TERZA UNIVERSITA’ 2010 – 2011 / prima fase Modulo 16
Mosè liberatore e profeta
prof. Gian Gabriele Vertova
Traccia I° Incontro – 23.9.2010
Richiamo di informazioni preliminari sulla biblioteca biblica e sui problemi di lettura
1. La Bibbia è una Biblioteca, una serie di volumi di varia lunghezza, di generi letterari diversi, scritti in
secoli diversi e da autori diversi nel corso circa di un millennio, che sono stati accorpati alla luce di
una lettura di fede. Questi libri, come tali, sono destinati alla lettura, comunitaria o individuale, con
gli stessi problemi di ogni altra opera letteraria. La Bibbia è innanzitutto una grande raccolta di testi
letterari: per essere capita bisogna leggere e studiare. Vi sono diversi tipi di lettura, sia per i credenti
sia per i non credenti: Lettura fondamentalista – storico-critica – Letteraria – Spirituale …
2. La Bibbia non proclama certezze, ma racconta di una ricerca che si è sviluppata nella storia. Non
parla tanto di fatti religiosi, ma di esperienze di vita
3. La Bibbia è un testo interconfessionale, è considerato parola rivelata da Cristiani ed Ebrei. Vanno
tenuti presenti i concetti di rivelazione ( = dentro la storia Dio si manifesta con eventi e parole),
ispirazione (l’azione di Dio assiste gli scrittori nella redazione scritta della rivelazione), canone (le
comunità religiose accolgono come fondanti e ispirate solo alcuni dei testi della rispettiva tradizione
religiosa).
4. Cosa significa che per i credenti la Bibbia è parola di Dio? i credenti credono che in quelle parole
umane, condizionate storicamente dalle culture del tempo, vi è rivelato il discorso che Dio ha fatto
agli uomini nella storia. E’ meglio dire che la Bibbia contiene la Parola di Dio.
5. Dei 3 gruppi di libri della Bibbia ebraica la Torah (il nome significa Istruzione, insegnamento, guida
meglio che Legge: i libri sono Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio) sembra godere di una
certa autorità canonica già nel sec. III a.e.v. quando ad Alessandria d’Egitto inizia la traduzione in
greco dall’ebraico ad opera di diversi traduttori (la Bibbia dei Settanta). Dopo la catastrofe del 70 e
prima della seconda catastrofe del 135 il giudaismo farisaico fissò i criteri per l’accettazione dei libri
canonici: c’era la necessità di fondare l’identità giudaico-rabbinica sulla base della Bibbia avendo
perso per sempre il tempio e il culto e in un momento di grave delusione messianica. Comunque la
testimonianza più chiara appare nel trattato Bava batra 14b-15a del Talmud Babilonese redatto fra
la fine del II secolo e l’inizio del III: dopo la Torah l’ordine dei Profeti (Neviim) è Giosuè, Giudici,
Samuele, Re, Geremia, Ezechiele, Isaia e i 12 profeti; l’ordine degli scritti (Ketuvim) è: Rut, libro dei
Salmi, Giobbe, Proverbi, Qohelet, Cantico dei cantici, Lamentazioni, Daniele, il rotolo di Esdra e le
Cronache. Torah – Neviim - Ketuvim compongono la sigla acrostica Tanach, un nome per indicare la
Bibbia ebraica completa. Altro nome è Miqrà, che significa lettura (ad alta voce) (cfr. Qur’an)
6. Il “canone” cristiano fu fissato dai padri della Chiesa alla svolta fra IV e V secolo e non è identico a
quello ebraico. Ovviamente per l’Ebraismo non valgono i libri che i Cristiani chiamano “Nuovo
Testamento” (27 libri, sia per i cattolici che per i Riformati). Anche per quanto riguarda l’Antico ( o
“Primo”) vi sono differenze, perché 7 libri che la Chiesa Cattolica ha accettato ( e che sono chiamati
“deuterocanonici”, perché erano compresi nella Bibbia greca dei Settanta redatta ad Alessandria :
Tobia, Giuditta, I e II dei Maccabei, Sapienza, Siracide, Baruc, aggiunte ad Ester e Daniele) sono
considerati apocrifi dai Protestanti (che più o meno in questo seguono gli Ebrei).
7. Il problema della traduzione. Quale Bibbia in Italiano usare per la lettura?
Introduzione alla figura di Mosè –Cenni al significato di Mosè nell’Ebraismo
1. Andrè Neher: “Gesù nasconde Mosè al cristiano”. Eppure S. Ambrogio interpretò il mancato
ritrovamento del suo corpo morto e la Trasfigurazione con Elia come il segno della sua Ascensione
( o Resurrezione) (cfr. Luca 9,28-36).
2. Le radici degli Ebrei come tradizioni e come pensiero stanno dentro la storia dei Patriarchi, ma il
popolo inizia con la liberazione dell’Egitto e l’elargizione della Torah. Per questo la figura di Mosè è
fondamentale. Egli è qualcosa di più di un leggendario personaggio storico, come la Torah è di più
di un monumento storico e giuridico, dato una volte per tutte, perché l’uno e l’altra sono presenti
attraverso tutta la storia ebraica con continue e diverse modalità d’uso. Mosè ricevette la Torah dal
Sinai e la trasmise a Giosuè, Giosuè agli Anziani e gli Anziani ai Profeti, e i Profeti la trasmisero agli
uomini della Grande Assemblea. (Trattato rabbinico Pirkè Avot 1,1). La catena della ricezione dal
Sinai giunge, di maestro in discepolo, fino a me. Torah scritta e orale sono un tutt’uno e hanno la
stessa origine, sono continuamente aggiornati dall’interpretazione vivente.
3. Nell’ebraismo la Torah scritta non può essere separata dalla Torah orale. «Una volta un pagano si
presentò davanti a Shammai e gli disse: “Voglio convertirmi a patto di imparare tutta la Torah nel
tempo in cui si può stare su un piede solo”. Shammai lo mandò via spingendolo col bastone che
aveva in mano. Allora si presentò a Hillel, il quale lo convertì dicendogli: “Ciò che a te non piace, non
farlo al tuo prossimo! Questa è tutta la Torah, il resto è solo commento. Va’ e studia”» [Shabbat
31b]. L’esempio mostra come nell’ebraismo la Torah scritta non possa essere separata dalla orale.
4. Nella tradizione ebraica la Torah (intesa come Pentateuco) è di Mosè. Il Talmud (l’enorme Corpus
della Torah orale) osserva che la Torah è stata scritta tutta da Mosè tranne gli ultimi 8 versi del
cap.34 ( legg. Deuteronomio 34) del libro del Deuteronomio che parlano della sua morte e che
sarebbero stati scritti da Giosuè. C’è un racconto talmudico che narra che Mosè, sul Sinai, vide un
giorno Dio che stava scrivendo la Torah e ornando le lettere con le “corone”. Alla domanda di Mosè
diede questa spiegazione: sapeva che in futuro sarebbe sorto un rabbì bravissimo che avrebbe
discettato persino su ciascuno di quegli ornamenti. Proiettato con un miracolo momentaneo nel
futuro Mosè ascoltò, nella scuola di rabbi Akivà (II sec. E.V.) una lezione. Non capiva niente (per la
lingua e le sottigliezze), ma si tranquillizzò sentendo Akivà rispondere così alla domanda di un
allievo: “Questa è la tradizione che ci è stata tramandata fin da Mosè sul monte Sinai”.
5. La storia di Mosè è ricavabile dai 4 libri del Pentateuco collocati dopo Genesi (che derivano da
diverse tradizioni, specie da quella jahvista e sacerdotale, ma non mancano quella elohista e
soprattutto quella deuteronomista), che hanno avuto la redazione finale nel V sec. av. E.v. (al
tempo di Esdra e Neemia. (Legg. Neemia 8, 1-12)
6. Esodo: il nome ebraico Shemot (= Nomi) deriva dall’incipit del testo. Comprende 40 capitoli e si può
dividere in 6 parti: oppressione degli Ebrei ed infanzia di Mosè (1-2); Vocazione di Mosè, 10 piaghe,
istituzione della Pasqua, passaggio del Mar Rosso (3-15); cammino nel deserto, mormorazioni, la
teofania sul Sinai, le Dieci Parole e l’Alleanza (16-24); Disposizioni sul culto e sul sacerdozio (25-31);
Vitello d’oro e rinnovo dell’Alleanza (32-34); Ultime disposizioni.
7. Levitico (ebraico Wa-jqrà = e chiamò). I 27 capitoli stabiliscono le regole per il culto, quelle di
purità, Benedizioni e Maledizioni
8. Numeri: in ebraico Ba-midbar (Nel deserto). Si possono dividere i 36 capitoli in 7 parti: censimento
e leggi (1-10); partenza dal Sinai e cammino nel deserto (11-12); invio di esploratori in Canaan e
norme rituali (13-15); rivolta di Core, Datan e Aviram , morte di Miriam sorella di Mosè,
mormorazioni, serpente di bronzo, scontri con altri popoli (16-21); l’asina di Balaam (22-24); Cadute
del popolo, guerra contro i Madianiti e investitura di Giosuè (25-31); insediamento di alcune tribù
in Transgiordania e le figlie di Zelofcad (32-36)
9. Deuteronomio: in ebraico Devarim (parole). 34 capitoli divisibili in 5 parti: 1° discorso di Mosè con
ricapitolazione dell’Esodo (1-4); 2° discorso di Mosè con il secondo Decalogo, lo “shemà”di Israele,
il codice deuteronomico, benedizioni e maledizioni (5-28); 3° discorso di Mosè ( rinnovo
dell’Alleanza) (29-30); congedo di Mosè, cantico e benedizioni alle tribù (31-32) ; morte di Mosè
10. Datazione dei fatti dell’esodo: la difficoltà deriva da 2 principali insufficienze del testo: la genericità
del collegamento con l’epoca dei patriarchi; la mancanza di un inquadramento nella storia
generale. E’ preziosa comunque la notizia dei lavori forzati di Ebrei per la costruzione delle cittàmagazzino di Pitom e Ramses (Esodo 1,11). Siccome la città di Ramses sparisce dai documenti egizi
prima della fine della XX Dinastia, si può identificare il faraone dell’oppressione con Ramses II
(1290-1224), appartenente alla XIX Dinastia. Anche dei papiri parlano di soldati Apiru (Ebrei?)
impiegati nelle costruzioni della regione di Memfi. E’ stata proposta la teoria dei 2 esodi: l’esodoespulsione (XV sec) e l’esodo-fuga (XIII), poi unificati dalla redazione definitiva nell’esodo guidato
da Mosè che sarebbe comunque avvenuto nel XIII secolo.