Dipartimento di Scienze Economiche Aziendali Corso di Economia e Legislazione d’ Impresa Teoria del controllo TERREMOTI E TSUNAMI Jessica Borra Francesca Mastro Maria Grazia Ramuglia 2016/2017 1 PREMESSA : CAUSA DEL MOVIMENTO DELLE PLACCHE TERRESTRI ● La litosfera è suddivisa in placche. Una placca è una parte di litosfera caratterizzata da un suo moto indipendente rispetto alla litosfera adiacente. ● Le placche principali sono N-America, S-America, Europa, Africa, Arabia, India, Australia, Antartide, Pacifico, Nazca, più altre di minori dimensioni come per esempio Cocos, Juan de Fuca e Filippine. ● Le placche sono perciò caratterizzate da un proprio movimento. Secondo una teoria che incontra il favore di molti scienziati, ma che è soggetta a talune riserve, il movimento delle placche litosferiche sarebbe provocato dai: moti convettivi del magma nel mantello. Si verifica il riscaldamento del magma che avviene per contatto con il nucleo , in cui si raggiungono temperature elevate, ed esso riscaldatosi, risale verso la litosfera generando tensioni che ne provocano la rottura in placche e la formazione di spaccature (dorsali oceaniche e rift continentali), da cui il magma stesso fuoriesce. Prima di incominciare la sua discesa di nuovo verso il nucleo, il magma si sposta orizzontalmente e provoca lo spostamento delle placche che galleggiano su di esso e possono così allontanarsi (in corrispondenza di correnti ascendenti del magma), o scontrarsi (in corrispondenza di correnti discendenti del magma). I moti convettivi che avvengono nel mantello spiegano gran parte dei fenomeni che si osservano sulla superficie terrestre. 2 MOVIMENTI DELLE PLACCHE TERRESTRI TIPOLOGIE Come abbiamo visto la crosta terrestre è formata da una ventina di placche in movimento reciproco, ma cosa succede nei punti di contatto tra le varie placche? Questi punti di contatto, chiamati margini, possono essere di tre tipi principali : convergenti, in cui le placche si sovrappongono; divergenti, in cui si separano; e trasformi, in cui scorrono l’una di fianco all’altra. Nei margini convergenti si hanno due placche che convergono, cioè che si scontrano. Nel punto in cui le placche sottostanti a masse continentali collidono, la crosta si accartoccia e si deforma creando catene montuose. ● I margini convergenti si creano anche quando una placca oceanica si immerge, in un processo noto come subduzione, al di sotto di una massa continentale. Quando la placca sovrastante si solleva, forma anch’essa catene montuose. Inoltre, la placca subdotta si fonde e spesso viene espulsa in eruzioni vulcaniche . Nelle convergenze oceano-oceano, una placca si immerge solitamente sotto l’altra formando grandi fosse. Questo tipo di collisioni può anche generare vulcani sottomarini che finiscono per formare archi insulari come il Giappone. 3 MOVIMENTI DELLE PLACCHE TERRESTRI TIPOLOGIE Nei margini divergenti si hanno due placche che si stanno allontanando l'una dall'altra e lasciano uno spazio vuoto che naturalmente viene riempito dal magma del mantello. ● Nei margini divergenti degli oceani, il magma sale dalle profondità del mantello terrestre verso la superficie e provoca la separazione di due o più placche. Montagne e vulcani sorgono lungo la linea di sutura. Questo processo provoca il mutamento del fondale oceanico e l’allargamento di bacini giganti. Sulla terraferma, fosse giganti come la Great Rift Valley in Africa vanno a formarsi nei punti in cui le placche si separano. Margini trasformi . La faglia di Sant’Andrea in California è un esempio di margine trasforme, in cui due placche sfregano l’una contro l’altra lungo quelle che sono chiamate faglie trascorrenti. ● Questi margini non producono configurazioni spettacolari come montagne o oceani, ma il moto di arresto spesso innesca potenti terremoti, come quello che nel 1906 devastò San Francisco. 4 ● APPROFONDIMENTO : VULCANI Come abbiamo detto quindi il movimento delle placche, di tipo divergente e convergente, dovuto ai moti convettivi che avvengono nel mantello è una delle cause principali della formazione di vulcani. La maggior parte dei vulcani si trova su bordi di tali placche, anche se, tuttavia, alcuni vulcani invece, come quelli delle Hawaii, sorgono sopra punti caldi presenti sotto la crosta terrestre. Un punto caldo è un'area della placca in cui la roccia sottostante del mantello ribolle. I vulcani sono fratture della crosta terrestre, dalle quali fuoriesce il magma, una massa di materiale fuso ed incandescente presente al di sotto della crosta terrestre. ● Il magma, una volta all’esterno viene chiamato lava. ● Noi vediamo solo la parte esterna del vulcano detta cono vulcanico. ● Al di sotto della superficie terrestre si trova la camera magmatica o bacino magmatico. Il magma risale poi in superficie attraverso uno o più condotti chiamati camini ed esce attraverso aperture dette crateri. ● 5 MONITORAGGIO E SORVEGLIANZA VULCANICA L'INGV svolge ricerche vulcanologiche che abbracciano tematiche molto ampie. Queste ricerche vanno dagli studi sulla struttura profonda dei vulcani e sulla genesi dei magmi, alla ricostruzione della loro storia eruttiva, allo studio delle dinamiche di risalita ed eruzione. ● Studi geologici e vulcanologici sono essenziali alla comprensione dei sistemi vulcanici, al riconoscimento delle attività tipiche di ciascun vulcano, ed alla stima della probabilità di ricorrenza nel tempo di un certo tipo di attività vulcanica. ● L’elevata frequenza delle eruzioni effusive nel nostro paese ha contribuito enormemente alla creazione della base di conoscenze necessarie alla previsione delle eruzioni, ed alla organizzazione di un adeguato ed innovativo sistema di monitoraggio multiparametrico e multidisciplinare. Le recenti eruzioni laterali dell'Etna e dello Stromboli hanno fornito l’opportunità di testare direttamente i diversi metodi di sorveglianza per questo tipo di eventi. Sul territorio italiano esistono almeno dieci vulcani attivi. Anche se di questi solo due sono in attività persistente (Stromboli ed Etna), tutti possono produrre eruzioni in tempi brevi o medi. ● 6 MONITORAGGIO E SORVEGLIANZA VULCANICA Parallelamente, le attività di sorveglianza vulcanica permettono di rilevare le più piccole perturbazioni dei parametri geofisici e geochimici e le variazioni nell'attività eruttiva, con l'obiettivo di prevedere possibili futuri eventi eruttivi e l'evoluzione dei fenomeni eruttivi. ● 7 TERREMOTI : DEFINIZIONE E CAUSE Viene definita attività sismica il movimento più o meno forte di un settore della superficie del pianeta in conseguenza della liberazione improvvisa di energia da un punto all'interno della Terra, chiamato ipocentro. Il luogo della superficie terrestre posto sulla verticale dell'ipocentro, si chiama epicentro è generalmente quello più interessato dal fenomeno. ● I terremoti avvengono lungo le faglie dei margini delle placche, in particolare nei margini convergenti e trasformi, laddove appunto si accumula lo stress meccanico indotto dai movimenti tettonici. ● 8 TERREMOTI : DEFINIZIONE E CAUSE I confini tra placche tettoniche non sono definiti da una semplice rottura o discontinuità, ma questa spesso si manifesta attraverso un sistema di più fratture, che possono essere indipendenti tra loro ed anche parallele per alcuni tratti, che rappresentano appunto le faglie. Esistono diversi tipi di faglie suddivise a seconda del movimento relativo delle porzioni tettoniche adiacenti alla frattura stessa e dell'angolo del piano di faglia. Il processo di formazione e sviluppo della faglia, nonché dei terremoti stessi, è noto come fagliazione e può essere studiato attraverso tecniche di analisi proprie della meccanica della frattura. Lungo la faglia le rocce restano bloccate, incastrate l’una nell’altra. Si accumula così un’energia sempre più grande, che deforma ma non muove i materiali, che mette sempre più in tensione, come se si caricasse una molla, la faglia. Quando le tensioni superano la resistenza delle rocce, queste, in pochi secondi, scivolano di colpo le une sulle altre: ecco il terremoto. L'intensità di un sisma dipende dalla quantità di energia accumulata nel punto di rottura che dipende a sua volta, in generale, dal tipo di rocce coinvolte nel processo di accumulo, cioè dal loro carico di rottura, dal tipo di sollecitazione o stress interno e dal tipo di faglia. 9 TIPOLOGIE DI TERREMOTI La maggior parte dei terremoti quindi come abbiamo visto, ha origine tettonica, meno importanti sono i terremoti di origine vulcanica o da crollo. I terremoti di origine vulcanica sono infatti una quantità minima rispetto a quelli tettonici, e quelli causati da crollo ne rappresentano addirittura una frazione trascurabile. ● I terremoti tendono ad avvenire in corrispondenza di faglie già messe in movimento da eventi precedenti. A seconda dell'inclinazione del piano di faglia rispetto al piano orizzontale e della direzione del movimento di dislocazione sul piano di faglia stesso, i terremoti sono schematicamente classificati come terremoti a meccanismo normale, inverso e trascorrente. ● I primi si collegano a fratture che avvengono come risposta a una deformazione di tipo estensionale orizzontale, i secondi sono causati da deformazioni di tipo compressivo orizzontale, quelli a meccanismo trascorrente da una deformazione orizzontale di taglio. I meccanismi dei terremoti raramente sono ascrivibili esattamente a uno soltanto di questi tipi, ma più comunemente rappresentano casi intermedi fra uno dei primi due e il terzo. 10 COME SI MISURANO I TERREMOTI? I terremoti si misurano con Magnitudo e Intensità. L'intensità rappresenta una misura dagli effetti prodotti sulle persone, sui manufatti e sul terreno presenti nell'area colpita dal sisma. ● La magnitudo è una misura fisica che dipende soltanto dall'energia sprigionata dal terremoto nel punto in cui si è generato, l'ipocentro. ● La magnitudo (frequentemente misurata attraverso la scala Richter(Charles Francis Richter 26/4/1900 - 30/9/1985)) e l'intensità macrosismica (misurata tramite la scala Mercalli Cancani Sieberg (Giuseppe Mercalli 21/5/1850 - 19/3/1914)) sono quindi le due misure principali della "forza" di un terremoto. SCALA RICHTER La scala richeter fornisce una valutazione obiettiva della quantità di energia liberata da un sisma che è associata ad un indice, detto magnitudo, che si ottiene rapportando il logaritmo decimale dell'ampiezza massima di una scossa e il logaritmo di una scossa campione. Lo zero della scala equivale ad una energia liberata pari a 105 Joule. Il massimo valore registrato, è stato di magnitudo 8.6 equivalente all'energia di 1018 J. SCALA MERCALLI Tale scala fornisce un grado degli effetti prodotti dal sisma sull'ambiente colpito. Nel 1902 Mercalli propose la prima scala composta da 10 gradi, in seguito gli americani H.O. Wood e F. Neumann la modificarono aggiungendo 2 gradi al fine di adattarla alle consuetudini costruttive vigenti in California. Con il medesimo intento in Europa occidentale è in uso la scala MCS (Mercalli, Cancani, Sieberg), mentre in Europa orientale si utilizza la scala MKS (Medvedv, Karnik, Sponheuer). 11 SCALA RICHTER TSUNAMI DEFINIZIONE Un altro scenario si ha quando il punto di rottura dell’equilibrio si verifica al di sotto del mare e degli oceani: in questo caso, se l’energia sprigionata è di grossa intensità, quello che si verifica è ciò che comunemente chiamiamo Tsunami o, in Italia, maremoto. ● Lo Tsunami è un’onda anomala causata dalle onde sismiche che, finendo la sua corsa sulle coste, può travolgere qualsiasi cosa trovi sul suo cammino avendo, conseguentemente, degli effetti realmente devastanti. ● 13 CAUSE DELLO TSUNAMI Ma cosa causa quest’onda anomala? La causa principale come abbiamo visto rimane anche in questo caso il movimento delle placche terrestri. ● Lo spostamento di masse rocciose negli ambienti sottomarini ha il potere di spostare una grande massa di acqua che, in oceano aperto, provoca un sollevamento dell’acqua che si propaga poi in tutte le direzioni fino alla costa. Ed è proprio qui che lo Tsunami diventa pericoloso: avvicinandosi alla costa, infatti, la profondità del mare diminuisce andando così a innalzare l’altezza dell’acqua che, abbattendosi sulla terraferma, ha un effetto devastante. ● Queste onde sono quindi normalmente causate da grossi terremoti sottomarini che avvengono tra i confini delle placche tettoniche: quando il fondale oceanico si innalza o sprofonda in queste zone, l'acqua sovrastante viene spostata e si creano delle onde rotanti che generano lo tsunami. ● Gli tsunami possono essere provocati anche da frane sottomarine o da eruzioni vulcaniche. 14 MOVIMENTO DEGLI TSUNAMI - Nelle profondità oceaniche, gli tsunami possono sembrare alti solo circa trenta centimetri, ma a mano a mano che si avvicinano alla costa e ad acque meno profonde, rallentano e cominciano ad accumulare sempre più energia e altezza, poiché la cima delle onde si muove più velocemente della base, causando così un rapido e continuo innalzamento - Il ventre dello tsunami, vale a dire il punto inferiore sotto la cresta dell'onda, spesso raggiunge la costa per primo e produce un effetto di "risucchio", in cui le acque costiere si ritirano, esponendo il porto e il fondale. Questo ritiro è un importante e vitale avvertimento che avvisa dell'arrivo della cresta dell'onda e del suo enorme volume d'acqua all'incirca entro cinque minuti. - Lo tsunami è di solito formato da una serie di onde chiamata “treno d'onda”, la cui forza distruttiva è composta da ondate successive. Chi assiste a questo fenomeno deve ricordarsi che il pericolo può non essere passato dopo la prima onda e aspettare che i comunicati ufficiali garantiscano l'agibilità delle zone precedentemente a rischio. CONSEGUENTE DI TERREMOTI E TSUNAMI I terremoti possono causare gravi distruzioni e alte perdite di vite umane attraverso una serie di agenti distruttivi: • • • • • il principale è il movimento violento del terreno con conseguente sollecitazione delle strutture edilizie (edifici, ponti ecc.); inondazioni (ad esempio cedimento di dighe); cedimenti del terreno (frane, smottamenti o liquefazione); incendi o fuoriuscite di materiali pericolosi; danni di vario tipo alle popolazioni coinvolte. 15 SISTEMI DI CONTROLLO DELL'ATTIVITA SISMICA ... E OLTRE Attualmente il principale istituto che si occupa di monitoraggio, sorveglianza, controllo ed altri interventi in merito all'attività sismica, ma non solo, nel territorio nazionale è l' Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che ha l'obiettivo di raccogliere in un unico polo le principali realtà scientifiche nazionali nei settori della geofisica e della vulcanologia. ATTIVITÀ : LA STRUTTURA DI RICERCA TERREMOTI L' INGV ha organizzato per gestire le attività la : Missione della Struttura Terremoti. La Struttura di Ricerca Terremoti si articola in sei Linee di Attività: 16 ATTIVITÀ LA STRUTTURA DI RICERCA TERREMOTI GEODINAMICA E INTERNO DELLA TERRA Obiettivo generale di questa LDA è condurre e promuovere studi mirati alla comprensione della struttura, dinamica ed evoluzione della Terra solida, nell’ampia gamma di scale spaziali (da microscopiche in laboratorio fino alla scala dell’intero pianeta) e temporali (da milioni di anni per la convezione a quasi istantanea negli studi dei terremoti) che la caratterizzano. Si ambisce all’avanzamento delle conoscenze nella comprensione dei processi geodinamici dalla crosta, al mantello, al nucleo terrestre, legando i processi fisici che operano in profondità agli osservabili che ne sono l’espressione in superficie. ● TETTONICA ATTIVA Obiettivo generale di questa LDA è fornire informazioni sulle caratteristiche dell’attività tettonica in corso – soprattutto del territorio nazionale – utilizzando dati di base provenienti da diversi ambiti disciplinari. Tra gli obiettivi ad esempio : ● - Mappa delle faglie attive - Mappa dello stress del territorio italiano - Mappa della deformazione crostale del territorio italiano 17 ATTIVITÀ LA STRUTTURA DI RICERCA TERREMOTI PERICOLOSITÀ SISMICA E CONTRIBUTO ALLA DEFINIZIONE DEL RISCHIO Il contributo della scienza nella riduzione dei rischi naturali consiste principalmente nel produrre stime di pericolosità sempre più accurate. Attività in linea con il Centro di Pericolosità Sismica (CPS). Tra gli obiettivi generali spicca : La Mappa nazionale di pericolosità da tsunami generati da terremoti. Questo prodotto innovativo rappresenta la prima mappa di pericolosità da tsunami che fornisca curve di pericolosità per le coste italiane, superando la visione passata di pericolosità da tsunami basata su singoli scenari. Ciò rappresenta un importante passo avanti per l'omogeneizzazione della definizione di pericolosità per eventi di natura diversa come i terremoti e gli tsunami. ● FISICA DEI TERREMOTI E SCENARI COSISMICI Pilastro dell’ attività della struttura è lo studio della fisica dei terremoti, ovvero di quel complesso di processi (meccanici e chimici), in mutua interazione e potenzialmente in competizione, che caratterizzano una struttura sismogenetica.Nonostante i notevoli progressi compiuti, la descrizione deterministica della meccanica delle faglie non è ancora completa. Avanzamenti nella disciplina avvengono mediante studi spettrali broadband della sorgente sismica, modellazione numerica ad alta frequenza del processo radiativo e della propagazione di onde (sismiche e di tsunami) in volumi complessi, creazione di scenari di scuotimento e deformazione sempre più realistici. ● 18 ATTIVITÀ LA STRUTTURA DI RICERCA TERREMOTI SORVEGLIANZA SISMICA E OPERATIVITÀ POST-TERREMOTO Questa Linea di Attività comprende gli sviluppi scientifici di due tematiche molto importanti per l’Ingv: quella della sorveglianza sismica e dell’emergenza. Gli obiettivi scientifici su cui si focalizzeranno le attività sono quattro, nell’ottica di migliorare costantemente la comprensione in tempi rapidi del fenomeno sismico, sia durante l’ordinaria attività che in caso di emergenze. ● Obiettivo 1 - Gruppi operativi INGV in emergenza sismica: definizione delle procedure di intervento in caso di terremoto; Esercitazione per l'emergenza sismica Dopo un terremoto di particolare rilevanza (generalmente per magnitudo uguale o superiore a 5) o in caso di sequenze sismiche prolungate, l’INGV si è sempre attivato mettendo in campo squadre di persone e mezzi che da un lato hanno acquisito dati utili per arricchire le conoscenze sui processi sismogenetici, dall’altro hanno fornito un supporto, anche in loco, alle attività di informazione alla popolazione. In collaborazione con il personale già coinvolto, verrà elaborata una prima stesura di protocollo di ente di intervento per la gestione delle emergenze sismiche. Questo avrà diverse finalità, tra cui quella di: a) migliorare la capacità di risposta logistica dell’Istituto durante l’emergenza; b) avere una migliore conoscenza del fenomeno in corso; c) realizzare una più chiara ed efficace comunicazione verso gli organi di Protezione civile, i media e il pubblico. 19 ATTIVITÀ LA STRUTTURA DI RICERCA TERREMOTI Obiettivo 2 - Monitoraggio degli tsunami a scala globale e sorveglianza nel Mediterraneo il Centro Allerta Tsunami (CAT) Le attività di monitoraggio globale degli tsunami sono state coordinate dall’IOC (Intergovernmental Oceanographic Commission) dell’Unesco, che ha spinto verso la creazione del NEAMTWS (North-East Atlantic and Mediterranean Tsunami Warning System). Nel 2013, il DPC e la delegazione italiana all’UNESCO hanno attribuito all’INGV la responsabilità del Centro di Allerta Tsunami nazionale (CATINGV) e dello Tsunami Service Provider (TSP) per il Mediterraneo. Dall’1 ottobre 2014 l’INGV effettua, in modalità pre-operativa, il monitoraggio sismico del Mediterraneo con l’obiettivo di identificare in tempo reale la potenziale insorgenza di tsunami causati da terremoti. L’attività di sorveglianza prevede il monitoraggio H24 dei terremoti di M>5.5 a scala globale, per i quali vengono determinati in pochi minuti i parametri ipocentrali e la magnitudo. Obiettivo 3 - Definizione rapida dei parametri e dell'impatto dei forti terremoti Verranno sviluppati nuovi strumenti finalizzati a una migliore e più rapida definizione del processo sismogenetico. Tra queste, alcune tecniche semi-automatiche di calcolo dei parametri di sorgente, soprattutto per terremoti di magnitudo elevata (M>6) per l’intera area mediterranea Obiettivo 4 - Early Warning sismico. Fattibilità a scala nazionale e locale La mitigazione del rischio è sempre di più basata su prodotti e servizi che consentano di avere nel minor tempo possibile il maggior numero di informazioni utili. In ambito sismologico dotarsi di un sistema di Early Warning (EWS) in grado di sfruttare un lead-time - differenza tra tempo di arrivo delle onde sismiche S e tempo a cui viene lanciato l’allarme - di pochi secondi è importante in ambiti potenzialmente critici (es. impianti industriali, linee ferroviarie, gasdotti, impianti di stoccaggio, scuole, interventi chirurgici, ecc.). I software utilizzano moderni algoritmi per la localizzazione e il calcolo della magnitudo sfruttando i primi secondi di fase P, tramite la lettura di parametri desunti da streaming di dati acquisiti in tempo reale. 20 IL MONITORAGGIO SISMICO I terremoti catastrofici avvenuti in Italia e nel mondo ci hanno insegnato che un’informazione rapida e precisa è indispensabile affinché la Protezione Civile possa organizzare i primi soccorsi nelle zone colpite. Per questo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha installato e gestisce circa 350 stazioni sismiche su tutto il territorio nazionale. Sono postazioni fisse, dotate di strumenti che rilevano ogni minimo movimento del suolo. Insieme formano la Rete Sismica Nazionale, il cui fulcro è la Sala Operativa di monitoraggio sismico di Roma. Altre Sale Operative dell’INGV a Napoli e Catania sorvegliano le zone vulcaniche in attività: quella del Vesuvio e Campi Flegrei, quella dell’Etna e i vulcani delle Isole Eolie. Per 365 giorni l’anno, 24 ore su 24, le tre sale operative controllano l’attività sismica e vulcanica del territorio nazionale e del bacino mediterraneo. Questo lavoro di sorveglianza viene svolto da tecnici specializzati, sismologi e vulcanologi, che studiano ed elaborano i dati trasmessi in tempo reale dalle stazioni della Rete Sismica Nazionale. In caso di terremoto si può quindi avere un’analisi accurata del fenomeno e trasmettere in pochi minuti al Dipartimento di Protezione Civile la posizione dell’ipocentro, la magnitudo Richter ML, la lista delle località più vicine all’epicentro. Tali informazioni sono fondamentali per ottenere una stima preliminare dei possibili effetti al fine di valutare le risorse necessarie da mettere in campo per gestire le eventuali emergenze. 21 COS‘ È LA PERICOLOSITÀ SISMICA La pericolosità sismica, intesa in senso probabilistico, è lo scuotimento del suolo atteso in un dato sito con una certa probabilità di eccedenza in un dato intervallo di tempo, ovvero la probabilità che un certo valore di scuotimento si verifichi in un dato intervallo di tempo. Questo tipo di stima si basa sulla definizione di una serie di elementi di input (quali catalogo dei terremoti, zone sorgente, relazione di attenuazione del moto del suolo, ecc.) e dei parametri di riferimento (per esempio: scuotimento in accelerazione o spostamento, tipo di suolo, finestra temporale, ecc.). Durante le emergenze sismiche il personale dell’INGV, organizzato in varie squadre, svolge sia attività sul campo che elaborazioni di dati in sede allo scopo di approfondire la comprensione del fenomeno in atto e fornire supporto agli interventi di Protezione Civile. L’INGV è fornito di una struttura di Pronto Intervento che in occasione di eventi sismici rilevanti interviene in area epicentrale con l’obiettivo di installare stazioni sismiche temporanee che permettono, in tempi relativamente brevi, un sostanziale miglioramento del monitoraggio di dettaglio colpita dal terremoto. 22 TENSIONE ENERGIA POTENZIALE S S RILASCIO ENERGIA CINETICA B MOVIMENTO PLACCHE O S S TERREMOTI VIBRAZIONI S DANNI E VITTIME S ALLERTA POLITA E SOCIALE B O FONDI PER RILEVARE E PREVEDERE FONDI PER PREVENIRE O PREVENZIONE B S S S AMMONTARE 23 BIBLIOGRAFIA E SITI - ingv.it - http://www.nationalgeographic.it - wikipedia.it - sapere.it - digilands.it GRAZIE PER L'ATTENZIONE ! 24