Scarica il capitolo - Repubblica e Cantone Ticino

L’ambiente in Ticino · 1
Habitat
18
Geografia
19
19
19
22
23
Ambiente naturale
27
27
28
29
30
33
Territorio e popolazione
Geologia e suoli
Clima locale
Vegetazione
Acqua
Utilizzazione del territorio
Distretti e comuni
Popolazione
Lavoro
Mobilità
< Il Cantone Ticino,
visto da 705 km di quota
Figura 0.1
© ESA / Eurimage /swisstopo, NPOC
17
Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo · 2003
L’ambiente in Ticino · 1 Habitat
Geografia
Il Ticino è l’unico cantone della Confederazione Elvetica che si trova interamente a
meridione della cresta delle Alpi. Copre un’area di 2812 km2, corrispondente a circa
un quindicesimo della superficie della Svizzera. Si estende su una distanza di ca. 90 km
in direzione nord-sud e 60 km in direzione est-ovest (tabella 0.1). Lungo il 59%
delle sue frontiere, cioè 208 km, confina con l’Italia.
Il passo del Monte Ceneri divide il Cantone in due parti. Quella settentrionale, il Sopraceneri, è più montagnosa, con oltre la metà della superficie sopra i
1500 m di altitudine, mentre il Sottoceneri dimostra un carattere più prealpino e
si apre verso la Pianura Padana (Figura 0.2).
Punti estremi
Punti estremi
Luogo
Coordinate geografiche
(chilometriche)
Punto
Punto
Punto
Punto
Punto
Punto
Pedrinate
Pizzo Valdraus
Passo San Jorio
Passo del Corno
Rive del Lago Maggiore
Adula
45° 49’ 08” N (673.2)
46° 38’ 05” N (731.4)
9° 09’ 30” E (166.2)
8° 22’ 55” E (74.4 )
193 metri s.l.m.
3’402 metri s.l.m.
Tabella 0.1
più
più
più
più
più
più
a sud
a nord
a est
a ovest
basso
elevato
Fasce altimetriche
del Cantone Ticino
Figura 0.2
metri s.l.m.
3000 –
2000 –
1500 –
1000 –
700 –
500 –
400 –
300 –
200 –
100 –
18
4000
3000
2000
1500
1000
700
500
400
300
200
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L’ambiente in Ticino · 1 Habitat
Ambiente naturale
Geologia e suoli
Il Cantone Ticino si trova in posizione centrale a ridosso delle Alpi. Rocce granitiche dominano la maggior parte del Cantone, a nord del Ceresio. Queste rocce,
nonostante siano di provenienza ed età molto diverse, hanno in comune la proprietà di dare origine a suoli poco profondi, sassosi o rocciosi; questi terreni, poveri di elementi nutritivi, tendono all’acidificazione (> capitolo 2.3.2, pag. 74).
Spesso vengono dilavati da forti piogge ma si asciugano fino in profondità nei
periodi prolungati di siccità.
A meridione del Lago Ceresio si trovano invece perlopiù rocce sedimentarie calcaree, sulle quali si formano dei suoli più basici e ricchi di elementi nutritivi che giovano alla crescita delle piante.
All’estremo sud del Cantone sono rappresentati i sedimenti terziari che
compongono la Collina del Penz, a sud della stazione di Chiasso.
Infine nelle valli troviamo sovente materiale alluvionale sedimentato dai
ghiacciai, durante le ere glaciali, o, più recentemente, dai corsi d’acqua. La composizione e la struttura di questi depositi fluvio-glaciali varia fortemente, essi sono
però significativi perché costituiscono i serbatoi di acqua di falda accessibili per la
captazione di acqua.
Oltre che dalla situazione geologica, le proprietà dei suoli ticinesi dipendono soprattutto dalla quota e dalla morfologia del terreno. La quota determina le
combinazioni dei regimi termici e idrici e quindi le possibilità di sviluppo dei suoli.
In alta montagna i suoli sono costituiti soprattutto da detriti, risultanti dall’azione
degli elementi sulla roccia madre. A basse quote, rispettivamente nelle zone pianeggianti, si accumulano le componenti più fini, con delle migliori proprietà di filtraggio e di effetto tampone per l’acidità, ma anche più propense alla compattazione o alla formazione di acqua stagnante durante periodi prolungati di precipitazione.
La vegetazione (> pag. 22) contribuisce in modo determinante alle proprietà dei suoli soprattutto come sorgente di materiale organico, necessario alla formazione dell’humus.
Clima locale
Il clima a basse quote, in Ticino e nelle regioni confinanti, viene definito «insubrico»
ed è caratterizzato:
• dalla protezione, offerta dall’arco alpino, dalle correnti sovente più fresche
provenienti da nord;
• dagli inverni soleggiati (29% dell’irraggiamento solare annuale nei mesi
invernali) e secchi, a tratti dovuti alla presenza del favonio da nord;
• dalle piogge concentrate in primavera e alla fine dell’estate fino all’autunno;
• dalle estati con le precipitazioni temporalesche.
Dal profilo ambientale sono di rilievo soprattutto i venti e le precipitazioni, per i
quali di seguito si evidenziano le caratteristiche più importanti.
Dati climatici
del Cantone Ticino
Tabella 0.2
Temperatura media massima
Temperatura media minima
Precipitazioni
Irraggiamento solare
Ore di sole
19
22° C
4° C
ca. 1700 l/m2
ca. 1200 kWh/a
ca. 2300 ore
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luglio
gennaio
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Venti
Il regime dei venti, oltre ad essere caratteristico per il territorio, è importante per
la qualità dell’aria. Dal punto di vista del ricambio dell’aria si può distinguere tra
le situazioni con correnti avvettive, quelle con brezze termiche e quelle con inversione termica (Figura 0.3).
Correnti avvettive
Le correnti avvettive sono dovute a fenomeni meteorologici su larga scala, con
venti in quota che coinvolgono l’intero arco alpino. La situazione viene denominata con la direzione del vento predominante in quota, per cui si parla di situazione con venti da ovest, sud, nord... Le correnti che attraversano le Alpi da Nord
a Sud, o viceversa, sono quelli che incidono maggiormente sul ricambio d’aria e
quindi sulla composizione dell’aria nel Cantone. Le Alpi riparano invece dai venti
che in quota spirano da ovest e da est.
Le correnti in quota provenienti da sud sono spesso cariche di sostanze
inquinanti, emesse perlopiù nella Pianura Padana. Raggiunte le Alpi, gli inquinanti possono essere depositati con la pioggia (> capitolo 3.4.1, pag. 133). I venti
meridionali sono generalmente poco percettibili nelle valli, mentre in quota le
velocità del vento sono spesso ragguardevoli.
Dopo il passaggio di una perturbazione le correnti in quota ruotano sovente a nord, dando origine al caratteristico favonio. Le masse d’aria scendono dalla
cresta delle Alpi povere di inquinanti, prosciugate e limpide, dopo aver scaricato il
vapore acqueo sotto forma di precipitazioni sul versante nord-alpino. L’aria presente prima dell’inizio del favonio viene rapidamente rimossa e spinta verso la
Pianura Padana per essere sostituita con aria povera di inquinanti.
Principali venti locali
in Ticino
Correnti avvettive
Figura 0.3
Favonio (Vallemaggia,
Moscendrino)
Corrente da Sud
Brezze termiche
Brezze di valle (Inverna, Breva)
Brezze di monte
(Tramontana, Porlezzina)
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Foto: TiPress
Smog invernale
Figura 0.4
Brezze termiche
Le brezze termiche si sviluppano in zone montagnose perlopiù in condizioni di alta
pressione con bel tempo e con vento debole in quota. La brezza di valle si sviluppa di giorno: risale le valli verso i rilievi a causa del riscaldamento sui pendii. Al
contrario, la brezza di monte inizia dopo il tramonto e soffia verso il piano quando il raffreddamento dei pendii appesantisce l’aria soprastante.
Le situazioni di brezze sono frequenti durante la stagione calda. Se perdurano durante diversi giorni l’aria a basse quote (fino a circa 2500 m di altitudine)
si sposta verso le Alpi di giorno, per ritornare verso la Pianura Padana di notte. Si
instaura così una circolazione locale durante la quale le sostanze inquinanti prodotte dalle attività umane (emesse localmente o provenienti dalle zone lombarde
fortemente urbanizzate), si diluiscono mentre gli inquinanti secondari (spiegati a
pag. 113) si accumulano. Le trasformazioni chimiche a cui esse sono sottoposte, la
loro dissoluzione in microscopiche goccioline e la loro aggregazione in polveri fini
intorbidiscono l’aria: è la tipica foschia che caratterizza lo smog estivo (> capitolo
3.1.2, pag. 115).
Situazioni con aria
ristagnante
Le situazioni in cui l’aria ristagna per periodi prolungati si verificano soprattutto
d’inverno, quando manca il riscaldamento solare come forza motrice delle brezze
termiche appena descritte. Questa situazione è detta anche inversione termica. A
basse quote l’aria fredda e quindi pesante blocca la dispersione dei gas emessi dalle
attività umane: sono queste le condizioni che generano lo smog invernale. Sulla
Pianura Padana l’aria fredda in prossimità del suolo è spesso coperta da una coltre
di nebbia, che talvolta ricopre anche il Ticino meridionale.
Una tale situazione può migliorare solo se si levano forti venti o se la temperatura in prossimità del suolo aumenta sensibilmente.
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In media ogni anno cadono circa 1700 l/m2 di precipitazioni (tra 1300 l/m2 nella
Valle di Blenio e 2400 l/m2 nelle Centovalli). Nonostante vi siano meno giorni piovosi rispetto al versante settentrionale delle Alpi, le precipitazioni sono quantitativamente più abbondanti.
La catena alpina costituisce un ostacolo per le correnti da sud, costrette a
salire e a scaricare l’umidità contenuta. Trattandosi sovente di aria di origine subtropicale, con un elevato contenuto di vapore acqueo, le precipitazioni sono abbondanti e spesso violente, soprattutto tra la tarda estate e l’inizio dell’autunno.
Inondazioni e straripamenti di torrenti a basse quote, abbondanti nevicate in montagna ne sono le conseguenze.
L’acqua piovana e la neve contengono inoltre uno spettro variabile di
sostanze disciolte, liberate dalle attività umane. Queste, depositandosi al suolo,
sulla vegetazione e sui manufatti, possono arrecare danni ambientali. Le problematiche legate alle deposizioni atmosferiche sono discusse nel capitolo 3.4.
Vegetazione
La montuosità del territorio determina forti contrasti climatici alle varie quote. In
pochi chilometri al clima insubrico subentra quello di alta montagna. Salendo dai
laghi alle cime alpine la vegetazione ricca di latifoglie termofile (castagneti, palme,
laurofille) lascia spazio alle latifoglie che prediligono condizioni più fresche (faggio, betulla), seguite dalla vegetazione montana (aghifoglie, rododendri), dalle
praterie alpine per arrivare alle zone prive di vegetazione. Oltre ai contrasti dovuti all’altitudine sono importanti le differenze tra le zone esposte al sole e quelle
senza sole (effetti dovuti all’orografia).
Foto: SPAAS
Precipitazioni
Veduta del Verbano con
il Ghiridone sullo sfondo,
immerso nelle nubi
Figura 0.5
Le palme e le praterie alpine
distano pochi chilometri:
un paesaggio ricco di contrasti.
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Acqua
In Ticino il 4.4% della superficie è costituito da corsi d’acqua e da laghi, un valore
lievemente sopra la media nazionale. Queste superfici costituiscono non solo un
arricchimento del paesaggio e dell’habitat per numerosi animali e piante, ma anche
un’importante risorsa economica, a livello turistico, e energetica (> capitolo 15).
La pioggia media annua riferita al territorio cantonale ammonta a circa
1700 mm, l’evaporazione invece è di circa 800 mm/anno. Di conseguenza, tramite il Lago Maggiore e il fiume Ticino a Sesto Calende, il territorio ticinese esporta
annualmente circa 2.5 km3 di acqua.
Laghi e laghetti
Nel Cantone Ticino vi sono ca. 140 specchi d’acqua. Dal punto di vista ambientale possono essere suddivisi in 4 gruppi:
• i due laghi maggiori (Verbano e Ceresio),
• i laghi di Origlio, Muzzano e Astano
• i laghi sfruttati per la produzione di energia idroelettrica
• i laghi alpini naturali
Le tabelle 0.3 e 0.4 riassumono le caratteristiche dei principali laghi e dei fiumi.
Il Lago di Lugano o Ceresio è diviso dal ponte diga di Melide in due bacini principali separati. È chiamato «bacino nord» quello che si estende da Porlezza a Melide e
«bacino sud» quello più complesso a sud del ponte diga. Esiste poi un terzo bacino
di dimensioni molto più piccole, presso Ponte Tresa. Nel bacino imbrifero del Ceresio
gravitano circa 300’000 abitanti, ossia 470 abitanti per chilometro quadrato.
Laghi e fiumi
Figura 0.6
Lago di Luzzone
Lago Ritom
Fiume Ticino
Fiume Brenno
Lago di Sambuco
Fiume Verzasca
Fiume Maggia
Lago di Vogorno
Fiume Isorno
Fiume Melezza
Lago Maggiore o Verbano
Fiume Vedeggio
Fiume Cassarate
Fiume Magliasina
Lago di Muzzano
Lago di Lugano o Ceresio, bacino nord
Lago di Lugano o Ceresio, bacino sud
Fiume Laveggio
Fiume Breggia
Fiume
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Lago artificiale
Lago naturale
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Solo 1/5 della superficie del Lago Maggiore (o Verbano) si trova in Ticino. Il suo
bacino imbrifero è invece per metà in Ticino. In quest’area la densità degli abitanti è circa 4 volte inferiore a quella che gravita attorno al Ceresio.
I laghi alpini del Cantone sono diversi tra di loro per origine, natura delle
rocce circostanti, altitudine, profondità ed estensione. La loro posizione ad alte
quote comporta che la temperatura media dell’acqua è bassa e che sono spesso
caratterizzati dalla povertà di sostanze nutritive, per cui sono generalmente molto
limpidi. A causa delle rocce sulle quali sorgono sono sensibili all’acidificazione
(> capitolo 2.5.1, pag. 93).
I laghetti di Muzzano, Origlio e Astano sono poco profondi e situati nelle
Prealpi. A differenza dei laghi alpini si trovano in zone densamente popolate e soggette a maggiori influssi locali. Nonostante le loro piccole dimensioni ospitavano un
tempo numerose specie animali e vegetali che si sono estinte a seguito dell’immissione di acque di scarico negli anni ’50-’70 (Museo cantonale di storia naturale, 1990).
I principali laghi naturali
e artificiali ticinesi
Lago
Super ficie
totale
(km2)
Tabella 0.3
212.3
48.7
1.70
1.55
1.48
1.24
1.12
0.54
Profondità
massima
(m)
Volume
in Ticino
(km3)
42.3
30.7
372
288
37.5
4.7
1.70
1.55
1.48
1.24
1.12
0.54
200
53
65
198
124
96
0.105
0.054
0.108
0.063
0.025
Altitudine
(m s.l.m)
193
270
200
2234
1849
1591
1591
2134
Foto: SPAAS
Laghi naturali
Verbano
Ceresio
Laghi ar tificiali
Vogorno
Lago Bianco
Ritom
Luzzone
Sambuco
Lucendro
Super ficie
in Ticino
(km2)
Lago dello Stabbio,
nell’Alta Val Piora
Figura 0.7
I laghi alpini sono sensibili
alle deposizioni acide se
nel bacino imbrifero predominano
le rocce granitiche, come
è il caso per la maggior par te
dei laghetti del Sopraceneri.
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Valle Verzasca
Corsi d’acqua
I corsi d’acqua ticinesi mostrano tutti un carattere torrentizio. A causa dei pendii
ripidi, dei suoli poco profondi e della scarsa permeabilità delle rocce, le precipitazioni si traducono in repentini aumenti della portata. L’acqua, limpida e bene ossigenata, scorre a velocità elevate soprattutto nella parte alta del corso d’acqua.
Il letto dei torrenti e dei fiumi è costituito da rocce e grandi massi dove l’erosione del fondo prevale sull’accumulo di materiale. Solo nelle zone pianeggianti, di
accumulo, lo scorrimento si fa più lento e il letto diventa ghiaioso o sabbioso.
I principali fiumi ticinesi
Tabella 0.4
Le por tate indicate sono riferite
all’ultimo punto di misura prima
dell’entrata nel lago o della
confluenza con un altro fiume
Corso
d’acqua
Ticino
Verzasca
Maggia
Brenno
Moesa
Cassarate
Laveggio
Magliasina
Vedeggio
Tresa
Lunghezza
totale
(km)
238
34
56
34
43
18
12
16
25
13
Lunghezza
in Ticino
(km)
Por tata
media
(m3/s)
Periodo di
riferimento della
por tata
Punto di
misura della
por tata
Entrata nel
lago o confluenza
con fiume
91
34
56
34
3.5
18
11
16
25
7
69
1.0
25.8
4.7
21
2.6
1.1
1.2
3.8
24
1978
1982
1985
1961
1981
1963
1978
1980
1979
1923
Riazzino
Tenero
Solduno
Loderio
Lumino
Lugano
Capolago
Magliaso
Agno
Ponte Tresa
Lago Maggiore
Lago Maggiore
Lago Maggiore
Fiume Ticino
Fiume Ticino
Lago Ceresio
Lago Ceresio
Lago Ceresio
Lago Ceresio
Lago Maggiore
25
–
–
–
–
–
–
–
–
–
–
1999
2001
2000
2000
2000
1999
1999
1999
1999
1999
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Acque sotterranee
Le acque sotterranee sono quelle non visibili in superficie e come tali non sono generalmente percepite come elemento ambientale o paesaggistico. Ciò nonostante meritano di essere menzionate e protette, perché più della metà dell’acqua consumata
dalle economie domestiche, dalle industrie e dall’agricoltura ticinesi viene estratta
dal sottosuolo. Eventuali contaminazioni degli acquiferi compromettono quindi la
qualità dell’acqua potabile, oppure immettono contaminanti in altri corpi d’acqua.
Le acque sotterranee sono alimentate da quella componente delle precipitazioni che, dopo essersi infiltrate nei primi strati di terreno, non viene estratta
dalle radici delle piante e può quindi percolare verso gli strati più profondi del sottosuolo. Vi sono 3 tipi fondamentali di acquiferi:
• in materiale sciolto (il caso classico è quello della ghiaia e della sabbia dei
fondo valle)
• in roccia (negli gneiss o nei graniti, riconoscibile ad esempio nelle gallerie
le cui pareti non sono impermeabilizzate, come quella ferroviaria del San
Gottardo)
• carsici (nelle rocce calcaree e dolomitiche solubili).
Vi sono inoltre degli «acquiferi misti» costituiti dalle possibili combinazioni dei tre
tipi precedenti. I movimenti dell'acqua avvengono negli spazi vuoti come quello
intergranulare esistente tra i granelli di sabbia, ghiaia, ciottoli e blocchi. Nelle rocce
quali gli gneiss o i graniti sono molteplici fessure connesse tra loro, mentre nelle
rocce carsiche l'acqua scorre in fessure e cavità (grotte) più o meno sviluppate a
seconda del grado di avanzamento della dissoluzione del calcare.
Le acque sotterranee sfruttate sono concentrate nei fondovalle, dove la captazione dai sedimenti ghiaiosi o sabbiosi risulta più facile grazie alla velocità di
scorrimento relativamente alta. Qui l’acqua di falda si muove verso i fiumi e i laghi
a velocità solitamente inferiore a 1 mm/s. Queste aree sono quelle dove la richiesta di acqua è maggiore, ma sono pure quelle più esposte ai rischi derivanti dalle
attività umane. La falde disponibili per l’acqua potabile sono soggette ad una particolare protezione, come illustrato nel capitolo «Acque sotterranee» (> pag. 100).
Oltre al loro uso in forma liquida, il calore contenuto nell’acqua di falda rappresenta la fonte di energia per le sonde geotermiche (> capitolo 15.4.4, pag. 426).
26
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Territorio e popolazione
Utilizzazione
del territorio
Il Cantone Ticino, per quanto riguarda l’utilizzazione del territorio, può essere
caratterizzato come segue (figura 0.8):
• Il 50% della superficie è coperta da bosco. Esso riveste importanti funzioni
tra le quali quelle di area di svago e di protezione da scoscendimenti
e valanghe. Inoltre il bosco rappresenta un’importante fonte di materia
prima e di energia (> capitolo 15.3.4, pag. 416).
• Le superfici cosiddette improduttive, che comprendono le zone senza vegetazione o incolte, nonché gli specchi d’acqua, coprono più del 30% del territorio. Nonostante il termine «improduttivo» possa avere una connotazione
negativa queste superfici sono molto importanti. Infatti fra di esse si annoverano zone umide, biotopi, torbiere, prati secchi, e altri terreni di alto
valore naturalistico, paesaggistico e ambientale. Gli specchi d’acqua sono
fonte di ricchezza, non solo come componente vitale per l’ambiente ma
anche quale base per la qualità del paesaggio, per il turismo, per la pesca,
per l’approvvigionamento di acqua potabile, per la produzione di energia ecc.
• Per gli insediamenti e le aree a uso agricolo (senza pascoli alpini) rimangono
soltanto il 5.1%, rispettivamente il 4.1% della superficie.
La densità della popolazione, rapportata alla superficie totale, è di 110
abitanti/km2. Si tratta di una quota bassa se confrontata alla media svizzera di 172
abitanti/km2 o a quella del Cantone Zurigo di 710 abitanti/km2.
Tuttavia, se rapportata alle superfici d’insediamento, la densità della popolazione raggiunge i 2200 abitanti/km2.
Ripartizione dell’utilizzazione del territorio
in Ticino
Area edificata
2.6 %
Area industriale
0.4 %
Figura 0.8
Fonte dei dati: UFS (2001a)
Terreni
senza vegetazione
14.0 %
Vegetazione
improduttiva
13.4 %
Superficie d'insediamenti speciali
0.4 %
Zone verdi e di riposo
0.3 %
Superfici del traffico
1.5 %
Corsi d'acqua
1.4 %
Laghi
3.0 %
Alpeggi
10.2 %
Prati e campi,
pascoli locali
3.5 %
Frutticoltura,
viticoltura,
orticoltura
0.6 %
27
Bosco (esc. bosco arbustivo)
39.6 %
Bosco arbustivo
6.0 %
Boschetto
3.3 %
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Distribuzione altimetrica
dell’utilizzazione del
territorio
Figura 0.9
Nelle super fici edificate
non sono contemplate quelle
riser vate ai traspor ti.
Fonte dei dati: UFS (1994)
Altitudine in m
> 2400
2201 – 2400
2201 – 2400
1201 – 1400
1201 – 1400
1201 – 1400
1201 – 1400
1201 – 1400
801 – 800
601 – 800
401 – 600
< 401
0
5
10
superfici edificate
superfici stradali e ferroviarie
superfici agricole utili senza alpeggi
15
20
25
30
35
Superficie in 1000 ha
alpeggi
superfici boscate
superfici improduttive
Tra gli inizi degli anni ’80 e la metà degli anni ’90 l’utilizzazione della superficie ha
subito dei cambiamenti significativi, con due tendenze principali (UFS 2001b):
Da un lato la superficie agricola è diminuita fortemente, a vantaggio degli
insediamenti a bassa quota, e dei boschi, nelle zone montagnose e collinari. D’altro
canto il terreno coltivabile rimanente a basse quote e nelle zone pianeggianti è fortemente ambito da parte degli altri settori, in particolare quelli del commercio,
delle industrie e del traffico (figura 0.9). Esempi concreti di questa tendenza sono
il Piano di Magadino e il Piano del Vedeggio.
Distretti e comuni
Il Cantone Ticino è suddiviso in 8 distretti, mostrati nella figura 0.10, e 245 comuni. I comuni del Sopraceneri coprono un'area mediamente maggiore di quella dei
distretti di Lugano e Mendrisio, sintomo delle condizioni topografiche che limitano la densità della popolazione nelle regioni montane.
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Popolazione
Il Cantone Ticino conta circa 310’000 abitanti, concentrati soprattutto nei due
distretti del Sottoceneri (Lugano e Mendrisio), dove risiede quasi il 60% della
popolazione ma la cui area equivale al 15% della superficie del Cantone
(figura 0.12, pag. 30). Nella regione di Chiasso la densità della popolazione raggiunge 1540 abitanti/km2 (dati del 1990), oltre dieci volte la media cantonale. Il
comune con la densità della popolazione più elevata è Massagno, con oltre 7000
abitanti/km2.
Nelle valli del Sopraceneri la densità della popolazione rimane generalmente sotto le 20 unità al km2; i centri residenziali sono disposti lungo l’asse che
collega Biasca, Bellinzona e Locarno.
Dal 1980 al 1990 la popolazione totale è aumentata del 6.1%. L’aumento
non è uniforme sul territorio. Ad esempio, nel medesimo periodo la popolazione
è aumentata del 29% sul Piano di Magadino mentre è diminuita del 15% in
Leventina. Ciò illustra il progressivo spostamento dalle regioni periferiche verso i
centri urbani. Fanno eccezione alcune regioni a vocazione turistica come la Valle
Verzasca, che fanno segnare una ripresa della popolazione soprattutto nell’ultimo
decennio.
Nel periodo di forte affluenza turistica, in determinati comuni, la popolazione aumenta notevolmente: Tenero, dove in estate risiede più del doppio della
popolazione permanente, ne è un esempio. Ogni anno in Ticino si registrano circa
1'150'000 turisti, con quasi 3'000'000 di pernottamenti (1998).
È inoltre importante rilevare che in una fascia di 20 chilometri fuori dal
confine vivono e lavorano oltre 1.2 milioni di persone che interagiscono in maniera importante con la popolazione del Cantone.
Distretti e comuni
del Cantone Ticino
Figura 0.10
Leventina
Blenio
Vallemaggia
Riviera
Bellinzona
Locarno
Lugano
Mendrisio
29
Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo · 2003
L’ambiente in Ticino · 1 Habitat
Lavoro
Nel 1990 il Cantone contava una popolazione attiva di 140’000 persone, di cui
quasi 34’000 nel settore secondario (industria e artigianato) e circa 98’000 nel terziario (servizi). Le persone occupate nel primario (agricoltura) sono diminuite drasticamente, come illustra la figura 0.11, e sono attualmente circa 4’900. 30’000
lavoratori sono pendolari provenienti dall’Italia.
La distribuzione geografica dei posti di lavoro nei settori secondario e terziario, mostrata nella figura 0.13, è simile a quella della distribuzione della popolazione (figura 0.12, pag. 30).
Evoluzione della popolazione attiva nei diversi
settori produttivi
140000
120000
Figura 0.11
100000
Fonte dei dati:
Ufficio cantonale di statistica
80000
Popolazione attiva
60000
primario
40000
secondario
terziario
20000
indeterminato
disoccupati
0
1888
1900
1910
1920
1930
1940
1950
Densità della popolazione
nel 2000,
Figura 0.12
In abitanti per km2
Abitanti/km2
1–
20
21 – 100
101 – 500
101 – 1000
> 1000
30
Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo · 2003
1960
1970
1980
1900
L’ambiente in Ticino · 1 Habitat
Agricoltura
Il settore economico primario, quello agricolo, occupa meno del 2% della popolazione attiva. La superficie agricola utile copre circa il 15% del territorio, di cui i 2/3
è costituita dagli alpeggi di alta montagna (figura 0.8, pag. 27). L’agricoltura del
piano occupa attualmente circa il 45% della superficie insediabile.
L’agricoltura ticinese si basa su 3 pilastri:
• economia lattiera;
• produzione ortofrutticola;
• produzione vitivinicola.
A basse quote prevale la produzione vegetale (ortofrutticola sul piano e viticola sui
pendii) mentre la produzione animale domina nell’agricoltura di montagna.
L’agricoltura contribuisce al mantenimento della diversità e della ricchezza
del paesaggio e delle specie vegetali e animali soprattutto nel caso di metodi di produzione estensivi. La produzione locale di prodotti freschi permette di evitare l’importazione da altre regioni, riducendo le necessità di trasporti.
L’agricoltura può però anche costituire un carico per l’ambiente e arrecare
danno ai suoli e alle acque superficiali o sotterranee con l’uso eccessivo o improprio di concimi aziendali, fertilizzanti minerali e pesticidi. Serre e coltivazioni
«fuori suolo» incidono negativamente sul suolo e sul paesaggio.
L’evoluzione in atto, verso la produzione biologica o integrata, è sicuramente
da valutare positivamente anche dal profilo della protezione dell’ambiente.
Se confrontate con il resto della Svizzera, le aziende agricole ticinesi sono
generalmente di piccole dimensioni e – salvo quelle in posizioni favorevoli – poco
meccanizzate. Per questo motivo il possibile carico ambientale ha generalmente un
significato locale e resta globalmente limitato rispetto a quello delle altre attività.
Densità dei posti di lavoro
per comune
Figura 0.13
Per gli addetti nei settori
secondario e terziario,
nel 1998, in unità per km2
Fonte dei dati:
Ufficio Cantonale di Statistica
Posti di lavoro/km2
0–
5
6 – 10
11 – 100
101 – 500
> 500
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L’ambiente in Ticino · 1 Habitat
Industria e artigianato
L’industria e l’artigianato occupano oggigiorno meno di un quarto della popolazione attiva ticinese (figura 0.11, pag. 30). Soltanto 40 anni fa il tasso di impiego
in questo settore raggiungeva il 43%. Paragonando con gli altri cantoni, soltanto
Ginevra rivela una frazione minore di addetti nel secondario.
Tranne poche eccezioni, in Ticino non esistono più attività industriali che
per loro natura hanno un forte consumo energetico e un grande carico ambientale. Ciononostante, il potenziale inquinante per le acque, per l’aria e per il suolo,
derivante dalle sostanze usate nei processi produttivi, è anche in Ticino molto elevato. L’impegno, generalmente profuso dalle aziende industriali per limitare il
carico inquinante e il rischio di incidenti, ha permesso di ridurne l’incidenza
ambientale.
Tra i rami industriali più importanti in termini di numero di occupati figurano l’edilizia (più della metà) e la fabbricazione di apparecchi meccanici, elettrici
e di precisione. Seguono la confezione di abiti, l’industria alimentare, la stampa e
l’industria chimico-farmaceutica.
Il 60% delle ditte e il 63% degli occupati sono attivi nel Sottoceneri.
Servizi
Come mostra la figura 0.11 a pag. 30, il Cantone Ticino vive soprattutto del terziario. Il turismo ne costituisce uno dei rami economici più importanti e contribuisce al prodotto interno lordo nella misura del 15% circa. Un dipendente del terziario su tre è attivo nel turismo.
Le condizioni climatiche, la diversità del paesaggio, la ricchezza di beni culturali e la qualità delle strutture ricettive costituiscono le principali componenti dell’attrattività turistica tradizionale del Cantone. Un ambiente intatto costituisce però un’ulteriore condizione irrinunciabile dell’offerta turistica. La qualità dell’ambiente – intesa
come salubrità dell’aria, balneabilità delle acque, quiete e bellezza paesaggistica – è e
sarà sempre maggiormente un criterio nella scelta delle mete turistiche. La cura dell’ambiente è la premessa per la conservazione di questa risorsa economica vitale.
L’esigenza per il turismo di un ambiente impeccabile collima d’altronde con quella
per il benessere della popolazione residente e per un’industria tecnologicamente avanzata.
La costruzione di residenze secondarie, il traffico, la trasformazione del paesaggio per gli impianti sportivi, la necessità di dimensionare le infrastrutture per
una popolazione elevata presente solo durante periodi limitati dell’anno costituiscono invece la contropartita negativa, che occorre, anche nell’interesse del turismo stesso, gestire in maniera corretta.
Il tipo d’impatto sull’ambiente del terziario – turismo e altri servizi – non si
distingue, dal profilo qualitativo, da quello causato dalla popolazione.
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Foto: Ticino Turismo
Mobilità
La separazione tra i luoghi dove i beni sono prodotti e quelli dove sono consumati e la dissociazione spaziale tra domicilio, posto di lavoro, centri d’acquisto e luoghi di svago causano un’elevata e tuttora crescente richiesta di mobilità, caratteristica dei paesi industrializzati.
Il Ticino è partecipe a questo tipo d’evoluzione. Il traffico interno e quello
con partenza o destinazione nel Cantone è in costante aumento. Ma in aumento
ancora maggiore è il traffico di transito attraverso il Cantone.
Data la sua natura di cantone di montagna, in Ticino le vie di comunicazione
corrono canalizzate nei fondivalle. La posizione centrale lungo il più importante asse
transalpino, quello del Gottardo, impone l’onere di assicurare la viabilità per una
grande mole di traffico di transito, che si aggiunge a quello locale. Anche l’afflusso giornaliero di lavoratori provenienti da altre regioni incide fortemente sul traffico. Vi si aggiunge il traffico generato dall’afflusso dei turisti e degli ospiti del fine
settimana, provenienti da fuori Cantone, che hanno una residenza in Ticino. Pure
i movimenti della popolazione residente sono elevati.
Il Ticino spicca, tra gli altri cantoni, come quello con la più alta motorizzazione: su 1000 abitanti nel 1999 c’erano 581 automobili private. A titolo di confronto, nel Cantone di Basilea Città lo stesso valore si aggira sui 320 veicoli per
1000 abitanti e nel Canton Uri sui 430 veicoli per 1000 abitanti.
Le vie di comunicazione occupano una superficie pari a 42 km2 (figura 0.8,
pag. 27), ossia quasi un terzo della superficie d’insediamento del Cantone e 14% in
più rispetto ai rilevamenti effettuati tra il 1979 e il 1985. Quest’area equivale a una
strada di 10 m di larghezza e 4200 km di lunghezza. L’87% di essa è occupata dalle
strade, il 10% dalle ferrovie e il 3% dagli aeroporti (UFS, 2001 a).
Per diversi comparti dell’ambiente, l’impatto dovuto al traffico è dominante rispetto a quello causato dagli altri settori d’attività. Le emissioni inquinanti nell’aria, quelle di rumore e il consumo d’energia fossile sono superiori a quelle dell’industria, dei riscaldamenti o dell’agricoltura. Il rischio d’incidente rilevante
durante i trasporti è più elevato che negli impianti stazionari.
Nelle valli e tra le colline, dove scorre il traffico, il rumore viene amplificato
e trasmesso a distanza e le emissioni gassose inquinanti vengono concentrate soprattutto quando le condizioni atmosferiche ne impediscono la dispersione verso l’alto.
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L’ambiente in Ticino · 1 Habitat
I volumi di traffico
su strada
Le figure 0.14 e 0.15 mostrano i volumi di traffico sui principali assi stradali del
Cantone, per le autovetture e per i mezzi pesanti. Si noti la differenza tra le due
scale usate: sulla figura 0.14 il tratto più largo corrisponde a 50’000 veicoli al giorno; sulla figura 0.15 dieci volte meno. Se si considera però che le emissioni di
sostanze inquinanti o di rumore di un veicolo pesante corrispondono circa a quelle di 10 autovetture le due figure danno direttamente un’immagine delle proporzioni tra il carico ambientale delle autovetture e quello dei veicoli pesanti.
Per i veicoli leggeri (autovetture e motociclette) spicca il volume sull’autostrada, in particolare tra Chiasso e Bellinzona, il traffico dei frontalieri tra Lugano
e Ponte Tresa, e il traffico verso il Locarnese. Per i veicoli pesanti, rappresentati da
camion, torpedoni e autotreni, i trasporti dominanti sono quelli sull’autostrada, da
Chiasso a Airolo, con una diminuzione solo contenuta a nord di Bellinzona.
Nel 2000 attraverso il Gottardo sono passate circa 7.6 milioni di tonnellate
di merci. L’80% di queste merci transita attraverso il cantone senza scalo.
Sull’autostrada a Noranco sono già stati contati 77’202 veicoli in un solo
giorno (31 luglio 1998). Sul nuovo ponte sulla Maggia, tra Locarno e Ascona, sono
già stati contati 42’433 veicoli in un solo giorno (31 luglio 1998): ciò significa un
veicolo ogni 2 secondi, distribuite sull’arco di 24 ore.
Traffico giornaliero medio
di autovetture sulle
principali strade
Figura 0.14
I dati sono riferiti all’anno 2000
Fonte dei dati: UFS (2001c)
Autovetture
veicoli/giorno
2500
12500
25000
50000
Strade nazionali
Altre strade
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L’ambiente in Ticino · 1 Habitat
Evoluzione del traffico
stradale
I volumi di traffico sono aumentati in modo massiccio durante gli ultimi tre decenni, come mostra la figura 0.16. I due diagrammi in alto mostrano l’evoluzione del
traffico sull’autostrada, misurato a Bellinzona rispettivamente a Mendrisio. Quelli
in basso, il traffico su due strade cantonali a Locarno, sul nuovo ponte sulla Maggia
e a Intragna.
Particolarmente pronunciato è l’aumento del traffico sull’autostrada: dal
1980 al 2000, all’altezza della circonvallazione di Bellinzona, si è quasi moltiplicato per 4. Soltanto nel quinquennio 1990-95 il traffico è aumentato del 40%. Per
la maggior parte delle altre strade ticinesi, il tasso di crescita in 5 anni si aggira
attorno al 16%.
Anche nelle zone periferiche, come a Intragna (figura 0.16, in basso a
destra), il traffico è cresciuto in maniera pressochè regolare. La temporanea flessione nel dato del 1980 è dovuta all’interruzione della strada nella Valle Vigezzo
dopo l’alluvione del 1978: mancano quindi i frontalieri che a Intragna contribuiscono circa con il 30%.
Traffico giornaliero medio
di veicoli pesanti
sulle principali strade
Figura 0.15
I dati sono riferiti all’anno 2000
Fonte dei dati: UFS (2001c)
Veicoli pesanti
veicoli/giorno
250
1250
2500
5000
Strade nazionali
Altre strade
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L’ambiente in Ticino · 1 Habitat
Evoluzione percentuale
dei volumi di traffico
su strada
dal 1970 al 2000
Bellinzona circonv. autostrada
%
Figura 0.16
I dati, disponibili a inter valli
di 5 anni, sono normati per facilitare il confronto tra le varie
località. Il numero medio
di veicoli che corrisponde a
100% nel 1990 è indicato, per
ogni figura, in alto a sinistra
Mendrisio S
100% = 25132
%
150
150
100
100
50
50
0
0
1970
Fonte dei dati:
UFS (2001c) e anni antecedenti.
1975
1980
1985
1990
1995
2000
1970
Cadenazzo E
%
1975
1980
1985
1990
1995
2000
1985
1990
1995
2000
Intragna
100% = 18664
%
150
150
100
100
50
50
0
1970
100% = 25212
100% = 2069
0
1975
1980
1985
1990
1995
2000
1970
1975
1980
Ferrovia
La ferrovia costituisce l’alternativa principale al traffico su strada, di transito o di
collegamento con altre regioni. Sforzi sono in atto per rivalutare la ferrovia anche
per i collegamenti interni tra gli agglomerati. La realizzazione del collegamento
AlpTransit dovrà permettere il trasferimento dalla strada alla ferrovia sia per le
merci che per i passeggeri.
Il traffico più intenso di passeggeri avviene sull’asse tra Chiasso e Airolo.
Per le merci, invece, il grosso dei trasporti si registra tra Airolo e Giubiasco. Qui
una parte delle merci continua verso Chiasso, un’altra parte (soprattutto sostanze
pericolose, > capitolo 10.3.3, pag. 319) prosegue lungo il Piano di Magadino e il
Gambarogno in direzione di Luino.
Attraverso il Gottardo sono passate nel 2000 circa 17 milioni di tonnellate
di merci.
La ferrovia non causa emissioni atmosferiche (salvo polveri fini in quantità
comunque esigue) ma costituisce una grave fonte di rumore per tutte le zone
attraversate.
Trasporti pubblici
Il potenziamento dei mezzi di trasporto pubblici è la premessa per contenere la crescita e ridurre il traffico stradale. I collegamenti con bus costituiscono l’ossatura dei
trasporti pubblici all’interno del Cantone e il complemento ai trasporti per ferrovia.
Essi devono permettere una diffusione capillare del servizio di trasporto sul territorio,
in modo da diventare un’alternativa autentica ai trasporti con l’auto individuale.
La figura 0.17 mostra l’offerta di mezzi pubblici per ogni comune. L’offerta
è quantificata per mezzo di un punteggio che tiene conto del numero di corse che
servono un comune (per ogni linea), ponderate con il tipo di mezzo (treno,
bus/trenino/filovia, battello) e con il tipo di linea (se raggiunge direttamente un
centro vicino o no).
> Funicolare
Lugano – Besso
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Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo · 2003
L’ambiente in Ticino · 1 Habitat
Aviazione
I collegamenti aerei di linea tra il Ticino e i principali centri aeroportuali svizzeri ed
esteri rappresentano una componente della politica d’apertura cantonale verso il
resto della Svizzera e verso l’Europa ma comportano pure un carico ambientale rilevante per il clima, il paesaggio sonoro, l’aria e le risorse energetiche.
I voli di linea rappresentano una componente della politica d'apertura cantonale. Tuttavia essi sono pure all'origine di un carico non trascurabile per la qualità del paesaggio sonoro, la qualità dell'aria, il clima, le risorse energetiche e l'uso
del territorio.
Il Cantone è attraversato dai corridoi aerei che collegano l’Italia con Zurigo
e con il Nord Europa. Gli aerei in arrivo e partenza dalla Malpensa attraversano il
Cantone a quote relativamente basse e sono fonte di disturbo nelle valli che avevano goduto in passato di maggiore tranquillità.
Prestazioni dei servizi
di trasporto pubblico
per comune
Figura 0.17
L’offer ta è quantificata per
mezzo di un punteggio che tiene
conto del numero di corse
che ser vono un comune, ponderato con il tipo di mezzo
e con il tipo di collegamento.
I comuni rimasti in bianco sono
sprovvisti di una fermata di
mezzi pubblici sul proprio territorio.
Fonte dei dati:
Sezione dei Trasporti, 2001
Punteggio mezzi pubblici
2–
20 (prestazioni scarse)
20 –
60
60 – 150
150 – 300
300 – 600
600 – 1500
> 1500 (prestazioni buone)
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Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo · 2003
>
Gordola, l’autopostale
che sale in direzione della
Valle Verzasca
Il traffico
non inquinante
Spostamenti a piedi o in bicicletta appartengono alla realtà quotidiana. Essi sono
facilmente dimenticati quando si discute di mobilità. Oltre a costituire il modo più
naturale di spostamento, essi non causano alcun carico all’ambiente. Molte volte i
tragitti per recarsi al lavoro, a scuola, per fare la spesa, o per divertirsi sono brevi
e potrebbero essere percorsi a piedi o in bicicletta. Purtroppo, spesso, il percorso, è
reso sgradevole o pericoloso dai veicoli a motore. La realizzazione di zone e percorsi pedonali e di piste ciclabili rientra nelle iniziative in atto per promuovere gli
spostamenti non inquinanti. La diffusione di veicoli elettrici leggeri è un ulteriore
complemento in questa direzione.
La disponibilità dei cittadini a coprire il tragitto restante tra la più vicina fermata di mezzi pubblici e il punto di partenza o verso la destinazione a piedi o in
bicicletta presuppone che i marciapiedi o le ciclopiste siano sicure e piacevoli. Non
è solo una rete di mezzi pubblici fitta, nello spazio o nel tempo, a favorire il loro
utilizzo, ma in modo determinante anche la qualità dell’accesso alle fermate per
tutti gli utenti.
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