La natura è ricca di piante e fiori, e di frutti della nostra terra “valore

La natura è ricca di piante e fiori, e di frutti della
nostra terra “valore inestimabile e soprattutto un valore
emotivo dinanzi ai quali nessuno può rimanere
insensibile, anche Dio sorriderebbe di fronte ad un
paniere di frutti e prodotti calabresi”
VÉÜÜtwÉ TÄätÜÉ
Introduzione
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In un’epoca come la nostra, in cui tutto va di fretta, si
è distratti, non si ha il tempo di osservare ed ammirare i
colori e la bellezza di tutto ciò che il creato ci offre in
ogni stagione dell’anno.
Un tempo , le nostre nonne conservavano vari prodotti
della terra e provavano un piacere indescrivibile quando
ammiravano i vari vasetti esposti nella dispensa; era un
modo di catturare il calore del sole, il profumo della
terra e del vento, i colori delle stagioni, la poesia e
l’incanto di luoghi e momenti.
Sinfonie di profumi e colori che mancano quando si
apre un surgelatore.
Con la realizzazione di questa raccolta, frutto di un
piacevole lavoro di ricerca,di acquisizione di informazioni
e di un impegnativo lavoro di trascrizione, abbiamo
approfondito le conoscenze scientifiche e le proprietà
terapeutiche di alcune piane presenti sul nostro
territorio;abbiamo realizzato e conservato alcune ricette
e i segreti delle nonne cercando di trattenere il più
possibile il tempo che scorre veloce e custodire nel testo,
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gusti , modi di fare e di conservare, alcuni tesori che il
buon Dio e la natura generosamente ci offrono in ogni
stagione.
La pianta
Aglio
Nome scientifico: Allium sativum
Famiglia: Liliaceae
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STORIA E LEGGENDA
Si ritiene che l’ aglio sia originario dell’ Asia centrale. Coltivato
fin dall’ antichità era già usato come alimento, racconta
Erodoto, dagli operai che stavano innalzando la grande
piramide di Gizeh, sotto la IV^ dinastia egiziana, convinti come
erano della sua proprietà di infondere energia e vitalità al
corpo durante lo sforzo. Molto apprezzato da Greci e Romani,
non raccoglieva però il favore degli dei, che non gradivano gli
effetti di questa pianta aromatica sull’ alito dei fedeli: chi ne
aveva mangiato non poteva infatti entrare nei templi. Inutile
ricordare che nel Medioevo si credeva che una treccia d’ aglio,
appesa nelle stanze, tenesse lontano le streghe, i vampiri e
tutti gli spiriti maligni. Durante la seconda guerra mondiale,
tanto per restare in epoche più recenti, ad ogni soldato russo
che partiva per il fronte era data in dotazione anche una buona
quantità di aglio, perché potesse avere a portata di mano un
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rimedio sicuro contro le infezioni. E’ stato adoperato, per le
sue proprietà, contro una grande quantità di malattie, fra cui
la peste.
DESCRIZIONE
E’ una pianta erbacea perenne, provvista di un bulbo coperto
da una membrana biancastra e suddiviso in tanti bulbilli detti
normalmente spicchi. Le foglie sono lineari, allungate e larghe
circa 1 cm. Il culmo è alto circa 70, 50 cm, cilindrico e porta
all’ apice i fiori di colore bianco, raccolti in un’ ombrella. Spesso
al posto dei fiori si formano dei bulbilli, capaci di riprodurre la
pianta per via vegetativa.
DOVE CRESCE
Originario dell’ Asia centrale, è coltivato ovunque; fiorisce in
giugno e luglio.
PARTI USATE
Il bulbo viene usato in cucina e per vari preparati medicinali.
PRINCIPALI COSTITUENTI
Oli essenziali, un glucoside solforato, due principi antibiotici:
allucina
e
garlicina;
allistatine
di
potente
azione
sullo
stafilococco.
PROPRIETA’
Antisettico
battericida;
soprattutto
intestinale
tonico,
degli
e
polmonare;
stimolante
organi
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batteriostatico
generale
digestivi
e
della
e
(cardiotonico)
circolazione;
ipotensore,
antispasmodico,
antisclerotico,
diuretico
stomachico, carminativo, vermifugo, febbrifugo; preventivo del
cancro.
INDICAZIONI
Profilassi e cura delle malattie infettive (influenza, tifo,
difterite), delle diarree e dissenterie e delle affezioni
polmonari, delle bronchiti croniche, dell’ipertensione arteriosa,
dall’affaticamento
cardiaco,
delle
varici,
dell’emorroidi,
dell’arteriosclerosi, della senescenza, dei reumatismi, della
gotta dell’artritismo, della mancanza di appetito, dei parassiti
intestinali; preventivo contro il cancro e azione antiputrida
intestinale.
E’ usato anche per i calli, le verruche i duroni, le piaghe
infette, le ulcere, la tigna, le nevralgie reumatiche e le punture
d’insetti.
MODI D’IMPIEGO
USO INTERNO
Tinture e olio preparati con aglio
USO ESTERNO
Cataplasmi o strofinio di una pasta realizzata con aglio.
La ricetta
Elisir di aglio
Tipo di liquore: rafforza il fegato e la bile e dilata i vasi
sanguigni, abbassando così la pressione.
Come servirlo:liscio in piccolissimi, bicchieri
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Ingredienti
¾ 750g di grappa
¾ 250g di aglio
1. Sbucciare e tritare l’aglio, poi mettetelo con la
grappa in un vaso a chiusura ermetica.
2. Chiudere e lasciate macerare per un mese in un
luogo soleggiato.
3. Trascorso questo periodo, filtrate con un filtro di
carta e imbottigliate.
4. Lasciate riposare elisir in luogo fresco e buio per
una settimana prima di consumare.
La pianta
Alloro
Nome scientifico: Laurus nobilis.
Famiglia:Lauracee
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STORIA E LEGGENDA
Intorno a questa pianta, introdotta in Europa dall’Asia Minore,
nacque in Grecia una leggenda narra che la legava ad Apollo;con
i suoi rami si incoronavano gli eroi e i personaggi illustri
nell’arte e nella vita sportiva
DESCRIZIONE
È un albero sempreverde che, allo stato spontaneo, può
raggiungere dimensioni anche notevoli, ma nei giardini è
coltivato di solito come siepe od arbusto. Le foglie hanno
picciolo breve, lembo coriaceo, glabro, rigido, lanceolato, di
colore verde lucido sulla pagina superiore e opaco su quella
inferiore. I fiori sono maschili e femminili, riuniti in ombrelle
all’ ascella delle foglie. Quelli maschili contengono da 8 a 12
stami con filamenti liberi, eretti e robusti; quelli femminili, una
volta fecondati, si trasformano in frutti a drupa con seme e
tegumento papiraceo.
DOVE CRESCE
Si incontra spontaneo lungo le coste della penisola, delle
isole e sui colli del lago di Garda.
PARTI USATE
Foglie, bacche.
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PRINCIPALI COSTITUENTI
Un olio essenziale, sostanze amare e tanniche.
PROPRIETA’
Antisettico,
stimolante,
carminativo,
antispasmodico,
espettorante, diuretico, emmenagogo.
INDICAZIONI
USO INTERNO. Nelle dispepsie atoniche, nell’affaticamento,
nelle flatulenze, nelle bronchiti croniche, nella idropsia , nei
reumatismi.
USO ESTERNO. Nelle angine, nelle infiammazioni della bocca,
nelle sinusiti e nelle mestruazioni dolorose.
MODO D’ IMPIEGO
Uso interno
Infuso di foglie: metterne qualcuna in una tazza di acqua
bollente, e tenere in infusione per 10 minuti; berne 2 o 3 un
tazze al giorno, dopo o tra i pasti.
Decotto: mettere 3 foglie per tazza d’ acqua e bollire per 3
minuti; berne 1 tazza dopo il pasto della sera come digestivo e
per favorire il sonno. Infuso di bacche: metterne da 5 a 10 gr
in 1 l di acqua e, dopo averle fatte bollire per 1 minuto, tenere
in infusione per 10 minuti; berne 2 o 3 tazze al giorno.
Uso esterno
Per gargarismi e sciacqui contro le angine e le infezioni della
bocca e della faringe, fare un decotto con 5 foglie per ogni
tazza d’ acqua.
L’unguento di bacche può rivelarsi utile contro i dolori
reumatici.
La ricetta
Liquore di alloro
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Tipo di liquore: aromatizzante
Come servirlo: si usa in cucina o per personalizzare un
aperitivo o un altro liquore.
Ingredienti
500 g di alcol a 95°
300 g di zucchero semolato
20 g di foglie di alloro
500 g di acqua
PREPARAZIONE
1) Pulite le foglioline a disponetele su un canovaccio, per
verificare che non ci siano insetti indesiderati.
2) Disponetele
con l’alcol in n vaso di vetro
a chiusura
ermetica e lasciate macerare per un mese.
3) Trascorso questo tempo ponete in un tegame sul fuoco
con l’acqua, lo zucchero e a fuoco basso fatelo sciogliere
mescolando con un cucchiaio di legno.
4) Lasciate
raffreddare
lo
sciroppo
e
aggiungetelo
all’infusione.
5) Lasciate riposare ancora per una settimana poi filtrate
attraverso un colino rivestito di tela di garza su cui avete
sistemato del cotone idrofilo.
6) Versate in una bottiglia trasparente e panciuta e lascite
riposare in un luogo fresco e buio per tre mesi prima di
servire.
La pianta
BASILICO
Nome scientifico:OCIMUM BASILICUM L.
Famiglia:Labiate
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DESCRIZIONE
Il basilico è una pianta erbacea annuale; ha caule diritto,
abbastanza ramificato. Le foglie sono inserite sui nodi, opposte
e picciolate; il lembo è intero, di forma ovale con l’apice
appuntito a volte bolloso e increspato,
il margine anch’esso
intero o leggermente dentato. I fiori sono raccolti in spighe a
gruppi distanziati di 6; la corolla è quella tipica delle Labiate,
con il labbro superiore suddiviso parzialmente in 4 lobi e quello
inferiore intero, sovente concavo e con il margine frangiato. Il
frutto è formato da 4 acheni, di forma ovale, di colore scuro,
racchiusi nel calice persistente.
PROPRIETA’
L’olio essenziale contenuto nel basilico è stimolante (agisce sul
sistema nervoso centrale), tonico e antispasmodico. È anche
stimolante della attività gastrointestinale, leggero antisettico
intestinale e bronchiale, assunto per via interna e antisettico e
antinfiammatorio nell’ uso esterno.
INDICAZIONI
Uso interno. Il basilico viene impiegato soprattutto per la cura
dei soggetti afflitti da gastriti accompagnate da spasmi
gastrici, digestione difficile, flatulenza. E’ utile anche come
stimolante negli stati di affaticamento intellettuale o per
combattere l’ insonnia; inoltre può essere impiegato nella cura
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delle infezioni intestinali. Aiuta la risoluzione di stati
infiammatori bronchiali facilitando la fluidificazione e l’
espettorazione del catarro.
Uso esterno. I preparati di basilico, per la loro attività
antisettica, possono essere utili per curare ei leggeri stati
infiammatori della bocca o della gola, o per lavare ferite
infette.
MODO D’IMPIEGO
USO INTERNO
L’infuso di basilico si ottiene con
un cucchiaio da frutta di
foglie o infiorescenze per ogni tazza di acqua bollente, da
bersi dopo i pasti. L’essenza si prende in dosi di 2-5 gocce, in
una soluzione alcoolica, 3 volte al giorno. Contro la pertosse dei
bambini preparare una miscela di 15 grammi di infiorescenze di
basilico, 15 grammi di infiorescenze di puleggio, 15 grammi di
infiorescenze di lavanda e 15 grammi di semi di anice; fare
quindi un infuso con 1 cucchiaio di erbe per ogni tazza di acqua
bollente; bere 4 volte al giorno.
USO ESTERNO
Con l’infuso, ottenuto con 2 cucchiai da frutta di droga per
ogni tazza d’acqua bollente, si fanno sciacqui e gargarismi per
curare
bocche
o
gole
infiammate,
oppure
si
imbevono
compresse da applicare sulle ferite.
ALTRI USI
Il basilico è un erba aromatica molto apprezzata in cucina,
comunemente usata in molte ricette e per profumare insalate,
zuppe, pesce bollito
Le ricette
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INSALATA DI BASILICO
Tagliare a fette molto sottili 6 zucchine tenere e giovani,
lavare e asciugare 3 tazze di foglie di basilico e mettere il
tutto in un’insalatiera. A parte preparare una salsina con olio
d’oliva, succo di limone, sale, pepe, qualche goccia di salsa
Worchestershire e un cucchiaio di panna; versare questa salsa
sull’insalata e servire.
Zuppa al pesto
Far rosolare, con 2 cucchiai d’ olio 1 grossa cipolla affettata,
aggiungere 250 grammi di pomodoro a pezzi, coprire e lasciar
cuocere per qualche minuto; versare 1 litro e mezzo d’ acqua e
fare prendere il bollore, unire 100 gr di fagiola e lasciare
cuocere per 30 minuti, quindi aggiungere, tagliati a dati, 6
carote, due o tre patate, un gambo di sedano, 100 gr di
fagiolini, salare, pepare e lasciar cuocere per altri 15 minuti.
A parte schiacciare due spicchi di aglio con un pugno di
basilico e rendere il battuto cremoso con l’aggiunta di tre o
quattro cucchiai di olio di oliva.
Mettere questa salsa sul fondo della zuppiera e versarvi sopra
la zuppa; servire con parmigiano grattugiato.
La pianta
CAMOMILLA ROMANA
Nome scientifico: Matricaria chamomilla
Famiglia: Composite
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STORIA E LEGGENDA
Le proprietà della camomilla erano o già molto apprezzate
nell’antica Grecia.Il medico Galeno la adoperava contro i dolori
reumatici, come emmenagogo e febbrifugo
DESCRIZIONE
E’ una pianta erbacea, annuale e,aromatica, verde, glabra a
radice ramosa e caule eretto, striato e anche esso ramoso.
Le
foglie
s
sessili,
bipennatosette,
a
lobi
quasi
filiformi,allungati e divaricati.
I fiori sono raggruppati in capolini piccoli e poco numerosi con
lunghi peduncoli, raccolti in corimbi. Il frutto è un achenio,
abbastanza piccolo, giallastro, un po’ arcuato.
DOVE CRESCE
In tutta l’Italia continentale ed insulare; è abbondante nei
luoghi erbosi, lungo le strade campestri dal mare al piano submonano.
PARTI USATE
I fiori e le essenze
PROPRIETA’
La pianta ha proprietà antispasmodiche ,toniche, antalgine;ed è
un moderato sedativo dei nervi, un aperitivo; utile come
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stimolante gastrico e come digestivo; è un antianemico,
vermifugo emmenagogo, vulnerario.
Può svolgere un’azione febbrifuga, sudorifera , cicatrizzante e
battericida. E’ un efficace antiflogistico ed antioftalmico.
INDICAZIONI
USO INTERNO
E’ utile contro le nevralgie, specie quelle facciali, contro il
dolore della dentizione dei bambini, per combattere le
vertigini, i disturbi della menopausa, contro le inappetenze, le
digestioni difficili. La flatulenza in caso anemia, per la cura
della
depressione
e
l’irritabilità
contro
i
dolori
della
dismenorrea e dell’ amenorrea ( dolori mestruali e mestruazioni
scarse),contro le febbri intermittenti, i dolori lombali i
parassiti intestinali.
MODO D’IMPIEGO
USO ESTERNO
E’ ottimo come
congiuntive;
e
calmante degli occhi irritati e nei casi di
l’orticaria;
nella
cura
delle
dermatosi,
infiammatorie, scottature,foruncolosi, dermatosi squamose e
di eczemi.
USO INTERNO.
Per preparare un infuso basta mettere da 5 a 10 cime per ogni
tazza di acqua bollente; berne una tazza prima dei pasti.
L’infuso
può
essere
utile
contro
l’
inappetenza.
Come
vermifugo si può mettere 1 cucchiaio di pianta tagliata per ogni
tazza d’acqua; bollire e tenere in infusione per 10 minuti quindi
bere 1 tazza del decotto così ottenuto ogni mattina a digiuno e
mezza prima dei pasti.
Una tintura ottima contro le difficoltà di digestione , i dolori
addominali e mestruali , ed anche per curare l’ insonnia e
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l’eccitazione nervosa , si ottiene mettendo 20 gr di droga per
ogni tazza di alcool a 30° ; lasciare macerare per 5 giorni e
prendere 1 o 2 cucchiai d’occorrenza.
Uso esterno. Per curare la congiuntive e le infiammazioni delle
palpebre si consiglia l’ uso di un decotto preparato con un
cucchiaio da minestra di fiori di camomilla romana per ogni
tazza d’ acqua; fare bollire e lasciare in infusione per 10
minuti. Questo decotto intiepidito serve petr lavaggi e bagni
oculari. Ottimo anche per bagni o per applicazioni con
compresse nella cura di dermatosi , scottature ed eczemi.
La ricetta
Semifreddo alla camomilla
Ingredienti (per 4 persone)
1 Sacchetto Fiori Di Camomilla (sacchetti da 200 G)
100 G Zucchero
20 Cl Acqua
3 Uova
1/2 Bicchierino Vino Marsala Dolce
20 Cl Panna
Preparazione
Fate bollire i fiori di camomilla con l'acqua e lo zucchero fino a
quando si forma uno sciroppo denso.
Colate il liquido da un passino a maglie fitte, schiacciando
leggermente i fiori.
In una ciotola montate a spuma i tuorli con lo sciroppo ricavato,
aggiungete il marsala e il succo di mezzo limone.
Montate a neve soda prima gli albumi e poi la panna unendo
entrambi al composto, Versate in uno stampo a cassetta e
ponete in freezer alcune ore.
Cospargete con le mandorle tritate e servite.
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La pianta
IL CARCIOFO
Nome scientifico: Cynara cardunculus L.
Famiglia: Asteraceae
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STORIA E LEGGENDA
La pianta chiamata Cynara era già conosciuta dai greci e dai
romani, ma sicuramente si trattava di selvatico. A quanto
sembra le si attribuivano poteri afrodisiaci, e prende il nome
da una ragazza sedotta da Giove e quindi trasformata da
questi in carciofo.
Nel secolo XV^ il carciofo era già consumato in Italia. Venuto
dalla Sicilia, appare in Toscana verso il 1466.
La tradizione dice che fu introdotto in Francia da Caterina de'
Medici, la quale gustava volentieri i cuori di carciofo. Sarebbe
stata costei che lo portò dall'Italia alla Francia quando si
sposò con il re Enrico II di Francia. Luigi XIV^ era pure un
gran consumatore di carciofi.
Gli olandesi introdussero i carciofi in Inghilterra: abbiamo
notizie che nel 1530 venivano coltivati nel Newhall nell'orto di
Enrico VIII.
I colonizzatori spagnoli e francesi dell'America introdussero il
continente
nel
secolo
XVIII,
carciofo
in
questo
rispettivamente in California e in Louisiana. Oggi in California i
cardi sono diventati un'autentica piaga, esempio tipico di
specie aliena invasiva in un habitat in cui non si trovava
precedentemente.
DESCRIZIONE
Il carciofo è una pianta erbacea perenne alta fino a 1,5 metri,
provvista di un rizoma sotterraneo dalle cui gemme si
sviluppano più fusti, che all'epoca della fioritura si sviluppano
in altezza con una ramificazione dicotomica. Il fusto, come in
tutte le piante "a rosetta", è molto raccorciato (2-4-cm),
mentre lo stelo fiorale è robusto, cilindrico e carnoso, striato
longitudinalmente.
Le foglie presentano uno spiccato polimorfismo anche
nell'ambito della stessa pianta (eterofillia). Sono grandi (fino a
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circa 1,5 m in alcune cultivar da seme), oblungo-lanceolate, con
lamina intera nelle piante giovani e in quelle prossime ai
capolini, pennatosetta e più o meno incisa in quelle basali. La
forma della lamina fogliare è influenzata anche dalla posizione
della gemma da cui si sviluppa la pianta. La superficie della
lamina è verde lucida o verde-grigiastra sulla pagina superiore,
mentre nella pagina inferiore è verde-cinerea per la presenza
di una fitta tomentosità. Le estremità delle lacinie fogliari
possono esse spinose in alcune varietà (Spinoso di Palermo,
Spinoso Sardo).
I fiori sono riuniti in un capolino (detto anche calatide) di
forma sferoidale, conica o cilindrica e di 5–15 cm di diametro,
con un ricettacolo carnoso e concavo nella parte superiore.
Sul ricettacolo sono inseriti i fiori (flosculi), tutti con corolla
tubulosa e azzurro-violacea e calice trasformato in un pappo
setoso, utile alla dispersione degli acheni tramite il vento
(disseminazione anemocora
Il frutto è un achenio (spesso chiamato erroneamente "seme")
allungato e di sezione quadrangolare, provvisto di pappo. Il
colore varia dal marrone più o meno scuro al grigio con
marmorizzazioni brune.
Principali costituenti
Il carciofo contiene la cinarina, il principio caratteristico
caratteristico che dà alle foglie e al rizoma il gusto amaro; il
capolino è ricco anche di minerali come manganese, fosforo e
ferro; combatte inoltre l’ eccesso di colesterolo nel sangue, è
depurativo, è depurativo, lassativo e tonico. Uso interno. È
utile
come
alimento
è
rimineralizzante,
depurativo
e
disinfettante anche in caso di diarree.
MODO D’IMPIEGO
Il decotto, ottenuto con mezza manciata di radice spezzettata
per ogni litro di acqua e fatto bollire fino a che non sia ridotto
a 1/3 del volume iniziale. E’ utile nella cura dell’ artrite, della
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gotta,dell’ insufficienza renale( berne 1 bicchiere prima dei
pasti, per 2 o 3 settimane).
La ricetta
CARCIOFO RIPIENO
INGREDIENTI (PER 4 PERSONE)
4 carciofi
400 gr di pane raffermo ammollato in acqua
300 gr di parmigiano grattugiato
2 uova
100 ml di panna
4 spicchi d'aglio
1 ciuffo di prezzemolo
Sale e pepe
PREPARAZIONE
Rimuovete dai carciofi le foglie esterne più dure e gran parte
del gambo. Con un coltello affilato rimuovere anche la scorza
fibrosa esterna della parte di gambo. Tritare finemente il
prezzemolo con l'aglio e unire al battuto aromatico del pane
grattugiato, il parmigiano e un uovo; un pizzico di sale e di pepe
ed amalgamate gli ingredienti con le mani. Prendere l’impasto
e schiacciarlo nei carciofi in modo tale che possa trovar spazio
tra le foglie, procedendo in questo modo il carciofo si aprirà
sempre di più. Collocate i carciofi ripieni in una pirofila in modo
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tale che l'apertura del carciofo sia rivolta verso l'alto. Condire
i carciofi con un filo d’ olio d'oliva. Infornate a 180°C per circa
40 minuti o fino a doratura del ripieno.
La pianta
IL CAROTA
Nome scientifico:Daucus carota
Famiglia: Ombrellifere
STORIA E LEGGENDA
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Il nome del genere, Acus, deriva dal greco daukos, ed era il
nome con il quale i greci chiamavano questa pianta usata già
nell’antichità per le sue proprietà terapeutiche. Dal latino
carota deriva invece il nome della specie. La carota selvatica
cresce spontanea nei campi e potrebbe essere confusa con
un'altra ombrellifera, la cicuta minore Aethusa cynapium L. ,
tossica. Un segno semplice e immediato per distinguere le due
piante
durante
la
fioritura
è
la
presenza,
al
centro
dell’infiorescenza bianca della carota, di una macchia color
porpora: i fiori bianchi a differenza di quello centrale si
autofecondano quando sono ancora chiusi. Nella carota
selvatica la radice è rossastra, sottile, aspra e legnosa, mentre
nella varietà coltivata e arancione, più grossa e succulenta;
quest’ultima varietà deriva, per processi di ibridazione con
altre specie, da quella selvatica. La carota è conosciuta e
consumata già da almeno 2000 anni. Entrò infatti nella grande
coltura verso la metà del secolo.
DESCRIZIONE
E’ una pianta erbacea biennale con una radice a fittone, gracile
nelle varietà selvatiche e ingrossata in quelle selezionate per la
coltivazione. Il caule è eretto, striato e ramoso, poco foglioso
nella parte superiore. Le foglie sono molli, quelle inferiori bitripennatosette, quelle superiori sono portate da una corta
guaina e sono divise in segmenti lineari. I fiori sono raccolti in
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ombrelle composte, con lunghi e numerosi peduncoli, eretti
durante la fioritura e arcuati durante la maturazione dei
frutti. Il fiore centrale di ogni ombrella, di colore porporino, è
sterile, mentre quelli periferici, di colore bianco, sono fertili. I
frutti sono a forma elittica, schiacciati dorsalmente.
DOVE CRESCE
La carota selvatica è comunissima nei prati del mare alla
montagna, ed è rappresentata da numerose varietà in
tutta
l’Italia continentale ed insulare.
Sono molte anche le varietà coltivate che hanno raggiunto,
per dimensioni e interesse alimentare, valori nettamente
superiori a quelli delle forme spontanee.
PARTI USATE
Un po’ tutta la pianta: la radice, le foglie, il gambo ed i semi. Le
radici si trovano tutto l’anno; i semi invece si raccolgono in
Luglio-Agosto, tagliando le ombrelle e facendole essiccare
all’ombra in mazzetti capovolti.
PRINCIPALI COSTITUENTI
Vitamina A in grande quantità, vitamina B e C; il carotene che è
un precursore della vitamina A.
PROPRIETA’
La carota è uno dei vegetali più importanti per uomo e le sue
benefiche proprietà sono molte: è tonico e remineralizzante; è
un ottimo antianemico per la sua capacità
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di aumentare i
globuli rossi ed il tenore emoglobina; è un regolatore
intestinale, antiputrido, sia antidiarreico che lassativo; è
depurativo, diuretico e rinfrescante.
INDICAZIONI
La carota è utilissima per combattere l’indebolimento generale
dell’ organismo, i disturbi della crescita dovuto a carenza di
minerali e vitamine, il rachitismo, le carie, le anemie, le
infezioni
intestinali,
le
diarree
infantili,
le
emorragie
gastrointestinali, le ulcere,le affezioni polmonari come la
tubercolosi, le bronchiti croniche e l’asma; è efficace contro i
reumatismi, l’arteriosclerosi, le insufficienze epatiche e biliari,
l’insufficienza lattea, le dermatosi; previene le malattie
infettive
e dell’invecchiamento
soprattutto per quello che
riguarda i tessuti e le rughe. Per la cura di piaghe, scottature,
foruncoli, dermatosi geloni.
MODO D’IMPIEGO
Il succo
di carota fresca
dovrebbe entrare nella nostra
alimentazione quotidiana perché porta grandi quantità di
vitamine; sarebbe utile berne un bicchiere la giorno a digiuno.
E’ particolarmente indicato per i bambini deboli. E’ prezioso
anche per le donne incinte.
Si conserva al fresco e va usato nella giornata
Le ricette
TORTA DI CAROTE
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Ingredienti
50 gr di burro
200 gr di panna liquida
500 gr. di carote
Si lessano le carote, con poco acqua, si passano nel
passaverdure, si legano con del latte e si aggiunge un pizzico
di sale , si mette il tutto in una pirofila imburrata cospargendo
la superficie con fettine di gruviera si lascia in forno fino
alla formazione di una crosticina d’orata.
CAROTE ALLA PANNA
Si tagliano a cubetti un chilo di carote e si buttano nell’acqua
bollente; a metà cottura si scolano e si versano in un tegame
dove sarà stato sciolto 50 gr di burro, salare e pepare. Si
aggiungono quindi 200 gr di panna liquida e si cuoce a fuoco
moderato, fino a qundo anche la panna si sarà addensata.
CROCCHETTE
Occorrono carote grattugiate fatte bollire in poca acqua per
dieci minuti, si possano poi nel passa verdure e si unisce una
cipolla media tritata, e una manciatina di maggiorana, basilico e
prezzemolo. Si mescola il tutto con una tazza di besciamella. Si
formano le crocchette
si passano nell’uovo e poi nel pane
grattugiato si friggono nel burro
dorate.
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fino a quando diventano
ALCUNI CONSIGLI
Le carote non devono essere sbucciate ma raschiate o
spazzolate sotto un getto di acqua fredda perché non vadano
perse molte delle loro proprietà.
Per aumentare il consumo giornaliero di questo prezioso
vegetale,
consigliamo di aprire il pasto con un piatto più
semplici le carote grattugiate crude. Con l’aggiunta di un po’ di
olio e di limone .
La pianta
IL CASTAGNO
Nome scientifico: Castanea sativa miller
Famiglia: Fagacee
STORIA E LEGGENDA
26
E’ molto difficile risalire al luogo d’ origine di questo albero,
poiché fin dall’ antichità fu largamente coltivato e diffuso, e l’
area nella quale si è acclimatato è, oggi, vastissima. Fino a
qualche tempo fa esisteva sulle pendici dell’ Etna un castagno
al quale i contadini attribuivano 4.000 anni, con una chioma
talmente vasta da proteggere con la sua ombra un intero
gregge.
DESCRIZIONE
E’ un albero che raggiunge i 30-35 m di altezza, molto longevo,
con il tronco eretto e robusto, molto ramificato, a costituire
una corona ampia ed espansa. La corteccia è liscia, di colore
brunorossastra e passa, con l’età al grigioviolaceo, diventa
rugosa e profondamente screpolata.
Le foglie sono semplici, alterne, con un breve picciolo e la
lamina lanceolata a margine dentato, di colore verde scuro,
lucida, con le nervature fortemente rilevate nella pagina
inferiore. I fiori maschili e femminili sono raggruppati in
infiorescenze separate: quelli maschili raccolti in amenti eretti
e lunghi; quelli femminili solitari o aggregati in numero di 2-3,
sono inseriti alla base dell’ infiorescenza maschile, protetti da
un involucro verde; la cupola o riccio, che dapprima è verde, poi
passa ad una colorazione bruno giallastra, spinescente, di
diametro variabile (5-10 cm). I frutti sono acheni contenuti nel
27
riccio, in numero da 1 a 5 (castagne, o marroni quando sono di
pezzatura maggiore.
DOVE CRESCE
E una pianta diffusa fino ai 900 m nell’ Italia settentrionale e
fino ai 1300 m in quella meridionale, e largamente coltivata per
i frutti e per il legno.
PARTI USATE
La corteccia, le foglie e i frutti.
PROPRIETÀ
Le castagne sono frutti molto nutritivi, energetici e per l’ alto
contenuto in sali minerali hanno proprietà demineralizzante,
sono un buon tonico per i muscoli, i nervi il sistema venoso,
combattono
l’anemia,
favoriscono
la
digestione,
sono
antisettici. La corteccia e le foglie hanno una forte attività
astringente, disinfettante e agiscono anche come blandi
sedativi.
INDICAZIONI
USO INTERNO. Le castagne sono consigliate nelle astenie
fisiche e intellettuali, e come antianemici per i bambini, gli
anziani e i convalescenti. Le foglie aiutano a sedare la tosse e
sono antisettiche per le vie respiratorie.
USO ESTERNO La corteccia e le foglie hanno proprietà
astringenti e si possono utilizzare per calmare e disinfettare
pelli irritate e arrossate.
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Le ricette
Conserva di castagne al contreau
INGREDIENTI
•
•
•
•
•
Castagne (marroni) 1,6 kg
Zucchero -700 g
Cointreau-150 ml
Cannella in stecche-2 pezzetti
Vaniglia-1/2 bacca
Sterilizzare i vasetti (6 da 250 ml). Farli bollire per 10 minuti
e poi farli asciugare accuratamente. Incidere le castagne nella
parte bombata. Portare a bollore abbondante acqua e scottare
le castagne, una decina alla volta, per 3-4 minuti. Toglierle
dall'acqua con la schiumarola e pelarle immediatamente
eliminando anche la pellicina interna. È per questo motivo che
l'operazione deve essere fatta con un numero esiguo di
castagne alla volta; in caso contrario si raffredderebbero e
non sarebbe altrettanto facile pelarle. Mettere da parte le
castagne e preparare lo sciroppo. Versare lo zucchero in una
pentola e aggiungere 800 ml di acqua. Unire cannella e vaniglia
e portare a bollore su calore medio-basso. Mescolare
frequentemente per evitare che lo zucchero si attacchi. Far
bollire per 3 minuti, spegnere il fornello, versare il liquore e
mescolare. Far raffreddare lo sciroppo. Disporre le castagne
nei vasetti, coprirle con lo sciroppo fino a 3 centimetri sotto
l'apertura. Disporre i dischetti in plastica traforata che
servono a mantenere in posizione le castagne. Chiudere i
29
vasetti e inserirli in una pentola alta. Versare acqua fino a
coprirli di qualche centimetro (4 o 5). Farli bollire per 30
minuti aggiungendo acqua bollente solo se necessario. È
importante che i vasetti non si scoprano mai.
Suggerimenti
- Le dosi sono sufficienti per preparare 6 vasetti da 250 ml.
- Sicuramente vi avanzerà dello sciroppo. Lo potete
utilizzare per preparare un aspic di frutta fresca e secca,
per condire una macedonia di frutta fresca oppure per
preparare una torta al posto del latte o di altri liquidi.
Ricordate però che lo sciroppo è già molto dolce.
- Queste castagne possono essere servite dopo cena
accompagnando
un
gelato
o
della
panna
montata
o
semplicemente da sole. Oppure possono essere utilizzate per
farcire il cappone o il tacchino di Natale.
- Conservate i vasetti per 4-5 mesi al massimo.
castagne al contreau
INGREDIENTI
2 kg di castagne
1 kg di zucchero
1 pacco di cacao amaro
30
liquore rum o strega.
Si lessano le castagne, si sbucciano e si passano al
passatutto.
Sul fuoco si fa sciogliere lo zucchero con ½ bicchiere
di acqua, si aggiungono le castagne e si mescola il
tempo necessario a farla solidificare secondo i gusti.
Si fa sciogliere il cacao con il liquore e si mescola al
composto sul fuoco.
È consigliabile dopo averla invasata, sterilizzarla a
bagnomaria.
La pianta
IL CAVOLO
Nome scientifico: Brassica oleracea
Famiglia: Crocifere.
STORIA E LEGGENDA
Si sostiene la presenza del cavolo già dal VI secolo a.C.
31
Plinio, in particolare, cita il cavolo broccolo come elemento
importante sui deschi dei romani più ricchi, e notizie certe
danno il cavolo coltivato in Spagna dagli arabi, che lo
introdussero dalla Siria attorno al XII secolo. Con la scoperta
dell'America iniziò l'epoca dei viaggi navali su lunghe distanze.
Questo fatto pose a tanti navigatori la drammatica questione
di come contrastare lo scorbuto, una malattia causata dalla
carenza di Vitamina C.
Navigando per lunghi periodi senza toccare terra, non avendo a
disposizione cibi freschi, si mostrarono subito utili, per
contrastare le carenze di vitamina C, gli agrumi e soprattutto i
cavoli, reperibili con facilità anche nei paesi nordici. La grossa
scorta a bordo di cavoli freschi permetteva così di poter fare
viaggi di molte settimane senza toccare terra. Dalle virtù del
cavolo il capitano Cook fa dipendere la salute del suo
equipaggio: per tre anni di navigazione in tutte le latitudini non
perse infatti nessuno dei suoi 118 uomini, in quanto faceva
mangiare loro cavoli cotti o crudi. Nel 1500 la pianta di cavolo
veniva utilizzato come lassativo, mentre durante il 1600 il
brodo di cavolo era raccomandato in tutte le affezioni
polmonari.
Sempre grazie alle scorte di cavoli divennero possibili nel 1700
e nel 1800 le campagne di pesca in mare aperto delle navi
baleniere. La letteratura medica del secolo scorso testimonia
32
che il cavolo veniva utilizzato per guarire raffreddori, catarri,
laringiti, ma anche per curare la pleurite ed i reumatismi. Nei
mercati inglesi e francesi il cavolo veniva commercializzato già
nel 1600 e dall'Inghilterra fu portato in India all'inizio del
1800. In Italia invece il cavolo fu fatto arrivare molto
presumibilmente dai veneziani, che lo acquistavano nell'isola di
Cipro e proprio attorno a Venezia, riseminando i semi delle
piante più belle, cominciò per tutta Europa il miglioramento
genetico di questa pianta, che solo successivamente venne
esportata e coltivata nel Centro e Nord del continente. Ad
Arezzo, in un quadro, viene raffigurato un grosso cavolfiore
offerto per stima e sudditanza al signore Cosimo III, nel
1706.
DESCRIZIONE
Il cavolo è una pianta da tempo immemorabile coltivata per uso
alimentare; dalla specie spontanea, Brassica oleracea, sembra
derivino tutte le numerose varietà assai diverse fra loro, nelle
quali con la
selezione sono state sviluppate le parti
commestibili l’infiorescenza carnosa ( cavolfiore ) , le foglie (
cavolo verza) i germogli ( cavolini di Bruxelles) le proprietà
medicamentose del cavolo sono molte diverse alcune di esse già
conosciute nel passato. I romani usarono preparati a base di
cavolo come diuretico e depurativo e se ne servivono come
disifentante e cicratizzante per curare le ferite.
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Il cavolo selvatico è una pianta perenne o biennale con radice a
fittone o fusto non ingrossato ed eretto; le foglie sono
abbastanza grandi con superficie liscia di colore verde scuro i
fiori di colore giallo sono raccolti in una infiorescenza. I frutti
sono delle silique ( frutto secco )
DOVE CRESCE
Quasi tutte le varietà di cavolo vengono coltivate in Italia. Le
forme spontanee si trovano nei luoghi scoscesi.
PARTI USATI
In genere si usano le foglie o il succo ottenuto con la
spremitura.
PRINCIPALI COSTITUNENTI
Il cavolo contiene molte vitamine: A, B1, B2, C, PP, D2
(antirachitica), U (protettrice delle mucose), K
( antiemorragica); contiene inoltre magnesio, potassio, zolfo,
calcio, fosforo, arsenico, iodio, rame (che
proprietà rimineralizzanti
e
gli
conferiscono
ricostituenti ) protidi, lipidi e
glucidi.
PROPRIETÀ
Il cavolo ha infinite proprietà terapeutiche : è tonico
generale,
antianemico,
antiartritico,
antidiabetico,
epatoprotettore, antisettico delle vie urinarie, benefico per le
vie respiratorie, rimineralizzante.
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La ricetta
Polenta con i cavoli (frascatuli)
Il cavolo va accuratamente lavato, poi va tagliato a pezzetti e
cotto in acqua abbondante, infine va fatto scolare in un
setaccio.
A parte si prepara un ragù di carne tritata di maiale. Quando è
pronto il sugo si mette sul fuoco una pentola pulita, si versa
un poco di acqua e si fa cadere lentamente della farina gialla di
granoturco, si aggiungono i cavoli spezzettati e qualche
mestolo di sugo, parmigiano a piacere.
La pianta
CETRIOLO
Nome scientifico:Cucumis sativus
Famiglia: Cucurbitacee
DESCRIZIONE
Il cetriolo è una pianta erbacea, annuale, con fusti lunghi,
incapaci di sostenerti in posizione eretta autonomamente, che
si attaccano a sostegni per mezzo di cirri, appendice opposte
35
alle foglie. Le foglie sono alterne, con un lungo picciolo, con il
lembo fogliare palmato diviso in 5-7 lobi di cui quello centrale
è più grande, hanno la pagina superiore scabra, per la presenza
di peli rigidi.
I fiori sono inseriti all’ascella del foglie e quelle maschili
sono separate da quelle femminili: i primi sono riuniti in
mazzetti di tre o quattro ed hanno un lungo
secondi sono solitari o raramente
peduncolo, i
appaiati, con un corto
peduncolo ;il calice è peloso e termina con cinque lingue
acuminate, la corolla è di colore giallo intenso.
Il frutto è di forma allungata, di colore verde
e in alcune
varietà bianco, e contiene numerosi semi oblunghi e compressi.
DOVE CRESCE
Questa
pianta,
probabilmente
originaria
dell’India,
è
largamente coltivata in tutta l’area mediterranea e in Italia
per i frutti che possono essere consumati freschi (quelli delle
varietà con frutto lungo e grande) o conservati (quelli piccoli).
PARTI USATE
Il frutto
PROPRIETA’
Il frutto fresco ha buone proprietà rinfrescanti e depurative,
diuretiche, antiuriche.
I semi sono efficaci vermifughi.
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INDICAZIONI
USO INTERNO
Il cetriolo viene usato come disintossicante, nelle coliche e
nelle
irritazione
intestinali,
nelle
cure
delle
gotte,
e
dell’artrite, nelle calcolo.
USO ESTERNO
La polpa del frutto può essere usta per cure alla pelle, come
decongestionante e idratante contro i pruriti e le dermatosi
squamose.
MODI D’IMPIEGO
Il cetriolo contiene una grande quantità di acqua: non per
questo si deve ritenere che questo frutto abbia uno scarso
valore nutritivo. Anzi in realtà, questa acqua naturale è molto
preziosa per reintegrare quella persa dal corpo umano.
Inoltre i cetrioli sono molto ricchi di vitamine e hanno notevoli
proprietà disintossicanti: sciolgono gli urati e altri cristalli di
acido urico.
Per questo viene consigliato il consumo di questo frutto che
sulle nostre tavole è alla pari del pomodoro, viene mangiato
come verdura. Il cetriolo cotto per l’alto contenuto di zolfo e
mucillagini, è indicato per le irritazioni
intestinali.
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e le infezioni
Si è rivelato anche un blando sedativo per temperamenti biliosi
e sanguigni. Il frutto crudo, è per alcuni indigesto ma ha buone
proprietà diuretiche e depurative.
Uso esterno per le pelli grasse si può usare una lozione,
ottenuta con acqua di cottura dei cetrioli, non salata.
La ricetta
Cetrioli sottaceto
Ingredienti per 800 g di cetrioli sottaceto
500 g di cetrioli piccoli
aceto di vino bianco
4 spicchi di aglio
2 rametti di finocchio selvatico
10 grani di pepe bianco
4 peperoncini piccanti secchi50 g di zuccherosale
Preparazione della conserva
Lavate e sgocciolate i cetrioli, asciugateli e poneteli in una
terrina coperti di sale per 4 ore; sciacquateli, metteteli in
un'altra terrina, copriteli a filo con aceto bollente e lasciate
riposare per altre 24 ore. Trascorso questo tempo, sgocciolate
l'aceto, portatelo a ebollizione in una casseruola con poco sale,
versate i cetrioli e spegnete la fiamma; sgocciolate i cetrioli e
38
disponeteli in 2 vasi capienti, già sterilizzati per 5 minuti in
acqua bollente. Sbucciate gli spicchi di aglio e suddivideteli nei
vasi aggiungendo in ciascuno un rametto di finocchio selvatico,
metà grani di pepe e metà dei peperoncini sbriciolati. Versate
in una casseruola l'aceto aggiungendone altro in modo da
arrivare a mezzo litro, unite lo zucchero e portate a
ebollizione; spegnete il fuoco, lasciate intiepidire la miscela e
versatela nei vasi. Chiudete con cura, mettete i vasi in una
pentola piena di acqua e fate sobbollire a fuoco dolce per 30
minuti. Lasciate raffreddare i vasi nella pentola, quindi
sgocciolateli, poneteli in un luogo fresco e buio e fate riposare
per circa un mese prima di servire.
La pianta
IL CILIEGIO
Nome scientifico: Prunus avium
Famiglia: Rosacee Rosacea
STORIA E LEGGENDA
Plinio il Vecchio distingue tra Prunus, l'albero e Cerasus,
l'albero delle ciliegie. Plinio aveva già descritto un certo
numero di coltivazioni ed alcune specie citate, Aproniana,
Lutatia, Caeciliana, eccetera. Plinio le distingue per il sapore da
dolce a aspro.
Egli afferma che prima che il console romano Lucio Licinio
Lucullo sconfiggesse Mitridate nel 74 a.C., Cerasia ... non fuere
39
in Italia, "Non vi erano ciliegie in Italia". Secondo lui fu Lucullo
ad introdurle dal Ponto e nei 120 anni trascorsi da allora il
ciliegio si era espanso attraverso l'Europa fino alla Britannia .
I semi di un certo numero di specie di ciliegie sono stati
tuttavia trovati in ritrovamenti archeologici dell'età del
bronzo ed in siti archeologici romani in tutta Europa. Il
riferimento a "dolce" e "aspro" sostiene la moderna teoria che
"dolce" fosse riferito al Prunus avium; non vi sono altri
candidati trovati tra le ciliegie. Nel 1882 Alphonse de Candolle
affermò che semi di Prunus avium furono ritrovati nella cultura
terramare del nord Italia (1500-1100 a.C.) e in alcuni villaggi
archeologici svizzeri di palafitte. De Candolle riguardo Plinio
afferma:
«Poiché questo errore è perpetuato dalla sua ripetizione
incessante nella scuola classica, si deve affermare che gli
alberi di ciliegio (almeno quelli di Prunus avium) esistevano in
Italia prima di Lucullo, e che il famoso gourmet non ha bisogno
di andare così lontano per cercare le specie dai frutti con il
sapore amaro.»
De Candolle suggerisce che quello che Lucullus portò era un
particolare tipo di Prunus avium del Caucaso. L'origine del P.
avium è ancora una questione aperta. Le moderne ciliegie
coltivate differiscono da quelle selvatiche per la dimensione
del frutto più grande, 2–3 cm di diametro. Gli alberi sono
spesso coltivati in terreni duri per mantenerli più piccoli e per
facilitare il raccolto.
Il ciliegio
(Prunus avium)
chiamato
anche
ciliegio
degli
uccelli o ciliegio selvaggio è un albero appartenente alla
famiglia delle Rosacee, originario dell'Europa (dalle Isole
Britanniche fino alla Russia) e del Medio Oriente. Assieme al
Prunus cerasus esso è una delle duespecie di ciliegio selvatico
che sono all'origine delle varietà di ciliegio coltivato che
40
produce tipologie diciliegie che vanno dal graffione bianco
piemontese, al Durone nero di Vignola.
DESCRIZIONE
Il genere Prunus è composto da numerose essenze che è
difficile a volte differenziare. Il ciliegio si riconosce senza
errore grazie a due o tre nettari (piccole ghiandole
nettarifere rosse) situate alla base delle foglie caduche
oblunghe, dentate e pubescenti al di sotto.
Si tratta di un albero deciduo cresce dai 15 ai 32 m di altezza.
Gli alberi giovani mostrano una forte dominanza apicale con un
tronco dritto e una corona conica simmetrica, che diviene
arrotondata ed irregolare negli alberi più vecchi. Vive circa
100 anni ed è molto esigente di luce.
La corteccia è levigata porpora-marrone con prominenti
lenticelle orizzontali grigio-marrone negli alberi giovani, che
diventano scure più spesse e fessurate negli alberi più vecchi.
•
•
Le foglie sono alternate, ovoidali acute semplici, lunghe
7-14 cm e larghe 4-7 cm, glabre di un verde pallido o
brillante nella parte superiore, che varia finemente nella
parte inferiore, hanno un margine serrato e una punta
acuminata, con un picciolo lungo 2–3,5 cm che porta da due a
cinque piccole ghiandole rosse. Anche la punta di ogni foglia
porta delle ghiandole rosse. In autunno le foglie diventano
arancioni, rosa o rosse prima di cadere.
I fiori bianchi peduncolati sono disposti in corimbi di
due-sei assieme, ogni fiore pendente su di un peduncolo di
2–5 cm, del diametro di 2,5–3,5 cm, con cinque petali
bianchi, stami gialli, ed un ovario supero; i fiori sono
ermafroditi e vengono impollinati dalle api. La fioritura ha
luogo all'inizio della primavera contemporaneamente alla
produzione di nuove foglie.
Il frutto è una drupa carnosa (ciliegia) di 1–2 cm di diametro
(più larga in alcune selezioni coltivate), di un rosso brillante
41
fino ad un viola scuro quando matura a metà estate. Il frutto
commestibile ha un gusto da dolce ad abbastanza astringente
e amaro da mangiarsi fresco; esso contiene un singolo
nocciolo lungo 8–12 mm, ampio 7–10 mm e spesso 6–8 mm, il
seme dentro al guscio è lungo 6–8 mm. Amarene, visciole e
marasche sono i “parenti poveri” di ciliege e duroni
Accanto alle nere e dolcissime ciliegie ed ai croccanti
“duroni” vi sono altre tipologie di ciliegie che, per il loro
sapore, vengono identificate come “acide”.
•
•
•
Da un punto di vista botanico si tratta di specie differenti:
Prunus avium comprende tutte le varietà di ciliegie dolci
mentre le acide appartengono al Prunus cerasus.
Oltre al sapore dei frutti le due specie si differenziano
anche per le dimensioni dell’albero che risulta nettamente
inferiore per Prunus cerasus.
All’interno della specie Prunus cerasus possiamo poi
suddividere le varietà in tre gruppi, che presentano frutti
con caratteristiche differenti:
le amarene con polpa e succo di colore chiaro, sapore
amarognolo e leggermente acido, le più adatte per il consumo
fresco
le marasche con frutti piccoli di colore rosso-nerastro,
come la polpa, dal sapore molto acido e amaro;
le visciole alla polpa e succo di colore rosso intenso, con
sapore abbastanza dolce.
PIANTA SEMPLICE E GENEROSA
Con la parziale eccezione delle varietà di visciole, le piante di
ciliegio acido sono generalmente molto produttive. Questo
perché la maggioranza delle varietà sono autofertili, cioè il
fiore può venir fecondato dal polline della stessa pianta. Di
42
conseguenza una sola pianta, anche in condizioni climatiche
non ottimali durante la fioritura, è in grado di fruttificare
abbondantemente. Mentre le piante di ciliegio dolce hanno un
periodo giovanile spesso molto lungo, le ciliegie acide sono in
grado di fruttificare anche abbastanza presto. Se lasciamo
crescere liberamente la pianta, limitando al minimo la
potatura nei primi anni, sui rami di un anno si formeranno
numerose gemme a fiore. Di conseguenza la fruttificazione
inizierà fin dal secondo–terzo anno dopo la piantagione.
DOVE CRESCE
l ciliegio si trova in Europa, nord ovest dell'Africa, e a ovest in
Asia, dalle Isole Britanniche a sud fino in Marocco e Tunisia, a
nord fino a Trondheimsfjord regione in Norvegia e in Svezia
Polonia, Ucraina, nel Caucaso, a nord dell'Iran, con anche una
piccola popolazione nell'ovest dell'Himalaya.
Naturalmente poco abbondante e disperso nella foresta,
questo albero non è una specie pioniera. Esso necessita dunque
per espandersi, di un ambiente e di un micro clima forestale.
Tuttavia esso viene piantato in popolazioni miste, viali in ranghi
che necessitano allora di una protezione imperativa durante i
primi anni, perché raggruppati, questi alberi diventano molto
appetibili per i grossi erbivori (come, ad esempio, i caprioli) e
più sensibili al cancro batterico, e alla cilindrosporiosi, oltre
che agli attacchi degli insetti.
PARTI USATE
Il legno del ciliegio è di qualità ricercata per il valore
commerciale, si tratta di un legno di colore bruno rosato da
43
chiaro a giallastro, a volte usato per rimpiazzare legni preziosi
come l'anacardo. È ricercato dall'industria mobiliera, sia in
tronchi che in travi (mobili e sedie di stile). Questa
utilizzazione esige degli alberi di bella conformazione.
Il ciliegio, come tutte le piante da frutto, offre un legno
avente delle buone proprietà meccaniche (resistenza alla
compressione, trazione o flessione); tuttavia, presenta una
facilità di seccaggio e può essere qualche volta molto nervoso.
Per quando riguarda la coltivazione, il ciliegio è una delle piante
da frutto più difficili da coltivare(in quanto, le gemme a frutto
per formare il frutticino hanno bisogno dell'impollinazione). La
messa a dimora dei piccoli astoni (albero di uno-due anni) va
effettuata in autunno-inverno. La raccolta , invece, si effettua
a fine primavera-inizio inverno.
L'impollinazione è uno dei punti fondamentali della coltivazione
del ciliegio. Esistono due tipi di ciliegi: autosterili e autofertili.
Gli autosterili sono quelli che hanno bisogno di altri alberi per
essere impollinati; gli autofertili sono quelli che hanno la
capacità
di
autoimpollinarsi.
Negli
autosterili
per
l'impollinazione è fondamentale l'aiuto delle api o di altri
insetti impollinatori.
PROPRIETA’
La resina è aromatica e viene usata come aroma per le gomme
da masticare.
L'industria farmaceutica usa il succo dei pedicelli dei frutti
che ha proprietà astringente, antitossica e diuretica.
La ricetta
Il maraschino
Il maraschino è un liquore che si può abbinare al gelato,
entra nella ricetta di molti dolci, cocktails o si può utilizzare
44
come digestivo, meglio freddo. La materia prima sono le
marasche, ma si possono utilizzare anche le più comuni
amarene. Snocciolare i frutti e pestare i noccioli. In un vaso
sufficientemente capiente sistemare frutti e noccioli, senza
comprimerli e ricoprire il tutto con alcool a 90 gradi oppure
grappa. Ne occorreranno circa due litri per ogni chilogrammo
di frutti. Si ripone il vaso in un locale buio e si lascia
macerare per circa due mesi. A questo punto si prepara uno
sciroppo con acqua e zucchero (1,5 kg di zucchero in 1,5 litri
d’acqua per ogni 2 litri di macerato). Si porta lo sciroppo ad
ebollizione per qualche minuto e si lascia raffreddare.
Filtrare il macerato passandolo attraverso un colino foderato
con un panno, poi aggiungere lo sciroppo. Eventualmente si
filtra una seconda volta dopo alcuni giorni e infine si
imbottiglia, lasciando riposare ancora per 1-2 mesi prima di
utilizzare il liquore.
45
La pianta
IL CIPOLLA
Nome scientifico: Allium Cepa
Famiglia:Liliacee
Cipolla
STORIA E LEGGENDA
La cipolla, originaria dell’Asia Occidentale, era coltivata in
Caldea 4.000 anni fa; la si trova raffigurata nelle tombe egizie,
i greci e i romani la consumavano in grande quantità. Oggi
esistono molte varietà di cipolla coltivata ed è uno dei bulbi più
consumati nella cucina mediterranea.
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I
più
antichi
testi
di
medicina
parlavano
delle
virtù
terapeutiche della cipolla, nota per le sue proprietà diuretiche,
anche oggi riconosciute.
DESCRIZIONE
E’ una pianta erbacea perenne, con un grosso bulbo sotterraneo
composto di squame carnose bianche (in alcune varietà le più
esterne
sono
rosso-violacee),
avvolto
da
una
tunica
membranosa e sottile di colore bianco, rosso ramato o violaceo,
a seconda delle varietà.
Da questo bulbo si sviluppa una rosa di foglie di forma
cilindrica, fistolose, glabre e ricoperte di uno strato ceroso.
Quando si forma lo scapo fiorale, un grosso fusto erbaceo,
cavo, che porta sulla sommità l’infiorescenza, le foglie seccano.
I fiori sono raccolti in una ombrella globosa, di colore bianco o
porporino. Il frutto è una capsula, con 3 logge, membranoso,
che si apre a maturità per lasciar uscire i semi, neri e lucenti.
Dove cresce
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La specie è originaria dell’altopiano iranico; è comunemente
coltivata in tutto il mondo, ma non si trova allo stato
spontaneo.
PARTI USATE
Il bulbo che si raccoglie prima che la pianta fiorisca.
PROPRIETA’
Uso interno
Il bulbo contiene un’essenza costituita da solfuro di allile
capace di stimolare l’attività renale inoltre, la cipolla possiede
altre proprietà: antireumatiche antiscorbutiche, antisettiche
( soprattutto il succo fresco ha una certa attività contro i
batteri), espectorante, digestiva
equilibrante delle funzioni
ghiandolori, antisclerotica.
MODO D’IMPIEGO
Uso interno
La cipolla come alimento era apprezzato fin dall’antichità , per
le sue virtù diuretiche che si manifestano solo se consumata
cruda.
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E’ un bulbo molto salutare che dona longevità. E’ consigliabile
consumare una certa quantità giornaliera, nelle insalate, negli
antipasti e in tutte le minestre.
Contro l’influenza si può prendere un macerato ottenuto con
due cipolle tagliate a fette sottili per ogni mezzo litro
di
acqua; berne un bicchiere tra i pasti e uno prima di dormire. I
decotti sono particolarmente indicati contro le diarree e i
reumatismi.
Uso esterno
Per la cura di emicranie possono essere fatti cataplasmi con
cipolle crude, contro ascessi foruncolari si fanno cataplasmi di
cipolle cotte al forno. Per attenuare i dolori di denti si può
mettere sulla parte dolente in bocca un tampone imbevuto di
succo di cipolla. Una cipolla tagliata in due vicino al letto
scaccia le zanzare.
La ricetta
Frittata con le cipolle
In una padella scaldate dell’olio a parte preparare un trito di
cipolla .
Versare il trito nell’olio e far friggere lentamente per evitare
che la cipolla possa bruciare.
Intanto sbattete le uova, salarle poco e, non appena la cipolla è
appassita, versarle nel tegame. Quando il composto si è
49
rappreso, girate la frittata aiutandovi con un piatto, fatela di
nuovo scivolare nella padella e cuocete ancora per alcuni minuti.
Servite.
La pianta
Edera
Nome scientifico:Hedera Heliv
Famiglia:Araliacee
STORIA E LEGGENDA
Il nome della specie helix deriva dal greco helissein
che
significa abbracciare. L’edera è diffusa nell’Asia minore e in
tutta l’Europa.
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I Greci la ritenevano una pianta sacra al dio Dionisio come
sacra
gli era anche la vite. Molte antiche rappresentazioni
raffigurano Dionisio con in mano un tralcio di ederea. Il nome
greco della pianta era Kissos e per questo era anche chiamato
con l’appellativo di Kissostefanos incoronto d’edera.
Quando Dionisio, come racconta la leggenda, fu rapito
giovincello da pirati e legato ad un albero maestro della nave,
viti ed edere corsero in suo aiuto
e si svilupparono
attorcigliandosi alle vele e ai cordami, mentre il dio, slegatosi ,
si trasformava in leone .Secondo alcune leggende popolari
nordiche
nel
fogliame
di
questa
pianta
rampicante
si
nascondevano i folletti che proteggevano le case dagli spiriti
maligni; e’ sempre stata il simbolo della fedeltà in amore e per
la forma elegante delle sue foglie era stata scelta con l’alloro,
nell’antichità, per incoronare i poeti.
DESCRIZIONE
L’edera non è capace di reggersi nei primi anni di vita e
si
arrampica con le sue piccole radici sui muri o sugli alberi. Con
il passare del tempo, i rami più vecchi significano e quelli
principali s’ingrossano sino a divenire solidi e grossi come veri
tronchi; raggiunge anche i 400 anni di vita. A volte gli alberi su
cui si arrampica muoiono, non perché l’edera succhi nutrimento
(sia cioè una pianta parassita), ma perché con il suo fitto
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fogliame, sottrae all’ospite la luce di cui i vegetali hanno
bisogno.
I fusti aderiscono ai sostegni per mezzo di sottili e fitte
radici, che si insinuano nelle fenditure di muri e cortecce ed
assicurano così una forte aderenza, ma non hanno nessuna
funzione alimentare; queste appendici non si sviluppano sui rami
portanti i fiori.
Le foglie sono picciolate, di colore verde intenso più scure nella
pagina superiore e hanno forme diversa: quelle dei rami
rampicanti sono lobate, in tre o cinque lobi, quelle dei rami
fermi, hanno margine intero e forma ovale o romboidale. I fiori
sono raccolti in infiorescenze fertili; hanno 5 sepali e 5 petali
di colore giallo tendente al verde contenenti due o tre semi.
DOVE CRESCE
In tutta l’Italia, nei luoghi umidi ed ombreggiati, nei boschi,
rampicante o strisciante sul terreno.
PARTI USATE
Le foglie, che vanno raccolte tra giugno e agosto, recidendole
senza il picciolo. I frutti sono velenosi.
PRINCIPALI COSTITUENTI
Alcuni saponosidi quali l’ederina.
PROPRIETÀ
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Una buona attività antispasmodica per l’apparato respiratorio
ed espettorante; depurativa; vaso costrittori, anticelluliti,
antinevralgiche.
INDICAZIONI
USO INTERNO
Nelle cure delle pertosse, bronchiti tracheiti
USO ESTERNO
Cura della cellulite, nevralgie, piaghe, calli.
MODO D’IMPIEGO
USO INTERNO
Infuso
Infuso di foglie d’edere si possono lavare i capelli per renderli
lucidi e scuri.
USO ESTERNO
Decotto da utilizzare per impacchi da applicare sulle zone
interessate.
Una pomata da applicare sulle parti colpite.
ricetta
INFUSO DI EDERA
INGREDIENTI
1 tazza acqua
20 gr. edera
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30 gr.foglie di noce
50 gr. erba e radice di insalata cicoria
PROCEDIMENTO
Mettere in infusione nell'acqua bollente 1 cucchiaio di miscela
dei primi 3 ingredienti per 15 minuti.
Questo infuso è utile contro l'affezione della milza,bere una
tazza dell’infuso ben caldo una volta al giorno.
La pianta
FAGIOLO
Nome scientifico:Phaseolus Vulgaris L.
Famiglia:Papilionacee: Leguminose
STORIA E LEGGENDA
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Originario delle regioni tropicali dell’Asia e dell’Africa, si
diffuse in Egitto (da cui il nome fagiolo d'Egitto) dove
costituiva sia l'alimento base dei sacerdoti durante i riti, che
un'offerta votiva da fare alle divinità. Greci e Romani
consumavano abitualmente il fagiolo ma non lo ritenevano un
cibo prelibato. Virgilio lo chiamava "vilem phaseulum" perchè
abbondante, non per pochi eletti, perciò indegno di avere
l'onore di dare il proprio nome alle illustri famiglie (al
contrario di altri legumi: Pisoni-piselli, Lentulo-lenticchie,
Fabia-fava). Durante il Medioevo, quando in Francia si chiamava
"mongette" e in Italia "fasselo o fasolo", la facilità della sua
coltivazione e le notevoli proprietà nutritive ne fecero un
alimento del popolo e dei conventi: ingrediente di zuppe o
contorno di carni con le quali veniva cotto. In seguito alla
scoperta dell’America arrivarono da quel continente anche i
“phaseolus vulgaris”. Ebbero una diffusione relativamente
rapida grazie al fatto che la gente era già abituata alle fave, ai
lupini, e appunto al “fagiolo dorico”. Dopo che Colombo li scoprì
a Cuba nel suo secondo viaggio, già nei primi anni del ‘500 li
troviamo in Veneto, Francia e Germania sud occidentale. I
primi documenti attestanti la presenza del fagiolo americano
risalgono al 1528, quando il canonico Pietro Valeriano ne piantò
alcuni semi ricevuti da papa Clemente VII. All’inizio i “fagioli di
Lima” o “cannellini” o “fagioli di Spagna, furono considerati
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una merce preziosa da scambiarsi come dono fra i potenti.
Alcuni testi li elencano nei regali di nozze offerti da
Alessandro de' Medici alla sorella Caterina. Ad ulteriore
testimonianza di quanto fossero preziosi e ricercati i fagioli,
ricordiamo la loro presenza nei ricettari del Messisbugo
(assieme ai fagiolini), dello Scappi, e nel menù di un banchetto
papale offerto nel 1570. I fagioli americani, più grossi di quelli
noti in Europa, resistenti e molto produttivi, un secolo dopo il
loro arrivo erano già molto diffusi, perdendo l’alone di
esclusività, ma conquistando i palati della gente.
DOVE CRESCE
I fagioli crescono in tutta Europa, in America.
PROPRIETA’
Fagioli sono ricchi di proteine, amidi e zuccheri, pochi grassi,
tanta vitamina B, ma soprattutto fibre (è l'alimento più ricco
assieme alle altre leguminose).
INDICAZIONI
Questo alimento garantisce un'alimentazione corretta in
quanto completo ed è utilissimo nelle diete povere di grassi.
Studi recenti hanno dimostrato che i fagioli hanno proprietà di
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supporto per la salute, in particolare nella prevenzione dei
tumori e delle malattie cardiache.
La ricetta
Fagioli con crostini di pane
Lessare i fagioli nella pignatta della nonna a fuoco lento,
avendo cura di metterci dentro anche una foglia di alloro e uno
spicchio d’aglio.
Una volta cotti i fagioli vanno conditi con un filo d’olio. Essendo
un piatto povero ma ricco di nutrimento i nostri nonni erano
soliti aggiungere nel piatto di fagioli dei pezzetti di pane
raffermo.
La pianta
FAVA
Nome scientifico: Vicia faba
Famiglia: Papillonacee
DESCRIZIONE
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È una pianta annua , con una grossa radice; il fusto, eretto
fistoloso non è ramificato: le foglie sono alterne, pennate
composte da 2 a 4 foglioline ovali, con margine intero e
leggermente appuntite, sono senza viticcio terminale e di
colore verde e azzurrognolo; i fiori sono bianchi o violacei con
una larga macchia nera sulle ali (tipico fiore papilionaceo),
raccolti in grappoli corti e inseriti all’ ascella delle foglie:
generalmente si autofecondano .I frutti sono baccelli, grossi,
carnosi, verdi allo stato immaturo, neri e coriacei a maturità;
pochi semi, da 2 a 5, appiattiti e ovali.
DOVE CRESCE
Esistono molte varietà diversamente resistenti al freddo, che
possono quindi essere coltivati in tutta l’Italia
Sono piante originarie dell’ Asia sud occidentale .
PARTE USATE
I fiori, e i baccelli
Principali costituendo
Vitamine A, B e C , ferro, calcio, proteine, alcuni glicoalcaloidi
come la verniana , la vicina e la convicina.
PROPRIETÀ
Diuretiche e sedative per le vie urinarie ed epatiche.
INDICAZIONI
Nella cura delle coliche nefritiche ed epatiche, nelle infezioni
urinarie, nella gotta, nei reumatismi.
MODO D’IMPIEGO
Uso interno
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Contro le emicranie nevralgie lombari, le sciatiche e le coliche
nefretiche, si può prendere un infuso preparato con 30 gr di
fiori per ogni litro di acqua; berne tre tazze al giorno tra i
pasti. Come diuretico contro i reumatismi, la gotta, le
affezioni.
La ricetta
Fave con le cicciole
Prendere i baccelli delle fave non ancora mature e dunque
molto tenere, lavarle e ripulirle da eventuali fili verdi.
In una padella o tegame versare i baccelli con delle cicciole,
coprire il tegame o la padella e fare cuocere a fuoco lento sino
a quando i baccelli non si sfaldano.Servire con del pane caldo.
La pianta
FINOCCHIO
Nome scientifico:Foeniculum vulgare Miller
Famiglia:Ombrellifere
STORIA E LEGGENDA
Il finocchio è una pianta erbacea mediterranea della famiglia
delle Apiaceae (Ombrellifere). Conosciuto fin dall'antichità per
le sue proprietà aromatiche, la sua coltivazione orticola
sembra che risalga al 1500.
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Si distinguono le varietà di finocchio selvatico dalle varietà di
produzione orticola (dolce).
DESCRIZIONE
Il finocchio selvatico è una pianta spontanea, perenne, dal
fusto ramificato, alta fino a 2m. Possiede foglie che ricordano
il fieno (da cui il nome foeniculum), di colore verde e produce in
estate ombrelle di piccoli fiori gialli. Seguono i frutti (acheni),
prima verdi e poi grigiastri. Del finocchio selvatico si utilizzano
i germogli, le foglie, i fiori e i frutti (impropriamente chiamati
"semi"). Il finocchio coltivato (o dolce) è una pianta annuale o
biennale con radice a fittone. Raggiunge i 60-80 cm di altezza.
Si consuma la grossa guaina a grumolo bianco che si sviluppa
alla base.
DOVE CRESCE
l finocchio è ampiamente coltivato negli orti per la produzione
del grumolo, una struttura compatta costituita dall'insieme
delle guaine fogliari, che si presentano di colore biancastro,
carnose, strettamente appressate le une alle altre attorno ad
un brevissimo fusto conico, direttamente a livello del terreno.
La raccolta dei grumoli avviene in tutte le stagioni, secondo le
zone di produzione. Si adatta a qualsiasi terreno di medio
impasto con presenza di sostanza organica. Le piante vengono
disposte in file e distanziate di circa 25 cm l'una dall'altra. La
raccolta del grumolo avviene dopo circa 90 giorni dalla semina.
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Richiede frequenti e abbondanti irrigazioni e preferisce un
clima temperato di tipo mediterraneo.
PROPRIETA’
Contiene: anetolo (da cui dipende il suo aroma) È emmenagogo,
diuretico,carminativo,antiemetico,aromatico,antispasmodico,an
tiinfiammatorio, tonico epatico.
È utilizzato per chi ha difficoltà digestive, aerofagia, vomito e
nell'allattamento per ridurre le coliche d'aria nei bambini. È
noto infatti che una tisana fatta con i semi di questa pianta sia
molto efficace nel trattamento di gonfiori addominali da
aerofagia.
Inoltre
combatte
i
processi
fermentativi
dell'intestino crasso, e quindi diminuisce il gas intestinale.
Quindi può essere utile per ridurre la componente dolorosa
della sindrome dacolon irritabile. A dosi elevate (concentrati
nell'olio essenziale estratto dai semi), i principi attivi in esso
contenuti possono avere effetti allucinogeni.
La ricetta
Salsina al finocchio
Ingredienti:
1 sacchetto di finocchietto selvatico
50 g di pinoli
olio qb
sale, pepe nero qb
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curry qb
mollica di pane
1 spicchio di aglio
acqua qb
Procedimento:
Lavare il finocchietto con bicarbonato di sodio e bollire per
circa 20 minuti. frullare con il resto degli ingredienti fino a
quando non si raggiunge un composto cremoso. Mettere nei
vasetti sterilizzati se lo si vuole congelare o in frigo dove si
conserva al massimo 1 settimana.
La pianta
FICO
Nome scientifico:Ficus carica
Famiglia:Moracee
STORIA E LEGGENDA
Conosciuto dagli Egiziani fin dall’antichità, il fico fu molto
apprezzato anche dai Greci e dai Romani. In Grecia la
produzione di fichi secchi era molto sviluppata; poiché ne era
l’esportazione, era nato un commercio di contrabbando e il
termine italiano “sicofante”, che oggi, in senso dispregiativo
62
sta a indicare “delatore”,”calunniatore”, sarebbe derivato da
greco sùkon, fico e faièo, mostrare, per designare allora coloro
che denunziavano queste esportazione clandestina. Secondo la
leggenda, Romolo e Remo, furono allattati dalla lupa all’ombra
di un fico, precisamente Ficus della specie ruminalis.
Sembra tuttavia che questa pianta sia aggiunta a Roma non
attraverso la Grecia ma direttamente dalla Fenicia.
Ancora oggi non si sa con esattezza quale sia il luogo d’origine
del fico, ma il nome carica sembra alludere alla Caria, regione
dell’Asia Minore.
DOVE CRESCE
Il Ficus carica è la specie più conosciuta in Europa e cresce in
tutto il Mediterraneo, spontaneo e coltivato.
PROPRIETÀ
Ha
proprietà
atoniche,
lassative,
digestive;
inoltre
è
emolliente, per ferite e ascessi. I fichi sono poi molto
nutrienti, basti pensare che un etto di questi frutti contiene
100 calorie.
La ricetta
Grappa ai fichi
Ingredienti
¾ 1 litro di grappa giovane(incolore)
¾ 700 grammi di fichi secchi
¾ 200 grammi di zucchero semolato
preparazione
Mettere i fichi e lo zucchero a strati in un vaso di vetro a
chiusura ermetica e coprite tutto con la grappa.
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Chiudete e lasciate macerare per un mese, agitando di tanto in
tanto.
Trascorso questo periodo, la grappa è pronta per essere
consumata.
La pianta
FRAGOLA
Nome scientifico:Fragaria Vescal .
Famiglia:Rosacee
STORIA E LEGGENDA
Tutti conosciamo questa piccola pianta: sia le varietà coltivate
dal frutto grosso e succoso sia le varietà selvatiche.
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Le virtù terapeutiche di questa pianta erano conosciute
nell’antichità e pare che Linneo stesso, per esempio, facesse
cure prolungate per preservarsi dai dolorosi attacchi di gotte.
DESCRIZIONE
La fragola è una pianta perenne con rizoma cilindrico da cui si
sviluppa una rosetta di foglie; i fusti portanti i fiori possono
esser alti fino a 20 – 25 cm e gli stoloni fusti striscianti che
emettono dai nodi nuovi radici e nuove foglie.
Le foglie hanno un lungo picciolo peloso, sono composte da tre
foglioline ovali con, argine dentato di colore verde e poco
peloso la pagina superiore, bianco- sericea la pagina inferiore.
L’infiorescenza è composta da pochi fiori, che hanno calice
formato da 5 sepali di forma triangolare e 5 petali ovali di
colore bianco. Il frutto vero e proprio non è la fragola, rossa e
carnosa, ma una achenio di colore bruno e di consistenza
coriacea che si sviluppo sul ricettacolo insieme ad altri e che
sono i puntini della fragola.
DOVE CRESCE
La fragola selvatica cresce nella zona sub montana e alpina di
tutta l’Italia nei boschi ombrosi e umidi. Le varietà a frutto
grosso sono invece largamente coltivate.
PARTI USATE
I frutti, il rizoma e le foglie.
PROPRIETA’
La
fragola
è
nutritiva
rimineralizzante,
rinfrescante,
antigottosa, diuretica, ipotensiva, depurativa e disintossicante,
battericida, lassativa, regola le difese naturali.
Il rizoma ha proprietà aperitive, anche esso depurativo,
diuretico e d astringente.
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INDICAZIONI
Uso interno
La fragola può essere usata nelle astenie, nelle anemie,
nell’artritismo,
nell’ipertensione,
nella
gotta,
nell’affaticamento
nell’arteriosclerosi,
del
fegato,
nelle
intossicazioni.
Le foglie sono un buon antidiarroico; il rizoma può essere utile
nei casi di insufficienza epatica, nei reumatismi, nelle calcolosi.
Uso esterno
E’ utile nelle cure al viso, il rizoma ha attività astringente sulle
gengive, le foglie hanno proprietà calmanti per pelli irritate.
MODO D’IMPIEGO
Uso interno
La fragola deve essere mangiata a digiuno come aperitivo,
prima dei pasti; è sconsigliata nei casi di dermatosi e può , in
alcuni casi, provocare dei fenomeni allergici cutanei.
Durane la stagione è consigliabile mangiare quotidianamente
questo frutto, circa 300- 500 gr al giorno.
Un modo per lavare le fragole
esaltandone il profumo è di
lasciarle in bagno nel vino .rosso per una mezz’ora. Si può
preparare un decotto con il rizoma per stimolare la diuresi e
depurare l’organismo dagli acidi urici mettendo 5 gr di droga
per ogni 100 ml di acqua, berne 2 tazze al giorno prima dei
pasti.
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Come antidiarroico e diuretico si può preparare un infuso di
foglie molto gradevole con 4gr di fogli e per 100 ml di acqua
berne 3 o 4 tazzine al giorno
Uso esterno
Per le infiammazione della mucosa della bocca si possono fare
sciacqui con il decotto preparato con il rizoma:
Mettere 5 gr per 100 ml di acqua e ripetere più volte al giorno.
Una manciata di foglie buttata nell’acqua calda del bagno fa
bene alle pelli sensibili e infiammate.
Ricette
Gelato di fragole
Ingredienti
¾ 3 cestini di fragole
¾ 1 bustina di zucchero vanigliato
¾ 1 cucchiaio di brandy
¾ panna montata poco zuccherata
¾ vaniglia e vino bianco
Procedimento
Immergere le fragole nel vino bianco non più di un minuto,
tenendone da parte 6, le più grosse, frullarle insieme allo
zucchero vanigliato, al brandy ed alla vaniglia. Montare a parte
la panna aggiungendola in ultimo al frullato di fragole. Versare
il tutto in un piatto di vetro e guarnire tutto intorno con le
fragole rimaste tagliandole a fettine, mentre una intera va
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posta al centro. Porre il preparato in frigo per circa 2 ore
servire il gelato con piccoli biscotti.
Liquore di fragole
Ingredienti
Fragole di bosco
1\4 di alcol
250g di zucchero
1/2 litro di acqua
Preparazione
In una bottiglia far macerare le fragole nell’ alcool per circa 40 giorni.
Trascorso questo tempo versare lo zucchero in una pentola, aggiungere
anche l’acqua e far sciogliere lo zucchero a fuoco lento.
Far raffreddare l’acqua
e versare nella bottiglia dove si trovano le
fragole con l’alcool.
Lasciare riposare per qualche giorno e servire.
La pianta
FUNGO
Nome scientifico: Boletus
Famiglia: Boletus edulis
STORIA E LEGGENDA
I funghi sono strane forme della natura e hanno interessato gli
uomini fin dalle più lontane epoche.
Erano già conosciuti, descritti ed apprezzati dagli antichi
greci e forse le celebri Sibille parlavano, così come gli sciamani
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di certe tribù pellerossa, sotto l’ influenza di proprietà che
hanno alcuni funghi allucinogeni.
I funghi, che appartengono botanicamente al mondo vegetale
sono ben distinti per caratteri morfologici, per funzioni di vita
vegetativa e riproduttiva da tutte le specie di fiori e piante
conosciute.
I funghi commestibili, appartengono alla classe dei
macromiceti e sono simbionti, cioè vivono in simbiosi e libero
scambio, tra i fungo e le radici delle piante. È un’ unione
vantaggiosa per il fungo, che assorbe sostanze elaborate dalla
pianta e dalla fotosintesi clorofilliana e per la pianta che riceve
maggiore quantità di acqua e sali minerali attraverso il fungo.
Tutti i funghi, anche quelli non commestibili o addirittura
velenosi, sono importanti nell’ economia del bosco
USO UTILITÀ
I funghi sono anche fonti di sostanze farmacologicamente
attive.
La ricetta
Torta di funghi
Ingredienti
500g di farina, 500g di funghi porcini, olio extra vergine d’
oliva , aglio e prezzemolo.
Preparazione
Impastate la farina ed un po’ d’olio a lasciate riposare per
circa un ora.
Pulite i funghi affettateli e fateli soffriggere con olio uno
spicchio d’ aglio finemente tritato e un altro spicchio a due
interi secondo i gusti. Aggiungete un battuto di prezzemolo e
aggiungete il sale.
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Tirate una sfoglia e ponetela sul fondo di una teglia unta , dal
bordo piuttosto basso e versatevi dentro i funghi non troppo
caldi.
Ricoprite con un altra sfoglia che ungerete d’ olio e quindi con
un'altra e un'altra ancora , sempre ungendo d’ olio saldate il
bordo con qualche goccia d’ acqua .
Infornate a 140-150° ( per circa 30 minuti).
La pianta
Gelso nero
Nome scientifico:Morus nigra
Famiglia:Moracee
STORIA E LEGGENDA
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Il gelso è un tipo di pianta la cui storia e strettamente legata
a quella della seta , infatti le sue foglie sono state da sempre
utilizzate per l ‘ allevamento del baco da seta. Il gelso bianco
( Morus alba ) così chiamato per le sue bacche bianche , fu
coltivato in Cina fin dal 4 000 a. C . Probabilmente
portato
dai Cinesi stessi nell’ Asia centrale nel secolo 1° a.C. nel corso
della loro espansione verso Occidente , venne introdotto
soltanto nel XIV sec. in Italia , dove fu coltivato, soprattutto
nella Pianura Padana. I lunghi filari di gelsi erano infatti , fino
a
pochi anni fa, un elemento caratteristico dal paesaggio
padano. Ma la coltivazione del gelso è oggi pressoché cessata a
causa della crisi generale della seta dovuta alla concorrenza di
altre fibre più economiche , quelle sintetiche. Originario dalla
Persia e da tempo introdotto nel Mediterraneo, il gelso nero
( morus nigra) ha bacche grosse e succose di colore lucido e dal
sapore acidulo e nel passato è stato coltivato come albero da
frutto.
Di questa pianta parlano scrittori e poeti latini, da Orazio a
Plinio, e la si trova anche rappresentata nella pitture murali in
delle case di Pompei.
Prima dell’introduzione del gelso bianco anche il gelso nero
veniva utilizzato come alimento del baco da seta; dalle sue
bacche si ricava anche uno sciroppo ad azione leggermente
astringente.
(sciroppo di more usato in farmacia)
PROPRIETA’
Il gelso ha proprietà anti diabetiche, ipoglicemizzanti;
serve anche come tenifugo e come blando astringente.
MODO D’ IMPIEGO
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Uso interno
Nella cura de diabete si consiglia l’ uso di un infuso ottenuto
con 1 manciata di foglie di gelso sminuzzate per mezzo litro di
acqua ; lasciare in infusione per 10 minuti e bere 3 tazze al
giorno ; questo infuso è indicato anche nella cura della diarrea
Uso esterno
L’infuso, indicato per l ‘ uso interno, è consigliato
anche per
sciacqui e gargarismi nella cura dell’ angina, di stomatiti e afte.
Contro le perdite bianche è invece particolarmente adatto un
decotto ottenuto con 2 manciate di foglie in mezzo litro di
acqua.
La ricetta
Conserva di more
Preparazione
1 kg di more
300 gr di zucchero
1 bicchiere d’acqua
Lavare le more accuratamente, scolare emettere sul foco con
un bicchiere d’acqua.
Far bollire per 20 minuti schiacciandole bene con un cucchiaio
di legno. Passare al passaverdure fine e rimettere nella
casseruola. Aggiungere lo zucchero riporre il recipiente sul
fuoco sempre mescolando. Far addensare bene a conserva, per
vedere se è cotta abbastanza far scivolare un cucchiaino su un
piatto inclinato, se scorre con difficoltà è pronta.
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Imbarattolare bollente e attendere il giorno seguente per
tappare ricordando
di mettere sulla superficie un disco di
carta oleata imbevuto di alcool a 90.°
La pianta
Ginestra dei carbonai
Nome scientifico:Cytisus Scoparius
Famiglia:Papilionacee Velenosa
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STORIA
Con i ramoscelli della ginestra si fabbricavano un tempo scope
capanni per attrezzi
e ricoveri per il bestiame. I pastori
dicevano che le pecore che mangiavano ginestre erano immuni
al morso delle vipere; pare infatti che il solfato di sparteina,
presente nella ginestra, renda inattivo il veleno di questo
serpente .I germogli di ginestra possono trovare una posto
anche
sulla nostra tavola: si possono mettere sotto aceto
come i capperi; i fiori, una volta eliminato il calice si possono
aggiungere alle insalate.
In alcune località un tempo si ottenevano per macerazione di
questa pianta, delle fibre tessili.
DESCRIZIONE
E’ un arbusto che può raggiungere l’altezza di 1 o 2m,
eretto,con numerose ramificazioni; i rami sono flessibili,verdi,
sottili. Le foglie sono piccole, setose quando sono giovani e poi
glabre;quelle
inferiori
sono
brevemente
spicciolate
e
trifogliate,le superiori invece sono sessili,di forma lanceolata.
La ginestra vera (del genere Genista)ha invece foglie
semplici,mentre il genere Ulex ha le foglie trasformate in
spine. I fiori sono ascellari,grandi,sostenuti da un pedicello,di
colore giallo dorato, solitari o disposti 2 a 2. L a corolla ha la
forma tipica della Papilionacee. Il frutto è un legume,lungo 35cm,molto compresso,peloso sulle suture e glabro sulle facce
laterali,contiene 8-10 semi lunghi, di colore giallo scuro.
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PROPRIETA’
La sparteina agisce come stimolante del sistema nervoso
centrale e periferico ed
anche un veleno cellulare. Infatti
questo alcaloide agisce prima stimolando e poi paralizzando il
sistema nervoso centrale e periferico. L’avvelenamento
è
dovuto a dosi eccessive ed è caratterizzato da un senso di
bruciore alla bocca e alla gola accompagnato da una secrezione
salivare, perdita del colorito, abbassamento della temperatura,
vomito, mancanza di respiro e può portare anche alla morte per
paralisi respiratorie. La quantità di sparteina presente nella
pianta, se la droga è presa nelle dosi prescritte,non è
sufficiente a provocare l’avvelenamento. La ginestra dei
carbonai è un tonico cardiaco vaso costrittore; è inoltre un
potente diuretico che aiuta ad eliminare i cloruri(per la
scoparina);antiossico e antivelenoso;ipertensivo.
INDICAZIONI
Stimola la diuresi, cioè l’eliminazione di liquidi e di cloruri;è
cardiotonico; è utile nella cura di gotta e reumatismi, nelle
affezioni polmonari(come le pleuriti, le broncopolmoniti e
l’influenza) e nell’albuminuria.
Le ricette
L’infuso di fiori
L’infuso di fiori di ginestra è un efficace diuretico e si prepara
con un cucchiaino di droga per ogni tazza di acqua bollente e si
lascia in infusione per 10 minuti;si inizia la cura con una tazza
la giorno e si passa secondo la tolleranza personale a due o tre
tazze al giorno.
vino diuretico
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Si bruciano, in un luogo pulito, i rami verdi della ginestra, si
setacciano e si mettono in infusione da 301 1 60 grammi, delle
cenere ottenute, in un litro di vino bianco.
Si bevono da tre a cinque bicchieri al giorno.
La pianta
GRANO
Nome scientifico: Triticum
Famiglia: Graminacee o Poacee
STORIA E LEGGENDA
Il frumento fu tra le prime piante ad essere coltivate. Il
centro della sua domesticazione è stato identificato dagli
archeologi in località diverse dell'ampia area che dai rilievi
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iraniani e dalle montagne dell'Anatolia raggiunge la costa della
Palestina, comprendendo la valle del Tigri e dell'Eufrate, area
che per la sua forma è stata definita la Mezzaluna fertile.
Nella "Mezzaluna" il centro originario della coltura è stato
fissato da studiosi diversi in punti differenti. Gli ultimi studi,
condotti comparando il corredo genetico dei frumenti selvatici
tuttora esistenti e di quelli coltivati, hanno fissato la culla
della
coltivazione
proprio
nel
centro
geometrico
della
"Mezzaluna fertile" sui monti Karacadag, una catena posta tra
l'alveo del Tigri e quello dell'Eufrate.
Archeologi e storici hanno analizzato l'importanza che la
coltura del frumento ha svolto per spingere le prime società
umane a forme di organizzazione più complesse. Mentre gli
ortaggi possono essere coltivati, infatti, anche attorno ad un
campo di nomadi, il frumento, nelle condizioni climatiche della
valle del Tigri-Eufrate, spinse i primi coltivatori a realizzare
reti di canali per estendere la coltura, edificare le prime città
difese da mura per tutelare il raccolto nel corso dell'anno e
organizzare eserciti per difendere dai nomadi il territorio
irrigato dai canali faticosamente realizzati, oltre che per
procurare gli schiavi per estendere i canali a nuove superfici. Il
frumento ha costretto, in questi termini, l'uomo a organizzare
la società civile.
77
L'assicurare alla città di Roma il regolare approvvigionamento
del grano divenne il cardine della politica dell'impero romano.
Il frumento rientrava nelle abitudini alimentari della plebe
romana, a differenza dei Siciliani, consumatori di hordeum
(orzo) sulla base della tradizionale agronomia greca. Le
abitudini della plebs romana indussero a promulgare la legge
Terenzia Cassia volta a reperire frumento di buona qualità.
Il grano possiede il quadruplo dei geni di un essere umano. Un
patrimonio genetico così ampio deriva dal fatto che il grano
nasce della fusione di ben tre piante diverse, due graminacee e
una pianta erbacea. Non è però ancora chiaro perché si sia
conservato un numero cosi alto di geni di ognuna delle specie di
origine
Lo spirito del grano Nel folklore europeo si suppone spesso
che lo spirito del grano si incarni in diversi animali: lupo, cane,
lepre, gatto, volpe, gallo, oca, quaglia, capra, vacca, maiale,
cavallo. Quando si taglia il grano l'animale fugge davanti ai
mietitori e se un mietitore si ammala si ritiene che abbia
inciampato per errore sullo spirito del grano che l'ha quindi
punito. La persona che taglia le ultime spighe o l'ultimo covone
prende il nome dell'animale e conserva talvolta il nome per
tutto
l'anno.
Talvolta
chi
ha
rappresenta esso stesso l'animale.
78
battuto
l'ultimo
covone
DESCRIZIONE
È un cereale di antica coltura (vi sono tracce in Iraq, risalenti
a 5000 anni fa).
Esso cresce ovunque, tranne che nelle fasce tropicali. La pianta
produce infiorescenze in spighe composte. I frutti sono
cariossidi e, se macinati, producono farina.
Il termine italiano viene usato per indicare sia la pianta che le
cariossidi di tali piante.
PROPRIETA’
Il germe è l’embrione da cui si sviluppa la pianta, è la parte più
vitale del seme, quella che racchiude tutti gli elementi
necessari per generare una nuova pianta e farla crescere.
Anche noi possiamo usufruire di questa riserva di forza vitale
inserendo nella nostra alimentazione quotidiana il germe di
grano che ci garantisce un apporto di principi nutritivi ricco ed
equilibrato, un aiuto importante per mantenere o ritrovare la
salute.
Il germe di grano contiene le vitamine E, B1, B3, B5, B6 e F e
gli oligoelementi calcio, potassio, silicio, fosforo, zolfo, zinco,
rame, ferro, magnesio, manganese, selenio e molibdeno.
Contiene anche Octasanolo che agisce sul glicogeno dei muscoli
e
Ma
contrasta
la
sua
il
importanza
senso
di
nell’alimentazione
fatica.
è
dovuta
soprattutto alla presenza di grandi quantità di vitamina E
che viene assimilata grazie alla presenza del magnesio. Il
magnesio ha un ruolo fondamentale nel metabolismo dei grassi,
degli zuccheri e delle proteine; è il coenzima che attiva ben
350 enzimi. Regola l’equilibrio di sodio, potassio e calcio ed ha
un benefico effetto sul sistema nervoso. Aiuta anche a
regolare
l’equilibrio
acido-alcalino
79
dell’organismo.
La sinergia della vitamina E e del magnesio rende il germe di
grano un alimento molto vitale, apportatore di energia psicofisica. Il germe di grano è quindi utile nelle condizioni di stress
fisico e psichico, intensi allenamenti sportivi, eccesso di
radicali liberi, le sostanze aggressive che proliferano nel
nostro organismo a causa dell’inquinamento, delle radiazioni,
dell’età e anche dei pensieri e sentimenti negativi. Il modo
migliore per assumerlo è aggiungerlo alle insalate. Può essere
aggiunto anche ad altri cibi freddi. Per mantenere le sue
proprietà non deve essere riscaldato né surgelato. Inoltre è
fondamentale tener presente che il germe si trova nella parte
più esterna del chicco, quella parte in cui, se il prodotto non
proviene da coltivazioni biologiche, si accumulano tutti i veleni
chimici usati nell’agricoltura convenzionale quali: concimi,
pesticidi ed erbicidi; in questo caso i veleni chimici annullano e
distruggono tutte le proprietà salutari del germe di grano.
Prima di farne uso occorre perciò accertarsi che il prodotto
sia biologico certificato, solo in questo caso infatti possiamo
usufruire dei benefici del germe di grano.
INDICAZIONI
L’olio di germe di grano è molto utilizzato nell’alimentazione
ma anche nella cosmetica, quest’olio infatti, estratto a freddo
dal cuore del chicco del frumento, è una fonte naturale ricca di
vitamina E e di vitamina D, quindi le sue proprietà cosmetiche
sono decisamente positive anche per i capelli sfibrati e per la
pelle secca e disidratata
La ricetta
Pane casereccio
Ingredienti
80
Farina, lievito, sale,acqua,lievito madre
Procedimenti
La sera prima si prepara un impasto ”lavato” con “lu rinnuavu”(lievito lasciato dalla volta precedente)
La mattina seguente si mette la farina nella madia e s’impasta:
farina, sale, acqua insieme al “lavato” e si lascia lievitare.
Dall’impasto lievitato si formano i formano i panetti e si
lasciano ancora due ore lievitare.
Intanto, nel forno si brucia la legna per farlo riscaldare, si
raccoglie la brace alla bocca del forno e s’inforna il pane.
INGREDIENTI:
Farina di tipo 00
Acqua
Sale
lievito di birra.
PROCEDIMENTO
Il giorno prima impastare un po’ di farina con il lievito e
lasciarlo riposare tutta la notte. All’indomani riscaldare l’ acqua
tiepida, mescolare il sale per farlo sciogliere e poi impastare il
tutto affinché ci sarà una pasta morbida e ben lavorata, poi
lasciarla lievitare per un paio d’ore e quando il panetto sarà
aumentato di volume è pronto per infornare.
81
La pianta
GRANOTURCO
Nome scientifico: Zea mays
Famiglia: Poaceae
Nome comune attribuito ai cerali del genere triticum, noti
anche come grano. Dopo si tratta di numerose specie, alcune
delle quali conosciute con terminazione specifiche, p. es. ,
82
farro,. Attualmente hanno rilevante diffusione 2 di esse : il
triticum aestivum o vulgare (f. tenero ) e il triticum durum (F.
duro); le altre specie sono ormai quasi scomparse dalle aree
coltivate oppure hanno importanza solo a livello locale. La
coltivazione del F. ha come scopo primario la produzione delle
cariossidi,
utilizzate,
principalmente,
previa
molitura,
nell’alimentazione umana da cui si ottiene la FARINA; possono
essere anche utilizzate in diversi settori le parti restanti della
pianta: paglia, pula.
La ricetta
Ciambelle di mais
INGREDIENTI
500 gr di farina gialla fine
500 di farina bianca
300 gr di zucchero
150 gr di burro
la buccia grattugiata di mezzo limone
5 uova
una bustina di lievito
un po’ di latte.
PROCEDIMENTO
Setacciare i due tipi di farina in una terrina e unire lo
zucchero, le uova, il burro ammorbidito e la buccia di
limone.
83
Lavorare gli ingredienti ripetutamente per amalgamarli
bene finché si ottiene un composto uniforme:
trasferirlo in una tasca da pasticcere con la bocchetta
a stelle e premendola fare uscire l’ impasto formando
delle piccole ciambelline direttamente sulla placca del
forno foderata con carta speciale.
Cuocere i dolcetti in forno preriscaldato a 180° per
circa venti minuti.
La pianta
KACO
Nome scientifico: Diospyros kaki
Famiglia:Ebenales
STORIA E LEGGENDA
Le origini del caco sono molto antiche. Questo frutto ha fatto
la sua prima apparizione in Oriente, dove, grazie alle sue
appurate positive caratteristiche, è stato sempre ribattezzato
con nomi particolari, da Pane degli dei (diospiros) a Albero
84
della Pace (fu l’unica pianta a sopravvivere all’attacco atomico
di Nagasaki).Inoltre, dai Cinesi fu anche definito Albero dalle
7 virtù, per i seguenti motivi:
• ha lunga vita;
• protegge con la sua grande ombra;
• permette agli uccelli di costruire nidi sicuri fra i suoi
rami;
• non è, come detto, attaccato dai parassiti;
• le sue foglie autunnali sono estremamente decorative;
• il suo legno produce un caldo fuoco;
• le foglie cadute sul terreno costituiscono un ricco
nutrimento per la terra.
PROPRIETA’
Oggi si è inoltre appurato che le prorpietà nutritive del caco
sono fonte di importanti benefici per la salute.
Innanzitutto, consideriamo che il suo colore arancione vivo è
dato
dalla
presenza
di
beta-carotene,
un
prezioso
antiossidante precursone della vitamina A. Il suo sapore molto
dolce è indice della presenza di una grande quantità di zuccheri
(fruttosio e glucosio), principali responsabili della nostra
energia. I cachi maturi contengono più zuccheri rispetto a
quelli acerbi, che a causa della forte presenza di tannini, danno
quella tipica sensazione di “bocca legata”. Questo frutto
85
contiene
anche
potassio,
un
importante
sale
minerale
responsabile delle sue famigerate proprietà diuretiche; e
diverse fibre, che lo rendono un frutto dalle proprietà
lassative.
INDICAZIONI
Il caco è quindi consigliato per:
ƒ
chi pratica sport
ƒ
chi soffre di stress e stanchezza cronica
ƒ
chi soffre di inappetenza
ƒ
chi soffre di stitichezza
ƒ
chi sta assumendo cure antibiotiche
ƒ
chiunque voglia prevenire disturbi a milza, pancreas,
stomaco ed intestino tenue
ƒ
chi necessita di un particolare apporto di vitamine
Il caco è invece sconsigliato per:
ƒ
chi soffre di diabete
ƒ
chi soffre di obesità
ƒ
chi soffre di disturbi gastrointestinali (es. diarrea)
86
La ricetta
TORTA CON CACHI E CIOCCOLATO
Ingredienti
4 cachi maturi
200 gr di farina
70 gr di burro
100 gr di zucchero
50gr di cioccolato fondente +1 cucchiaio di cacao amaro
2 uova
1 bustina di lievito
Scorza di 1 limone
PROCEDIMENTO
Sbucciare i cachi e ricavarne la polpa che si dovrà passare nel
passaverdure.
Amalgamare lo zucchero con il burro ammorbidito. Aggiungere
quindi i tuorli delle uova, poi la farina, il lievito, la buccia di
limone, il cioccolato (fatto precedentemente sciogliere a
bagnomaria) e il cacao. Mescolare il tutto fino ad ottenere un
composto omogeneo. Montare quindi gli albumi e amalgamarli
con delicatezza al composto della torta, mescolando dal basso
verso l’alto.
Versare il composto in uno stampo precedentemente imburrato
e infarinato e cuocere in forno preriscaldato a 180° per 40
minuti.
87
La pianta
KIWI
Nome scientifico: Actinida
Famiglia: Actinidiaceae
DOVE CRESCE
In alimentazione per kiwi si intende un frutto esotico (più
precisamente una "bacca") prodotto da un genere di "liane"
tipiche
dell'Asia
orientale,
88
le
Actinida
(famiglia
Actinidiaceae), ed in particolar modo dalla Actinidia deliciosa.
I frutti delle diverse varietà di kiwi hanno forme e colori
differenti; in Italia, le due varietà commercializzate con
buona diffusione sul territorio sono il kiwi VERDE ed il kiwi
ORO. Entrambi hanno la forma e le dimensioni di un tubero
(circa 100g) ed al centro del frutto contengono numerosi e
piccoli semi di colore nero; le differenze consistono nella
forma, nel colore della polpa e nella buccia (il primo è ovale con
polpa verde e buccia pelosa, mentre il secondo è più allungato,
con polpa giallognola e buccia priva di peluria). Sebbene il kiwi
sia un frutto originariamente asiatico, già a partire dai primi
del '900 fu importato in altri continenti e nazioni che ne hanno
successivamente avviato la coltivazione. In Italia arrivò solo
alla fine del XX° secolo ma ebbe un grande successo; ad oggi,
soprattutto grazie alle coltivazioni venete, piemontesi e
laziali, il nostro paese risulta essere tra i primi produttori ed
esportatori mondiali di kiwi (assieme a Cina e Nuova Zelanda).
DESCRIZIONE
Il kiwi è un frutto dalla polpa di colore verde o gialla prodotto
da alcune piante della famiglia delle Actinidiaceae, la cui
varietà principale è costituita dall'Actinidia deliciosa. La sua
buccia è di tonalità tendente al marrone ed all'interno del
frutto sono presenti numerosi semi di colore nero. Il suo
89
sapore può essere più o meno acidulo a seconda del livello di
maturazione ed il suo gusto è rinfrescante.
INDICAZIONI
Il kiwi è un frutto generalmente consumato a partire dalla
stagione autunnale fino al termine dell'inverno; una porzione di
kiwi corrisponde circa a 200 g di prodotto (100-300g) che, in
termini numerici, si riferisce mediamente a 2 frutti (1-3
frutti); le frequenze di consumo riferite al kiwi non si
differenziano da quelle indicate per il resto della frutta,
pertanto, nel rispetto delle necessità individuali, è possibile
consumarne da 2 a 4 porzioni al giorno (soprattutto negli
sportivi).
Una porzione di kiwi apporta 44-132 kcal (in media 88kcal) e
rientra tra gli alimenti dolci, quindi a prevalenza di
carboidrati. Gli zuccheri in esso contenuti sono semplici e più
precisamente composti dal fruttosio; quei pochi grassi che si
possono trovare sono trigliceridi costituiti da catene insature,
mentre le proteine NON si caratterizzano per un buon valore
biologico e contengono prevalentemente gli amminoacidi: acido
aspartico, acido glutammico ed arginina. Il kiwi è un buon
apportatore di acqua, di fibra (mirabile il contenuto di quella
solubile), di potassio (K) e di acido ascorbico (vit. C).
90
Il kiwi è senz'altro un frutto molto "ricco" e si utilizza con
duttilità in diversi tipi di regimi alimentari; l'elevato apporto
di acqua, di antiossidanti e di potassio gli conferisce una buona
applicabilità nella dieta dello sportivo e dell'iperteso, mentre
il quantitativo di fibra alimentare sembra agire in maniera
positiva sulla motilità intestinale prevenendo la stipsi e
probabilmente alcune forme di colon irritabile. Acidi grassi
essenziali, allergie ed effetto lassativo.
Con i suoi 620 mg di acido alfa-linolenico per grammo, l'olio di
semi di kiwi rappresenta in assoluto una delle fonti più
generose di questo acido grasso essenziale, capostipite degli
ormai "famosi" omega tre. Nell'alimento fresco il contenuto in
acido alfa linolenico è inferiore, ma comunque degno di nota;
secondo i dati diffusi dal dipartimento dell'agricoltura
americano, un kiwi di medie dimensioni (80 grammi) apporta
mediamente 33.6 mg di acido alfa linolenico. Essendo il
fabbisogno di omega tre in età adulta pari ad 1000-1500 mg al
giorno, il consumo di kiwi non contribuisce in maniera rilevante
alla copertura di tale fabbisogno.
Purtroppo il kiwi rientra tutt’oggi nella lista delle allergie
alimentari più diffuse al mondo; il principale imputato nella
comparsa di questi fenomeni allergici - che spaziano da sintomi
di irritazione della bocca e della gola sino a gravi reazioni
anafilattiche - è una proteina, l'enzima actinidina. La stessa
sostanza viene utilizzata - al pari della papaina e della
bromelina - per intenerire i cibi ricchi di proteine e connettivo
come alcuni tagli di carne. Non sorprende, quindi, che le
persone allergiche a lattice, banane, papaya o ananas siano
spesso allergiche anche al kiwi. Va comunque ricordato che la
sensazione di prurito e bruciore del cavo orale dopo
l'ingestione del kiwi potrebbe essere legata anche a fenomeni
NON allergici: il frutto è infatti ricco di cristalli aghiformi di
ossalato di calcio, che possono irritare per attrito la mucosa
del cavo orale.
Il kiwi, infine, è inserito nella lista degli alimenti tipicamente
ritenuti lassativi; tale effetto, variabile da persona a persona,
91
è da attribuirsi in parte alla buona presenza di fibra solubile
ed in parte all'effetto osmotico esercitato dagli zuccheri
semplici nel lumen intestinale.
La ricetta
Crostata di kiwi
50 gr di farina
4 kiwi
80 gr di burro
60 gr di zucchero
1 tuorlo d’uovo
scorza di 1 limone grattugiato
1 cucchiaino di lievito vanigliato
Preparazione
Disponete la farina a fontana ed aggiungete al centro lo
zucchero, il burro a pezzetti, il tuorlo, la scorza di limone ed il
lievito. Lavorate gli ingredienti velocemente ottenendo però un
impasto omogeneo. Formate poi una palla con l’impasto,
avvolgetela nella pellicola e lasciatela riposare in frigo almeno
mezz’ora. Stendete l’impasto in una teglia per crostata
imburrata e infarinata. Mettete in forno preriscaldato a 200°
C per circa 20 minuti (dipende dal vostro forno).
Una volta sfornata la base, lasciatela raffreddare poi
spalmateci la marmellata di pesche ed infine coprite la
superficie con i kiwi a fettine.
92
La pianta
MELO
Nome scientifico: Malus domestica
Famiglia: Rosaceae.
DESCRIZIONE
Il melo è un piccolo albero deciduo di 5-12 metri di altezza,
con una chioma densa ed espansa e apparato radicale
superficiale.
Le foglie sono alterne e semplici, a lamina ovale, con apice
acuto e base arrotondata, di 5-12 centimetri di lunghezza e 36 cm di larghezza, glabre superiormente e con una certa
tomentosità sulla pagina inferiore. Il picciolo è lungo 2-5 cm.
I fiori sono ermafroditi di colore bianco-rosato esternamente
e bianco internamente, a simmetria pentamera. Hanno corolla
composta da 5 petali e sono larghi 2,5-3,5 cm e ovario intero.
Sono riuniti in infiorescenze a corimbo, in numero di 3-7. La
93
fioritura si svolge in primavera, simultaneamente
germogliamento. L'impollinazione è entomofila.
al
Il frutto, detto pomo, si forma per accrescimento del
ricettacolo fiorale insieme all'ovario ed è perciò un falso
frutto; ha forma globosa, generalmente di 5-9 cm di diametro,
prima verde e a maturazione, estivo-autunnale, con colore
variabile dal giallo-verde al rosso. Il frutto vero, derivato
dall'accrescimento dell'ovario è in realtà costituito dal torsolo,
di consistenza più coriacea rispetto alla polpa.
Il pericarpo contiene cinque carpelli disposti come una stella a
cinque punte; ogni carpello contiene da uno a tre semi.
Tipico dell'Emilia-Romagna è il Melo campanino.
INDICAZIONI
La mela e i suoi contenuti
La mela è un frutto di forma e colore vari. La sua coltivazione
risale all'età della pietra e le varietà oggi commercializzate
sono più di 1.000. La mela contiene molta acqua, circa l'85%.
Questa caratteristica la rende particolarmente adatta ai
regimi dimagranti, perché essa dà un senso di sazietà
apportando solo circa 45-57 calorie ogni 100 g. di frutto.
La mela, poi, fornisce zuccheri, fonte di energia, per circa il
12-18% del suo peso, costituiti essenzialmente da fruttosio,
l'unico zucchero con un basso indice glicemico. Come tutti i
frutti, essa contiene una percentuale rilevante di fibre (12,7%
in media), in particolare pectina (un terzo del totale), una fibra
idrosolubile che favorisce la peristalsi intestinale e riduce i
livelli di colesterolo nel sangue.
La vitamina C della mela
La mela apporta in media 12mg/100 g di vitamina C, quindi circa
il 20% dell'apporto giornaliero raccomandato per un adulto. Il
contenuto in vitamina C è al suo massimo quando il frutto è
maturo e si concentra essenzialmente nella buccia (25-50%
della quantità totale). Attenzione però: il calore e il contatto
con l'aria degradano la vitamina C; per conservarla è
94
consigliabile consumare il frutto colto da poco, crudo e con la
buccia.
La mela fa bene perché...
La mela è indicata in caso di gastroenterite, diarrea, calcoli
biliari, diete dimagranti; può essere consumata in caso di
diabete. A differenza di altri frutti, non favorisce le
fermentazioni intestinali.
Cruda o cotta: come consumare la mela
La mela si gusta come frutto fresco, a fettine, grattugiata o in
macedonia; si cuoce in pentola o al forno, con o senza zucchero.
Si impiega per la preparazione di crostate, strüdel, frittelle,
dolci al cucchiaio, confetture e composte. La mela si può anche
essiccare.
La mela rossa ti fa dimagrire
La migliore fonte alimentare di piruvato è costituita dalla mela
rossa, con un contenuto stimato in circa 450 milligrammi per
mela. Il piruvato è normalmente prodotto nell'organismo
durante il processo di metabolismo del glucosio. In effetti,
sotto il profilo strutturale, il piruvato può essere considerato
come una mezza molecola di glucosio, dal momento che il
glucosio contiene sei atomi di carbonio e il piruvato ne ha tre.
Questa sostanza tende a inibire gli accumuli di grasso,
favorendo la riduzione delle scorte di adipe dell'organismo.
Per ottenere buoni risultati, occorre mangiare almeno tre mele
rosse al giorno.
Le ricette
Torta di Mele
Ingredienti:
•
250 gr di burro
•
250 gr di zucchero
•
3 uova
•
sale
•
250 gr di farina
•
1 bustina di lievito
95
•
3-4 mele renette
•
zucchero a velo qb
Procedimento
1.
Mescolare lo zucchero con il burro fuso, poi
incorporare i tuorli e amalgamare.
2.
Montare a neve gli albumi con un pizzico di sale.
3.
Aggiungere poco per volta alternandoli la farina
setacciata con il lievito e gli albumi montati, mescolando
dal basso verso l'alto.
4.
Stendere questo impasto in una tortiera imburrata
e infarinata.
5.
Sbucciare e tagliare le mele a spicchietti, poi
adagiarle sopra l'impasto della torta a raggiera.
6.
Cuocere in forno a 180 gradi per 35-40 minuti circa.
7.
Completare con zucchero a velo
Amaretto
Liquore di semi di mela
Bisogna raccogliere un bicchiere da vino di semi di mela
250 gr di alcool
250 di acqua
250 gr di zucchero
PROCEDIMENTO
Mettere tutto in un bottiglia per 40 giorni.
Scaduto il tempo filtrare e servire.
96
La pianta
MENTA
Nome scientifico: Mentha Piperita L.
Famiglia: Labiate
STORIA E LEGGENDA
Una leggenda greca vuole che Proserpina, dea delle
messi, per gelosia dell’ amore che Ade, dio degli Inferi,
nutriva per la ninfa Minte, trasformasse la rivale in una
pianta profumata, la menta. Il genere menta è uno dei
più vari e complessi che esistano ed è tutta via il più
rappresentativo
della
famiglia
delle
Labiate.
Si
conoscono tante varietà di menta che classificarle
tutte è molto difficile. Ne esistono alcuni tipi i più
diffusi, come la menta acquatica, che sono largamente
coltivate per vari usi: da quello della fabbricazione dei
liquori a quello culinario o farmaceutico. Esistono altre
97
varietà orientali della pianta: in Cina erano già
conosciute, nell’ antichità, le sue proprietà calmanti o
antispasmodiche, così come le conoscevano i Romani e i
Greci, che le consideravano anche un afrodisiaco.
DESCRIZIONE
La menta piperita è una pianta erbacea, perenne, alta 30-60 cm
con rizoma legnoso, che produce numerosi stoloni striscianti, lo
scapo è eretto, rossicci, ramificato. Le foglie sono alterne con
picciolo breve, di forma ovato-oblunga, acute, con margini
irregolarmente
seghettati,
di
colore
verde
intenso,
periormente glabre ed infiorescenze munite di peli. I fiori sono
riuniti in glomeruli densi, in modo da formare infiorescenze,
terminali o all’ascella delle foglie superiori, generalmente a
forma di spiga. Il calice è tubulare, persistente, glabro con
cinque denti lanceolati; la corolla quasi regolare è di colore
violetto o biancastro, tubolare con lembo a forma d’imbuto
campanulato diviso in quattro lobi quasi uguali.
Il frutto è formato da quattro acheni lisci, ovali arrotondati
all’apice, bruno lucenti, racchiusi nel fondo del calice.
La menta acquatica è anch’essa perenne, con rizoma che
produce numerosi stoloni; le foglie sono opposte di forma ovalioblunghe o tondeggianti e con margine dentato; la superficie è
glabra nella pagina superiore e tormentosa in quella inferiore. I
fiori sono riuniti in capolini inseriti all’apice del fusto e
all’ascella delle foglie superiori; il calice è tubolare,termina in
cinque denti ed è peloso;
la corolla è tubolare pelosa sia all’interno sia all’esterno,
termina in quattro lobi di colore violaceo. Il frutto è formato
da quattro acheni di forma ovale.
98
PROPRIETA’
La menta è uno stimolante del sistema nervoso ed è tonico
generale, è uno stomachico, ha proprietà
antispasmodiche
contro le gastriti e le coliti, è un carminativo antisettico
generale: inoltre è efficace come emmenagogo, vermifugo e
moderato
analgesico.
Usata
esternamente
ha
poteri
antisettici, antiparassiti, antispasmodici e pare allontani le
zanzare.
INDICAZIONI
USO INTERNO
Può essere usata contro l’affaticamento generale del corpo,
contro la tonia digestiva e le indigestioni, per combattere
l’aerofagia le flatulenze; contro gli spasmi gastrici, le coliche ,
le intossicazioni di origine gastro-intestinale; contro l’alito
cattivo e la cura delle affezioni epatiche, delle palpitazioni e
delle vertigini, contro le emicranie e i tremori; per stimolare le
mestruazioni e alleviare quelle dolorose; contro l’asma e la
bronchite cronica.
USO ESTERNO
Per curare la scabbia; contro il dolore delle emicranie e delle
nevralgie dentarie.
MODO D’IMPIEGO
USO INTERNO
Per preparare un infuso mettere un cucchiaio di foglie per ogni
tazza di acqua bollente; berne tre tazze al giorno dopo o tra i
pasti: L’essenza ha effetti benefici contro gli spasmi e va
presa più volte al giorno, due o cinque gocce in pozione o su una
zolletta di zucchero; le dosi medie sono di 0,05-0,30gr al
99
giorno. Un elisir stimolante è composto da 20 gr di alcool di
menta, 100gr di sciroppo di zucchero e 50 gr di acqua di
cannella; prenderne 1 cucchiaio da caffè o da minestra. Per una
porzione stomachica mettere 15 gr di alcool di menta, 30 gr di
sciroppo cannella, 15 gr di di alcool di anice, 120 gr di acqua di
tiglio. Prendere un cucchiaio da caffè.
Uso esterno
Contro l’ asma e la bronchite si possono fare delle inalazioni di
menta. Per alleviare le emicranie fare delle unzioni, utili anche
per le nevralgie dentarie. L‘ assenza di menta è inoltre
utilizzata per comporre dentifrici e colluttori.
ALTRI USI
La menta può essere facilmente coltivata in giardino con altre
erbe aromatiche, poiché, essendo una pianta perenne, resiste
bene ai rigori dell’ inverno. In primavera o in autunno
sotterrare dei frammentini rizoma;di 15 cm di lunghezza, nel
terreno: rustica quale è crescerà forte quasi invadente.
La ricetta
Sciroppo alla menta
Ingredienti: per un 1 litro di sciroppo
300 gr di foglie di menta,
1 kg di zucchero
il succo di un limone.
Lavare rapidamente le foglioline di menta sotto l’ acqua
corrente e asciugarle delicatamente con telo pulito.
Metterle quindi in una terrina e versare sopra il succo di
limone e 1 litro di acqua bollente. Farle infine macerare per
circa 4 ore.
Trascorso questo tempo, passare il composto attraverso un
telo pulito a trama fine e farlo cadere in una casseruola.
100
Strizzare infine il telo per fare uscire la maggior quantità
possibile di succo di menta.
Aggiungere lo zucchero e portare il composto a ebollizione,
mescolando spesso ed eliminando l’eventuale schiuma che si
dovesse formare in superficie.
Far bollire lo sciroppo per 20 minuti.
Filtrarlo attraverso la carta da filtro, versarlo nelle bottiglie,
precedentemente riscaldate, pulite e perfettamente asciutte
all’ interno.
Coprire l’ imboccatura con una garza per evitare che possa
entrare della polvere. Far raffreddare completamente lo
sciroppo prima di tappare ermeticamente le bottiglie.
Conservare in luogo fresco fino al momento di utilizzare lo
sciroppo.
101
La pianta
NOCCIOLO
Nome scientifico: Corylus avellana
Famiglia: Betulaceae
STORIA E LEGGENDA
Il nocciolo era già conosciuto e coltivato dai Romani che ne
consumavano i buoni frutti. Con il nome di corylus lo cita infatti
Virgilio; Plinio ci tramanda che le nocciole erano sovente
chiamate ”pontiche”, poiché si credeva che questa pianta fosse
stata importata dal Ponto. Il nocciolo invece era già presente
in Europa,dopo la fine delle glaciazioni: nelle torbiere infatti
sono stati trovati i granuli pollinici fossili di questo arbusto.
DESCRIZIONE
E’ un arbusto o un piccolo albero che può raggiungere i 7m di
altezza, poco longevo e molto ramificato fin dalla base. Le
foglie sono alterne, semplici e picciolate, con stipole caduche;
la lamina è arrotondata, cordata alla base e appuntita all’apice,
dentata e lobata, di colore verde scuro e poco pelosa nella
pagina superiore,più chiara e tormentosa in quella inferiore; le
102
nervature sono evidenti. I fiori sono raggruppati in
infiorescenze unisessuali,presenti su ciascuna pianta(monoici),
quelli maschili in amenti cilindrici,penduli a gruppi di 2-4, quelli
femminili in gruppi gemmiformi grandi circa 5mm. Il frutto è un
achenio globoso, solitario o a gruppi(fino a 12), protetto da un
involucro erbaceo irregolarmente dentato.
PROPRIETA’
I frutti sono molto nutrienti, energetici e molto digeribili;
inoltre sono vermifughi. I fiori maschili sono sudoriferi, le
foglie depurative.
INDICAZIONI
I frutti possono essere consumati in abbondanza durante la
crescita, la gravidanza e in tutti gli stati che necessitano di un
forte apporto nutritivo. Sono perciò indicati anche agli
sportivi. Le foglie, per la loro attività depurativa,possono
giovare nella cura delle malattie della pelle, mentre i fiori nelle
affezioni febbrili dell’apparato respiratorio.
La ricetta
Biscotti alle nocciole
Ingredienti:
250 gr. di Nocciole tostate
200 gr. di Burro
200 gr. di Zucchero
500 gr. di Farina
2 Uova
1 bustina di Lievito per dolci
Sale
Preparazione:
103
Setacciate la farina e mescolatela allo zucchero, al lievito e
aggiungete un pizzico di sale. Unite i tuorli delle uova e il
burro, che avete fatto ammorbidire fuori dal frigorifero.
Impastate bene tutti gli ingredienti con le mani. Montate a
neve gli albumi con un pizzico di sale e uniteli al composto
mescolando delicatamente. Tritate le nocciole grossolanamente
e unitele all’impasto, coprite il tutto con un panno e fate
riposare in frigorifero per 30 minuti. Trascorso questo tempo,
stendete l’impasto col matterello e tagliate i biscotti
aiutandovi con delle formine. Cottura:Disponete i biscotti alle
nocciole in una teglia foderata di carta da forno. Cuocete in
forno ben caldo a 180 gradi per 15 minuti.
Accorgimenti:Potete tostare le nocciole sia in forno sia in una
padella, rigirandole per dorarle uniformemente. Disponete i
biscotti leggermente distanziati tra loro per evitare che
lievitando si attacchino l’uno all’altro.
104
La pianta
NOCE
Nome scientifico:juglans regia L
Famiglia: juglandacee
STORIA E LEGGENDA
I Greci la chiamavano ghianda degli dei,ma non ne fecero
grande uso finchè non vennero importate delle varietà pregiate
dalla Persia. Le noci erano sacre a Dioniso e si narra che una
sua sacerdotessa fu trasformata in un albero di noce. In
passato si pensava che l’aria e l’ombra del noce fossero letali
alle persone che si fermavano a lungo nelle sue vicinanze. Il
celebre noce di Benevento sembra sia stato luogo di ritrovo di
streghe e così viene ricordato oggi dalla gente.
DESCRIZIONE
Originario dell’Oriente, ma conosciuto in Europa centro
meridionale, in Italia è comunissimo e coltivato sia in pianura
che i
montagna,al di sotto di 1000m,a scopi alimentari ed
industriali, per il suo legno da opera. E’ un albero dall’ampia
105
chioma, prediligente terreni fertili e freschi, il cui fusto
eretto, rivestito dalla corteccia grigiastra, supera a volte i 1520m di altezza. Le foglie di colore verde brillante,sono
pennate-composte,formato
foglioline
da
ellittico-lanceolate.
un
numero
I
variabile(5-7)di
fiori,
sboccianti
contemporaneamente alle foglie, sono maschili e femminili. I
primi, disposti in amenti, rescono sui rami di un anno; i secondi
riuniti in gruppi,si sviluppano all’estremità dei germogli
dell’anno. Il frutto globoso, comunemente chiamato noce e
rivestito dal mollo, è una drupa contenente un gheriglio
formato da due cotideloni.
PARTI USATE
A scopo erboristico vengono usate le foglie e il mollo.
Le foglie potranno essere raccolte nella tarda estate,il mallo,
alla raccolta del frutto(noce).
COME SI CONSERVA
Essiccare le foglie all’ombra e conservarle in contenitori di
carta o di legno. Il mallo essiccato al sole,conservato al riparo
dell’umidità e della polvere.
PROPRIETA’
Astringenti,ipoglicemizzanti,amaro-toniche,impiegato per altro
nel trattamento di dispepsie ed infiammazione del tubo gastroenterico.
E’ un tonico astringente, un ricostituente un eccitante del
fegato e del pancreas ; ha poteri antidiabetici e stomatici; è un
depurativo; digestivo; antisettico; inoltre può servire da
vermifugo,soprattutto il frutto che è anche un lassativo.
106
INDICAZIONI
Uso interno. Contro il rachitismo, il linfatismo le adenopatie;
cura l’astenia
e le malattie ossee; per combattere le
tubercolosi e le bronchiti croniche; aiuta
nel diabete,
nell’anemia e nella gotta; contro la diarrea e la tenia; per i
reumatismi
il
frutto
è
consigliabile
contro
i
parassiti
intestinali.
Uso esterno Può curare le perdite bianche, allevia le angine;
in caso di piaghe atone, ascessi eczemi umidi; il frutto può
essere utilizzato per curare forme di dermatosi.
La ricetta
DOLCE ARROTOLATO CON LE NOCI
Ingredienti per la pasta:
™ 250 gr di farina
™ 1 uovo
™ 20 gr di olio
™ 20 gr di burro
™ 400 gr di acqua
™ Sale
Ingredienti per il ripieno:
™ 150 gr di noci
™ 20 gr miele
™ 100 gr di uvette
™ 2 torli
™ 50 gr di zucchero
™ 50 gr di latte
™ Zucchero a velo.
Disporre la farina a fontana versare al centro l’uovo, un pizzico
di sale, il burro e l’olio.
Impastare a lungo aggiungendo all’occorrenza l’acqua in modo
da ottenere una pasta omogenea e consistente, avvolgere a
palla e lasciar riposare per 10 min.
107
Tirare con il matterello la pasta sin ad ottenere una sfoglia
sottile.
Preparare il ripieno:
far riscaldare sul fuoco il latte aggiungere il miele e mescolare
fino ad incorporarli fra loro.
108
La pianta
ORIGANO
Nome scientifico:Origanum
Famiglia:Lamiaceae
STORIA E LEGGENDA
L'origano chiamato anche Origanum vulgare è utilizzato per le
sue proprietà in campo erboristico come stomachico e
antispasmodico ed ha azione stimolante sulla funzionalità
digestiva ed è particolarmente indicato nelle atonie gastriche
ed intestinali. L'origano è noto anche in ambito culinario
essendo un'erba molto aromatica viene usata come spezia in
particolar modo per condire salse di pomodoro, verdure,
grigliate di carne e pesce. L'origano è una delle erbe
aromatiche più utilizzate nella cucina mediterranea in virtù del
suo intenso e stimolante profumo.
L'origano (Origanum, L. 1753) è un genere di piante
aromatiche, erbacee o sub-arbustive, appartenente alla
famiglia delle Lamiaceae e comprendente circa 45-50 specie
originarie soprattutto del bacino del Mar Mediterraneo.
109
L'origano è una delle erbe aromatiche più utilizzate nella
cucina mediterranea in virtù del suo intenso e stimolante
profumo. Si usa in innumerevoli preparazioni su carni e su
pesce, nelle insalate e nella pizza. Le cucine dell'Italia
meridionale ne fanno grande uso.
L'origano non è importante solo per il suo utilizzo in cucina ma
anche per le sue numerose proprietà terapeutiche. I suoi
principi attivi sono principalmente i fenoli Timolo e Carvacrolo
oltre a grassi, proteine, sali minerali, vitamine e carboidrati.
Le sue proprietà terapeutiche sono: antalgico, antisettico,
analgesico, antispasmodico, espettorante, stomachico e tonico.
Il suo olio essenziale è molto utilizzato nell'aromaterapia. I
suoi infusi sono consigliati contro la tosse, le emicranie, i
disturbi digestivi e i dolori di natura reumatica svolgendo una
funzione antinfiammatoria.
L'Origano è anche un buon repellente per le formiche: basta
cospargerlo nei luoghi frequentati e ricordarsi di sostituirlo
spesso per tenerle lontane.
Nel linguaggio dei fiori l'Origano da sempre è stata
considerata una pianta che dà sollievo, conforto e salute
Delle piante di Origanum si nutrono le larve di alcuni
lepidotteri, come ad esempio Coleophora albitarsella.
Le ricette
Pangrattato alle erbe
1 tazza di pangrattato
3 cucchiai di aglio disidratato tritato finemente
3 cucchiai di origano secco
Aggiungete altre erbe essiccate a piacere: timo, prezzemolo, o
anche peperoncino tritato per un tocco di piccante.
Pesce Spada con impanatura aromatica
Far marinare le fette di pesce spada in olio d'oliva almeno
un'ora, quindi passarle nel pangrattato alle erbe aromatiche.
Grigliare il pesce spada finché non è ben dorato.
110
La pianta
ORTICA
Nome scientifico: . Urtica dioica,
Famiglia: Urticaceae
STORIA E LEGGENDA…
L‘ortica è una pianta certamente nota a tutti per il fastidioso
sistema difensivo: acido formico contenuto nei suoi peli
urticanti. Un’altra specie di ortica, ’urtica urens ora più
molesta e ne esistono altre ancora, originale del Bengala ,che
producono un tale dolore al solo toccarle da causare svenimenti
e altri gravi sintomi,che durano parecchi giorni. Lo stelo delle
ortiche era usato in passato per produrre fibre tessili.
Oggi, come del resto per la canapa, questa utilizzazione è
caduta in disuso e la pianta trova impiego in terapia e per
l’estrazione di clorofilla. L’ortica può essere consumata come
una qualsiasi verdura: bollita, infatti perde le sue proprietà
irritanti e ha un sapore gradevolissimo.
DESCRIZIONE
E’ una pianta erbacea perenne, con rizoma strisciante,
ampiamente ramificato; i fusti sono eretti, alti 1 m e più, hanno
111
sezione quadrata. Le foglie sono grandi, picciolate, di forma
ovale-oblunga , con la base a forma di cuore e con l’ apice che si
restringe gradatamente, fino a diventare lanceolato; il margine
è dentato sulla superficie e specialmente lungo le nervature
sono presenti i peli urticanti . I fiori sono dioici (i femminili e i
maschili portati da individui diversi) ,riuniti in glomeruli che
formano spighe ramose, quelle maschili eretti e quelle
femminili pendule; queste ultime sono inserite all’ ascella delle
foglie superiori. Il frutto è un achenio ovale con un ciuffo di
peli all’ apice, racchiuso in 4 tepali persistenti.
PROPRIETÀ
È
un
tonico
emostatico;ha
astringente,
proprietà
ottimo
antianemiche
vaso-costrittore,
e
antirachitiche;
depurativo, antireumatico e antinfettivo;facilita la diuresi e
l’eliminazione
di
acido
urico;è
antidiarroico,
stomachino,
drenatore epatico.
INDICAZIONI
USO INTERNO
Per la cura emorragie (metrorragie, emottisi), nella cura delle
emofilia,dell’anemia, del rachitismo,negli stati di debolezza
generale;in caso di dermatosi,orticarie e scottature; contro i
reumatismi gottosi e cronici; coadiuvante nelle nefrite.
USO ESTERNO.
Per rinforzare il cuoio capelluto;contro il mughetto, le afte e le
infezioni bucco-faringee.
MODO D’IMPIEGO
USO
INTERNO.
Come
antireumatico,
depurativo
e
antidiarroico si può preparare un infuso di foglie e radici;
metterne 50 gr in un litro d’acqua e fare bollire per 2 o 3
minuti; berne a volontà.
112
Il succo della pianta fresca spremuta è un emostatico e
vasocostrittore; prenderne da 100 a 120 gr al giorno, in 3
volte. Contro i reumatismi è anche utile il decotto di radice
tagliata o di tutta la pianta; metterne una manciata in un litro
d’acqua e lasciare bollire per 10 minuti; bere nelle ore
successive, tra i pasti. Con l’ortica si può fare uno sciroppo con
250 gr di succo della pianta, e con 250gr di zucchero, si cuoce
il tutto fino che non raggiunga la stessa consistenza.
USO ESTERNO
Le radici bollite in un po’ d’aceto sono un tonico del cuoio
capelluto. Per frizioni contro la caduta dei capelli si può usare
un macerato di 50 gr di radice di ortica, 50 gr di rosmarino in
un litro di acquavite. Per gargarismi e sciacqui alla bocca
contro il mughetto, l’afte e le infezioni bucco-faringee,
prepara il decotto con una manciata di pianta intera
sminuzzata, per mezzo litro d’acqua; bollire per 30 minuti
La ricetta
RISOTTO ALL'ORTICA
Ingredienti per 4 persone:
Ortica tritata 300 g
Riso per risotti 350 g
Olio extravergine di oliva
Cipolla
Brodo vegetale
Sale pepe
Parmigiano
113
PREPARAZIONE:
Ripassare l'ortica in padella con la cipolla rosolata prima
nell'olio, aggiungere sale, un bicchiere d'acqua e del brodo
vegetale. Versare il tutto in un tegame, aggiungere il riso e
altri due bicchieri di brodo. Mescolare di tanto in tanto.
Quando il riso è cotto aggiungere il grana grattugiato, pepe
nero, mantecare e servire.
114
La pianta
Papavero
Nome scientifico: Papaver rheas
Famiglia: papaveracee
STORIA E LEGGENDA
Raccontano che Tarquinio il Superbo, per insegnare al figlio
che aveva conquistato la città
di Gabes, come togliere di
mezzo i cittadini più ciarlieri ma più potenti, lo condusse in un
prato dove facevano spicco molti papaveri e li recise con un
colpo di canna. Il figlio capì e fece decapitare tutti i notabili
della città.
Descrizione
Il papavero è una pianta annua, erbacea di colore verde gaio o
cupo, rivestiti di peli rigidi soprattutto nella parte inferiore;
ha caule eretto alto fino a 60 cm. Le foglie sono tutte
pennatopartite 1 o 2 i fiori sono solitari con peduncoli lunghi e
nudi, terminali del caule o dei rami; la corolla ha 4 petali
tondeggianti
o più larghi che lunghi di colore rosso vivo. Il
frutto è a capsula, ovato – globosa, che a maturità si apre con
dei fori appena sotto il disco e mette in libertà numerosi semi.
115
DOVE CRESCE
Si trova nei campi coltivati ed incolti, dal mare al piano
submontano, nell’ Italia continentale ed insulare.
PARTI USATE
Si usano i fiori.
PRINCIPALI COSTITUENTI
Il papavero contiene dovunque, ma specialmente nel latice che
fuoriesce dall’incisione un alcaloide speciale chiamato roedina
inoltre vi è una sostanza colorante (mecocianina) mucillagine
nitrato di potassio.
PROPRIETA’
E’ un leggero narcotico, antispasmodico è sedativo per la tosse
emolliente sudorifero.
INDICAZIONI
Uso interno
Da usare contro le insonnie per la cura delle tossi spasmodiche
come la pertosse e l’asma; nelle bronchiti polmoniti, pleuriti in
caso di febbre eruttive
Uso esterno
Per aiutare nella cura di angine, contro le infiammazioni delle
palpebre
MODO D’IMPIEGO
Uso interno per l’infuso mettere una presa di fiori essiccati
per ogni tazza di acqua bollente da 10 a 15 grammi per un
litro d’acqua; tenere in infusione per 10 minuti berne tre tazze
al giorno . Esistono anche delle supposte calmanti.
Uso esterno. Usare l’infuso per cataplasmi nelle infiammazione
oculari
La ricetta
116
Crocchette ai semi di papavero
Lessate le patate, sbucciatele e passatele allo schiacciapatate.
Raccoglietele in una ciotola e amalgamatevi prima l'Emmenthal
a scagliette, poi un cucchiaio di erbe aromatiche finemente
tritate, regolate il sale e un pizzico di pepe. Con il composto
formate delle crocchette tonde. Passatele nelle uova sbattute
e nel pangrattato cui avete aggiunto due cucchiai di semi di
papavero. Friggete le crocchette in olio caldo, quando sono
dorate ritiratele, asciugatele su carta da cucina e servite.
pianta
PATATA
Nome scientifico: . Solanum tuberosum
Famiglia: Solanacee
117
DESCRIZIONE
Pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Solanacee. La
parte ipogea del vegetale è costituita non solo da radici , che
nelle piante derivate da tubero sono fasciolate, piuttosto
sviluppate e superficiali , ma anche da stoloni più o meno
allungati alla cui estremità distale si formano i tuberi. Questi
ultimi sono il prodotto per il quale, normalmente, la patata è
coltivata : ha una forma
da tonda ad allungata, dimensioni
variabili, polpa prevalentemente amidacea, ricoperta da buccia
sia la polpa sia la buccia possono assumere colori diversi a
seconda delle
varietà. I tuberi sono provvisti di gemme
disposti a spirale, più numerosi nella zona
della testa
(estremità opposta a quella di collegamento con lo stolone ).
La parte apicea deriva solitamente da gemme del tubero da
seme:è costituita da uno o più fusti spesso ramificati alla base
e da foglie composte imparipennate. I fusti sono angolosi,
costoluti, con nodi evidenti
di colore variabile ( tonalità
diverse, di verde o anche violaceo) a seconda a seconda della
cultivar. Le foglie sono costituite da 5-9 foglioline, di forma e
dimensioni alquanto variabili caratterizzate da collosità più o
meno evidente .
118
I fiori di patate sono campanaluti di colore variabili dal bianco
al violaceo riuniti in corimbi nell’ambito della specie si trovano
varietà che non completano la formazione delle infiorescenze,
altre che pur formandole non fioriscono altre ancora che
portano a completamento anche i frutti; tale comportamento è
influenzato anche dall’andamento climatico. numerosi semi.
Tutte le parti verdi di questa Solanacea ( compresi , quindi, i
tuberi inverditi) contengono un alcaloide tossico denominato
solanina.
PROPRIETÀ CURATIVE E BENEFICI DELLE PATATE
La patata è un alimento molto ricco di sostanze con proprietà
in
grado
di
apportare
benefici
al
nostro
organismo;
l'abbondanza di potassio in essa contenuto si rivela molto utile
in caso di ipertensione. Nella medicina naturale la patata è
molto apprezzata oltre che per i suoi benefici effetti sulla
salute umana anche per la sua versatilità di impiego.
Il succo della patata, poiché riesce a neutralizzare i succhi
gastrici, risulta essere utile in caso di dolori allo stomaco e
gastrite; la patata ha anche effetto depurativo e l'acqua delle
patate è in grado di purificare l'intestino ed eliminare le
tossine dall'organismo. Per ottenere un'acqua di patate con
proprietà depurative è sufficiente procurarsi una patata,
lavarla, tagliarla accuratamente in piccoli cubetti ( avendo cura
di non togliere la pelle ) e metterli a bagno per una notte
intera in un quarto di litro di acqua salata. Dopo aver filtrato il
tutto bisogna berne un bicchiere ogni mattina a stomaco vuoto.
119
La patata combatte anche la ritenzione idrica; infatti, l'alto
contenuto di potassio, aiuta l'organismo ad eliminare l'acqua in
eccesso. Molte sostanze con proprietà curative sono contenute
nella buccia, per cui l'ideale sarebbe cuocerla intera, al forno o
al vapore e mangiarla insieme alla buccia.
Le patate possono essere consumate anche dai diabetici e
recentemente, grazie a recenti studi, pare che sempre nella
buccia siano contenute sostanze in grado di contrastare
l'attivita tumurale delle cellule. Le sostanze alcaloidi caconina
e solanina presenti nelle patate, hanno la proprietà di bloccare
la crescita di cellule tumurali, soprattutto a livello di colon,
stomaco e fegato.
La ricetta
Gnocchi di patate
Ingredienti
•
Farina: 300 gr
•
Patate: 1 kg
•
Uova: 1
•
Sale
Ricetta e preparazione
Lavate le patate, strofinatele bene e poi mettetele in una
pentola, copritele con l’acqua fredda e fatele bollire per circa
120
25 minuti. Affondate la forchetta per valutare la cottura, se
sono morbide sono pronte altrimenti prolungate la cottura, il
tempo cambia in base alla grandezza delle patate, più sono
grandi, più la cottura sarà lunga. Scolate le patate, togliete la
pellicina
e
poi
passatele
nello
schiacciapatate
o
nel
passaverdure, fate cadere la purea su un tagliere o un altro
piano di lavoro.
Mescolate la purea di patate, la farina e il sale, impastate bene
per amalgamare gli ingredienti e poi aggiungete l’uovo intero e
mescolate, impastate con le mani fino ad avere un composto
omogeneo. Se il composto vi sembra troppo duro aggiungete un
altro uovo piccolo, se è morbido un altro po’ di farina. Formate
dei filoncini spessi 2-3 centimetri e lunghi quanto volete, con
un coltello tagliate gli gnocchi e poneteli su un piano di lavoro
infarinato. Per fare le striature dovete premere leggermente
gli gnocchi su una forchetta oppure nell’apposito attrezzo di
legno.
1.
Fate riposare gli gnocchi una mezz’oretta prima di
cuocerli. Portate a ebollizione abbondante acqua salata con 2
cucchiai di olio, tuffate gli gnocchi e prelevateli con un mestolo
forato appena arriveranno in superficie. Condite gli gnocchi a
piacere e serviteli ben caldi.
Consigli
Gli gnocchi vanno serviti subito, si devono gustare ben caldi.
121
La pianta
PEPERONE
Nome scientifico: Capsicum
Famiglia: Solanaceae
122
DESCRIZIONE
Il Capsicum annum è un arbusto perenne a vita breve che in
condizioni di clima sfavorevole, viene coltivato come annuale.
Le piante si presentano sotto forma di cespuglio alti da 40 a
80 cm ( a secondo della specie ) con foglie di colore verde
chiaro.
I fiori hanno corolla bianca avente da 5 ai 7 petali con stami
giallo tenue.
Le altre specie hanno portamenti diversi.
Tutte le specie possono essere coltivate in Italia, anche in
balcone, seminando verso febbraio al Centro e al Sud e marzo
al Nord, mentre i frutti si possono raccogliere in estate e in
autunno.
La semina avviene in febbraio – marzo, a secondo del clima.
PROPRIETÀ
Il peperoncino è un condimento molto popolare, nonostante il
dolore e l’ irritazione che provoca.
123
I peperoncini sono ricchi di vitamina C e si ritiene abbiano
molti effetti benefici sulla salute umana, purché usati con
moderazione.
Il peperoncino ha un forte potere antiossinante e questo gli è
valso la forma di antitumorale.
Il peperoncino si è dimostrato utile nella cura di malattie da
raffreddamento come raffreddore, sinusite e bronchite e nel
favorire la digestione. Inoltre il peperoncino favorisce
l’evacuazione e perciò evita la fermentazione e la formazione
di gas intestinali e di tossine. Il peperoncino può essere usato
anche come antidolorifico.
USO E UTILITÀ:
Il frutto viene consumato fresco, essiccato, affumicato, cotto
o crudo. Oltre alla sua capacità di bruciare il palato, si utilizza
anche per aromatizzare, nonché per fare salse piccanti. In
Italia è ampiamente usato, la Calabria la usa per fare la
sordella e la famosa nduja. Il Piemonte usa molto il peperone
dolce.
Alcune varietà di peperoncino possono essere essiccate e
macinate.
La ricetta
Peperoncini Ripieni
Ingredienti:
124
peperoncini della forma rotonda, sarde sotto sale, olive,
sale,olio,aceto.
Dosi
1 Kg di peperoncini, mezzo Kg di sarde, un vasetto di olive, sale
olio 1 litro di acqua e mezzo di aceto.
Procedimento
Portare ad ebollizione l’aceto e l’acqua e il sale, quindi unire i
peperoncino lavati e svuotati riportare ad ebollizione e cuocerli
per circa 1 minuto.
Trascorso questo tempo, sgocciolare bene i peperoncini
stendendoli su un panno
Riempire i peperoncino con sarde olive e trasferirli in vasi di
vetro. Coprirli di olio prestando attenzione che non siano
rimaste bolle d’aria.
La pianta
PERO
Nome scientifico:Pirus communis.
Famiglia: Rosacee
125
STORIA E LEGGENDA
Per quanto molto diffusi nel nostro continente i peri non sono
originari dell’Europa ma vi sono stati introdotti dall’Asia
Minore. Erano, probabilmente per ragioni di clima, sconosciuti
in Egitto nei testi di Omero e Teofrasto sappiamo che le pere
erano frutti apprezzatissimi in Grecia . I romani coltivavano
questi alberi da frutto e confezionavano anche marmellate e
conserve di pere.
Catone nel secondo secolo a.C elencava numerose varietà di
pere e Plinio successivamente arrivò ad enumerarne quasi 200
DESCRIZIONE
E’ un albero con i rami espansi che può raggiungere i 15-20
metri di altezza .
Le foglie sono alterne, picciolate con lembo fogliare di forma
ovale
arrotondata,
minutamente dentata
acuta
all’apice
e
tonda
alla
base,
da giovane tomentosa poi glabra, di
colore verde I fiori sono ermafroditi, raccolti in corimbi di
pochi fiori portati da peduncoli lunghi fino a 3 cm.
126
Il calice è formato da 5 lacinie
petali ovali
triangolari la corolla da 5
di colore bianco o talvolta soffusi di rosa nella
parti interne.
Il frutto è un pomo di forma conica più o meno allungato.
DOVE CRESCE
Il pero selvatico detto anche perastro, è comune nell’ Europa
centrale e orientale, e nell’Asia occidentale dove cresce
spontaneo in boschi di latifoglie. In Italia si trova spontaneo
dal piano fino a 1500 m. è stato utilizzato insieme ad altre
forme spontanee, per la formazione delle numerosissime
cultivar migliorate.
PARTE USATE
I frutti.
PROPRIETA’
E’ un buon diuretico, antifermentativo, depurativo, lassativo,
remineralizzante e nutritivo. Ha anche un’azione rinfrescante e
stimolante per le funzioni gastriche.
La ricetta
Ingredienti
•
300 gr. Di farina 00
•
300 gr. Di zucchero
•
80 gr. Di olio e.v.o.
127
•
5 uova
•
60 gr. Di cacao amaro in polvere
•
700 gr. Di pere
•
6 gr. Di lievito per dolci
•
1 bacello di vaniglia
•
q.b. di zucchero a velo
Accendete il forno a 180°. Lavate le pere, sbucciatele e
tagliatele a dadini, lasciandone intera una.
Mettete in una ciotola grande le uova, lo zucchero e i semini
del baccello di vaniglia...
Montate con le fruste elettriche per circa 10 minuti, fino ad
ottenere un composto bianco e molto spumoso.
Unite al composto di zucchero e uova la farina, il cacao e il
lievito setacciati insieme. Fatelo molto lentamente con una
spatola o un cucchiaio di legno, con movimenti dal basso verso
l'alto e viceversa. Aggiungete anche l'olio e.v.o.
Infine unite al composto anche le pere tagliate a dadini.
Versate il tutto in uno stampo a cerniera ben imburrato di max
24 cm di diametro. Rivestite il fondo della tortiera con della
carta forno. Completate con 8 spicchi di pera disposti a
raggera sulla torta. Infornate nel forno preriscaldato a 180° e
cuocete per circa 50 minuti (fate molta attenzione perchè la
cottura più o meno lunga può dipendere da quanto succose sono
le vostre pere, quindi dopo circa 40 minuti, o quando vi
128
sembrerà opportuno guardando la torta, fate la prova
stecchino).
Fate intipidire la torta e toglietela dallo stampo. Quando si
sarà quasi del tutto raffreddata spolverizzatela con lo
zucchero a velo.
La pianta
PESCO
Nome scientifico: Prunus persica ..
Famiglia:Rosacee
129
STORIA E LEGGENDA
Il nome latino del pesco,Prunus persica,deriva dalla credenza
diffusa a quel tempo che l’albero fosse originario della
Persia,da dove era effettivamente giunto nel Mediterraneo.
Tuttavia il pesco era arrivato in Persia dalla lontana Cina,
probabilmente lungo la ”via della seta”che attraversava l’India
e l’Afganistan;la pianta infatti era diffusa e coltivata fin
dall’antichità in estremo oriente e compare,con il nome di
Tao,in vecchi testi confuciani. Alcuni sostengono che il pesco
sia invece originario dell’Egitto dove pare fosse conosciuto e
apprezzato in epoche ancora più antiche, che da là sia arrivato
in Grecia molto prima che vi giungesse la specie proveniente
dalla Persia.
DESCRIZIONE
E’ un albero che raggiunge al massimo i 4-5m di altezza;ha rami
glabri, senza spine, di colore verde tendente al rossastro. Le
foglie sono picciolate, inserite alterne sui rametti, hanno
forma lanceolata con un lungo apice acuminato; il margine è
130
dentellato, e su ogni dente è presente una piccola ghiandola;la
pagina superiore è glabra e lucente, mentre quella inferiore è
lievemente peloso. I fiori nascono sui rametti vecchi di un
anno; hanno 5 sepali ovali ricoperti di una fine peluria e 5 petali
anche essi di forma ovale,di colore varia dal rosa pallido al rosa
più intenso. Il frutto è una drupa,ricoperta da una fine
peluria, la polpa è di colore giallo o bianco a seconda della
varietà; il seme è contenuto nel nocciolo legnoso,ed è ovale e
compresso.
PROPRIETA’
Foglie e fiori hanno proprietà tossifughe, lassative e sedative.
I frutti sono ottimi dal punto di vista dietetico e medico, sono
energetici, stomachici, diuretici e leggermente lassativi per le
pectine contenute nella polpa.
INDICAZIONI
I fiori di pesco sono sedativi, antispasmodici e possono essere
impiegate come calmante della tosse. I frutti sono utili nelle
alterazioni funzionali digestive poiché stimolano la secrezione
dei succhi gastrici ed enterici; per l’alto contenuto in sali
minerali e vitamine sono remineralizzanti ed energetici; per le
blande proprietà diuretiche sono utili agli uricemici. Nell’uso
esterno i frutti possono essere impiegati per trattamenti a
pelle secche, delicate e sensibili.
MODO D’IMPIEGO
131
Uso interno
Si può preparare un infuso di fiori con 0,2 gr di droga per ogni
tazza d’acqua bollente. Prenderne 1 o 2 cucchiai alla sera prima
di dormire. E’ un buon sedativo e calmante della tosse. I frutti
sono un buon alimento estivo e si consiglia di mangiarli, come
del resto tutta la frutta in genere,lontano dai pasti principali,
per migliorane l’assimilazione e le pregorative dietetiche.
Uso esterno
Le donne hanno sempre usato la polpa di questo frutto in
cosmesi,come maschere di bellezza e il succo come tonico per
le proprietà idratanti,emollienti e vitaminizzanti. Si preparano
al momento e si fanno applicazioni di almeno 15 minuti; quindi si
tolgono lavandosi con acqua tiepida.
ALTRI USI
Oltre alle famose marmellate e crostate con le pesche si
possono
preparare
alcune
ricette
meno
conosciute
ma
altrettanto buone. Ad esempio la”minestra di pesche”pelare e
snocciolare 4 pesche e passarle nel passaverdure;aggiungere il
succo di metà limone,2 cucchiai di zucchero e lasciare
macerare per 30 minuti. In un'altra pentola mettere un litro di
vino bianco con una foglia di alloro,1 chiodo di garofano,1 foglia
di geranio,un pizzico di sale e della cannella;fare bollire per
qualche minuto,quindi colare e mescolare al purè di pesche.
La ricetta Pesche Sciroppate all'Amaretto
Ingredienti( Per 4 persone)
•
pesche sciroppate qb
•
sciroppo qb
132
•
marmellata di pesche qb
•
amaretti qb
•
budino al cioccolato qb
Procedimento
Scottare le pesche sciroppate in padella, rosolandole
leggermente su tutti i lati senza bruciarle.
1.
Una volta tolte le pesche, aggiungere nella padella lo
sciroppo a caramellare con un po' di marmellata di
pesche.
2.
Farcire le mezze pesche con un cucchiaio di
marmellata oppure di budino al cioccolato confezionato.
3.
Completare sbriciolando degli amaretti sulle pesche
e versando un po' di riduzione di sciroppo.
La pianta
POMODORO
Nome scientifico: Solanum Lycopersicum
Famiglia: Solanaceae
133
DESCRIZIONE
Si parla di lui come l'imperatore degli orti mondiali: in effetti,
il pomodoro, per la sua bontà e per le proprietà benefiche, ha
scalato le classifiche degli ortaggi “migliori”, guadagnandosi il
podio in poche manciate di anni. Guardato dapprima con occhio
sospettoso per i suoi frutti idealmente pericolosi, il pomodoro,
negli anni a seguire, è stato ammirato negli orti botanici come
pianta tipicamente esotica: attualmente, il pomodoro viene
apprezzato per la malleabilità in cucina e per le proprietà in
fitoterapia.
PROPRIETA’
Il pomodoro, seppur entrato relativamente tardi - rispetto agli
altri ortaggi importati dalle Americhe - nella cucina italiana, è
134
divenuto
un
alimento
base
della
dieta
mediterranea.
I pomodori sono ricchi d'acqua, che ne costituisce oltre il 94%;
i carboidrati rappresentano quasi il 3%, mentre le proteine
sono calcolate intorno all'1,2%, le fibre all'1% e, da ultimo, i
grassi rappresentano solamente lo 0,2%. Per questo, cento
grammi di pomodoro fresco apportano solamente 17 Kcal.I
pomodori contengono discreti quantitativi vitaminici: Vitamine
del gruppo B, acido ascorbico, vitamina D e, soprattutto,
vitamina E, che assicurano al pomodoro le note proprietà
antiossidanti e vitaminizzanti. Cospicua anche la componente
minerale: ferro, zinco, selenio, fosforo e calcio associati a
citrati, tartrati e nitrati agiscono in sinergia assicurando
proprietà remineralizzanti ed antiradicaliche. Modico anche il
contenuto di acidi organici, quali malico, citrico, succinico e
gluteninico, utili per favorire la digestione.
INDICAZIONI
Pomodori: proprietà dei pomodori
Dall'analisi precedente si evince che l'identikit nutrizionale
del pomodoro si profila perfettamente alle necessità del
consumatore del terzo millennio: l'ortaggio è infatti povero di
calorie (solo 17 per 100 grammi), adattandosi perciò alle
“moderne” diete ipocaloriche, mineralizzante e vitaminizzante,
diuretico,
digestivo
e
–
soprattutto
–
gustoso.
Ma le proprietà benefiche del pomodoro non sono ancora
135
finite; abbiamo accennato la sua spiccata capacità di stimolare
la diuresi (proprietà diuretica), di conseguenza l'ortaggio è
anche un ottimo rinfrescante e depurativo, utile ad eliminare
le scorie in eccesso. Questa proprietà viene potenziata dalla
presenza dello zolfo, per merito delle sue spiccate capacità
disintossicanti. Ancora, il pomodoro, per la presenza di acidi
organici, stimola la digestione salivare e gastrica: diminuendo
il pH dello stomaco, infatti, viene favorita la digestione
(soprattutto degli amidi). Proprio per questo motivo, però, il
pomodoro è sconsigliato a chi soffre di irritazione gastrica
o bruciore di stomaco. Le fibre - emicellulosa e cellulosa,
concentrate nella buccia - stimolano la motilità intestinale, a
sfavore di stipsi ed intestino pigro. Il pomodoro è inoltre ricco
di solanina, sostanza naturale tossica che abbonda nei
pomodori verdi non completamente maturi: la solanina è
responsabile di mal di testa, dolori addominali e gastrici. Il
pomodoro
viene
sfruttato
anche
nell'emisintesi
di
corticosteroidi.
INDICAZIONI
Per le sue proprietà medicamentose, il pomodoro è consigliato
ai costipati, essendo un buon stimolate intestinale, ai
diabetici, per la povertà in zuccheri, agli ipertesi (per la
scarsa quantità di sale), a chi è in sovrappeso, ai malati di
136
gotta, reumatismi, uremia e a tutti coloro che non vogliono
trascurare la propria salute.
Seppur in grado di espletare meritevoli proprietà benefiche, il
pomodoro è conosciuto anche per i suoi difetti. Come
sopraccennato, il frutto rosso è controindicato a chi soffre di
acidità di stomaco, ma non è tutto: il pomodoro è ricco di
istamina, una bomba biologica a tutti gli effetti, in grado di
scatenare reazioni allergiche, talvolta anche gravi. A questo
proposito,
molte
persone
sensibili
lamentano
dermatiti
semplicemente dopo aver curato e tagliato i pomodori, oppure
dopo averli mangiati anche in piccole quantità. La lectina del
pomodoro può interagire con la mucosa gastro-intestinale e
scatenare infiammazione, alterazione del sistema immunitario,
malassorbimento dei nutrienti, ecc.. [tratto da Nutrizione
genetica, di Jeffrey S. Bland, Sarah H. Benum] Il pomodoro
contiene diverse proteine allergizzanti, causa di allergia
alimentare; tra queste si ricordano Lyc e 1; Lyc e 2;
2Apoligalatturonasi; superossido dismutasi; pectinesterase.
Pomodoro nella cosmesi
Le proprietà del pomodoro vengono sfruttate anche nella
cosmesi: per esempio, applicando sulla pelle delle mani un
composto preparato mescolando il succo di pomodoro con
glicerina e sale, queste risulteranno morbide e levigate. Da non
dimenticare, che molte maschere di bellezza sono formulate
137
con estratti di pomodoro, utile per le proprietà nutrienti,
rassodanti e tonificanti. Da ultimo, anche per alleviare l'acne è
consigliata l'applicazione di una crema preparata con il
pomodoro.
La ricetta
POMODORI RIPIENI AL FORNO
Sono un contorno goloso e delicato. Si preparano con un
gustoso ripieno di mollica di pane e spezie. Una ricetta della
tradizione povera e semplice ma che servito con un buon
secondo
piatto
ne
valorizza
ancora
di
più
il
sapore.
Ingrediente fondamentale: dei grossi e succosi pomodori da
scavare e poi riempire di un semplice ripieno. Cotti in forno
restano anche leggeri e quindi sono l’ideale per la stagione
estiva.
La pianta
PREZZEMOLO
Nome scientifico: . Petroselinum hortense hoff
138
Famiglia: Ombrellifere
STORIA E LEGGENDA
Il prezzemolo è una pianta talmente diffusa nel mondo in tutti
gli orti e i giardini, che oggi non si è certi su quale sia la sua
area di origine, forse il Mediterraneo
Marocco, Algeria
occidentale tra
e Tunisia. In Italia è solo naturalizzato
citato dai greci e romani e considerato da loro un buon
digestivo e diuretico , solo più tardi venne utilizzo in cucina
per arricchire ed insaporire i cibi, uso che oggi è da ritenersi
esclusivo. Ai paesi del Nord Europa il prezzemolo arrivò con
notevole ritardo pare ai tempi di Carlo Magno.
DESCRIZIONE
E’ una pianta erbacea, glabra biennale con una radice grossa ,
segnata esternamente da zone circolari, ha caule eretto da 40
cm fino a 1 metro con rami alterni e verticillati nella parte
superiore .Le foglie sono bipennatosette; quelle inferiori hanno
segmenti largamente ovali, cuneati dentati; le foglie medie
hanno segmenti più stretti mentre le superiori sono semplici o
ternate a lacinie linearie ed intere.
139
L’infiorescenza è una ombrella composta da 5 o 10 ombrelletti
formati a loro volta da 10- 15 fiori; Il calice è piccolo e poco
appariscente la corolla è di 5 petali bianchi talvolta tendenti al
verde o al rosa cordati alla base e con apice inflesso cioè
acuto e ripiegato verso l’interno del fiori.
Il frutto è ovoide composto da due acheni convessi, con la
superficie esterna solcata da 5 coste equidistanti di cui quella
mediana è più evidente.
DOVE CRESCE
Il prezzemolo è diffusissimo in colture ma spesso lo si trova
inselvatichito ed anche sporadicamente spontaneo dal mare al
piano submontano in tutta l’Italia. Fiorisce da maggio a giugno.
PARTI USATE
Si utilizzano la pianta intera, i semi e la radice.
PRINCIAPLI COSTITUENTI
Nelle foglie si trova un olio etereo
contenente canfora di
prezzemolo chiamata apiolo; un glucoside detto apiina e il suo
etere metilico , l’apiosio; tracce di un altro alcaloide e solfo,
nelle radici è presente apiolo, apiina mucillagine , zuccheri ;
Nel frutto oltre alle sostanze già citate troviamo miristicina
sostanze minirelali come ferro calcio fosforo magnesio sodio e
potassio inoltre vi sono nella pianta vitamine A B C
PROPRIETA’
140
E’ uno stimolante generale e dei nervi; è antianemico
antirachitico
antiscorbutico
e
depurativo
,
diuretico,
stomachico; stimolo le contrazioni uterine e le fibbre muscolari
lisce;
è
emmenagogo
e
saodilatatore;
ottimo
come
vitaminizzante poiché 5 grammi di prezzemolo forniscono una
quantità
necessaria di vitamina A e 30 grammi quella di
vitamina C inibisce la secrezioni lattea ; decongestionante
nelle contusioni e negli stati infiammatori .
INDICAZIONI
Uso interno
In caso di anemia e disturbi della nutrizione nella anoressia
contro i reumatismi, la gotta, contro la flatulenza.
Uso esterno
Per curare le leucorrea contro l’ingorgo latteo nelle contusioni
piaghe e punture di insetti contro le oftalmie le nevralgie.
La ricetta
Un modo di particolare di usare il prezzemolo in cucina
è
sgranocchiare una pannocchia di grano turco e lasciare i
chicchi in acqua per 30 minuti quindi bollirli con un po’ di sale
quando saranno teneri metterli in una insalatiere con una tazza
141
di prezzemolo tritato e una tazzina di mente aggiungere due
patate e pomodori tagliati a fette , olio , pepe e limone.
La pianta
PRUNO
Nome scientifico: Prunus domestica
Famiglia: Rosaceae
142
STORIA E LEGGENDA
Le Prugne sono un frutto antico, presente allo stato selvatico
in circa 300 specie, diffuse in tutto l'emisfero settentrionale;
i frutti comunemente chiamati prugne provengono da varie
cultivar ed ibridi di piante della specie prunus, da cui si
ottengono
anche
albicocche,
mandorle,
ciliegie,
pesche.
Comunemente vengono chiamate prugne le varietà ottenute
dall'ibridazione di specie Europee, da cui si ottengono frutti
sodi e compatti, leggermente ovali, spesso di colore viola o
porpora; dalle specie di origine asiatica invece si sono ottenute
le susine, frutti quasi sferici, più morbidi e succosi delle
prugne. In realtà gli ibridi nel tempo sono diventati così tanti
che non sempre questa distinzione ha ormai senso; in lingua
italiana comunque susine e prugne sono due termini che
praticamente si equivalgono.
La pianta di prugne è generalmente un piccolo albero, che non
supera i 3 metri di altezza, con foglie caduche, di colore verde
scuro, spesso con l'apice leggermente arrotolato verso il
basso, ovali; i fiori sbocciano in primavera, su alcune varietà
143
prima ancora che arrivi il fogliame; i fiori di prugna sono
bianchi, a stella, spesso in piccoli mazzetti. Ai fiori seguono i
frutti, che possono essere di colore vario, a partire dal verde
acido, fino al viola porpora, passando per tutte le tonalità del
giallo, del rosa e del rosso, a testimonianza delle molte
ibridazioni avvenute nei secoli; sempre a causa dell'origine
incerta di ogni ibrido, la maturazione dei frutti avviene in
periodi diversi a seconda della varietà, a partire dalla
primavera inoltrata, per le varietà più precoci, fino alle varietà
tardive che maturano a fine estate.
PROPRIETA’
Composta
prevalentemente
da
acqua
(87,5%)
e
ricca
di vitamine A, B1, B2 e C, la prugna,(conosciuta anche col
nome di susina) è un frutto che vanta diverse proprietà
benefiche per il nostro organismo e può essere consumata
fresca o secca.
Le prugne sono ricche di potassio, fosforo, calcio e magnesio e
presentano proprietà rinfrescanti, diuretiche e lassative, in
grado di stimolare la secrezione della bile da parte del fegato
e di regolarizzare l’attività intestinale.
Il potassio (circa 200 milligrammi per ogni etto di prugne), in
particolare, contribuisce a bilanciare la presenza di sodio
nell’organismo,
contrastando
perciò
il
fenomeno
della
ritenzione liquida nei tessuti. I molti acidi organici, a quali si
deve il sapore leggermente aspro della polpa, sono invece utili
per bilanciare gli effetti di una dieta troppo ricca di proteine
(basata soprattutto su carne, formaggi e uova).
144
INDICAZIONI
Inoltre la prugna vanta un’azione antivirale e antibatterica e
contiene polifenoli e flavonoidi, delle preziose sostanze
antiossidanti che agiscono contro i radicali liberi e che quindi
contrastano gli effetti dell’invecchiamento.
Bisogna infine segnalare che la prugna presenta anche un
elevato contenuto di zuccheri, per cui il suo consumo non è
indicato in caso di cure dimagranti ed è sconsigliato alle
persone diabetiche.
La ricetta
Involtini alle prugne
INGREDIENTI
24 prugne secche snocciolate
8-10 fette di bacon tagliato sottile
foglie di menta fresca
PREPARAZIONE
Fate rinvenire in acqua per 15 minuti le prugne e asciugatele
bene. Eliminate le eventuali presenze di cartilagini dal bacon e
tagliatelo a striscioline, dividendo ogni fetta in due o tre parti
di dimensioni uguali, a seconda della sua grandezza. Avvolgete
ogni prugna nelle listarelle di bacon e fermate gli involtini con
uno stecchino. Foderate con un foglio di alluminio una placca,
disponete sopra gli involtini e mettete il tutto in forno caldo a
145
180-200 °C. Lasciate cuocere per una decina di minuti,
estraete dal forno e servite immediatamente. In alternativa si
può utilizzare una padella antiaderente, facendo rosolare a
fuoco moderato gli involtini per una decina di minuti; il bacon
dovrà risultare croccante.
La pianta
ROSMARINO
Nome scientifico: Rosmarinus officinalis
Famiglia: Lamiaceae.
146
STORIA E LEGGENDA
Il rosmarino è un’altra pianta, tra quelle aromatiche, diffusione
in Italia, specialmente lungo il litorale. Per il suo gradevole
profumo il rosmarino ha conquistato un posto molto importante
nella nostra cucina e compare in numerosissimi piatti e
intingoli. Anche in erboristeria vene usato per le sue proprietà
stimolanti. Si dice che nel XVII secolo la Regina Isabella
d’Ungheria preparasse ella stessa un liquore di rosmarino, che
divenne poi famoso in tutta l’Europa per la sua capacità di
curare numerosi acciacchi e di ridare, pare, la giovinezza. Oggi
è conosciuto come “acqua della regina d’Ungheria” e viene usato
come stimolante;esistono molte ricette per prepararlo. Il nome
rosmarinus (che si può tradurre rosa di mare), sembra alluda
all’intensità del profumo che la pianta emana (in questo
probabilmente accomunato a quello della rosa ) e al luogo in cui
cresce più facilmente e cioè lungo i litorali marini. I greci già
ne facevano uso e i romani usavano le sue fronde per adorarne
le statuette sacre dei lari, le divinità tutelari della casa.
147
DESCRIZIONE
E’ un arbusto con foglie sempreverdi,alto fino a 2 m, eretto,
legnoso, molto ramoso. Le foglie sono numerose, coriacee,
persistenti e riunite in rametti giovani, verdi e lucide nella
parte superiore e tormentose e biancastre in quella inferire,
sessili e con margine intero. I fiori sono riuniti in gruppetti
all’ascella delle foglie superiori; il calice è tubulare e si apre
alla fauce in 2 labbra di cui quello superiore ha 3 denti e quello
inferiore ne ha 2. La corolla è azzurra di forma tubolare e
anch’essa divisa in 2 labbra di cui quello superiore è a sua volta
diviso in 2 piccoli lobi e quello inferiore è trilobato,con 2 lobi
laterali lineari e 1 centrale grande, ovale, con il margine
PROPRIETA’
Le benefiche proprietà del Rosmarino sono dovute soprattutto
ai principi attivi racchiusi nel suo olio essenziale, a cui si deve
anche
l'intenso
profumo
che
lo
contraddistingue.
In più, è ricco di altri importanti costituenti chimici, tra cui
derivati terpenici e flavonoidi, che insieme contribuiscono a
fare del Rosmarino una pianta di straordinaria efficacia
terapeutica.
Oli essenziali (1-2,5 per cento)
•
cineolo
•
linalolo
148
•
canfora
•
alfa e beta pinene
•
borneolo
•
canfene
•
diterpeni
•
triterpeni
Glucosidi
•
flavonoidi
Altri componenti
•
acidi fenolici: acido rosmarinico e altri.
INDICAZIONI
Il rosmarino è sempre stato una delle piante più amate, fin dai
tempi antichi. Ricco di virtù terapeutiche, si rivela ancor oggi
di grande utilità per numerose patologie.
Per l'organismo in generale
•
Il rosmarino è un ottimo tonico generale; esercita
sull'organismo un'azione stimolante e fortificante. Agisce
efficacemente negli stati di astenia, cioè in condizioni di
affaticamento fisico e mentale. E' quindi indicato nei periodi di
superlavoro o dopo una lunga malattia. Queste sue proprietà ne
fanno un rimedio molto adatto anche per bambini e ragazzi.
•
Agisce come antispastico e antidolorifico.
149
•
È antisettico, antiparassitario e antibatterico e svolge
un'efficace azione preventiva anche in caso di malattie
infettive.
•
È un valido antinfiammatorio.
•
Al Rosmarino sono inoltre riconosciute notevoli proprietà
antiossidanti
e antimutagene, dovute in particolare alla
presenza dell'acido rosmarinico.
Apparato gastrointestinale
•
Gli effetti dei principi attivi del Rosmarino sono
particolarmente evidenti a livello gastrico e intestinale: la
pianta possiede spiccate proprietà digestive, aromatiche e
carminativeche favoriscono l'espulsione dei gas intestinali.
Risulta quindi un efficace rimedio per tutti quei disturbi legati
a scompensi digestivi, anche in caso di flatulenza. È indicato
inoltre nel reflusso esofageo, quando cioè si verifica un
passaggio di succo gastrico acido, o anche di bile, nell'esofago.
•
È un ottimo tonico anche per le persone anziane,
stimolante dell'appetito; il suo utilizzo favorisce una buona
risposta anche in caso di atonia gastrica.
•
Agisce come eutrofizzante intestinale, migliorando lo
stato di salute generale dell'apparato; stimola la peristalsi e
al tempo stesso calma gli spasmi della muscolatura liscia.
Questa
azione
antispastica
150
è
attribuita
in
particolare
all'attività del borneolo, un principio attivo contenuto nell'olio
essenziale.
Per la sua azione vermifuga, viene utilizzato anche nel
•
trattamento
contro
gli
ascaridi,
un
tipo
di
parassiti
dell'intestino.
Apparato locomotore
Il Rosmarino consente di ottenere buoni risultati nel
•
trattamento delle affezioni reumatiche e muscolari, anche in
caso di distorsioni, negli stati di ipotonia muscolare in generale
e nelle forme di gotta.
Sistema nervoso
È un valido tonificante nervino: è indicato in caso di
•
tensione nervosa e nelle forme depressive, anche associate a
stati di debilitazione.
Si utilizza inoltre nel trattamento di cefalee, emicranie,
•
oppure per nevralgie. È consigliato per lenire i dolori causati
dalla
sciatica,
come
comunemente
viene
chiamata
l'infiammazione del nervo sciatico.
Apparato urinario
•
La sua azione stimolante agisce anche sulle vie urinarie:
favorisce la diuresi ed è quindi indicato in caso di insufficienza
renale.
Fegato / pancreas
151
•
Il Rosmarino svolge una benefica azione sulla ghiandola
epatica: è coleretico,colagogo e colecistocinetico, stimola cioè
la funzionalità del fegato e l'escrezione della bile. Grazie a
queste proprietà si utilizza con efficacia nelle patologie del
fegato e della colecisti in generale.
•
La
sua
azione
antispastica
e,
allo
stesso
tempo,
stimolante sulla cistifellea, lo rende indicato nelle dispepsie
biliari, in presenza o assenza di calcoli.
•
È indicato anche in caso di discinesia, ossia un'alterata
motilità delle via biliari e nell'insufficienza vescicolare.
Altre proprietà e indicazioni
•
Grazie alla sua azione purificante, normalizzante della
secrezione sebacea, risulta un ottimo rimedio per i capelli
grassi.
•
Viene impiegato anche nelle cure contro la calvizie
prematura, per l'attività stimolante sui follicoli dei capelli.
•
Il Rosmarino è in grado di esercitare un'efficace azione
deodorante e antisettica che lo rende largamente utilizzato
anche per l'igiene orale.
Note. A livello industriale, si fa uso del Rosmarino nella
preparazione di dentifrici e collutori, per la sua azione
rinforzante sulle gengive.
Controindicazioni, effetti secondari, avvertenze.
152
La pianta non risulta tossica, se assunta alle dosi terapeutiche
consigliate. Un abuso determina invece effetti pericolosi
sull'organismo: sono possibili disturbi gastrointestinali e alle
vie urinarie; può anche risultare convulsivante e causare
insonnia se utilizzata nelle ore serali.
Il
rosmarino
è
controindicato
in
caso
di
accertata
ipersensibilità individuale ai componenti. Se ne sconsiglia l'uso
anche in gravidanza, a causa della sua azione stimolante a
livello uterino.
La ricetta
Focaccia al rosmarino
INGREDIENTI
Ingredienti per 2 persone :
500 grammi di farina 00 setacciata
Una bustina di Lievito Paneangeli Mastro Fornaio ( pari a 25
grammi )
Due cucchiaini da caffè’ di zucchero
Due cucchiaini da caffè’ di sale Marino Integrale
Tre cucchiaini di rosmarino secco tritato ( tritatura media )
Un cucchiaio da minestra di Olio extravergine di Oliva
260 ml. di acqua tiepida per l’emulsione :Olio extra vergine di
Oliva ed acqua ( in parti uguali ) e sale marino integrale grosso.
PREPARAZIONE
153
Mettere la farina 00 setacciata in una ciotola ( possibilmente
di legno ) ed unire il lievito , lo zucchero , il sale ed il rosmarino
Mescolare con un mestolo ( possibilmente di legno ) Iniziare ad
impastare con le mani , aggiungere l’olio extravergine di Oliva e
via via
l’ acqua tiepida , continuando a lavorare l’impasto.
Continuando ad impastare , tagliare l’ impasto con un coltello ,
finche’ non siano visibili I buchi della lavorazione ( impasto
compatto ) L’impasto verrà lavorato per circa 15 minuti
Preriscaldare il forno a 50 gradi , porre la palla di pasta in una
ciotola di vetro, coprire con un panno di lana e porre nel forno
per circa due ore Inizia la fase di lievitazione. Trascorse le
due ore , la palla avrà’ raddoppiato il suo volume Riprendere
quindi l’ impasto con le mani, per circa due minuti Scaldiamo nel
forno a 200 gradi, una teglia antiaderente, per circa due
minuti ed oliamola con olio exstra vergine di oliva. Stendiamo
con le mani l’impasto su un tagliere di legno , della grandezza
della teglia ( aiutiamoci con un mattarello di legno ) ed
adagiamo
con
cura
nella
teglia
precedentemente
oliata
Lasciamo lievitare coperta con un panno di lana , ancora per un
ora Preriscaldiamo il forno a 220 gradi Prepariamo un
emulsione di Olio exstra vergine di Oliva ed acqua ( in parti
uguali ). Premiamo con le dita sulla pasta, in modo da formare I
classici buchi, spennelliamo l’’ emulsione su tutta la superficie
superiore e cospargiamo con del Sale Marino Integrale grosso .
154
Deporre in forno a 220 gradi per 15 minuti e proseguire con il
ventilato per altri 5 minuti.
La pianta
ROVO
Nome scientifico: Rubus ulmifolius
Famiglia: Rosacaae
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DESCRIZIONE
Il rovo è comune e diffuso in tutta la penisola, nelle isole, nei
boschi, nei luoghi incolti, nelle macchie e lungo le siepi, fino ai
2.000 metri di altezza.
Il rovo è un arbusto, provvisto di numerosi fusti, dapprima
eretti e poi arcuati di forma angolosa, scanalati nel senso nella
lunghezza con superficie a volte pelosa, muniti di robusti aculei
diritti nei fusti sterili e invece arcuati, come nelle rose, nei
fusti fertili.
Le foglie sono composte, pennate, con picciolo abbastanza
breve; le foglioline sono in genere 5, di forma ovale con l’apice
acuto, con i margini irregolarmente dentati, la pagina superiore
è di colore verde scuro e glabra, quella inferiore più chiara per
la presenza di una fitta peluria. I fiori sono raccolti in
pannocchie terminali dei rami; il calice è grosso, di colore
grigio- bianco, coperto di fine peluria, formata da 5 sepali; la
corolla è formata da 5 petali ovali, di colore bianco o rosa.
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I frutti detti comunemente more (più precisamente di rovo per
distinguerle dalle more di gelso), sono delle piccole drupe
raggruppate sul ricettacolo, a formare un‘ infruttescenza
globosa, di colore nero-bluastro; ciascun frutticino contiene
nella polpa carnosa un seme.
PROPRIETA’
Le more sono frutti ricchissimi di vitamina C e, in misura
minore, di vitamina A. Il loro contenuto calorico è di circa 50
kcal ogni 100 grammi ed oltre al sapore piacevolmente dolceacidulo che le rende adatte per l’uso in cucina, queste bacche
sono utilizzate anche in erboristeria. Le more non fanno bene
solo per via delle sostanze contenute nella polpa, ma anche
quelle dei semini: questi infatti contengono buone quantità di
acidi grassi Omega-3 (acido alfa-linolenico) ed Omega6 (acido linoleico). Data la dimensione dei semi bisogna
consumare una quantità di more certamente non indifferente
per avere gli effetti benefici di riduzione del colesterolo
“cattivo” (LDL) che questi acidi grassi garantiscono; ad ogni
modo, nulla vieta di considerare le more come un piccolo ‘aiuto’
in tal senso.
Tradizionalmente le more sono conosciute per le loro proprietà
astringenti e lassative, ma vengono consigliate anche nei casi
di debilitazione perché sono un vero e proprio concentrato di
vitamine. Grazie agli antiossidanti contenuti questi frutti
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contrastano i radicali liberi, aiutano a combattere i fenomeni
di degenerazione cellulare e svolgono un’azione protettiva nei
confronti dell’apparato cardiocircolatorio.
In omeopatia e nella medicina naturale tutte le parti del rovo
(non solo il frutto, ma anche germogli, radici, foglie e fiori)
vengono utilizzate come rimedi naturali soprattutto per la
cura di infiammazioni del cavo orofaringeo, emorroidi e
dissenteria. Foglie e fiori di rovo possono ad esempio essere
utilizzate per preparare infusi e decotti con i quali effettuare
gargarismi per curare faringiti e mal di gola, mentre con i
germogli si possono preparare impacchi per il trattamento
delle emorroidi. Le radici del rovo possiedono inoltre proprietà
espettoranti.
Secondo la tradizione popolare, un rimedio per alleviare i
disturbi intestinali e depurare l’organismo si può preparare
con i germogli teneri di rovo, raccolti in primavera. È
sufficiente macerarli nell’acqua, ottenendo così una bevanda
naturale e disintossicante. Sempre a proposito delle foglie di
rovo, una ricerca italiana del 2002 ha riscontrato la presenza
di una molecola organica (un antrone, per l’esattezza) che
svolge
un’azione
antimicrobica
nei
confronti
dello
Staphylococcus aureus, bacillo che nell’uomo può causare
infezioni anche serie.
La ricetta
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MARMELLATA DI MORE
INGREDIENTI
™ 1 kg di more passate
™ 500-700 gr di zucchero
Le more contengono molti semi; se si desidera una marmellata
senza semi si consiglia di seguire questa ricetta. Mettere al
fuoco le more senza acqua e quando si saranno spappolate farle
passare al setaccio o al passaverdura. Pesare il passato e
rimetterlo al fuoco con la dose di zucchero indicata e far
cuocere finché la marmellata avrà raggiunto la giusta
consistenza. Metterla nei vasi quando è ancora calda e
chiudere ermeticamente quando si sarà raffreddata.
La pianta
SALVIA
Nome scientifico: Salvia officinalis
Famiglia: Lamiaceae
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STORIA E LEGGENDA
La scuola di Salerno la denominava Salvia salvatrix con
riferimento
alle
sue
proprietà
terapeutiche
ritenute
eccezionali. La salvia è una pianta aromatica molto nota e usata
in cucina.
DESCRIZIONE
E’ un arbusto piccolo, con caule eretto molto ramificato e rami
diritti. Le foglie sono ovali, un po’ lanceolate, rugoso. I fiori
sono riuniti in glomeruli di 3 4, alla ascella di brattee ovali. IL
calice e persistente, tubuloso campanulato, con 2 lobi; la
corolla e di color violaceo, tubulare. Il frutto è composto da 4
acheni bruni o neri, di forma ovoidale e globosi, posti al fondo
del calice.
DOVE CRESCE
E’ coltivata un po’ ovunque negli orti fino al piano submontano,
di tutta l’ Italia.
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PARTI USATE
Si usano le foglie, i fiori e l’ olio essenziale (tossico per il
sistema nervoso anche in piccole dosi) .
PRINCIPALI COSTITUENTI
L’olio essenziale contenuto nelle foglie è una mescolanza di una
canfora speciale (salviolo), di un idrocarburo (salvane) e di
pinene;contiene borneolo cineolo, tannino saponina, resina
gomma.
PROPRIETÀ
La salvia e’ un tonico generale, un antispasmodico, una
antisettico un antisudorale, diuretico emmenagogo; inoltre e’
aperitivo stomachico depurativo.
INDICAZIONI
USO INTERNO
Contro le astenie le nevrastenie le alterazioni funzionali
dell’apparato gastroenterico; per la cura dell’asma e delle
bronchiti.
Nelle dismenorree e nella menopausa per stimolare la diuresi
come antidiarroico.
USO ESTERNO
Nelle leucorree, nella cura di afte e stomatiti di piaghe atone
ulcere dermatosi e punture d’insetti.
La ricetta
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Salvia fritta in pastella
Ottima come antipasto o stuzzichino durante un buffet o un
aperitivo, la salvia in pastella è una croccante golosità semplice
da preparare e molto apprezzata. Per questa preparazione
servono delle belle foglie sane e profumate di salvia da
intingere in una pastella fatta con farina, birra, albume e olio.
Uno stuzzichino davvero speciale da preparare con estrema
facilità e velocità.
La pianta
VIOLA, MAMMOLA,VIOLA FARFALLA
Nome scientifico: Viola odorata
Famiglia: Violaceae
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STORIA E LEGGENDA
Alla famiglia delle violacee appartengono più di mille specie
raggruppati in 16 generi, e di essa fanno parte le due viole che
qui considereremo. Gli antichi greci chiamavano la viola
mammola che, secondo la leggenda, era nata dalla terra per
nutrire la sacerdotessa lo trasformava in vacca di Zeus.
Famose sono le violette di Parma, la cui coltivazione fu molto
incoraggiata dalla seconda moglie di napoleone, Maria Luisa,
che,
stabilitasi
là
alla
conclusione
della
sua
vicenda
matrimoniale, contribuì alla creazione dell’ acqua di violetta,
commissionando una formula speciale al monastero di san
Giovanni.
Ancora oggi l’ olio essenziale delle violette di Parma rimane
insuperato. La viola carcarata appartiene ad una specie simile
alla mammola; ha fiori grandi e cresce spontaneamente sui
monti.
Esistono comunque numerosissime altre specie di viola e
contrariamente a quanto si può pensare non tutte sono
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profumate, anzi, alcune sono del tutto prive di odore. Le viole
si dividono grosso modo in 2 gruppi: quelle prive di caule, il cui
fiore cioè nasce direttamente dal rizoma ( di questo gruppo
fanno parte fra le altre la viola adorata a la viola hirta ) e
quelle che invece hanno un caule più sviluppato come la viola
canina o la viola silvestris. La proprietà emetica (capace di
provocare il vomito) comune a molte viole, è dovuta al principio
attivo, la violina, contenuto nelle loro radici.
DESCRIZIONE
La viola mammola è una pianta erbacea perenne, con un grosso
rizoma da cui partono degli stoloni striscianti sul terreno che
emettono radici e danno origini a nuove piante nell’ annata
consecutiva a quella dello sviluppo.
Le foglie sono riunite in una rosetta basale, lungamente
picciolate (il picciolo arriva a essere lungo 3 cm) gerenalmente
pubescenti, a forma di ovale, con margini dentato. I fiori sono
grandi, molto profumati, hanno un breve peduncolo provvisto di
2 piccole brattee. Il calice è formato da 5 sepali, quasi uguali;
la corolla è formata da 5 petali disuguali; sono di colore
violetto con la base biancastra. Il frutto è una capsula avvolta
dal calice. Il calice contiene numerosi semi sferici e bruni.
PROPRIETÀ
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I fiori hanno una proprietà emolliente, sono espettoranti e
sudoriferi. La radice serve come espettoranti e sudorifere e
come vomitivo. Le foglie possono essere impiegate come
purgativo.
INDICAZIONI
Per la cura di bronchiti e stati bronchiali, contro la tosse, in
caso di infiammazioni del tubo digerente e delle vie urinarie,
contro l’ulcera gastrica o duodenale.
Le ricette
Marmellata di viole
Ingredienti
™ Viole fresche
™ 300 gr di zucchero
™ Acqua
PREPARAZIONE
Pestare in un mortaio le viole riducendole in una poltiglia.
Mettere in un pentolino lo zucchero con tanta acqua da coprire
sufficientemente lo zucchero, mettere il pentolino sul fuoco e
girare fino a quando il composto non giunge a bollore.
Toglier dal fuoco aggiungere le viole rimettere sul fuoco. Far
cuocere sino a che il composto non raggiunge la giusta
consistenza.
Invasare
la
ermeticamente.
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marmellata
calda
e
chiudere
Liquore di viole
INGREDIENTI
Delle violette
250 gr di zucchero
1|2 litro di acqua
¼ di alcol
1.
Prendere le violette e lavarle in acqua fredda facendo
attenzione a non rovinare le corolle. Eliminare tutti gli
steli e prendere solo le corolle che dovranno essere
asciugate per bene, magari lasciale un po' su qualche foglio
di carta assorbente da cucina.
2. Versare le viole in un barattolone di vetro in cui si
aggiunge ¼ di alcool.
3. Lasciare che le viole macerino nell'alcool per una notte
intera, devono trascorrere almeno 12 ore. Trascorsa la
notte prendere una pentola e versarci dentro 1/2 litro di
acqua e 250 g di zucchero. Mettere la pentola sul fuoco
e lasciare che lo zucchero si sciolga completamente.
Quando lo zucchero sarà sciolto, lasciare bollire ancora
per 5 minuti e poi spegnere il fuoco e lasciare che lo
sciroppo si raffreddi. Quando lo sciroppo è freddo
frullare le violette e aggiungerle allo sciroppo in cui si
lasceranno macerare per un giorno e una notte.
4. La mattina seguente prendere una garza o un pezzuola di
lino e filtrare lo sciroppo. Versare il liquido nell'alcool e
imbottiglialo. A questo bisogna conservare le bottiglie in
un luogo fresco e buio per almeno un mese prima di poter
assaporare il tuo profumato liquore di violette. Ricorda
che più tempo passerà e più il tuo liquore sarà buono.
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la pianta
VITE
Nome scientifico: Vitis Vinifera L
Famiglia: Vitacee
STORIA E LEGGENDA
La vite, conosciuta e coltivata da secoli, e il vino,prodotto dalla
fermentazione del succo dell’uva,ha avuto da sempre un ruolo
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importante nella vita e nella cultura accidentale. Omero narra
dell’Iliade che Ettore,il figlio di Priamo, distribuiva ai suoi
soldati assediati a Troia, il rancio di pane e vino. L’immortale
Caliptus, nell’Odissea, quando Ulisse finalmente pronto ad
abbandonare l’Isola di Ogigia si accingeva a riprendere il suo
viaggio verso Itaca, rifornì la sua zattera di pane e vino,cioè
simbolicamente gli alimenti primari ed essenziali.
DESCRIZIONE
E’ un arbusto rampicante, con corteccia fibrosa che si lacera e
si distacca dai rami in strisce longitudinali. Le foglie sono
alterne, picciolate con il lembo cordato alla base, di forma
palmata in 5 lobi con i margini situato – dentati. I cirri (viticci)
con cui la pianta si sorregge ai sostegni, sono generalmente
opposti alle foglie. I fiori sono raccolti in grappoli, composti,
compatti e orgogliosi;il calice è formato da 5 denti superficiali,
la corolla da 5 petali di colore verde, di forma ovale, caduchi. Il
frutto ( uva ) è una bacca di forma globosa, uni o biloculare e
contiene 1 o 2 semi per loggia, piriformi, durissimi.
PROPRIETÀ
Le foglie di vite hanno un’azione tonica sul sistema circolatorio
capillare e venoso e regolatrice della circolazione capillare e
venoso e regolatrice della circolazione sanguigna; sono inoltre
diuretiche, astringenti e antinfiammatorie. Il vino, assunto in
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piccole quantità è stimolante, tonico (rosso) e diuretico
(bianco), rinvigorente e sedativo.
INDICAZIONI
L’uso dei preparati di foglie di vite è indicato nella cura di
disturbi della circolazione, della menopausa, nella couperose,
nelle varici e nella emorroidi, nella diarrea e nella ritenzione
dei liquidi. Il vino è digestivo ( stimola la mucosa gastrica,
toglie il senso di nausea), è rinvigorente, attutisce la
sensazione generale di dolore e diminuisce l’ abbattimento e il
senso generale di prostrazione nei feriti e nei malati.
Utilizzato continuamente e in dosi sostenute è tossico e
dannosissimo per il fegato (cirrosi epatica).
MODO D’IMPIEGO
USO INTERNO.
L’infuso si ottiene con 1 cucchiaio da minestra di foglie
sminuzzate per 1 tazza d’acqua bollente; lasciare in infusione
10 minuti e berne da 2 a 4 tazze al giorno, lontano dai pasti.
Il
decotto si ottiene facendo bollire per qualche minuto 4 gr
di foglie per ogni tazza d’acqua; berne da 2 a 3 tazze al giorno.
Un
infuso
depurativo e diuretico si ottiene con 1 cucchiaio da
caffè di frangola e 1 cucchiaio da caffè di quercia marina per
ogni tazza d’ acqua bollente; tenere in infusione per 10 minuti e
berne 4 tazze al giorno,lontano dai pasti.
Uso esterno.
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Per la cura di geloni e vasi superficiali dilatati fare impacchi
sulle zone interessate con un decotto ottenuto facendo bollire
per qualche minuto 8 gr di foglie per ogni tazza d’acqua.
Le ricette
Uva sotto spirito
INGREDIENTI:
¾ 1,2kg di uva bianca soda
¾ 300g di zucchero semolato
¾ 1 limone
¾ 500g di alcol a 95°
¾ 100g di acqua
PREPARAZIONE
1. Tagliare i piccoli pochi millilitri sopra gli acidi. Lavare e
asciugare perfettamente la frutta.
2. Con acqua e zucchero preparare uno sciroppo a caldo e
lasciatelo raffreddare.
3. Intanto disponete gli acidi in un vaso di vetro (o più vasi
piccoli) a chiusura ermetica. Aggiungere lo sciroppo e
coprite tutto con l’alcol.
4. Unite alcune striscioline di scorza di limone e chiudete
ermeticamente.
5. Dopo un mese la preparazione è pronta
uva alla grappa
INGREDIENTI:
™ 1,2 kg di uva nera soda
™ 600 g circa di grappa
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PREPARAZIONE
1) tagliate i piccioli pochi millimetri sopra gli acini.
Lavate, asciugate e pungete ciascun acino con un ago sottile.
2) Disponete l’ uva in un vaso di vetro a chiusura ermetica.
Premetela leggermente e versatevi la grappa, fino ad arrivare
a 2 centimetri sopra la superficie dell’uva.
3) tenete in osservazione per 2 giorni aggiungendo liquore al
bisogno
4) Riponete in dispensa per 2 mesi prima di consumare.
come preparare…
L’INFUSO
Questo tipo di preparazione viene utilizzato per le droghe
ricche di componenti volatili, di aromi delicati, di principi attivi
che si liberano per l’azione combinata dell’acqua e dal calore.
Generalmente queste droghe sono i fiori, le gemme, le foglie.
Si fa bollire la quantità d’acqua prevista e la si versa sulla
droga sminuzzata, si mescola e si lascia in infusione, coperta
per circa 10minuti.
Si filtra poi l’infuso attraverso la tela o il colino. Si beve
tiepido o lo si utilizza per inumidire garza o cotone oppure per
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bagni totali e parziali. L’impiego degli infusi deve essere
immediato.
IL DECOTTO
Le droghe non aromatiche, che contengono principi attivi
stabili al calore, come quelle costituite da radici, cortecce,
semi, si adoperano sotto forma di decotto.
Si getta la quantità prescritta in un determinato volume di
acqua fredda, si porta all’ebollizione e si lascia bollire a fuoco
moderato con il coperchio per 10-20 minuti circa, quindi si
filtra.
Consumare tiepido come bevanda o per inumidire garze e
cotone da applicare sulla pelle.
IL MACERATO
E LE PREPARAZIONI ALCOLICHE
La macerazione, che richiede un certo tempo di preparazione,
consiste nel lasciare gli ingredienti: bucce, foglie, semi, in un
recipiente a contatto con un solvente (acqua, alcool, olio, vino)
per alcuni giorni.
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Proverbi
™ Non ti mangiare tutto quello che hai non dire
quanto sai, lavora più che puoi perché pur non
essendo ricco, vivrai.
™ Cosi amari tènili cari, cosi duci tènili ‘nchiusi.
™ Cu beni mangia a longu viva.
™ Lu biancu e lu russu vènanu di lu mussu.
™ Il fico vuole avere due cose: collo d’ impiccato e
camicia di furfante.
™ La polenta tanto più è unta, più va giù contenta.
™ La patata da più forsa se la xe cota co la scorsa.
173
™ La
verdura
l’e’
una
pietanza
che
la
voeur
condiment in gran bondanza.
™ La donna che vuol bene a suo marito la sera gliela
fa la cipollata.
™ La polenta accontenta, i fagioli brontolano, gli
agnoli consolano.
™ Pan di grano, saltami in mano.
™ Salvia salvia, malva mal va.
™ Cu mangia patati nun mori mai.
™ La favuzza è mienzu pani.
™ L ‘ agghiu è la medicina di lu villanu.
™ Più corta è la pancia, più lunga è la vita.
™ Più si mangia meno si vive.
™ Se il dottore non vuoi chiamare, prugne cotte devi
mangiare.
™ Siano i frutti stagionati , chè son buoni e delicati;
ma non mai in abbondanza, perché dan poca
sostanza.
™ I fagioli sono la carne dei poveri.
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175
176
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•
INTRODUZIONE
•
AGLIO
•
ALLORO
•
BASILICO
•
CAMOMILLA
•
CARCIOFO
•
CAROTA
•
CASTAGNO
•
CAVOLO
•
CETRIOLO
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•
CILIEGIO
•
CIPOLLA
•
FAGIOLO
•
FAVA
•
FINOCCHIO
•
FICO
•
FRAGOLA
•
GRANO
•
GRANOTURCO
•
KACO
•
KIWI
•
MELO
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MENTA
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NOCCIOLO
•
NOCE
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ORIGANO
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ORTICA
•
PATATA
•
PEPERONE
•
PERO
•
PESCO
•
POMODORO
•
PREZZEMOLO
•
PRUNO
•
ROSMARINO
•
ROVO
•
SALVIA
•
VIOLA
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•
VITE
•
COME PREPARARE
•
PROVERBI
•
INDICE
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