GUIDA ALLA PSICHIATRIA

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GUIDA ALLA PSICHIATRIA
COMPETENZA PER UNA MIGLIORE QUALITÀ DI VITA
INDICE
PREMESSA
5
2010
1 Le MALAT TIE PSICHICHE SI CURANO BENE
2 MAMMA E FIGLIO: QUANDO LA GIOIA NON
6
VUOLE ARRIVARE
8
3 BUONI RISULTATI CON LA FITOTERAPIA
10
4 QUANDO LA PAURA DIVENTA TROPPO POTENTE
12
5 DEPRESSI, SENZA STIMOLI, TRISTI E SCORAGGIATI?
14
6 PRIMA E DOPO LA DIAGNOSI DI SCHIZOFRENIA – E ORA?
16
7 MALATI DI MENTE – IN CURA PSICHIATRICA INVECE CHE IN CARCERE
18
8 L’ALCOL – UN NEMICO TRAVESTITO DA AMICO
20
9 DEPRESSIONE SENILE – TERAPIE EFFICACI E…UN GAT TO
22
2011
1 0 PAZIENTI
BORDERLINE: «TIENIMI FERMO MA NON MI TOCCARE»
24
11 NUOVA GIOIA DI VIVERE ANCHE CON L’ACUFENE
26
1 2 CLINICA DELLA MEMORIA – NIENTE PAURA DELLA DEMENZA
28
1 3 IN
CURA PSICHIATRICA CONTRO IL DOLORE?
30
14 COSA FARE QUANDO È TROPPO? VIE D’USCITA DALLE CRISI
32
1 5 NESSUN DESIDERIO SESSUALE O TROPPO?
34
1 6 «BABY
17 BLUES»? NIENTE PANICO
36
TROPPO STRESS PORTA A UN BURN-OUT
38
QUANDO LE CELLULE GRIGIE PERDONO LE FORZE
40
18 1 9 PER
NON AVERE PIÙ PAURA
2 0 UNA
COPPIA DI SUCCESSO: FITOTERAPIA E PSICHIATRIA
2 1 IMPARARE
COME COMPORTARSI CON I PENSIERI OSSESSIVI
42
44
46
2012
2 2 TROVARE
UN BUON EQUILIBRIO ED EVITARE IL BURN-OUT
48
23
24
DEMENZA: FARE UNO SCHERZO ALLA PERDITA DI ME
50
LA FITOTERAPIA È EFFICACE IN PSICHIATRIA
52
2 5
SESSUALITÀ – NESSUN DESIDERIO, TROPPO DESIDERIO?
54
26
STRESS – IN SECONDA marcia ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE
56
2 7
QUANDO AL BABY BLUES FA SEGUITO UNA DEPRESSIONE
58
28
LAVORO ADEGUATO PER PERSONE CON RIDOT TA CAPACITÀ PSICHICA
60
2 9
ARCHE NOVA – UNA CASA SPECIALE, ASSISTITA
62
3 0
LA SINDROME ADHD: «QUANDO IL BAMBINO TROPPO VIVACE
DIVENTA ADULTO»
64
31
LE PAURE «BUONE» E QUELLE CHE FANNO AMMALARE
66
3 2
IL BICCHIERE DI TROPPO CAUSA MOLTA SOFFERENZA AI FAMILIARI
68
3 3
BASTA CON LE DROGHE: IL CENTRO DIPENDENZE DANIS OFFRE
UN’ANCORA DI SALVEZZA
70
CONTAT TI
72
COLOPHON
Editore: Servizi psichiatrici dei Grigioni
Pubblicato nella Bündner Woche
Giornalista responsabile: Karin Huber
Traduzione: Giuliana Santoro, Mathias Picenoni
Fotografia: Susi Haas
Grafica: Silvia Giovanoli, Coira
Stampa: Südostschweiz Print, Coira
PREMESSA
Dalla primavera 2010 in abbinamento al settimanale Bündner Woche esce con cadenza mensile una
guida del Servizio psichiatrico dei Grigioni. Negli articoli si presenta il quadro clinico di diverse malattie insieme alla loro sintomatologia. Esperti di diversi ambiti mettono a disposizione le loro conoscenze. Il lettore
trova informazioni sui centri nei quali i malati e i familiari possono trovare assistenza. La giornalista Karin
Huber ha condotto interviste con specialisti sui singoli temi e a partire da queste ha redatto gli interessanti
testi della guida. La fotografa Susi Haas ha completato adeguatamente l’opera con i ritratti fotografici e
con le immagini illustrative.
La serie delle guide è proseguita con successo nel 2011 e nel 2012. Nell’opuscolo che avete tra le mani sono
raccolti gli articoli pubblicati. Il fascicolo è disponibile anche in formato elettronico sul sito www.pdgr.ch.
RINGRAZIAMENTI
Desideriamo ringraziare la signora Portmann della Bündner Woche per l’opportunità di pubblicare regolarmente una guida alle malattie psichiche e alle loro cure. Un ringraziamento particolare va ai medici,
al personale di assistenza sanitaria e agli psicologi, che hanno offerto il loro impegno sia nella fase di
preparazione che nelle interviste. Un altro ringraziamento spetta a Karin Huber per la realizzazione delle
interviste e per la redazione dei testi e a Susi Haas per le foto creative. Senza tutte le persone ricordate non
sarebbe stato possibile portare la psichiatria all’attenzione del pubblico e sensibilizzare i lettori su questo
tema.
Markus Pieren
Direttore del dipartimento Marketing e comunicazione
5
7 aprile 2010
LE MALATTIE PSICHICHE SI
CURANO BENE
Capita a molti: si ammalano di una malattia psichica, sono depressi, soffrono di sintomi
schizofrenici, di disturbi della paura, di dipendenze o di demenza. Chi vuole guarire ha
bisogno dell’aiuto di specialisti. Il servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) esiste per questo.
L
e forme delle malattie psichiche sono molteplici. Chiunque può esserne colpito. L’importante è cercare l’aiuto di uno specialista.
In ogni caso i malati psichici trovano una buona
assistenza nelle case di cura, nelle cliniche diurne
e negli ambulatori del Servizio psichiatrico.
6
Suzanne von Blumenthal, primario delle cliniche
PDGR Waldhaus a Coira e Beverin a Cazis, è responsabile del reparto di Psichiatria acuta ed è
«la donna per le emergenze». È lei infatti che conosce le possibilità di cura più efficaci. «Non c’è
motivo di vergognarsi se si soffre di una malattia
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di malattie psichiche
deve rivolgersi prima di tutto, quando è possibile, al medico di famiglia
o prendere un appuntamento con un medico del PDGR.
Informazioni sul sito www.pdgr.ch. Si può trovare aiuto anche
negli studi privati di psichiatri e psicoterapeuti. Nel caso di malattie
schizofreniche è di supporto il gruppo di auto-aiuto VASK Malati e
familiari (VASK Grigioni, casella postale, 7208 Malans).
«La donna per le emergenze»: Suzanne von Blumenthal, primario delle cliniche PDGR Waldhaus
a Coira e Beverin a Cazis, conosce tutte le malattie psichiche e le possibilità di cura più efficaci.
È primario della clinica Beverin dal 1995 e di tutto il PDGR dal 2007.
psichica» – dice. «Sono sempre di più le persone
colpite e che necessitano di un aiuto specialistico.
I pregiudizi spesso resistono dove la gente è male
informata».
Suzanne von Blumenthal suddivide le diverse malattie in categorie: malattie organiche, che sono
conseguenze di un’apoplessia o di un’emorragia
cerebrale e possono provocare modifiche strutturali del cervello (per esempio la demenza). Le dipendenze da sostanze che danno assuefazione
(alcol, droghe), che modificano la psiche; le malattie schizofreniche e affettive (tra le altre le depressioni); i disturbi di adattamento, che possono
sorgere per esempio dopo un trauma, o i disturbi
della paura. Oltre a questi ci sono spesso disturbi
alimentari e della personalità (come borderline,
ecc.). Il servizio psichiatrico dei Grigioni si prende
cura degli adulti. Per i bambini ci sono strutture
specifiche.
MOLTE CAUSE
Molteplici e diverse quanto le cause sono anche
le tipologie di malattia. Spesso si crea uno squilibrio tra corpo, anima e mente oppure esiste una
predisposizione genetica. Tra le cause di un disturbo della paura possono rientrare senz’altro
un lutto, la perdita del posto di lavoro o del partner. «In linea di massima» – dice Suzanne von Blumenthal – «tutte le malattie sono curabili. Spesso
la cura dura solo poche settimane, a volte anche
più a lungo.»
COME MI RENDO CONTO CHE NON STO
BENE?
«Ci si accorge che qualcosa non funziona più
quando, apparentemente senza motivo, ci si sente tristi, quando la mente si confonde, quando non
si hanno più energie o ci si agita spesso. Quando
questo stato peggiora la qualità della vita si dovrebbe cercare in ogni caso un aiuto specialistico»
– consiglia Suzanne von Blumenthal. Il primo luogo di assistenza è lo studio del medico di famiglia.
«Ma ci si può anche presentare direttamente nelle
cliniche e nelle diverse basi PDGR»
COSA SUCCEDE DURANTE LA CURA?
Dopo l’anamnesi (la raccolta dei dati del paziente) si stabilisce il piano terapeutico. Le cure prevedono spesso la combinazione di medicinali e di
terapie (terapia del disegno, del movimento, del
linguaggio, del comportamento, ecc.). «Noi includiamo sempre anche i nostri pazienti nella cura,
li informiamo sulla loro malattia e li aiutiamo a
risolvere i loro conflitti».
7
5 maggio 2010
MAMMA E FIGLIO:
QUANDO LA GIOIA NON
VUOLE ARRIVARE
A volte succede prima della nascita, a volte dopo: la mamma è esausta, triste, non ha più
energie. Questo stato ha un nome: depressione da sfinimento. In questo caso si è in buone
mani al reparto intensivo Salvorta della clinica psichiatrica Beverin a Cazis, specializzato
proprio nel rapporto mamma/figlio. Ci si aspetta stanze tristi e desolate, ci si imbatte invece
in allegre risate di bambini, in giocattoli, in un angolo ayurvedico con ogni tipo di tè, in oli da
bagno profumati, fiori e disegni infantili. Si presenta così un reparto intensivo aperto nella
clinica Beverin a Cazis.
C
8
hristine Holzfeind, direttrice del reparto
Cura patologie psichiatriche acute e Riabilitazione, conosce bene i pregiudizi di alcu-
ne persone nei confronti di una clinica psichiatrica.
«Quei tempi tristi sono finiti da un pezzo» – dice
Christine Holzfeind con un sorriso caloroso. «Le
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso
di malattie psichiche deve rivolgersi prima di
tutto, quando è possibile, al medico di famiglia o
prendere un appuntamento con un medico del
PDGR.
Ecco il consiglio di Lora Vidic per le madri con
i sintomi di una depressione da sfinimento:
«Quando ci si accorge che qualcosa non funziona
bisogna innanzitutto parlarne apertamente con il
partner o con il medico»
Informazioni sul sito www.pdgr.ch
Lora Vidic dal 2006 è caporeparto alla clinica Beverin a Cazis.
Christine Holzfeind, direttrice del reparto Cura patologie psichiatriche acute e Riabilitazione
pazienti trovano da noi un clima accogliente, che
le mette a proprio agio. Si muovono liberamente
e in modo indipendente, partecipano individualmente a terapie di gruppo e per singoli, si occupano dei loro figli in maniera molto autonoma a
seconda delle loro condizioni di salute o li danno
in custodia ai nostri collaboratori.»
«Le depressioni da sfinimento e i disturbi postnatali delle mamme si possono curare bene» – conferma Lora Vidic, caporeparto. «L’importante è che
le mamme vengano curate il più presto possibile.»
Ogni donna può essere colpita, tanto la manager
quanto la commessa o l’impiegata con contratto
collettivo.
Un importante punto d’incontro del reparto Salvorta è un grosso tavolo. Qui si mangia insieme
o semplicemente si fanno quattro chiacchiere. Intorno alla stanza del tavolo sono disposti gli spazi
adibiti alla terapia e le camere dei pazienti. L’atmosfera sembra serena, anche se qui sono temporaneamente in cura mamme con la depressione da sfinimento.
COME SI MANIFESTA UNA
DEPRESSIONE?
LE CAUSE
Le cause di questa malattia sono varie. «Non
soltanto le donne ansiose, insicure o sensibili sviluppano, dopo la nascita del loro bambino, una
reazione alla nuova situazione; anche donne perfettamente sane possono sviluppare depressioni
per via di compromesse condizioni ormonali o
anche sociali o familiari» – spiega Lora Vidic, da
quattro anni caporeparto presso il PDGR. «Probabilmente si è trattato semplicemente di un parto
difficile oppure la mamma si sente sovraffaticata
dal bambino che strilla.»
«Le donne sono spesso stanche, senza stimoli,
hanno eventualmente disturbi di memoria e di
concentrazione o fanno semplicemente fatica a
gestire la casa. Per questo motivo alcune sviluppano sensi di colpa e dubitano di se stesse. Molte
si vergognano della loro condizione. In realtà non
ce n’è motivo, perché le depressioni da sfinimento
e i disturbi postnatali sono malattie ben curabili» –
dice Lora Vidic. È lei a stabilire dopo un’anamnesi
approfondita (diagnosi) il piano di cura, adattato
ai bisogni individuali della paziente, all’interno di
un programma che prevede trattamenti a base di
farmaci, terapia del linguaggio, terapia del movimento, del disegno e fitoterapia. Sono previsti
anche esercizi di rilassamento come i training di
competenze sociali. «Ma facciamo attenzione che
le nostri pazienti non vengano caricate eccessivamente.» Tra l’altro: il partner è sempre benvenuto,
per le visite o anche per restare di notte.
9
2 giugno 2010
IL PDGR E LE CLINICHE
BEVERIN E WALDHAUS:
BUONI RISULTATI CON LA
FITOTERAPIA
Le cliniche Beverin e Waldhaus del Servizio psichiatrico dei Grigioni appartengono, nel campo
della medicina complementare tra gli altri, alle cliniche più progressiste della Svizzera. Qui
infatti, oltre alla terapia d’espressione e a quella cranio-sacrale, viene impiegata con successo
anche la fitoterapia.
I
risultati parlano da soli: da quando in entrambe le cliniche psichiatriche del PDGR, Beverin e
Waldhaus, a integrazione dei trattamenti farmacologici e terapeutici viene usata anche la fitoterapia, i pazienti si sentono presi ancora più sul
serio. In accordo con il medico curante decidono
a favore o contro la fitoterapia. «Oggi curiamo già
più della metà dei nostri pazienti, parallelamente
alla terapia farmacologica, con rimedi naturali» – dicono il caporeparto Michael Prapotnik ed
10
Eduard Felber, direttore del servizio sanitario. «E
grazie a questi otteniamo buoni risultati, dimostrabili.»
Nel 2007 la direzione del PDGR ha deciso di introdurre anche la fitoterapia in aggiunta ai trattamenti di medicina complementare già praticati
con successo, come le tecniche di rilassamento o
la terapia cranio-sacrale. Per il personale medico
e sanitario sono stati organizzati corsi di forma-
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in
caso di malattie psichiche deve rivolgersi
prima di tutto, quando è possibile, al
medico di famiglia o prendere un
appuntamento con un medico del PDGR.
Informazioni sul sito www.pdgr.ch
Il dottor Michael Prapotnik, caporeparto, ed Eduard Felber, direttore del servizio sanitario: «Con
l’impiego della fitoterapia otteniamo buoni risultati. Noi vogliamo dare attenzione al malato psichico
e considerarlo nella sua globalità.»
zione in questo nuovo ambito della psichiatria.
Come caporeparto Michael Prapotnik è ormai
uno dei pochi medici psichiatri addirittura specializzati in fitoterapia.
SENTIRE GLI ODORI E I SAPORI
La medicina naturale viene utilizzata per la cura
di molte malattie psichiatriche, tra le quali depressioni, stati di paura e di tensione o disturbi
del sonno. Ma sembra che al PDGR alcune cose
funzionino diversamente e in modo più progressista che altrove.
«Noi consideriamo i nostri pazienti in senso globale e con grande attenzione e spieghiamo loro
che aspetto hanno le piante, che odore e che
sapore, come sono al tatto; raccontiamo anche
come agiscono le piante e cosa possono provocare» – raccontano Prapotnik e Felber.
Spesso la fitoterapia viene impiegata come completamento della cura a base di farmaci. «Ma abbiamo anche pazienti che dopo un certo periodo
di tempo vengono curati esclusivamente con prodotti vegetali.» Poiché nel caso della fitoterapia
non si tratta di un placebo, è molto importante
armonizzare bene tra loro tutti i farmaci.
tici possibili. «Oltre a questo, nella cura dei nostri
pazienti andiamo sempre alla ricerca di soluzioni
individuali» – spiega Michael Prapotnik. L’obiettivo è quello di ridurre i normali psicofarmaci a
favore dei preparati fitoterapici e di ridurre in
questo modo al minimo la dipendenza.
«SIAMO APERTI»
«Noi siamo aperti a nuovi concetti di terapia» dice
Michael Prapotnik. Infatti al PDGR si occupano
già di medicina ortomolecolare (che mira ad assicurare un’alimentazione con tutti i minerali, gli
aminoacidi, le vitamine e i microelementi vitali).
Attualmente un’esperta di medicina naturale sta
conducendo un’indagine tra 60 pazienti che dovrebbe provare l’efficacia e l’utilità della medicina
ortomolecolare.
«Al momento facciamo parte delle cliniche più
progressiste nel nuovo campo della medicina
complementare alternativa» – assicurano Michael Prapotnik ed Eduard Felber. E hanno già in
mente altri progetti nell’ambito della medicina
complementare: forse l’impiego della medicina
tradizionale cinese o anche promettenti terapie
che si basano sull’impiego degli animali. Il futuro
è già qui.
Nelle cliniche Beverin e Waldhaus si acquistano
esclusivamente preparati fitoterapici della qualità più alta, per ottenere i migliori risultati terapeu-
11
7 luglio 2010
QUANDO LA PAURA DIVENTA
TROPPO POTENTE
Molte persone, anche medici e celebrità, soffrono di disturbi della paura. Spesso le paure
sono di natura incomprensibile, ma devono essere curate da specialisti, affinchè le persone
colpite possano di nuovo andare per il mondo allegre e senza paura. Il PDGR è d’aiuto.
N
iki Lauda, Barbra Streisand, David Bowie,
Johan Wolfgang von Goethe e anche Sigmund Freud – tutti loro hanno sofferto di
disturbi della paura. «Le paure» dice il dottor G.
Franco J. Arnold-Keller, psicoterapeuta e psicologo della riabilitazione presso il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) nella clinica Waldhaus a
Coira «sono ampiamente diffuse.» Spesso esse
salvaguardano gli uomini dal mettere a repentaglio la propria vita. Esse nascono di solito come
reazioni ad avvenimenti e situazioni giudicati minacciosi, incerti e incontrollabili. Ma le reazioni di
paura non sono determinate solo dalla biologia.
Si formano anche nel contesto culturale, si imparano e si trasmettono nella società: «Un uomo non
può avere paura» è una «tipica frase-dogma del
passato» dice Arnold. «Se le paure aumentano
eccessivamente al punto da ridurre la qualità della vita bisogna ricorrere a un aiuto specializzato.»
PAURA DEI RAGNI, PAURA DI PERDERE
IL LAVORO?
Circa il 10% della popolazione svizzera soffre di
disturbi della paura. Esistono molti tipi di paure.
Alcuni hanno paura dei gatti, altri dei ragni. Altri
ancora si intimoriscono a entrare in un determinato grande magazzino, subiscono attacchi di
panico, hanno paura delle grosse concentrazioni
di persone o temono di ammalarsi perché l’ambiente non è perfettamente igienico. Oggi molti
hanno sempre più paura di perdere il lavoro e,
con questo, anche il loro status sociale. «Se simili
e altre grosse paure dominano la vita è importante fare rapidamente qualcosa contro di esse»,
12
ricorda Franco Arnold. Lo psicologo specializzato
ha già avuto in cura molti pazienti con disturbi
della paura e in stretta collaborazione con loro ha
elaborato delle strategie per risolvere i loro timori.
REAZIONI
Il motivo per cui le paure con il tempo arrivano
a dominare la vita è spesso riconducibile a una
condizione continua di stress e a carichi e pressioni insoliti. Può anche succedere che uno, da
solo, finisca per concentrare tutti i propri pensieri
solo sulle paure stesse e non più sulla vita nor-
male. «Le persone con disturbi della paura mostrano dal punto di vista fisico, tra le altre cose,
un’elevata frequenza respiratoria, palpitazioni e
tensioni muscolari. Alcuni di conseguenza evitano le situazioni che scatenano la propria paura,
altri impietriscono per lo spavento e altri ancora
combattono contro le cause della paura» – spiega Franco Arnold.
CENTRO
D’ASSISTENZA PDGR
Chi cerca aiuto per sé o per i
familiari in caso di malattie
psichiche, anche disturbi
della paura, deve rivolgersi
prima di tutto, quando è
possibile, al medico di famiglia
Nelle cliniche del Servizio psichiatrico dei Grigioni
(PDGR) i pazienti che soffrono di disturbi della paura sono in buone mani. Qui personale specializzato si occupa delle persone e delle loro paure sia
in formula day-hospital sia con il ricovero in clinica.
Fanno parte del piano di cura tanto i trattamenti
farmacologici quanto quelli psicoterapeutici, che
vengono combinati con esercizi di rilassamento.
Franco Arnold: «Quando si riescono ad apportare
dei cambiamenti nel modo di pensare e di comportarsi spesso poi le paure scompaiono.»
Il piano terapeutico viene adattato al singolo paziente e sempre stabilito insieme a lui. «Abbiamo
bisogno di molto lavoro di motivazione e di capacità d’immedesimazione. E’ questa la base per
trovare insieme le soluzioni per interagire con le
o prendere un appuntamento
con uno specialista del PDGR.
Informazioni sul sito
www.pdgr.ch
«Le paure si possono curare in modo efficace.» Il dottor G. Franco
J. Arnold-Keller, MBA, è psicoterapeuta, psicologo della carriera, del
personale e della riabilitazione. Lavora presso il Servizio psichiatrico
dei Grigioni nella clinica Waldhaus a Coira.
paure.» E una volta che i pazienti hanno le paure
sotto controllo si aprono di nuovo, per loro, strade
ancora tutte da percorrere. Spesso cambia la situazione esistenziale e si vede con chiarezza che
la vita senza paure pone tanti nuovi obiettivi da
raggiungere.
13
4 agosto 2010
DEPRESSI, SENZA STIMOLI,
TRISTI E SCORAGGIATI?
LE DEPRESSIONI SI CURANO
BENE
Malattie croniche, sovraffaticamento da lavoro, difficili condizioni finanziarie o familiari, pesi
interiori, ereditarietà: sono molti i fattori che possono provocare delle depressioni. Ma queste
possono essere curate in modo efficace, come sanno gli specialisti del Servizio psichiatrico dei
Grigioni (PDGR).
«
Noi funzioniamo spesso come robot e non
percepiamo più i nostri bisogni fisici e psichici.
Prima o poi si arriva proprio a un crollo e allo
sviluppo di una malattia depressiva» ricorda Manuela Brizzi, capo del progetto «Lega grigionese
contro la depressione». All’inizio dell’anno 2010 il
cantone Grigioni ha lanciato la «Lega grigionese
contro la depressione» allo scopo di informare.
«Purtroppo ancora oggi i malati depressivi vengono bollati. Per questo, sia attraverso il nostro sito
web (www.bbgd.ch) sia attraverso i nostri eventi
informativi, vogliamo divulgare più conoscenze
sulle malattie depressive.»
Una depressione può colpire chiunque: uno studente, un impiegato, un artigiano, un manager,
un pensionato. Chiunque, per i motivi più diversi, può finire in un buco nero. Il buco nero ha un
nome: depressione. Non è affatto una vergogna
ricorrere a un aiuto professionale. «Al contrario.
Quanto più velocemente si cura una depressione
tanto migliori sono le possibilità di guarigione» –
dice Manuela Barizzi.
Il 15% della popolazione svizzera soffre di depressioni leggere e un altro 3% presenta addirittura
sintomi di livello medio e grave. Riportando questi
numeri alla realtà grigionese risulta che 28mila
grigionesi soffrono di depressioni leggere e all’incirca 6mila di forme depressive di grado medio
e grave. «Purtroppo solo una persona su quattro
14
con sintomi che vanno dal livello medio a quello
alto comincia una cura specialistica» – dice Manuela Barizzi. «Quando c’è il sospetto di una depressione consigliamo ai malati e ai loro familiari
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso
di malattie psichiche, anche di disturbi della
paura e depressioni, deve rivolgersi al medico
di famiglia o prendere un appuntamento con
uno specialista del PDGR.
Informazioni sul sito www.pdgr.ch,
tel. 058 225 25 25.
Foto in alto. Manuela Barizzi, capo progetto «Lega grigionese contro la depressione»,
e Rahul Gupta, capo medico PDGR: le depressioni sono ben curabili.
di recarsi subito dal medico di famiglia. Altri punti
di riferimento per l’assistenza sono persone specializzate nel settore, guide spirituali o lßAssociazione Svizzera del Telefono Amico.»
AUTOTEST DEPRESSIONE
Non è sempre molto facile scoprire se si tratta
«solo» di un malumore passeggero oppure di una
depressione. Perciò specialisti del settore hanno
sviluppato un autotest che può fornire un primo
indizio. Le condizioni elencate di seguito possono
essere sintomo di una malattia depressiva: se ci
si sente spesso stanchi, abbattuti, se si avverte
un’inquietudine interiore, se si è tristi, irritabili, si
soffre di disturbi della paura, non si ha più desiderio sessuale. «Se condizioni fisiche o psichiche di questo tipo durano più di due settimane è
importante confidarsi con del personale medico
specializzato o con un terapeuta», spiega Raul
Gupta, capo medico PDGR.
A seconda del tipo e della gravità della depressione il medico di famiglia manderà il paziente
da uno psichiatra o da uno psicoterapeuta. «Sono
possibili sia cure ambulatoriali che ospedaliere»,
dice Gupta. «Nessuno deve avere paura delle
degenze in ospedale. Anche chi ha una malattia
fisica va in ospedale, no…?» E: «Gli antidepressivi non rendono dipendenti né modificano la
personalità. Poiché il metabolismo nel cervello è
alterato, i farmaci, semplicemente, ristabiliscono
l’equilibrio.»
Se una depressione viene curata si
risveglia la voglia di vivere.
15
1 settembre 2010
PRIMA E DOPO LA DIAGNOSI
DI SCHIZOFRENIA – E ORA?
Una cosa è certa: nessuno è colpevole. Né il paziente né i familiari. Poiché chiunque può
ammalarsi di schizofrenia. Le cure e le possibilità di guarigione di oggi sono buone. A offrire
aiuto c’è il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).
«
Quanto più velocemente, in presenza di sintomi di schizofrenia, si cerca un aiuto specialistico, tanto più efficaci sono le terapie
prescritte individualmente e tanto maggiori le
possibilità di una guarigione completa.» Markus
Büntner, co-primario e direttore del reparto di
Psichiatria geriatrica del Servizio psichiatrico dei
Grigioni (PDGR), parla in nome di un’esperienza
pluriennale.
«Da un quarto a un terzo degli episodi di schizofrenia guariscono spontaneamente. Ma anche i
decorsi difficili spesso hanno un miglioramento
se si svolge una terapia costante» dice Büntner.
16
La percezione dei malati di schizofrenia è spesso distorta.
PERCHÉ CI SI AMMALA?
Il motivo per cui uno si ammali di schizofrenia non
è stato ancora, così come in passato, investigato
a fondo. Le persone che si ammalano sono più
vulnerabili a carichi fisici, psichici e sociali. Anche il
consumo di cannabis può aumentare il rischio di
ammalarsi. Nei casi più frequenti la malattia comincia tra i 18 e i 35 anni con l’apice di massima
frequenza a 24 anni per gli uomini e a 28 per le
donne. «Ma la malattia può colpire chiunque.»
Spesso una schizofrenia comincia in modo impercettibile. Il fatto che una persona reagisca in
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in
caso di malattie psichiche e schizofreniche
o di depressioni deve rivolgersi al medico di
famiglia o prendere un appuntamento con uno
specialista del PDGR. Informazioni sul sito
www.pdgr.ch, tel. 058 225 25 25
CENTRO D’ASSISTENZA VASK
Un importante centro d’assistenza è anche
la VASK, l’Associazione dei familiari di malati
psichici e schizofrenici, www.vaskgr.ch
Il dottor Markus Bünter, co-primario e direttore del reparto di psichiatria geriatrica presso il PDGR, e Romy Lachmann,
direttrice del reparto di riabilitazione C 22 nella clinica Waldhaus, aiutano e assistono i malati di schizofrenia sia
ambulatoriali che ricoverati in clinica.
modo molto sensibile a pesi interiori ed esteriori
o che sia più vulnerabile degli altri può essere un
sintomo. Anche il fatto di fare sempre più fatica
ad alzarsi la mattina o un calo di prestazioni possono indicare l’inizio della malattia» – dice Romy
­Lachmann, direttrice del reparto di Riabilitazione
C 22 presso il PDGR della clinica Waldhaus a ­Coira.
In altri casi si modifica la percezione stessa dei
malati. Le persone colpite da schizofrenia sentono, vedono, avvertono odori e sapori che per gli
altri non sono percettibili. Alcuni credono che le
altre persone possano percepire i loro pensieri
più intimi. Allo stesso modo si può modificare la
vita emotiva. «Spesso i primi sintomi non appaiono in modo evidente e perciò molte volte è difficile
riconoscere la schizofrenia», dice Büntner. Presso
il PDGR è a disposizione del pubblico una lista
(che si può anche ordinare) dei segni che devono
mettere in preallarme.
IN CLINICA
«Da noi non è molto diverso dall’ospedale. Nello stadio acuto, quando una persona è molto
pericolosa per sé o per gli altri, viene ricoverata,
proprio come in ospedale, nel reparto intensivo
ossia d’emergenza, e qui viene curata per un
breve periodo di tempo, in modo intensivo, con
i medicinali. Successivamente e in tutti i casi non
così acuti i malati ricevono terapie individuali nei
reparti aperti» – spiegano Markus Bünter e Romy
Lachmann. Le cure si basano su tre pilastri: i medicinali (neurolettici), le psicoterapie e l’assistenza
sociale. L’obiettivo è quello di raggiungere una
qualità della vita individuale il migliore possibile.
Molti successivamente sono in grado di riprendere la loro professione.
Nelle cliniche Waldhaus e Beverin la giornata è
strutturata in modo molto vario: si va dalla terapia
di disegno e di rilassamento all’attività motoria e
allo sport, passando per il giardinaggio e altre
possibilità di occupazione e di conversazione. Di
sera i pazienti possono organizzare in prima persona il loro tempo libero con giochi di società, tv,
letture o passeggiate.
Possono anche intrattenersi a chiacchierare con
gli altri pazienti, usare la sala fitness o andare al
bar dei pazienti.
«Sappiamo che il termine schizofrenia ha una
connotazione fortemente negativa. Purtroppo i
pregiudizi perdurano ostinatamente e anche per
questo i malati di schizofrenia vengono stigmatizzati», si rammaricano Markus Büntner e Romy
Lach­mann, che in modo altrettanto ostinato cercano di lottare contro tutto questo. Ma per il momento la loro battaglia è ancora contro i mulini a
vento.
17
13 ottobre 2010
MALATI DI MENTE –
IN CURA PSICHIATRICA
INVECE CHE IN CARCERE
Accanto al suo tradizionale, ampio spettro di cure, il Servizio psichiatrico dei Grigioni
(PDGR) offre anche terapie rivolte a persone che hanno commesso un crimine e
soffrono di una malattia psichiatrica. L’obiettivo è reinserire queste persone nella
società.
«
Il nostro obiettivo principale è quello di inserire di nuovo nella società, senza che sussista
un rilevante rischio di recidiva, persone che
hanno commesso un crimine e che sono affette
da patologie psichiatriche.», dice Mathias Betz,
caporeparto nella clinica Beveris a Cazis. Qui
vengono sottoposti a terapia i criminali che dopo
18
un esame psichiatrico sono stati classificati dal
tribunale come non imputabili o solo parzialmente. Invece che in carcere vanno in uno dei quattro
ospedali psichiatrici giudiziari della Svizzera o nei
centri di cura per un’intensiva terapia psichiatrica.
Un reparto apposito si trova nella clinica Beverin
a Cazis e viene gestito dal PDGR.
Il malato psichico che commette un reato non va dietro le sbarre ma nella clinica Beverin, a Cazis, per una
terapia efficace.
RISCHIO DI VIOLENZA «SOT TO
CONTROLLO»
«Noi abbiamo in cura soprattutto criminali con disturbi della personalità e con sindromi schizofreniche, così come quelli che, in più, hanno problemi di alcolismo e di droga» spiega Mathias Betz.
Per i medici curanti e per il personale sanitario
il rapporto con i criminali è il pane quotidiano. E
non hanno alcuna paura di essere aggrediti in
prima persona.
«Tuteliamo noi stessi e il nostro ambiente e ci
accorgiamo velocemente quando la situazione
sta per diventare davvero pericolosa» nota Sepp
Weber, assistente sanitario specializzato, che
dissipa così, immediatamente, ogni eventuale
dubbio. «Io abito a Cazis e so che la popolazione
locale ha molta fiducia nel nostro compito e non
si preoccupa per il possibile aumento del rischio
di violenza.»
Il dottor Mathias Betz, caporeparto, e Sepp Weber, assistente
sanitario specializzato: «Chi ha commesso un reato riceve nella
nostra clinica intensive cure psichiatriche.»
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR, VASK
O EQULIBRIUM
Chi soffre di disturbi psichiatrici e commette un reato non finisce
in carcere ma viene ricoverato, dopo un’adeguata perizia, in una
clinica specializzata. Qui hanno luogo cure intensive che durano
NIENTE PAZIENTI «ALTAMENTE CRITICI»
«Già nel primo stadio riconosciamo il tipo di cura
di cui ha bisogno il paziente», aggiunge Mathias
Betz. «Con le giuste cure a base di farmaci e di
terapie non appianiamo solo i possibili conflitti.
L’intera cura è infatti strutturata in modo da permettere ai pazienti, una volta guariti, di essere di
nuovo inseriti nella società. Ma qui non accogliamo pazienti altamente critici, che vengono invece
curati in istituti specifici ad alta sicurezza.»
In Svizzera ci sono troppo pochi posti di cura per
i pazienti che hanno commesso un crimine. Per
questo motivo il tempo medio di attesa (in carcere) per ricevere un posto in clinica è di almeno
un anno. Il reparto Nova nella clinica Beverin dispone di 13 posti di cura e di due posti dedicati
alla fase acuta della malattia (a partire dal 2011
ci saranno 14 letti in più nel reparto Selva). Ma il
numero di criminali con problemi psichiatrici è in
crescita costante. Di questo fenomeno sono probabimente responsabili – è il giudizio di Mathias
Betz – la velocità con cui, per lo più, i tribunali
riconoscono le problematiche e l’altrettanta, crescente rapidità con cui si procede alla denuncia.
«Noi lavoriamo duramente con i pazienti. Loro
devono modificare il loro modo di pensare e i
diversi anni.
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di malattie psichiche
e schizofreniche o di depressioni deve rivolgersi al medico di
famiglia o prendere un appuntamento con uno specialista del
PDGR. Informazioni sul sito www.pdgr.ch, tel. 058 225 25 25
(Hotline 24 ore su 24). Importanti centri d’assistenza sono anche la
VASK, l’Associazione dei familiari di malati psichici/schizofrenici,
www.vaskgr.ch, e l’Associazione per combattere la depressione,
www.depressionen.ch.
loro comportamenti, rivedere i propri problemi e
riconoscere i propri reati per non ricadere nuovamente in fallo. E questo», sostengono Betz e
Weber, «è tutt’altro che semplice per i pazienti
e assolutamente non paragonabile a un comodo ‹soggiorno in hotel›, come si continua ancora,
erroneamente, a raccontare.» Inoltre, il periodo
di cura di questo tipo di pazienti dura in media
dai tre ai tre anni e mezzo. Dopo questo arco di
tempo i pazienti continuano a essere osservati e
seguiti con attenzione nel loro ambiente privato.
«Nella maggior parte dei casi si tratta di storie
di successo. Questo dimostra che il nostro lavoro e le nostre terapie sono efficaci» si rallegra
­Mathias Betz.
19
3 novembre 2010
L’ALCOL – UN NEMICO
TRAVESTITO DA AMICO
Persone con dipendenza dall’alcol si trovano in ogni ceto sociale. Ma nessuno diventa
alcolizzato per una mancanza di forza di carattere. Spesso la dipendenza è una conseguenza
di difficoltà personali o professionali. Assistenza e comprensione nel campo offre il Centro
dipendenze Danis del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR), nella clinica Beverin.
Una terapia permette agli alcolizzati di scoprire un nuovo modo di vedere le cose e una nuova qualità della vita.
P
overi, ricchi, donne, uomini, giovani o vecchi – la dipendenza dall’alcol non conosce
barriere sociali. Corrono il rischio di dipendenza soprattutto persone che hanno poca o nulla fiducia in se stesse e pensano che l’alcol le aiuti
a diventare più sicure e coraggiose. «Una conclusione sbagliata» ricorda Claudio Blumenthal,
20
che da 25 anni è, con anima e corpo, il direttore
organizzativo del Centro dipendenze Danis della
clinica Beverin a Cazis.
«Noi assistiamo i nostri pazienti in senso globale
(medico e psicoterapeutico) durante la disintossicazione di circa una settimana e la terapia colle-
gata, che dura in media dalle sei alle otto settimane» – dice Birgit Reimann Meisser, psicologa
e psicoterapeuta al Centro dipendenze Danis del
PDGR. Entrambi gli specialisti hanno molta comprensione per i loro pazienti e sanno benissimo
quanto sia arduo per loro cambiare il proprio
comportamento e imparare ad affrontare situazioni difficili senza fare ricorso all’alcol.
ABBANDONARE I VECCHI RITUALI
«Come posso vivere senza i rituali avuti sinora?
Come sono io senza l’alcol? Come mi sento?»
Sono queste, spiegano i due esperti, le esperienze fondamentali che le persone con dipendenza
dall’alcol fanno durante la terapia. I due accompagnano i pazienti, con professionalità e con grande
capacità di immedesimazione, durante la fase di
disintossicazione e poi lungo tutto il percorso terapeutico. «Durante la terapia i nostri pazienti riconoscono da soli le condizioni della loro vita che
non li soddisfacevano e in questo modo scoprono
i motivi della loro fuga nell’alcol. Noi mostriamo
loro come prendere nuove abitudini e scoprire
una qualità della vita completamente nuova.»
Hanno molta esperienza con gli alcolizzati e grande comprensione per
la sofferenza Claudio Blumenthal, direttore organizzativo del Centro
dipendenze Danis, e Birgit Reimann Meisser, psicologa e psicoterapeuta.
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
L’alcol non risolve nessun problema, come sanno gli specialisti del
Servizio psichiatrico dei Grigioni e gli alcolisti che hanno trovato aiuto
nel Centro dipendenze Danis della clinica Beverin.
Spesso i datori di lavoro offrono ai loro collaboratori con problemi di
alcolismo la possibilità, dopo la terapia di disintossicazione, di tornare
al loro posto di lavoro.
Importante è anche il coinvolgimento del partner e/o dei genitori
nel processo di cura. Ai familiari sono dedicate le serate informative
Nel centro terapeutico Danis lavora una squadra
composta da sette persone che non hanno mai il
dito puntato. «Siamo in grado di aiutare il paziente
solo se quest’ultimo capisce quali processi sono
avvenuti fino a quel momento nel suo pensiero e
nelle sue azioni. Questa è la chiave per cambiare
e guarire», dice Claudio Blumenthal.
organizzate nel Centro dipendenze Danis. Qui tra le altre cose si
scopre che non si tratta di assegnare colpe ma di toglierle.
Offrono aiuto:
il PDGR con i suoi centri d’assistenza ambulatoriali regionali e con il
Centro dipendenze Danis, tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch; la Blaue
Kreuz, tel. 081 252 43 37, www.blaueskreuz.gr.ch, gli AA, Alcolisti
­Anonimi, Hotline 0848 848 885, www.anonyme-alkoholiker.ch.
DAY HOSPITAL O DEGENZA?
Una terapia di disintossicazione a casa, in accordo e con l’assistenza del medico di famiglia, è
possibile, anche se difficile. Più facili sono infatti le
cure nella clinica Beverin, dove è garantita una costante assistenza medica e psicoterapeutica. Alla
fase di disintossicazione segue la terapia vera e
propria che si svolge in formula day hospital o con
degenza in clinica. Il paziente che resta in clinica
stipula con i suoi medici e terapeuti una sorta di
«contratto d’astinenza», in cui promette press’a
poco di non bere alcol, di non assumere droghe e
anche di condividere gli obiettivi della cura.
Le ricadute sono possibili, spiegano Blumenthal
e Reimann Meisser. «Ma una ricaduta è sempre
una nuova possibilità di capire ancora meglio se
stessi. Non abbiamo mica pulsanti sul corpo che
basta semplicemente programmare! E quindi
vediamo una ricaduta sempre come una crescita e mai come la fine del mondo…Chi con il nostro aiuto trova il coraggio di abbandonare l’alcol
come suo presunto amico trova anche la chiave
per capire se stesso e avere una vita migliore.»
21
1 dicembre 2010
DEPRESSIONE SENILE –
TERAPIE EFFICACI E…UN
GATTO
Molte persone tra i 55 e i 90 anni soffrono di sindrome depressiva. La maggior parte
di loro va dal medico per via di disturbi fisici, che però sono spesso la spia di problemi
psichici. In casi come questi si è in buone mani al reparto di psicoterapia «55+ Cresta»
nella clinica Beverin a Cazis.
N
on lontano dall’orticello di erbe aromatiche e medicinali, Junis se ne sta sdraiato
pigramente su una sedia da giardino nella terrazza del reparto «55+ Cresta». Il gatto bianco e nero, che già da anni si è scelto il reparto
di psicoterapia come suo luogo di benessere, è
ben tollerato dai pazienti e dalle pazienti, che lo
viziano con numerose sessioni di carezze. Il micio,
che qui probabilmente ha trovato la sua ragione
di vita, continua ad aiutare le «sue» persone nel
processo di guarigione.
«Spesso la depressione senile non viene affatto
percepita come tale», dicono il medico specializzato in psichiatria e psicoterapia Claudia Böttner
22
e il direttore del reparto Josef Sadiku. Sono loro a
curare e ad assistere nel reparto «55+ Cresta» del
PDGR (Servizio psichiatrico dei Grigioni) le persone nella loro seconda metà della vita che accusano crisi specifiche dell’età o soffrono di sindromi
depressive. Le persone anziane, infatti, devono
combattere con i sintomi della depressione più
spesso di quelle giovani.
MOLTEPLICI CAUSE
Tra i fattori scatenanti ci sono spesso problemi di
carattere sociale, come la mancanza di contatti,
la morte del partner, la perdita del posto di lavoro,
Molti soffrono di depressione senile. Durante una psicoterapia nel reparto «55+ Cresta» si riascquista il coraggio di
vivere e spesso si stringono nuove amicizie durante le occasioni di gioco e di divertimento.
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari
in caso di malattie psichiche, anche di
depressioni senili, deve rivolgersi prima
di tutto, quando è possibile, al medico di
famiglia o prendere un appuntamento con
uno specialista del PDGR, tel. 058 225 25 25,
informazioni su www.pdgr.ch
Claudia Böttcher, medico specializzato in psichiatria e psicoterapia, e Josef Sadiku, direttore del
reparto, assistono i pazienti con grande capacità di immedesimazione nella loro situazione.
il processo d’invecchiamento o anche un settore
del cervello organico che si sta modificando. Piuttosto spesso persino la mancanza di sostanze
nutritive può condurre alla depressione. «Le persone anziane non vogliono essere un peso per
nessuno, non chiedono aiuto e, in numero sempre maggiore, si ritirano in isolamento», spiega
Claudia Böttcher. «Le conseguenze sono le malattie depressive, che possono anche associarsi
a pensieri suicidi. A partire dai 55 anni – è stato
dimostrato – il tasso di suicidi cresce fortemente.»
Non tutti i medici che visitano le persone anziane
analizzano criticamente i disturbi fisici dei loro pazienti. Alcune cadute dalla scala si rivelano, a uno
sguardo più da vicino, un grido d’aiuto.
TERAPIE PER ANZIANI
Quando ci si accorge che la voglia di vivere diminuisce è il momento giusto per parlarne con i familiari e con il medico di famiglia o per fissare un
appuntamento da uno psicoterapeuta o direttamente al PDGR. Questi centri specializzati offrono
aiuto psicoterapeutico mirato per le persone anziane. Nel reparto «55+ Cresta» della clinica Beverin a Cazis le terapie sono ben armonizzate tra
loro. Nel programma terapeutico ci sono training
mnemonici e sensoriali così come terapie della
musica, del disegno e del linguaggio, esercizi di
meditazione e di rilassamento. Ad accompagnare i pazienti ci pensa un team esperto, che lavora
in modo interdisciplinare e si contraddistingue
per la grande capacità di immedesimazione. Al
termine della terapia i pazienti continuano a essere seguiti in ambulatorio attraverso incontri e
appuntamenti.
Molti partecipano anche volentieri all’incontro annuale degli ex pazienti del reparto «55+ Cresta».
Su richiesta i familiari vengono inclusi nella terapia. I pazienti trascorrono i fine settimana per lo
più a casa. E dopo la terapia, che dura dalle tre
alle sei settimane, spesso la depressione senile
non è che un lontano ricordo…
23
26 gennaio 2011
PAZIENTI BORDERLINE:
«TIENIMI FERMO MA NON
MI TOCCARE»
Molte persone con un disturbo borderline di personalità sono sensibili, intelligenti e
disciplinate. Eppure soffrono di paure, di crisi, di altalene di sentimenti, del loro «essere
diversi». Si può trovare aiuto nella clinica diurna Waldhaus a Coira.
«
I pazienti borderline possono vivere bene con
i loro disturbi di personalità, devono solo sapere come», dice Rahul Gupta, medico capo
del reparto di Psichiatria specialistica del Servizio
psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Il «come» i pazienti con un «disturbo di personalità emotivamente
instabile», come si definisce nel linguaggio scientifico il disturbo «borderline» (linea di confine), lo
imparano durante una terapia, per lo più di carattere ambulatoriale, nella clinica Waldhaus a Coira.
Spesso a essere colpite sono giovani donne tra
24
i 16 e i 25 anni. La loro vita è un’altalena di sentimenti. «Il motore è surriscaldato o sovraraffreddato»: sintetizzano così l’esperienza-borderline
Rahul Gupta e Werner Guler, direttore del reparto
di Psichiatria specialistica nella clinica diurna di
psicoterapia Waldhaus. Chi è colpito da questo
disturbo è in grado di distinguere soltanto tra
«buono e cattivo» e tra «bianco e nero».
«La vita quotidiana dei pazienti è caratterizzata da
crisi, da conflitti relazionali, dalla paura dell’abbandono, da difficoltà sociali e talvolta anche da
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Chi cerca aiuto per sé o per i familiari in caso di
disturbi di personalità emotivamente instabile
(borderline) o di altre malattie psichiche deve
rivolgersi prima di tutto, quando è possibile, al
medico di famiglia o prendere un appuntamento
con uno specialista del PDGR. Tel. 058 225 25 25,
clinica diurna di psicoterapia a Coira:
058 225 23 15, informazioni su www.pdgr.ch,
informazioni sui disturbi di personalità borderline:
www.borderline.ch, www.borderline-selbsthilfe.ch.
Il dottor Rahul Gupta, medico capo, e Werner Guler, direttore di reparto nella clinica
diurna di psicoterapia Waldhaus a Coira: «Ai pazienti borderline offriamo aiuto per
imparare ad autoaiutarsi».
comportamenti autodistruttivi come l’abuso di
droghe e alcol, da attacchi di fame, da desiderio
cronico di suicidio o azioni di autolesionismo.» Ma
dietro questi effetti e dietro le tipiche contraddizioni interiori come «ti odio, non mi lasciare», «tienimi
fermo ma non mi toccare» si cela in realtà qualcos’altro.
LE CAUSE
La psichiatria fa risalire il disturbo borderline, in
molti casi, a disturbi della prima infanzia. Elementi
scatenanti possono essere esperienze traumatiche come un abuso sessuale, una violenza fisica
o la trascuratezza emotiva. Ma solo a distanza
di anni il disturbo di personalità emotivamente
instabile diventa evidente. Nel periodo precedente i bambini hanno infatti imparato a distaccarsi
dagli avvenimenti che li opprimono. Strategie di
sopravvivenza di questo tipo sfociano spesso, in
un secondo momento, in disturbi borderline, che
si accompagnano di frequente ad altre malattie
psichiche.
LA TERAPIA – UN AIUTO PER L’AUTOAIUTO
Nella clinica Waldhaus di Coira i problemi si discutono con i pazienti. «Lo facciamo in primo luogo nell’ambito della terapia comportamentale e
offriamo aiuto per imparare ad aiutarsi da soli»
spiegano Rahul Gupta e Werner Guler, professionisti nel campo con una lunga esperienza alle
spalle.
Al momento sono in cura da loro otto giovani donne, che attraverso training di gruppo e individuali imparano a migliorare il modo di affrontare le
proprie tensioni interiori, i sentimenti e lo stress.
Nel processo terapeutico ricoprono un ruolo di
grande importanza anche i peperoncini piccanti.
«Perché chi addenta un pezzetto di peperoncino
sperimenta una sensazione (voluta) di pizzicore
doloroso. In questa maniera focalizziamo l’attenzione sulle sensazioni, sui sapori e sugli odori invece che sui comportamenti autodistruttivi.»
Il piano terapeutico si basa su cinque pilastri:
attenzione, resistenza allo stress, rapporto con
i sentimenti, capacità di relazioni interpersonali
(competenze sociali) e ricostruzione della fiducia
in se stessi e dell’autostima. «Pretendiamo molto
dai nostri pazienti; ci aspettiamo che collaborino,
che non compiano azioni autolesionistiche e acconsentano a percorrere nuove strade sotto una
guida amorevole.» Una terapia dura all’incirca sei
mesi, a volte un po’ di meno, a volte un po’ più a
lungo. L’obiettivo è quello di mettere le persone
con disturbi borderline in condizione di gestire la
vita in prima persona.
25
23 febbraio 2011
NUOVA GIOIA DI VIVERE
ANCHE CON L’ACUFENE
Tintinnii, fruscii, sibili o fischi all’interno dell’orecchio: in questi casi la diagnosi, di regola, parla
di acufene (in latino o inglese tinnitus). I rumori nell’orecchio sono continui, in parte molto
opprimenti. Dal 2006 i pazienti con acufene vengono curati nella prima clinica svizzera
specializzata in questo disturbo.
Chi impara a farsi passare davanti il pensiero dell’acufene come una nuovola passeggera in cielo ha definitivamente
trovato una nuova qualità della vita.
«
È come se accanto a me ci fosse sempre una
sega circolare in funzione o il motore di un’auto che scoppietta. È rumoroso. Fastidioso.
Continuo, senza pausa. C’è da disperarsi.» Que-
26
ste e altre sensazioni vengono raccontate da chi
soffre di acufene. I pazienti che vengono ricoverati nella clinica di acufene, annessa alla clinica
Waldhaus di Coira del Servizio psichiatrico dei Gri-
gioni (PDGR), hanno un’acufene molto grave e un
lungo periodo di sofferenza alle spalle. L’acufene
può anche essere accompagnata da iperacuità
uditiva (ipersensibilità ai rumori). Le cause sono
molteplici e spesso a essere colpite da acufene
sono persone affidabili, estremamente efficienti e
produttive.
«Attraverso terapie diverse e tecniche mirate i nostri pazienti imparano a trattare la propria malattia e a conquistare una migliore qualità della vita»,
dice Tatiana Miusskaya Fehr, caporeparto nella
clinica di acufene del PDGR a Coira. Poiché l’acufene cronica con il suo fardello di sofferenza è una
malattia psicosomatica, il principio di cura risiede
nella terapia cognitivo-comportamentale (modi di
vedere, pensieri, valutazioni, convinzioni). La vita
quotidiana dei malati di acufene è pesantemente danneggiata da problemi di concentrazione e
disturbi del sonno, dall’abbandono della vita sociale, da paure e depressioni.
La dottoressa Tatiana Miusskaya Fehr, caporeparto Psicoterapia e
clinica di acufene a Coira, e Karoline Julien, direttrice del reparto di
psicoterapia e della clinica di acufene: da noi chi soffre di acufene
ritrova una nuova qualità della vita.
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR/CLINICA DI
ACUFENE
La prima clinica svizzera di acufene è stata fondata nel 2006. È
annessa alla clinica Waldhaus. Qui vengono accettati pazienti gravi
ALLENARE L’AT TENZIONE E I SENSI
Il caporeparto Tatiana Miusskaya Fehr e Karoline
Julien, direttrice del reparto di psicoterapia e della
clinica di acufene, si basano su terapie multimodali che prevedono la combinazione di esercizi
per superare il disturbo uditivo con training basati
sulla musica, sul rilassamento e sul biofeedback.
Poiché tra le cause dell’acufene rientra spesso
anche lo stress lavorativo e della vita di tutti i giorni, i pazienti praticano esercizi di rilassamento (secondo i princìpi di Jacobsen), allenano la capacità
di attenzione e imparano a percepire di nuovo, in
modo cosciente, i propri sensi. Se necessario, si
abbinano alle terapie farmaci e rimedi della medicina complementare.
«Per i pazienti è importante poter mobilitare in
ogni attività la propria forza vitale di autoguarigione», dice Karoline Julien. Per le cure i pazienti
restano in clinica dalle quattro alle sei settimane.
Le giornate sono strutturate secondo i programmi terapeutici. Nel tempo libero i pazienti fanno
camminate insieme, giri in bicicletta o altre attività. Nel fine settimana tornano a casa con la loro
acufene ma anche con le conoscenze necessarie
per affrontarla.
e gravissimi, cioè con una grande sofferenza e spesso con malattie
correlate. Obiettivo della cura di acufene è l’alleviamento della
sofferenza dei pazienti. Durante le terapie multimodali i pazienti
imparano a convivere meglio con la loro acufene. La domanda di
posti letto in clinica per sottoporsi alle terapie è forte. Per questo
la clinica di acufene di Coira dovrà forse essere ingrandita. Al
momento si possono curare dalle 50 alle 60 persone all’anno.
Informazioni su www.tinnitusklinik.ch, www.pdgr.ch, tel. 058 225
25 25. La lega svizzera acufene è l’organizzazione di auto-aiuto per
le persone colpite dall’acufene in Svizzera: www.tinnitus-liga.ch,
segretariato STL Ziegelgut 18, 7206 Igis, tel. 081 330 85 51.
«Spesso non possiamo far scomparire l’acufene.
Ma alleviamo la sofferenza dei pazienti, li facciamo diventare esperti della loro malattia e diamo
loro gli strumenti per affrontarla nella vita di ogni
giorno», assicurano Tatiana Miusskaya Fehr e
Karoline Julien. Dopo la terapia in clinica la sofferenza è minore, il rumore nell’orecchio non conta
più così tanto, si avverte di nuovo il terreno sotto i
piedi e rifioriscono coraggio e gioia di vivere.
27
23 marzo 2011
CLINICA DELLA MEMORIA
– NIENTE PAURA DELLA
DEMENZA
Demenza: la diagnosi precipita spesso i malati e i loro familiari nella paura e nel terrore.
Nella clinica della memoria del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) a Coira conoscono le
sensazioni, sanno come comportarsi in questi casi e hanno le terapie giuste.
N
ella clinica della memoria (clinica diurna
di psichiatria geriatrica a Coira) i pazienti
trovano comprensione, terapie (training
della memoria, terapie di attivazione, della percezione e del movimento) e assistenza specializzata. Nelle stanze per il riposo si trovano i letti per
il pisolino pomeridiano, nelle stanze di soggiorno
fanno capolino dalle pareti foto colorate, sul tavolo ci sono pezzi di puzzle e matite da disegno.
Di quando in quando in cucina i pazienti preparano insieme il pranzo per tutti. A volte c’è proprio
una grande allegria.
In ogni caso nessuno si immagina una clinica in
questo modo. Ma alla clinica della memoria del
PDGR sanno per esperienza che cosa fa bene ai
pazienti con demenza. Accanto ai farmaci specifici per le malattie di Alzheimer dal grado leggero
fino a quello medio-grave, che servono a man-
28
tenere più a lungo il lavoro del cervello, sono utili
anche un regolare training della memoria e l’esercizio fisico.
Nella definizione di demenza rientrano oltre 50
malattie. In tutte, anche nell’Alzheimer, compaiono perdite del patrimonio di ricordi e altri disturbi
della capacità cerebrale, accompagnati spesso
da problemi psichici e fisici e da disturbi del comportamento. Visite mediche e test permettono
una diagnosi precoce. «Per i malati si tratta di una
chance importante, perché in questo stadio possono ancora regolare bene da soli le proprie faccende personali» spiegano Birgit Walser e Christian Koch. I due però sono anche consapevoli del
fatto che la diagnosi di demenza provoca paura
e tristezza. «E alcuni, dopo, sono semplicemente
contenti di sapere cosa succede loro.»
Oltre alle forme più frequenti di demenza, come il
morbo di Alzheimer, c’è una serie di cause della
demenza ben curabili che, con la terapia adeguata, portano a un miglioramento o anche a
una scomparsa dei disturbi della memoria.
PROCESSO DI ACCERTAMENTO DELLA
DEMENZA
L’accertamento della demenza avviene in ambulatorio nel giro di due giorni e mezzo. Il primo
giorno nella clinica della memoria è dedicato alla
verifica della capacità mnemonica e di concentrazione. Si accertano anche i problemi del momento
e viene ripercorsa la storia della malattia. La visita
neurologica e un Imaging a risonanza magnetica
(testa) hanno luogo il secondo giorno. Due settimane più tardi medico e paziente si incontrano
per un colloquio diagnostico. In quest’occasione
si spiegano e si discutono i risultati dell’accertamento, la diagnosi e le possibili terapie. Il medico di famiglia viene informato con una relazione
dettagliata.
Christian Koch, medico capo di Psichiatria geriatrica e direttore della
Clinica della memoria, e Birgit Walser, direttrice della clinica diurna
di Psichiatria geriatrica: le persone diventano sempre più anziane,
perciò cresce notevolmente anche il numero dei malati di demenza.
CONSIGLI PER I FAMILIARI
- Cercare di mantenere le abitudini (le azioni di routine danno
sicurezza).
- Non avere pretese eccessive.
AIUTO PER I FAMILIARI
Nonostante oggi si ammalino di demenza anche
persone giovani, «il più grosso fattore di rischio
per la malattia è costituito dall’età», nota Christian
Koch. Nei Grigioni soffrono di demenza circa 2700
persone. «Purtroppo», si rammarica Birgit Walser,
«ancora troppo pochi familiari decidono di richiedere aiuto. Eppure nessuno è in grado di offrire
un’assistenza continuativa per 24 ore. Bisogna
assolutamente chiedere aiuto all’Associazione
- Mantenere una comunicazione sincera con i propri familiari.
Parlare forte e in modo chiaro. Usare frasi brevi. Non dare troppe
informazioni alla volta.
- Utilizzare espedienti mnemonici (come mettere cartelli nelle stanze,
etichette sugli armadi, appendere foto).
- Comportamento in caso di aggressioni e violenza: cercare di
rimanere calmi. Spostare l’attenzione su un’attività tranquillizzante.
- Confusione temporale: non cercare di dissuadere il proprio
familiare malato dalle cose che vede o sente. Andare a prenderlo
nella sua «finestra temporale».
- Prendersi assolutamente anche tempo per se stessi.
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Per i primi accertamenti c’è il medico di famiglia. Altri punti di
riferimento sono: il Servizio psichiatrico dei Grigioni, clinica
Waldhaus la Clinica della memoria/ clinica diurna di Psichiatria
geriatrica, Loëstrasse 220, 7000 Coira, tel. 058 225 25 25.
Informazioni su www.pdgr.ch.
Dal novembre 2010 il PDGR offre accertamenti per la diagnosi di
demenza anche a St. Moritz, in Engadina.
svizzera Alzheimer, sezione grigionese, a Coira,
alla Pro Senectute, allo Spitex o ad altre organizzazioni che esistono per questo.»
29
27 aprile 2011
IN CURA PSICHIATRICA
CONTRO IL DOLORE?
Un dolore fisico che persiste da molto tempo si marca a fuoco nelle cellule nervose e nel
cervello. Il dolore diventa involontariamente il centro dell’esistenza. Offre un grosso aiuto in
situazioni del genere il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).
A
ffidarsi agli psichiatri in caso di malattie fisiche? Di primo acchito la domanda
provoca stupore. Ma appunto nel caso
di disturbi del dolore sarebbe proprio il Servizio
psichiatrico dei Grigioni l’ente di assistenza a cui
rivolgersi dopo la visita dal medico di famiglia o
da uno specialista.
Il dolore acuto è sempre un segnale d’allarme.
Quando il dolore perdura per molto tempo e non
viene curato può diventare cronico. Attraverso le
cellule nervose il dolore viene trasmesso al cervello, che può salvare nella memoria i continui
messaggi di sofferenza. Un’azione fatale per i
malati, che spesso vanno di medico in medico,
invano, perché allo stadio cronico i medici non
possono (più) localizzare le cause del dolore.
NON ASPET TARE TROPPO A LUNGO
«Poiché spesso i pazienti aspettano troppo a lungo per farsi fare una diagnosi del loro dolore, di
frequente, purtroppo, arrivano in clinica solo dopo
un lungo calvario», dice Rahul Gupta, medico
capo di Psichiatria specialistica del PDGR. «Di norma i medici vanno dapprima alla ricerca di cause
fisiche. Perciò per lungo tempo il disturbo del dolore non viene riconosciuto. Quando poi i pazienti
arrivano in clinica da noi in un primo momento
probabimente non capiscono affatto cosa abbia
a che fare il loro dolore con una cura psichiatrica»
aggiunge Peggy Guler-Stützer, medico capo del
Servizio ambulatoriale e delle cliniche diurne del
PDGR. E invece sono proprio questi disturbi del
30
dolore cronici, che spesso alla base hanno anche
la mancanza di neurotrasmettitori nel cervello, a
rientrare nell’ambito della psichiatria specialistica.
I conflitti psicologici vengono infatti trasferiti spesso sul piano fisico e si manifestano sotto forma di
dolore. «Lo stress, la mancanza di movimento e
di riguardo nei propri confronti» ricordano Rahul
Gupta e Peggy Guler-Stützer «possono rinforzare
ulteriormente il dolore.»
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR)
offre ai pazienti con disturbo del dolore un
aiuto efficace nella propria clinica diurna a
Coira.
Informazioni: tel. 058 225 25 25,
www.pdgr.ch
Il dottor Rahul Gupta e la dottoressa Peggy Guler-Stützer permettono ai pazienti
con disturbo del dolore di raggiungere una migliore qualità della vita.
SITUAZIONI PESANTI
Chiunque – è l’opinione degli specialisti del PDGR
Gupta e Guler – può sviluppare un disturbo del
dolore. Nel novero delle fasce d’età più a rischio
rientra quella delle persone occupate tra i 35 e i
55 anni. Per un lungo arco di tempo prima della
comparsa del dolore, le persone che soffrono di
questo disturbo hanno vissuto situazioni gravose
in importanti sfere della vita. Pesi di questo genere, paure, stress o anche l’apatia si manifestano sotto forma di dolore. Al PDGR – dopo precisi
accertamenti precedenti – si cercano insieme ai
pazienti le terapie adatte, che possono essere
condotte in singoli colloqui in ambulatorio, in clinica diurna o nel reparto di Psicoterapia. Tra le altre
cose la terapia comprende un trattamento a base
di farmaci in combinazione con misure di carattere psicoterapeutico, come le terapie del dolore,
di superamento dello stress o anche le terapie di
movimento e rilassamento. «Durante la terapia
è inoltre molto utile tenere un diario del dolore.
Questo permette di osservare il decorso del dolore e adottare così terapie molto più mirate», dice
Rahul Gupta.
Il dolore non scompare mai del tutto, perché esso
– più o meno come l’ABC che si imparava una
volta – si può imprimere nel cervello. Per questo
motivo nei pazienti con il disturbo del dolore è
raro avere una scomparsa completa dei sintomi.
Tuttavia è possibile raggiungere una qualità della
vita molto più alta. I pazienti con il disturbo del dolore imparano a relazionarsi meglio con il proprio
problema, imparano anche ad aumentare il loro
livello di attività, a riprendere i contatti sociali e a
uscire dal loro stato d’animo depressivo. «Per una
terapia efficace occorre un po’ di tempo; bisogna
preventivare come minimo dai sei ai dodici mesi»,
spiega Peggy Guler-Stützer.
31
25 maggio 2011
COSA FARE QUANDO
È TROPPO? VIE D’USCITA
DALLE CRISI
A volte ne succede una dopo l’altra e non si sa più come affrontare situazioni partico­
larmente pesanti. In momenti del genere si può sprofondare in una crisi acuta. In
circostanze come queste offre un aiuto importante, rapido e professionale, il Servizio
psichiatrico dei Grigioni (PDGR).
Durante e dopo le crisi ci sono sprazzi di luce.
M
agari oggi va ancora tutto a meraviglia.
Ma poi, solo pochi mesi o appena una
settimana dopo, il mondo è cambiato
completamente: la partner vuole divorziare, un
genitore si ammala e poi arriva anche il licenziamento sul lavoro o la disdetta dell’appartamento.
Queste e altre situazioni pesanti possono «abbattere» anche l’uomo o la donna più forte. Una persona è sovraccarica, precipita nella disperazione,
32
subisce magari anche un crollo, le viene una depressione. Cosa bisogna fare allora quando ci si
trova in crisi psicologiche acute di questo tipo?
«In situazioni del genere i malati o i loro familiari
dovrebbero contattare rapidamente il Servizio psichiatrico dei Grigioni o un altro ente specializzato»
consigliano Tobias Müller, caporeparto Patologie
psichiatriche acute, e Martin Aebi, direttore del reparto Patologie psichiatriche acute.
Crisi acute e disturbi da sovraccarico hanno bisogno dell’intervento di specialisti. Durante la fase
acuta il paziente viene assistito sin dal primo momento da una squadra del PDGR che lavora in
modo interdisciplinare ed è composta da psichiatria, psicologo, assistente sociale, padre spirituale
e da altri specialisti. In questa maniera è possibile
affrontare i problemi in modo mirato.
TERAPIE DIVERSE
Per prima cosa i malati vengono sottoposti a cure
intensive in uno dei reparti di Patologie psichiatriche acute. In qualità di direttore del reparto, Martin Aebi si trova spesso a vivere fatti stupefacenti. «Quando i malati riconoscono che la terapia li
aiuta sono spesso pieni di gratitudine nei nostri
confronti – anche per quelle misure che all’inizio
potevano capire a stento.» Segue un’ampia tipologia di cure: si va dalla terapia del linguaggio e
dall’aiuto farmacologico – tra gli altri anche con
sostanze vegetali – fino alle terapie della creatività e a quelle occupazionali. «Spesso è già d’aiuto
avere, una buona volta, un po’ di pace» dice Tobias Müller.
Il dottor Tobias Müller, caporeparto Patologie psichiatriche acute del
PDGR, e Martin Aebi, direttore del reparto Patologie psichiatriche acute,
consigliano di cercare rapidamente aiuto in caso di crisi.
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
I primi interlocutori in caso di crisi psichiche sono i medici di
famiglia, gli psichiatri e psicologi, le guide spirituali e anche
gli ospedali. Nelle cure psichiatriche di questi casi è invece
specializzato il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).
Tel. 058 225 25 25, informazioni su www.pdgr.ch.
ULTERIORI INFORMAZIONI
«Ovviamente siamo a conoscenza dei pregiudizi
di molte persone nei confronti della psichiatria e
tanto a noi quanto ai malattia psichici rincresce
che il tema psichiatria rappresenti ancora un
grosso tabù. Molti pregiudizi nascono proprio dal
fatto che una malattia psichica non si vede e che
i sintomi e quello che accade non sono misurabili
come succede press’ a poco in chirurgia o in medicina interna.»
Il team di auto-aiuto dei Grigioni può fornire a chi è interessato
informazioni dettagliate sui numerosi gruppi di auto-aiuto.
Tel. 081 353 65 15, www.teamselbsthilfe.ch.
Un aiuto prezioso in caso di malattie psichiche è per esempio
quello offerto dalla VASK, l’Associazione dei familiari dei malati
schizofrenici/psichici, www.vaskgr.ch, e da Equilibrium, la Lega
contro la depressione, www.depression.ch. Per i bambini che
hanno un genitore malato ci sono anche libri adatti a loro (per es.
«Fufu e il cappotto verde» o «Perché piangi, mamma?»),
tel. 081 353 65 15, www.teamselbsthilfe.ch.
LE SOLUZIONI CI SONO
Per i malati psichici e per i pazienti in cura psichiatrica si ripropone sempre la stessa domanda: come comportarsi con i pregiudizi di questo
tipo? Cosa rispondere quando qualcuno fa una
domanda in proposito? Al PDGR conoscono bene
simili preoccupazioni.
pie di gruppo con gli altri pazienti quali segnali
d’allarme precedono le crisi e come si possono
evitare in futuro le crisi stesse.» Le malattie psichiche sono tra le malattie più diffuse in assoluto.
Crisi psicologiche possono colpire tutti. Per questo
è così importante conoscere i centri d’assistenza.
«Discutiamo insieme ai nostri pazienti le soluzioni
possibili per alleggerire questa fase difficile. Loro
imparano anche in colloqui individuali e in tera-
33
29 giugno 2011
NESSUN DESIDERIO
SESSUALE O TROPPO?
Molte persone non riescono a vivere un rapporto sessuale felice. I disturbi sono molto
diversi e si riconducono a molteplici cause. Una terapia sessuale è una strada utile per
una vita sessuale soddisfatta. Il PDGR offre buone terapie nel campo.
M
olte donne e molti uomini sono colpiti
da distrubi sessuali di carattere funzionale (cioè senza cause fisiche). Ma solo
una piccola parte – sospettano gli esperti – cerca un aiuto specialistico. «Molti semplicemente
accettano i loro problemi senza informarsi sulle
possibilità di un miglioramento», dice Michael
Prapotnik, vicecapo medico del reparto di Patologie psichiatriche acute e specialista di psichiatria
e psicoterapia nella clinica Waldhaus del Servizio
psichiatrico dei Grigioni (PDGR).
34
«Una buona soluzione è prendere appuntamento
per una terapia.» Ma Prapotnik e la sua collega
Peggy Guler-Stützer sanno bene che le persone
hanno bisogno di trovare il coraggio per parlare
dei problemi sessuali. «Per questo offriamo un
ambiente protetto e pieno di fiducia.»
PROBLEMI DI COPPIA, STRESS…
Spesso i disturbi sessuali sono condizionati da
malesseri psichici. Le cause possono essere forti
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Le persone possono spesso risparmiarsi molta
sofferenza cercando per tempo un aiuto di tipo
terapeutico, dal momento che una terapia può
portare un miglioramento anche nei problemi
sessuali. Spesso una cura permette di avere di
nuovo una sessualità soddisfacente. I disturbi
possono comparire a causa di problemi psichici e
anche fisici. Un aiuto efficace lo offrono i terapeuti
sessuali del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).
Per un colloquio si può prendere un appuntamento
telefonico: 058 225 25 25, il dottor Michael Prapotnik
o la dottoressa Peggy Guler-Stützer offrono volentieri
consulenza. Informazioni su www.pdgr.ch
Il dottor Michael Prapotnik, terapeuta sessuale: una terapia sessuale è una strada
utile per una vita sessuale piena. La dottoressa Peggy Guler-Stützer è la persona di
riferimento per le cure ambulatoriali.
carichi di lavoro, traumi psicosessuali come esperienze di abuso, problemi con il partner, ansia da
prestazione, malattie corporee o dolori. Anche
persone che sono meno sicure di sé, che hanno
elevate pretese nei propri confronti o che hanno
fatto esperienze sessuali negative possono dover
combattere con disturbi sessuali.
I disturbi si esprimono tra l’altro sotto forma di
mancanza di desiderio sessuale, di avversione
sessuale, di impotenza, di problemi di erezione e
di orgasmo. Ma non di rado il desiderio sessuale
è così impresso che i malati soffrono di dipendenza sessuale. La dipendenza sessuale può avere
conseguenze disastrose, come danni finanziari o
malattie inguaribili (HIV).
OBIET TIVO: UNA VITA SESSUALE
APPAGANTE
«Nelle terapie affrontiamo i problemi individuali
con l’obiettivo di rendere possibile ai pazienti una
vita sessuale piena», assicura Michael Prapotnik.
«Una parte del nostro lavoro terapeutico consiste
nel ricostruire un comportamento sessuale senza
disturbi, nel risolvere la paura del fallimento, nel
chiarire il significato del disturbo di funzione sessuale per il partner e anche nel rielaborare con-
flitti o esperienze traumatiche.» Anche quando il
rapporto di coppia è già «assopito» – è il consiglio
di Michael Prapotnik – una terapia sessuale può
essere molto utile. In una prima fase vengono fatti
sia colloqui individuali che di coppia. «Ogni volta
che è possibile includiamo il partner nella cura»,
dice Prapotnik. Seguono analisi del comportamento e spiegazioni sul piano e sul processo terapeutico. Insieme ai pazienti e sulla base dei loro
bisogni si stabiliscono gli obiettivi della cura. Durante la fase di terapia si curano i disturbi specifici
e si completa il trattamento con esercizi particolari
come il training per l’abilità comunicativa e la riduzione dello stress, le tecniche per il superamento
della paura dell’erezione e del fallimento. Nella
fase finale si stabilizzano i progressi fatti.
Per lo più le terapie vengono condotte in formula
day-hospital oppure la terapia in ambulatorio fa
seguito a una breve degenza in clinica. Per quanto riguarda il tempo, bisogna preventivare dalle
25 alle 50 sedute. Spesso già nel corso della cura
i terapeuti sessuali del PDGR si ritrovano davanti
facce felici. «Molti non capiscono più loro stessi, perché hanno aspettato così a lungo per una
terapia sessuale» nota Michael Prapotnik con un
sorriso.
35
27 luglio 2011
«BABY BLUES»? NIENTE
PANICO
Ogni madre gioisce della nascita del proprio bambino. Ma a volte invece della gioia compare
una tristezza inspiegabile, un profondo dolore interiore. E giorni di pianto al posto di giorni di
gioia. In queste situazioni c’è bisogno di un aiuto specialistico, come quello offerto dal Servizio
psichiatrico dei Grigioni (PDGR).
Una depressione cambia i sentimenti, anche quelli nei confronti dei propri figli. Dopo una terapia le mamme ritrovano la
gioia per i propri bambini.
M
arianne* (il nome è stato cambiato) è
raggiante quando, dopo sette settimane di degenza nella sezione «Mamma
e figlio» del reparto Salvorta della clinica Beverin
a Cazis, prepara la sua piccola valigia. È felice di
aver potuto vivere qui con il suo bebè e di aver ricevuto aiuto psichiatrico. Prima di arrivare a Cazis
aveva pianto per giorni, dopo era irritata, suscettibile, piagnucolosa, sfinita, insonne, e soprattutto
36
non riusciva più a essere felice del proprio bebè
– senza un motivo oggettivo.
Cosa è accaduto? Settimane dopo la nascita del
bambino il cosiddetto «baby blues», manifestatosi
con alcuni giorni di pianto, ha generato una vera
e propria depressione puerperale (o post-partum). «Questo», dice Lyubka Caveziel, caporeparto nel reparto Salvorta della clinica Beverin, «può
succedere a qualunque donna in salute, spesso
soltanto settimane o mesi dopo la nascita. Le cause possono essere lo sbalzo ormonale, il sovraccarico fisico o anche semplicemente un’eccessiva
pretesa nei propri confronti nella situazione che si
sta vivendo.» Esiste però anche la possibilità che
siano cause di carattere fisico (per es. ipo- o ipertiroidismo, anemia, carenza vitaminica) a condurre
a una depressione puerperale o a una psicosi.
DAL «BABY BLUES» ALLA PSICOSI
PUERPERALE
«Un ‹baby blues›, la forma leggera di depressione
puerperale, spesso non viene riconosciuto subito.» Per questo motivo è importante che la mamma parli delle proprie sensazioni con il partner,
con la famiglia, il ginecologo o con il medico di
famiglia. Una diagnosi precoce può evitare eventualmente un ricovero in clinica. Di regola nella
sezione «mamma e bimbo» del reparto Salvorta,
un servizio del PDGR nella sede di Cazis, vengono
curati tanto i casi più gravi quanto la psicosi puerperale, che è un po’ più rara. Quest’ultima causa
vaneggiamenti e allucinazioni e deve essere curata in modo intensivo sotto l’aspetto psichiatrico.
In tutte le forme di depressione puerperale le pazienti vengono stabilizzate da parte medica dapprima con i farmaci. Rientrano nella cura anche
accertamenti, colloqui singoli e di gruppo, terapie
individuali.
«Sia durante le terapie che su richiesta, prendiamo in consegna i bambini per qualche ora. In
questo spazio di tempo le mamme possono così
partecipare a colloqui e terapie, possono leggere o passeggiare, insomma, fare cose che fanno
loro bene», spiega Mirco Streiff, direttore del reparto Salvorta. Una consulente «Mamma e figlio»
assiste e accompagna le madri, prestando anche
attenzione a che il bebè sia ben accudito.»
BUONI RISULTATI DI GUARIGIONE
«Una depressione puerperale si può curare bene»,
assicura Lyubka Caveziel. Spesso una depressione si manifesta solo una volta. «Nessuna madre
deve temere di avere una nuova depressione con
il secondo figlio. Inoltre si può agire preventivamente, cercando aiuto medico già in presenza dei
La dottoressa Lyubka Coviezel, caporeparto, e Mirco Streiff, direttore di
reparto: «Le depressioni puerperali sono ben curabili.»
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Il Servizio psichatrico dei Grigioni (PDGR) offre cure per le depres­
sioni post-partum nella clinica Beverin, a Cazis («Mamma e figlio»
reparto Salvorta).
Informazioni: tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch
L’assegnazione può avvenire tramite il medico di famiglia e il
ginecologo o, nei casi d’emergenza, anche direttamente attraverso
il reparto. Oltre alle terapie, alle mamme e ai papà si consiglia
anche di frequentare i gruppi per genitori, nei quali si può parlare
dei propri problemi personali e scambiarsi opinioni ed esperienze.
primi sintomi.» La degenza in clinica per la cura
di una depressione post-partum ha una durata
diversa a seconda della gravità. Alcune mamme
restano soltanto un mese, altre tre, quattro mesi.
Alla degenza in clinica segue un’assistenza in
day-hospital.
«Molte mamme si vergognano di non riuscire
a gioire del proprio bebè e pensano di essere
cattive madri. Ma non è affatto così. Perché una
buona madre può riconoscere che sta male e ha
bisogno di aiuto», dicono Lyubka Caviezel e Mirco
Streiff. È fondamentale che le mamme colpite dalla depressione vengano curate molto velocemente, affinchè il rapporto con il bebè si costruisca nel
modo giusto e che il bimbo non soffra del fardello
di carattere psichico della mamma. Quando le
mamme già durante la terapia ritrovano se stesse, rifioriscono e provano di nuovo gioia per i loro
bebè noi riceviamo il regalo più bello…»
37
24 agosto 2011
TROPPO STRESS PORTA
A UN BURN-OUT
A una situazione di stress negativo continuo spesso segue un sovraffaticamento cronico,
che può arrivare al burn-out. Ma quest’ultimo si potrebbe evitare facendo più attenzione
alle proprie esigenze. Il PDGR offre aiuto terapeutico – spesso anche con coinvolgimento
della famiglia e del datore di lavoro.
L
a collega è in malattia. Ha un burn-out, si
racconta in azienda. Alcuni colleghi si fanno
pensierosi, altri lo trovano un po’ irrispettoso, «ah, adesso si prende una bella pausa». Per
quanto diverse siano le reazioni a un bourn-out,
dal punto di vista medico esso rimane una malattia che è conseguenza diretta dello stress e
presenta sintomi di esaurimento fisico e psichico che possono condurre fino alla depressione.
«Stigmatizzare i malati in casi del genere è sbagliato. Si farebbe loro un torto», ritengono Christina Blumenthal-Sonntag, caporeparto del servizio
ambulatoriale del PDGR, e il suo collega Franco
Arnold, psicologo specializzato in psicoterapia.
«Chiunque può essere colpito da un burn-out, ma
può anche prevenirlo completamente.» Spesso la
conseguenza di uno stress negativo sopportato
per lungo tempo è un sovraffaticamento. Da ciò
deriva uno stato di sfinimento fisico ed emotivo.
Chi in questo momento non tira il freno d’emergenza corre il rischio alla fine di ammalarsi di depressione. La persona in questione farà fatica a
concentrarsi e a motivarsi, diventerà irritabile, cinica, si comporterà in modo irrispettoso con gli altri,
dormirà male, soffrirà di disturbi fisici simili al mal
di testa, suderà spesso e alla fine si ritirerà dalla
vita sociale. «In queste fasi non si dovrebbe mai
sollecitare i pazienti con parole come ‹fai uno sfor-
Dietro la parola burn-out, che va tanto di moda oggi, si cela una malattia da stress che va presa sul serio e che si può
curare bene. Importante è prendersi tempo per sé.
38
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
In caso di burn-out e di altre malattie da stress per i primi
accertamenti ci si rivolge al medico di famiglia, ma in caso
di emergenza anche direttamente al PDGR. Quest’ultimo
offre terapie in formula day-hospital (ma nei casi più gravi
è previsto il ricovero).
Grazie alla terapia si trova una nuova qualità della vita.
Clinica Waldhaus, tel. 058 225 25 25, clinica Beverin
tel. 058 225 35 35, informazioni su www.pdgr.ch.
Per ulteriori informazioni: Lega grigionese contro la
depressione, www.bbgd.ch
La dottoressa Christina Blumenthal-Sonntag, caporeparto del Servizio ambula­
toriale della clinica Beverin, e Franco Arnold, psicologo specializzato in
psicoterapia, clinica Waldhaus, curano con successo i pazienti con burn-out.
zo›. Commenti sconsiderati di questo tipo gettano
ancora più olio sul fuoco», dice Arnold. Molto più
importante è invece un aiuto di carattere medico.
PRESTARE AT TENZIONE AI SINTOMI
Dietro il burn-out c’è un processo di sviluppo più
lungo – e spesso il desiderio di approvazione e di
stima. Una persona vuole «comprarsi» l’apprezzamento attraverso un carico esagerato di lavoro.
Questa persona lavora molto, pensa di essere un
dipendente diligente, lavora sempre di più, lavora
letteralmente fino a cadere per terra. «La persona
non ascolta più il proprio corpo e i propri bisogni
psichici, non si prende più tempo per sé, per la
famiglia e per gli amici. L’equilibrio tra lavoro e vita
non esiste più.»
Le malattie da stress come il burn-out causano
in Svizzera, secondo la statistica utilizzata da Blumenthal-Sonntag e Arnold per quantificare in cifre
le conseguenze monetarie, una spesa di circa 4,2
miliardi di franchi all’anno. Molte di queste malattie – dicono i due esperti – si potrebbero evitare
se l’elevata pressione psicologica per aumentare
il rendimento sul lavoro venisse meno.
LE TERAPIE DEL PDGR
Al Servizio psichiatrico dei Grigioni sono specializzati nella cura delle malattie da stress e delle
depressioni, che ormai da tempo non colpiscono
più solo i manager. Una volta fatta la diagnosi, si
elaborano le terapie individuali. Queste poggiano
su quattro colonne: aiuto farmaceutico, movimento, rilassamento e assistenza di tipo psicologico/
psichiatrico. La persona colpita da burn-out impara a riconoscere quali sono le cause e la struttura
della personalità che si celano dietro la malattia,
riflette sui propri valori, ne stabilisce di nuovi ed
esamina il suo comportamento. Questo percorso
di conoscenza di se stessi diventa più facile con
l’aiuto di uno specialista.
FAMIGLIA E DATORE DI LAVORO
«Nel nostro lavoro di terapia includiamo spesso –
d’accordo con i pazienti – il partner, la famiglia e
anche il datore di lavoro oppure i superiori. Nella
maggior parte dei casi vediamo che i datori di lavoro reagiscono in modo comprensivo e cooperativo. Questa collaborazione è molto utile per il lavoro di terapia e per un successo a lungo termine.
Le soluzioni per i pazienti born-out le cerchiamo
insieme» dicono i due specialisti. Ma ai fini della
prevenzione è importante trovare un equilibrio tra
lavoro e vita privata. «Si resta in salute quando si
conciliano tra loro i diversi campi: il lavoro e il rendimento, le attività sociali, il corpo e i sensi così
come la cultura e la vita intellettuale-emozionale.»
39
28 settembre 2011
QUANDO LE CELLULE GRIGIE
PERDONO LE FORZE
Per i malati e i loro familiari l’Alzheimer è collegato alla paura e a un peso di carattere
emozionale. Tuttavia si può influire tempestivamente sul proprio destino. Offre assistenza nel
campo il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).
C
osa ci fanno le scarpe nella lavatrice e il
giornale nel frigo? All’improvviso capitano
cose strane, inspiegabili. Spesso non si
vuole riconoscere che le cellule grigie stanno lentamente sospendendo il loro lavoro.
«Ci vuole molto coraggio per essere sinceri con se
stessi, per parlare di queste prime stranezze con
il partner e con i familiari e per cercare un aiuto
medico» dice Florian Kopper, caporeparto nella
clinica diurna di Psichiatria geriatrica a Ilanz, una
sede distaccata del PDGR che ha aperto i battenti il 5 ottobre 2011. «Ma l’arco di tempo nel quale,
come malati, si può ancora contribuire a organizzare il proprio futuro, è troppo breve per nascondere la testa sotto la sabbia.»
RALLENTARE IL PROCESSO
Malati e familiari non hanno niente da perdere
ma molto da guadagnare se tematizzano la «terribile» parola Alzheimer. «Se alla comparsa dei
primi sintomi di demenza fa seguito una consulenza medica specialistica e vengono utilizzate
terapie mirate si può fare moltissimo», confermano Florian Kopper e Ursula Giustiniani, direttrice
della clinica diurna di Psichiatria geriatrica a Ilanz.
All’inizio si può intervenire bene sul decorso della malattia di Alzheimer. Grazie ai farmaci e ai
training poco alla volta la capacità della mente
migliora un po’. «Non ci si può aspettare miracoli.
Però nella vita di tutti i giorni anche i piccoli miglioramenti si notano. Il paziente trova più facilmente
la porta del bagno o sa dove tiene il pane. Diven-
40
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Clinica diurna di Psichiatria geriatrica a Ilanz
(5 posti) e a Coira (6 posti) – sono possibili giornate
di prova, tel. 081 925 38 50, www.pdgr.ch.
ULTERIORI INFORMAZIONI
Pro Senectute: www.gr.pro-senectute.ch;
Telefono Alzheimer Grigioni: tel. 081 253 91 40,
www.alz.ch/gr
Il dottor Florian Kopper e Ursula Giustiniani lavorano ogni giorno con i pazienti che
soffrono di Alzheimer nella clinica diurna di psichiatria geriatrica del PDGR a Ilanz.
ta più autonomo e soddisfatto. Anche i malintesi
e le discussioni con i familiari diminuiscono. Tutto
questo migliora notevolmente la qualità della vita
dei malati e dei familiari.»
FARMACI E TRAINING NELLA CLINICA
DIURNA
La combinazione di farmaci e training nella clinica
diurna di Psichiatria geriatrica del PDGR a Ilanz e
a Coira consente ai pazienti malati di Alzheimer
di vivere meglio nel loro quotidiano. «Durante i
programmi individuali di sostegno i pazienti imparano a riattivare le competenze che si presumono perse. Questo aumenta la loro fiducia in se
stessi. I familiari coinvolti in questi processi vengono sgravati dal lavoro di assistenza e ritrovano
un rapporto più disteso con i pazienti», osservano
Ursula Giustiniani e Florian Kopper. Le cure di psichiatria geriatrica nelle cliniche diurne consentono inoltre ai pazienti di restare più a lungo nel proprio ambiente. Il programma di esercizi e training
nelle cliniche diurne è ampiamente diversificato e
concordato individualmente. Si spazia dagli esercizi di memoria ai giochi, dai balli al giardinaggio.
La cosa importante è la regolarità, perché i malati
di Alzheimer hanno bisogno di una cornice abitudinaria, di una chiara organizzazione della giornata, di strutture e anche di rituali. Tutto questo dà
loro sicurezza e qualità della vita» ricordano Giustiniani e Kopper. «Quando vediamo che i nostri
pazienti diventano sempre più equilibrati e sono
contenti delle visite in clinica per noi è un momento di felicità.»
Con l’avanzare dell’età cresce anche il pericolo di
ammalarsi di Alzheimer; si può verificare anche
il ripetersi della malattia all’interno di certe famiglie, ma questa è piuttosto l’eccezione. La ricerca
in questo campo avanza a pieno ritmo. Grosse
speranze poggiano sullo sviluppo di una vaccinazione a scopo preventivo.
41
26 ottobre 2011
PER NON AVERE PIÙ
PAURA
Ci sono in calendario un colloquio, una festa di compleanno o una conferenza da
tenere. Cose normalissime, che ai più non danno da pensare. Ma per le persone
che soffrono di fobia sociale gli impegni di questo tipo sono un vero tormento.
Aiuto e assistenza si trovano al PDGR.
S
ono più di quante si pensi le persone che
nelle situazioni citate sopra si sentono insicure e fortemente inibite. Hanno una grossa
paura di fallire, di fare brutta figura o di essere
sminuite. In questo caso le mani cominciano rapidamente a sudare, la mente si trasforma in una
scatola nera, le parole restano bloccate in gola e
si diffonde il panico.
«Chi lo ha già sperimentato una volta e lo risperimenta costantemente farà di tutto per evitare
situazioni incresciose di questo tipo», dicono Gianetta Schäfer, caporeparto al Servizio psichiatrico
ambulatoriale, e Marc Urben, psicologo del reparto di Psicoterapia. Entrambi lavorano presso il
Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) nella clinica Waldhaus a Coira.
Tuttavia spesso una cosa si tira dietro l’altra. La
paura di non riuscire a fare qualcosa o di rendersi
ridicoli conduce spesso in un vicolo cieco. Mentre
i colleghi e le colleghe ricevono i lavori migliori, chi
soffre di questo disturbo resta al palo, perché la
paura gli impedisce di adempiere i compiti che
sarebbero destinati a lui. Anche la vita familiare
e i rapporti di amicizia sono spesso danneggiati
dalle paure di questo tipo, raggruppabili sotto la
definizione di «fobia sociale». «Noi possiamo aiutare queste persone con terapie efficaci. Ma il problema è che gli interessati, proprio a causa delle
Quando le paure dominano la vita sociale la voglia di vivere scompare. Le terapie aiutano a combattere le paure.
42
loro paure, spesso non vengono da noi», dicono
Gianetta Schäfer e Marc Urben. «Auguriamo a chi
soffre di fobia sociale il coraggio di fare un primo
passo e di prendere appuntamento dallo psicoterapeuta per un primo colloquio.»
CLASSIFICARE E CAPIRE LE PAURE
Poiché una fobia sociale domina tutti gli ambiti della vita, anche la sofferenza è molto grande.
Per questo i malati si ritirano dal mondo, si isolano e restano sempre più soli. Da questo, d’altra
parte, possono nascere depressioni o problemi
di alcol. «Noi spieghiamo ai nostri pazienti come
con la psicoterapia possono superare le loro paure e ritornare a una vita degna di essere vissuta.»
Schäfer e Urben sanno bene che i malati spesso
valutano in modo errato la propria condizione.
«Durante le terapie prendiamo in esame proprio
questo aspetto. Da noi i pazienti imparano a classificare le loro paure in modo diverso e a capire
soprattutto come si creano.»
Augurano ai malati il coraggio di affrontare le loro paure: la dottoressa
Gianetta Schäfer, caporeparto al Servizio psichiatrico ambulatoriale,
e Marc Urben, psicologo del reparto di Psicoterapia della clinica
Waldhaus a Coira.
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Una fobia sociale può essere curata bene. Chi ne soffre e cerca
aiuto dopo se la cava molto meglio sia nell’ambiente professionale
che in quello privato e la sua qualità della vita migliora note­
volmente. Informazioni e appuntamenti: Servizio psichiatrico
RITROVARE LA VOGLIA DI VIVERE
ANZICHÉ SOFFRIRE
Una parte delle terapie è costituita da esercizi
pratici. Dopo aver fatto un elenco delle situazioni
ambulatoriale del PDGR, tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch
difficili, i pazienti si esercitano ad affrontarle insieme ai terapeuti. A seconda del tipo di paura che
hanno, imparano a rivolgere la parola ad altre
persone per strada o a domandare l’ora a qualcuno alla fermata dell’autobus. «Così il malato
fa l’esperienza che i suoi timori non si avverano
affatto. Da questo deriva sicurezza e l’autostima
cresce.»
Le cause di una fobia sociale sono varie. Esse
possono risalire a una predisposizione genetica o a esperienze negative della giovinezza. Da
queste possono svilupparsi forme di forte insicurezza che non si riesce a superare senza un aiuto
dall’esterno. Tuttavia non è mai troppo tardi per
fare qualcosa per sè e per imparare, con l’aiuto
di un terapeuta, come comportarsi con le proprie
paure e come superarle. Chi non vuole più «fare
solo un passaggio di nascosto nella vita» e riconquistare la voglia di vivere deve fare il primo passo e fissare un colloquio con uno specialista.
43
23 novembre 2011
UNA COPPIA DI SUCCESSO:
FITOTERAPIA E PSICHIATRIA
Yoga, massaggi, fitoterapia: la medicina complementare si è affermata con successo nelle
cliniche del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Pienamente orientata alla medicina
olistica è anche la clinica privata MENTALVA Resort & SPA, che inizia la sua attività a Cazis
nel dicembre 2011.
Ora la medicina naturale trova un impiego maggiore nelle cliniche Beverin e Waldhaus.
F
itoterapia e psichiatria? Yoga, massaggi e
vitamine, minerali e altre sostanze nutritive
bilanciate (medicina ortomolecolare) nella
psichiatria? Sono combinabili? Funzionano? «Molto bene», ritengono la dottoressa Suzanne von
Blumenthal, primario, ed Eduard Felber, direttore
del servizio sanitario del PDGR. I pazienti in cura
psichiatrica – raccontano i due – riferiscono degli
effetti benefici delle terapie olistiche. E l’efficacia
è dimostrata, è persino misurabile. Il concetto di
terapia olistica si è affermato pienamente.
44
LE PIANTE AGISCONO
La dirigenza si è decisa già nel 2007 per l’ampliamento del progetto di medicina complementare. I
quadri medici e una parte del personale sanitario
delle due cliniche hanno seguito una formazione
completa in fitoterapia, in medicina ortomolecolare e in altre forme di terapie complementari, come
le tinture Ceres. «In molti casi è possibile sostituire
gli psicofarmaci con la fitoterapia od offrirla come
integrazione per lenire i sintomi e gli effetti colla-
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Il PDGR prosegue ora con costanza sulla strada
della medicina complementare, che viene
applicata oggi in tutti gli ambiti di cura. Ancora più
ampia è l’offerta di medicina olistica nella nuova
clinica privata MENTALVA Resort & Spa (16 camere
singole).
Informazioni: tel. 058 225 33 50, www.pdgr.ch /
www.mentalva.ch
Del tutto convinti dell’utilizzo della medicina complementare come terapia integrativa:
la dottoressa Suzanne von Blumenthal, primario, ed Eduard Felber, direttore del
servizio sanitario.
terali dei farmaci. Il potere curativo delle piante
non si dimostra utile soltanto per i disturbi del
sonno. Anche con le depressioni, con i disturbi
della paura, con il burn-out, con i sintomi di disintossicazione nelle persone con dipendenze e
nel caso di stitichezza e dolore la fitomedicina ha
dato buoni risultati in combinazione con altre offerte integrative come l’ergoterapia, la terapia del
movimento, della musica, del disegno e la terapia di rilassamento. L’attenzione è rivolta sempre
di più alla mancanza di determinate sostanze
nutritive come vitamine, minerali, microelementi,
amminoacidi o acidi grassi. Se queste mancano
si possono generare malattie. Con gli integratori
alimentari (Ceres) la dottoressa Suzanne von Blumenthal ha fatto buone esperienze.
«Naturalmente discutiamo di tutte le terapie che
rientrano nella medicina complementare con
i nostri pazienti, poiché sono loro a decidere
se vogliono essere curati con queste. Per noi è
importante il loro feedback. Come agiscono le
gocce delle piante? E le erbe? Cosa provocano
gli impacchi, lo yoga, i massaggi?» Il personale
sanitario specializzato misura l’azione terapeu­
tica sulla base di un questionario che soppesa
il «carico sintomatologico», annota le esperienze
dei pazienti e le analizza. Ma è chiaro già ora che
«nei nostri pazienti i sintomi della malattia sono
migliorati con le terapie di medicina complementare», conferma Eduard Felber.
Al momento non è ancora concluso uno studio sui
risultati dei microelementi (medicina ortomolecolare) condotto da una persona esterna in stretta
collaborazione con il PDGR. «Siamo curiosi anche
di questo», dicono von Blumenthal e Felber.
MEDICINA NATURALISTA NELLA CLINICA
PRIVATA MENTALVA
Entrambi, così come i loro collaboratori, appoggiano pienamente la fitoterapia e l’offerta ampliata
di terapie della medicina complementare. «Siamo
del tutto convinti della strada imboccata. Perciò
ora, con l’apertura della clinica privata MENTALVA
Resort & Spa all’interno dell’area della clinica Beverin a Cazis, facciamo un ulteriore, grande passo
in questa direzione.» Da metà dicembre i pazienti
privati che necessitano di cure psichiatriche ricevono un ampio spettro di offerte aggiuntive che
rientrano nella medicina classica. Tra queste ci
sono l’energetica psicosomatica, la medicina tra­
di­zionale cinese compresa la concezione nutrizionale, le offerte Spa e le cure idroterapiche di
Kneipp, la medicina naturale a base di erbe (le
erbe vengono coltivate proprio nel giardino nella
clinica e servono anche come materiale didattico
visivo). Oltre a ciò come novità dovrebbe essere
offerta la pet therapy con l’ausilio di cani e cavalli.
Tutte queste offerte particolari della MENTALVA
sono sì per i pazienti privati, «ma in fondo ne traggono vantaggio tutti i pazienti che sono in cura
nelle nostre cliniche psichiatriche.»
45
4 gennaio 2012
IMPARARE COME
COMPORTARSI CON I
PENSIERI OSSESSIVI
Paul si lava continuamente le mani, perché pensa che altrimenti si ammala. Petra allinea con
precisione gli oggetti sul tavolo per l’ennesima volta al giorno. Entrambi non possono fare
diversamente. È il loro cervello che glielo «ordina». Paul e Petra soffrono di disturbi ossessivicompulsivi. In questo possono essere loro d’aiuto i medici specialisti del PDGR.
È
una disperazione… ma le persone come
Paul e Petra non possono sfuggire ai loro
pensieri ossessivi e ai loro comportamenti
compulsivi. Nonostante il loro cervello sappia che
i rituali compulsivi, come lavarsi le mani e rimettere continuamente a posto gli oggetti in modo
simmetrico, sono completamente inutili, loro devono compierli per evitare che succeda qualcosa
di grave. Altri devono controllare continuamente
le piastre del fornello, ripetere frasi a voce alta,
contare o toccare determinate cose. Nonostante
l’incessante lotta con se stesse queste persone
non riescono a tenere testa ai loro impulsi interiori. Chi è affetto da questo disturbo soffre molto.
Di disturbo ossessivo soffriva anche Marianne* (il
nome è stato cambiato), una paziente che si è fatta curare presso il Servizio psichiatrico dei Grigioni
(PDGR) nella clinica Waldhaus a Coira. Marianne
aveva l’impulso interiore a pensare a delle cose
precise affinchè non accadesse nulla di grave a
suo marito. Altre persone hanno paura di trovarsi
in una situazione imbarazzante, sentono l’obbligo di ferirsi con il coltello, di dover saltare da un
ponte o temono di avvelenare il proprio marito. Le
persone che soffrono di disturbi ossessivi-compulsivi di questo tipo hanno una malattia psichica.
GLI AIUTI CI SONO
Pensieri ossessivi e azioni compulsive sono una tortura per i malati.
Con le terapie si ritrova la gioia di vivere.
46
«Con le terapie del linguaggio e del comportamento riusciamo a stabilizzare le persone con
disturbi ossessivi-compulsivi fino a fargli riconquistare una buona autostima e permettergli di
condurre una vita autodeterminata», confermano
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre
un aiuto specialistico per tutti i tipi di malattie
psichiche e psichiatriche. Attraverso terapie mirate i
medici specializzati aiutano proprio le persone che
soffrono di disturbi ossessivi-compulsivi ad avere
una vita più felice.
Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch
Tatiana Fehr e Karoline Julien vorrebbero incoraggiare le persone con disturbi
ossessivi-compulsivi a cercare un aiuto medico-specialistico.
Tatiana Fehr, medico specializzato in Psichiatria e
in servizio presso il PDGR, e Karoline Julien, direttrice del reparto di Psicoterapia. Gli specialisti del
PDGR spiegano ai malati anche le strategie per il
superamento dei disturbi e come affrontare questi ultimi nella vita di tutti i giorni. «Anche se una
guarigione completa non è sempre possibile, tuttavia dopo una terapia i pazienti non soffrono più
in modo così marcato della loro malattia. Hanno
infatti imparato a vivere con determinati impulsi e
a trattarli nel modo giusto.»
COME SI ARRIVA AI DISTURBI
OSSESSIVI-COMPULSIVI?
le loro forme hanno conseguenze molto pesanti
sui malati, sulle loro famiglie e sull’ambiente. Per i
malati le azioni compulsive sono spesso collegate a grosse paure e a un forte senso del pudore,
a volte anche con conseguenze di tipo depressivo. Ma molti sia per paura che per vergogna non
vanno dal medico. «Sappiamo che questo passo richiede molto coraggio», dice Karoline Julien.
«Ma noi possiamo dare un vero aiuto solo se chi
è affetto da disturbi viene da noi.» Nei casi gravi è
utile mettere in campo una terapia con ricovero in
clinica. «Noi accompagniamo i nostri pazienti anche nell’apportare i cambiamenti nella vita di tutti
i giorni, per condurre di nuovo un’esistenza felice.»
Spesso le basi di un disturbo ossessivo-compulsivo si pongono nell’infanzia o nella giovinezza, dice
Tatiana Fehr. Le cause possono essere le grosse
pretese di rendimento dei genitori, che sovraffaticano il bambino, dei genitori severi o un freddo
ambiente emotivo. «Esperienze simili rendono
le persone più vulnerabili. E così in condizioni di
stress aggiuntivo e di conflitti si possono sviluppare nei giovani adulti disturbi ossessivi-compulsivi»,
dice Tatiana Fehr. «Sulla base degli studi condotti
oggi si suppone che si arrivi ai pensieri ossessivi
e alle azioni compulsive quando la trasmissione
di segnali tra il «centro del pensiero» e il «centro
delle sensazioni» è disturbata.»
I pensieri ossessivi e le azioni compulsive in tutte
47
25 gennaio 2012
TROVARE UN BUON
EQUILIBRIO ED EVITARE IL
BURN-OUT
Non si deve arrivare al burn-out. Esiste una serie di strategie utili da applicare nella vita di ogni
giorno per scongiurare questo pericolo. Ma se la sindrome di burn-out si è già manifestata
ci si può rivolgere agli specialisti del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR), che aiutano a
ritrovare l’equilibrio.
U
no studio pubblicato nel 2010 dalla Segreteria di stato per l’economia sul tema
dello stress mostra un dato allarmante: il
75% dei lavoratori si sente stressato al proprio posto di lavoro. Secondo quanto è stato dimostrato,
sono in primo luogo le numerose interruzioni del
processo lavorativo, i ritmi elevati e la pressione
dovuta alle scadenze a generare sovraccarico e
stress. Dallo stress si sviluppano a loro volta molteplici problemi di salute con conseguenze economiche dell’ordine di miliardi di euro. Il burn-out
è una reazione a una situazione di stress cronico.
«Il burn-out», spiega Franco Arnold, psicologo del
Trovare l’equilibrio interiore per evitare il rischio di burn-out.
48
PDGR specializzato in Psicoterapia e Psicologia
della riabilitazione, «è una sindrome da esaurimento. Molti non prestano attenzione ai sintomi
dell’esaurimento emotivo, fisico e mentale. Sarebbe invece proprio questa la cosa importante da
fare per non finire in burn-out.»
COSA FARE?
Arnold consiglia a chi è tormentato dallo stress
di porsi delle domande: mi sento carico e sovraccarico? Perché faccio così tante ore in più? Sono
poco organizzato? Ho paura di fallire? Per il lavoro
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Il Servizio psichiatrico dei Grigioni è specializzato nella cura
delle malattie da stress. Di regola per i primi accertamenti
ci si rivolge al medico di famiglia, solo in casi di emergenza
direttamente al PDGR. Il PDGR effettua le terapie in day-hospital
(solo in casi gravi è previsto il ricovero). In questo modo si trova
una nuova qualità della vita.
Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch
Il dottor Franco Arnold, psicologo specializzato in Psicoterapia e Psicologia della
riabilitazione, ha una lunga esperienza con i pazienti con la sindrome di burn-out.
trascuro gli altri miei bisogni personali? Mi prendo sufficienti pause per il riposo? Reagisco spesso in modo irritato? Mi porto il lavoro a casa? Sono
reperibile a tutte le ore? So dire di no? Questo processo di riconoscimento della situazione porta
con sè anche domande sul benessere fisico e psichico: riesco a rilassarmi? Mi sento sfinito? Dormo
a sufficienza? Faccio movimento? Sono felice?
«Chi impara a prestare attenzione a se stesso, alle
proprie sensazioni e ai propri bisogni trova di nuovo l’equilibrio tra stress e non stress, tra carico di
lavoro e benessere», dice Franco Arnold alla luce
della sua lunga esperienza. A questo fine è molto
utile: camminare ogni giorno a passo svelto nella
natura per una mezz’ora; guardare di frequente
in lontananza, mangiare in modo vario, dormire a
sufficienza, limitare o evitare completamente alcol,
sigarette e medicinali (d’accordo con il medico).
Anche una diversa gestione del tempo aiuta a
ritagliarsi nuovi momenti liberi e porta a una riduzione dello stress. «Oltre a questo, è molto importante analizzare criticamente il proprio modo
di vedere e di ragionare. Per esempio chiedersi:
mi sento bene soltanto quando gli altri mi elogiano?» Dogmi di dubbia validità come il classico
«chi commette errori dimostra di essere incapace»
accrescono poi, dice Arnold, molti problemi. «Chi
impara a mettere in discussione i propri dogmi
e a riformularli in modo diverso ridimensiona le
situazioni di stress.» La nuova formulazione del
dogma potrebbe suonare all’incirca così: «Anche
se rendo meno di altri e commetto degli errori
sono comunque una gran persona».
L’OFFERTA DI TERAPIE
Il PDGR offre terapie per curare il burn-out sia nella clinica Waldhaus a Coira che nella clinica Beverin a Cazis. «Noi lavoriamo secondo il principio
delle «quattro E»1: riconoscimento del proprio bisogno di cura, alleggerimento (ridurre e arrestare
lo stress), riposo (rilassarsi, muoversi), ritorno alla
lucidità (limitare il perfezionismo e l’idealismo). Per
le persone colpite da burn-out, dice Arnold, non è
sempre molto facile ammettere di aver superato
il limite. «Per questo motivo conduciamo insieme
un’analisi del posto di lavoro e parliamo anche
con i superiori delle possibilità di miglioramento
di quest’ultimo. Ciò porta risultati sorprendentemente positivi. Inoltre, ogni volta che è possibile,
includiamo in questo processo anche la famiglia
della persona malata. Insieme ai pazienti mettiamo a punto le terapie individuali appropriate,
come per esempio una terapia del comportamento o una del movimento. In appoggio offriamo anche fitoterapia ed ergoterapia. I sintomi del
burn-out sono curabili», afferma Arnold. «Chi ne
è colpito trova, con la terapia, una nuova qualità
della vita.»
1NOTA
DEL TRADUTTORE: i quattro sostantivi che seguono
in tedesco cominciano tutti con la «E», da qui la definizione
di «quattro E».
49
22 febbraio 2012
DEMENZA: FARE UNO
SCHERZO ALLA PERDITA DI
MEMORIA
Diventiamo sempre più anziani e di conseguenza cresce il rischio di ammalarsi di demenza.
Nessuno vuole che gli accada. Gli specialisti della clinica psichiatrica Waldhaus a Coira
raccomandano di tenere in allenamento il proprio cervello, di mantenersi attivi, di fare
movimento e mangiare in modo sano per contrastare la perdita di memoria.
A
llora esiste sul serio una prevenzione della demenza? «Sì», dice Christian Koch, vicecapo medico di Psichiatria geriatrica e
direttore della Clinica della memoria del PDGR
(Servizio psichiatrico dei Grigioni). Come è stato
dimostrato, diversi fattori avrebbero un’influenza
sul fatto di ammalarsi, prima o poi, di demenza.
Christian Koch parla della buona salute fisica e
mentale dell’essere umano. Anche se certi fattori di rischio della demenza, come forse quelli
ereditari, potrebbero non esserne influenzati, un
cervello sano riduce il rischio di malattia e può rinviare la comparsa della stessa.
RALLENTARE IL PROCESSO
Sotto Per mantenere efficiente la memoria: tenere in
esercizio la salute fisica e mentale, mangiare in modo
sano, essere creativi e coltivare le relazioni sociali.
50
Buone notizie dunque in un’epoca in cui gli esseri
umani diventano sempre più vecchi e perciò aumenta il rischio di ammalarsi di una forma di demenza. I primi sintomi di demenza si riscontrano
in persone di età compresa tra i 60 e i 65 anni. È
perciò tanto più importante intervenire per tempo
e prevenire. In questo modo si può fare uno scherzo alla perdita di memoria. Ma cos’è di concreto
aiuto contro l’insorgere della demenza? Christian
Koch elenca i più importanti mezzi di prevenzione:
1. Tenere in esercizio la mente attraverso giochi
come gli scacchi, i memory, il gioco di carte o
un training della memoria mirato («jogging cerebrale»), ma anche attraverso i cruciverba e
la lettura di libri e giornali. Imparare qualcosa
di nuovo come per esempio le lingue, l’uso del
computer o a navigare in internet. «I training
della memoria di questo tipo hanno un effetto
di protezione nello stadio che precede la manifestazione della demenza, perché possono
ritardare l’inizio e anche il decorso della stessa» dice Koch.
2. Rimanere in movimento. È adatto tutto quello
che implica anche divertimento: correre, fare
camminate in montagna, fare ginnastica, allenamento, andare in bicicletta, salire le scale.
Anche tai chi e karate, così come il ballo, sono
molto indicati per le persone anziane per tenere in allenamento mobilità e coordinazione.
3. Essere creativi: Koch consiglia anche di coltivare la propria creatività attraverso il canto, la
musica, la danza, il disegno, il gioco o la cucina. In questo modo vengono toccati tutti i sensi.
4. Coltivare le relazioni sociali: chi si incontra regolarmente con gli altri rimane integrato. Inoltre, ci si confronta con le altre persone e con
i loro desideri laddove se ne trae vantaggio
anche in prima persona.
5. Mangiare in modo sano: «Molto importante è
un’alimentazione sana ed equilibrata» ritiene
Christian Koch. Frutta, verdura, insalate, latticini e prodotti integrali, pesce, carne. L’ideale è
la dieta mediterranea.
Se la forma di demenza è già in uno stadio avanzato gli specialisti prescriveranno anche terapie
individuali a base di medicinali.
Sopra Christian Koch, vicecapo medico di Psichiatria
geriatrica e direttore della Clinica della memoria: «Ci
sono misure efficaci per contrastare la demenza.»
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Nella clinica della memoria, la clinica diurna di
Psichiatria geriatrica del PDGR, chi soffre di forme
di demenza allo stadio iniziale e intermedio ha la
possibilità di partecipare, in giornate singole, a
programmi terapeutici d’accompagnamento. La
clinica diurna di Psichiatria geriatrica è aperta dal
lunedì al sabato. Si va dai sei fino agli otto posti.
Gli stessi programmi terapeutici vengono offerti
dalla clinica diurna geriatrica a Ilanz. Il PDGR offre
accertamenti e diagnosi di forme di demenza anche
a St. Moritz.
Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch
Diagnosi precoce
Per l’accertamento della demenza Christian Koch
consiglia una diagnosi precoce che permetta di
avviare per tempo le misure opportune. L’Alzheimer è la forma più frequente di demenza; tra le
altre ci sono anche le demenze vascolari. Inoltre,
malattie neurologiche come il morbo di Parkinson o un disturbo della funzione tiroidea possono
portare a una sintomatologia di tipo demente. «La
conoscenza delle forme di demenza è cresciuta»,
dice Koch. Spesso si nota dalla reazione dei familiari che non tutto va come dovrebbe. Ma anche
gli stessi malati notano i primi segnali (dimenticanza, disturbi dell’orientamento, difficoltà a fare
programmi e così via). «Al più tardi subito dopo si
dovrebbe andare dal medico» raccomanda Koch.
In questo modo si può agire per tempo e pren-
dere insieme decisioni importanti. Cosa succede
davvero quando ci si ammala di demenza? Nel
caso del morbo di Alzheimer per esempio, che è
la forma di demenza più frequente, muoiono delle cellule cerebrali. Allo stesso tempo non vengono più prodotte le sostanze chimiche proprie del
corpo che normalmente garantiscono lo scambio
tra le cellule cerebrali, con il risultato che chi è colpito da demenza dimentica molto. È utile allora
rallentare il processo.
51
21 marzo 2012
LA FITOTERAPIA È EFFICACE
IN PSICHIATRIA
La fitoterapia acquista un’importanza sempre maggiore nelle cliniche del Servizio psichiatrico
dei Grigioni (PDGR). Spesso la fitoterapia si rivela un’integrazione efficace delle terapie della
medicina classica e i pazienti rispondono bene al suo impiego.
I farmaci vegetali aiutano il processo curativo.
I
l profumo di agrumi, di fiori d’arancia, di rose,
di lavanda e anche di camomilla o timo fa
spuntare come per magia un sorriso radioso
sul viso dei pazienti del PDGR. Le foglie, le scorze,
i fiori e le radici delle piante manifestano il loro
effetto in diversi modi: gli agrumi e le foglie di rosa
sono un eccellente antidepressivo; i fiori d’arancia usati come infuso di tè rilassano e alleviano
la sindrome da sfinimento, la salvia è di aiuto in
52
caso di infiammazioni, la camomilla e il finocchio
sono indicati per i problemi di stomaco e intestino.
La lista potrebbe andare avanti quasi all’infinito. Il
personale di cura specializzato e i quadri medici del PDGR hanno acquisito approfondite conoscenze di medicina complementare e fitoterapia
attraverso corsi di formazione interni. Conoscono
decine di piante, la loro azione terapeutica e gli
ambiti in cui possono essere impiegate in psichia-
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
All’interno della psicoterapia il PDGR dà un ampio spazio
d’impiego alla fitoterapia– anche nella clinica privata Mentalva
aperta da poco a Cazis. Poiché nella fitoterapia sono necessarie
molte conoscenze specialistiche, i collaboratori del PDGR si
aggiornano e si perfezionano continuamente attraverso corsi
interni e supervisioni. La fitoterapia è molto adatta per malattie
psichiatriche leggere ma è anche oltremodo utile come
integrazione dei trattamenti della medicina tradizionale.
Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch
Karoline Julien, direttrice del reparto PTS, cura efficacemente
i pazienti con le piante officinali.
tria, come per esempio per le depressioni, per le
paure, i disturbi del sonno e i fenomeni concomitanti come dolori e infiammazioni.
Fitoterapia e medicina
«Nelle forme di malattia più leggera la fitoterapia
aiuta i nostri pazienti persino più delle altre terapie», dice con convinzione Karoline Julien, direttrice del reparto di Psicoterapia (PTS). «Noi utilizziamo la fitoterapia in psichiatria e nelle psicoterapie,
spesso come efficace integrazione alle cure della
medicina classica.»
I pazienti delle cliniche psichiatriche del PDGR
sanno apprezzare questa forma di terapia. «Discutiamo insieme della malattia, della causa e
dei tipi di cura. Da ciò vediamo quale rimedio è di
maggior aiuto per i pazienti. Poiché la fitoterapia
qualche volta non mostra subito effetto il paziente
deve essere disposto a mettere in preventivo un
tempo più lungo» dice Karoline Julien.
Un esempio: se un paziente soffre di disturbi della paura può dover aspettare un paio di giorni prima che i preparati vegetali facciano effetto. Karoline Julien ha fatto ottime esperienze con il fiteuma,
impiegato con i pazienti che, oltre ai disturbi psichici, accusavano anche disturbi reumatici. «Ma il
fiteuma fa effetto solo dopo tre settimane di trattamento. È importante saperlo per poter dare al
processo di guarigione il tempo sufficiente», dice
la specialista.
Assumere le dosi giuste
Ma non è il caso di prendere troppo a lungo gli
stessi preparati vegetali. Bisogna prestare attenzione alle dosi, perché nemmeno le piante sono
innocue e prive di effetti collaterali. Per esempio,
una dose troppo massiccia di iperico può portare, tra le altre cose, alla fotosensibilità. Per questo è irrinunciabile concordare la fitoterapia con
i medici e con il personale di cura specializzato. I
nostri avi non potevano comodamente andare in
farmacia e comprarsi una pasticca contro il mal di
testa o un sonnifero. Perciò da sempre gli uomini
hanno curato le malattie con le piante più diverse.
Oggi i loro effetti e il loro uso sono stati studiati
in modo molto più approfondito. Karoline Julien:
«Tuttavia per ottenere risultati soddisfacenti bisogna conoscere bene come agiscono le piante.»
La fitoterapia viene utilizzata nelle forme più variegate: estratti di piante, oli, tinture, gocce, pillole,
capsule, polvere, pomate o gelatina messa in acqua o in alcol, impacchi, bagnoschiuma, tè, parti
di piante secche o fresche. «Un bagno, un tè o un
impacco fanno sempre bene anche all’anima»,
nota Karoline Julien. Inoltre, la specialista constata sempre come durante l’utilizzo della fitoterapia
migliori la qualità del rapporto tra pazienti, medici
e personale curante e cresca la fiducia. «Soprattutto trovo positivo che oggi la fitoterapia conquisti
un grosso spazio nella psichiatria.»
53
18 aprile 2012
SESSUALITÀ – NESSUN
DESIDERIO, TROPPO
DESIDERIO?
La sessualità è un tema importante in ogni rapporto di coppia. Ma molte persone soffrono
di disturbi sessuali riconducibili a cause psichiche. Contro questi disturbi si può fare molto
e con mezzi semplici. Gli specialisti del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) spiegano
come si può vivere a pieno la propria sessualità.
U
n numero di persone che va dal 20 al 30%
soffre di disturbi sessuali funzionali, cioè
di riduzioni della sessualità dovute a motivazioni di carattere psichico e non fisico, come
dice la statistica. «Effettivamente i problemi psichici spesso si ripercuotono sulla vita sessuale della coppia», conferma il dottor Michael Prapotnik,
specialista del PDGR in Psichiatria e medicina psicoterapeutica.
Di frequente altre malattie psichiche già presenti
come disturbi della paura, depressioni o conflitti
inconsci, che possono risalire anche all’infanzia,
portano a disturbi sessuali. Un altro motivo pos-
sono essere i medicinali che vanno assunti per
malattie fisiche o psichiche e che hanno effetti
collaterali di tipo sessuale.
Stress e pressione da rendimento
lavorativo
La mancanza di desiderio sessuale ha molte cause: carico lavorativo (stress), trauma psicosessuale, problemi con il partner, ansia da prestazione
sessuale o una malattia fisica. «Le persone che
sono poco sicure di sé, che hanno grosse pretese
nei propri confronti o hanno avuto in precedenza
Di nuovo una vita sessuale soddisfacente: durante le terapie vengono risolti problemi e disturbi.
54
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Un aiuto efficace è offerto dai sessuologi del Servzio psichiatrico
dei Grigioni (PDGR). Per una consultazione con il Dr. med.
Michael Prapotnik è possibile annunciarsi telefonicamente:
058 225 25 25.
Informazioni: www.pdgr.ch
Il dottor Michael Prapotnik, specialista in Psichiatria e
psicoterapia FMH del PDGR e vicecapo medico.
esperienze sessuali negative lamentano più spesso problemi sessuali», dice Prapotnik. Da questi
problemi si possono sviluppare paura di fallire,
avversioni sessuali, impotenza psicogena, disturbi
di erezione e orgasmo o persino dolori durante il
rapporto sessuale. A esserne colpiti sono sia donne (fino al 43%) che uomini (fino al 31%).
Parlarne
Michael Prapotnik: «Poiché l’argomento sessualità è spesso, purtroppo, ancora un tabù, le coppie
parlano troppo poco o per nulla delle proprie paure, delle difficoltà e dei propri desideri nel campo
sessuale. Affrontare l’argomento sarebbe invece
un primo passo importantissimo per raggiungere
una sessualità soddisfacente.» Lo specialista del
PDGR consiglia perciò di parlare con un medico di
propria fiducia. Oppure, nel caso di un problema
grave, di iscriversi a una terapia presso il PDGR.
Vale la pena vincere se stessi, superare il proprio
imbarazzo e pudore e cercare un aiuto terapeutico. Alla fin fine ci si ha solo da guadagnare, ritiene
Prapotnik.
Vivere una sessualità
soddisfacente
Cosa ci vuole per vivere pienamente la propria
sessualità? «Sicuramente una disposizione positiva nei confronti della sessualità e del proprio
corpo. Bisognerebbe anche conoscere i propri
bisogni e parlarne con il partner.» La fiducia in
se stessi e l’autostima hanno in questo un ruolo
chiave. Salute fisica, depressioni e disturbi sessuali sono strettamente collegati tra loro. Se la
psiche e il corpo sono in armonia una coppia può
vivere di nuovo una sessualità piena. In una terapia sessuale si affrontano e risolvono, tra le altre
cose, paura di fallire, paure e conflitti in generale,
vengono chiariti i disturbi sessuali nel rapporto
di coppia e si costruiscono nuovi comportamenti
sessuali senza disturbi. Spesso le coppie ricevono «compiti» assolutamente piacevoli, come per
esempio gli «esercizi di carezze», per esplorare
in modo completamente nuovo il proprio corpo e
quello del partner. Durante una terapia vengono
date anche istruzioni su come una coppia può riprendere il dialogo e imparare a parlare dei propri sentimenti e dei propri bisogni.
«Come prima cosa chiariamo se è il caso di fare
una terapia individuale o di coppia. Soltanto in
un secondo momento procediamo all’analisi dei
problemi e ai colloqui psicoterapeutici.»
Per le persone con dipendenza sessuale il PDGR
offre anche terapie con ricovero in clinica. «La clinica offre un ambiente protetto a chi soffre di dipendenze. Essa è un luogo da cui la vita quotidiana
resta fuori e già solo per questo diventano possibili altri tipi di comportamento. Insieme ai pazienti
elaboriamo nuove strategie che li aiutano a condurre una vita senza dipendenza.»
55
23 maggio 2012
STRESS – IN SECONDA
MARCIA ALLA VELOCITÀ
DELLA LUCE
La velocità alla quale viviamo aumenta continuamente. E con essa anche il livello di stress.
Chi non impara a rilassarsi può ammalarsi: nel corpo, nell’anima e nella mente. Ognuno di
noi può introdurre nel proprio quotidiano, a scopo preventivo, degli esercizi di rilassamento. Il
Servizio psichiatrico dei Grigioni offre un aiuto nel campo e terapie per combattere lo stress.
La velocità alla quale viviamo cresce e con essa anche lo stress. Perciò i luoghi in cui potersi rilassare diventano sempre
più importanti.
D
i per sé le situazioni di stress non sono
negative. Esse stimolano il sistema cardio-circolatorio, la respirazione diventa
più veloce, i muscoli si tendono: l’intero corpo e
anche il cervello viaggiano a pieno regime per
metterci in condizione di prendere decisioni fulminee. Questo succede in continuazione ed è pienamente normale. Ma se il livello di stress rimane
costantemente a un livello alto alla lunga il nostro
corpo non è in grado di sopportarlo.
56
Il nostro corpo – una Ferrari?
«Se con la nostra auto preferita, magari addirittura una Porsche o una Ferrari, viaggiamo per
lungo tempo in seconda a una velocità di 140/160
chilometri orari facciamo un danno alla macchina.
Sapendo questo, non pretenderemmo mai una
cosa del genere dalla nostra auto. A noi stessi,
invece, imponiamo spesso, ogni giorno, fatiche
del genere. E questo alla lunga non può andare
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Oggigiorno le malattie legate allo stress sono in aumento.
È pensato in particolar modo per manager stressati e per
persone che hanno dimenticato come relazionarsi con lo stress.
Il corso di prevenzione, della durata di due settimane, è offerto
dalla clinica privata Mentalva a Cazis. L’obiettivo è evitare le
malattie che lo stress porta con sè. Le persone a rischio di stress
imparano come affrontarlo al meglio. Per chi non ha tirato in
tempo il freno d’emergenza e soffre già di malattie legate allo
stress il PDGR offre anche trattamenti con degenza in clinica.
Informazioni: tel. 058 225 25 25, www.pdgr.ch
Tatiana Miusskaya Fehr: «Chi impara ad affrontare lo stress
nel modo giusto e a stare attento rimane sano a lungo.»
bene», spiega Tatiana Miusskaya Fehr, caporeparto nella clinica privata Mentalva Resort & Spa
nella clinica Beverin, a Cazis, del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).
Ohi, un leone in ufficio…
E Tatiana Miusskaya Fehr spiega con un altro
esempio come persino situazioni di stress di breve durata possano avere una ripercussione nociva sul nostro corpo e sul nostro cervello. «Immagina di aprire la porta dell’ufficio e di trovare un
leone che ti guarda. Cosa succede? La paura sale
dentro di te, la pelle si raffredda, i muscoli si tendono, la bocca si secca, la respirazione accelera,
il cuore batte a velocità folle. Il corpo e la mente
si preparano a fuggire o a combattere – a seconda di quello che decidiamo.» Se allo stress legato
al leone si aggiungono altre situazioni pesanti (il
capo è insoddisfatto, un incarico è sfumato, i figli
mettono i nervi alla prova…) i nostri reni all’improvviso al posto della noradenalina rilasciano il
cortisolo. Questo aumenta la tensione dei muscoli. Se i muscoli, a causa dello stress cronico, sono
continuamente in tensione, tra le conseguenze ci
sono per esempio malattie legate al dolore come
fibromialgie, acufene (tinnitus), burn-out, depressioni e altro ancora.
Il leone non c’è più, l’immagine
resta
Anche se il leone fisicamente non c’è più (è stato
catturato o è fuggito…), spesso la sua immagine
resta in testa. E continua a stressarci. «La nostra
memoria fisica non dimentica nulla così velocemente. Essa spedisce sempre gli stessi segnali, fa
raffreddare la pelle, fa battere forte il cuore, e produce di nuovo tutte le reazioni fisiche già sviluppatesi durante l’incontro con il leone. E il cervello
va alla ricerca di soluzioni, senza però trovarne.»
Tatiana Miusskaya Fehr sa cosa c’è da fare in questi casi: «Non possiamo cambiare il mondo esterno. Ma possiamo esercitare un influsso sui nostri
pensieri e anche sul nostro corpo.» Lei consiglia
perciò esercizi di attenzione e di rilassamento per
essere consapevoli del hic et nunc. «Attraverso
un’inspirazione e un’espirazione consapevoli così
come attraverso la meditazione possiamo tranquillizzare il nostro cervello, notare le nostre sensazioni e sapere che la paura arriva e se ne va.»
Nelle cliniche del PDGR si lavora anche in modo
mirato con gli esercizi di rilassamento di Jacobson: questo significa imparare a tendere e poi a
rilassare i muscoli in maniera consapevole e nella giusta proporzione. «Spesso si tratta di piccoli
esercizi che ognuno può introdurre nella propria
vita quotidiana», dice Tatiana Miusskaya Fehr.
«Chi fa questo tipo di prevenzione sarà in grado di
superare bene anche i giorni di stress.»
57
20 giugno 2012
QUANDO AL BABY BLUES FA
SEGUITO UNA DEPRESSIONE
Dopo il parto talvolta le donne soffrono di malumori. Questo stato d’animo, conosciuto anche
come baby blues, spesso scompare nel giro di pochi giorni. Se però, nonostante la gioia per
il bebè, la tristezza non passa, è il caso di cercare rapidamente l’aiuto di uno specialista. I
medici del PDGR aiutano a chiarire la situazione.
Una depressione diagnosticata presto può essere curata bene.
P
roprio per evitare che anche il neonato
risenta dei suoi sbalzi d’umore, dei suoi
disturbi del sonno e della depressione, la
madre dovrebbe cercare rapidamente l’aiuto di
58
uno specialista. «Una gravidanza e una depressione sono una situazione difficile e complessa»,
dice la dottoressa Suzanne von Blumenthal, primario del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR).
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre un aiuto rapido ed
efficace per le depressioni da puerperio nella clinica Beverin di
Cazis.
Informazioni: tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch
L’assegnazione può avvenire tramite il medico di famiglia e il
ginecologo o, nei casi d’emergenza, anche direttamente attraverso
il reparto. Oltre alle terapie, alle mamme e ai papà si consiglia
anche di frequentare i gruppi per genitori, nei quali si può parlare
dei propri problemi personali e scambiarsi opinioni ed esperienze.
La dottoressa Suzanne von Blumenthal, primario del PDGR: «Le
depressioni post partum andrebbero curate rapidamente».
«Purtroppo le mamme spesso aspettano troppo
a lungo prima di rivolgersi a uno specialista. Ma
proprio quest’attesa indefinita porta più danno
che giovamento.» La cura della depressione post
partum è infatti tanto più lunga quanto più a lungo è mancato un intervento medico-specialistico.
«E la lunga mancanza di un supporto medico è
molto più dannosa del farmaco di cui la madre
avrebbe bisogno per guarire.»
Le lunghe attese, dunque, non giovano a nessuno. Nella clinica psichiatrica Beverin a Cazis le depressioni da puerperio vengono curate per lo più
nella formula day hospital. Tuttavia per le mamme sussiste anche la possibilità di una degenza
nel reparto «mamma-figlio».
bambino.» Talvolta una depressione non curata
può condurre persino a una psicosi da puerperio:
in altre parole la percezione si modifica, la madre
soffre di paure estreme e/o fissazioni e allucinazioni. In breve: il comportamento di una madre
che soffre di depressione cambia. E a quel punto
tutto il suo mondo viene davvero sconvolto.
Tra i sintomi di una depressione ci sono esaurimento fisico ed emozionale, fiacchezza, stato di
impotenza, ritiro dalla vita sociale. Ma possono
comparire anche mancanza di appetito e sensazioni di colpa e pudore. In media, a soffrire di disturbi depressivi è una percentuale di madri che
va dal 10 al 15%.
Possibilità di cura
Ci si può proteggere?
Da un baby blues o da una grave depressione
post partum non ci si può proteggere. Ma molte volte le madri si accorgono da sole di reagire
in modo diverso dal solito. In questo caso, attraverso il medico di famiglia e senza indugiare, dovrebbero fissare un colloquio con uno specialista.
«Sarebbe fatale, in una simile situazione, voler
semplicemente salvare la facciata. Questo non
farebbe che peggiorare il tutto», spiega il medico
specialista del PDGR.
«Le conseguenze di una depressione», dice la
dottoressa Suzanne von Blumenthal, «possono
essere pesanti. Non sono da escludere pensieri
di suicidio o addirittura di uccisione del proprio
Con i farmaci giusti e con le terapie si riesce a curare efficacemente una depressione nel suo stadio iniziale. Durante la fase di cura la neomamma
ha però bisogno di un’assistenza supplementare
dall’esterno. Un aiuto nei lavori di casa è una delle possibilità più efficaci di sgravio.
«È molto importante che il bambino dopo la nascita inizi bene la propria vita e non sia disturbato nel
suo sviluppo.» Ogni donna incinta può preparare
il terreno per questo già durante la gravidanza, rinunciando all’alcol e al fumo.
59
18 luglio 2012
LAVORO ADEGUATO
PER PERSONE CON RIDOTTA
CAPACITÀ PSICHICA
Nelle officine Arbes a Rothenbrunnen, a Coira e a Roveredo, che fanno parte del Servizio
psichiatrico dei Grigioni, le persone con ridotte capacità psichiche trovano un lavoro adatto
a loro.
N
el vivaio Arbes di Rothenbrunnen1 al momento crescono le zucche. Nella falegnameria nascono giocattoli in legno e in un
«angolo creativo» si realizzano, su ordinazione,
biglietti di compleanno e di Natale. Nell’officina
tessile fervono i lavori di cucitura dei costumi di
carnevale della «Guggenmusik» per il martedì
grasso. Da qualche parte una stampante sbuffa
e sforna volantini; contemporaneamente nell’officina dedicata alla lavorazione della pietra mani
pazienti levigano la roccia grigionese per realiz-
60
zare portachiavi e coltelli da caccia di grande pregio. Tutti i prodotti vengono venduti nel negozietto
Arbes a Coira, dal magazzino a Rothenbrunnen
arrivano nel negozio on-line, alle manifestazioni
organizzate dall’Arbes e persino ai mercati regionali. I prodotti su ordinazione vengono consegnati
direttamente ai clienti privati o ai partner commerciali. Con il ricavo ottenuto dalla vendita di prodotti
e servizi l’Arbes riesce a coprire una grossa parte
dei costi della propria istituzione.
Gianreto Conrad guida l’Arbes da circa due anni
e mezzo. A Rothenbrunnen l’Albes è alloggiata
in due estesi edifici in legno, semplici e moderni.
Complessivamente l’Arbes gestisce undici reparti.
A Rothenbrunnen ci sono 70 posti di lavoro «protetti» per persone con ridotta capacità psichica. A
Coira, presso la clinica Waldhaus, i posti di lavoro
sono 36, a Roveredo invece undici. Circa 170 persone possono dunque trovare un impiego in officina consono alle proprie predisposizioni e capacità. Alcune persone abitano in pensionati assistiti,
altri vanno ogni giorno all’Arbes per lavorare.
Organizzare la giornata
«Noi non offriamo semplicemente un’occupazione», dice Gianreto Conrad, «non facciamo bricolage, noi lavoriamo. Riteniamo importante dare
una struttura alla giornata dei pazienti attraverso
un’occupazione e un lavoro, impiegando le loro
capacità in modo ottimale e sensato. Spesso riusciamo anche a scoprire il loro potenziale nascosto.» Conrad ha sperimentato più volte che le
persone con ridotta capacità psichica desiderano
lavorare. «Magari alcuni sono in grado di lavorare
solo due ore, altri cinque o sei. Mi dispiace quando vedo che invece all’esterno, nella società, si ha
la sensazione che queste persone siano troppo
pigre per lavorare», dice Conrad. «Noi osserviamo
ogni giorno che questo non corrisponde assolutamente al vero.»
Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) non collabora soltanto con molte ditte e organizzazioni
ma anche direttamente con l’AI (Assicurazione
per l’invalidità). «Alla fin fine si tratta di questo:
permettere ai nostri clienti la migliore integrazione possibile in un processo lavorativo. Con l’aiuto
dell’Arbes e dell’AI alcuni di loro vengono anche
preparati in modo mirato a un rientro nel sistema
economico libero.»
La persona al centro
Secondo Conrad l’obiettivo è dunque creare nelle
officine condizioni simili a quelle del mondo lavorativo esterno. Anche per questo motivo tutti gli
assistenti possiedono una formazione professionale di tipo artigianale e, in più, una formazione
specifica per svolgere i compiti di assistenza. Per
Gianreto Conrad, direttore dell’Arbes: «Da noi le
persone stanno al centro di tutto.»
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
L’Arbes del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR)
offre posti di lavoro «assistiti» a persone con ridotta
capacità psichica. Qui vengono offerti moderni servizi
e si fabbricano prodotti propri e su ordinazione, come
per esempio regali per i clienti. Durante le vacanze
estive l’Arbes è inserito di nuovo nel Ferien(s)pass 2012.
Anche le scuole, all’interno di progetti specifici, vanno
in visita all’Arbes. Per associazioni, organizzazioni e
ditte l’Arbes organizza visite guidate.
Informazioni: tel. 058 225 44 50, www.arbes.ch
tutti loro al centro ci sono le persone. È per loro
che si impegnano ogni giorno. «Ogni singola persona è assistita individualmente. Questo è molto
ambizioso. Per questo non è possibile utilizzare
un sistema brevettato in base al quale offrire a
tutti lo stesso tipo di assistenza: noi infatti assistiamo persone completamente diverse tra loro e con
quadri clinici altrettanto differenti, che vanno dai
disturbi della paura fino a quelli ossessivi passando per gravi depressioni. E se si rende necessaria
un’assistenza di tipo psichiatrico, questa è sempre garantita all’interno del PDGR.»
1
Nota del traduttore: il nome Arbes è acronimo in
tedesco di «luoghi di lavoro e di attività».
61
22 agosto 2012
ARCHE NOVA – UNA CASA
SPECIALE, ASSISTITA
Per adulti con deficit mentale il centro di cura Arche Nova, guidato dal Servizio psichiatrico
dei Grigioni, è un luogo importantissimo per lavorare e per vivere.
Abitare in condizioni normali.
S
u un supporto di metallo rivestito da carta di
giornale c’è un oggetto di design di cartapesta colorata; accanto ci sono disegni dai colori sgargianti. Una donna dipinge con impegno
62
un quadro. Poco lontano si modellano nell’argilla
delle piccole teste. E dalla stanza di lavoro adiacente giungono suoni striduli, un ragazzo sega in
due una vecchia bicicletta ormai fuori uso. Nell’of-
ficina del centro di cura Arche Nova a Landquart
lavorano 24 persone con deficit mentale. Molte di
loro hanno una vena creativa e anche un talento
artigianale.
«Noi scopriamo insieme ai nostri clienti le inclinazioni e le competenze individuali. Ciò ha un grande significato per la qualità della vita, perché in
questo modo le persone con deficit intellettivo si
sentono prese sul serio», dice il direttore del centro Ralph Lang. Fin dalla fondazione del centro di
cura Arche Nova, che appartiene al Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR), Ralph Lang è responsabile, insieme ai suoi collaboratori, dell’officina
e delle comunità abitative. «L’Arche Nova offre
anche a persone con un deficit marcato un posto per lavorare e per vivere. La particolarità è che
queste persone nei loro alloggi in comune vivono
in modo assolutamente normale in mezzo alla
comunità paesana – nonostante il loro elevato bisogno di aiuto e di prestazioni d’assistenza.
Ralph Lang, direttore del Centro di cura Arche Nova.
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Il Centro di cura Arche Nova, gestito dal PDGR,
offre 24 spazi abitativi e luoghi di lavoro. Le
persone con deficit mentale vivono in quattro
nuclei abitativi decentrati e sono assistite
individualmente. Per gli interessati c’è una lista
Quattro comunità abitative
I clienti assistiti all’Arche Nova vivono in quattro
comunità abitative a Igis, a Landquart, a Schiers
e a Untervaz. A turno i membri delle comunità
abitative, insieme alle persone che li assistono,
si occupano della casa. Ogni volta due o tre degli assistenti a turno sono corresponsabili per la
spesa, la cucina, le pulizie, il lavaggio dei panni
e tutte quelle altre cose che si vogliono sbrigare
oltre al lavoro.
Tra l’altro, per le persone assistite all’Arche Nova
spesso le esigenze e le attività della vita di tutti
i giorni risultano molto complesse. «Di frequente
una persona con deficit non è in grado di svolgere
singole attività oppure riesce a portarle a termine solo con un grosso aiuto. Se però noi offriamo
aiuto per svolgere le singole fasi di un’attività si
creano per ogni persona molteplici possibilità di
partecipare e dare il proprio contributo», spiega
Lang. Importanti per le persone con deficit psichico sono anche i rapporti con gli altri esseri umani,
resi possibili dalle abitazioni decentrate. «Proprio
per lo sviluppo della personalità chi vive all’Arche
Nova ha bisogno di un contesto di normali relazioni sociali e della stima del mondo esterno.»
d’attesa.
Informazioni: tel. 081 322 83 30, www.pdgr.ch
Soddisfare i bisogni
Per gli abitanti di Igis, di Landquart, di Schiers e
di Untervaz le comunità abitative sono ormai vita
quotidiana; lo stesso vale anche per gli abitanti
di Arche Nova. Come succede in ogni normale
nucleo familiare, di tanto in tanto nascono dei
conflitti tra gli abitanti della comunità. «Ma questo
fa parte della vita. E anche le persone con deficit
mentale imparano a rapportarsi con situazioni di
questo tipo», dice Lang, che inoltre assicura: «La
formula delle comunità abitative con strutture
diurne e gli spazi di lavoro ha dato ottimi risultati. Questo ci dimostra che il bisogno umano di
condurre una vita attiva e utilizzando le proprie
capacità è un desiderio fondamentale anche per
le persone con un deficit intellettivo.»
63
19 settembre 2012
LA SINDROME ADHD:
«QUANDO IL BAMBINO TROPPO
VIVACE DIVENTA ADULTO»
Quasi tutti conoscono l’ADHD. E il Metilfenidato. Questo farmaco viene in parte impiegato per
curare la sindrome da deficit d’attenzione e iperattività nei bambini e negli adulti. Al Servizio
psichiatrico dei Grigioni si utilizza un approccio terapeutico di tipo globale.
L’ADHD può essere curata bene.
M
olti ricordano il libro per bambini Gian
Burrasca con il bambino irrequieto che
non stava mai fermo sulla sedia. Ma
perché un bambino si agita continuamente, perché è così iperattivo, prende così tante sviste e si
fa distrarre tanto facilmente? E per quale motivo
i bambini da adulti hanno ancora gli stessi problemi?
64
Birgit Reimann Meisser è laureata in psicologia
ed è direttrice terapeutica presso il Centro dipendenze Danis del Servizio psichiatrico dei Grigioni
(PDGR) nella clinica di Cazis. Lei conosce i sintomi, gli effetti e le possibilità di cura per il deficit
d’attenzione e iperattività, conosciuto con la sigla
ADHD.
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Il Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) offre con il servizio
psichiatrico ambulante un sostegno efficace.
Informazioni: tel. 058 225 25 25, ww.pdgr.ch
Birgit Reimann Meisser, laureata in psicologia, è direttrice
terapeutica del Centro dipendenze Danis del PDGR, a Cazis.
L’ADHD non si normalizza con la
crescita
«Il disturbo si manifesta per la prima volta sempre
in età infantile. Oggi sappiamo che l’ADHD non
si normalizza con la crescita. Per questo motivo
oggi anche così tanti adulti devono ancora lottare
con gli stessi sintomi. In molti casi il disturbo non
è stato diagnosticato durante l’infanzia e quindi
non è stato curato. Spesso la diagnosi arriva solo
in età adulta, quando le ripercussioni sul lavoro
sono diventate troppo grosse o sorgono malattie
collegate», dice Birgit Reimann Meisser.
La ricerca presume che l’ADHD abbia cause genetiche, dunque ereditarie. «I ricercatori constatano
che chi soffre di questa sindrome presenta un’organizzazione cerebrale particolare»: con queste
parole la psicologa cerca di spiegare il fenomeno
in maniera semplificata. Da questa particolare disposizione derivano agitazione interiore, tensioni,
problemi di attenzione e di concentrazione così
come iperattività. In psichiatria si usano tre definizioni: il puro e semplice disturbo di attenzione,
l’iperattività e la combinazione di entrambi.
Il travaglio interiore è grande
«Il travaglio interiore di chi soffre di ADHD è, spesso, molto grande. I malati non possono opporsi
in nessun modo alla pressione interiore, sono disperati, a volte non sono nemmeno in grado di
parlare del problema. Alcuni allora cercano sollie-
vo nell’alcol o nelle droghe.» Se il disturbo non viene curato chi ne è afflitto può anche diventare depressivo. Altri subiscono un burn-out. «Per questo
la diagnosi corretta e la terapia che segue sono
estremamente importanti», dice la psicologa.
La diagnosi è il risultato di colloqui, test e anche
della misurazione dei flussi cerebrali attraverso
l’elettroencefalogramma quantitativo. La cura
prevede l’utilizzo sia di medicinali che servono a
riportare in equilibrio il metabolismo cerebrale sia
di terapie individuali come psicoterapia, neuroterapia, training, coaching. «L’aiuto che oggi possiamo offrire è buono. Così nessuno è più completamente abbandonato alle proprie predisposizioni
interiori.»
La durata della cura per l’ADHD è diversa. A volte è sufficiente una terapia breve. «In virtù delle
conoscenze di cui disponiamo oggi consideriamo
l’ADHD più come una particolarità che come una
malattia. Alcuni sintomi, come per esempio l’iperattività, non sono semplicemente e soltanto negativi. Molte persone che soffrono di ADHD sono
in grado di fare più cose contemporaneamente, e
questo è più o meno il sogno di tutti noi…»: così
Birgit Reimann Meisser relativizza gli effetti dell’ADHD. Una cura è pertanto molto importante, anche per raggiungere una migliore qualità della
vita. Una vera e propria guarigione, infatti, non c’è,
ma le persone colpite da ADHD imparano a rapportarsi con le proprie debolezze e ad aumentare
i propri punti di forza.
65
24 ottobre 2012
LE PAURE «BUONE» E QUELLE
CHE FANNO AMMALARE
Ogni uomo conosce la paura. Per esempio la paura degli esami, il trasalire quando si sentono
rumori inaspettati o anche gli attacchi di panico. Alcune paure sono sensate, ci possono
mettere in guardia dai pericoli. Altre fanno ammalare e andrebbero curate attraverso una
terapia ideonea.
Le paure patologiche, come per esempio l’aracnofobia, andrebbero curate con una terapia.
A
nessuno piace provare sensazioni di paura. Ma in determinate situazioni queste si
manifestano senza che si possa fare nulla
per difendersene. Markus Bünter, co-primario del
Servizio Psichiatrico dei Grigioni (PDGR), fa una distinzione tra le normali paure e quelle patologiche,
nevrotiche. «Le normali paure», dice, «sono sensa-
66
te. Spesso ci mettono in guardia dai pericoli. Per
lo più sono innate, come la paura dell’altezza, la
paura degli spazi stretti o il semplice trasalire per
la paura.» A dover essere curate con medicinali e
terapie sono perciò soltanto le paure patologiche,
nevrotiche. Tra queste rientrano anche le fobie,
per esempio l’aracnofobia, la paura dei tunnel
o dei ponti. Rientrano nella definizione di agorafobia le paure che rendono difficile o impossibile
a chi ne soffre uscire di casa, entrare nei negozi,
muoversi da solo tra una moltitudine di persone
o viaggiare in treno, in autobus o in aereo. «In aggiunta a queste paure possono manifestarsi anche attacchi di panico, d’ansia (con dolori al petto,
palpitazioni, senso di soffocamento, ecc.), sintomi
di depressioni, pensieri ossessivi e persino fobie
di tipo sociale», dice Bünter.
Riconoscere le paure
Dietro a questi disturbi ci sono spesso, tra le altre
cose, sudorazione, palpitazioni, vertigini. Per questo motivo i malati e i medici di famiglia a volte
non riconoscono a prima vista che dietro questi
sintomi si celano delle paure. Nella stragrande
maggioranza dei casi le persone vengono colpite
dai cosiddetti «disturbi della paura generalizzati».
Una persona su dieci ne soffre una volta nella
propria vita. I sintomi sono: nervosità continua,
tremore, tensione muscolare, sudorazione, palpitazioni, vertigini e disturbi della parte alta del
ventre.
Sono in molti anche ad avere fobie sociali. Costoro hanno paura di osservazioni critiche, arrossiscono rapidamente, soffrono di tremore alle mani
e hanno una bassa autostima. Meno frequenti
sono i disturbi ossessivo-compulsivi. Tra questi il
medico specialista annovera il lavarsi continuamente le mani per paura di malattie e altre azioni
compulsive.
Cause e cure
Molte di queste paure possono influenzare fortemente la qualità della vita e il rapporto di coppia. «Le paure impegnano risorse ed energie»,
dice Bünter, «e possono condurre facilmente a
malattie collegate come burn-out o depressioni.
Proprio per questo esse devono essere curate il
più presto possibile in modo specifico.» Alcune
paure sono da ricondurre a una predisposizione
che si trasmette per via ereditaria. Altre nascono
da circostanze della vita, da situazioni di stress e
a causa di altri sovraccarichi. Spesso le paure influenzano fortemente – a prescindere dal danno
Markus Bünter è co-primario del Servizio psichiatrico
dei Grigioni (PDGR).
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
In linea di massima tutte le paure si possono
curare bene. Alcune persone hanno vissuto un
lungo calvario prima di mettersi nelle mani di
medici di famiglia e specialisti. Nel caso di disturbi
della paura di grado leggero il PDGR offre una
consulenza gratuita.
Il PDGR è specializzato nei disturbi della paura.
Fanno parte della sua offerta anche le cliniche
diurne di psicoterapia e i centri d’assistenza
ambulatoriale a Coira, a Cazis, Davos, Scuol,
St. Moritz, Sta Maria, Poschiavo, Ilanz.
politico-economico – la vita di ogni giorno. Bünter:
«Non curate, le paure possono condurre a burnout, depressioni, isolamento sociale, dipendenze
e finanche a invalidità e suicidio.»
Per il medico psichiatra Markus Bünter la cura
rappresenta una sfida. Si è dimostrato efficace il
trattamento basato sulla combinazione di farmaci
e di psicoterapie. «Ogni paura può essere curata
e la cura porta ai pazienti un miglioramento della
qualità della vita. È importante però che il paziente aderisca alla cura», dice il medico psichiatra. Di
frequente basta una cura di tipo ambulatoriale.
Per terapie più intensive sono di prezioso aiuto le
cliniche diurne del PDGR.
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21 novembre 2012
IL BICCHIERE DI TROPPO
CAUSA MOLTA SOFFERENZA
AI FAMILIARI
Molti consumano alcol – con moderazione. Alcuni ne sono dipendenti. Questo porta
spesso partner e famiglie ai limiti delle proprie possibilità. Chi accetta un aiuto
specialistico può evitare ulteriore sofferenza.
D
i frequente i familiari di persone alcolizzate non ricorrono alle possibilità d’aiuto
esistenti. E spesso non lo fanno per mera
vergogna. «Ma non ci si deve vergognare», dice
Rahul Gupta, specialista in Psichiatria e Psicoterapia e capo medico di Psichiatria speciale del
Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR). Chi non
supera la vergogna e cerca aiuto danneggia ancora di più se stesso e la propria famiglia. La sofferenza non fa che crescere e conduce in dolorosi
vicoli ciechi.» Con il tempo, dice Rahul Gupta in virtù della sua lunga esperienza, spesso anche gli
stessi familiari di persone alcolizzate si ammalano, sia fisicamente che mentalmente. Soprattutto i
figli soffrono per una vita intera delle conseguenze della dipendenza dall’alcol della madre o del
padre. Non è la debolezza di carattere a portare
le persone alla dipendenza. Quasi sempre essa è
da mettere in relazione con problemi personali o
lavorativi. Chi si rende conto di stare per diventare
alcolizzato o già lo è dovrebbe cercare in prima
persona un aiuto specialistico, per il bene proprio
e per quello della propria famiglia. Il bicchiere di
troppo, infatti, non ha ripercussioni soltanto sulla
propria vita ma anche su quella di tutta la famiglia. Spesso i familiari possono esercitare un’influenza sulla situazione facendosi consigliare per
trovare un’uscita dal vicolo cieco.
La ruota gira
Quando l’alcol diventa una dipendenza soffrono
soprattutto i familiari.
68
Chi beve troppo perde il controllo di se stesso.
«Cresce il rischio di diventare aggressivi, di perdere le inibizioni, di diventare violenti, litigiosi e privi
di senso critico. L’alcol modifica la personalità e di
regola porta a malattie fisiche (tra le altre quelle
legate a cuore e circolazione, intestino, diabete,
fegato) e psichiche», spiega Rahul Gupta. «Non
soltanto la persona con dipendenza dall’alcol ma
anche i suoi familiari, che spesso per anni soffrono per la situazione, si ammalano nell’anima e
nel corpo.»
Una volta ogni tanto un bicchiere
non fa male ma…
«Su uno o due bicchieri di vino bevuti occasionalmente e in compagnia non c’è nulla da ridire.
L’alcol ha anche effetti positivi. Rende più allegri,
allevia la tristezza e fa dimenticare le paure», dice
Gupta. Bisogna però stare attenti, con il passare
del tempo, a non finire per affogare le proprie
paure e la propria tristezza nell’alcol. «La dipendenza arriva lentamente, di soppiatto. Questo è il
pericolo dell’alcol.»
Chi beve abbandona il senso di responsabilità, lo
lascia al partner o addirittura ai figli. Nascono così
continuamente co-dipendenze. Questo significa
che il partner non alcolizzato sostiene il partner
nella sua dipendenza se compra l’alcol, richiede
il certificato di malattia per il partner, giustifica il
bere all’esterno, nella sfera sociale. Anche questo
opprime molto i familiari. A volte bevono entrambi i partner, più spesso soltanto uno. «Se in una
coppia uno dei due beve aumenta il carico per il
partner sano», spiega Gupta. «Noi sperimentiamo spesso il caso del partner che non beve e dei
figli che stanno inermi accanto al loro caro perché
non sanno cosa fare e quale potrebbe essere la
reazione del malato. In una fase di passaggio
bisognerebbe almeno fissare delle regole con il
partner, dirgli cosa lo aspetta, cosa si vuole, bisognerebbe dirgli anche che mette in gioco la sua
famiglia.» Spesso sotto questo grosso carico psichico le famiglie finiscono per rompersi.
Il dottor Rahul Gupta: «È importante procurarsi un
aiuto.»
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Offrono aiuto:
- il PDGR con i suoi centri d’assistenza ambulatoriali
regionali e con il Centro dipendenze Danis,
tel. 058 225 35 35, www.pdgr.ch
- la Blaue Kreuz, tel. 081 252 43 37
www.blaueskreuz.gr.ch,
- gli AA Alcolisti anonimi, hotline 0848 848 885,
www.anonyme-alkoholiker.ch.
l’alcol del proprio caro.» Il suo consiglio è di mettersi a sedere, di riflettere sulla situazione e chiedersi cosa c’è di negativo nel parlare dei problemi con uno specialista. «Pensate per favore a voi
stessi», così Gupta si appella ai familiari di persone alcolizzate. «Cercatevi un aiuto, non continuate
a vivere al di là delle vostre forze. La situazione
può solo migliorare.»
Pensare a se stessi
Rahul Gupta tuttavia sa bene quanto sia difficile,
spesso, per i familiari andare a cercare aiuto all’esterno. «Purtroppo», dice, «molti aspettano troppo
a lungo, preferiscono nascondere i problemi con
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27 dicembre 2012
BASTA CON LE DROGHE:
IL CENTRO DIPENDENZE
DANIS OFFRE UN’ANCORA
DI SALVEZZA
Provare una volta la cannabis o l’eroina, l’LSD o l’ecstasy. Se ci si ferma qui non succede molto.
Ma se l’unica volta diventa più volte il pericolo di cadere nella dipendenza aumenta. Spesso
i tossicomani hanno un solo desiderio: avere di nuovo una vita senza dipendenza. Il Centro
dipendenze Danis a Cazis offre una disintossicazione controllata.
P
er lo più l’entrata nel mondo delle droghe
avviene in modo ingenuo. Spesso è la propria curiosità a indurre in tentazione. Oppure sono gli amici che incitano a provare una
volta lo speed o la cannabis (THC). Chi però poi
continua cade nella dipendenza. Questa non solo
è molto costosa ma ha anche ripercussioni sulla
salute, sulla psiche, sulla personalità, sui rapporti
familiari e amicali; spesso anche il lavoro è in pericolo. Una statistica riporta che nel 2007 circa un
quinto della popolazione svizzera sopra i 15 anni
ha già consumato cannabis una volta…
«Molti tossicodipendenti vengono da noi di propria volontà, perché sono stanchi della loro dipendenza e vogliono avere di nuovo una vita
normale», dice Anna Regula Gujer, vicedirettrice
e medico di psichiatria speciale del Servizio psichiatrico dei Grigioni (PDGR) alla clinica Beverin di
Cazis (Centro dipendenze Danis). Sono però anche i genitori o il medico di famiglia a prendere un
appuntamento per i malati. Il reparto è specializzato in disintossicazione dalle droghe più comuni. Dopo la disintossicazione i pazienti possono
stabilizzarsi e prepararsi eventualmente per una
terapia esterna di lunga durata. Il Centro dipendenze Danis, che fa parte del PDGR e si trova nella
clinica Beverin a Cazis, ha posti per massimo 14
persone. «Abbiamo una lista d’attesa», spiega il
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La strada per uscire dalla palude delle droghe è
pietrosa e dura – il Centro dipendenze Danis offre
aiuto.
CENTRO D’ASSISTENZA PDGR
Il Centro dipendenze Danis, che fa parte
della clinica Beverin del PDGR a Cazis, offre
cure per le persone con dipendenza da
droghe (disintossicazione in combinazione
con offerte come agopuntura, terapia del
disegno, lavori manuali, yoga, rilassamento,
terapia sportiva ecc. e successiva fase di
stabilizzazione). Persone con dipendenze,
medici di famiglia o familiari possono
prendere un appuntamento.
Tel. 081 225 35 35 (centrale), www.pdgr.ch
Anna Regula Gujer, vicedirettrice e medico di psichiatria speciale del PDGR nella clinica Beverin a Cazis, e
il direttore del reparto Donato Spadin curano nel Centro Danis di Cazis, insieme a un’esperta squadra di
collaboratori, i pazienti con dipendenze.
direttore del reparto Donato Spadin. Tra gennaio
e novembre 2012 Spadin ha contato 270 ingressi
e 60 trasferimenti. È stato occupato circa il 96% dei
letti. Il team medico nel 2012 ha curato 67 pazienti
con dipendenza da oppiato, 29 consumatori di
THC, 17 pazienti con abuso di benzodiazepina
(farmaci per il rilassamento, sedativi e sonniferi),
15 pazienti con politossicomania (abuso di più sostanze stupefacenti) e 194 persone con dipendenza dall’alcol.
La speranza si chiama
disintossicazione
Nel Centro dipendenze Danis la disintossicazione da droghe illegali dura da due a quattro
settimane. Dopo si può essere dimessi. Una disintossicazione totale «a freddo» è poco sensata,
spesso significa solo sofferenza. «Gli eroinomani
per esempio spesso ricevono il metadone come
droga palliativa. O il Subutex». Anna Regula Gujer
combatte i sintomi da disintossicazione con i
medicinali. A seconda del tipo di droga, il corpo
reagisce in modo diverso durante la disintossicazione. La dottoressa paragona la disintossicazione da oppiato ai sintomi dell’influenza: «Anche in
questo caso si verificano dolori articolari e diarrea.
Per questo non è sensato, durante una disintossicazione, abbandonare subito tutti i farmaci.» Il
Centro dipendenze Danis rappresenta un’ancora
di salvezza per molti tossicodipendenti, che vi si
recano perché sono stanchi della propria dipendenza e cercano nuove ragioni di vita. Più di una
volta si verificano, dopo la disintossicazione, delle
ricadute. «Può succedere che a casa i pazienti si
trovino di fronte a problemi che credono di non
poter risolvere senza droghe», spiega così il problema Gujer. «La dipendenza è una strada. Dopo
una ricaduta ci si rialza. Questa è la speranza.» Il
team medico e i pazienti che vogliono disintossicarsi discutono insieme gli obiettivi e la strada per
raggiungerli al momento dell’ingresso nel Centro.
«Gli obiettivi non dipendono dalla sostanza consumata e dalla posizione della persona in quel
momento della sua vita», dice Gujer. Durante la
disintossicazione sono d’aiuto i referenti personali e una terapista della riabilitazione. Durante
la fase di stabilizzazione i pazienti devono impegnarsi attivamente nei programmi di sport e creatività. Sport e hobby sono utili anche nella vita di
tutti i giorni.
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