PARMA - 24.OTTOBRE.06 ALTERAZIONI MUSCOLO-SCHELETRICHE E DEL MICROCIRCOLO A SEGUITO DI LESIONI MIDOLLARI Dott. S. Lotta Dott.R.Bocchi Stefano Lorenzini 1678, Ranvier 1874: Differenze cromatiche nei muscoli degli animali relative al diverso contenuto in mioglobina -Fibre rosse caratterizzate da contrazione e rilasciamenti lenti -Fibre chiare caratterizzate da minore viscosità del sarcoplasma e da maggior velocità contrattile In alcuni animali interi muscoli sono costituiti da fibre rosse e altri da fibre chiare ad es.: -negli uccelli selvatici, che volano molto e camminano poco, i m. rossi sono quelli che controllano il movimento delle ali; -nei volatili domestici , che camminano molto e volano poco, i m. rossi sono quelli delle zampe. Pur riconoscendo poco realistica una troppo rigida classificazione, sono riconosciuti due modelli fondamentali di fibre: -Fibre ricche in enzimi ossidativi, di I° tipo o lente -Fibre ricche in enzimi fosforilativi , di tipo II° o rapide Le fibre di tipo I° traggono energia dalla fosforilazione ossidativa, ricche di enzimi aerobici,di mitocondri hanno abbondante vascolarizzazione capillare permettendo in tal modo rapida diffusione dei substrati. Predisposte pertanto a met. aerobico che è un processo lento ma ad alto rendimento energetico. Le Fibre di tipoII° traggono la loro energia dalla idrolisi del creatinfosfato e dalla glicolisi anaerobica, utilizzano prontamente la energia a disposizione anche in temporanea assenza di ossigeno utilizzando substrati precedentemente immagazzin (glicogeno), infatti è scarsamente rappresentata la vascol. idonee per contrazioni rapide di breve durata necessitando di periodo di quiescenza per ripristinare le riserve energetiche; affaticabili. Il muscolo maggiormente rappresentato da fibre lente ( es. soleo) è ben predisposto per il mantenimento di posture che esplicano forza per periodi lunghi: ATTIVITA’ TONICA Il muscolo rapido maggiormente rappresentato da fibre rapide ( es. fless. lungo alluce) può sopportare più intense attività ma solo a carattere intermittente per fare poi seguire dei periodi di riposo che rimpiazzino le riserve: ATTIVITA’ FASICA Le caratteristiche funzionali ed istochimiche delle singole fibre muscolari sono correlate al tipo di motoneurone che le innerva ( Burke, Eccles) Alla nascita le fibre muscolari degli arti di molti mammiferi sono esclusivamente di tipo lento mentre i motoneuroni sono già distinguibili in fasici e tonici successivamente la differenziazione si realizza in rapporto alla diversa innervazione dei due tipi di fibre muscolari in base a quanto geneticamente predeterminato Tutte le fibre che partecipano alla costituzione della stessa Unità Motoria sono del medesimo tipo L’innervazione esercita una differenza decisiva sul metabolismo e sulle proprietà contrattili della fibra; se si realizza la denervazione ed una successiva reinnervazione da un cilindrasse di una U.M. di diverso tipo, si modificano le caratteristiche funzionali ed istochimiche: conversione tipologica Questo fenomeno è di largo riscontro nella reinnervazione collaterale ( collateral branching) Grande importanza della”competitività” nella reinnervazione dei siti sinaptici rimasti disponibili che offrono maggiore accessibilità a neurotrasmettitori già noti. Ruolo della esaltata sensibilità da denervazione all’acetilcolina, della glia, dell’esercizio terapeutico Possibilità di modificazione delle caratteristiche funzionali ed istochimiche dei singoli muscoli sia per adattamento a particolari condizioni di esercizio, sia durante le fasi di recupero funzionale e motorio in seguito a lesioni del sistema nervoso. Una riduzione del tempo di contrazione cioè il passaggio da muscolo lento (soleo) a rapido è stata documentata: - a seguito di immobilizzazione delle articolazioni (Fishbach,Booth) -inattivando i muscoli antagonisti (Buller et al.) -a seguito di cordotomia (Karpati, Engel) -dopo tenotomia (Vrbova, Gutman) -in corso di paralisi periodiche ipokaliemiche (Lambert) -ipotiroidismo (Mckean) -ipertensione arteriosa (Juhlin, Dannefelt) Un allungamento del tempo di contrazione cioè il passaggio da muscolo rapido a muscolo lento può essere indotto da -stimolazione elettrica a 10Hz per tre settimane; reversibilità di tale condizione dopo un periodo di due settimane di riposo. (Salomons) -esercizio fisico prolungato (Peter) -training fisico specifico di atleti sottoposti a gare di resistenza ( maratoneti) -inattivazione dei m. sinergisti ( Guth, Yellin) -deafferentazione dell’arto controlaterale (Olson, Swett) E’ comunque accertato che quando si verifica una variazione dei tempi di contrazione e di rilasciamento, tempi correlati ad un diverso svolgersi del trasporto del Ca++ nei tubuli sarcoplasmatici, si giunge al risultato di una modificazione delle caratteristiche anatomiche del sistema tubulare: questo processo avviene all’interno dellla fibra e non per proliferazione di nuove fibre. Di fronte alle numerose ed invalidanti conseguenze di una lesione del motoneurone centrale, ci si è posti il problema di indagare sulle alterazioni morfologiche, istoenzimologiche ed ultrastrutturali delle unità motorie allo scopo di chiarire le condizioni della tipologia e del trofismo delle fibre muscolari. E’ una condizione che lascia ancora ampi spazi di indagine specie se rapportata agli studi sulla patologia del sistema nervoso periferico non essendo ancora del tutto noto il ruolo trofico esercitato dal sistema nervoso centrale. MIELOLESIONI -In Italia: 25 NUOVI CASI PER MILIONE DI AB. 75.000 ATTUALI MIELOLESI Tetra 43% Para 57% Male 80% Female 20% 130 120 110 Incidenti Stradali 100 90 80 70 60 Attempted suicide 4% N observ Other 9% NK 0% 50 40 30 20 10 0 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95 100 Years Falls 22% Road Acc. 55% Weapons 2% Sports 8% Età media/frequenza incidenti stradali Incidenti Domestici Home Accident 9 8 7 6 5 4 N observ 3 2 1 0 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95 100 Years Female 35% Età media/frequenza incidenti domestici Male 65% Incidenti sul Lavoro Female 5% Work Accident 20 Male 95% 18 16 14 12 Età media/frequenza incidenti sul lavoro 10 8 N observ 6 4 2 0 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 Years 60 65 70 75 80 85 90 95 100 Mielolesione: quadro clinico apparentemente monomorfo, ma con caratteristiche patogenetiche molto differenziate. In fase di shock spinale, la componente vascolare gioca un ruolo determinante nel realizzare il danno midollare. Poche ore dopo il trauma numerosi mediatori chimici a valenza vasoattiva si combinano con le componenti meccaniche nel determinare in sede di trauma: stenosi precapillare stasi venosa edema Ischemia centromidollare Rapida espansione dalla sede centromidollare con una fase di potenziale reversibilità dei fenomeni di sofferenza midollare. Questo concetto è supportato da studi istologici da prelievo autoptico in epoca iperacuta nei casi cosiddetti clinicamente completi. In realtà questi casi risultavano in modo significativo morfologicamente incompleti. P.Edmond Spinal Cord (2004)42, 209-210. Il ruolo dei mediatori chimici costituisce oggetto di rinnovata attenzione della ricerca. J.Bethea and D.Dietrich Journal of Neurotrauma(2005) October. Citochine: -interleukina6, compare già un’ora dopo il trauma generando un processo infiammatorio autoinducente. -interleukina10, prodotta dai macrofagi con funzione di neuroprotezione nella fase in cui si innescano risposte immunitarie -interleukina 1beta, regola NGF per un tentativo riparativo purtroppo non sempre efficace Eritropoietina: aumenta la produzione di globuli rossi, regola il tono vasale migliora la perfusione tessutale, è antagonizzata dal prednisolone Catecolamine: precipitoso aumento nelle prime ore dopo il trauma, significativo apporto all’edema e alla necrosi centromidollare; somministrando alfa-metil-tirosina se ne blocca la sintesi proteggendo il midollo spinale da danni irreversibili. NO: aumenta modulato dalla microglia TNF: citokina infiammatoria pleiotropica, prodotta da macrofagi Radicali liberi,glutammato,self compounds(gangliosidi, amiloide, prioni) ………………………………………… Following spinal cord injury (SCI) it is well documented in humans and animals that skeletal muscles below the level of an upper motor neuron lesion undergo marked changes in their morphological, metabolic, and contractile properties. Scelsi R et al. Muscle ®bre type morphology and distribution in paraplegic patients with traumatic cord lesions. Acta Neuropathol 1992; 57: 243 ± 248. Lotta S et al. Morphometric and neurophysiological analysis of skeletal muscle in paraplegic patients with traumatic cord lesion. Paraplegia 1991; 29: 247 ± 252. In conseguenza di SCI, i muscoli scheletrici sottolesionali : -diventano atrofici, -possiedono minore capacità di generare tensione -vanno incontro a minore la resistenza alla fatica (FES) -rischio aumentato di complicanze (Rochester et al. 1995) E’ stato dimostrato che possono essere precocemente alterate. - proteine (eg parvalbumina), (Klug) - sistemi proteici (ret.sarcoplasmatico ATPasi), (Heillmann) -proprietà fisiologiche (twitch properties) Invece sono più stabili nel tempo: - altre proteine ( miosina), (Brown) - sistemi proteici (ATPasi fibrillare), (Salmons) proprietà fisiologiche (resisten a alla fatica) Altri cofattori: -spasticità -modifiche microcircolo -patologie secondarie e terziarie contribuiscono ad indurre ulteriori modificazioni nell’assetto morfologico, istoenzimologico e funzionale dei muscoli sottolesionali (Lotta, Bocchi e Scelsi 2001) SCI MORFOMETRIA e MORFOLOGIA (muscoli sottolesionali – retto femorale) -progressiva riduzione diametro delle fibre dal 1° mese e direttamente proporzionale all’epoca della lesione midollare -nel periodo del 7° - 9° mese presenza di fibre atrofiche angolate e di fibre “target” o “targetoidi” per distribuzione diversa degli ezimi interni alle fibre -correlazione con il disuso -frequente associazione di segni di segni di sofferenza delle cellule anteriori e di degenerazione trans-sinaptica -dopo 10 – 17 mesi riduzione della dimensione dei fascicoli con infiltrazione lipidica e fibrosi endomesiale -presenza di modificazioni di tipo miopatico come nuclei interni e vacuolizzazioni dovuti all’accumulo di lipidi Atrofia delle fibre di tipo II nelle fasi precoce della paraplegia ( ATPasi pH 9.6 x 150) Paraplegia: aspetti di atrofia da denervazione e alterazioni di tipo miopatico ( fibre target), 6 mesi dalla lesione, m. quadricipite.(NADH; X 250) Modificazioni ultrastrutturali della fibra muscolare -il sarcolemma delle fibre atrofiche presenta proiezioni irregolari contenenti mitocondri -il reticolo sarcoplasmatico risulta dilatato con grani di glicogeno al suo interno e vacuoli lipidici: queste alterazioni sono simili a quelle riscontrate in corso di ipossiemia muscolare -l’apparato miofibrillare presenta perdita e rottura di filamenti, anormalità dellla linea z che presenta interruzioni ed estroflessioni -i mitocondri si presentano generalmente di piccole dimensioni mostrando dilatazioni e inclusioni microcristalline in rapporto alla ridotta utilizzazione dei substrati energetici costituiti dai lipidi Disorganizzazione miofibrillare con perdita di miofilamenti e Frammentazione della linea zeta. 6 mesi dall’esordio del trauma M.E: 10.000 X Accumulo di gocce lipidiche tra le miofibrille. Paraplegia a 7 mesi dal trauma. M.E: 10.000 X Composizione delle fibre -In precoci periodi ( 1-4 mesi) evidente atrofia preferenziale del tipo di fibre II cui seguono al -4° - 9° mese atrofia di entrambi i tipi di fibre con una riduzione percentuale delle fibre di tipo I°, -al 10° - 17° mese pur nella atrofia di entrambi i tipi si assiste ad una predominanza delle fibre di tipo II°; si notano frequentemente forme intermedie di tipo IIb -la relativa predominanza di fibre di tipo II° nelle paraplegie di lunga data può spiegare il problema della affaticabilità muscolare incontrata durante gli esercizi o nella FES; - è probabile che la perdita del controllo motoneuronale superiore e la spasticità possa indurre fenomeni di trasformazione di tipo da I° a II°. -La stimolazione elettrica può modificare questa trasformazione tipologica ( Mohr, Andersen) Modificazione temporale del trofismo e della tipologia delle U.M. Atrofia precoce fibre II° tipo Successiva atrofia I° tipo che lascia spazio alla fastizzazione Modificazioni capillari conversioni tipologiche Ipoatrofia preferenziale delle fibre di tipo II ( scure), paziente paraplegico con lesione da un mese, ATPasi PH 9,6 Atrofia preferenziale delle fibre di tipo I ( nere), paraplegia a 8 mesi dalla lesione; ATPasi PH 4,6 Paraplegia ad 8 mesi: atrofia tipo I ( nere), presenza di fibre IIb con Colorazione intermedia, ATPAsi PH 4.67. Microcircolo Le alterazioni del microcircolo sono un’importante causa delle degenerazioni miopatiche osservate nelle fibre muscolari e simili in pazienti con insufficienza venosa cronica. (Hopman, Scelsi,Bocchi e Lotta) -Nei primi 4 mesi marcata dilatazione dei capillari ed edema vasogenico inerstiziale ( fase dello shock e della flaccidità) -progressivo ispessimento della parete arteriolare e reduplicazione della lamina basale -riduzione numerica dei capillari concomitante alla riduzione delle fibre di tipo I° -sono costantemente in pazienti con TVP,POA e PU -queste manifestazioni risultano meno evidenti nei pazienti che Marcato ispessimento della parete dei capillari e delle arteriole. Spessore aumentato nella membrana basale. E.E. 250 X a 6 mesi dalla lesione Capillari con ispessimento della membrana che condiziona il met. aerobico specie nelle fibre di tipo 1°. 4 mesi dall’esordio del trauma M.E: 18.000 X M.E: 7.900 x; bar 1: citoplasma rigonfio ed iperattivo, lamina basale spessa e duplicata, numerose vescicole pinocitotiche nei periciti. Multiple proiezioni endoteliali. Lume parzialmente occluso. Strati discontinui della mb, ispessita che si associano a contatti intercellulari allargati con rare vescicole pinocitotiche M.E: 15600 x; bar 0,5 Linf. Normale Mieloleso Mieloleso Lume dilatato pieno di linfa e di vescicole pinocitotiche Connettivo perivascolare disorganizzato dall’edema, Morphological changes in the skin micro lymphatics in recently injured paraplegic giunzioni endoteliali aperte. patients M.E: 1200 x; bar 1mu PARAPLEGIA- 1995 R.Scelsi, R.Bocchi and S.Lotta Pazienti mielolesi 20 ± 2 / mm2 Pazienti non mielolesi 56 ± 4 / mm2 p= 0,000001 Normale Densità capillare Elevato n° di endoteli proliferanti Ki – 67 positivi ( 300 X ) Mielolesione Scarso n° di endoteli proliferanti Ki – 67 positivi ( 300 X ) Conclusioni Le condizioni della Unità Motoria dopo SCI del Microcircolo e del Potenziale di reversibilità delle modificazioni descritte sono motivo di riflessione nel formulare il programma riabilitativo Corretta attribuzione delle atrofie al disuso (disuse) o alla malattia (disease) E’ lecito pensare che almeno entro certi ambiti possono essere programmati da pre-esercizi che conservino la tipologia originale del muscolo Le modificazioni del microcircolo che si presentano come fenomeni sincroni alla ingravescente atrofia a cui patogeneticamente possono contribuire sottolineano l’importanza di una corretta emodinamica distrettuale per una salvaguardia del trofismo tessutale e nell’ottica di prevenzione dellle complicanze ( TVP, POA, PU) Possibile unica interpretazione patogenetica delle complicanze( t.v.p., decubiti,p.o.a.,atrofia) -ruolo di prevenzione delle alt. di microcircolo: FES Carico precoce Impiego ortesi per il cammino Profilassi correttta ed aggiornata di TVP Terapia TVP Posture in scarico aaii Precoce mobilizzazione Contenimento osteoporosi vasogenica Quality of Life and Management of Living Resources RISE Use of electrical stimulation to restore standing in paraplegics with long-term denervated degenerated muscles (DDM) Functional Electrical Stimulation (FES) will restore muscle tissue muscle function ability to rise Figure: CT-scans through the mid-quadriceps region of the thigh of two different paraplegic patients, about 4 years post-injury. Left - of a patient with a conus cauda lesion, right - of a patient with a spastic lesion.