialistico. «E la lunga mancanza di un supporto medico è molto più dannosa del farmaco di cui la madre avrebbe bisogno per guarire.» Le lunghe attese, dunque, non giovano a nessuno. Nella clinica psichiatrica Beverin a Cazis le depressioni da puerperio vengono curate per lo più nella formula day hospital. Tuttavia per le mamme sussiste anche la possibilità di una degenza nel reparto «mamma-figlio». bambino.» Talvolta una depressione non curata può condurre persino a una psicosi da puerperio: in altre parole la percezione si modifica, la madre soffre di paure estreme e/o fissazioni e allucinazioni. In breve: il comportamento di una madre che soffre di depressione cambia. E a quel punto tutto il suo mondo viene davvero sconvolto. Tra i sintomi di una depressione ci sono esaurimento fisico ed emozionale, fiacchezza, stato di impotenza, ritiro dalla vita sociale. Ma possono comparire anche mancanza di appetito e sensazioni di colpa e pudore. In media, a soffrire di disturbi depressivi è una percentuale di madri che va dal 10 al 15%. Possibilità di cura Ci si può proteggere? Da un baby blues o da una grave depressione post partum non ci si può proteggere. Ma molte volte le madri si accorgono da sole di reagire in modo diverso dal solito. In questo caso, attraverso il medico di famiglia e senza indugiare, dovrebbero fissare un colloquio con uno specialista. «Sarebbe fatale, in una simile situazione, voler semplicemente salvare la facciata. Questo non farebbe che peggiorare il tutto», spiega il medico specialista del PDGR. «Le conseguenze di una depressione», dice la dottoressa Suzanne von Blumenthal, «possono essere pesanti. Non sono da escludere pensieri di suicidio o addirittura di uccisione del proprio Con i farmaci giusti e con le terapie si riesce a curare efficacemente una depressione nel suo stadio iniziale. Durante la fase di cura la neomamma ha però bisogno di un’assistenza supplementare dall’esterno. Un aiuto nei lavori di casa è una delle possibilità più efficaci di sgravio. «È molto importante che il bambino dopo la nascita inizi bene la propria vita e non sia disturbato nel suo sviluppo.» Ogni donna incinta può preparare il terreno per questo già durante la gravidanza, rinunciando all’alcol e al fumo. 59 18 luglio 2012 LAVORO ADEGUATO PER PERSONE CON RIDOTTA CAPACITÀ PSICHICA Nelle officine Arbes a Rothenbrunnen, a Coira e a Roveredo, che fanno parte del Servizio psichiatrico dei Grigioni, le persone con ridotte capacità psichiche trovano un lavoro adatto a loro. N el vivaio Arbes di Rothenbrunnen1 al momento crescono le zucche. Nella falegnameria nascono giocattoli in legno e in un «angolo creativo» si realizzano, su ordinazione, biglietti di compleanno e di Natale. Nell’officina tessile fervono i lavori di cucitura dei costumi di carnevale della «Guggenmusik» per il martedì grasso. Da qualche parte una stampante sbuffa e sforna volantini; contemporaneamente nell’officina dedicata alla lavorazione della pietra mani pazienti levigano la roccia grigionese per realiz- 60 zare portachiavi e coltelli da caccia di grande pregio. Tutti i prodotti vengono venduti nel negozietto Arbes a Coira, dal magazzino a Rothenbrunnen arrivano nel negozio on-line, alle manifestazioni organizzate dall’Arbes e persino ai mercati regionali. I prodotti su ordinazione vengono consegnati direttamente ai clienti privati o ai partner commerciali. Con il ricavo ottenuto dalla vendita di prodotti e servizi l’Arbes riesce a coprire una grossa parte dei costi della propria istituzione. Gianreto Conrad guida l’Arbes da circa due anni e mezzo. A Rothenbrunnen l’Albes è alloggiata in due estesi edifici in legno, semplici e moderni. Complessivamente l’Arbes gestisce undici reparti. A Rothenbrunnen ci sono 70 posti di lavoro «protetti» per persone con ridotta capacità psichica. A Coira, presso la clinica Waldhaus, i posti di lavoro sono 36, a Roveredo invece undici. Circa 170 persone possono dunque trovare un impiego in officina consono alle proprie predisposizioni e capacità. Alcune persone abitano in pensionati assistiti, altri vanno ogni giorno all’Arbes per lavorare. Organizzare la giornata «Noi non offriamo semplicemente un’occupazione», dice Gianreto Conrad, «non facciamo bricolage, noi lavoriamo. Riteniamo importante dare una struttura alla giornata dei pazienti attraverso un’occupazione e un lavoro, impiegando le loro capacità in modo ottimale e sensato. Spesso riusciamo anche a scoprire il loro potenziale nascosto.» Conrad ha sperimentato più volte che le persone con ridotta capacità psichica desiderano lavorare. «Magari alcuni sono in grado di lavorare solo due ore, altri cinque o sei. Mi dispiace quando vedo che invece all’esterno, nella società, si ha la sensazione che queste persone siano troppo pigre per lavorare», dice Conrad. «Noi osserviamo ogni giorno che questo non corrisponde assolutamente al vero.» Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) non collabora soltanto con molte ditte e organizzazioni ma anche direttamente con l’AI (Assicurazione per l’invalidità). «Alla fin fine si tratta di questo: permettere ai nostri clienti la migliore integrazione possibile in un processo lavorativo. Con l’aiuto dell’Arbes e dell’AI alcuni di loro vengono anche preparati in modo mirato a un rientro nel sistema economico libero.» La persona al centro Secondo Conrad l’obiettivo è dunque creare nelle officine condizioni simili a quelle del mondo lavorativo esterno. Anche per questo motivo tutti gli assistenti possiedono una formazione professionale di tipo artigianale e, in più, una formazione specifica per svolgere i compiti di assistenza. Per Gianreto Conrad, direttore dell’Arbes: «Da noi le persone stanno al centro di tutto.» CENTRO D’ASSISTENZA PDGR L’Arbes del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre posti di lavoro «assistiti» a persone con ridotta capacità psichica. Qui vengono offerti moderni servizi e si fabbricano prodotti propri e su ordinazione, come per esempio regali per i clienti. Durante le vacanze estive l’Arbes è inserito di nuovo nel Ferien(s)pass 2012. Anche le scuole, all’interno di progetti specifici, vanno in visita all’Arbes. Per associazioni, organizzazioni e ditte l’Arbes organizza visite guidate. Informazioni: tel. 058 225 44 50, www.arbes.ch tutti loro al centro ci sono le persone. È per loro che si impegnano ogni giorno. «Ogni singola persona è assistita individualmente. Questo è molto ambizioso. Per questo non è possibile utilizzare un sistema brevettato in base al quale offrire a tutti lo stesso tipo di assistenza: noi infatti assistiamo persone completamente diverse tra loro e con quadri clinici altrettanto differenti, che vanno dai disturbi della paura fino a quelli ossessivi passando per gravi depressioni. E se si rende necessaria un’assistenza di tipo psichiatrico, questa è sempre garantita all’interno del PDGR.» 1 Nota del traduttore: il nome Arbes è acronimo in tedesco di «luoghi di lavoro e di attività». 61 22 agosto 2012 ARCHE NOVA – UNA CASA SPECIALE, ASSISTITA Per adulti con deficit mentale il centro di cura Arche Nova, guidato dal Servizio psichiatrico dei Grigioni, è un luogo importantissimo per lavorare e per vivere. Abitare in condizioni normali. S u un supporto di metallo rivestito da carta di giornale c’è un oggetto di design di cartapesta colorata; accanto ci sono disegni dai colori sgargianti. Una donna dipinge con impegno 62 un quadro. Poco lontano si modellano nell’argilla delle piccole teste. E dalla stanza di lavoro adiacente giungono suoni striduli, un ragazzo sega in due una vecchia bicicletta ormai fuori uso. Nell’of- ficina del centro di cura Arche Nova a Landquart lavorano 24 persone con deficit mentale. Molte di loro hanno una vena creativa e anche un talento artigianale. «Noi scopriamo insieme ai nostri clienti le inclinazioni e le competenze individuali. Ciò ha un grande significato per la qualità della vita, perché in questo modo le persone con deficit intellettivo si sentono prese sul serio», dice il direttore del centro Ralph Lang. Fin dalla fondazione del centro di cura Arche Nova, che appartiene al Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR), Ralph Lang è responsabile, insieme ai suoi collaboratori, dell’officina e delle comunità abitative. «L’Arche Nova offre anche a persone con un deficit marcato un posto per lavorare e per vivere. La particolarità è che queste persone nei loro alloggi in comune vivono in modo assolutamente normale in mezzo alla comunità paesana – nonostante il loro elevato bisogno di aiuto e di prestazioni d’assistenza. Ralph Lang, direttore del Centro di cura Arche Nova. CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Il Centro di cura Arche Nova, gestito dal PDGR, offre 24 spazi abitativi e luoghi di lavoro. Le persone con deficit mentale vivono in quattro nuclei abitativi decentrati e sono assistite individualmente. Per gli interessati c’è una lista Quattro comunità abitative I clienti assistiti all’Arche Nova vivono in quattro comunità abitative a Igis, a Landquart, a Schiers e a Untervaz. A turno i membri delle comunità abitative, insieme alle persone che li assistono, si occupano della casa. Ogni volta due o tre degli assistenti a turno sono corresponsabili per la spesa, la cucina, le pulizie, il lavaggio dei panni e tutte quelle altre cose che si vogliono sbrigare oltre al lavoro. Tra l’altro, per le persone assistite all’Arche Nova spesso le esigenze e le attività della vita di tutti i giorni risultano molto complesse. «Di frequente una persona con deficit non è in grado di svolgere singole attività oppure riesce a portarle a termine solo con un grosso aiuto. Se però noi offriamo aiuto per svolgere le singole fasi di un’attività si creano per ogni persona molteplici possibilità di partecipare e dare il proprio contributo», spiega Lang. Importanti per le persone con deficit psichico sono anche i rapporti con gli altri esseri umani, resi possibili dalle abitazioni decentrate. «Proprio per lo sviluppo della personalità chi vive all’Arche Nova ha bisogno di un contesto di normali relazioni sociali e della stima del mondo esterno.» d’attesa. Informazioni: tel. 081 322 83 30, www.pdgr.ch Soddisfare i bisogni Per gli abitanti di Igis, di Landquart, di Schiers e di Untervaz le comunità abitative sono ormai vita quotidiana; lo stesso vale anche per gli abitanti di Arche Nova. Come succede in ogni normale nucleo familiare, di tanto in tanto nascono dei conflitti tra gli abitanti della comunità. «Ma questo fa parte della vita. E anche le persone con deficit mentale imparano a rapportarsi con situazioni di questo tipo», dice Lang, che inoltre assicura: «La formula delle comunità abitative con strutture diurne e gli spazi di lavoro ha dato ottimi risultati. Questo ci dimostra che il bisogno umano di condurre una vita attiva e utilizzando le proprie capacità è un desiderio fondamentale anche per le persone con un deficit intellettivo.» 63 19 settembre 2012 LA SINDROME ADHD: «QUANDO IL BAMBINO TROPPO VIVACE DIVENTA ADULTO» Quasi tutti conoscono l’ADHD. E il Metilfenidato. Questo farmaco viene in parte impiegato per curare la sindrome da deficit d’attenzione e iperattività nei bambini e negli adulti. Al Servizio psichiatrico dei Grigioni si utilizza un approccio terapeutico di tipo globale. L’ADHD può essere curata bene. M olti ricordano il libro per bambini Gian Burrasca con il bambino irrequieto che non stava mai fermo sulla sedia. Ma perché un bambino si agita continuamente, perché è così iperattivo, prende così tante sviste e si fa distrarre tanto facilmente? E per quale motivo i bambini da adulti hanno ancora gli stessi problemi? 64 Birgit Reimann Meisser è laureata in psicologia ed è direttrice terapeutica presso il Centro dipendenze Danis del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) nella clinica di Cazis. Lei conosce i sintomi, gli effetti e le possibilità di cura per il deficit d’attenzione e iperattività, conosciuto con la sigla ADHD. CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre con il servizio psichiatrico ambulante un sostegno efficace. Informazioni: tel. 058 225 25 25, ww.pdgr.ch Birgit Reimann Meisser, laureata in psicologia, è direttrice terapeutica del Centro dipendenze Danis del PDGR, a Cazis. L’ADHD non si normalizza con la crescita «Il disturbo si manifesta per la prima volta sempre in età infantile. Oggi sappiamo che l’ADHD non si normalizza con la crescita. Per questo motivo oggi anche così tanti adulti devono ancora lottare con gli stessi sintomi. In molti casi il disturbo non è stato diagnosticato durante l’infanzia e quindi non è stato curato. Spesso la diagnosi arriva solo in età adulta, quando le ripercussioni sul lavoro sono diventate troppo grosse o sorgono malattie collegate», dice Birgit Reimann Meisser. La ricerca presume che l’ADHD abbia cause genetiche, dunque ereditarie. «I ricercatori constatano che chi soffre di questa sindrome presenta un’organizzazione cerebrale particolare»: con queste parole la psicologa cerca di spiegare il fenomeno in maniera semplificata. Da questa particolare disposizione derivano agitazione interiore, tensioni, problemi di attenzione e di concentrazione così come iperattività. In psichiatria si usano tre definizioni: il puro e semplice disturbo di attenzione, l’iperattività e la combinazione di entrambi. Il travaglio interiore è grande «Il travaglio interiore di chi soffre di ADHD è, spesso, molto grande. I malati non possono opporsi in nessun modo alla pressione interiore, sono disperati, a volte non sono nemmeno in grado di parlare del problema. Alcuni allora cercano sollie- vo nell’alcol o nelle droghe.» Se il disturbo non viene curato chi ne è afflitto può anche diventare depressivo. Altri subiscono un burn-out. «Per questo la diagnosi corretta e la terapia che segue sono estremamente importanti», dice la psicologa. La diagnosi è il risultato di colloqui, test e anche della misurazione dei flussi cerebrali attraverso l’elettroencefalogramma quantitativo. La cura prevede l’utilizzo sia di medicinali che servono a riportare in equilibrio il metabolismo cerebrale sia di terapie individuali come psicoterapia, neuroterapia, training, coaching. «L’aiuto che oggi possiamo offrire è buono. Così nessuno è più completamente abbandonato alle proprie predisposizioni interiori.» La durata della cura per l’ADHD è diversa. A volte è sufficiente una terapia breve. «In virtù delle conoscenze di cui disponiamo oggi consideriamo l’ADHD più come una particolarità che come una malattia. Alcuni sintomi, come per esempio l’iperattività, non sono semplicemente e soltanto negativi. Molte persone che soffrono di ADHD sono in grado di fare più cose contemporaneamente, e questo è più o meno il sogno di tutti noi…»: così Birgit Reimann Meisser relativizza gli effetti dell’ADHD. Una cura è pertanto molto importante, anche per raggiungere una migliore qualità della vita. Una vera e propria guarigione, infatti, non c’è, ma le persone colpite da ADHD imparano a rapportarsi con le proprie debolezze e ad aumentare i propri punti di forza. 65 24 ottobre 2012 LE PAURE «BUONE» E QUELLE CHE FANNO AMMALARE Ogni uomo conosce la paura. Per esempio la paura degli esami, il trasalire quando si sentono rumori inaspettati o anche gli attacchi di panico. Alcune paure sono sensate, ci possono mettere in guardia dai pericoli. Altre fanno ammalare e andrebbero curate attraverso una terapia ideonea. Le paure patologiche, come per esempio l’aracnofobia, andrebbero curate con una terapia. A nessuno piace provare sensazioni di paura. Ma in determinate situazioni queste si manifestano senza che si possa fare nulla per difendersene. Markus Bünter, co-primario del Servizio Psichiatrico dei Grigioni (PDGR), fa una distinzione tra le normali paure e quelle patologiche, nevrotiche. «Le normali paure», dice, «sono sensa- 66 te. Spesso ci mettono in guardia dai pericoli. Per lo più sono innate, come la paura dell’altezza, la paura degli spazi stretti o il semplice trasalire per la paura.» A dover essere curate con medicinali e terapie sono perciò soltanto le paure patologiche, nevrotiche. Tra queste rientrano anche le fobie, per esempio l’aracnofobia, la paura dei tunnel o dei ponti. Rientrano nella definizione di agorafobia le paure che rendono difficile o impossibile a chi ne soffre uscire di casa, entrare nei negozi, muoversi da solo tra una moltitudine di persone o viaggiare in treno, in autobus o in aereo. «In aggiunta a queste paure possono manifestarsi anche attacchi di panico, d’ansia (con dolori al petto, palpitazioni, senso di soffocamento, ecc.), sintomi di depressioni, pensieri ossessivi e persino fobie di tipo sociale», dice Bünter. Riconoscere le paure Dietro a questi disturbi ci sono spesso, tra le altre cose, sudorazione, palpitazioni, vertigini. Per questo motivo i malati e i medici di famiglia a volte non riconoscono a prima vista che dietro questi sintomi si celano delle paure. Nella stragrande maggioranza dei casi le persone vengono colpite dai cosiddetti «disturbi della paura generalizzati». Una persona su dieci ne soffre una volta nella propria vita. I sintomi sono: nervosità continua, tremore, tensione muscolare, sudorazione, palpitazioni, vertigini e disturbi della parte alta del ventre. Sono in molti anche ad avere fobie sociali. Costoro hanno paura di osservazioni critiche, arrossiscono rapidamente, soffrono di tremore alle mani e hanno una bassa autostima. Meno frequenti sono i disturbi ossessivo-compulsivi. Tra questi il medico specialista annovera il lavarsi continuamente le mani per paura di malattie e altre azioni compulsive. Cause e cure Molte di queste paure possono influenzare fortemente la qualità della vita e il rapporto di coppia. «Le paure impegnano risorse ed energie», dice Bünter, «e possono condurre facilmente a malattie collegate come burn-out o depressioni. Proprio per questo esse devono essere curate il più presto possibile in modo specifico.» Alcune paure sono da ricondurre a una predisposizione che si trasmette per via ereditaria. Altre nascono da circostanze della vita, da situazioni di stress e a causa di altri sovraccarichi. Spesso le paure influenzano fortemente – a prescindere dal danno Markus Bünter è co-primario del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). CENTRO D’ASSISTENZA PDGR In linea di massima tutte le paure si possono curare bene. Alcune persone hanno vissuto un lungo calvario prima di mettersi nelle mani di medici di famiglia e specialisti. Nel caso di disturbi della paura di grado leggero il PDGR offre una consulenza gratuita. Il PDGR è specializzato nei disturbi della paura. Fanno parte della sua offerta anche le cliniche diurne di psicoterapia e i centri d’assistenza ambulatoriale a Coira, a Cazis, Davos, Scuol, St. Moritz, Sta Maria, Poschiavo, Ilanz. politico-economico – la vita di ogni giorno. Bünter: «Non curate, le paure possono condurre a burnout, depressioni, isolamento sociale, dipendenze e finanche a invalidità e suicidio.» Per il medico psichiatra Markus Bünter la cura rappresenta una sfida. Si è dimostrato efficace il trattamento basato sulla combinazione di farmaci e di psicoterapie. «Ogni paura può essere curata e la cura porta ai pazienti un miglioramento della qualità della vita. È importante però che il paziente aderisca alla cura», dice il medico psichiatra. Di frequente basta una cura di tipo ambulatoriale. Per terapie più intensive sono di prezioso aiuto le cliniche diurne del PDGR. 67 21 novembre 2012 IL BICCHIERE DI TROPPO CAUSA MOLTA SOFFERENZA AI FAMILIARI Molti consumano alcol – con moderazione. Alcuni ne sono dipendenti. Questo porta spesso partner e famiglie ai limiti delle proprie possibilità. Chi accetta un aiuto specialistico può evitare ulteriore sofferenza. D i frequente i familiari di persone alcolizzate non ricorrono alle possibilità d’aiuto esistenti. E spesso non lo fanno per mera vergogna. «Ma non ci si deve vergognare», dice Rahul Gupta, specialista in Psichiatria e Psicoterapia e capo medico di Psichiatria speciale del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Chi non supera la vergogna e cerca aiuto danneggia ancora di più se stesso e la propria famiglia. La sofferenza non fa che crescere e conduce in dolorosi vicoli ciechi.» Con il tempo, dice Rahul Gupta in virtù della sua lunga esperienza, spesso anche gli stessi familiari di persone alcolizzate si ammalano, sia fisicamente che mentalmente. Soprattutto i figli soffrono per una vita intera delle conseguenze della dipendenza dall’alcol della madre o del padre. Non è la debolezza di carattere a portare le persone alla dipendenza. Quasi sempre essa è da mettere in relazione con problemi personali o lavorativi. Chi si rende conto di stare per diventare alcolizzato o già lo è dovrebbe cercare in prima persona un aiuto specialistico, per il bene proprio e per quello della propria famiglia. Il bicchiere di troppo, infatti, non ha ripercussioni soltanto sulla propria vita ma anche su quella di tutta la famiglia. Spesso i familiari possono esercitare un’influenza sulla situazione facendosi consigliare per trovare un’uscita dal vicolo cieco. La ruota gira Quando l’alcol diventa una dipendenza soffrono soprattutto i familiari. 68 Chi beve troppo perde il controllo di se stesso. «Cresce il rischio di diventare aggressivi, di perdere le inibizioni, di diventare violenti, litigiosi e privi di senso critico. L’alcol modifica la personalità e di regola porta a malattie fisiche (tra le altre quelle legate a cuore e circolazione, intestino, diabete, fegato) e psichiche», spiega Rahul Gupta. «Non soltanto la persona con dipendenza dall’alcol ma anche i suoi familiari, che spesso per anni soffrono per la situazione, si ammalano nell’anima e nel corpo.» Una volta ogni tanto un bicchiere non fa male ma… «Su uno o due bicchieri di vino bevuti occasionalmente e in compagnia non c’è nulla da ridire. L’alcol ha anche effetti positivi. Rende più allegri, allevia la tristezza e fa dimenticare le paure», dice Gupta. Bisogna però stare attenti, con il passare del tempo, a non finire per affogare le proprie paure e la propria tristezza nell’alcol. «La dipendenza arriva lentamente, di soppiatto. Questo è il pericolo dell’alcol.» Chi beve abbandona il senso di responsabilità, lo lascia al partner o addirittura ai figli. Nascono così continuamente co-dipendenze. Questo significa che il partner non alcolizzato sostiene il partner nella sua dipendenza se compra l’alcol, richiede il certificato di malattia per il partner, giustifica il bere all’esterno, nella sfera sociale. Anche questo opprime molto i familiari. A volte bevono entrambi i partner, più spesso soltanto uno. «Se in una coppia uno dei due beve aumenta il carico per il partner sano», spiega Gupta. «Noi sperimentiamo spesso il caso del partner che non beve e dei figli che stanno inermi accanto al loro caro perché non sanno cosa fare e quale potrebbe essere la reazione del malato. In una fase di passaggio bisognerebbe almeno fissare delle regole con il partner, dirgli cosa lo aspetta, cosa si vuole, bisognerebbe dirgli anche che mette in gioco la sua famiglia.» Spesso sotto questo grosso carico psichico le famiglie finiscono per rompersi. Il dottor Rahul Gupta: «È importante procurarsi un aiuto.» CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Offrono aiuto: - il PDGR con i suoi centri d’assistenza ambulatoriali regionali e con il Centro dipendenze Danis, tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch - la Blaue Kreuz, tel. 081 252 43 37 www.blaueskreuz.gr.ch, - gli AA Alcolisti anonimi, hotline 0848 848 885, www.anonyme-alkoholiker.ch. l’alcol del proprio caro.» Il suo consiglio è di mettersi a sedere, di riflettere sulla situazione e chiedersi cosa c’è di negativo nel parlare dei problemi con uno specialista. «Pensate per favore a voi stessi», così Gupta si appella ai familiari di persone alcolizzate. «Cercatevi un aiuto, non continuate a vivere al di là delle vostre forze. La situazione può solo migliorare.» Pensare a se stessi Rahul Gupta tuttavia sa bene quanto sia difficile, spesso, per i familiari andare a cercare aiuto all’esterno. «Purtroppo», dice, «molti aspettano troppo a lungo, preferiscono nascondere i problemi con 69 27 dicembre 2012 BASTA CON LE DROGHE: IL CENTRO DIPENDENZE DANIS OFFRE UN’ANCORA DI SALVEZZA Provare una volta la cannabis o l’eroina, l’LSD o l’ecstasy. Se ci si ferma qui non succede molto. Ma se l’unica volta diventa più volte il pericolo di cadere nella dipendenza aumenta. Spesso i tossicomani hanno un solo desiderio: avere di nuovo una vita senza dipendenza. Il Centro dipendenze Danis a Cazis offre una disintossicazione controllata. P er lo più l’entrata nel mondo delle droghe avviene in modo ingenuo. Spesso è la propria curiosità a indurre in tentazione. Oppure sono gli amici che incitano a provare una volta lo speed o la cannabis (THC). Chi però poi continua cade nella dipendenza. Questa non solo è molto costosa ma ha anche ripercussioni sulla salute, sulla psiche, sulla personalità, sui rapporti familiari e amicali; spesso anche il lavoro è in pericolo. Una statistica riporta che nel 2007 circa un quinto della popolazione svizzera sopra i 15 anni ha già consumato cannabis una volta… «Molti tossicodipendenti vengono da noi di propria volontà, perché sono stanchi della loro dipendenza e vogliono avere di nuovo una vita normale», dice Anna Regula Gujer, vicedirettrice e medico di psichiatria speciale del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) alla clinica Beverin di Cazis (Centro dipendenze Danis). Sono però anche i genitori o il medico di famiglia a prendere un appuntamento per i malati. Il reparto è specializzato in disintossicazione dalle droghe più comuni. Dopo la disintossicazione i pazienti possono stabilizzarsi e prepararsi eventualmente per una terapia esterna di lunga durata. Il Centro dipendenze Danis, che fa parte del PDGR e si trova nella clinica Beverin a Cazis, ha posti per massimo 14 persone. «Abbiamo una lista d’attesa», spiega il 70 La strada per uscire dalla palude delle droghe è pietrosa e dura – il Centro dipendenze Danis offre aiuto. CENTRO D’ASSISTENZA PDGR Il Centro dipendenze Danis, che fa parte della clinica Beverin del PDGR a Cazis, offre cure per le persone con dipendenza da droghe (disintossicazione in combinazione con offerte come agopuntura, terapia del disegno, lavori manuali, yoga, rilassamento, terapia sportiva ecc. e successiva fase di stabilizzazione). Persone con dipendenze, medici di famiglia o familiari possono prendere un appuntamento. Tel. 081 225 35 35 (centrale), www.pdgr.ch Anna Regula Gujer, vicedirettrice e medico di psichiatria speciale del PDGR nella clinica Beverin a Cazis, e il direttore del reparto Donato Spadin curano nel Centro Danis di Cazis, insieme a un’esperta squadra di collaboratori, i pazienti con dipendenze. direttore del reparto Donato Spadin. Tra gennaio e novembre 2012 Spadin ha contato 270 ingressi e 60 trasferimenti. È stato occupato circa il 96% dei letti. Il team medico nel 2012 ha curato 67 pazienti con dipendenza da oppiato, 29 consumatori di THC, 17 pazienti con abuso di benzodiazepina (farmaci per il rilassamento, sedativi e sonniferi), 15 pazienti con politossicomania (abuso di più sostanze stupefacenti) e 194 persone con dipendenza dall’alcol. La speranza si chiama disintossicazione Nel Centro dipendenze Danis la disintossicazione da droghe illegali dura da due a quattro settimane. Dopo si può essere dimessi. Una disintossicazione totale «a freddo» è poco sensata, spesso significa solo sofferenza. «Gli eroinomani per esempio spesso ricevono il metadone come droga palliativa. O il Subutex». Anna Regula Gujer combatte i sintomi da disintossicazione con i medicinali. A seconda del tipo di droga, il corpo reagisce in modo diverso durante la disintossicazione. La dottoressa paragona la disintossicazione da oppiato ai sintomi dell’influenza: «Anche in questo caso si verificano dolori articolari e diarrea. Per questo non è sensato, durante una disintossicazione, abbandonare subito tutti i farmaci.» Il Centro dipendenze Danis rappresenta un’ancora di salvezza per molti tossicodipendenti, che vi si recano perché sono stanchi della propria dipendenza e cercano nuove ragioni di vita. Più di una volta si verificano, dopo la disintossicazione, delle ricadute. «Può succedere che a casa i pazienti si trovino di fronte a problemi che credono di non poter risolvere senza droghe», spiega così il problema Gujer. «La dipendenza è una strada. Dopo una ricaduta ci si rialza. Questa è la speranza.» Il team medico e i pazienti che vogliono disintossicarsi discutono insieme gli obiettivi e la strada per raggiungerli al momento dell’ingresso nel Centro. «Gli obiettivi non dipendono dalla sostanza consumata e dalla posizione della persona in quel momento della sua vita», dice Gujer. Durante la disintossicazione sono d’aiuto i referenti personali e una terapista della riabilitazione. Durante la fase di stabilizzazione i pazienti devono impegnarsi attivamente nei programmi di sport e creatività. Sport e hobby sono utili anche nella vita di tutti i giorni. 71 CONTATTI Clinica Beverin Casa di cura Arche Nova Casella postale 200, 7408 Cazis Tel. +41 58 225 35 35 Fax+41 58 225 35 36 Plantahofstrasse 27, 7302 Landquart Tel. +41 81 322 83 30 Fax+41 81 322 83 9 Clinica Waldhaus Casa di cura Montalin Loëstrasse 220, 7000 Coira Tel. +41 58 225 25 25 Fax+41 58 225 25 26 Loëstrasse 220, 7000 Coira Tel. +41 58 225 24 24 Fax+41 58 225 24 25 Segreteria medica ambulatoriale Casa di cura Rothenbrunnen Servizio psichiatrico Tel. +41 58 225 21 05 Fax+41 58 225 21 18 Dorfstrasse 10, 7405 Rothenbrunnen Tel. +41 58 225 45 45 Fax+41 58 225 45 46 Segreteria medica ospedaliera Tel. +41 58 225 30 90 Fax+41 58 225 21 19 www.pdgr.ch [email protected] MENTALVA Clinica privata Resort & Spa Clinica Beverin Casella postale 200, 7408 Cazis Tel. +41 58 225 33 50 Fax+41 58 225 33 90 [email protected] www.mentalva.ch 72 clinica Beverin casa di cura Montalin clinica Waldhaus casa di cura Arche Nova clinica privata MENTALVA Resort & Spa casa di cura Rothenbrunnen 73 appunti Salvare i dati di contatto? Semplicemente scannerizzando il codice QR con lo smartphone! Sedi Cliniche Clinica privata Day hospital Centri diurni Servizi ambulanti Comunità Centri di lavoro ARBES Trattamento con sostituzione medica di eroina 76