PARENTE ARIANNA 1^C 25.01.2016 LICEO SCIENTIFICO NICCOLO’ COPERNICO A.S. 2015/2016 DIPARTIMENTO DI STORIA DELL’ARTE ARTE GRECA LE STATUETTE VOTIVE E LA SCULTURA ATTICA DEL KOUROS E DELLA KORE I PERIODI DELL’ARTE GRECA La storia dell’arte greca viene divisa in quattro grandi periodi: PERIODO DI FORMAZIONE (o Periodo Geometrico): dal XII all’VIII sec. a.C. Coincide con il Medioevo greco o ellenico, con l’arrivo dei Dori e la fondazione delle città. PERIODO ARCAICO: dal VII al 490 a.C. L’arte greca sviluppa le caratteristiche che la differenziano, come l’architettura dei templi e la scultura del corpo umano. E’ suddiviso a sua volta in tre sottoperiodi: Primo Arcaico (620-580/570 a.C.); Arcaico Maturo (580/570530 a.C.); Arcaico Tardo (530-490 a.C.). PERIODO CLASSICO: detto anche Età dell’oro. Dal 490 a.C. con l’inizio delle guerre persiane al 338 a.C., quando Filippo di Macedonia conquistò la Grecia. E’ il periodo di maggiore sviluppo e splendore della civiltà greca, dal punto di vista economico, sociale, artistico e culturale. Ci sono quattro sottoperiodi più precisi: Classico iniziale (480-450 a.C.), Classico Maturo (450-425 a.C.), Stile Ricco (425-380 a.C.), Classico Tardo (380-325 a.C.). PERIODO ELLENISTICO: dal 323 a.C. con la morte di Alessandro Magno al 31 a.C., data della battaglia di Azio, che ebbe come conseguenza le condizioni per la nascita dell’Impero Romano. In questo momento l’arte greca assiste al suo declino, ma anche alla sua massima diffusione, influenzando la cultura delle popolazioni successive. E’ diviso in tre sottoperiodi: Primo Ellenismo (ultimo quarto del IV sec. a.C.); Medio Ellenismo (III-II sec. a.C.); Tardo Ellenismo (metà del II sec. a.C.- periodo augusteo). GLI IDOLI CAMPANIFORMI Questo tipo di scultura di piccole statuette votive è tipico del Periodo di Formazione, detto Periodo Geometrico. Un esempio è un idoletto votivo di terracotta di 39.5 cm, risalente al 700-690 a.C., che fu rinvenuto in una tomba in Beozia. Presenta una forma campaniforme, che ricorda una schematica figura femminile, come si può notare dai capelli lunghi raccolti in nove trecce e dalla sporgenza dei seni. La testa, che riporta il naso e il mento aguzzi e orecchie ampie, è di piccole dimensioni e viene sorretta da un lungo collo, sul quale sono state dipinte le lunghe trecce. Le gambe sono attaccate all’intera figura mediante fili di metallo e, dietro alla testa, vi è un foro. Da ciò si può dedurre che la statuetta venisse appesa, come un idolo rituale. La decorazione pittorica della veste è stata eseguita con vernice nera e presenta figure geometriche, riconducibili allo stesso Periodo Geometrico. Oggi, è conservata al Museo del Louvre di Parigi. KOUROI E KORAI In età arcaica, la scultura greca matura le condizioni che daranno vita alla perfezione della tecnica e all’equilibrio formale, che costituiranno, in epoca classica, la caratteristica della civiltà greca. Esistono tre correnti scultoree principali: dorica, attica e ionica. Le sculture arcaiche rappresentano due tipi di figure umane: il kouros e la kore. KOUROS (kouroi: plurale): è un giovane in posizione eretta. La sua nudità evidenzia il corpo, esprimendo le forze fisiche e intellettive. In genere, presenta la testa eretta, le braccia lungo i fianchi, le mani con i pugni serrati e la gamba sinistra in avanti, come per accennare un passo. La parola kouros rimanda a un uomo nello splendore del suo sviluppo fisico e interiore, nascendo, così, il concetto di “kalos kai agathos”, ovvero bello e buono, che sarà il modello ideale della cultura greca. KORE (korai: plurale): è una donna giovane in posizione eretta. Indossa un lungo chitone e un himation: ciò rimanda al suo ruolo nella società, come madre e moglie. Presenta la testa eretta, i piedi uniti che sporgono dalla veste, un braccio lungo i fianchi e uno sul petto a tenere un vaso o un piatto con le offerte. Queste figure possono rappresentare divinità, eroi o umani, dimostrando che, nella civiltà greca, gli uomini avessero la stessa dignità e importanza degli dei. CHITONE: era un abito femminile usato nell’antica Grecia. Consisteva in un rettangolo di lino cucito su un lato lungo, che veniva poi fermato sulle spalle e legato con una cintura sulla vita, facendolo ricadere con numerose pieghettature. HIMATION: era un mantello, consistente in un rettangolo di lino o di lana. Veniva avvolto attorno alle spalle e le donne lo avvolgevano anche intorno alla testa per proteggersi dal freddo e dalla pioggia. PEPLO: era un abito femminile simile al chitone. Era costituito da un rettangolo di lana, che veniva ricamato e ripiegato, in modo da ottenere un risvolto che arrivava fino alla vita, dove veniva fermato con una cintura. LA SCULTURA ATTICA Si sviluppa nel VI sec. a.C. ad Atene e nei territori confinanti. Si realizzano opere armoniose tra le varie parti, raggiungendo maggiore equilibrio dei volumi. Due esempi di questa corrente sono il Moschophoros e la kore con peplo. MOSCHOPHOROS: è un kouros con un vitellino sulle spalle e rappresenta un giovane con l’intenzione di portare al tempio una sua offerta o di ricevere l’animale come premio ad una gara. Le braccia dell’uomo e le zampe della bestiola formano una grande X, conferendo una simmetria dell’insieme: questa tecnica scultorea è basata sull’andamento degli arti secondo il chiasmo χ, una lettera dell’alfabeto greco. La testa del vitello, le braccia e la gamba sinistra in avanti dimostrano la frontalità della scultura, che costituiva l’elemento tipico di queste raffigurazioni. L’uomo non è nudo, ma porta una chlaina, un mantello posto sopra il chitone, che risalta la muscolatura maschile. La sua testa è di forma ovoidale e presenta i capelli ondulati raccolti in trecce, una barba liscia senza i baffi, gli archi del sopracciglio, le labbra, l’ombelico e le perline sulle trecce; vi è inoltre il sorriso arcaico, una caratteristica tipica delle sculture greche, che, in questo periodo, non hanno la funzione di esprimere i sentimenti del personaggio raffigurato. Questi dettagli sono stati realizzati con estrema cura e grande tecnica, ricorrendo a figure geometriche semplici. La scultura, infine, mostra alcune tracce di colore sugli occhi, sui capelli, sul corpo e sul vitellino. Ciò dimostra che, in origine, le sculture venivano dipinte, come se venissero utilizzate come oggetti votivi o rappresentazione di dei o di defunti. Oggi è conservata ad Atene nel Museo dell’Acropoli. KORE CON PEPLO: proviene dalla colmata persiana*, risalente al 530-520 a.C. ed è stata attribuita al Maestro di Rampin. Il nome deriva dalla veste, indossata dalla kore: il peplo. La scultura è rimasta integra, ad eccezione dell’avambraccio sinistro e alcune scheggiature sul volto e sulla base e molti associano l’opera alla dea Athena. Nell’insieme la scultura ha un andamento verticale, evidenziata dalla linearità del panneggio privo di pieghe. La testa è stata lavorata con tecniche raffinate, corrispondenti all’oreficeria orientale, e presenta lunghe trecce che ricadono sul petto. L’espressione è più vivace e le parti del viso emergono insieme allo stile geometrico dell’acconciatura. Sono rimaste tracce di colore sul volto, sui capelli e sulle vesti, tanto che gli studiosi hanno ricostruito il suo aspetto iniziale. Oggi è conservata ad Atene nel Museo dell’Acropoli. *Colmata persiana: è l’espressione con la quale si indicano le macerie della distruzione da parte dei Persiani nell’Acropoli di Atene tra il 480-479 a.C. Le macerie furono seppellite dagli Ateniesi nell’Acropoli stessa.