21 giugno 2012 I benefici della moneta unica: Deutschland über alles Lucia Tajoli(*) Al di là delle dichiarazioni politiche e delle posizioni di principio che vengono ribadite, la probabilità che la Germania possa acconsentire allo smantellamento dell’euro e dell’Eurozona sulla base di ragionamenti economici sembra molto bassa. L’economia tedesca infatti ha ottenuto dei benefici significativi in seguito all’introduzione della moneta unica e al rafforzamento dell’integrazione europea, e dunque i costi del suo abbandono per il sistema industriale tedesco sarebbero elevatissimi. La moneta unica europea è stata introdotta in primo luogo con l’intento di ridurre il costo e il rischio delle transazioni tra i membri dell’Unione Europea. Non stupisce quindi che il primo beneficiario dell’utilizzo dell’euro sia la Germania, in quanto maggiore economia dell’area per dimensioni di Pil e ancor più per ammontare di transazioni internazionali. Questi vantaggi sono testimoniati dal deciso rafforzamento della posizione internazionale della Germania negli ultimi anni, osservabile da diversi punti di vista. Figura 1 - Bilancia commerciale di alcuni paesi europei 10 Saldo della bilancia commerciale in % del PIL 8 % 6 4 France 2 Germany 0 ‐2 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 ‐4 Italy UK ‐6 ‐8 Fonte: elaborazioni su dati Unctad La Germania, primo esportatore mondiale per diversi anni nel decennio passato, ha mostrato dal 2000 un miglioramento continuo del saldo di bilancia commerciale fino all’inizio della crisi economica internazionale. Oltre a un complessivo saldo positivo, la Germania mostra un surplus crescente anche nei confronti dell’area dell’euro fino al 2007. Il saldo con l’Eurozona si riduce dal 2008, ma rimane ampiamente positivo (dati Bundesbank). Questo risultato è conseguito a fronte di Le opinioni espresse sono strettamente personali e non riflettono necessariamente le posizioni dell’ISPI. (*) Lucia Tajoli, docente di Economia Politica presso il Politecnico di Milano e ISPI Associate Senior Research Fellow. 2 ISPI - Commentary un miglioramento complessivo delle ragioni di scambio del paese, che si modificano più favorevolmente di quelle dei paesi dell’Europa mediterranea. Anche la posizione come investitore diretto all’estero della Germania si rafforza, e il ritorno sugli investimenti esteri nel periodo 2000-2010 è in media superiore al 5% (dati Bundesbank). Figura 2 - Ragioni di scambio della Germania a confronto Andamento delle ragioni di scambio (prezzi all'export/prezzi all'import) 110 2000=100 105 100 95 90 Germany 85 Italy 80 Greece 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Fonte: elaborazioni su dati Unctad Il rafforzamento dell’economia tedesca nell’ultimo decennio non è certamente solo dovuto all’euro. La moneta unica ha però consentito all’economia del paese di sfruttare al massimo i benefici di una serie di riforme intraprese nel corso degli anni ’90, che ha decisamente migliorato la competitività internazionale delle sue imprese. La stabilità valutaria e la riduzione dei costi di transazione, insieme a un mercato finanziario europeo, che seppure non perfettamente integrato, risultava più esteso e articolato di quello nazionale, hanno aiutato a investire sui processi di internazionalizzazione e ad allungare le reti di produzione tedesche fino ai confini europei e oltre. L’industria manifatturiera tedesca ha sviluppato in molti settori filiere produttive internazionali e un sistema di sub-fornitura robusto che raggiunge tutto il mondo, ma è particolarmente radicato all’interno del continente europeo. Le imprese tedesche infatti sono state tra le prime a delocalizzare fasi produttive nel mercato europeo allargato già a partire dalla creazione del mercato unico e delle prime fasi di transizione dei paesi dell’Europa centro-orientale. Nel 2011, la metà delle esportazioni tedesche e oltre il 61% delle sue importazioni erano costituite da beni intermedi, con un aumento del peso dei beni intermedi sul totale importato di oltre 10 punti percentuali in un decennio (dati Eurostat). Nel caso dei beni intermedi, poco meno della metà degli scambi (il 45% dell’import e il 40% dell’export) avvengono all’interno dell’Eurozona, a conferma dei forti legami produttivi esistenti tra l’industria tedesca e le imprese di quest’area. Una quota molto consistente di fornitura è anche localizzata nei paesi nuovi membri dell’Unione Europea, ancora fuori dall’euro ma destinati a entrarvi in futuro. Il peso dell’area dell’euro negli scambi della Germania è rimasto piuttosto stabile dall’introduzione dell’euro in avanti. La tenuta dell’Eurozona è molto evidente soprattutto se si considera che in questi stessi anni è fortemente cresciuto il peso sui mercati mondiali dei paesi emergenti (Cina, prima di tutti) sia come mercati di sbocco che come fornitori. I paesi dell’Eurozona vedono scendere la loro quota come mercati di destinazione delle produzioni finali dall’inizio della crisi finanziaria internazionale, e questo sembra essere dovuto più che altro alla caduta della domanda su questi mercati che non alla rottura di legami economici e commerciali. 3 ISPI - Commentary Dunque, oltre ai dibattuti legami finanziari esistenti tra le banche tedesche e i paesi dell’euro, la Germania appare legata a doppio filo con le economie europee anche dal punto di vista reale e produttivo. Questi collegamenti sono alla base della robusta crescita dell’economia tedesca nel decennio passato e appaiono complessivamente solidi. La fine dell’euro e la conseguente rottura del processo d’integrazione tra le economie europee non sembra quindi essere certamente nell’interesse del sistema produttivo della Germania. Figura 3 - Esportazioni e importazioni tedesche nell’Eurozona Tutti i prodotti 11 10 20 20 20 09 08 07 20 05 04 03 02 01 00 06 20 20 20 20 20 20 20 19 99 Beni intermedi 20 % Quota delle importazioni della Germania dall'area Euro 50 49 48 47 46 45 44 43 42 41 40 Quota delle esportazioni della Germania verso l'area Euro 48 Tutti i prodotti 46 Beni intermedi 42 40 I risultati della ricerca vengono divulgati attraverso pubblicazioni ed eventi, focalizzati su tematiche di particolare interesse per l’Italia e le sue relazioni internazionali. Le pubblicazioni online dell’ISPI sono realizzate anche grazie al sostegno della Fondazione Cariplo. ISPI Palazzo Clerici Via Clerici, 5 I - 20121 Milano www.ispionline.it 38 Fonte: elaborazioni su dati Eurostat 11 20 09 10 20 20 07 08 20 20 05 06 20 20 03 02 01 00 04 20 20 20 20 20 99 36 19 % 44 La ricerca ISPI analizza le dinamiche politiche, strategiche ed economiche del sistema internazionale con il duplice obiettivo di informare e di orientare le scelte di policy. © ISPI 2012